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IL C.D. FILTRO DI AMMISSIBILITA ` DEL RICORSO PER CASSAZIONE (*) Sommario: 1. Premessa. – 2. La causa d’inammissibilita ` di cui al n. 1 del nuovo art. 360 bis c.p.c. (mancata indicazione nel motivo di elementi per confermare o mutare l’orientamento della Corte). – 3. La causa d’inammissibilita ` di cui al n. 2 del nuovo art. 360 bis c.p.c. (manifesta infondatezza delle censure relative alla violazione dei principi regolatori del giusto processo). – 4. Conclusioni. 1. – Come noto, l’esperienza del «quesito di diritto» non e ` stata positiva: da un lato, la difficolta ` degli avvocati ad adeguarsi alle nuove prescrizioni (1), dall’al- tro, l’eccessivo formalismo che ha caratterizzato le decisioni della Corte in punto di ammissibilita ` dei ricorsi (2) hanno determinato l’insuccesso sostanziale dell’inizia- tiva legislativa (3). L’abrogazione dell’art. 366 bis c.p.c. – ad opera della l. n. 69/ 2009 e quindi a soli tre anni dalla sua entrata in vigore – avviene contestualmente all’introduzione del c.d. «filtro» di ammissibilita ` dei ricorsi per cassazione, an- ch’esso ad opera della l. n. 69/2009 (4). Si e ` in proposito da piu ` parti osservato (*) Testo della relazione svolta al Convegno su «La riforma del processo civile», organiz- zato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cassino e dalla Facolta ` di giurisprudenza dell’U- niversita ` degli Studi di Cassino, tenutosi a Cassino il 30 ed il 31 ottobre 2009. (1) Il che ha comportato, di fatto, che molti dei ricorsi proposti anche dopo l’introduzione dell’art. 366 bis c.p.c. continuavano a non presentare quelle caratteristiche formali che avrebbero dovuto agevolare il lavoro della Corte. (2) Il che ha comportato, di fatto, che la Corte si trovasse agevolata nel suo lavoro non per- che ´ i ricorsi fossero redatti in maniera piu ` funzionale ai suoi compiti, ma perche ´, con la dichia- razione di inammissibilita ` di un gran numero di ricorsi – attraverso valutazioni e decisioni non sempre condivisibili – si riduceva notevolmente il numero di ricorsi da esaminare nel merito. (3) Da un punto di vista esclusivamente formale, invece, va notato che nel 2008 per la pri- ma volta il numero dei ricorsi definiti ha superato quello dei ricorsi iscritti. (4) Per un piu ` ampio discorso sul contesto entro il quale sono maturate le disposizioni di cui al nuovo art. 360 bis c.p.c., v. Costantino, La riforma del giudizio di legittimita` , in Giur. it. 2009, 1560 ss.; Id., Il nuovo processo in Cassazione, in Foro it. 2009, V, 301 ss. In generale, sul c.d. filtro introdotto dalla l. n. 69/2009, v. G. Balena, La nuova pseudo-riforma della giustizia civile (un primo commento della legge 18 giugno 2009, n. 69), in www.judicium.it, § 18; M. Bo- ve, La riforma della procedura, in M. Bove, A. Santi, Il nuovo processo civile tra modifiche at- tuate e riforme in atto, Macerata 2009, 63 ss.; A. Briguglio, in Aa.Vv., Ricorso per cassazione, in Commentario alle riforme del processo civile, vol. III, 1, a cura di A. Briguglio e B. Capponi, Padova 2009, 50 ss.; A. Bucci, in A. Bucci, A.M. Soldi, Le nuove riforme del processo civile,

IL C.D. FILTRO DI AMMISSIBILITA` DEL RICORSO PER … · In generale, sul c.d. filtro introdotto dalla l. n ... 364 rivista di diritto processuale 2010 Padova ... 117 ss.; G. F. Ricci,

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IL C.D. FILTRO DI AMMISSIBILITADEL RICORSO PER CASSAZIONE (*)

Sommario: 1. Premessa. – 2. La causa d’inammissibilita di cui al n. 1 del nuovoart. 360 bis c.p.c. (mancata indicazione nel motivo di elementi per confermareo mutare l’orientamento della Corte). – 3. La causa d’inammissibilita di cui aln. 2 del nuovo art. 360 bis c.p.c. (manifesta infondatezza delle censure relativealla violazione dei principi regolatori del giusto processo). – 4. Conclusioni.

1. – Come noto, l’esperienza del «quesito di diritto» non e stata positiva: da

un lato, la difficolta degli avvocati ad adeguarsi alle nuove prescrizioni (1), dall’al-

tro, l’eccessivo formalismo che ha caratterizzato le decisioni della Corte in punto di

ammissibilita dei ricorsi (2) hanno determinato l’insuccesso sostanziale dell’inizia-

tiva legislativa (3). L’abrogazione dell’art. 366 bis c.p.c. – ad opera della l. n. 69/

2009 e quindi a soli tre anni dalla sua entrata in vigore – avviene contestualmente

all’introduzione del c.d. «filtro» di ammissibilita dei ricorsi per cassazione, an-

ch’esso ad opera della l. n. 69/2009 (4). Si e in proposito da piu parti osservato

(*) Testo della relazione svolta al Convegno su «La riforma del processo civile», organiz-

zato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cassino e dalla Facolta di giurisprudenza dell’U-

niversita degli Studi di Cassino, tenutosi a Cassino il 30 ed il 31 ottobre 2009.

(1) Il che ha comportato, di fatto, che molti dei ricorsi proposti anche dopo l’introduzione

dell’art. 366 bis c.p.c. continuavano a non presentare quelle caratteristiche formali che avrebbero

dovuto agevolare il lavoro della Corte.

(2) Il che ha comportato, di fatto, che la Corte si trovasse agevolata nel suo lavoro non per-

che i ricorsi fossero redatti in maniera piu funzionale ai suoi compiti, ma perche, con la dichia-

razione di inammissibilita di un gran numero di ricorsi – attraverso valutazioni e decisioni non

sempre condivisibili – si riduceva notevolmente il numero di ricorsi da esaminare nel merito.

(3) Da un punto di vista esclusivamente formale, invece, va notato che nel 2008 per la pri-

ma volta il numero dei ricorsi definiti ha superato quello dei ricorsi iscritti.

(4) Per un piu ampio discorso sul contesto entro il quale sono maturate le disposizioni di

cui al nuovo art. 360 bis c.p.c., v. Costantino, La riforma del giudizio di legittimita, in Giur.

it. 2009, 1560 ss.; Id., Il nuovo processo in Cassazione, in Foro it. 2009, V, 301 ss. In generale,

sul c.d. filtro introdotto dalla l. n. 69/2009, v. G. Balena, La nuova pseudo-riforma della giustizia

civile (un primo commento della legge 18 giugno 2009, n. 69), in www.judicium.it, § 18; M. Bo-

ve, La riforma della procedura, in M. Bove, A. Santi, Il nuovo processo civile tra modifiche at-

tuate e riforme in atto, Macerata 2009, 63 ss.; A. Briguglio, in Aa.Vv., Ricorso per cassazione, in

Commentario alle riforme del processo civile, vol. III, 1, a cura di A. Briguglio e B. Capponi,

Padova 2009, 50 ss.; A. Bucci, in A. Bucci, A.M. Soldi, Le nuove riforme del processo civile,

che l’abrogazione della prescrizione del «quesito di diritto» rappresenterebbe la

contropartita, a favore degli avvocati, della introduzione, ex art. 360 bis c.p.c.,

del c.d. «filtro» di ammissibilita dei ricorsi, sperabilmente utile alla Suprema Corte,

ma certamente non gradito alla classe forense (5).

La ratio del nuovo art. 360 bis c.p.c. appare in linea con quella sottesa alle pre-

rivista di diritto processuale 2010364

Padova 2009, 141 ss.; F. Carpi, Il tormentato filtro al ricorso in Cassazione, in Corr. giur. 2009,

1443 ss.; A. Carratta, Il «filtro» al ricorso in cassazione fra dubbi di costituzionalita e salvaguar-

dia del controllo di legittimita, in Giur. it. 2009, 1563 ss.; C. Cecchella, Il nuovo processo civile,

Milano 2009, 85 ss.; C. Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile. III. Il processo di pri-

mo grado e le impugnazioni delle sentenze, Padova 2009, 510 ss.; Id., Una buona «novella» al

c.p.c.: la riforma del 2009 (con i suoi artt. 360-bis e 614-bis) va ben al di la della sola dimensione

processuale, in Corr. giur. 2009, 740; A. Carratta, in C. Mandrioli e A. Carratta, Come cambia il

processo civile, Torino 2009, 66 ss.; P. D’Ascola, La riforma e le riforme del processo civile:

appunti sul giudizio di cassazione, in www.judicium.it; M. Delli Priscoli, Filtro in Cassazione,

in Dir. e form. 2009, 512 ss.; A. Didone, Note minime sul quesito di diritto ex art. 366 bis

c.p.c. e sul nuovo filtro in Cassazione, in Corr. giur. 2009, 847; M. Farina, Note minime sul «fil-

tro» in Cassazione, in www.judicium.it; R. Frasca, Osservazioni (critiche) sul c.d. filtro in cassa-

zione in discussione al Parlamento, in www.judicium.it; F.A. Genovese, in Il civilista, luglio-ago-

sto 2009, 48 ss.; F.P. Luiso, Diritto processuale civile, II, Milano 2009, 428 ss.; R. Giordano, in

C. Asprella, R. Giordano, La riforma del processo civile, in Giust. civ. 2009, Suppl. al n. 6/09, 61

ss.; A. Graziosi, Riflessioni in ordine sparso sulla riforma del giudizio di cassazione (l. n. 69 del

2009), in Riv. trim. dir. proc. civ. 2010, in corso di pubblicazione; A. Lombardi, in R. Giordano,

A. Lombardi, Il nuovo processo civile, Roma 2009, 412 ss.; C. Mandrioli, Diritto processuale

civile20, Torino 2009, 555 ss.; S. Menchini, in Aa.Vv., La riforma della giustizia civile, Milano

2009, 110 ss.; L. Panzani, Il nuovo processo in Cassazione, relazione al Seminario sulla riforma

della giustizia, Roma, 17 luglio 2009; A. Panzarola, Il «filtro» legale all’accesso in Cassazione,

relazione al convegno di Foggia del 2 ottobre 2009; A. Proto Pisani, La riforma del processo ci-

vile: ancora una legge a costo zero, in Foro it. 2009, V, 221 ss.; Id., Sulla garanzia costituzionale

del ricorso per cassazione sistematicamente interpretata, in Foro it. 2009, V, 380 ss.; N. Rascio,

in Aa.Vv., Le norme sul processo civile nella legge per lo sviluppo economico la semplificazione

e la competitivita, Napoli 2009, 69 ss.; G. Raiti, Brevi note sul «filtro» in Cassazione secondo la

legge di riforma al codice di rito civile n. 69 del 18 giugno 2009, in Riv. dir. proc. 2009, 1601 ss.;

G. Reali, sub art. 360 bis, in Aa.Vv., La riforma del giudizio di cassazione, a cura di F. Cipriani,

in Le nuove leggi civili commentate, Padova 2009, 117 ss.; G. F. Ricci, La riforma del processo

civile. Legge 18 giugno 2009, n. 69, Torino 2009, 60 ss.; Id., Il ricorso per cassazione, in Prev.

forense 2009, 2, 131 ss.; Id., Ancora insoluto il problema del ricorso per cassazione, in Riv. dir.

proc. 2010, 102 ss.; R. Rordorf, Nuove norme in tema di motivazione delle sentenze e di ricorso

per cassazione, in Riv. dir. proc. 2010, 134 ss.; G. Salme, Il nuovo giudizio di cassazione, in Foro

it. 2009, V, 437 ss.; B. Sassani, A.D. 2009: ennesima riforma al salvataggio del rito civile. Qua-

dro sommario delle novita riguardanti il processo di cognizione, in www.judicium.it; G. Scarselli,

Il processo in Cassazione riformato, in Foro it. 2009, V, 310 ss.; G. Verde, relazione al convegno

sul filtro in Cassazione, organizzato dall’OUA a Roma, il 3 marzo 2008; P. Vittoria, Il filtro al

ricorso per cassazione nella legge 69 del 2009: controriforma o completamento di una riforma?,

relazione svolta all’incontro di studio su Il «filtro» in Cassazione, organizzato dalla Corte di cas-

sazione a Roma il 28 ottobre 2009.

