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INFORMAZIONE E NUOVI MEDIA Lezione per il biennio di un liceo

Il caso morosini ufficiale 1997

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INFORMAZIONE E NUOVI MEDIA

Lezione per il biennio di un liceo

1. Articolo di cronaca di Giuseppe Caporale, da La Repubblica, 15 Aprile 2012

2. Articolo di cronaca di Marco Gasperetti, da Corriere della sera, 15 Aprile 2012

Il malore e la morte in diretta

Orrore in campo a Pescara

Si ferma il cuore di MorosiniIl dramma del centrocampista del Livorno

 

PESCARA- E’ caduto a terra da solo, senza nessun contrasto, dopo appena trenta minuti di partita, Piermario Morosini, 25 anni, centrocampista del Livorno, sembrava in un primo istante semplicemente scivolato sul terreno di gioco, inseguendo un avversario. Invece, ieri pomeriggio, questo giovane calciatore non è uscito vivo dallo stadio Adriatico di Pescara. Ottomila persone in pochi attimi l’hanno visto morire sotto i loro occhi. Immagini scioccanti che hanno fatto il giro del mondo.Una volta a terra, Morosini ha provato inutilmente a rialzarsi due volte, barcollando, ma le gambe non lo hanno più retto, e così si è riaccasciato per l’ultima volta. Il suo corpo agonizzante – con la pancia sul prato e le braccia allargate – ha vibrato ancora tre volte prima di perdere definitivamente i sensi davanti ai pochi compagni che gli erano accanto. […] Massaggio cardiaco, respirazione artificiale, qualche segnale di ripresa, ma non c’è stato nulla da fare. A quel punto la distrazione dello stadio è diventata di colpo disperazione. «Basta! Non giocate più…» hanno cominciato a gridare dagli spalti. L’arbitro prima ha fermato il gioco e poi sospeso definitivamente la partita.Il destino ha voluto che il primario di cardiologia dell’ospedale di Pescara, Leonardo Paloscia fosse sugli spalti. Il medico in pochi minuti ha raggiunto il rettangolo di gioco ed anche lui ha tentato di rianimarlo con il defibrillatore: «L’ho fatto quattro o cinque volte…niente…», racconta adesso con gli occhi lucidi e la voce rotta dal pianto Paloscia.[…]Quando Morosini alla fine è stato trasportato in ospedale, per oltre un’ora, i medici del reparto di rianimazione del pronto soccorso hanno tentato di tutto: persino un pacemaker via endovena non è servito a far ripartire quel cuore.Quando i poliziotti presenti al pronto soccorso hanno cominciato a blindare l’ingresso invitando una trentina di giornalisti e tifosi del Pescara e del Livorno ad uscire dall’atrio, era chiaro che ci si stava preparando per comunicare la notizia di una tragedia. E così è stato. “Arresto cardiaco per fibrillazione ventricolare”, dice il lapidario bollettino medico. […]GIUSEPPE CAPORALE (La Repubblica)

Netta prevalenza del NOME sul verbo Il costrutto nominale sostituisce il verbo semplice

o una subordinata Più frequente nel titolo, presente anche negli

articoli, soprattutto all’inizio

Detto anche cappello, è la parte iniziale dell’articolo che ne riassume efficacemente il contenuto. Può essere di 4 tipi:

1. DI SITUAZIONE2. DI ENUNCIAZIONE3. DI DICHIARAZIONE4. DI INTERROGAZIONE

La cronaca giornalistica deve necessariamente dare informazioni che rispondano a cinque domande essenziali al fine di certificare l’avvenimento:

1.WHO?

2.WHERE?

3.WHEN?

4.WHAT?

5.WHY?

PESCARA- E’ caduto a terra da solo, senza nessun contrasto, dopo appena trenta minuti di partita, Piermario Morosini, 25 anni, centrocampista del Livorno, sembrava in un primo istante semplicemente scivolato sul terreno di gioco, inseguendo un avversario. Invece, ieri pomeriggio, questo giovane calciatore non è uscito vivo dallo stadio Adriatico di Pescara. Ottomila persone in pochi attimi l’hanno visto morire sotto i loro occhi. Immagini scioccanti che hanno fatto il giro del mondo.

« Massaggio cardiaco, respirazione artificiale, qualche segnale di ripresa…

Tricolon e Climax

…ma non c’è stato nulla da fare»

Anticlimax

MOROSINI SI ACCASCIA TRE VOLTE, POI MUORE25enne del Livorno non ha mai ripreso conoscenza. Compagni sotto choc

 

Tre volte Piermario è caduto sul prato. Ha tentato di rialzarsi, fiero come sempre, orgoglioso della maglia che indossava da appena due mesi e mezzo. Forse neppure lui ha avuto la percezione di che cosa gli stava accadendo, in quello stadio, davanti a migliaia di spettatori, durante una partita di calcio, lo sport che da sempre amava di più. E’ crollato a terra dopo trentuno minuti di gioco. E poco più di un’ora dopo Piermario Morosini, 25 anni, bergamasco, centrocampista del Livorno, è morto senza riprendere conoscenza al pronto soccorso dell’ospedale di Pescara.

