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Pietro Varaldo IL COLORE DELL’ANIMA Una via universale alla spiritualità

Il Colore dell'Anima

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Edizione 5-2015La luce e il suono sono lo spazio in cui la scienza incontra la spiritualità, la chiave di comprensione della dimensione dell’anima.Da questa consapevolezza prende forma il presente libro, un inedito strumento interpretativo per chiunque si prefigga una via universale, razionale-intuitiva, alla comprensione della spiritualità. Spiritualità come riscoperta dell’autenticità dell’uomo, della propria dimensione divina, e soluzione ai sempre più pressanti mali del nostro tempo.

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Pietro Varaldo

IL COLORE DELL’ANIMA

Una via universale alla spiritualità

Ai colori ori della luce

e ai cercat

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Pietro Varaldo

Una via universale alla spiritualità

Il colore dell’anima

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Ebook Il colore dell’anima

www.sc bd.com

disponibile su: ri

w gww.energethics.or

Copyright © Pietro Varaldo 2012

ST

Prima edizione: maggio 2012

econda edizione: dicembre 2012 erza edizione, ebook: gennaio 2014Quarta edizione: dicembre 2014

Q 5

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uinta edizione, ebook: maggio 201

A Luisa

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INDICE

– Prefazione 7 11 19 27 33 63 65 67 79 87 121 125 129 141 177

PRIMA PARTE

– Energetica – I colori – L’armonia nell’unità – I colori dell’anima – L’energy disc – La memoria dell’acqua – Consapevolezza – La via di mezzo – Tra Terra e Cielo – Forma e contenuto – Acqua e fuoco – La chiusura del cerchio

SECONDA PARTE

– Il colore – L’energy disc – Bibliografia 181

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Prefazione Questo libro tratta di un particolare linguaggio dell’anima. È un libro il cui intento è di tracciare una sintesi analogica tra i principi della spiritualità e la scienza del colore, ossia di porre in evidenza le correlazioni tra i fondamenti spirituali e i principali fenomeni fisici e percettivi relativi al mondo cromatico, così da scoprire come il colore, quale linguaggio universale, sia forse il migliore mediatore tra il mondo soprasensibile e il mondo materiale. Mondi in apparenza diversi e lontani ma, in realtà, l’uno il riflesso dell’altro, come evidenzia anche la celebre frase di Ermete Trismegisto contenuta nella Tavola di Smeraldo: “come in alto, così in basso e come in basso, così in alto”. La spiritualità può essere definita come la conoscenza della realtà soprasensibile, ovvero la conoscenza di quei principi e di quelle forze sottili che originano, ma permettono anche di trascendere, la realtà materiale: un ponte tra l’anima e il corpo. Principi e forze che, allo stesso tempo, non appartengono a un altro mondo ma si compenetrano e costituiscono un’unità con la realtà fisica, unità il cui riconoscimento conduce all’essenziale consapevolezza della profonda natura umana. Il libro si propone quindi di fornire una risposta unitaria, una concezione razionale-intuitiva attraverso la realtà riflessa, visibile e oggettiva del colore e, a un tempo, attraverso il suo significato simbolico, allo scopo di chiarire e far comprendere l’essenza dei meccanismi spirituali ma anche i più comuni modi d’essere, gli atteggiamenti e i comportamenti dell’uomo. Questo testo vuole essere dunque una chiave, uno strumento utile per una crescita interiore; un filo di Arianna che ci aiuti a superare, andare oltre i limiti conven-zionali della nostra mente, di noi stessi. Per un risveglio della ragione, premessa di un risveglio più profondo e vero: quello spirituale.

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Il libro, dotato di numerose immagini, nuovi e antichi simboli che ne sintetizzano i concetti, presenta tra gli altri i seguenti contenuti: – L’inedito e profondo significato inerente al simbolismo del cerchio e del quadrato, in relazione con il suono, il colore, alcune opere della geometria sacra e, in particolare, con la famosa opera di Leonardo: L’uomo vitruviano. Opera da cui emergono un’illuminante rappresentazione dei livelli dimensionali dell’uomo in chiave musicale e un singolare numero quantico: “1,17”, numero a completamento dell’ottava spirituale umana. – Una sorprendente esperienza attraverso l’Energy disc: uno strumento ancora poco conosciuto, qui proposto in una semplice versione utile a constatare l’esistenza di una componente basilare della spiritualità, l’energia vitale. – Gli elementi fondamentali sulla scienza del colore, trattati specificamente nella seconda parte del libro, quale fondamento teorico e base di approfondimento sulla corrispondenza analogica tra spiritualità e colore.

Sant’Antioco, dicembre 2010

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PRIMA PARTE

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La luce è la spiritualità del colore e il colore è l’elemento corporale della luce.

Mohammad Karim-Khan Kermani

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Energetica Energia e spiritualità

Il caso è lo pseudonimo scelto da Dio quando non vuole firmarsi di persona.

Anatole France Tutto è energia. Questa oramai classica, semplice ma profonda espressione racchiude una delle più importanti conquiste della scienza: l’aver compreso l’equivalenza tra energia e materia. Questa equivalenza ha però implicito in sé un limite: quello di riferirsi solo all’energia materiale. C’è in realtà un altro tipo di energia che permea l’intero universo ed è all’origine di tutto ciò che conosciamo. Si tratta dell’energia spirituale o vitale. È questa forza sottile, preesistente, a rendere realmente possibile la vita in tutte le infinite espressioni del Creato. È un tipo di forza che sfugge normalmente a qualunque tipo di indagine fisica, proprio perché non è di natura fisica. Se ne può invece avere esperienza diretta attraverso una certa attenzione e un certo modo di coltivarla. È questo, infatti, uno degli scopi delle discipline spirituali o delle pratiche interiori sull’energia. Il termine energetica, normalmente riferito alla scienza delle energie fisiche, in queste pagine è posto in relazione con l’altro volto dell’energia, quella sottile. (Energia, dall’etimo greco: energeia, capacità di agire, vigore vitale). Dato che in fondo tutto è interconnesso, il fisico e il sottile, anche il termine che esprime questa realtà universale non può che essere idealmente lo stesso. Inoltre, il medesimo termine, si può immaginare come formato da due parole: energia ed etica; il che ben si appropria, considerando che la profonda conoscenza dell’energia spirituale non può prescindere dalla conoscenza di certi principi esprimibili come etici. Per etica, qui non s’intende la classica morale rappresentata da norme o convenzioni sociali diversamente stabilite a seconda dei popoli e dei tempi, ma una concezione universale basata sull’unità, la bellezza e l’armonia del tutto. Concezione riconoscibile come fondamento da sempre di tutte le più importanti dottrine spirituali, nonché come espressione profonda dell’energia universale, eterna fonte di vita; accordandoci alla quale possiamo sviluppare l’armonia e il benessere.

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L’essenza sta nella completezza, perché non c’è vera forza se non c’è completezza. Quindi per etica, in questo contesto, s’intende il principio di totalità e armonia e, in tal senso, con il termine energetica si esprime, dunque, il significato essenziale di energia armonica.

Tutto è in relazione. Bisogna solo scoprire come. Ad esempio, i contadini sanno bene che esiste un collegamento tra i cicli lunare e solare e i lavori in campagna: poiché se non si rispettano certe regole del cielo, la terra non dà i frutti sperati. Un mucchio di argilla, sabbia e sassi, nell’essere mescolati insieme, per quanti infiniti tentativi si possano fare, non potranno mai disporsi casualmente a formare dei muri e tanto meno una casa. Serve innanzitutto l’idea della casa, poi la forza per realizzarla e, solo a questo punto, la materia. La meravigliosa, grandiosa e perfetta complessità dell’universo e della natura intorno a noi, a maggior ragione, non può non essere che la testimonianza inequivocabile di un’idea e di una volontà creatrice superiore. Vedere in tutto questo, al contrario, l’opera della casualità non può non essere dovuto, invece, che ai limiti della nostra mente. Coscienza, Energia e Materia sono i tre grandi principi universali. Ogni cosa li esprime in diversa misura e l’uomo ne rappresenta la più evoluta e complessa espressione. Il corpo umano è il risultato di un modello ideale che risiede in ogni singola anima; anima che, come un’immagine olografica1, è parte e riflesso dell’Anima Universale. In ognuno di noi risiede uno schema, una luce, una speciale luce intelligente, a immagine dell’infinito: un microcosmo riflesso del macrocosmo.

L’universo è a un tempo coscienza, energia e materia.