(5) Ad es., A. Briguglio, op. cit., 53; N. Rascio, op. cit., 69 ss.

scrizioni formali recentemente introdotte – in via giurisprudenziale o legislativa – in

tema di redazione del ricorso per cassazione, quali la specificita e la c.d. autosuffi-

cienza dei motivi nonche, appunto, il ricordato quesito di diritto: a) disincentivare la

proposizione di ricorsi che non siano ben ponderati e ben redatti in merito alla chia-

ra individuazione della questione di diritto sollevata ed alle ragionevoli prospettive

di accoglimento; b) per l’effetto, ottimizzare le risorse del giudizio di cassazione in-

dirizzando il carico di lavoro delle sezioni ordinarie solo nei confronti dei ricorsi

che appaiano ben ponderati e ben redatti in merito alla chiara individuazione della

questione di diritto sollevata ed alle ragionevoli prospettive di accoglimento (6).

Per favorire la realizzazione di questi obbiettivi si prevede oggi, giusta il no-

vellato primo comma dell’art. 376, che il primo presidente, tranne quando ricorra-

no le condizioni per l’assegnazione alle sezioni unite, assegna i ricorsi ad apposita

sezione – c.d. sezione filtro – che verifica se sussistano i presupposti per la dichia-

razione d’inammissibilita del ricorso in camera di consiglio. Se la sezione non de-

finisce il giudizio, gli atti sono rimessi al primo presidente, che procede all’asse-

gnazione alle sezioni semplici. La vecchia «struttura unificata» e dunque oggi pre-

vista espressamente dalla legge, sia pure con rilevanti modificazioni (7).

2. – Va subito osservato che la definitiva formulazione dell’art. 360 bis c.p.c.

introduce dei presupposti di ammissibilita del ricorso da un lato del tutto innovativi

rispetto alla nostra tradizione, e dall’altro non sufficientemente tassativi e determi-

nati, sicche, come vedremo, il nuovo sistema di accesso alla Suprema Corte sembra

presentare non meno problemi di quello appena abrogato, come del resto segnalato

da quasi tutti gli autori che si sono occupati dell’argomento.

Giusta quanto previsto dal n. 1 dell’art. 360 bis c.p.c., il ricorso e inammissi-

bile «quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo

conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offre elementi

per confermare o mutare l’orientamento della stessa». Questo testo e suscettibile di

diverse interpretazioni.

Secondo la lettura che ad oggi appare piu diffusa, la disposizione in esame

intenderebbe sanzionare i casi di ricorso con motivi «manifestamente infondati»

nel merito (8). A tanto si perviene osservando che: a) la versione del filtro imme-

diatamente precedente a quella definitiva, prevedendo espressamente le cause di

ammissibilita del ricorso, fissava anche dei parametri di non manifesta infondatez-

za dello stesso, sicche la versione definitiva, che viceversa indica le cause di inam-

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 365

(6) Per un piu ampio discorso sul contenuto e sulle rationes delle prescrizioni formali re-

centemente introdotte, per via giurisprudenziale o legislativa, in tema di modello di ricorso per

cassazione, rinvio a R. Poli, Specificita, autosufficienza e quesito di diritto nei motivi di ricorso

per cassazione, in Riv. dir. proc. 2008, 1257 ss.

(7) Cfr. P. Vittoria, in Aa.Vv., Ricorso per cassazione, Commentario alle riforme del pro-

cesso civile, cit., 231 ss.

(8) V., ad es., G. Costantino, La riforma del giudizio di legittimita, cit., 1561; A. Carratta, Il

«filtro» al ricorso in cassazione, cit., 1566; A. Briguglio, op. cit., 55 ss.; N. Rascio, op. cit., 8 ss.

missibilita, consente di individuare, in termini ancor piu chiari, i parametri di ma-

nifesta infondatezza del ricorso (9); ß) il riferimento letterale alla «manifesta infon-

datezza» contenuto nel n. 2 dell’art. 360 bis «conferma appunto, anche ai fini della

interpretazione del precedente n. 1, che il «filtro» si gioca sulla verifica di manife-

sta infondatezza dei motivi di ricorso, e che percio lo stesso n. 1, che pure quel

riferimento letterale non contiene, non e altro che la specificazione normativa di

un plausibile parametro di manifesta infondatezza dei motivi che investono e/o

coinvolgono soluzioni di quaestiones iuris» (10).

Questa lettura appare ragionevole, equilibrata, fondata sul buon senso e mi-

rante ad evitare dubbi di costituzionalita della disposizione in esame. Come detto,

e la lettura sostenuta pressoche all’unanimita in dottrina, sicche vi sono buone pos-

sibilita che essa si consolidi come l’interpretazione prevalente del testo in esame.

Tuttavia, essa sembra esporsi a taluni rilievi critici che ne mettono in dubbio la te-

nuta sul piano tecnico. Infatti, tale lettura: a) dal punto di vista letterale, introduce

nella norma de qua il connotato della «manifesta infondatezza», di cui non vi e

traccia nel testo di legge; b) dal punto di vista sia letterale sia sistematico, comporta

una non consentita commistione tra questioni di rito (ammissibilita del ricorso) e

questioni di merito (manifesta infondatezza dei motivi); c) dal punto di vista siste-

matico, rende del tutto superflua la nuova disposizione, giacche il potere della «ap-

posita sezione» di indirizzare i ricorsi «manifestamente infondati» alla decisione

con ordinanza in camera di consiglio e gia chiaramente riconosciuto dall’art.

375, n. 5 c.p.c.; d) ancora dal punto di vista sistematico, finisce per ritenere sostan-

zialmente equivalenti le pronunce di inammissibilita ex art. 360 bis n. 1 e di rigetto

per manifesta infondatezza ex art. 375, n. 5, mentre tali non sono in ordine alla sor-

te dell’impugnazione incidentale tardiva (11); e) sempre dal punto di vista sistema-

tico, non elimina pienamente i dubbi di costituzionalita della nuova disposizione,

con particolare riferimento ai margini di discrezionalita che verrebbero riconosciuti

alla Suprema Corte nell’avviare o meno la dichiarazione di inammissibilita del ri-

corso (12); f) infine, dal punto di vista dell’opportunita, ovvero della funzionalita

allo scopo prefissatosi dal legislatore: f1) non contempla la – e quindi non puo ope-

rare nella ipotesi di – fattispecie, frequentissima nella pratica, in cui la censura non

si appunta sulla erroneita della soluzione della questione di diritto applicabile al

caso di specie, ma sulla erronea applicazione della soluzione, in se corretta, al caso

concreto (c.d. vizio di sussunzione) (13); f2) laddove si applica (nelle ipotesi in cui

la censura si appunta proprio sulla soluzione della questione di diritto) sembra dav-

vero complicare il lavoro della Corte, anziche agevolarlo (14).

rivista di diritto processuale 2010366

(9) A. Briguglio, op. cit., 55 ss.

(10) A. Briguglio, op. cit., 61-62.

(11) V. R. Rordorf, Nuove norme in tema di motivazione delle sentenze, cit., § 4.2.; M. De

Cristofaro, op. cit., 252-253.

(12) V. A. Carratta, op. cit., 1566.

(13) Sul punto v. A. Lombardi, op. cit., 416 ss.

(14) V. A. Carratta, Il «filtro» al ricorso in cassazione, cit., 1564; N. Rascio, Le novita in

Peraltro, se ci si indirizza in quest’ordine di idee – in cui e consentito confon-

dere ammissibilita e fondatezza del ricorso – non sembra si possa escludere un’al-

tra lettura della nostra disposizione, ben piu pericolosa. Infatti, poiche, come abbia-

mo visto, la disposizione non parla di «manifesta infondatezza», si puo ipotizzare

una lettura – che anzi appare da un punto di vista letterale piu fedele al dato posi-

tivo – secondo cui l’apposita sezione puo avviare la definizione del giudizio in ca-

mera di consiglio anche quando ritenga il ricorso semplicemente «infondato», co-

me potra avvenire in tutti i casi in cui, come dice la legge, «il provvedimento im-

pugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza del-

la Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orien-

tamento della stessa» (15).

Questa seconda lettura, tuttavia, benche, come detto, piu aderente alla lettera

della legge, non puo del pari essere accolta per ragioni in parte analoghe a quelle

poc’anzi indicate per respingere la tesi che si richiama alla manifesta infondatezza,

ma che qui assumono una veste ancora piu grave. Invero, questa seconda lettura: a)

accentua la confusione tra questioni relative al regolare esercizio del potere d’im-

pugnazione e questioni relative alla fondatezza dell’impugnazione stessa; b) rimet-

te ad una valutazione del tutto discrezionale della apposita sezione la dichiarazione

di ammissibilita/inammissibilita del ricorso; c) finisce per ritenere sostanzialmente

equivalenti le pronunce di inammissibilita ex art. 360 bis n. 1 e di rigetto per in-

fondatezza a seguito di pubblica udienza, mentre tali non sono per l’incidenza sulla

impugnazione incidentale tardiva, oltre che per l’avvocato e per il ricorrente; d) ac-

centua i dubbi di costituzionalita della disposizione, anche con riguardo ai principi

di uguaglianza e del «giudice naturale precostituito per legge» (16); e) aggrava de-

cisamente il carico di lavoro della Corte (17).

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 367

tema di impugnazioni, cit., 77 ss.; R. Frasca, Osservazioni (critiche) sul c.d. filtro in cassazione,

cit., § 4; R. Rordorf, Nuove norme in tema di motivazione, cit., § 5; M. Delli Priscoli, op. cit., 513-

515; M. De Cristofaro, op. cit., 246. Peraltro, va aggiunto che, sempre in base alla lettura ora di-

scussa, i ricorrenti si vedrebbero costretti ad approntare un apposito paragrafo del ricorso finaliz-

zato a dimostrarne l’ammissibilita; paragrafo a sua volta contenente un primo articolato sottopa-

ragrafo mirante a dimostrare che il provvedimento impugnato non ha deciso le questioni di diritto

in modo conforme alla giurisprudenza della Corte, ed un secondo paragrafo, non meno comples-

so, allo scopo di dimostrare che, in ogni caso, la fattispecie ora portata all’attenzione della Corte si

distingue, in fatto, da quelle oggetto delle precedenti pronunce. Questo specifico paragrafo appe-

santirebbe ulteriormente i ricorsi gia oggi eccessivamente ponderosi (atteso il rischio di incappare

nel c.d. difetto di autosufficienza) e, per l’effetto, il carico di lavoro della Corte, che tale paragrafo

dovrebbe, di necessita, esaminare attentamente.

