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Modello A1 TITOLO DEL PROGETTO Il Cineforum per l’Unità d’Italia… i centocinquant’anni…. Proponente Docente referente Fasolino Lucia Gruppo dei docenti coinvolti Fasolino Lucia Alfano Rachele Fiorillo Carla Consiglio d’interclasse Scuola dell’infanzia/scuola Primaria /scuola Secondaria di I° di Lanzara Classi/sezioni III A-B-C-D

Il cineforum per l’unità d’italia

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Page 1: Il cineforum per l’unità d’italia

Modello A1TITOLO DEL PROGETTO

Il Cineforum per l’Unità d’Italia… i centocinquant’anni….

ProponenteDocente referente

Fasolino Lucia

Gruppo dei docenti coinvolti

Fasolino Lucia Alfano Rachele Fiorillo Carla

Consiglio d’interclasse

Scuola dell’infanzia/scuola Primaria /scuola Secondaria di I° di

Lanzara

Classi/sezioniIII A-B-C-D

BISOGNI FORMATIVI RILEVATI

Page 2: Il cineforum per l’unità d’italia

Sviluppare il senso sociale Tutelare e consolidare l’identità individuale, familiare,sociale e

valorizzare le peculiarità legate alla propria storia, alle proprie radici Formare ed educare all’immagine Accrescere la sensibilità dei ragazzi attraverso proiezioni guidate

DESTINATARI

PLESSI SEZIONI/CLASSI GRUPPI DI ALUNNIClassi terze

A-B-C-DTre gruppi

Numero complessivo degli alunni coinvolti ___60______

Numero complessivo dei docenti coinvolti ___3______

Numero delle ore complessive richieste per il progetto 36___

Numero dei collaboratori scolastici richiesti durante __1__le ore del progetto

Indicare se il progetto è seguito anche da un alunno diversamente abile o Sio No

OBIETTIVI FORMATIVIOBIETTIVI COGNITIVI conoscere, pensare

criticamente, concetturalizzare, esprimere giudizi personali

Conoscere e/o approfondire il

concetto di cittadinanza attiva e

i principi fondanti della

Costituzione.

Conoscere i simboli e la relativa

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storia dell’identità nazionale (la

bandiera, l’Inno nazionale, le

istituzioni), locale, provinciale,

regionale e europea.

Conoscere le radici storiche

delle problematiche attuali

relative alla violazione dei diritti

umani.

Riflettere e diventare

consapevoli di come possiamo

oggi essere cittadini e di come

possiamo migliorare il mondo in

cui viviamo con atteggiamenti

responsabili e positivi, per

evitare che emergano

comportamenti devianti.

Saper leggere le fonti storiche Favorire la capacità di

osservazione, di analisi e di sintesi

Saper esprimere in modo semplice le proprie impressioni e le personalivautazioni

OBIETTIVI COMPORTAMENTALI approccio ai problemi in qualità di membri della società italiana

assunzione di responsabilità; comprensione e

apprezzamento delle differenze culturali;

sviluppo del pensiero critico; disponibilità alla soluzione non

violenta dei conflitti; sviluppo della sensibilità verso

la difesa dei diritti umani;

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motivare gli allievi alla visione corretta dell’opera filmica

OBIETTIVI SOCIO-AFFETTIVI sviluppare il senso di coesione sociale

sviluppare il senso di appartenenza al territorio locale

e nazionale educare alla pari dignità delle

persone

ARTICOLAZIONE E CONTENUTI DELLE ATTIVITA’

TEMPI DI ATTUAZIONE

Tre mesiOttobre

Novembre dicembre

SPAZIAula cinema

TEMI,CONTENUTI,ARGOMENTI

La Resistenza La Società nel periodo fascista I campi di internamento L’emigrazione L’unità d’Italia e le guerre

d’indipendenza I personaggi ed i fautori

dell’unità d’Italia

Prima fase Seconda fase

METODOLOGIE

Lettura ed analisi della scheda informativa relativa alla tematica da affrontare

Proiezione del film Dibattito e lavoro di

approfondimento

Prima fase Seconda fase

Page 5: Il cineforum per l’unità d’italia

STRUMENTI E TECNOLOGIEDvd

ProiettoreComputer

fotocopiatriceMODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE

TEMPI E FASI DELLA VERIFICA Prima fase

Alla fine di ogni proiezione

Seconda fase

STRUMENTI DI VERIFICA Prima fase

Attraverso schede predisposte e

dibattito

Seconda fase

MODALITA’ D’INTERPRETAZIONE-

VALUTAZIONE DEI RISULTATI DELLA VERIFICA

Prima fase

I rapporti interpersonali e sociali degli alunni

L’uso di un linguaggio appropriato

Le competenze per riconoscere le molteplici problematiche evidenti e latenti nel film visionato

Seconda fase

DOCUMENTAZIONE Prima faseRaccolta in itinere delle schede e degli eventuali cartelloni preparati

Seconda fase

PREVENTIVO DI SPESAELENCO DEI MATERIALI

COSTO UNITARIO COSTO COMPLESSIVO

4 dvdFogli per fotocopiatrice

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Cartoncini bristolcolori

SI ALLEGA: ……………………………………………………………… ……………………………………………………………… ……………………………………………………………… ……………………………………………………………… ……………………………………………………………… ………………………………………………………………

FIRMA DEL DOCENTE RESPONSABILE

CASTEL SAN GIORGIO,__/__/___

FIRMA DEI DOCENTI PARTECIPANTI

Page 7: Il cineforum per l’unità d’italia

 

Il Congresso di Vienna fu convocato il 22 settembre del 1814 dalle potenze (Austria, Gran Bretagna, Prussia e Russia) che sconfissero Napoleone Bonaparte  con l’obiettivo di ripristinare l’assetto politico europeo presente prima delle campagne napoleoniche. A questo congresso parteciparono ben 216 delegazioni provenienti da tutta Europa, tra le quali anche la Francia con il ministro Talleyrand in veste di osservatore. Dominatore indiscusso del congresso fu il primo ministro asburgico Metternich. Il congresso si prefiggeva anche l’obiettivo di dare all’Europa un assetto stabile per impedire le mire espansionistiche della Francia. Vi era un solo modo per garantire la pace duratura in Europa: limitare il potere di

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ciascuna potenza in modo che nessuna di esse risultasse troppo rafforzata rispetto alle altre.  

  Due furono i principi alla base del lavoro del Congresso: 1.         Il principio di equilibrio, volto ad impedire che uno Stato potesse imporsi sugli altri;2.         Il principio di legittimità con il quale si restaurarono sui troni le dinastie regnanti prima delle campagne napoleoniche. La tendenza del Congresso fu quella di rafforzare l’assolutismo monarchico e di impedire la diffusione delle idee francesi. Lo spirito della restaurazione fu perciò antiliberale e volto alla negazione del principio di nazionalità (popolo sovrano). 