Uno e Trino. 1. Secondo la teoria della Realtà Olografica “tutto si ritrova nella parte, come la parte nel tutto”. Un tipico esempio, in questo senso, ci è dato dalla cellula, nella quale sono contenute tutte le informazioni genetiche dell’organismo a cui appartiene. Tale teoria deriva da un interessante fenomeno, quello della fotografia olografica (dal greco holos, tutto), nella quale si ricorre a una particolare tecnica di impressione della pellicola attraverso una luce laser; per cui, se si ritagliano una o più piccole parti da tale pellicola, da ciascuna di esse, esponendole alla stessa luce, è ancora possibile osservare sorprendentemente l’intera immagine originale, seppure con una minore nitidezza.

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Ogni cosa è una parte del tutto, senza la quale il tutto non sarebbe il tutto.

UNITÀ

DUALITÀ Energia Materia

TRIADE

Anima Mente Universale

Pura energia cosciente Fonte delle Idee

Spirito

Energia spirituale o vitale

Idee

Corpo

Manifestazione della realtà sul piano fisico

Materia + energia materiale

Lo schema indica quale posto occupa l’energia materiale oggetto di indagine della scienza (convenzionale). L’equivalenza tra energia e materia resta valida ma si amplia comprendendo anche la dimensione spirituale.

Le idee, attraverso l’energia spirituale, si condensano qua e là

nell’Oceano dell’Essere: nascono le stelle, i mondi e gli innumerevoli esseri e le cose che vi abitano.

In virtù di quanto detto, possiamo ora esprimere una nuova equivalenza, questa volta assoluta:

Tutto è energia animata. Ogni forma, ogni corpo racchiude in sé delle istruzioni che originano da altri piani: da quello sottile verso quello materiale; così come il programma genetico del DNA nei confronti degli organismi biologici. Istruzioni o informazioni indispensabili perché qualsiasi cosa possa strutturarsi e manifestarsi come tale. Un fisico tedesco del XVIII secolo, di nome Ernst Chladni (i cui studi sono stati ripresi nel XX secolo dallo scienziato svizzero Hans Jenny), scoprì che facendo vibrare con un archetto di violino una lastra metallica o di vetro con sopra cosparsa una manciata di sabbia (in base all’altezza dei suoni prodotti e alla forma tonda o quadrata della lastra) poteva ottenere, nel modo di disporsi della stessa sabbia, differenti

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figure come cerchi, raggiere e griglie2; giungendo così a un’importante prova, quella dell’influenza del suono sulla materia. Questo dimostra, attraverso solo uno tra i possibili esempi, una semplice verità universale: che l’origine di ogni forma fisica è racchiusa essenzialmente nell’energia informativa sottostante.

È ciò che si cela in ogni goccia d’acqua che fa di questa, con il gelo, un bellissimo e sempre diverso cristallo di neve.

L’uomo normalmente non è consapevole di questo se non a livello puramente intellettuale, perciò si identifica unicamente con il proprio corpo fisico, con la propria individualità. L’essere umano è una complessa struttura energetica e fisica, la cui formazione, natura e modo d’essere sono legati, oltre che all’aspetto animico e spirituale, a diversi determinanti fattori come quello biologico e genetico, alle influenze dell’ambiente familiare e sociale, alle varie esperienze di vita e, nel quotidiano, ai pensieri, alle credenze, ai valori.

Figure di Ernst Chladni.

2. La sabbia tende a disporsi nei punti dove la vibrazione è nulla, lungo cioè le linee nodali di onde stazionarie date in base ai suoni usati, al tipo di lastre e il loro fissaggio.

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Attraverso un imprinting dato anche da questi fattori, l’uomo, seppure globale in potenza grazie alla sua essenza animica, si parzializza dando forma alla propria individualità. Ovvero, la sua struttura psico-fisica assume una certa “piega” che è quella che caratterizza le diversità di ciascuna persona. Attraverso un raffronto con l’arte dell’origami, potremmo paragonare ciascun uomo a un foglio di carta, il quale all’inizio mostra tutta la sua piena potenzialità, che però va a perdere una volta che questo viene opportunamente piegato in una figura determinata. Tale struttura psichica individuale col tempo si consolida e si irrigidisce. Da qui le resistenze percepite quando si vorrebbe cambiare qualcosa in noi stessi, le quali ci danno la sensazione di essere come un treno il cui percorso è stabilito dai propri binari. Binari che sono dati, in questo caso, dai limiti delle nostre conoscenze, dai nostri atteggiamenti, dai programmi inconsci. Sono i limiti cristallizzati nel nostro modo d’essere e ogni tentativo di cambiare, spesso, si traduce in un ripercorrere inesorabilmente la stessa strada ferrata. In ogni modo, anche uno scambio di binari non sarebbe altro che un cambiamento in termini di prospettiva e non una soluzione reale. Questo perché il problema non è il binario in sé, dato che ogni binario ha la sua ragione d’essere, ma il modo in cui ci si rapporta a esso. Ora, se a questa incapacità di cambiare si aggiunge anche la mancanza di un senso, di reali valori e ideali, sostituiti da una vita superficiale e circondata dal superfluo o da beni importanti solo in apparenza, prima o poi si arriva a sentire un vuoto e una sorda insoddisfazione esistenziale che può svilupparsi in una profonda infelicità. È la mancanza di un senso autentico che equivale, in fondo, a una mancanza di collegamento con la propria interiorità. Per cui il vero benessere non può che derivare dalla conoscenza dei principi spirituali e dalla loro interiorizzazione, così da entrare in relazione con una profonda, sconosciuta armonia. L’uomo, per poter esprimere le sue reali potenzialità in ogni aspetto della propria vita, compresa la salute o il benessere in generale, dovrebbe riconoscere in sé la presenza e l’equilibrio delle parti. Dovrebbe riconoscere innanzitutto di essere un’anima, di essere quindi energia spirituale e, infine, un corpo fisico. Purtroppo, invece, è solo quest’ultimo elemento a essere preso in considerazione. L’uomo, nel reputarsi distinto da tutto e da tutti, vive identificandosi esclusivamente nella propria persona, nei propri pensieri, nelle proprie idee e nel

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proprio ruolo sociale, così da essersi tagliato fuori da una fondamentale componente della realtà: l’anima, la quale costituisce la vera fonte di ogni benessere, benessere di cui potrebbe beneficiare se realizzasse con essa un contatto consapevole. Costruire un ponte per accedere a questa profonda realtà è da sempre l’essenza di ogni dottrina spirituale; e un ponte che collega la coscienza individuale alla coscienza universale è simbolicamente rappresentato dall’arcobaleno: il riflesso terreno della dimensione celeste3. Ora, attraverso il colore e il ricorso a immagini simboliche, è possibile esprimere un’analogia con ciò che può essere considerata l’essenza dei principi spirituali, di ogni credo e tempo, e la psiche dell’uomo. E scoprire che attraverso i colori – linguaggio dell’anima – non semplice metafora ma espressione visibile dei profondi meccanismi della realtà fisica, è possibile comprendere meglio se stessi. Il colore è energia, così come lo sono i pensieri e le emozioni, e osservando i colori si può osservare ciò che è dentro di noi, ovvero, ciò che non si può vedere normalmente.

*** In principio era il Verbo.

Giov. 1,1 Questa celebre espressione biblica indica il Verbo – il Logos – quale forza creatrice universale. Poiché l’uomo è a immagine del Creatore, è partecipe esso stesso di questa forza creatrice, ovvero è un riflesso, su un piano differente, dei principi unitari della triade cosmica: anima, spirito e corpo ed è dunque esso stesso un creatore.

Anima Spirito Corpo

Coscienza cosmica creatrice

Coscienze differenziate Forme ed energie sottili

che originano i corpi fisici Creazione – Uomo

Forme fisiche

Coscienza umana L’uomo come microcosmo

Idee – Informazione Energia

Concretizzazione delle idee

3. Nel culto greco, l’arcobaleno era associato a Ermes, il messaggero degli dei, a cui corrisponde il dio latino Mercurio, pianeta da cui deriva il simbolo dell’esagramma.

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Questi stessi tre principi unitari si possono cogliere in ogni cosa.

La luce è una particella e un’onda al tempo stesso, un quanto specificato da una lunghezza d’onda.

La genesi di ogni forma manifesta. L’informazione (l’idea) si manifesta nella forma d’onda e dalla forma d’onda si risale all’informazione. Ad esempio, il colore blu, proveniente da una fonte di luce, è dato da tre onde consecutive (nell’unità di tempo) e dalle tre onde si risale al colore blu. Essenzialmente, dunque, l’informazione è energia espressa in una forma d’onda.