(15) L’argomento dianzi ricordato – a proposito della lettura prevalente e prima sottoposta

a critica – puo infatti essere rovesciato: poiche la legge parla di censura «manifestamente infon-

data» solo al n. 2, tale connotato e estraneo alla previsione di cui al n. 1 dell’art. 360 bis c.p.c.

(16) A. Carratta, op. cit., 1567.

(17) Per chiudere sul punto, va altresı rimarcato come non sia possibile, in astratto, fissare

preventivamente i confini tra l’infondatezza e la manifesta infondatezza di un motivo di ricorso, e

quindi i presupposti per la dichiarazione di inammissibilita nella prospettiva ora in esame. Ed e

Occorre quindi chiedersi se non sia opportuno, oltre che tecnicamente neces-

sario, cercare un’interpretazione alternativa della disposizione in parola. A mio av-

viso, il dato esplicito e primario dal quale si deve cercare di non prescindere e che

l’art. 360 bis – ed in particolare, anche letteralmente, l’ipotesi prevista al n. 1, che

non nomina la «manifesta infondatezza» – si occupa della «inammissibilita» del

ricorso. E quindi necessario verificare la prospettabilita di una interpretazione in

virtu della quale si fissino dei nuovi requisiti relativi all’esistenza o al regolare

esercizio del potere d’impugnazione, piuttosto che alla fondatezza dell’impugna-

zione stessa (18). Un altro passaggio che mi pare obbligato nel tentativo di chiarire

il significato della disposizione in esame e che la ratio della stessa – dianzi ricor-

data (v. retro, § 1) – riposa sul postulato della necessita di valorizzare la giurispru-

denza della Suprema Corte come dato che «concorre alla costruzione dell’ordina-

mento» (19). L’attuale sistema, insomma, mira a favorire «lo stare al precedente, la

ponderazione nel formarlo e la stringatezza nell’applicarlo» (20).

In questa direzione, il n. 1 dell’art. 360 bis potrebbe essere letto come la di-

sposizione che prescrive, a pena d’inammissibilita, l’onere per il ricorrente di indi-

care «in modo specifico» i suoi motivi di ricorso (21). La disposizione, nella inter-

pretazione che mi pare preferibile, contempla due ipotesi, di cui una in modo im-

plicito. I) Secondo la prescrizione esplicita, quando il provvedimento impugnato ha

deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte, il

ricorrente deve indicare chiaramente, per l’onere di specificita del motivo, le ragio-

ni per cui «l’orientamento della stessa» e erroneo e deve essere mutato. Non e a tal

fine sufficiente che sia indicata la «questione di diritto» che si ritiene mal risolta e

di cui si chiede un riesame, ma e altresı necessario, per l’ammissibilita del motivo,

che l’orientamento della Corte sia sottoposto ad analitica critica, attraverso una

specifica argomentazione. Cio implica che nel motivo devono essere chiaramente

individuati: i1) la questione di diritto che si intende sottoporre all’esame della Cor-

rivista di diritto processuale 2010368

questo un aspetto che, da solo, dovrebbe sconsigliare l’adozione della soluzione qui messa in di-

scussione.

(18) Com’e stato esattamente osservato, i requisiti di «ammissibilita» sono «requisiti di for-

ma, di forma-contenuto o temporali relativi direttamente ed esclusivamente al ricorso (e non alla

sentenza impugnata), di guisa che a fronte di un ricorso dichiarato inammissibile possa sempre

astrattamente concepirsi la sua versione ammissibile avverso la medesima sentenza» (A. Brigu-

glio, op. cit., 61).

(19) Cosı P. Vittoria, Il filtro al ricorso per cassazione, cit., § 8.

(20) P. Vittoria, op. ult. cit., § 14.

(21) Com’e noto, e come dianzi ricordato nel testo, la giurisprudenza della Suprema Corte

richiede a pena d’inammissibilita che i motivi di ricorso siano formulati «in modo specifico», ben-

che la legge non dica nulla in proposito (v., tra le piu recenti, Cass. 7 luglio 2009, n. 15900, in

Guida dir. 2009, n. 43, 47). Benche alla qualificazione in termini di nullita del motivo di ricorso

generico si possa giungere valorizzando il secondo comma dell’art. 156 c.p.c. e, ritenendo tale

nullita insanabile, anche alla qualifica di inammissibilita (cosı, infatti, Cass. 7 luglio 2009, n.

15900, cit.), il regime piu severo che caratterizza quest’ultima rispetto alla nullita rende sistema-

ticamente piu corretta una comminatoria esplicita.

te; i2) l’orientamento della Corte di cui si chiede il mutamento; i3) le ragioni che

giustificano il mutamento richiesto.

II) Secondo la prescrizione inespressa, ricavabile per implicito dal testo del n.

1 dell’art. 360 bis, quando il provvedimento impugnato non ha deciso le questioni

di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte, e invece sufficiente –

ovvero il motivo e formulato in modo «specifico» – che emerga tale contrasto di

giurisprudenza, vale a dire che il ricorrente indichi la questione di diritto che inten-

de sottoporre all’esame della Corte e la difformita della soluzione contenuta nel

provvedimento impugnato rispetto all’orientamento della Corte stessa.

In questa prospettiva, si spiega anche la previsione di ammissibilita del motivo

di ricorso che «offre elementi per confermare» l’orientamento della Corte: e infatti

giustamente ammissibile quel ricorso il cui motivo presenta una specifica argomenta-

zione critica della giurisprudenza della Corte, e dunque offre elementi per confermare

o mutare l’orientamento della stessa, a nulla rilevando, nel momento in cui si valuta la

validita dell’esercizio del potere d’impugnazione, se il motivo proposto e fondato o

meno, e quindi se la Corte dovra confermare o mutare il suo orientamento (22).

Ebbene, a me sembra che questa lettura del n. 1 dell’art. 360 bis si sottragga

alle critiche cui pare incorrere l’interpretazione prevalente e presenti non trascura-

bili vantaggi sul piano pratico. Infatti, questa lettura: a) non presenta particolari

forzature dal punto di vista dell’interpretazione letterale; b) non confonde il piano

del valido esercizio del potere di impugnazione con quello della fondatezza nel me-

rito dei motivi di ricorso proposti; c) colma una lacuna legislativa, in ordine alla

previsione dell’onere di indicazione nel ricorso, a pena d’inammissibilita, dei mo-

tivi «specifici» d’impugnazione (specie dopo l’abrogazione dell’art. 366 bis c.p.c.);

d) non crea problemi di sovrapposizione con la fattispecie di inammissibilita pre-

vista dal punto n. 5 dell’art. 375 c.p.c.; e) elimina qualunque sospetto di illegitti-

mita costituzionale della disposizione in esame; f) dal punto di vista dell’opportu-

nita, ovvero della funzionalita allo scopo avuto di mira dal legislatore: f1) consente

di recuperare la funzione cui presiedeva la prescrizione dell’onere di formulare il

quesito di diritto – ove rettamente intesa – giacche il ricorrente, come detto, per

soddisfare l’onere di specificita del motivo, dovra chiaramente individuare, nel

suo motivo di ricorso, sia la questione di diritto che intende sottoporre all’esame

della Corte, sia l’orientamento della Corte di cui chiede il mutamento, sia le ragioni

che giustificano il mutamento richiesto (con discorso argomentativo non condizio-

nato da eccessivo quanto ingiustificato formalismo) (23); f2) consente di disincen-

tivare la proposizione di ricorsi che non siano ben ponderati e ben redatti in merito

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 369

(22) Ad un tipo di sindacato di questo tipo ben si attaglia la formula adottata nella dispo-

sizione de qua, che prevede un «esame dei motivi [che] non offre elementi per confermare o mu-

tare l’orientamento» della Corte. Altrimenti il legislatore avrebbe piu semplicemente detto che il

ricorso e inammissibile «quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in

modo conforme alla giurisprudenza della Corte ed i motivi di ricorso sono manifestamente in-

fondati».

(23) Ma cio non consente di richiedere che i ricorsi «indichino analiticamente le decisioni

alla chiara individuazione della questione di diritto sollevata ed alle ragionevoli

prospettive di accoglimento; per l’effetto, consente di ottimizzare le risorse del giu-

dizio di cassazione, indirizzando il carico di lavoro delle sezioni ordinarie solo nei

confronti dei ricorsi che appaiano ben ponderati e ben redatti in merito alla chiara

individuazione della questione di diritto sollevata ed alle ragionevoli prospettive di

accoglimento. Il tutto sulla base di un esame preliminare di ammissibilita dei mo-

tivi ad opera dell’apposita sezione della Corte che puo essere svolto tanto rapida-

mente quanto efficacemente (e, si ripete, senza bisogno di eccessivo formalismo, se

non si vuole generare il sospetto di illegittimita costituzionale del filtro in discor-

so) (24); f3) non sottrae all’apposita sezione della Corte quel potere che le si voleva

attribuire con la lettura qui non condivisa: infatti, giusta il novellato art. 376, primo

comma, c.p.c. – e l’espresso richiamo ivi contenuto all’art. 375, n. 5, c.p.c. – l’ap-

posita sezione della Corte puo sempre avviare i ricorsi manifestamente infondati

alla pronuncia in camera di consiglio.

Si applica questa disposizione agli errores in procedendo? Un dato letterale ed

un sistematico, tra loro collegati, confortano la risposta positiva, almeno nei casi in

cui la parte di sentenza oggetto di motivo di ricorso ha risolto – esplicitamente o

implicitamente (25) – una o piu «questioni di diritto» processuale. Infatti, l’art.

384, primo comma, c.p.c. collega l’esigenza dell’enunciazione del principio di dirit-

to – e quindi della funzione nomofilattica – anche alle «questioni di diritto» proces-

suale, confermando che l’esigenza di valorizzare la giurisprudenza della Corte, sot-

tesa alla ratio dell’art. 360 bis, non puo non riguardare anche il diritto processuale.

Gli errores in procedendo che, almeno apparentemente, non presuppongono

la decisione di una questione di diritto ed i vizi di motivazione saranno esaminati

nell’ambito dell’analisi del n. 2 dell’art. 360 bis, di seguito condotta, salvo avver-

tire subito che, sia pure eccezionalmente, sicuramente possono darsi, innanzi alla

Suprema Corte, censure per vizi di motivazione che implicano la decisione di

una questione di diritto processuale (26).

3. – Decisamente piu problematico e intendere il significato e la portata del

rivista di diritto processuale 2010370

alle quali il provvedimento impugnato non si sarebbe conformato» (cosı, invece, G. Salme, op.

cit., 441).

(24) Si tratterebbe, in buona sostanza, dello stesso tipo di valutazione che compie il giudice

di secondo grado nel valutare l’ammissibilita dei motivi di appello i quali, del pari, devono essere

redatti in modo «specifico» (su tale onere v., da ultimo, Cass. 17 settembre 2009, n. 20046, in

Guida dir. 2009, n. 43, 52).