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  Dopo aver riorganizzato l’assetto politico europeo bisognava preservarlo il più a lungo possibile. Nel settembre 1815, su iniziativa dello zar Alessandro I, Russia. Prussia ed Austria firmarono il documento istitutivo della Santa Alleanza, patto questo che non vincolava i contraenti ad alcun obbligo preciso e concreto. Il testo affermava che i sovrani si sarebbero prestato aiuto e soccorso in ogni luogo e in ogni occasione. In un secondo tempo aderirono alla Santa Alleanza anche altre potenze europee, tra le quali la Francia. Nel novembre del 1815, su iniziativa britannica, fu stipulata la Quadruplice Alleanza tra Gran Bretagna, Russia, Prussia ed Austria, volta ad impedire che l’assetto e l’ordine delineati dal Congresso potessero essere rotti. La Francia venne posta

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a sorveglianza speciale da parte dell’Alleanza e inizialmente rimase esclusa dal “concerto europeo”.Nel 1818 il Congresso di Aquisgrana riconobbe la Francia come una potenza e le concesse di far parte del concerto. Nacque così la Pentarchia.La risposta alla politica antiliberale del Congresso non si fece attendere I gruppi liberali, che chiedevano l’instaurazione di governi costituzionali, erano una minoranza politica e sociale che faceva capo principalmente ad esponenti intellettuali e della borghesia imprenditoriale. Questi gruppi non potendo operare alla luce del sole si organizzarono in società segrete con attività cospirativa clandestina. In Italia la società segreta più famosa era la Carboneria che aveva filiali in tutta la penisola.Negli anni 1820-1821, in Spagna, in Portogallo e in Italia scoppiarono dei moti insurrezionali promossi da gruppi liberali i quali, però, non ottennero l’appoggio delle masse popolari. Nella penisola iberica questi moti costrinsero i regnanti a promulgare delle Costituzioni. In Italia il 1 luglio 1820 scoppiarono dei moti insurrezionali che interessarono il Regno delle Due Sicilie. I moti furono promossi da Michele Morelli e Giuseppe Silvati, due ufficiali carbonari, e ben presto dilagarono in tutto il napoletano. Alla rivolta si unì anche Guglielmo Pepe, ex ufficiale napoleonico, assumendone il comando. Il re Ferdinando I fu costretto a concedere la Costituzione. Il 15 luglio 1820 la rivolta esplose anche in Sicilia dove il moto assunse, oltre al carattere costituzionale, soprattutto quello separatista. Il governo di Napoli inviò Florestano Pepe il quale, per reprimere il moto, cercò di trattare con i rivoltosi, ma invano. Fu inviato quindi Pietro Colletta il quale sedò la rivolta nel sangue (settembre 1820). Animati dagli eventi accaduti in Spagna e nell’Italia meridionale, le società segrete

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lombarde e quelle del regno di Sardegna intensificarono la propria attività cospirativa, ma nell’ottobre del 1820 la polizia austriaca arrestò alcuni carbonari tra i quali Pietro Maroncelli e Silvio Pellico. FedericoConfalonieri, capo della setta segreta dei federati di Lombardia, decise di passare all’azione pensando di poter contare sull’appoggio di Carlo Alberto, principe di Carignano, il quale nutriva simpatie per i gruppi liberali. Il moto piemontese fu guidato dal conte Santorre di Santarosa. In Piemonte la guarnigione militare dei rivoltosi raggiunse Torino il 12 marzo. Vittorio Emanuele I abdicò in favore di Carlo Felice il quale, trovandosi a Modena, affidò la reggenza a Carlo Alberto. Questi concesse la Costituzione che sarebbe entrata in vigore  a seguito dell’approvazione di Carlo Felice. Il re sconfessò l’iniziativa di Carlo Alberto e minacciò di unirsi alle truppe di Novara, fedeli alla Corona. In Lombardia, invece, i piani di Confalonieri furono scoperti dalla polizia austriaca e l’insurrezione saltò. In aprile Carlo Alberto al capo di un esercito piemontese e austriaco sconfisse i rivoltosi di Santorre di Santarosa a Novara; così si concludero i moti rivoluzionari del 1820-21.L’Austria che era la più interessata, a reprimere i moti fece convocare a  Troppau  un congresso dove Austria, Russia e Prussia  proclamarono il principio d’intervento. In un Congresso a Lubiana fu deciso l’intervento armato nel napoletano. Il 23 marzo 1821 le truppe austriache abbatterono il regime costituzionale napoletano.Con il Congresso di Verona fu dato mandato alla Francia di reprimere il regime costituzionale spagnolo che, nonostante l’accanita resistenza dei gruppi liberali, cadde nell’ottobre del 1823. In Portogallo, invece, il regime costituzionale fu soppresso dalle forze assolutiste interne, riorganizzatesi nel frattempo.Nel 1830 scoppiarono in Europa nuove rivolte che determinarono in Francia e in Belgio una

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prima rottura negli assetti stabiliti dal Congresso di Vienna. In Francia scoppiò una rivolta popolare contro Carlo X il quale era intenzionato a ripristinare totalmente l’antico regime. La “rivoluzione di luglio” portò sul trono francese il conte Luigi Filippo d’Orleans. La Francia divenne così una monarchia costituzionale. In Belgio il 23 agosto 1830 a Bruxelles la popolazione insorse chiedendo l’indipendenza dall’Olanda. L’intervento dell’Alleanza a difesa del re Guglielmo I fu impedito da Luigi Filippo d’Orleans il quale affermò che per garantire la pace in Europa era necessario non intervenire. Il Belgio divenne così uno Stato indipendente e poté dotarsi di una Costituzione liberale. In Italia l’attività cospirativa della carboneria non si era arrestata, ma era rimasta vitale soprattutto nell’Italia centrale.Gli eventi parigini spronarono i gruppi liberali all’azione. La carboneria, grazie ad Enrico Misley aveva preso contatti con Francesco IV duca di Modena il quale era intenzionato a costruire uno Stato nell’Italia centro-settentrionale sfruttando i moti liberali. Nella rivolta diretta da Ciro Menotti furono coinvolte l’Emilia, la Romagna e le Marche. L’improvviso cambiamento dell’atteggiamento di Francesco IV portò, però, all’arresto di Ciro Menotti ma non impedì lo scoppio della rivolta. Grazie a questi moti, nei ducati di Parma e Toscana e in alcuni territori pontifici furono instaurati dei governi provvisori; l’esercito dei rivoluzionari, però, non riuscì a resistere alla reazione austriaca. Nell’Italia centrale furono così ristabiliti i sovrani preesistenti. Le cause principali dell’insuccesso di questi moti furono il mancato appoggio sia delle masse popolari che di una grande potenza.  

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   L’insuccesso dei moti carbonari fu dovuto da una parte al metodo di lotta  e dall’altra al mancato appoggio popolare . Uno dei protagonisti del movimento nazionale italiano fu Giuseppe Mazzini, membro della carboneria, il quale puntava alla costituzione di un’Italia “una, libera, indipendente e repubblicana”.Mazzini rifiutava l’idea di un’Italia federale; era convinto che uno Stato centralizzato avrebbe meglio rappresentato l’unità nazionale. Secondo Mazzini il popolo aveva come missione quella di portare a termine l’unità nazionale che non doveva essere realizzata da un sovrano italiano né con l’aiuto di una potenza straniera ma attraverso un’insurrezione popolare.Nel 1831 Mazzini fondò la Giovine Italia, un’organizzazione clandestina nazionale che

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doveva incitare alla lotta popolare. La visione mazziniana, però, andava di là dei confini nazionali: da ciò la nascita della Giovine Europa che fu fondata dallo stesso Mazzini nel 1838.Il metodo scelto da Mazzini per la lotta fu quello del ricorso ai moti insurrezionali che avrebbero innescato poi una sollevazione delle masse popolari preparate all’azione per mezzo della propaganda. I tentativi insurrezionali promossi dai mazziniani si trasformarono tutti in pesanti sconfitte. I motivi di tali insuccessi vanno principalmente ricercati nella propaganda di obiettivi che le masse popolari non recepivano come propri e nell’incapacità di “convincere” le masse.Gli obiettivi indicati da Mazzini non coinvolgevano la stragrande maggioranza della popolazione costituita da contadini (Mazzini, ad esempio, non affrontava il problema della terra per loro fondamentale).Tra i tentativi insurrezionali falliti vi è quello dei fratelli Bandiera che, non avendo ottenuto l’appoggio dei contadini calabresi, furono catturati e fucilati dai Borboni.In Italia, mentre i mazziniani “perdevano colpi” anche a causa del fallimento dei moti insurrezionali, si andavano affermando, guadagnando consensi, i liberali moderati la cui visione prevedeva un processo d’unificazione lento e senza spargimento di sangue: tale processo si sarebbe concluso con la nascita di uno Stato federale.Nel 1848 l’Europa fu nuovamente investita da un’ondata di moti insurrezionali. In Francia la situazione politica ed economica era estremamente precaria a causa dell’atteggiamento di stampo conservatore assunto da Luigi Filippo d’Orleans. Gli oppositori del sovrano diedero vita alla “campagna dei banchetti”, chiamata così perchè i comizi politici venivano camuffati con banchetti offerti da esponenti antigovernativi. Il tentativo da parte del ministro Guizot di impedire uno di