«Arresto cardiocircolatorio», le due parole che provvisoriamente i medici hanno scritto nell’ultimo referto, non spiegheranno la tragedia. Infarto? Emorragia cerebrale? Rottura dell’aorta? «Tutte ipotesi possibili, ma solo un’eventuale autopsia (poi prevista tra oggi e domani, ndr) potrà spiegarci cosa sia accaduto a quel ragazzo», spiega Leonardo Paloscia, primario del reparto di cardiologia dell’ospedale che ieri era allo stadio ed è stato tra i primi a soccorrere il giocatore. Il professor Paloscia ha tentato di tutto per strappare alla morte il calciatore. «All’ospedale gli abbiamo applicato un pacemaker -racconta - , lo abbiamo ventilato, praticato per più di un’ora il massaggio cardiaco. Mai il cuore ha accennato a riprendersi. Neppure un battito». Poco prima delle 17 i medici sono usciti dalla porta di terapia intensiva e hanno annunciato la morte del calciatore. Nella saletta d’aspetto la disperazione dei compagni di squadra. E con loro i tifosi, livornesi e pescaresi, con in mano ancora bandiere e striscioni.

«Morosini era un ragazzo sano, un atleta, un ragazzo straordinario - dicono i medici e i dirigenti delle squadre (tra queste Udinese, Vicenza e Livorno) dove aveva giocato - . E soprattutto controllato, come ogni atleta professionista».

Ieri Piermario stava benissimo ed era stato schierato titolare, a centrocampo, come sempre. «Nessun segnale premonitore, nessun sintomo. Era sereno, tranquillo, in forma», ha spiegato il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini. E nella prima mezz’ora di gioco, proprio Morosini aveva contribuito a far segnare due gol alla sua squadra che stava vincendo.

L’azione della tragedia, pochi attimi che restano impressi per sempre nel libro nero del calcio mondiale (ieri molti giornali internazionali hanno dato la notizia di quella morte in diretta) è strana e incongrua. Morosini corre, senza palla, verso la sua area per arginare un attacco avversario. Cade per la prima volta, si rialza ma crolla ancora. Tenta di rimettersi in piedi per l’ultima volta ma le gambe si piegano e il corpo si allunga sul campo in una posizione anomale. Vicino a lui c’è il compagno Pasquale Schiattarella. Capisce subito. «Ferma il gioco», grida all’arbitro. Chiede, disperato, aiuti alla panchina mentre cerca di dare una mano a Piermario. Poi scoppia in un pianto premonitore. Lo stadio rumoreggia per qualche minuto. Poi il silenzio. Tutti hanno capito. Il defibrillatore è accanto alla panchina e viene usato quasi subito. Massaggio cardiaco, ventilazione assistita, brividi e lacrime mentre, sugli spalti, una signora non regge alla scena, sviene e finisce all’ospedale.

L’ambulanza, bloccata da un’auto dei vigili urbani lasciata in sosta dove probabilmente non doveva stare, arriva con alcuni minuti di ritardo. Troppi. Mancano i barellieri e sono i calciatori del Pescara a trasportare l’atleta. Lo spettacolo non può andare avanti e l’arbitro decide la sospensione. Il pubblico applaude. «Forza Moro, forza» grida qualcuno mentre il suono della sirena dell’ambulanza si fa sempre più lontano.

MARCO GASPERETTI (Corriere della Sera)

L’azione della tragedia, pochi attimi che restano impressi per sempre nel libro nero del calcio mondiale (ieri molti giornali internazionali hanno dato la notizia di quella morte in diretta) è strana e incongrua. Morosini corre, senza palla, verso la sua area per arginare un attacco avversario. Cade per la prima volta, si rialza ma crolla ancora. Tenta di rimettersi in piedi per l’ultima volta ma le gambe si piegano e il corpo si allunga sul campo in una posizione anomala. Vicino a lui c’è il compagno Pasquale Schiattarella. Capisce subito. «Ferma il gioco», grida all’arbitro. Chiede, disperato, aiuti alla panchina mentre cerca di dare una mano a Piermario. Poi scoppia in un pianto premonitore. Lo stadio rumoreggia per qualche minuto. Poi il silenzio. Tutti hanno capito. Il defibrillatore è accanto alla panchina e viene usato quasi subito. Massaggio cardiaco, ventilazione assistita, brividi e lacrime mentre, sugli spalti, una signora non regge alla scena, sviene e finisce all’ospedale.

COSA EMERGE?TECNICHE NARRATIVE legate alla dimensione VISIVA, con l’obiettivo di imitare una TELECRONACA dell’evento

Perché?

Fonte informativa VIDEO IN DIRETTA

UN PO’ DI STORIA…

1993: Nasce la versione on-line dei quotidiani negli USA e si diffonde in Italia nel 1995

2005: Nasce Youtube

WEB 2.0 « PEER TO PEER »

CONSEGUENZE

Rivalutazione del ruolo tradizionale del giornalista

Funzione attiva del pubblico nella produzione e trasmissione dell’informazione

«Il reality della morte esiste, non da oggi: ma oggi, grazie alla banda larga, è diventato più veloce, potente, accessibile.»

Il reality della tragedia, di Beppe Severgnini, da Corriere della Sera del 15 aprile 2012

Morte Renato Curi, 30 ottobre 1977

«Questo è il reality della morte, e dovremo abituarci. Le immagini di un ragazzo che chiude la vita su un campo di calcio sono strazianti ma, purtroppo, ipnotiche. […] Sono disponibili video, replay, fotosequenze, addirittura filmati in ospedale e dagli spogliatoi […]. Ma il decoro non c’è più. C’è invece la curiosità, che spesso è morbosa, ma non sempre. C’è una sensibilità diversa, per cui molti ritengono – in buona fede – che guardare voglia dire condividere.»

Il reality della tragedia, di Beppe Severgnini, da Corriere della Sera del 15 aprile 2012

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LA SCRITTURA IN DIRETTA

TIZIANA ARENA LUCIA BALZANI VALENTINA BONOLI MARCO DIEGOLI FRANCESCA FACCINI SARA MARIANI GAIA RONCARELLI ALESSANDRA ROSATI