(25) V., ad es., Cass. 12 gennaio 2006, n. 403; Cass. 23 marzo 1998, n. 3081; Cass. 29

agosto 1997, n. 8232.

(26) Basti pensare all’ipotesi di motivo di appello con cui si denunci un vizio di motivazio-

ne, motivo poi respinto nel giudizio di secondo grado con formulazione della relativa massima,

che puo essere conforme all’orientamento della Corte (in adesione, ad es., a Cass. 25 agosto

2003, n. 12465) o difforme (in dissenso, ad es., da Cass. 29 settembre 2005, n. 19148): in entram-

bi i casi con massima poi censurabile in Cassazione ai sensi dell’art. 360, n. 5, c.p.c.

punto n. 2 del nuovo art. 360 bis. Ed in effetti qui si estende lo spettro delle pos-

sibili letture della relativa disposizione.

Secondo una prima lettura, il filtro ora in esame avrebbe ad oggetto anzitutto

«censure in procedendo che non investono ne coinvolgono soluzioni di «questioni

di diritto», perche la pronuncia impugnata, nella sua parte oggetto di censura, non

ha risolto neppure implicitamente una quaestio iuris, intesa come questione di in-

terpretazione e/o applicazione della legge; sicche il vaglio di ammissibilita ex art.

360 bis risulterebbe incongruo». Secondariamente, il filtro di cui al n. 2 avrebbe ad

oggetto – in linea con i rilievi appena svolti – la censura per vizio di motivazione,

giacche essa «non concerne mai per definizione la soluzione di una quaestio iuris».

Pertanto, le censure per vizio di motivazione «passeranno il primo vaglio solo se

non manifestamente infondate» (27).

Anche in questo caso la lettura proposta si lascia apprezzare per il tentativo di

consegnare alla Corte uno strumento dalle funzioni chiare ed equilibrate, che eviti

«sorprese spiacevoli» (28) e che, soprattutto, non faccia sospettare di illegittimita

costituzionale l’art. 360 bis c.p.c. (scongiurando interpretazioni parzialmente

abroganti o fortemente limitanti la portata dell’art. 360 c.p.c. e dunque, indiretta-

mente, dell’art. 111 Cost.). Anche qui, pero, alcuni passaggi non sembrano omo-

logabili. In effetti, questa lettura: a) confonde il piano del valido esercizio del po-

tere di impugnazione con quello della fondatezza nel merito dei motivi di ricorso

proposti; b) crea problemi di sovrapposizione con la fattispecie di decisione in ca-

mera di consiglio prevista dal punto n. 5 dell’art. 375 c.p.c.; c) lascia aperta la pos-

sibilita della dichiarazione di inammissibilita del ricorso anche ove questo risulti

semplicemente infondato nel merito (il che sarebbe particolarmente grave nel caso

di vizio di motivazione), non potendosi distinguere con sufficiente determinazione

la infondatezza dalla «manifesta infondatezza»; d) di fatto crea il rischio di incer-

tezze nell’individuazione dei presupposti per l’applicazione del n. 1 o del n. 2 del-

l’art. 360 bis, non potendosi sempre predeterminare con certezza quando il vizio

denunciato non investa la risoluzione di una questione di diritto; e) per le due ra-

gioni che precedono, non elimina i sospetti di incostituzionalita della norma in re-

lazione alla predeterminazione legale dei presupposti della sua applicazione; f) a

prescindere dalle precedenti ragioni, introduce una distinzione tra vizi che presup-

pongono e vizi che non presuppongono la risoluzione di questioni di diritto che

non e rintracciabile nel testo di legge; g) dal punto di vista della funzionalita, au-

menta il carico di lavoro della Corte, per le stesse ragioni poc’anzi indicate trat-

tando del n. 1 dell’art. 360 bis.

Oltre ai rilievi che precedono, va altresı osservato che la lettura ora discussa

finisce sostanzialmente per azzerare la portata della vera novita contenuta nella di-

sposizione in esame, ovvero il riferimento alla «violazione dei principi regolatori

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 371

(27) Per questa impostazione, v. A. Briguglio, op. cit., 61 ss.; nonche M. De Cristofaro, op.

cit., 256 e 264.

(28) A. Briguglio, op. cit., 66.

del giusto processo». In realta, proprio mettendo al centro del discorso la valoriz-

zazione di questa parte innovativa contenuta nel n. 2 dell’art. 360 bis possono es-

sere elaborate diverse letture alternative rispetto a quella appena considerata.

Prima di far cio, occorre risolvere il problema degli errores in procedendo e

dei vizi di motivazione che sembrano prescindere dalla risoluzione di una questio-

ne di diritto. Ora, a mio avviso, premesso che non pare ragionevole una soluzione

che escluda tali errores e tali vizi dal filtro dell’art. 360 bis (29), per risolvere il

problema bisogna tenere conto: i) del fatto che in molti casi, specie per gli errores

in procedendo, si puo ravvisare una risoluzione implicita di una questione di diritto

processuale (30); ii) del fatto che, se e vero che certi errori in procedendo e talune

ipotesi di vizio di motivazione sembrano prescindere dalla «decisione di una que-

stione di diritto» e anche vero che essi pongono sempre alla Corte una «questione

di diritto» processuale (31); iii) della ratio del punto n. 1 dell’art. 360 bis e del suo

rivista di diritto processuale 2010372

(29) Altrimenti, come e stato rilevato, al fine di aggirare il filtro dell’art. 360 bis basterebbe

inserire nel ricorso una censura per vizio di motivazione, anche del tutto strumentale (v. A. Bri-

guglio, op. cit., 64). Ma v., diversamente orientato, S. Menchini, op. cit., 115-116.

(30) V. Cass. 12 gennaio 2006, n. 403; Cass. 23 marzo 1998, n. 3081; Cass. 29 agosto

1997, n. 8232. Il che puo avvenire, ad es., anche in caso di censura di nullita della sentenza

per difetto d’integrita del contraddittorio, ove il ricorrente evidenzi l’errore commesso dal giu-

dice del merito e ponga alla Corte la questione riassunta nella massima di Cass. 16 luglio

2003, n. 11154.

(31) In particolare, non sembra si possa convenire sul fatto che alcune censure relative a

errores in procedendo denunciabili dal ricorrente non involgano quaestiones iuris innanzi alla

Corte, cosı come sul rilievo che la censura per vizio di motivazione non concerna mai la soluzione

di una quaestio iuris in Cassazione (contra, con riguardo al vizio di motivazione, A. Panzarola,

op. cit., §§ 12 e 30). In effetti, a me pare che la denuncia ammissibile – ovvero proposta ai sensi

dell’art. 360 c.p.c. – di un error in procedendo in cassazione involga sempre, per definizione, una

quaestio iuris, sia pure di diritto processuale: vuoi che si tratti della nullita della sentenza o del

procedimento (ex art. 360, n. 4), vuoi che si tratti del vizio di motivazione (ex art. 360, n. 5).

Ora, nel primo caso possono darsi fattispecie di vizio in cui e agevolmente accertabile il fatto pro-

cessuale che, una volta accertato, integra senz’altro e pacificamente la denunciata nullita (come

puo accadere in alcune ipotesi «semplici», ad esempio, di omessa pronuncia su domanda o ecce-

zione, omessa pronuncia su alcuni dei motivi di appello, difetto di integrita del contraddittorio,

difetto di sottoscrizione della sentenza), sicche la valutazione della sussistenza della nullita appare

un’operazione semiautomatica; nondimeno, quella valutazione implica la risoluzione di una que-

stione di diritto, sia pure dall’esito scontato una volta accertata l’ipotesi fattuale che ne e alla base:

insomma, la valutazione della esistenza di una nullita della sentenza o del procedimento implica

sempre la risoluzione di una questione di diritto processuale, pur potendo talvolta non risultare

complicata la valutazione in punto di diritto compiuta dalla Corte [altro discorso, mi pare – sul

quale si puo essere d’accordo, ma che non condiziona le osservazioni svolte nel testo – e che

il vulnus in procedendo puo avvenire in modo «apparentemente inconsapevole» (cosı A. Brigu-

glio, op. cit., 62), e quindi, per cosı dire, in via di fatto]. Nondimeno, anche in tutte queste ultime

ipotesi vi e l’applicazione di un orientamento della Corte che – in astratto – potrebbe essere su-

scettibile di revisione, sicche anche a questo proposito non si dovrebbe escludere un vaglio ai sen-

si del n. 1 dell’art. 360 bis (sul punto v., di recente, anche per elementi circa la delicatezza e la

significato, come illustrato nel precedente paragrafo. In quest’ottica, e senz’altro

opportuno che, anche per essi – i quali altrimenti rimarrebbero senza filtro – sia

previsto il controllo di cui al n. 1 dell’art. 360 bis, pur dovendo accettare una tol-

lerabile forzatura del testo di legge (32).

Cio chiarito, vediamo ora le possibili letture della norma – art. 360 bis, n. 2 –

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 373

rilevanza della questione, specie nella vigenza dell’art. 366 bis c.p.c., oggi abrogato, Cass. 24 set-

tembre 2009, n. 20614, in Guida dir. 2009, n. 44, 59, con nota di M. Finocchiaro; Cass. 20 giugno

2008, n. 16941).

Nel secondo caso – censura per vizio di motivazione –, del pari di norma si pone alla Corte

una questione di diritto processuale: accertare se il giudice della sentenza impugnata abbia corret-

tamente adempiuto l’onere di motivazione su di lui gravante, sotto i profili della completezza e

della non contraddizione, in ordine ai fatti controversi e decisivi per il giudizio (basti pensare,

per quanto riguarda l’onere di completezza, all’orientamento di recente confermato da Cass. 9

gennaio 2009, n. 282; per quanto riguarda la non contraddizione, a quello ribadito da Cass. 25

agosto 2003, n. 12465). Eccezionalmente, possono darsi fattispecie di vizio, in particolare ove

si denunci la insufficienza della motivazione, nelle quali il sindacato della Suprema Corte, di fatto,

puo sconfinare dall’ambito del controllo di stretta legittimita, ed involgere le valutazioni di merito

del giudice inferiore, relative alla ricostruzione del fatto storico. Ma, anche in questi casi, alla Cor-

te e sottoposta una questione di diritto processuale: accertare se il giudice di merito abbia fatto

corretto uso del suo prudente apprezzamento nella valutazione delle prove libere e se di cio abbia

offerto adeguata giustificazione (Cass. 14 maggio 2008, n. 12126; Cass. 16 gennaio 2007, n. 856;

con riferimento al processo penale, v. molto chiaramente e di recente, Cass. pen., sez. VI, 7 mag-

gio 2009, n. 19138, in Giur. it. 2009, 2285 ss., con nota di A. Bargi). Alla Corte, in altre parole,

non viene mai posta direttamente la quaestio facti, ovvero accertare se e vero o non e vero il fatto

decisivo e controverso investito dal motivo di ricorso formulato ai sensi dell’art. 360, n. 5, c.p.c.