“Trino con una sola luce.”

Incisione del 1702. – Pitagora affermava che tutto è numero e che esso permea delle sue virtù tutte le cose. In questo senso, ai numeri possono essere fatti corrispondere i seguenti significati

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simbolici. L’uno è la Monade, il punto, il cerchio; è l’unità, la misura e l’origine di tutti i numeri; è Dio, il creatore delle innumerevoli cose, a cui corrisponde, su piani differenti, l’anima, il Sole, il cuore. Dall’uno discende il due, la Diade, l’uguaglianza e la giustizia, l’equilibrio, la linea, l’uomo rispetto a Dio, il principio della dualità, la materia, la Terra; ma anche la discordia, l’esperienza terrena; da cui abbiamo i polari: Sole-Luna, donna-uomo, cuore-cervello, yin-yang. A questi segue il tre, la Triade, il triangolo, il ternario come sintesi di ogni composto, “la misura, il numero e il peso” con cui Dio ha ordinato l’universo; il risolutore del due. Secondo un’antica e universale concezione religiosa, il mondo è il risultato della tripartizione data da: Cielo (o Sole), Terra e ciò che media tra i due principi. Il Cielo rappresenta il principio creatore, la Terra la materia informe; mentre in posizione intermedia si colloca la luce, il soffio, il principio in-formatore, vitale e fecondatore che permea e anima la materia. Proseguendo, con il quattro abbiamo il quadrato, il solido, l’universo fisico e dunque la Terra, il sapere esperienziale, la strutturazione della realtà (i quattro elementi, le direzioni cardinali, le stagioni, ecc.), la Tetraktis pitagorica. Il cinque è il pentagono o la stella a cinque punte, in cui è insita la proporzione aurea; è il principio vivente-dinamico della natura, la bellezza, la crescita. Il sei è l’esagono o la stella a sei punte, è l’armonia della creazione, il rapporto tra il Cielo e la Terra (i sei giorni della creazione), l’amore, il numero perfetto (1+2+3=6, sei è pari alla somma e al prodotto dei suoi divisori). Il sette è la genesi, i cicli periodici di crescita e di sviluppo nella natura e dell’uomo (la settimana e le fasi lunari di pari durata, il settennio, la scala musicale…); la perfezione che partecipa della duplice natura spirituale e materiale (triangolo più quadrato), l’ascesa spirituale attraverso le sette sfere planetarie o sette gradi, i rami dell’albero mistico, le sette virtù, il ciclo compiuto. L’otto è l’ottagono (figura intermedia tra cerchio e quadrato), l’equilibrio cosmico, la concretezza, la struttura, la manifestazione, l’ottava che conclude (e da cui riparte) il ciclo del sette; l’ottavo cielo, quello delle stelle fisse, o gli otto cieli visibili. Il nove (32) è il completamento, la realizzazione, la fine di una fase (come i mesi di gestazione umana); le nove sfere celesti mobili che emanano e conducono all’uno/dieci (1+0=1), la sfera immobile. – Nella concezione trinitaria cristiana, Dio è uno, assoluto, ma in tre differenti aspetti o Persone: il Padre (la potenza creatrice) il Figlio (l’espressione terrena, la sapienza e, su un piano differente, il Logos) e lo Spirito Santo (l’intelligenza e l’amore universali). – Quando un frammento di un’immagine olografica è posto nelle giuste condizioni di illuminazione rivela in sé l’intera immagine da cui origina, come qui semplificato graficamente; da cui, la parte contiene in se olograficamente l’intero.

Particolare ingrandito del ritaglio dell’ologramma e ottenimento, da questo, dell’immagine originale.

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I colori Ciò che noi percepiamo come luce bianca è dato dalla presenza nella luce stessa di tante differenti componenti luminose, le quali, quando sono colte separatamente, ci danno ognuna la sensazione di un colore diverso. I colori principali che possiamo osservare nell’iride o arcobaleno sono cinque: il rosso, il giallo, il verde, l’azzurro e il blu. Attraverso la miscelazione di questi possiamo ottenere altri colori presenti nell’iride, come l’arancione e il violetto, e altri non presenti, come il viola1, il quale è dato da una mescolanza di rosso e blu.

Se aggiungiamo il viola ai cinque colori sopra elencati, questo funge da anello di congiunzione in una raffigurazione circolare degli stessi, così da ottenere la classica ruota dei colori.

1. Il viola non va confuso con il violetto in quanto solo quest’ultimo è compreso nell’iride come colore puro. Il viola, come colore puro, non è presente nell’estremità violetta dell’iride perché i nostri occhi non riescono a cogliere le componenti della luce oltre una certa soglia (frequenza), anche se si può presumere che ne sia la naturale continuazione (natura non facit saltus). L’iride, infatti, non è completa: ogni colore in essa ha il suo complementare, tranne il verde. Il complementare del verde è appunto il viola. La nostra mente riesce comunque a visualizzarlo come colore composto da altri colori dell’iride per noi visibili. Questo, probabilmente, è il motivo per cui il viola viene considerato un colore spirituale: perché per poterlo percepire direttamente come colore puro dovremmo poter andare oltre la soglia della fisicità.

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Un fenomeno fondamentale nella percezione del colore, denominato sintesi additiva, consiste nella proprietà del nostro sistema visivo di cogliere più luci colorate, miscelate tra loro, attraverso un’unica sensazione che può essere, a seconda dei colori utilizzati, un colore intermedio tra questi oppure il bianco. Mentre, se a essere combinati tra loro sono colori materiali (coloranti oppure filtri ottici), questi, assorbendo varie componenti cromatiche da una fonte di illuminazione bianca, anziché sommare luce alla luce, come nel caso precedente, sottraggono luce alla luce e il risultato sono colori intermedi oppure il nero; fenomeno quest’ultimo denominato sintesi sottrattiva. La percezione del colore risponde quindi a due fenomeni correlati tra loro: la sintesi additiva e la sintesi sottrattiva. La prima è data dalla fusione in un’unica soluzione di tutte le diverse componenti luminose che vengono colte dai nostri occhi; l’altra è data dall’interazione della luce con i fenomeni di assorbimento della materia, prima che la luce arrivi ai nostri occhi.

L’immagine illu aversando due

ltri colorati (F) tramite il fenomeno dell’assorbimento (sintesi sottrattiva); infine,

so tempo, come una

stra due fasci di luce bianca (L) che si “colorano” (C) attrfiqueste luci colorate (C) convergono su una stessa superficie miscelandosi tra loro e ricostituendo, in questo caso, la luce bianca (sintesi additiva). Il colore in questo senso può essere inteso, allo stes“semiombra” o una “semiluce”; oppure come un’ombra o una luce parziale o, secondo la definizione di Goethe, un “valore d’ombra”: ovvero, luce rispetto all’oscurità e ombra rispetto alla luce. Semiluce che può dar luogo a un’ombra completa se ulteriormente filtrata, oppure a una luce piena se sommata a un’altra semiluce.

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caso di

oscuramento totale (nero) della luce bianca attr ntari vrapposti (sintesi sottrattiva) oltre alla colorazione della stessa, come già visto.

e il asso; mentre i colori che emergono da questo rapporto si possono

2. Anticamente, inazione dei colori base bianco e ne pena di menzionare l’effetto Fechner- attraverso cui si può osservare e, di vari colori.

Per inciso, in casi particolari le ombre possono apparire, in modo inspiegabile, come

nca

Queste altre due immagini illustrano invece di lato e di fronte (in controluce) unaverso due filtri compleme

so Si potrebbe anche dire che “il colore nasce dal bianco e dal nero”, ovvero, dall’interazione tra luce e oscurità (materia)2. Il rapporto luce/oscurità costituisce idealmente un asse verticale tra l’alto bdisporre lungo un piano orizzontale.

con Aristotele, il colore era considerato una combro, di luce e oscurità. A tal proposito, vale la Benham, che consiste in un particolare disco bianco e nero

curiosamente la comparsa, se posto in rotazion–suggestive ombre colorate. Tale fenomeno (conosciuto comunemente come ombre colorate di Otto von Guericke) si può ottenere facilmente proiettando sovrapposti due fasci di luce, uno bianco e l’altro, ad esempio, rosso su una parete bianca e interponendo un oggetto davanti al fascio rosso. Ora, anziché ottenere un’ombra biaproiettata dall’oggetto su uno sfondo rosa (luci rossa + bianca), se ne ottiene, inaspettatamente, una azzurra cioè il colore complementare del rosso (rosa).