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questi banchetti sfociò in una rivolta popolare che portò alla nascita della repubblica. Fu proclamato il diritto al lavoro e furono creati gli opifici nazionali volti ad eliminare la disoccupazione. Fu anche introdotto il suffragio universale maschile. Gli opifici nazionali, improduttivi e troppo costosi, furono ben presto chiusi dalla borghesia moderata, salita al potere, dopo aver fatto sedare nel sangue dalla guardia nazionale una rivolta operaia.Fu così varata una Costituzione moderata e la Francia divenne una Repubblica Presidenziale. Come primo presidente della Repubblica fu nominato Luigi Napoleone.I moti insurrezionali interessarono anche l’impero asburgico dove, promossa da studenti e insegnanti, scoppiò nel 1848 una rivolta che da Vienna si diffuse in tutto l’impero per il passaggio all’offensiva dei vari movimenti democratici. Tale offensiva ebbe come conseguenza l’abbandono di Vienna da parte di Metternich prima e di Ferdinando I dopo e la costituzione di governi provvisori a Budapest e a Praga.Insurrezioni scoppiarono nel 1848 anche in Germania dove si sollevò una rivolta che da Berlino si diffuse nelle altre città tedesche. Fu quindi convocata un’assemblea costituente di Francoforte con lo scopo di scrivere la Costituzione per la Germania unificata.In Italia la rivolta scoppiò inizialmente a Venezia e a Milano che si ribellarono alla dominazione asburgica.Anche l’Italia meridionale fu investita da moti insurrezionali. A Palermo scoppiò una rivolta che costrinse Ferdinando II a concedere la Costituzione. La rivolta si propagò anche in altre città italiane costringendo i sovrani a concedere anch’essi la Costituzione.A Venezia, la rivolta fu guidata da Daniele Manin e Nicolò Tommaseo e portò alla proclamazione della Repubblica di San Marco (17-03-1848).

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La rivolta milanese (conosciuta anche come le cinque giornate di Milano) fu guidata da Carlo Cattaneo e portò all’instaurazione di un governo provvisorio costituto dagli insorti.La vittoria milanese spinse Carlo Alberto (sul trono dal 1831) a dichiarare guerra all’Austria. A lui si unirono anche Pio IX, Leopoldo II e Ferdinando II; la guerra contro l’Austria divenne quindi una guerra nazionale (I Guerra d’Indipendenza 1848-1849). Per i personali interessi di Carlo Alberto l’intesa si ruppe presto. Il regno sabaudo, dopo qualche successo contro l’Austria, fu costretto a firmare l’armistizio con gli austriaci.Nel 1849 nell’impero asburgico, grazie all’esercito fedele alla corona, fu restaurata la vecchia monarchia.In Germania Federico Guglielmo IV rifiutò la corona offertagli dall’assemblea di Francoforte e ripristinò con le armi la monarchia abbattuta dagli insorti.In Italia la fine della “guerra regia" diede inizio alla guerra del popolo. Purtroppo la guerra dei democratici ebbe dimensioni di gran lunga inferiori a quelle sperate da Mazzini.Nel regno delle due Sicilie i borboni liquidarono la Costituzione prima concessa.Nello Stato pontificio, a seguito della mobilitazione dei democratici e dei liberali, sorse nel 1849 la Repubblica Romana governata da un triunvirato: Mazzini, Saffi ed Armellini, che intraprese una politica di laicizzazione dell’ex Stato pontificio.In Toscana, i democratici costrinsero Leopoldo II a fuggire a Gaeta dove già si era rifugiato Pio IX. Anche la Toscana fu governata da un triunvirato: Guerrazzi,  Montanellie Mazzoni.Mazzini, a seguito della situazione favorevole determinatasi, voleva accelerare il processo di unificazione, ma trovò l’opposizione di Guerrazzi.Carlo Alberto, timoroso per la caduta di prestigio della monarchia sabauda, piuttosto che

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sottostare alle pesanti condizioni austriache imposte con la pace, decise di continuare la guerra. Una nuova sconfitta lo portò ad abdicare a favore di Vittorio Emanuele II.Intanto l’esercito austriaco occupò la Toscana consentendo a Leopoldo II di riprendere il potere.La repubblica Romana cadde per l’intervento di Luigi Napoleone erettosi a difensore dei cattolici per accappararsene l’appoggio.L’ultima a cadere, dopo una lunga resistenza all’assedio degli austriaci, fu la Repubblica di Venezia.L’unico stato italiano che non subì moti rivoluzionari fu lo Stato sabaudo. Alla guida del governo sabaudo vi era Camillo Benzo di Cavour, per il quale il regno di Sardegna, stringendo alleanze con potenze straniere, doveva cacciare l’Austria dalla penisola per poter costituire un vasto regno dell’Italia Settentrionale. Tale convinzione portò Cavour ad inviare in Crimea un contingente sardo; ciò consentì al regno sabaudo di partecipare al Congresso di Parigi dove Cavour sollevò la questione italiana.Di fronte all’ennesimo insuccesso dei mazziniani nella spedizione di Sapri, Cavour, nell’incontro segreto di Plombiers, decise di allearsi con la Francia. Secondo gli accordi stipulati, Napoleone III (Luigi Napoleone diviene imperatore nel 1852 con tale nome) sarebbe entrato in guerra a fianco del regno sabaudo solo se quest’ultimo fosse stato attaccato dall’Austria. In cambio la Francia avrebbe ricevuto Nizza e la Savoia. Cavour, per provocare l’Austria, fece disporre truppe sabaude lungo il confine con i territori austriaci. 

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 Dopo un ultimatum austriaco respinto da Vittorio Emanuele II, l’Austria attaccò il regno di Sardegna (II Guerra d’Indipendenza). Come da patti la Francia si schierò con Vittorio Emanuele II. Dopo una serie di vittorie delle truppe sardo-francesi, Napoleone III propose all’Austria un armistizio in quanto nell’Italia centrale esponenti filopiemontesi, saliti al potere, chiedevano l’annessione al regno sabaudo. Il 12 luglio 1859 a Villafranca fu siglata la pace tra Francia ed Austria. La pace prevedeva la cessione della Lombardia da parte dell’Austria alla Francia, la quale successivamente la consegnò all’Italia, e la restaurazione dell’ordine nell’Italia centrale. Nel 1860 nell’Italia centrale si tennero dei plebisciti con esito favorevole all’annessione al regno sabaudo. Terminava così la prima fase dell’unificazione pensata da Cavour.A questo punto entrarono in scena i mazziniani con l’organizzazione di una spedizione di mille volontari guidati da Giuseppe Garibaldi, avente lo scopo di fare insorgere le masse popolari meridionali. La spedizione partì da Quarto il 5 maggio 1860.Garibaldi, sbarcato in Sicilia, piegò subito la resistenza delle male armate truppe borboniche e, in nome di Vittorio Emanuele II, vi proclamò la dittatura. Dopo aver sedato nel sangue un moto contadino contro i proprietari terrieri iniziò la risalita verso Napoli. Garibaldi sbarcò in Calabria in località Rumbolo di Melito di Porto Salvo (19 agosto 1860) che costituisce la parte più a sud dell’Italia continentale. Nelle acque del mar Ionio, antistanti la dimora che scelse per le