(Cass. 3 settembre 2008, n. 22164; Cass. 10 luglio 2008, n. 18885). Ne, a mio avviso, possono

essere tenuti distinti, da un lato, il vizio di motivazione in se considerato, la cui realizzazione pre-

scinderebbe dalla risoluzione di una questione di diritto (ed anzi potrebbe verificarsi, pure qui,

come per taluni errores in procedendo, anche del tutto inconsapevolmente), ed investirebbe piut-

tosto l’erroneo governo di strumenti essenzialmente logici; e, dall’altro, la violazione delle norme

sul ragionamento e sull’obbligo di motivazione del giudice che da tale vizio di motivazione e in-

tegrata (v. Cass. 14 maggio 2008, n. 12126; Cass. 16 gennaio 2007, n. 856).

(32) In effetti, se e vero che tutti gli errores in procedendo ed i vizi di motivazione pon-

gono alla Corte una questione di diritto processuale, ben si giustifica anche in relazione ad essi,

da un lato, la necessita che i relativi motivi di ricorso siano ben redatti e ben ponderati in ordine

alle probabilita di accoglimento, e quindi si giustifica la previsione dell’onere di specificita dei

motivi; dall’altro, si giustifica che la Corte impieghi le sue piene e migliori energie solo in ordine

a quei ricorsi i cui motivi offrano elementi per ritenere che la violazione di legge processuale si sia

effettivamente verificata. Con riguardo ai vizi di motivazione, la forzatura con la lettera della di-

sposizione (art. 360 bis, n. 1) e inevitabile, ed essa dipende anche dal fatto che, nella quasi totalita

dei casi, il ricorrente non mette in discussione i principi affermati dalla Corte in tema di obbligo di

motivazione (in punto di completezza, sufficienza e non contraddizione), ma deduce che, nel caso

di specie, il giudice del merito ha violato quell’obbligo. Tale forzatura puo tuttavia ritenersi tol-

lerabile, tenuto conto della cattiva formulazione della disposizione in esame e della ratio della

stessa, in grado di ricomprendere l’interpretazione qui suggerita. E pur vero, d’altro lato ed infine,

che, nel caso di vizio di motivazione, di fatto entra in gioco con minor rilievo quell’esigenza di

che tengono nella dovuta considerazione il riferimento ai principi regolatori del

giusto processo. A) [«il filtro si applica solo agli errores piu gravi»] In base ad

una prima possibile lettura, il filtro de quo si occuperebbe solo della denuncia degli

errores in procedendo piu gravi, tali da integrare la violazione dei principi regola-

tori del giusto processo costituzionalmente garantiti, prevedendo la inammissibilita

del ricorso quando le relative censure sono manifestamente infondate. Questa let-

tura appare pero sistematicamente incongrua, perche, come gia evidenziato in dot-

trina, sottrarrebbe al vaglio del filtro i ricorsi fondati su errores in procedendo me-

no gravi ma del pari manifestamente infondati.

B) [«i motivi di annullamento sono solo gli errores piu gravi»] Si potrebbe

poi sostenere che la nuova disposizione condizioni l’interpretazione dell’art. 360

c.p.c., nel senso che le due disposizioni – art. 360 e 360 bis – debbano essere lette

congiuntamente, risultandone per l’effetto la restrizione dei motivi di annullamento

della sentenza ai soli casi di violazioni processuali particolarmente gravi, integranti

la violazione dei principi regolatori del giusto processo di cui all’art. 111 Cost.

Quando le relative censure sono manifestamente infondate il ricorso e inammissi-

bile. Questa interpretazione, che comporterebbe una novita rivoluzionaria nel siste-

ma della Cassazione, non appare pero fondata su alcuna base razionale che consen-

ta di giustificare siffatta rivoluzione (33), ed anzi in qualche modo contrasta con lo

spirito dell’art. 111 Cost., teso evidentemente a rafforzare le garanzie processuali

piuttosto che a restringerle (34).

C) [«errores rilevanti solo se c’e effettivo pregiudizio»] Si potrebbe, diversa-

mente, sostenere, che, ferma, in astratto, la ricorribilita in cassazione per tutti gli er-

rores in procedendo, la Corte puo valutare, caso per caso, in punto di vaglio di am-

missibilita, la concreta rilevanza e gravita della lesione processuale, ed avviare alla

pubblica udienza solo quei ricorsi i cui motivi evidenzino l’effettiva incidenza del

vizio denunciato nel procedimento di formazione del provvedimento impugnato, do-

vendosi altrimenti ritenere manifestamente infondata la censura ed inammissibile il

ricorso (35). Questo tema e particolarmente delicato e la sua trattazione richiede al-

cune distinzioni, che in questa sede posso considerare solo in sintesi e schematica-

mente. Consideriamo dapprima i casi di nullita della sentenza o del procedimento ex

art. 360, n. 4 c.p.c., in ordine ai quali dobbiamo considerare (almeno) cinque ipotesi:

rivista di diritto processuale 2010374

valorizzazione del precedente della Corte, che pure, come gia osservato nel testo, costituisce uno

degli sfondi politici della ratio della disposizione in esame.

(33) A. Briguglio, op. cit., 63 ss. V. anche A. Panzarola, op. cit., § 27; S. Menchini, op. cit.,

114 ss., ove ulteriori richiami.

(34) Sui problemi di costituzionalita di siffatta interpretazione, v. M. Bove, op. cit., 67; M.

De Cristofaro, op. cit., 260.

(35) In questa direzione sembra orientato P. Vittoria, Il filtro al ricorso per cassazione, cit.,

§§ 5, 11 e 12. Prospetta la soluzione ora considerata nel testo anche G. Costantino, Il nuovo pro-

cesso in Cassazione, cit., 310, precisando che si tratta di «interpretazione affatto opinabile». V.

altresı R. Giordano, op. cit., 78, testo e nota 527; L. Panzani, op. cit., § 4; P. D’Ascola, op.

cit., § 4; nonche la posizione peculiare di M. De Cristofaro, op. cit., 260-261.

C1) vi possono essere dei casi in cui, nonostante la verificazione di un vizio proces-

suale, ad esempio la violazione del contraddittorio, tale vizio non abbia inciso affatto

sulla decisione e dunque esso appare irrilevante rispetto all’interesse protetto dalla

norma violata (36). In questo caso, puo anche affermarsi che non sussiste la nullita

perche il vizio non ha arrecato alcun concreto pregiudizio alla parte, ma sistemati-

camente l’ipotesi deve essere ricondotta al terzo comma dell’art. 156 c.p.c., il quale

contempla anche le ipotesi di irrilevanza del difetto di forma perche, in concreto, la

fattispecie e conforme agli scopi (37). In questi casi il motivo di ricorso e semplice-

mente infondato – id est, non sussiste la nullita lamentata – e quindi siamo fuori dal-

l’ambito del filtro di cui ci stiamo occupando. C2) Vi possono poi essere dei casi in

cui la violazione del contraddittorio ha una diversa rilevanza, perche la questione

che non e stata previamente segnalata dal giudice alle parti e stata effettivamente po-

sta a fondamento della decisione (38). Qui si potrebbe ritenere che il vizio sussista

solo ove abbia determinato anche l’ingiustizia della sentenza, che spetterebbe al ri-

corrente provare. Questo modo di ragionare tuttavia non appare corretto, perche

comporta lo svuotamento di significato della (garanzia della) riconosciuta nullita,

la quale verrebbe trasformata in censura di ingiustizia della decisione, con rilevanti

differenze sul piano delle conseguenze (39). Pertanto, o si ritiene nel caso in esame

sussistente la nullita – secondo la soluzione cui ora si ispira espressamente il novel-

lato art. 101 c.p.c. –, ed allora sara sufficiente che il ricorrente, ai fini dell’ammissi-

bilita del suo motivo indichi, con riguardo all’onere di specificita, la circostanza non

precedentemente segnalata alle parti che il giudice ha posto a fondamento della sua

decisione, il collegamento causale tra la circostanza non segnalata e la (parte di) sen-

tenza a lui sfavorevole, nonche che tale inesecuzione di legge processuale gli ha im-

pedito di esercitare il suo diritto di difesa in proposito, in violazione del principio del

contraddittorio (40). Oppure si ritiene che nel caso in esame non sussista una nullita

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 375

(36) Si pensi all’ipotesi di elaborato peritale che si fondi (anche) su un documento non sot-

toposto all’esame delle parti, in violazione del contraddittorio, e che tuttavia il giudice, ripercor-

rendo il ragionamento del consulente, giudica come irrilevante ai fini della decisione, a sua volta

confermativa, ma su basi diverse, delle conclusioni della consulenza tecnica.

(37) La violazione della legge processuale, in base ad una valutazione ex post in concreto

(quella richiesta dal terzo comma dell’art. 156 c.p.c.), ha perduto qualsiasi «rilevanza» (cosı si

esprime la rubrica del medesimo art. 156 c.p.c.): v., di recente, Cass. 24 ottobre 2008, n.

25727, in motivazione, ove si richiama la «regola generale secondo la quale le norme processuali

debbono essere interpretate in modo razionale e in correlazione con il principio costituzionale del

giusto processo (art. 111 Cost.), in guisa da rapportare gli oneri di ogni parte alla tutela degli in-

teressi della controparte, dovendosi escludere che l’ordinamento imponga nullita non collegabili

con la tutela di alcun ragionevole interesse processuale delle parti (art. 156 c.p.c., comma 3)».

(38) Tra le piu recenti, v. Cass. 9 giugno 2008, n. 15194, in Giur. it. 2009, 910 ss., con nota

di A. Giordano, La sentenza della «terza via» e le «vie» d’uscita. Delle sanzioni e dei rimedi av-

verso una «terza soluzione» del giudice.

(39) V. A. Giordano, La sentenza della «terza via», cit., 912 ss.

(40) Si puo anche ritenere che, ai fini di assolvere l’onere di specificita, il ricorrente debba

indicare altresı quali poteri processuali egli avrebbe esercitato ove la questione gli fosse stata se-

della sentenza (ma cio non sembra oggi potersi sostenere, giusta il nuovo art. 101

c.p.c.): in entrambi i casi siamo fuori dall’ambito di applicazione del filtro in discor-

so. C3) In altri casi ancora la violazione del contraddittorio opera privando la parte

di poteri processuali di mera difesa, e/o di allegazione e/o di prova, sicche anche qui

la sentenza e illegittima ma non necessariamente ingiusta (41). Qui si puo anzitutto

sostenere che, al fine di ritenere rilevante la nullita, non e sufficiente la mera denun-

cia dell’avvenuta violazione, potendo questa assumere rilievo solo nel caso in cui la

parte interessata, con specifico motivo di ricorso, deduca quale pregiudizio concreto

da quella violazione sia derivato ai propri diritti. Il che comporta, necessariamente,

che, in assenza di una simile allegazione, difetta la condizione stessa perche possa

essere dal giudice rilevata la detta nullita (42). In altre parole, il ricorrente deve in-

dicare, ai fini della specificita del motivo, «quali evenienze processuali sarebbero de-

rivate, come potenzialmente idonee a determinare un esito diverso della lite, dalla

(assunta) corretta soluzione della questione proposta col gravame, cosı da consentire

alla Corte un effettivo controllo sulla causalita della violazione di legge lamentata e

da sottrarre la doglianza all’astrattezza di una sua prospettazione meramente teori-

ca» (43). Si sostiene infatti che la denuncia dei vizi di attivita del giudice «non tutela

l’astratta regolarita dell’attivita giudiziaria, ma garantisce solo l’eliminazione del