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Le immagini sotto raffigurano delle ruote cromatiche divise in due, in tre, in sei e in dodici parti. In questo caso le divisioni sono state fatte in base ai colori principali, di cui abbiamo già parlato, ma potremmo scegliere quelli che vogliamo, con un numero di divisioni qualunque. Nella divisione in due parti (a), ciascuna gamma cromatica (semicircolare), nel momento in cui i rispettivi colori vengono fusi additivamente insieme, ci dà la sensazione di un unico colore

termedio: nel primo esempio abbiamo il rosso (viola + rosso + giallo)

b c

ine l’azzurro (blu + azzurro + verde); nel secondo esempio il giallo (rosso + giallo + verde) e il blu (viola + blu + azzurro). I colori in coppia così ottenuti, a loro volta, possono essere miscelati tra loro additivamente come luci ottenendo il bianco (1/2 + 1/2 = 1); oppure sovrapposti sottrattivamente come filtri ottenendo il nero (1/2 – 1/2 = 0). I colori che, combinati insieme, ci danno questi risultati sono chiamati colori complementari. a

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Il rapporto complementare o polare è il primo e fondamentale rapporto a i colori, il quale non genera nuovi colori ma sfumature degli stessi he si risolvono per gradi nella pienezza della luce o nella vacuità del

Per poter creare nuovi ere nella

ota posizioni relative differenti tra loro: il numero minimo di questi e loro disposizione per ottenere il maggior numero di altri colori,

lla quale corrisponde una minore ampiezza dell’arco della gamma

trcbuio; un po’ come avviene nel rapporto tra il bianco e il nero attraverso i vari livelli di grigio, come illustrato nell’immagine che segue.

colori, i colori di partenza devono assumrulaattraverso la loro combinazione, sono indicati dalla terza immagine (b), quella con la ruota divisa per tre. Nell’esempio, abbiamo tre gamme cromatiche che in questo caso ci danno il rosso, il verde e il blu. Tre, dunque, è il numero minimo di colori (combinati a due o a tre) necessario per produrre tutti gli altri; e questo può essere considerato il secondo importante rapporto tra i colori, disposti idealmente ai vertici di un triangolo equilatero, secondo il rapporto triadico o cromatico. Anche questi tre, se combinati insieme, possono dare il bianco o il nero. Nelle ultime immagini (c), ossia quelle con le ruote divise in sei e dodici parti, si arriva a una sempre maggiore specificazione del colore, acromatica sottostante. Anche tra questi colori sussistono rapporti complementari e triadici ma dalle differenti ampiezze e disposizioni cromatiche. Questo significa che nelle somme di luci colorate

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complementari non si ottiene un bianco pieno ma un bianco costituito da un ridotto spettro cromatico, ovvero un bianco relativamente meno intenso, più “grigiastro”; parimenti nelle azioni sottrattive dei colori materiali si hanno vari livelli di grigio anziché il nero. Nelle immagini successive abbiamo degli esempi di somme o sottrazioni di colori attraverso i rapporti complementari (o polari) e

iadici (o cromatici). Rapporti tra i colori, lo ricordiamo, altrimenti

o cnico quanto più il colore tende verso la specificazione, ovvero uanto meno è mescolato con altri colori, più è puro (come i colori

trespressi come additivo (verso la luce) o sottrattivo (verso l’ombra).

Colori-luce Colori-filtri

Si noti, infine, che quando si parla di “purezza” del colore, in sensteqdella ruota vista in precedenza divisa in dodici parti piuttosto che in tre o due); in senso spirituale, invece, con purezza generalmente si intende il colore bianco che rappresenta, al contrario, il colore meno specifico,

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cioè la somma equilibrata di tutti i colori o, essenzialmente, l’equilibrio degli opposti complementari.

I difetti della luce sono i pregi dei colori.

Si rimanda alla seconda un approfondimento sul tema del colore, qui i amenti base utili alla hiarezza del testo.

L’esagramma so colori additivi e sottrattivi, rim a l’alto il basso, lo na stella che

parte del libro per

ntrodotto solo nei linec

Ruota cromatica con esagramma indicante i sei principali colori secondo i rapporti complementari e triadici.

– pra, raffigurante la disposizione triadica dei

anda alla nota stella a sei punte: simbolo universale di equilibrio trspirito e la materia, e della congiunzione tra l’uomo e Dio. Ue

richiama a sua volta il simbolo, diffuso in tutto il mondo, del fiore a sei petali e il simbolismo della Genesi e della scala musicale. Scala rappresentata dall’ottava, ovvero da una serie di sei note comprese tra una prima e un’ottava nota, riconducibile a un’unica nota. Una nota base che racchiude in sé (come suoni armonici concomitanti) tutte le note della scala, così come la luce racchiude in sé tutti i colori. Una nota (sottintesa nel simbolo) alla quale corrisponde uno stato iniziale, un ante creationem mundi, seguito dai sei giorni, note o colori, della creazione (ovvero, lo schiudersi della potenza in atto) e uno stato finale, un post creationem, il giorno del compimento e del riposo (che richiama ancora la nota fondamentale, di conclusione e riposo, della scala).

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L’armonia nell’unità

colore, al di là delle apparenze, non esiste materialmente in natura, on è una caratteristica fisica oggettiva, una sostanza, ma è una

dalla percezione di differenti oli luminosi. Spingendoci oltre, ogni espressione del nostro mondo

o, nel ondo fisico, riflette ciò che sta in alto, nel mondo dell’anima, e dove

e creatore, sta a dicare lo stato mentale illusorio, dato da sette veli dei colori dell’iride, attraverso cui

lla loro frequenza di vibrazione, come delle note musicali, darebbero

Ilncostruzione mentale generata in noistimfisico, in fondo, non è che una rappresentazione generata dai nostri sensi e dai nostri schemi mentali, i quali pertanto non colgono la vastità di tutto ciò che si cela dietro1. Sappiamo, infatti, che le infinite forme materiali nell’universo sono costituite da poche decine di diversi elementi chimici, e questi, a loro volta, sono formati da pochi costituenti comuni considerabili come le prime forme di energia condensata2. Tutto è, appunto, energia. Ma l’energia non si esprime alla cieca, segue invece uno schema, un pensiero che origina da ciò che possiamo chiamare Anima Universale. Tutto ciò che è fisico è transitorio mentre l’energia, in perenne trasformazione, è eterna. Nel Sutra del Cuore buddista si legge “la forma è vuoto, il vuoto è forma”; mentre nella Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto c’è scritto “come in alto, così in basso e come in basso, così in alto”. Così il colore, in fondo, tutt’altro che inesistente, si esprime nella nostra realtà fisica attraverso le sue caratteristiche proprietà, come un qualcosa che proviene da modelli invisibili: perché tutto ciò che sta in bassmbasso e alto, forma e vuoto, in realtà sono un’unica cosa. 1. Un tema fondamentale della filosofia indiana verte intorno all’illusione della maya e alla creazione del mondo mediante il sacrificio che Dio fa di se stesso. Questa creazione è chiamata Lila “il gioco di Dio” e l’universo ne rappresenta lo scenario. In questo contesto, la parola maya, il cui significato originario è poterinl’uomo si rapporta nei confronti del mondo fisico. Mondo sì reale ma non “limitato” come ci appare. 2. Secondo la Teoria delle Stringhe (Corde), la moderna “teoria del tutto”, i costituenti fondamentali della materia non sarebbero composti da particelle puntiformi, ma da strutture estremamente piccole (miliardi di volte più piccole dei nuclei atomici) paragonabili a delle corde di energia vibranti, aperte o chiuse ad anello. Corde uguali che, a seconda deorigine ai differenti tipi di particelle elementari come i quark, gli elettroni e i fotoni. A ordini di grandezza diametralmente opposti ci sarebbero invece le stringhe cosmiche.

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Nell’universo l’energia sottile è una forza onnipresente che tutto permea, da cui tutto origina e a cui tutto ritorna. Essa è una forza dinamica che può essere rappresentata attraverso l’immagine di un’onda, con il suo ciclico flusso e riflusso, oppure con una spirale.