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proprie truppe (oggi denominata Casina dei mille e che al tempo apparteneva ai marchesi Ramirez), era visibile sino a poco tempo fa la nave garibaldina “Torino” arenatasi durante lo sbarco frettoloso delle truppe, avvenuto sotto il fuoco nemico delle navi borboniche e la resistenza di uno sparuto gruppo di fedeli ai borboni prontamente messo a tacere. Nella Casina dei mille Garibaldi dimorò un paio di giorni per far riprendere fiato alle sue truppe, sopportando anche l’attacco delle navi borboniche che non ebbe però alcun esito. Di tale attacco è testimonianza una palla di cannone ancora oggi visibile sul muro di un balcone della casina, mentre lo sbarco di Rumbolo è ricordato da una stele eretta nel punto esatto dello sbarco.  

  Da Melito di Porto Salvo i mille risalirono attraverso l’Aspromonte sino a Napoli dove entrarono il 7 settembre 1860.Intanto, per paura che Garibaldi potesse giungere a Roma, Cavour inviò truppe piemontesi in Umbria e nelle Marche, occupandole. Le truppe quindi si misero in marcia verso Napoli pronte a scontrarsi con Garibaldi il quale però non era interessato a combattere contro di esse. Questi preferì attendere l’arrivo del re.Nel frattempo nell’Italia meridionale si tennero dei plebisciti per l’annessione al regno sabaudo, che ebbero esito favorevole.Il 26 ottobre 1860, con lo storico incontro di Teano, Garibaldi consegnò a Vittorio Emanuele II tutti i territori da lui liberati. In epoca immediatamente successiva anche le Marche e l’Umbria furono annesse al regno sabaudo per mezzo di plebisciti. L’unificazione nazionale prendeva così corpo, anche se essa non era

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ancora completa perché il Lazio rimaneva territorio papale e il Veneto era in mano austriaca. Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II era proclamato re d’Italia.  

  Con lo scoppio della guerra austro-prussiana del 1866, l’Italia si schierò con la Prussia con il premeditato intento di sottrarre il Veneto all’Austria (III Guerra d’Indipendenza). La guerra ebbe esito negativo per l’Italia, ma, grazie alle vittorie prussiane e alla pace di Vienna, il Veneto fu annesso al regno d’Italia.Per il completamento del processo d’unificazione mancava soltanto l’annessione dello Stato pontificio, operazione questa di difficile attuazione in quanto Pio IX non era in alcun modo intenzionato a rinunciare al potere temporale. Di fronte a questo rifiuto del papa, Garibaldi e i suoi volontari tentarono per due volte di occupare Roma ma Napoleone III, protettore dello Stato pontificio, glielo impedì. Con la caduta di Napoleone III a seguito della guerra franco-prussiana, truppe italiane guidate dal generale Cadorna entrarono a Roma dopo essersi aperti un varco presso Porta Pia (20 settembre 1870), ponendo fine al potere

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temporale del papa. Nel luglio 1871 Roma divenne la capitale del regno d’Italia. L’unità d’Italia si era finalmente realizzata. “Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani” Questa frase, coniata da Ferdinando Martini nel 1896 per sintetizzare un concetto di Massimo D’Azeglio (predecessore di Cavour alla guida del governo sabaudo), intendeva mettere in evidenza l’importante e difficile compito che spettava al nuovo governo del Regno d’Italia. L’Italia unita era un paese di 22 milioni di abitanti ed era molto arretrata sia socialmente che economicamente. L’80% della popolazione era analfabeta, l’economia si basava ancora sull’agricoltura e vi era un enorme divario tra Nord e Sud che originò la questione meridionale. Il nuovo governo, quindi, oltre a risolvere i problemi economici dell’Italia, doveva anche cementare un’identità nazionale ancora inesistente. Questa assenza di identità nazionale si manifestò nell’Italia meridionale con il brigantaggio e con rivolte popolari per la mancata distribuzione delle terre ancora nelle mani dei latifondisti. A questi problemi vanno aggiunti la maggiore pressione fiscale del nuovo governi italiano rispetto al precedente borbonico e l’introduzione della leva obbligatoria sconosciuta nell’Italia meridionale. 

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INNI E CANTI DEL RISORGIMENTO D'ITALIA

LA RONDASU LOMBARDI ALL'ARMI ALL'ARMICORO DEL NABUCCOCORO DEI CROCIATI E PELLEGRINIINNO DELLA REPUBBLICA PARTENOPEAVERSIONE DEGLI INSORGENTI?CHI PER LA PATRIA MUOR...INNO NAZIONALEINNO DEGLI STUDENTI DEL 1848INNO DEL '48LA STELLA DEI SOLDATILA BANDIERA TRICOLOREI TRE COLORIINNO A GARIBALDIINNO A GARIBALDI (versione più tarda)

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SUONI LA TROMBAIO VORREI CHE A METTERNICCHEAI MORTI PER LA PATRIALA BELLA GIGOGINL'ADDIO DEL VOLONTARIO TOSCANOA TONINA MARINELLOALL'ARMI! ALL'ARMI !LA CARABINA DEL BERSAGLIEREO GIOVANI ARDENTIINNO DI MAMELIA FERRO FREDDOSUONA LA TROMBA...DELLE SPADE IL FIERO LAMPOCAMICIA ROSSALA RONDINELLA DI MENTANAINNO DI OBERDANA TRIPOLIL'ADDIO DEL BERSAGLIER

 LA RONDA O giovani ardenti d'italico ardore serbate il valore pel dì del pugnar!  Viva l'Italia indipendente, viva l'unione, la libertà! Stringiamoci assieme di trombe allo squillo, giuriam sul vessillo, vittoria o morir!  Viva l'Italia indipendente, 

Page 24: Il cineforum per l’unità d’italia

viva l'unione, la libertà! Stringiamoci assieme, ci unisca un sol patto, del dì del riscatto l'aurora spirò!  Viva l'Italia indipendente, viva l'unione, la libertà! Zitti, silenzio, passa la ronda. Zitti, silenzio, chi va là? Plan rataplan rataplan plan plan Plan rataplan rataplan plan plan Plan rataplan rataplan plan plan Chi va là? Viva l'unione, la libertà! Viva l'unione, la libertà!     * * * * * * * *   SU LOMBARDI ALL'ARMI ALL'ARMI Su Lombardi all'armi all'armiSu Lombardi all'armi all'armidella gloria è sorto il dì Su Lombardi all'armi all'armiSu Lombardi all'armi all'armidella gloria è sorto il dì ........la patria natìa...........petti con l'armicome spèinti da.....nella pugna il nemico a fugar...................desìo....... Su Lombardi all'armi all'armiSu Lombardi all'armi all'armidella gloria è sorto il dì Su Lombardi all'armi all'armiSu Lombardi all'armi all'armi