[concreto] pregiudizio del diritto di difesa» (44). Ora, cio che invece non puo essere

consentito, e un sindacato della Corte, in sede di vaglio di ammissibilita, sulla ido-

neita delle evenienze processuali indicate nel motivo di ricorso a determinare un esi-

to diverso della lite, ritenendosi ammissibile il motivo quando quella idoneita puo

rivista di diritto processuale 2010376

gnalata. A fronte del novellato art. 101 c.p.c., e invece problematico stabilire se il ricorrente deb-

ba, inoltre, dimostrare che i poteri processuali che avrebbe esercitato, indicati nell’atto di impu-

gnazione ai fini della specificita della censura, siano «potenzialmente idonei a mutare, in modo

significativo, le sorti della decisione impugnata» (cosi A. Giordano, op. cit., 917, ove ulteriori

indicazioni in tal senso, sia pure nella prospettiva dell’onere di dimostrare la sussistenza dell’in-

teresse ad impugnare). In ogni caso, a mio avviso, non puo pretendersi che il ricorrente dimostri

che quei poteri avrebbero «con certezza» condotto ad una diversa soluzione della lite: e cio, per-

che, da un lato, in tale prospettiva la Corte finirebbe – esercitando un potere ampiamente discre-

zionale e non controllabile – per svuotare di qualsiasi contenuto la garanzia delle forme procedi-

mentali, con metodo che potrebbe estendersi a qualsiasi ipotesi di nullita la quale, di per se, non

implica mai di necessita l’ingiustizia della decisione (si finirebbe in effetti per confondere tra vio-

lazione del diritto di difesa e fondatezza delle difese che la parte avrebbe potuto svolgere, annul-

lando l’essenza stessa del procedimento); dall’altro lato, perche tale valutazione spetta indefetti-

bilmente al giudice del merito, ed in particolare al giudice di rinvio.

(41) Cass. 9 aprile 2008, n. 9169, in Giur. it. 2009, 911 ss., con nota di A. Giordano, La

sentenza della «terza via», cit. Oppure si pensi all’ipotesi di sentenza emessa dal giudice prima

della scadenza dei termini dal medesimo fissati ai sensi dell’art. 190 c.p.c. per il deposito delle

comparse conclusionali e delle repliche (Cass. 3 giugno 2008, n. 14657).

(42) V. Cass. 9 aprile 2008, n. 9169, cit., anche in motivazione; v. anche Cass. 6 dicembre

2007, n. 25947, anche in motivazione.

(43) Cass. 8 settembre 2003, n. 13091.

(44) Cass. 13 novembre 2009, n. 24047; Cass. 27 luglio 2007, n. 16630.

predicarsi con sufficiente grado di «certezza» e manifestamente infondata la censura,

con conseguente inammissibilita del ricorso, quando quella «certezza» non puo es-

sere predicata (45). Cosı ragionando, infatti, si finirebbe ancora una volta per con-

fondere, oltre che tra piano della ammissibilita e piano della fondatezza della censu-

ra, anche tra piano della nullita e piano della ingiustizia della sentenza; piani, in en-

trambi i casi, che invece debbono essere tenuti nettamente distinti. Anche qui, in

conclusione, siamo fuori dall’ambito di applicazione del nostro filtro. C4) Possono

aversi casi in cui, giunti in Cassazione, l’accoglimento del motivo di ricorso, pur

fondato, comporterebbe una conseguenza lesiva dei principi del giusto processo, in-

tesi nel loro significato «relazionale» (46). Si potrebbe allora ritenere che, in questi

casi, la Corte debba dichiarare inammissibile il ricorso, perche la censura, anche se

in se fondata, non integra la violazione dei principi regolatori del giusto processo

considerati in una prospettiva di bilanciamento tra gli stessi (47). Anche questa im-

postazione, a fortiori, non puo essere condivisa, giacche del pari presenta, ma in una

veste ancor piu accentuata, i medesimi inconvenienti gia segnalati a proposito delle

precedenti ricostruzioni (48). D’altro canto, ove si dovesse ritenere che la disciplina

legale di un vizio processuale contrasti con i principi del giusto processo costituzio-

nalmente garantiti, cio che e consentito fare non e certo disapplicare sic et simpliciter

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 377

(45) Per un recente caso in cui, correttamente, la Corte ha ritenuto ammissibile e fondata la

censura relativa alla violazione della legge processuale e, conseguentemente, del diritto di difesa,

sul («semplice») rilievo che tale vizio di procedura «avrebbe comportato un grave pregiudizio per

il diritto di difesa dell’appellante, il quale, tra l’altro, non avrebbe potuto controdedurre con me-

moria scritta alle eccezioni e difese sollevate dalla controparte appellata», v. Cass. 13 marzo 2009,

n. 6205, in Giust. civ. 2009, 1510 ss.

(46) V. Trocker, Il valore costituzionale del «giusto processo», in Il nuovo art. 111 della

Costituzione e il giusto processo civile, a cura di M.G. Civinini e C.M. Verardi, Milano 2001, 49.

(47) V. ancora P. Vittoria, Il filtro al ricorso per cassazione, cit., § 10 ss. Si pensi al se-

guente caso: il convenuto – soccombente in primo grado davanti al giudice di pace sulla questione

di competenza territoriale e nel merito –, propone appello con il quale denuncia sia la violazione

delle norme sulla competenza territoriale sia, in subordine, la violazione della norma di diritto su

cui la decisione si fonda. Il tribunale, in sede di appello, pur ritenendo fondato il motivo relativo

all’incompetenza territoriale, anziche limitarsi a dichiarare la nullita della sentenza indicando il

giudice competente di primo grado (alla stregua di Cass. 4 luglio 2003, n. 10566), esamina il me-

rito e conferma in proposito la sentenza impugnata. Proposto ricorso per cassazione – con cui di

nuovo si denuncia sia la violazione delle norme sulla competenza territoriale sia, in subordine, la

violazione della norma di diritto su cui la decisione si fonda –, la Corte ritiene fondata la censura

relativa alla violazione delle norme sulla competenza, ma ictu oculi infondata la censura relativa

al merito della vicenda. L’eventuale accoglimento del ricorso comporterebbe la necessita per l’at-

tore di ricominciare il giudizio da capo, benche il suo esito sia (in astratto) scontato a favore del-

l’attore stesso.

(48) Qui la Corte – oltre a trasformare inammissibilmente in vizio «innocuo» la violazione

delle norme sulla competenza ed a compiere una valutazione meramente astratta di giustizia della

decisione impugnata – finirebbe per compiere, caso per caso, una valutazione di opportunita che

spetta invece in via generale ed astratta solo al legislatore.

le disposizioni di legge che tale disciplina realizzano, bensı, delle stesse, sollevare la

questione di legittimita costituzionale (49). C5) Possono darsi, infine, casi in cui,

con la denuncia di nullita, si imputa alla sentenza impugnata di non aver preso

in esame – o di aver preso in esame inadeguatamente – un’attivita difensiva svol-

ta dal ricorrente nella precedente fase. In questi casi, la Corte – richiamandosi al

c.d. principio di autosufficienza del ricorso – richiede altresı l’indicazione degli

elementi relativi alla fondatezza nel merito della eccezione (o della domanda o

dell’attivita difensiva) di cui si lamenta l’omesso od inadeguato esame (50): sic-

che, alla stregua del nuovo filtro, la Corte potrebbe valutare inammissibili i ricor-

si privi di tale specifica indicazione. Come ho gia avuto modo di rilevare, anche

tale richiesta non appare giustificata, trattandosi di elementi che non debbono es-

sere oggetto di cognizione della Corte: da un lato, perche non condizionanti l’e-

sistenza del vizio di omessa pronuncia (51); dall’altro, perche al riconoscimento

rivista di diritto processuale 2010378

(49) V. R. Frasca, op. cit., § 2, nell’ambito della Prima osservazione. Il tema appare dav-

vero delicato, e riguarda anche i casi in cui la legge prevede, in presenza di certi presupposti,

l’attivazione (automatica) di determinati meccanismi processuali, cui la Corte potrebbe ritenersi

non tenuta sulla base di una predicata lettura costituzionalmente orientata della disciplina proces-

suale: per un caso del genere, v. Cass. 3 novembre 2008, n. 26373, in Riv. dir. proc. 2009, 1686

ss., con commento di L.P. Comoglio, Abuso dei diritti di difesa e durata ragionevole del pro-

cesso: un nuovo parametro per i poteri direttivi del giudice?, la quale, dopo aver valorizzato

il principio della ragionevole durata, ha affermato che, nel processo in cui vi sia una pluralita

di soggetti che hanno diritto a ricevere la notifica della impugnazione ex art. 331 c.p.c., «non

puo non ritenersi superflua e, quindi, da evitare, al fine di definire con maggior celerita il giu-

dizio, la concessione di un termine per la notifica della impugnazione alla parte totalmente vit-

toriosa nei cui confronti sia stata omessa, quando il giudice ritiene di dover dichiarare la inam-

missibilita o improcedibilita dell’impugnazione». Qui – come rileva nel richiamato commento

L.P. Comoglio, Abuso dei diritti, cit., § 1, nota 12, benche egli affermi di condividere nella so-

stanza la decisione in esame – la Corte trascura di considerare «che, nella prospettiva garantistica

del contraddittorio (ex art. 101 c.p.c. ed art. 111, secondo comma, Cost.), l’esigenza di un’inte-

grazione «necessaria» del contraddittorio, ai sensi del cit. art. 331, avrebbe dovuto, semmai, es-

sere valutata, rimarcata e rilevata (anche d’ufficio) ex ante, non potendo certo dirsi «scontato» a

priori (quantomeno per la parte pretermessa, ab initio co-destinataria «naturale» dell’impugna-

zione) l’esito del grado di giudizio, che la stessa Corte solo a posteriori e in condizione di re-

putare e di sancire come tale, nella fase decisoria finale» (forse qui per le parti dovrebbe altresı

entrare in gioco la garanzia di cui al primo comma dell’art. 111, ovvero quella secondo cui il

giusto processo e «regolato dalla legge»: in proposito, v., da ultimo, G. Vignera, Il giusto pro-

cesso regolato dalla legge, in Aa.Vv., Giusto processo e riti speciali, Milano 2009, 1 ss., spec.

24 ss.; nonche, L.P. Comoglio, Etica e tecnica del «giusto processo», Torino 2004, 57 ss.; M.

Bove, Art. 111 Cost. e «Giusto processo civile», in Il giusto processo civile e penale, Napoli

2004, 9 ss., spec. 25 ss.). Sul tema v. anche i rilievi di R. Caponi, Quando un principio limita

una regola (ragionevole durata del processo e rilevabilita del difetto di giurisdizione), in Corr.

giur. 2009, 380 ss. e di A. Panzarola, op. cit., § 35 ss.

(50) Ad es., Cass. 20 marzo 1999, n. 2618; Cass. 31 gennaio 2006, n. 2140.

(51) A questa stregua, ovvero al fine di valutare l’ammissibilita della censura di omessa

pronuncia, alla Corte spetta solo il compito di valutare se, nella fase conclusa con la sentenza im-

di tale vizio consegue di regola la necessita del rinvio, onde consentire ad un giu-

dice di merito la definizione della domanda o la decisione sull’eccezione, previo

compimento dei necessari accertamenti di fatto (52).