L’energi i di spirale, quella loga a le più belle. Questa si può (uno all’interno dell’altro) i cu rapporto o sezione

urea; la quale corrisponde, per definizione, a quella parte di un segmento che è media

i tutte le cose dell’universo .

anche la rinascita del ciclo vitale della natura o la fonte della vita.

a sottile può essere simboleggiata da una spirale. Tra i diversi tipritmica e in particolar modo quella aurea sono considerate tr

realizzare attraverso una serie di rettangoli aureii lati, maggiore e minore, stanno tra loro secondo il

aproporzionale tra l’intero segmento e la parte restante; o, all’intero che sta alla parte maggiore come la parte maggiore sta a quella minore: 1,618:1=1:0,618; e dove 1,618 (ϕ) = (√5±1)/2. La spirale aurea è riconducibile alle figure frattali (frazione di un tutto), ovvero a quelle figure geometriche (presenti in molte forme in natura: cristalli, felci, ecc.) in cui un motivo identico si ripete su scale diverse. (Si cfr. con l’ologramma.) Nel disegno che segue, che chiamiamo “Aur”, due spirali logaritmiche accoppiate simbolizzano “l’uovo micro-macrocosmico”. In esso si scorgono, in uno stato embrionale, le due forze primordiali all’origine

3d 3. La genesi dell’universo da un uovo primordiale compare in molti miti di diverse civiltà. Esso simbolizza la totalità contenuta in germe, la nascita di una nuova vita, ma

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Aur è realizzato attraverso il rapporto aureo (da cui il nome). Tale rapporto, così denominato durante il Rinascimento per via della sua ellezza, è conosciuto fin dai tempi più antichi. I Greci, ad esempio, lo

butilizzarono nella loro arte scultorea e in architettura. Noto anche come numero aureo “Phi” (ϕ = 1,618), esso è presente in molti aspetti della natura, come nelle proporzioni di molti organismi viventi, uomo com-preso, e nella particolare forma a spirale della conchiglia del nautilo e delle immense galassie; forma a cui si ispira il disegno di Aur. Nell’immagine, i colori bianco e nero esprimono il rapporto polare fondamentale tra luce e oscurità, energia e materia, fuoco e acqua… Come si può notare, le due parti si compenetrano in modo complemen-tare: l’una è il riflesso dell’altra, questo a significare che il contenuto, il rogetto, l’idea, si esprime nel contenente, nella forma, nell’esteriore. p

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Dal rapporto polare primordiale luce-oscurità, la creazione si dispiega in un’infinita varietà di colori, l’insieme dei quali trova la sua migliore rappresentazione nel simbolo della ruota cromatica.

La presente ruota dei colori ha una particolare bellezza che esprime qualcosa che va oltre il suo normale impiego: quello nel campo dell’arte grafica. Estrapolata dal suo contesto, eccola qui a rappresentarci l’unione dei colori (disposti secondo l’ordine comple-mentare, gli uni di fronte agli altri) in una sintesi armonica degli opposti, data in particolare dalla fusione sfumata degli stessi nella luce bianca centrale. Quest’immagine può rappresentare simbolicamente l’anima universale o il suo riflesso, ossia l’anima individuale.

La sintesi è unità nel molteplice.

La fondamentale rappresentazione dell’insieme dei colori è data dalla ruota.

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***

Tutte le cose sono diverse e opposte, e nel divenire ogni cosa diventa il suo contrario;

queste si raccolgono in una superiore unità, così che tutto è identico, tutto è uno.

Inizio e fine coincidono nel cerchio.

Salita e discesa coincidono nella stessa strada. Eraclito di Efeso

(Liberamente tratto)

*** In natura tutto è polare e ciclico, ogni polo è compensato dal suo polo opposto, così come nelle stagioni, quella estiva lo è nei confronti di quella invernale, e tutto si armonizza dinamicamente nel ritmo. Lo stesso principio è riconoscibile nei colori attraverso la loro complementarietà, atta a compensare e armonizzare ogni eccesso. Questa proprietà si può facilmente constatare attraverso un particolare fenomeno visivo conosciuto come post-immagine negativa4, attraverso il quale, se si fissa un colore per alcune decine di secondi e quindi si

osta lo sguardo su una superficie bianca, si può visualizzare per qual e la

non fosse solare, come potremmo vedere la luce?

il divino? Plotino

4. Il fenomeno della post-immagine positiv ece, si può sperimentare se si fissa una forte luce bianca o l chiudono gli occhi: persisterà per alcuni m a macchia di luce.

spche attimo il suo colore opposto complementare. (Si veda anch

seconda parte del libro.) Tale fenomeno rimanda alla natura additiva della vista, in quanto, attraverso la sintesi dei colori, si esprime un principio fondamentale, quello dell’unione e dell’armonia, di cui la luce bianca è il simbolo per eccellenza. Un principio in cui si riflette l’essenza degli occhi, specchio dell’anima.

Se l’occhioSe non vivesse in noi la forza propria di Dio,

come potrebbe estasiarci

a, inva luce del Sole per qualche secondo e poi si

inuti nei nostri occhi la stessa immagine o un

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da evidenziata dal contrasto dei olori associati ai due principi: il nero e il bianco, oppure il blu e il rosso (ombra e luce, cqua e fuoco, femminile e maschile…). Essi sono circondati dal Bagua (Pa kua), gli tto tr

energi dalla combinazione d rente modalità, rispettivamente dalle a presente raffigurazione, denominata del Cielo Anteriore, o dimensione celeste, a cui si ontrappone quella del Cielo Posteriore, o dimensione fenomenica terrena (con una ifferente disposizione circolare dei trigrammi), dall’alto in senso orario, abbiamo:

condo, interno e inclinato rispetto al primo, così da formare una “X”, rappresenta la

imensione materiale.

Taiji e Bagua

Intaglio, Wellcome Museum, Londra. – Una tra le rappresentazioni simboliche più esplicite e razionali sulla natura complementare della realtà appartiene all’antica filosofia taoista e corrisponde al simbolo del Taiji (tai ch’i), ovvero alle energie basilari o principi opposti yin e yang raffigurati all’interno di un cerchio diviso da un’oncao igrammi, vale a dire dalle otto specificazioni o stati di trasformazione delle stesse

e, dispos ari, dati ti in cerchio per coppie opposte e complementei principi yin e yang, rappresentati, secondo una diffe

linee spezzate e da quelle intere, in gruppi di tre. Nell

cdCielo, Vento, Acqua, Monte, Terra, Tuono, Fuoco e Lago. Tra il Taiji e il Bagua si inserisce, inoltre, la teoria dei Cinque elementi: Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua. Cfr. il Timeo di Platone (34-36), opera che tratta dell’anima del mondo, la quale assume a forma di due cerchi: la natura dell’Identico e la natura del Diverso, dei quali ill

sed

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I colori dell’anima L’arazzo della vita L’uomo è un essere raziocinante dotato di coscienza. Questa coscienza però, generalmente, non si esprime al massimo delle sue potenzialità, anzi si può considerare mediamente alquanto limitata. Tale limite, di cui solitamente l’uomo non è consapevole, comporta, proprio per questa ragione, ciò che potrebbe essere definita come “l’inconsapevolezza della propria inconsapevolezza”: ovvero, più esso è inconsapevole e meno si rende conto di esserlo.

nto constatato dalla scienza, l’uomo non impiegherebbe ormalmente più del 10% delle prop mentali. Il motivo di

questo è da ricondur identificazione con propria realtà psic mentre,

ergia mentale ed emozionale sede della coscienza e ell’individualità; il quale però si identifica, per via delle apparenze, on il corpo fisico, ovvero con la realtà materiale.

L’angel di Dio… trasse due chiavi. L’una era d’oro e l’altra era d’argento…

Più cara è l’una, ma l’altra vuol troppa D’arte e d’ingegno avanti che diserri,

Perch’ella è quella che ‘l nodo disgroppa. Dante, Purgatorio, IX, 104-126

Secondo quan rie facoltà

re essenzialmente alla sua piena o-fisica, con il proprio particolare “colore”; la

in direzione opposta, ciò che amplierebbe le sue facoltà mentali sarebbe da ricondurre a una parte complementare e misteriosa di sé: la luce interiore. La mente umana per sua natura tende a essere sottrattiva. In particolare, nella nostra realtà materiale, il pensiero cosciente è dato attraverso la mediazione di un’attività cerebrale che è fisica; questa fisicità espressa dal corpo induce e rafforza in noi l’illusorio senso di separazione da ciò che ci circonda, ossia l’individualità. È questa separazione che crea la nostra ignoranza nei confronti del mondo e di conseguenza il caratteristico processo conoscitivo di analisi della nostra mente razionale (dal latino ratio: calcolo, ragione) che tutto indaga, analizza, separ ssifica e giudica. a, cla L’ego non coincide con il corpo fisico, o perlomeno non nell’essenza, ma è un corpo di endc

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L’anima è rappresentata al centro attraverso la ruota cromatica

mentre le energie che la racchiudono ne definiscono l’individualità: 1° Vitale/Fisico, 2° Emozionale e 3° Mentale.