Page 25: Il cineforum per l’unità d’italia

della gloria è sorto il dì   * * * * * * * *    CORO DEL NABUCCOVa, pensiero, sull'ali dorate,va, ti posa sui clivi, sui colli,ove olezzano tepide e mollil'aure dolci del suolo natal! Del Giordano le rive saluta,di Sionne le torri atterrate.O mia Patria sì bella e perduta,o membranza sì cara e fatal! Arpa d'or dei fatidici vatiperchè muta dai salici pendi?le memorie nel petto riaccendi,ci favella del tempo che fu! O simile di Solima ai fatitraggi un suono di cupo lamentooh t'ispiri il Signore, un concentoche ne infonda al patire virtù,che ne infonda al patire virtù, al patire virtù!   * * * * * * * *   CORO DEI CROCIATI E PELLEGRINI Oh Signore, dal tetto natìo,ci chiamasti con santa promessa;noi siam corsi all'invito di un piogiubilando per, l'aspro sentier.  Ma la fronte avvilita e dimessahanno i servi già baldi e valentideh! non far che ludibrio alle genti

Page 26: Il cineforum per l’unità d’italia

siano Cristo, i tuoi figli guerrieri  Oh fresche aure. volanti sui vaghiruscelletti dei prati lombardi !Fonti eterne ! Purissimi laghi! Oh vigneti indorati di sole  Dono infausto, crudele è la menteche vi pinge sì veri agli sguardied al labbro più dura e cocentefa la sabbia di un arido suol!  Fa la sabbia - fa la sabbia di un arido suol!D'un arido suol - d'un arido suol!   * * * * * * * *   INNO DELLA REPUBBLICA PARTENOPEA(1799) Bell’Italia, ormai ti desta!Italiani, all'armi! all'armi!Altra sorte a noi non restaChe di vincere o morir I Dalla terra dei delittimosse il passo il fuoco audacee nel sen di nostra pacevenne l'empio ad infierir.   * * * * * * * *   VERSIONE DEGLI INSORGENTI? IN REALTA' ESISTE UNA VERSIONE -PROBABILMENTE L'ORIGINARIA- PIU' COMPLETA CHE SEMBRA AMBIENTARSI NELLO STESSO PERIODO E NELLO STESSO LUOGO -NAPOLI- MA CHE SEMBRA ESSERE UN INNO DEGLI ANTIFRANCESI (Quelli del Cardinale Ruffo?)  Bell'Italia, ormai ti desta; 

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Italiani, all'armi! all'armi; Altra sorte a noi non resta Che di vincere o morir. Dalla terra dei delitti mosse il passo il Franco audace; e nel sen di nostra pace venne l'empio ad infierir. Non ha fede non ha leggi, Non ha tempio non ha nume; Di rapine di saccheggi Pasce l'empio infame cor. Coi diritti dei ladroni Scuote i troni e spoglia il tempio, E tranquilla in tanto scempio Non ti desti, Italia,ancor?Già Fernando in campo affretta Mille schiere in sua difesa: Che più tardi? Alla vendetta desta, Italia , il tuo valor. Nella terra dei delitti Si respinga il Franco audace; Speri tregua, speri pace Da si barbaro oppressor?   * * * * * * * *   CHI PER LA PATRIA MUOR... Aspra del militarbenchè la vita,al lampo dell'acciargioia l'invita. Chi per la patria muorvissuto è assai;la fronda dell'allornon muore mai. Piuttosto che languirper lunghi affanni,è meglio di morir

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sul fior degli anni. Chi muore e dar non sadi gloria un segnoalle future età,di fama è indegno.   * * * * * * * *   INNO NAZIONALE(1847)  Cittadini, accorrete, accorrete,le compatte falangi formate,ed al mondo alla fine mostratech'oggi Italia ha il suo canto guerrier. Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Sarà Italia indipendente.Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Od estinti si cadrà. Del toscano Leopoldo secondofu l'agir sublimissimo e sano,poi re Alberto, guerriero italiano,colla forza la forza ci diè. Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Per Pio nono e Carlo Alberto !Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Per Leopoldo Tosco Re ! Con tre simili intrepidi cuori,se chi opprime impedisse il pensierodel riscatto di un popolo intiero,crudo scempio di lui si farà. Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Sarà Italia indipendente.Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Od estinti si cadrà.

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 Cittadini, accorrete, accorrete,le compatte falangi formate,ed al mondo alla fine mostratech'oggi Italia ha il suo canto guerrier. Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Per Pio nono e Carlo Alberto !Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Per Leopoldo Tosco Re ! Fra noi gli odi di parte cessaro;giusta, sacra ed immensa è la speme,che ci stringe, ci agglòmera insiene,che di tante una vita ne fa. Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Sarà Italia indipendente.Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Od estinti si cadrà. Non più esigli, nè morti, nè pianti,tale è il sacro volere di Dio.Fu il fortissimo agire di Pioche i destini d'Italia mutò! Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Per Pio nono e Carlo Alberto !Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !Per Leopoldo Tosco Re ! Ei diè esempio umanissimo ai Regi,Ei dischiúseci libero il varco,e due Regi s'assunser l'incarcod'esser pronti coi figli a pugnar. Giuriami Giuriam! GiuriamiSarà Italia indipendente.Giuriam! Giuriam! Giuriam!Od estinti si cadrà.   * * * * * * * * 

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   INNO DEGLI STUDENTI DEL 1848  Quanta schiera di gagliardi,quanto riso ne' sembianti,quanta gioia negli sguardivedi in tutti scintillar! D'impugnar moschetto e spada,primi a offrire il nostro petto,di salvar questa contradagiuriam tutti nel Signor.   * * * * * * * *   INNO DEL '48 Di canti di gioia, di canti d'amorerisuoni la vita, ma, spenta nel core,non cada per essi la nostra virtù. Dai lacci sciogliemmo l'avvinto pensieroch'or libero spazia nei campi del vero;e sparsa la luce sui popoli fu. Ribelli ai tiranni di sangue bagnammole zolle d'Italia fra l'armi sposammoin sacro connubio la patria al saper. Ed essa faremo co' petti, co' carmisuperba nell'arti, temuta nell'armi,regina nell'opre del divo pensier. Ed essa faremo col core e con l'armil'Italia dei padri sognata ne' carmi

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l'Italia redenta dal giogo stranier.   * * * * * * * *   LA STELLA DEI SOLDATI  Bella bambina,capricciosa garibaldina,tu sei la stella,tu sei la bella di noi soldà. Tu sei bambina,bella bionda garibaldina,tu sei la bella,tu sei la stella di noi soldà.   * * * * * * * *   LA BANDIERA TRICOLOREE la bandiera di tre colorisempre è stata la più bella:noi vogliamo sempre quella,noi vogliam la libertà!  E la bandiera gialla e neraqui ha finito di regnare,la bandiera gialla e neraqui ha finito di regnare  Tutti uniti in un sol patto,stretti intorno alla bandiera,griderem mattina e sera:viva, viva i tre color!   * * * * * * * *  

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 I TRE COLORI E lo mio amore sé n'è ito a Siena,portommi il brigidin di due colori:il càndido è la fè che c'incatena,il rosso è l'allegria de' nostri cuori.Ci metterò una foglia di verbenach'io stessa alimentai di freschi umori.E gli dirò che il verde, il rosso e il biancogli stanno ben con una spada al fianco,e gli dirò che il bianco, il verde e il rossovuol dir che Italia il giogo suo l'ha scosso,e gli dirò che il rosso, il bianco e il verdegli è un terno che si gioca e non si perde.    * * * * * * * *   INNO A GARIBALDIAUDIO IN http://digilander.libero.it/modo1/Pagina%2022%2000.html     All'armi! All'Armi! 1. Si scopron le tombe, si levano i mortii martiri nostri son tutti risorti!Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:corriamo, corriamo! Sù, o giovani schiere,sù al vento per tutto le nostre bandiereSù tutti col ferro, sù tutti col foco,sù tutti col nome d'Italia nel cor.  Va' fuori d'Italia,va' fuori ch'è l'ora!Va' fuori d'Italia,va' fuori o stranier!  2. La terra dei fiori, dei suoni e dei carmiritorni qual'era la terra dell'armi!Di cento catene le avvinser la mano,