Tanto chiarito in merito agli errores in procedendo in senso stretto, conside-

riamo ora i casi di vizio di motivazione, per i quali sussiste un rischio analogo a

quello appena esaminato. A questo proposito, la Corte afferma che la nozione di

«decisivita», di cui all’art. 360, n. 5, c.p.c., concerne non solo il fatto sulla cui ri-

costruzione il vizio stesso ha inciso, ma anche la stessa idoneita del vizio denun-

ciato, ove riconosciuto, a determinarne una diversa ricostruzione, essendo, peraltro,

necessario che il vizio, una volta riconosciuto esistente, sia tale che, se non fosse

stato compiuto, si sarebbe avuta una ricostruzione del fatto diversa da quella accol-

ta dal giudice del merito e non gia la sola possibilita o probabilita di essa (53). Ecco

allora che, alla stregua del nuovo filtro, la Corte potrebbe ritenersi legittimata a pre-

dicare l’inammissibilita dei ricorsi da cui non risulti la «decisivita» del fatto cosı

definita. Anche siffatta impostazione, tuttavia, deve essere recisamente respinta:

da un lato, si carica il ricorrente di un onere che non trova alcuna giustificazione

nella legge; dall’altro, si dota la Corte di un potere discrezionale formidabile, an-

ch’esso privo di base legale, nella valutazione di ammissibilita/inammissibilita dei

ricorsi. Infatti, l’art. 360, n. 5 non richiede – e non potrebbe richiedere – anche l’in-

dicazione delle ragioni per le quali, se il vizio non fosse stato compiuto, si sarebbe

avuta con «certezza» una decisione diversa e non gia la possibilita o la probabilita

di essa, per la semplice ragione che tale giudizio sulla certezza di una decisione

diversa presuppone apprezzamenti di fatto non consentiti alla Suprema Corte e

che spettano indefettibilmente al giudice del rinvio (54).

Un ultimo rilievo: l’analisi appena condotta sembra mostrare che la possibilita

per la Corte di esprimere un giudizio, caso per caso, sulla concreta rilevanza e gra-

vita della violazione di legge processuale finisca – oltre a favorire la redazione di

ricorsi «sesquipedali», che invece si vorrebbero evitare (55) – per mettere in di-

scussione la «prevedibilita dei contenuti» della tutela giurisdizionale, che e ele-

mento fondamentale della sua effettivita (56), sia per la legge sostanziale, sia per

quella processuale (57).

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 379

pugnata, il ricorrente stesso avesse effettivamente proposto una domanda o sollevato una eccezio-

ne in senso tecnico – di cui pertanto andranno specificati gli esatti termini strutturali in sede di

motivo, in base al principio di specificita-autosufficienza del ricorso – ed il giudice avesse effet-

tivamente omesso di pronunciarsi in proposito.

(52) R. Poli, Specificita, autosufficienza e quesito di diritto, cit., 1262-1263. Nel senso cri-

ticato nel testo v., di recente, Cass. 1 febbraio 2010, n. 2313.

(53) Ex multis, Cass., ord., 18 luglio 2007, n. 16002, in motivazione.

(54) Come risulta chiaro, tra l’altro, dalle disposizioni contenute nell’art. 384 c.p.c. Per una

piu ampia argomentazione in proposito, rinvio a R. Poli, Specificita, autosufficienza, cit., 1263 ss.

(55) V. P. Vittoria, Il filtro al ricorso per cassazione, cit., § 3.

(56) P. Vittoria, Il filtro al ricorso per cassazione, cit., § 8.

(57) V. M. Bove, op. cit., 67-68; nonche F. Carpi, op. cit., 1446. Non si tratta di mettere in

D) [«i principi regolatori sono tutte le norme che regolano il processo»] Si po-

trebbe, ancora diversamente, ragionare in questo modo: poiche la giurisdizione si at-

tua mediante il giusto processo regolato dalla legge (art. 111, primo comma, Cost.), i

principi regolatori del giusto processo sono il complesso di norme (ovvero «tutte» le

norme) che regolano il processo. Ma se cosı fosse il n. 2 dell’art. 360 bis sarebbe inu-

tile, perche la fattispecie ivi prevista sarebbe gia ricompresa dall’art. 375, n. 5, c.p.c.

E) [«la disposizione amplia le ipotesi di nullita della sentenza»] Infine, si po-

trebbe ritenere che – ferma restando l’ammissibilita del ricorso quando viene de-

nunciata una violazione di legge processuale – la norma in questione consente

l’impugnazione della sentenza, oltre che per i motivi di cui all’art. 360 nn. 1, 2

e 4, anche quando, di fatto ed a prescindere dalla sussistenza di singole fattispecie

di nullita, siano stati violati i principi regolatori del giusto processo (58). Ma qui

sembra convincente la replica per cui «nella ‘nullita’ della sentenza e del procedi-

mento (art. 360, n. 4 c.p.c.) si rispecchia una disciplina dei vizi extraformali e for-

mali degli atti processuali che non si esaurisce nella verifica estrinseca della con-

formita dell’atto ad un parametro normativo preesistente (e predefinito)» (59).

Cio detto in ordine ad una serie di possibili letture del n. 2 dell’art. 360 bis che

non mi sembrano, per le ragioni indicate, tecnicamente omologabili, e preferita la

prospettiva di non poter ritenere (anche tecnicamente) soddisfacente la conclusione

nei termini di «totale inutilita» della innovazione legislativa, vediamo, pur nella pie-

na consapevolezza della delicatezza dell’indagine in corso, quale puo essere una in-

terpretazione funzionale e tecnicamente accettabile del testo in esame. Il punto di

partenza deve essere di nuovo, a mio avviso, il fatto che la disposizione in analisi

rivista di diritto processuale 2010380

discussione l’assunto secondo cui «la natura strumentale delle norme processuali fa sı che debba-

no cedere al valore della effettivita della tutela giurisdizionale, quando non ne abbiamo concre-

tamente condizionato i risultati» (cosı P. Vittoria, op. ult. cit., § 12), tanto e vero che esso rappre-

senta il fondamento del principio di strumentalita delle forme. Si tratta, piuttosto, di prendere atto

che l’attuale modello del giudizio di cassazione – benche oggi fornisca alla Corte poteri di deci-

sione, anche nel merito, ad essa prima sconosciuti (in ogni caso nei limiti di cui all’art. 384 c.p.c.)

–, sembra comunque imporre l’annullamento della sentenza quando sussistano gli errores in pro-

cedendo o i vizi di motivazione denunciati dal ricorrente, senza consentire alla Corte stessa di

esprimere, al momento del vaglio di ammissibilita del ricorso, una c.d. prognosi postuma (per

la quale peraltro non disporrebbe nemmeno di tutti gli strumenti necessari), in ordine ai contenuti

«nel merito» della decisione che sarebbe stata resa se non vi fosse stata la violazione di legge

processuale denunciata dal ricorrente ed accertata in sede di legittimita (contra, P. Vittoria, op.

ult. cit., § 6, secondo il quale l’art. 360 bis ha introdotto «condizioni ulteriori», rispetto all’esisten-

za di un vizio che integra la violazione di legge ricompresa nell’elenco di cui all’art. 360 c.p.c.,

perche sorga il dovere della Corte di esaminare il merito del ricorso).

(58) Prospetta questa soluzione F.P. Luiso, Diritto processuale civile, II, cit., 430. V. anche

M. Farina, op. cit., § 4.

(59) Cosı A. Panzarola, Il «filtro» legale all’accesso in Cassazione, cit., § 28, che rimarca

anche l’opportunita di evitare il paradosso «di un controllo piu invasivo riguardo al ricorso che

denunzi un vizio piu grave in confronto a quell’altro che ne lamenti uno meno significativo».

V. anche S. Menchini, op. cit., 118, ove ulteriori richiami; A. Graziosi, op. cit., § 3.

si occupa di ragioni di «inammissibilita» del ricorso, ovvero di requisiti di validita

del potere esercitato e dunque, nonostante qualche dubbio che qui la lettera della

legge lascia sorgere, non di ragioni di inaccoglibilita nel merito del ricorso stes-

so (60). Il secondo passaggio si ricollega – non puo non ricollegarsi – alla interpre-

tazione del sintagma «principi regolatori del giusto processo» e, ancora prima, del

concetto di «giusto processo» utilizzato dal primo comma dell’art. 111 Cost. (61). Il

terzo passaggio interpretativo deve tener conto che la disposizione de qua contem-

pla l’ipotesi in cui la «censura» – e non il «motivo» – pare riguardare direttamente

ed immediatamente la violazione di un principio regolatore del giusto processo. Il

quarto ed ultimo passaggio deve tener conto che la modifica dell’art. 111 Cost., con

la previsione espressa ed esplicita delle garanzie del giusto processo, ha evidente-

mente inteso rafforzare le garanzie processuali, sicche sotto questo profilo mi par-

rebbe contraria allo spirito della Costituzione una lettura della nostra disposizione

che comportasse un affievolimento di tali garanzie.

Ebbene, tanto premesso, la prima considerazione da fare e che, con il poten-

ziamento delle garanzie costituzionali della giurisdizione e con l’introduzione del

valore del «giusto processo» si rende necessaria una rilettura degli istituti proces-

suali attraverso «una sensibilita ed un approccio interpretativo nuovi, sicche ogni

soluzione che si adotti nella risoluzione di questioni concernenti norme sullo svol-

gimento del processo deve essere verificata non solo sul piano tradizionale della

coerenza concettuale, ma anche, e soprattutto, per il valore sistematico e per l’im-

patto operativo sulla realizzazione dell’obbiettivo costituzionale» (62).

Non solo. Con riferimento, in particolare, al concetto di «giusto processo», mi

sembra apprezzabile l’idea secondo cui, «se sicuramente non sarebbe giusto un proces-

so che non rispettasse le garanzie di cui al secondo comma dell’art. 111 Cost., non e

detto che solo queste garanzie rappresentino e debbano rappresentare gli elementi co-

stitutivi del concetto di ‘giusto processo’. Insomma nulla esclude che in futuro la Corte

costituzionale possa trarre dal primo comma dell’art. 111 Cost., in particolare dal con-

cetto indeterminato ‘giusto processo’, la necessita di rispettare garanzie ulteriori rispet-

to a quelle esplicitate nel secondo comma dello stesso articolo» (63). In altre parole,

con il riferimento espresso a tale concetto, «il Legislatore ha voluto introdurre una vera

e propria ‘clausola generale’ destinata a funzionare – per cosı dire – come ‘norma di

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 381

(60) A mio avviso, la norma non puo contemplare un requisito che e, nello stesso tempo,

afferente all’invalido esercizio del potere di impugnazione e alla fondatezza nel merito del ricorso:

poiche quest’ultima ipotesi e gia espressamente prevista dal n. 5 dell’art. 375 c.p.c., l’apparente

contraddizione in esame contenuta nella disposizione de qua deve essere risolta nel senso dell’i-

nammissibilita in senso tecnico.

(61) In tema v., da ultimo, M. Mengozzi, Giusto processo e processo amministrativo, Mi-

lano 2009, 3 ss.; nonche L.P. Comoglio, Etica e tecnica, cit., passim. Per una valorizzazione del

sintagma «principi regolatori del giusto processo» nell’interpretazione della norma in esame, sia

pure in una prospettiva diversa da quella qui sostenuta nel testo, v. S. Menchini, op. cit., 119.