Ogni anima, simbolizzata da una ruota cromatica, si specifica e corporizza selezionando ciascuna un proprio determinato colore, un proprio raggio di luce. In questo modo le singole anime, a un tempo un’unica anima, si individualizzano rivestendosi di una propria capacità

i pensare, provare emozioni, sensazioni e di agire con una distinta

i fondamentali dell’uomo.

dvolontà. Ognuna con il proprio scopo. È questo che permette all’universo e alla vita di esistere, in quanto infinita varietà di espressioni della creazione. Riprenderemo più avanti questo discorso.

Ogni personalità può essere rappresentata essenzialmente attraverso un diverso colore che la caratterizza. Anima ed ego rappresentano i due pol

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a

Ognuno

a realtà duale o relativa fa di noi persone che credono, pensano, giscono altro. Ci

differen i gusti personali e al essere persone tendenzialmente dinamiche o statiche, cerebrali o emozionali, loquaci o

problema, però, è che in questa parzialità ci siamo talmente identificati da aver perso la visione d’insieme della realtà e il senso di unione e di armonia. Quanto detto, si può illustrare partendo da una semplice analogia, la quale riflette una diffusa metafora e un sapere dimenticato. Ogni nostro modo d’essere equivale a una certa colorazione, la quale può essere rappresentata, nella ruota dei colori, da un raggio di questa. Tutti i colori sono presenti in noi ma alcuni sono più intensi e forti di altri e sono quelli che ci caratterizzano, donandoci la nostra colorazione

ominante.

d articolare modo d’essere.

Le persone possono interagire tra loro in manieranaloga a quanto avviene con i colori.

di noi vive i propri limiti attraverso la propria storia personale. La e vivono in un modo piuttosto che in un

ziamo in base al sesso, alla personalità, alle idee, ale esperienze. E così possiamo

taciturne, allegre o malinconiche. Questo elenco, chiaramente, potrebbe estendersi all’infinito, anche se tutto è fondamentalmente riconducibile a poche tipologie caratteriali. Noi possiamo quindi essere questo o quello ma mai tutto insieme. Questa condizione parziale ha la sua ragione di essere, naturalmente, in quanto è quella che rende la vita diversificata e colorata e che assegna a ciascuno di noi il proprio posto e scopo nel mondo. Come una parte di un tutto o una cellula di un unico grande organismo vivente. Il

dNell’immagine che segue abbiamo un cerchio dei colori diviso in

odici parti, a ciascuna delle quali si può far corrispondere unp

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gnuno di noi ha un carattere e una natura che può essere rappresentata attraverso uno o a, così come lo

modi d fferenti energie dei 1

roblematiche dell’ego; il tipo di nutrizione, eccetera.

O più colori. Ricordiamo che tutto è energi

sono i nostri ’essere, riconducibili ora alle didiversi colori . Per cui, come questi possono essere miscelati tra loro producendo nuove tonalità, così i nostri pensieri, consci o meno, le loro energie possono interagire con altre parti di noi stessi, con gli altri esseri e con tutto ciò che ci circonda producendo nuovi effetti. Ovviamente in questa dimensione non sono più i nostri occhi a percepire le reazioni di dette energie ma il nostro essere attraverso le sensazioni, le emozioni, i pensieri o, in generale, attraverso lo svolgersi delle situazioni. Il pensiero o l’atteggiamento mentale non è un fenomeno circoscritto e delimitato nella testa di ciascun uomo, ma come un’onda radio viaggia nello spazio, come una luce colorata tinge tutto intorno a sé. Questa realtà può essere raffigurata attraverso un’immagine classica della filosofia orientale: quella di un arazzo o di un tessuto la cui trama e ordito, disegni e colori sono realizzati attraverso i fili delle nostre energie individuali e quelle di tutto l’universo che si combinano e si intrecciano in un unico immenso e complesso gioco di cause ed effetti. Nella suddetta analogia si rispecchia anche un’importante acquisizione della fisica quantistica, ovvero l’aver riconosciuto la fondamentale unità tra l’osservatore e la cosa osservata. Il che significa, in sintesi, che nella nostra realtà, in cui ogni cosa appare separata l’una dall’altra, esiste invece un sottile collegamento, un’interazione che avviene 1. Il carattere di ogni individuo, lo scopo della propria vita e l’armonica espressione delle sue qualità basilari: mentali, emotive e fisiche – un bilanciato spettro cromatico – è determinato dai dettami e i disegni dell’anima; dall’eredità spirituale delle vite passate; dagli influssi astrali al momento della nascita (essenzialmente dal Sole e la Luna, dei sette pianeti, e dall’ascendente, in rapporto con lo zodiaco); dall’eredità genetica; dall’imprinting emozionale dato da una nascita attraverso un parto normale oppure uno dolce; dall’influenza dei genitori, la loro energia: di amore e armonia o, più comunemente, quella legata alle p

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nell’gione, qualunque evento può presentarsi in maniera differente a

econda del modo o dell’atteggiamento con cui ci si dispone a esso.

olti meccanismi della mente o i rapporti tra le persone possono essere unque interpretati attraverso l’analogia con i colori, in particolare ttraverso le modalità additiva e sottrattiva. In additiva si va verso la luce, la crescita, la comprensione, l’armonia,

cedenti),

intimità della materia, al livello dell’atomo e che, per questa ras Mda–la creatività… – In sottrattiva verso l’ombra, la limitazione, l’incomprensione, la chiusura mentale… Meccanismi della mente i quali convergono nel nostro atteggiamento, ovvero in ciò che influisce sulla nostra struttura psico-energetica e fa sì che la stessa si trasformi in luce o in ombra e che tutto intorno cambi e assuma significato in relazione a questo. I rapporti tonale o per affinità (tra colori simili), polare (tra colori complementari) e cromatico (variabile tra le due modalità prein additiva (luci) e in sottrattiva (filtri) possono rappresentare le situazioni di base nelle relazioni interpersonali o nei processi psichici.

Vediamo alcuni semplici esempi in ambito interpersonale.

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In un rapporto tipicamente di amicizia o sentimentale, due persone affini come carattere, idee e interessi possono essere rappresentate da uno stesso colore: esse tendono a capirsi e a relazionarsi piuttosto bene,

ovando in questo forza e sostegno reciproco, in particolare in additiva.

iascuno tendono ad arricchire altro, mentre in sottrattiva le energie vengono sottratte dai filtri

i teressi condivisi e, al tempo stesso, se in sottrattiva, verso una chiu-

raverso un’interazione una “persona blu” (colori polari) trovando il rapporto poco piacevole o interessante. Stessa cosa, se la persona blu si pone ugualmente come filtro nei confronti di quella gialla, per ignoranza,

regiudizi o rigidità mentale, come nel caso di due persone che non si all’altra. La

sensazione è quella di non capirsi reciprocamente, perché si crea come

tr

Si tenga conto, in generale, che in additiva le energie si sommano (maggiore luce), quindi i contributi di cl’mentali dati dalle differenti opinioni e credenze (minore luce). Quando due persone sono molto simili tra loro (colori tonali) queste vanno d’accordo, c’è una buona intesa ma mancano di originali contri-buti, per cui la tendenza è verso un’omogeneità delle esperienze e deglinsura o un’indifferenza nei confronti di tutto ciò che è differente da loro.

Infatti, in sottrattiva, una “persona gialla” filtra att

pascoltano e ognuna vuole imporre il proprio punto di vista

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un “buio comunicativo”; buio che può presentarsi sostanzialmente sotto differenti forme, come l’indifferenza, l’antipatia, l’odio o la paura.