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ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.Bastone tedesco l'Italia non doma,non crescono al giogo le stirpi di Roma:più Italia non vuole stranieri e tiranni,già troppi son gli anni che dura il servir. Va' fuori d'Italia, etc... 3. Le case d'Italia son fatte per noi,è là sul Danubio la casa de' tuoi;tu i campi ci guasti, tu il pane c'involi,i nostri figlioli per noi li vogliam.Son l'Alpi e tre mari d'Italia i confini,col carro di fuoco rompiam gli Appennini:distrutto ogni segno di vecchia frontiera,la nostra bandiera per tutto innalziam. Va' fuori d'Italia, etc...   * * * * * * * *   INNO A GARIBALDI   All'armi! All'Armi! 1. Si scopron le tombe, si levano i mortii martiri nostri son tutti risorti!Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:corriamo, corriamo! Sù, o giovani schiere,sù al vento per tutto le nostre bandiereSù tutti col ferro, sù tutti col foco,sù tutti col nome d'Italia nel cor. Va' fuori d'Italia,va' fuori ch'è l'ora!Va' fuori d'Italia,va' fuori o stranier!  2. La terra dei fiori, dei suoni e dei carmiritorni qual'era la terra dell'armi!

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Di cento catene le avvinser la mano,ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.Bastone tedesco l'Italia non doma,non crescono al giogo le stirpi di Roma:più Italia non vuole stranieri e tiranni,già troppi son gli anni che dura il servir. Va' fuori d'Italia, etc... 3. Se ancora dell'Alpi tentasser gli spaldi,il grido d'allarmi darà Garibaldi,e s'arma -allo squillo che vien da Caprera-dei Mille la schiera che l'Etna assaltò.E dietro alla rossa avanguardia dei bravisi muovon d'Italia le tende e le navi:già ratto sull'arma del fido guerriero,l'ardito destriero Vittorio spronò. Va' fuori d'Italia, etc... 4. Per sempre è caduto degli empi l'orgoglioa dir: Viva l'Italia, va il Re in Campidoglio!La Senna e il Tamigi saluta ed onoral'antica signora che torna a regnar.Contenta del regno, fra l'isole e i monti,soltanto ai tiranni minaccia le fronti:dovunque le genti percota un tiranno,suoi figli usciranno per terra e per mar! Va' fuori d'Italia, etc...   * * * * * * * *   SUONI LA TROMBA(Coro dell'Opera «I PURITANI») Suoni la tromba e intrepidoio pugnerò da forte: bello è affrontar la mortegridando libertà.

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 Amor di patria impavidomieta i sanguigni allori,poi terga i bei sudorie i pianti la pietà. All'armi! Sia voce di terrorPatria, vittoria e onor!   * * * * * * * *   IO VORREI CHE A METTERNICCHE(canto dei volontari toscani del 1848)  Io vorrei che a Metternicchegli tagliasser le basette;vorrei farne le spazzetteper le scarpe del su' re. Io vorrei che a Metternicchegli tagliasser le budelle;vorrei farne le bretelleper le brache del su’ re. Io vorrei che a Metternicchegli mozzassero la testa:vorrei farne una gran festanel palazzo del su' re.   * * * * * * * *   AI MORTI PER LA PATRIA(Inno nazionale - 1848)  Per la Patria il sangue han datoEsclamando: Italia e Pio!L'alme pure han reso a Dio,

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Benedetti nel morir.Hanno vinto, e consumatoIl santissimo martir ! Di quei forti - per noi mortiSacro è il grido e non morrà. Noi per essi alfin redentiSalutiamo i dì novelli;Sovra il sangue dei fratelliNoi giuriamo libertàE sul capo dei potentiL'alto giuro tuonerà. Di quei forti - per noi mortiSacro è il grido e non morrà. Uno cadde, e sorser centoAlla voce degli eroi:Or si pugna alfin per noi,Fugge insano l'oppressor;E lo agghiaccia di spaventoLa bandiera tricolor. Di quei forti - per noi mortiSacro è il grido e non morrà. O Signor sul patrio altareNoi t'offrimmo i nostri figli;Scrivi in ciel, ne' tuoi consigli,Dopo secoli, il gran dì:Dall'Alpi insino al mareTutta Italia un giuro unì. Di quei forti - per noi mortiSacro è il grido e non morrà.   * * * * * * * *   LA BELLA GIGOGIN 

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Rataplan! Tamburo io sentoche mi chiama alla bandiera.Oh che gioia, oh che contento,io vado a guerreggiar! Rataplan! Non ho pauradelle bombe e dei cannoni,io vado alla ventura,sarà poi quel che sarà. E la bela Gigogincol tromilerilerela,la va a spass col sò spincin,tromilerilerà. D quindici anni facevo all'amore.Daghela avanti un passo, delizia del mio core!A sedici anni ho preso marito.Daghela avanti un passo, delizia del mio core!A diciasette mi sono spartita.Daghela avanti un passo, delizia del mio core! La ven, la ven, la ven alla finiestra.l'è tutta, l'è tutta, l'è tutta insipriada.la dis, la dis, la dis che l'è maladaper non, per non, per non mangiar polenta,Bisogna, bisogna, bisogna avè pazienza,lassala, lassala, lassala maridà. Le baciai, le baciai il bel visetto. Cium, cium, cium!La mi disse, la mi disse: -Oh che diletto, Cium, cium, cium!Là più in basso, là più in basso in quel boschetto, Cium, cium, cium!andrem, andrem a riposar. Ta-ra-ra-tà-tà.   * * * * * * * *    Addio, mia bella, addio:

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l'armata se ne va;se non partissi anch'iosarebbe una viltà!  Non pianger, mio tesoro:forse ritornerò;ma se in battaglia io moroin ciel ti rivedrò.  La spada, le pistole,lo schioppo li ho con me:all'apparir del solemi partirò da te!  Il sacco preparatosull'òmero mi sta;son uomo e son soldato:viva la libertà!  Non è fraterna guerrala guerra ch'io farò;dall'italiana terralo straniero caccerò.  L'antica tiranniagrava l'Italia ancor:io vado in Lombardiaincontro all'oppressor. Saran tremende l'ire,grande il morir sarà!Si muora: è un bel moriremorir per la libertà Tra quanti morirannoforse ancor io morrò:non ti pigliare affanno,da vile non cadrò. Se più del tuo dilettotu non udrai parlar,perito di moschettoper lui non sospirar.

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 Io non ti lascio sola,ti resta un figlio ancor:nel figlio ti consola,nel figlio dell'amor!' Squilla la tromba...Addio...L'armata se ne va...Un bacio al figlio mio!Viva la libertà!   * * * * * * * *  A TONINA MARINELLO L'abbiam deposta la garibaldinaall'ombra della torre a San Miniato.Con la faccia rivolta alla marinaperchè pensi a Venezia e al lido amato. Era bella, era bionda, era piccina,ma avea un cor di leone e da soldatodi leone e da soldato! L'abbiam deposta la garibaldinaall'ombra della torre a San Miniato. E se non fosse ch'era nata donnaor sarìa scolpita sulla tombae poserebbe sul funereo lettocon la medaglia del valor sul petto con la medaglia del valor sul petto  Ma che val ma che vale tutto il resto...pugnò con Garibaldi...pugnò con Garibaldi...e basti questo...e basti questo! L'abbiam deposta la garibaldinaall'ombra della torre a San Miniato.