(62) Cosı Cass., sez. un., 28 febbraio 2007 n. 4636, in motivazione.

(63) M. Bove, Art. 111 Cost. e «giusto processo civile», cit., 23.

apertura’ del sistema delle garanzie costituzionali della giurisdizione [...]. Quella clau-

sola, infatti, rappresenta lo strumento operativo dato alla Corte costituzionale per arric-

chire la gamma delle garanzie processuali» (64). E si portano, a titolo di esempio, quali

principi che potrebbero essere in futuro riconosciuti dalla Corte costituzionale come

imprescindibili garanzie del «giusto processo» ex art. 111 Cost., il principio del doppio

grado di giurisdizione nel merito, il principio della pubblicita dei giudizi (65).

Se appare condivisibile quanto appena osservato, vuol dire che, anche nel va-

lutare la sussistenza di eventuali errores in procedendo, l’attivita di sindacato della

Corte si trovera a dover affrontare questa nuova ondata di possibili argomenti cri-

tici – di «censura», appunto – fondati sulla asserita violazione dei principi del «giu-

sto processo» (66). Sicche, anche ammesso che il nostro filtro, in quanto tale, deve

operare con funzione di «sbarramento» del flusso di ricorsi in entrata (67), l’opera

di sbarramento si giustifica proprio in relazione ai motivi di ricorso fondati sulla

violazione dei principi regolatori del giusto processo.

In questa direzione, la «censura» relativa alla violazione dei principi regolatori

del giusto processo potrebbe sussistere, anzitutto, nei casi in cui il ricorrente richia-

ma e valorizza uno o piu dei principi gia sanzionati dall’art. 111 Cost., quale argo-

mento portante (del motivo) per fondare una determinata interpretazione di una

norma di legge o della disciplina di un istituto processuale, alla stessa stregua di

quanto fa la stessa Corte: si pensi al principio della ragionevole durata invocato

dalla Corte di recente, come noto, per una revisione del regime del difetto di giu-

risdizione o della possibilita di frazionare l’unico credito in separati processi ed in

molti altri casi (68). In secondo luogo, si puo ritenere che il ricorrente possa denun-

ciare per cassazione la illegittimita della sentenza assumendo – sempre quale argo-

mento portante del motivo – la violazione di un principio che, pur non avendo (an-

cora) una copertura costituzionale espressa, si deve ritenere recepito tra i principi

regolatori del «giusto processo».

In entrambi i casi, i principi sono richiamati «quali strumenti ermeneutici gene-

rivista di diritto processuale 2010382

(64) G. Vignera, Il giusto processo regolato dalla legge, cit., 12-13.

(65) V. M. Bove, op. ult. cit., 24 ss.; G. Vignera, op. cit., 15 ss., 19 ss.

(66) V. B. Sassani, op. cit., § 16, il quale rimarca che la censura in parola «e diventata or-

mai lo standard di un gran numero di ricorsi (che variamente la distribuiscono tra i nn. 4, 5 e 3),

onde la sua evocazione non e cosı irragionevole come potrebbe apparire».

(67) Cosı P. Vittoria, Il filtro al ricorso per cassazione, cit., § 7, ove si osserva che alle

disposizioni in esame deve darsi un significato idoneo «a restringerne l’ambito entro il quale,

se mancassero, la corte avrebbe il dovere di esaminare il ricorso, discuterne gli argomenti, veri-

ficarne il fondamento».

(68) V. in proposito la rassegna di F. De Santis, La ragionevole durata, l’applicazione del-

la norma processuale e la rimessione in termini: «trittico» per un processo d’inizio secolo, in Riv.

dir. proc. 2009, 875 ss., ove i richiami alle pronunce della Suprema Corte. Sull’attuale tendenza

della Corte a «ragionare per principi», v. A. Panzarola, op. cit., § 33 ss.; nonche Cass., sez. un., 15

dicembre 2008, n. 29294. Per osservazioni non lontane da quelle riportate nel testo, v. A. Grazio-

si, op. cit., § 3.

rali», nell’ottica di una lettura costituzionalmente orientata delle norme ordina-

rie (69). Nello stesso tempo la Corte di cassazione, simmetricamente, alla stregua

del filtro in esame, potra dichiarare inammissibili i ricorsi quando il richiamo al prin-

cipio regolatore del giusto processo appare manifestamente infondato: i) o perche si

denuncia la violazione di principi geneticamente ricavabili da garanzie che, contra-

riamente alle deduzioni del ricorrente, non possono ritenersi recepite tra le garanzie

del «giusto processo»; ii) oppure perche la censura richiama (la violazione di) un

principio non ricavabile da una garanzia del «giusto processo»; iii) oppure ancora

perche la censura richiama (la violazione di) un principio ricavabile da una garanzia

del «giusto processo» che tuttavia non ha alcuna rilevanza nel caso di specie.

Si trattera, pertanto, di ricorsi del tutto privi di fondamento (con censura «ma-

nifestamente infondata»), inammissibili perche, a bene vedere, fondati su fatti che

non costituiscono motivi di annullamento della sentenza: poiche formalmente il

motivo sussiste e, secondo il ricorrente, esso dovrebbe rientrare tra quelli indicati

nell’art. 360 c.p.c., l’ipotesi, in base ad una valutazione rigorosa, sembra esorbitare

dalla disposizione di cui all’art. 375, n. 1, ultima parte (70).

Le ragioni di opportunita della interpretazione qui prospettata del n. 2 dell’art.

360 bis, c.p.c. sono cosı individuabili. Essa: a) presenta le minori forzature dal

punto di vista dell’interpretazione letterale (71); b) non confonde il piano del valido

esercizio del potere di impugnazione con quello della fondatezza nel merito dei

motivi di ricorso proposti; c) non crea problemi di sovrapposizione con la fattispe-

cie di decisione in camera di consiglio prevista dal punto n. 5 dell’art. 375 c.p.c.; d)

elimina qualunque sospetto di illegittimita costituzionale della disposizione in esa-

me; e) anzi, si pone in linea con lo spirito del novellato art. 111 Cost., il quale ha

evidentemente inteso rafforzare le garanzie processuali; f) dal punto di vista del-

l’opportunita, ovvero della funzionalita allo scopo avuto di mira dal legislatore, an-

che costituzionale: f1) consente di stimolare l’evoluzione e l’arricchimento dei

principi regolatori del «giusto processo» (72); f2) consente di disincentivare la pro-

il c.d. filtro di ammissibilita del ricorso per cassazione 383

(69) V. L.P. Comoglio, Abuso dei diritti di difesa, cit., § 2, nel testo all’altezza della nota

17 e nella nota stessa.

(70) E proprio questa caratteristica della fattispecie ipotizzata nel testo che potrebbe giusti-

ficare l’apparente contraddizione contenuta nella lettera della legge, laddove si parla di «manifesta

infondatezza» della censura (che e «formalmente» presente) come causa di inammissibilita del

ricorso, perche, a ben vedere, il motivo e «sostanzialmente» mancante. In questa direzione,

con riferimento a taluni errores in procedendo, si profila l’applicazione di entrambi i filtri dell’art.

360 bis: ai fini dell’ammissibilita del ricorso e anzitutto necessario che il ricorrente indichi in mo-

do specifico la censura di rito che propone; secondariamente, ove la censura sia relativa alla vio-

lazione di un principio regolatore del giusto processo, e necessario che essa sia non manifesta-

mente infondata.

(71) Tenuto conto, come gia rilevato, che l’apparente contraddizione tra questione di rito e

questione di merito deve essere risolta nel senso che la disposizione contempla un requisito di

inammissibilita in senso tecnico. V. altresı quanto osservato nella nota precedente.

(72) Sul punto v. F.A. Genovese, op. cit., § 2.3.

posizione di ricorsi che non siano ben ponderati in ordine alla individuazione dei

principi regolatori del giusto processo che si assumono violati; per l’effetto, con-

sente di ottimizzare le risorse del giudizio di cassazione, indirizzando il carico di

lavoro delle sezioni ordinarie solo nei confronti dei ricorsi che appaiano ben pon-

derati in merito alla individuazione dei principi regolatori del giusto processo che si

assumono violati. Il tutto sulla base di un esame preliminare di ammissibilita dei

motivi ad opera dell’apposita sezione della Corte che puo essere svolto tanto rapi-

damente quanto efficacemente; f3) non sottrae all’apposita sezione della Corte quel

potere che le si voleva attribuire con la lettura prevalente e qui non condivisa: in-

fatti, giusta il novellato art. 376, primo comma, c.p.c. – e l’espresso richiamo ivi

contenuto all’art. 375, n. 5, c.p.c. – l’apposita sezione della Corte puo sempre av-

viare i ricorsi manifestamente infondati alla pronuncia in camera di consiglio (73).

4. – In un momento di grave crisi della giustizia civile servono discorsi chiari da

parte del legislatore e risposte chiare alle domande di giustizia da parte della magi-

stratura ed in particolare della Corte di cassazione. Quanto ai primi, non sembra che

il legislatore del 2009 si sia mosso adeguatamente, anzi, si puo dire senza mezzi ter-

mini che si e mosso malissimo. Quanto alle seconde, io credo che tutte le volte in cui

il ricorrente abbia chiaramente indicato, nel suo ricorso, l’error, in iudicando o in

procedendo, per il quale chiede l’annullamento della sentenza, e questo error sia ri-

compreso tra quelli previsti dall’art. 360 c.p.c., la Corte debba esaminare nel merito il

ricorso stesso previa discussione in pubblica udienza, per accoglierlo o rigettarlo, a

seconda che sia fondato o infondato, e cosı rendere giustizia. Per disincentivare la

proposizione di ricorsi mal redatti e/o con insufficienti prospettive di accoglimento,

non vi potrebbe essere miglior strumento, in Italia, di una congrua condanna alle spe-

se per i ricorrenti avventati. Ma questo strumento esiste da sempre ed il legislatore

del 2009, irrobustendolo non poco, pare averne invocato una piu convinta applica-

zione. Ogni altro discorso rischia di allontanarci dal «giusto processo» – e, per l’ef-

fetto, dalla «giusta decisione», da intendersi (anche) come decisione nel merito delle

istanze di giustizia – cui invece dovremmo tendere alla luce dell’art. 111 Cost. (74).

Roberto Poli

Professore associato

nell’Universita di Cassino

rivista di diritto processuale 2010384

(73) E appena il caso di notare che questa interpretazione del n. 2 non implica, di per se, i

rischi che si corrono adottando il c.d. «ragionamento per principi», rischi evidenziati da A. Pan-

zarola, op. cit., § 35 ss.

(74) Nel senso che il «giusto processo» e quello che tende (anche) alla sentenza nel merito

v., gia molti anni prima della riforma dell’art. 111 della Costituzione, Cass., ord., 12 febbraio

1992, n. 123, in Foro it. 1992, I, 1714, con nota di A. Proto Pisani, Violazione di norme proces-

suali, sanatoria «ex nunc» o «ex tunc» e rimessione in termini; piu di recente, v. Cass. 11 febbraio

2009, n. 3362; Cass., sez. un., 6 marzo 2009, n. 5456; Cass., ord., 16 aprile 2009, n. 9004. V.

anche Corte Cost. 9 luglio 2009, n. 207 sul diritto al giudizio in Cassazione.