Se invece abbiamo un rapporto cromtra quello tonale e quello polare, è que

o di nuovi. In sottrattiva, attraverso

Se il rapporto è in additiva, ad esempio tra rosso e verde, abbiamo invece una somma delle due energie che produce qualcosa di nuovo, il giallo, che le comprende entrambe elevandole (più luce). In pratica, può rappresentare un fertile rapporto creativo e di crescita tra due persone

al punto di vista sentimentale, di amicizia o professionale: ognuno

atico (di cui il più rappresentativo, llo triadico), dall’interazione di

questi colori ne otteniaml’interazione, ad esempio, di giallo e azzurro si ottiene il verde; questo, essendo il risultato di una differenza di energie, data dai filtri caratteriali di ciascuno, può significare in pratica che nel rapporto tra due persone ci possono essere solo limitati punti in comune, il verde, anche se non necessariamente condivisi, e invece una possibile incompatibilità in generale (meno luce).

dimpara, fa proprio qualcosa dell’altro, vede attraverso gli occhi dell’altro. Questo a condizione che tra le due persone ci sia una buona armonia. È questa la differenza tra le menti chiuse e le menti aperte: nel primo caso il giallo non vede veramente l’azzurro, cioè non può comprenderlo pienamente e viceversa; ma trovano tra loro solo un ristretto punto di contatto; nel secondo caso, il rosso e il verde, pur nella

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diversità, si comprendono per quello che sono, potendo proprio per questo produrre qualcosa di nuovo e di più ampio per entrambi.

Oppure, due persone, sempre gialla e blu, in un primo momento possono interagire in additiva e, apportando ciascuna quello che manca all’altra – un modo d’essere e vedere opposto – completarsi creativamente in maniera anche molto intensa: condizione rappresentata dalla luce bianca. Questo può succedere, ad esempio, durante l’innamoramento quando due persone arrivano a comprendersi a fondo. Col tempo però, per differenti motivi, queste finiscono generalmente

er scivolare nella modalità sottrattiva e, non riuscendo più a mpo ricreare

antenere lo stato luminoso iniziale, non co ivano

a scontrarsi e infine a lasciarsi. A amore non riesca a evolvere e a consolidars non si sviluppino dei meccanismirapporto tra elementi opposti q sottrattiva e non hanno nessun punto in

ssere sottrattivi significa avere una visione limitata della realtà: è il

mprendendosi più, arrmeno che lo stato nascente dell’

i; oppure, al contrario, di dipendenza. È difficile infatti coltivare un

uando entrambi interagiscono incomune.

Erigido punto di vista che ci rende indifferenti, intolleranti o incapaci di comprendere veramente ciò che ci circonda. Essere additivi, invece, vuole dire essere sensibili e ricettivi nei confronti di ciò che è diverso da noi: è una disposizione a sentire, a comprendere e a sommare in sé nuove espressioni illuminanti che accrescano la nostra consapevolezza. Essenzialmente, il filtro costituito dalla nostra personale visione della realtà ci rende impossibile una reale visione del mondo, qui simbolizzato dalla luce bianca; infatti, di quest’ultima, possiamo cogliere solamente quegli aspetti in qualche modo affini alla nostra visione personale, mentre siamo insensibili agli altri.

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Ogni coscienza (sopra raffigurata al centro attraverso i filtri blu e rosso) può generalmente cogliere dalla realtà solo quegli aspetti a essa affini (le relative luci blu e rossa, rispettivamente nella prima e seconda immagine), o gli stessi aspetti mediante una sorta di filtraggio da aspetti più complessi (le luci bianche), mentre è opaca verso gli aspetti a essa opposti (le luci rossa e blu).

Alcune interazioni, in additiva e in sottrattiva, tra differenti colori-personalità.

Le persone spesso non si trovano d’accordo circa le percezioni o le opinioni sulla realtà per via dei propri filtri mentali. Ad esempio, nella figura sopra, relativa alle interazioni in sottrattiva tra i colori-personalità, una persona azzurra percepisce il giallo come verde che,

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invece, è percepito da una persona viola come rosso. Nemmeno il bianco (lo sfondo) è riconosciuto come tale. Parafrasando il mito della caverna di Platone, se per ipotesi in un gruppo isolato di persone alcune indossassero incessantemente e per lungo tempo degli occhiali con lenti blu, queste troverebbero normale vedere tutto blu (anzi, finirebbero col perdere anche la consapevolezza del fatto di vedere blu); stessa cosa per chi osservasse invece attraverso lenti verdi, gialle, eccetera. Così, nell’esprimere le proprie opinioni sulla visione del mondo, ognuna di loro avrebbe ragione dal proprio punto di vista ma, nel confronto, non capirebbe o non si troverebbe d’accordo con le altre. A meno che queste non arrivassero a

mprendere l’importanza di togliersi gli occhiali.

l’universo è composto da infiniti fili colorati intrecciati tra loro

che creano insieme sempre nuovi disegni e colori… …una matrice2 psico-energetica che si colora, illumina o scurisce a seconda delle idee, dei modi d’essere e degli stati d’animo individuali e collettivi; una matrice (mente cosmica/umana) dalla quale origina la realtà manifesta e in cui ognuno tesse la storia della propria vita. Si propone la presente immagine simbolica, in una grafica stilizzata, attraverso la Matrice dei Colori, la tavolozza attraverso cui si esprime la creatività universale. Nella seguente matrice (Color Matrix) si distinguono le modalità

ttrattiva (rispettivamente nella metà triangolare superiore est pali olo a oppia serie di bande incrociate verticali e orizzontali che danno luogo

co

***

Come un arazzo vivente,

additiva e sod ra e inferiore sinistra) attraverso le combinazioni dei sei princi

ri (rosso, giallo, verde, azzurro, blu e viola) disposti secondo uncda trentasei miscele o sfumature cromatiche o, simbolicamente, a trentasei possibili modi d’essere o situazioni base della realtà. 2. Matrice, dal latino matrix: genitrice, utero, matrice, fonte, origine.

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Noi siamo come luci e filtri allo stesso tempo: influenziamo colorandolo” l’ambiente con la nostra presenza e l’ambiente colora oi; quindi lo interpretiamo secondo il nostro punto di vista e, iceversa, veniamo interpretati secondo altri punti di vista. Tutto uesto, normalmente, avviene soprattutto in maniera inconscia. Ogni ensiero, quindi, atteggiamento e fondamentalmente ogni credenza eterminano la nostra esistenza, la nostra realtà. ono pertanto due le modalità fondamentali su cui ci si può orientare: il rincipio di separazione (ombra/sottrattivo) e il principio di unione uce/additivo). A questi due principi e alle loro varie combinazioni, ello specifico, corrispondono tutta una serie di modi di essere e tteggiamenti che caratterizzano la nostra natura.

l principio di separazione corrisponde l’identificazione nel nostro ego, unque nel nostro mondo separato dal resto del mondo: dall’ambiente, alle persone e dalle cose. L’essere separati è fonte d’insicurezza e ’ignoranza, non si conosce ciò da cui si prende le distanze e se ne ha uindi paura (perlopiù inconscia). Dalla paura e dall’ignoranza segue a ascata tutta una serie di atteggiamenti e sentimenti che rinforzano in oi e negli altri, influenzandoci a vicenda, il senso di separazione. uesti atteggiamenti si possono tradurre in pregiudizi, disprezzo,

ntipatia, senso di superiorità o d’inferiorità, indifferenza e orgoglio. questo si deve aggiungere inoltre un possibile senso di separazione o on accettazione rivolto nei confronti di se stessi, il quale ci divide nche interiormente. l principio di unione corrisponde invece un senso di comunione e di

ccettazione di qualunque aspetto di se stessi e degli altri; un andare ltre l’individualità intesa come limite. Un senso di purezza, fiducia ed ros per la vita – amore per l’autenticità – con consapevolezza e, unque, con una maggiore forza armonica.

a cosa significa in pratica tutto questo? itorniamo nuovamente ai raggi colorati della nostra ruota dei colori di ui abbiamo già parlato. Abbiamo visto che a ogni particolare modo ’essere o colore corrisponde un differente tipo di energia. Esistono numerevoli modi d’essere, i quali costituiscono ognuno un differente mite della coscienza individuale, relativa e soggettiva. Quando la ostra coscienza si fonda sull’egocentrismo, l’io separato dal tutto,

“nvqpdSp(lna AdddqcnQaAnaAaoed MRcdinlin

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questa assume una forma limitante che taglia via una vasta parte di noi corrispondente a tutti quei potenziali modi d’essere non riconosciuti. Essenzialmente l’uomo si autolimita ponendo la propria attenzione sulla propria persona che, in quanto espressione anche di una natura fisica, è per forza di cose circoscritta, limitata e soggetta a errore. Diversamente potrebbe orientare la propria attenzione, riconoscendo la limitatezza e l’illusorietà dell’io, su ciò che va oltre la materialità, oltre

nergia e materia sono due aspetti differenti di una stessa unica realtà:

e

importante conoscere e fare nostre queste verità,

ciò che ha confini: la forza spirituale e la coscienza della propria anima, riflesso dell’universo. Il fare proprio questo proposito, interioriz-zandolo, determina il senso della vera etica o filosofia di vita che riconosce che tutto è collegato, Tutto è Uno. Ela coscienza superiore. Dato che tutto è energia, più ci si riconosce parte del tutto, più si è partecipi dell’energia e della coscienza del tutto; al contrario, più ci si lega alla propria individualità, più si limita la propria energia e la propria coscienza. Questo, tuttavia, non significa affatto che si deve rinunciare alla propria individualità ma sempli-cemente che ci si deve collegare con una realtà, una consapevolezza superiore che può produrre un arricchimento, un’espansione, una forza armonica, e dunque anche una profonda accettazione, della propria persona. Una nuova consapevolezza che, fondamentalmente, si esprimnella capacità di interagire in maniera additiva con il mondo e non più, principalmente, in maniera sottrattiva. Naturalmente il processo è graduale. All’inizio èalmeno a un livello concettuale, quindi è necessario perseguirle con intima convinzione, a prescindere dai risultati. Il perseguire questa verità, questa etica, è ciò che si può definire virtù, ovvero la spinta o la forza che aiuta l’uomo a raggiungere il proprio Sé.