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   * * * * * * * *  ALL'ARMI! ALL'ARMI !  Su, figli d'Italia! su, in armi! coraggio!Il suolo qui è nostro: del nostro retaggioil turpe mercato finisce pei re.Un popoi diviso per sette destini,in sette spezzato da sette confini,si fonde in uno solo, più servo non è. Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!Dei re congiurati la tresca finì!  Dall'Alpi allo Stretto fratelli siam tutti!Su i límiti schiusi, su i troni distruttipiantiamo i comuni tre nostri coloril verde, la speme tant'anni pasciuta;il rosso, la gioia d'averla compiuta;il bianco, la fede fraterna d'amor. Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!Dei re congiurati la tresca finì!  Su, Italia novella! Su, libera ed una!Mal abbia chi a vasta, secura fortunal'angustia prepone d'auguste città!Sien tutte le fide d'un solo stendardo!Su, tutti da tutte! Mal abbia il codardo,l'inetto che sogna parzial libertà. Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!Dei re congiurati la tresca finì!  Voi chiusi nei borghi, voi sparsi alla villa,udite le trombe, sentite la squillache all'armi vi chiama del vostro Comun!Fratelli, a' fratelli correte in aiuto!Gridate al Tedesco che guarda sparuto:

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l'Italia è concorde, non serve a nessun! Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!Dei re congiurati la tresca finì!   * * * * * * * *   LA CARABINA DEL BERSAGLIERE(1852)  Mia carabina, mia fidanzata,di tutto punto tu se' parata;dolce tripudio della mia mano,amor dell'occhio con cui ti spiano,io t'ho giurata la fede miasui vasti campi di Lombardia.Giorno di nozze si ravvicina,mia carabina. Mia carabina. méttiti a festa;nozze di sangue l'Adige appresta;ti sarà data l'aurea medaglia,vinta nel foco della battaglia;altare, un colle preso d'assalto;letto, la pietra d’un arduo spalto;e tu d'ogni arma sarai regina,mia carabina. Mia carabina, tu sei frementecome fanciulla pel damo assente.Brami di guerra la danza orrendacome fanciulla che il ballo attenda;il fiero lampo che da te sortegrida ai Tedeschi: Ruina o morte;ed io rispondo: Morte e ruina,mia carabina. Mia carabina, talor s'appannail terso acciaro della tua canna;e la tua bocca sussurra e noma:Roma e Venezia, Venezia e Roma.

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Ed io rispondo: che più ti resta?Lupa ti scuoti; Leon, ti desta,La via si calchi di Nabresina,mia carabina. Mia carabina, tu mai non dici- troppi nel campo sono i nemici -chiedi sol quanti per opra miamordon la terra nell'agonia.E se ti metto la daga in testa,sembri una sposa vestita a festa,e meni orrenda carneficina,mia carabina. Mia carabina, questi stranierispuntare i nostri pennacchi neridell'Alpi in vetta presto vedranno,e i vanti in gola ricacceranno.Tra le due schiatte pose naturacodeste rocche, codeste mura.A ripigliarle Dio ti destina,mia carabina. Mia carabina, nessun ci segua;il bersagliere passa e dilegua,corre al vento, col tigre balza,lo credi a fronte, dietro t'incalza.Qua si sparpaglia, là si raduna,pare e dispare la penna bruna;ma con te sempre, con te cammina,mia carabina. Mia carabina, le nostre pròdecoi due gran becchi l'Aquila rode:ond’è che, a punta di baionetta,ti scrissi in calcio: Morte o vendetta!S'io cado, il guardo tanto mi reggache lo straniero fuggire io vegga;e ancor sotterra simi vicina,mia carabina.   * * * * * * * * 

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  O GIOVANI ARDENTI O giovani ardentid'italico ardore,serbate il valorepel dì del pugnar! Viva l'Italia indipendente, viva l'unione, la libertà! Stringiamoci assiemedi trombe allo squillo:giuriam sul vessillovittoria o morir! Viva l'Italia indipendente, viva l'unione, la libertà! Stringiamoci assieme,ci stringa un sol patto,del dì del riscattol'aurora spuntò! Viva l'Italia indipendente, viva l'unione, la libertà! Dall'Alpi a Siciliadi nuovo ogni lidoecheggi al bel gridoche vuol libertà! Viva l'Italia indipendente, viva l'unione, la libertà! Evviva l'ItaliaS'impugnin le spade:Le belle contradela patria salviam Viva l'Italia indipendente, viva l'unione, la libertà! All'armi ne chiamal'italica terra:Evviva la guerra!Vittoria o morir!

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 Viva l'Italia indipendente, viva l'unione, la libertà!   * * * * * * * *  

 Fratelli d’Italial’Italia s’è desta,dell'elmo di Scipios'è cinta la testa.Dov'è la vittoria? Le porga la chiomachè schiava di RomaIddio la creò.  Stringiamoci a coorte,siam pronti alla mortel'Italia chiamò.  Noi siamo da secolicalpesti e derisi,perchè non siam popolo,perchè siam divisi,raccolgaci un'unicabandiera, una speme;di fonderci insiemegià l'ora suonò.  Stringiamoci a coorte,siam pronti alla mortel'Italia chiamò. Uniamoci, amiamocil'unione e l'amorerivelano ai popolile vie del Signore.Giuriamo, far liberoil suolo natìo;

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uniti, per Dio!Chi vincer ci può? Stringiamoci a coorte,siam pronti alla mortel'Italia chiamò. Dall'Alpe a Siciliaovunque è Legnanoogn’uom di Ferruccioha il cuore e la mano.I bimbi, d'Italiasi chiaman Balilla.Il suon d'ogni squillai Vespri suonò. Stringiamoci a coorte,siam pronti alla mortel'Italia chiamò. Evviva l'Italia!dal sonno s'è 'desta,s'è cinta la testa.Dov'è la vittoria?Le porga la chiomadell’elmo di Sciploche schiava di RomaIddio la creò. Stringiamoci a coorte,siam pronti alla mortel'Italia chiamò. Son giunchi che pieganole spade vendute;già l'aquila d'Austriale penne ha perdute.Il sangue d'Italiail sangue polaccobevè col cosaccoma il cor le bruciò. Stringiamoci a coorte,

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siam pronti alla mortel'Italia chiamò.   * * * * * * * *   A FERRO FREDDO(La Garibaldina)  Il dardo è tratto, di terra in terrasuona l'allegro squillo di guerra;l'Italia è sorta dall'Alpi al Faro,e vuol col sangue che l'è più carosegnar le tracce dei suoi confini.Al nostro posto, Garibaldini! Avanti, urrà!L'Italia va!Fuori, stranieri,fuori di qua ! Una camicia di sangue intrisabasta al valore per sua divisa;a darsi un'arma che non si schiantibasta un anello dm' ceppi infranti!ogni arma è buona con gli assassini.A ferro freddo, Garibaldini ! Avanti, urrà! ecc. Non dietro ai muri, non entro ai fossi,ma in campo aperto, diavoli rossi;chi vuol cannoni, vada e li prenda,come torrente che d'alto scenda,come valanga di gioghi alpini.A ferro freddo, Garibaldini! Avanti, urrà! ecc. Pochi, ma buoni. L'Italia affrontale avverse squadre, ma non le conta;come i trecento devoti a morte,

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che della Grecia mutar la sorte, marciam compatti, feriam vicini.A ferro freddo, Garibaldini! Avanti, urrà! ecc. Poveri e ricchi, dotti ed ignari,dinanzi al fuoco, tutti siam pari.Pari nel giorno del gran conflitto,saremo pari dinanzi al dritto.Siamo soldati, ma cittadini. A ferro freddo, Garibaldini! Avanti, urrà! ecc. Oggi guerrieri, doman colòni,senza Medaglie, senza galloni!Giurammo a Italia la nostra fede;la libertade ci fia mercede,come agli antichi padri latini.A ferro freddo Garibaldini. Avanti, urrà! ecc.   * * * * * * * *   SUONA LA TROMBA... Suona la tromba: ondeggianole insegne gialle e nere.Fuoco! perdio, sui barbari,sulle vendute schiere.Già ferve la battagliaal Dio dei forti, osanna!le baionette in cannaè giunta l'ora di pugnar! Non deporrem la spadanon deporrem la spada,

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finchè sia schiavo un angolodell'itala contrada.Non deporrem la spadanon deporrem la spada,finchè non sia l'Italiauna dall'Alpi al mar. Avanti.!... Viva Italia,viva la gran risorta:se mille forti muoiono,dite, che è ciò? Che importase a mille a mille cadonotrafitti i suoi campioni?Siam ventisei milionie tutti lo giurar: Non deporrem la spadaetc... Sarà l'Italia. Edìficasu la vagante arenaChi tenta opporsi, miseri,sui sogni lor la pienaDio verserà del popolo!Curvate il capo o genti:la speme dei redenti,la nuova Roma appar. Non deporrem la spadaetc... Fin che rimanga un bracciodispiegherassi altera,segno ai redenti popoli,la tricolor bandiera.che, nata tra i patiboli,terribile discendefra le guerresche tendedei prodi che giurar di non depor la spadaetc... 

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Sarà l'Italia - e treminogli ignavi e gli oppressoriSuona la tromba e fervonod'ardore i nostri cori:Dio pugnerà col popoloCurvate il capo, o genti,la speme dei redenti,la nuova Roma appar. Non deporrem la spadaetc... Noi lo giuriam pei martiri,uccisi dai tiranni,pei sacrosanti palpiti,compressi in cor tant'anni,e questo suol che sanguinail sangue degli eroi,al cielo, ai figli tuoici sia solenne altar. Non deporrem la spadaetc...   * * * * * * * *   DELLE SPADE IL FIERO LAMPO(Inno del 1866) Delle spade il fiero lampotroni e popoli svegliò:Italiani, al campo al campo!E' la madre che chiamò. Su corriamo in battaglionifra il rimbombo dei cannonil'elmo in testa, in man l'acciar!Viva il Re dall'Alpi al mar! Dall'Eridano al Ticino,dal sicano al tosco suol,

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sorgi o popolo latino,sorgi e vinci: Iddio lo vuol! Su corriamo in battaglionietc... Delle pugne fra la gioiaci precede col valoril Baiardo di Savoia,di Palestro il vincitor. Su corriamo in battaglionietc... Dagli spalti vigilati Su corriamo in battaglionietc... Nostre son quest'alme sponde, Su corriamo in battaglionietc... Gente ausonia a nobil fato Su corriamo in battaglionietc...   * * * * * * * *   CAMICIA ROSSA  Quando la tromba sonava all'armicon Garibaldi corsi a arruolarmi:la man mi strinse con forte scossae mi diè questa camicia rossa!E dall'istante che t'indossai,le braccia d'oro ti ricamai!Quando a Milazzo passai sergente,Camicia rossa, camicia ardente!...

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 Porti l'impronta di mia ferita,Sei tutta lacera, tutta scucita:Per questo appunto mi sei più cara,Camicia rossa, camicia rara!Tu sei l'emblema dell'ardimento,Il tuo colore mette spavento:Fra poco uniti saremo a Roma,Camicia rossa, camicia indoma! Fida compagna del mio valore,Par che tu intenda la mia favella,S'io ti contemplo mi batte il core;Camicia rossa, camicia bella.Là sul Volturno, di te vestito,tu sei la stessa che allor vestia,camicia rossa, camicia mia.Con te sul petto farò la guerraai prepotenti di questa terramentre l'Italia d’eroi si vanta, camicia rossa, camicia santaEd all'appello di Garibaldie di quei mille suoi prodi e baldi,daremo insieme fuoco alla mina,camicia rossa garibaldina!Se dei Tedeschi nei fieri scontrivien che la morte da prode incontri,chi sa qual sorte ti sia serbata,camicia rossa, camicia amata!   * * * * * * * *   LA RONDINELLA DI MENTANA D'infelice campagna raccontai disastri, o gentil rondinella,con l'accento di mesta favella,che natura a te in dono compartì. Quando solchi lo spazio infinito,

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all'aprir della fredda stagione,reca ovunque la triste canzone,ch'è il lamento del prode che muor. Vedi a rivi l'italico sangue,che bruttò di Mentana il paese?Lo versò l'orgoglioso francesein difesa al Ponteficere. Maledetto di Francia il signore,vil monarca, spergiuro il più tristo,che al volubil Vicario di Cristosta in difesa di trono e d'altar!   * * * * * * * *   INNO DI OBERDAN Impugna le bombe d'Orsini,prepara il pugnale alla mano,a morte l'austriaco sovrano!Noi vogliamo la libertà. A morte Franz! Viva Oberdan! Vogliamo spezzare per semprela dura servile catena;a morte gli Ausburgo-Lorena!Noi vogliamo la libertà. A morte Franz! Viva Oberdan! Vogliamo gridar: Viva Italia!vogliamo al dolore uno sfogo!Squassiamo l'austriaco giogo,Noi vogliamo la libertà. A morte Franz! Viva Oberdan! Sul nodo che il collo ti serragiuriamo "faremo vendetta"!,fratelli, già l'ora s'affrettain cui riavrem la libertà. A morte Franz! Viva Oberdan!

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 Vogliamo schiacciar sotto il piedel'odiata austriaca insegna;già l'ora è vicina e segnala degna fine di Franz Josèph! A morte Franz! Viva Oberdan! Già fiere, superbe, s'avanzanoimpavide le itale squadre.Invan non t'invocammo, o madre,o Italia, noi torniamo a te! A morte Franz! Viva Oberdan!   * * * * * * * *   A TRIPOLI Sai dove s'annida più florido il suol?Sai dove sorride più magico il sol?Sul mar che ci lega coll'Africa d'orLa stella d'Italia ci addita un tesor. Tripoli,bel suol d'amore,ti giunga dolcequesta mia canzon. Sventoliil tricoloresulle tue torrial rombo del cannon! Navigao corazzata;benigno è il ventoe dolce è la stagione. Tripoli,terra incantata,sarà italianaal rombo del cannon.

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 A te, marinaro, sia l'onda sentier;sia guida Fortuna per te bersaglier.Và e spera soldato, Vittoria è colà...hai teco l'Italia che gridati: va! Tripoli,bel suol d'amore,etc... Al vento africano che Tripoli assalgià squillan le trombela marcia real.A Tripoli i turchi non regnano più:già il nostro vessillo issato è laggiù... Tripoli,bel suol d'amore,etc...   * * * * * * * *   L'ADDIO DEL BERSAGLIER "Addio, mia bella, addio"io dissi nel partire al mio tesor:"Ti lascio il cuore mio,m'aspetta il Re sul campo dell'onor!" Essa piangeva e sospirava, mentre la bocca io le baciava. Sul petto avevo il nastro tricolore  e dentro il core il sogno dell'amore!... "Addio, mia bella, addio"cantava nel partir la gioventù.E nel partire anch'io,"chi sa, pensavo, se ritorno più" Ora son qui sulla frontiera, ed il mio core aspetta e spera. E guardo, sospirando, cielo e mare, ma non so quando potrà ritornare.

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 "Addio, mia bella, addio"le sussurrai stringendola al mio cuor:"Non piangere, amor mio,chi muore per la Patria, no, non muor!" "Va pure, disse, ti salvi Iddio ma se non torni al fianco mio anch'io morrò, lo giuro sul mio onore io morirò per te, mio dolce amore!"