ETICA

ENERGIA ARMONICA

Etica ed energia armonica si producono

reciprocamente.

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Ma dove trova l’uomo il sostegno, quell’energia in più per liberarsi dalla prigionia, i limiti e il malessere dovuti al vivere esclusivamente in

te nel centro, originano la ura luce: la luce bianca, principio della vita e simbolo della totalità e

Ouroboros in Synosius di Palecanos (1478), e in testo alchemico egizio con iscrizione greca: εν το παν (E “L’u ib Marco, Venezia).

– Tra i numerosi simboli spirituali, il cerch è certamente tra i più im e diffusi. Esso riflette il sacro principio creatore dell’universo e l’universo stesso. Ma anche l’armonia cosmica, l’unione degli opposti, la coincidenza ne e l’eterna ciclicità e continuità della vita, con a sua costante mutazio ed evoluzione. Tale simbolo è stato rappresentato dall’uomo in differenti modi: graffiti, anelli, dischi forati, ruote, o attrav n altri significati. Uno di questi è l’Ouroboros, il serpente che si mor del cosmo e della rigenerazione.

maniera egoica? Proprio nel perseguire questi principi etici, perché come in un cerchio, etica ed energia armonica si producono a vicenda, in un crescendo dato dalla continuità. Riconoscere la verità significa cessare di identificarsi esclusivamente nel proprio colore-personalità attraverso cui viene filtrata la realtà che ci circonda, perché il nostro colore è solo uno dei tanti colori della ruota o dei suoi raggi. La forza della ruota sta nel possedere tutti i raggi cromatici, i quali, fondendosi armoniosamenpquindi dell’armonia più profonda e vera. Ora, l’ego corrisponde a uno o a pochi raggi, mentre l’anima corrisponde alla ruota completa, espressione dell’infinita, fulgida, divina totalità.

no è tutto” (Bn to pan) lioteca di San

io portanti, antichi

di inizio e fine, rinnovazione l

erso metafore e code la coda, sim olob

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Qualunque modo d’essere, qualsiasi colore che non riconosciamo o non accettiamo in noi stessi e negli altri equivale a un precluderci una certa relativa quota di energia: energia che ci viene a mancare e che, di fatto, ci rende incompleti. L’essere separati dal tutto è fondamentalmente un essere separati dall’energia; ed è la ricerca inconscia di quest’energia ll’origine dei problemi tra gli uomini. Questo, in particolar modo,

anto maggiori e con più forza sono, quindi, le cose che non ricono-ciamo e quanto più forti sono i contrasti con gli altri; di conseguenza, iù forti sono le emozioni suscitate, spesso cariche di sofferenza, e aggiori sono gli scontri energetici e i problemi che ne possono

p i ano cer

aperché la si ricerca normalmente nel modo sbagliato: ovvero si ricerca inconsapevolmente proprio quel tipo di energia che perpetua lo stato d’essere anziché una consapevole espansione verso la completezza. L’energia va dove si posa la nostra attenzione: i nostri pensieri, le nostre emozioni, il nostro corpo, le persone, le cose, i desideri. Per cui, generalmente, si ricerca e si riceve istintivamente energia proprio attirando l’attenzione degli altri; quel tipo di energia che alimenta l’ego e per la quale, di solito, si producono conflitti, rivalità e gelosie.

L’attenzione altrui alimenta l’ego.

Tspmderivare. Scontri attraverso i quali si disperde la propria energia e ci si

r o,eclude la possibilità di acquisirne una più armonica. Al tempo stessrinforz ti stati interiori negativi di cui l’ego soventemente si s

nutre poiché confermano la sua realtà, l’unica che esso conosca. Finché restiamo aggrappati ai limiti del nostro ego e all’inconsa-pevolezza, questo stato di cose, causa dei nostri malesseri più profondi, non può che perdurare. La vera fonte di energia non sono gli altri ma noi stessi, la nostra anima, ovvero l’universo; e dunque anche gli altri, ma attraverso un rapporto fluido/armonico con essi e con il tutto.

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Un altro aspetto da considerare sulla possibile origine dell’inde-bolimento dell’energia vitale è quello riguardante le nostre problematiche interiori. Tra queste possiamo enumerare il pessimismo, i sensi di colpa, la mancanza di autostima, la tristezza, il rancore. Queste agiscono come ombre, filtri mentali che oscurano, soffocano o consumano la luce vitale interiore con un senso di vuoto, di debolezza o svogliatezza che può ripercuotersi anche pesantemente sulla salute fisica e che, nei casi peggiori, conducono alla depressione, all’inattività e al non credere o trovare più interesse in niente. Stati d’animo negativi che, al tempo stesso, sono favoriti non di rado da squilibri o carenze energetiche preesistenti, per cui una cosa si ripercuote sull’altra in un circolo vizioso3.

Ombre interiori e idee parassite corrispondono a pensieri sottrattivi che ci privano di energia: pessimismo, senso di inutilità, paure, ecc. Da questi derivano depressione, stanchezza cronica e altre malattie. La nostra realtà pers strutture di

ensiero che coesistono in noi, quali

o meno

onale è il risultato di un insieme di l’educazione, le credenze, glip

interessi; e tali strutture o energie possono essere in accordo tra loro oppure in contrasto. Queste energie devono essere coerenti tra loro perché la nostra vita sia vissuta con forza, volontà ed efficacia. Altrimenti, se incoerenti, la nostra energia è soffocata e dispersa. 3. Esiste una base costituzionale, più o meno equilibrata energicamente, diversa per ogni persona, sulla quale si aggiungono poi le sovrastrutture educative, esperienziali e culturali con cui il tutto interagisce in maniera additiva o sottrattiva e da cui, infine, risulta ciò che siamo: persone più o meno in buone condizioni di salute, piùsoddisfatte di se stesse, ma pur sempre con i propri limiti. Essenzialmente si può dire che più il nostro modo di vivere opera in modalità ombra, con minore luce o energia e meno le parti nel nostro corpo lavorano in concerto e armoniosamente; la mente può risultare meno lucida ed essere preda di ansie o paure o semplicemente provare un disagio o un’insoddisfazione di fondo senza motivi apparenti, fino ad arrivare a condizioni di profondo malessere esistenziale.

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Ad esempio, se non ci si riconosce in un certo modello “ideale” conforme alle aspettative della famiglia, del gruppo o della società, questo può costituire motivo di rifiuto di se stessi e quindi di sofferenza; mentre, se in ciò che siamo si riconosce la propria speciale unicità, questo può generare un senso di sicurezza e forza. In questo, naturalmente, occorre fare attenzione a non cadere nell’errore opposto: l’esaltazione del proprio ego. Nell’accettare se stessi e il mondo si liberano e si rendono disponibili quote di energia nascoste in noi: in quanto ognuno di noi è un riflesso del macrocosmo, così tutto quello che non accettiamo nel mondo equivale a non essere accettato in noi stessi, a livello “olografico”, e viceversa4.

Se ciò che crediamo e desideriamo è coerente con le nostre azioni e le nostre scelte questi stati si rinforzano (maggiore intensità) se no si indeboliscono (oscuramento).

Credere, quindi, in una cosa e farne invece un’altra in cui non si crede non ha chiaramente grande efficacia, in quanto abbiamo un indebolimento di forze che si sottraggono a vicenda. Ben diverso, invece, quando le forze sono in accordo o affini e, anche se di natura opposta, si sommano e si arricchiscono reciprocamente. 4. Poiché generalmente non si è consapevoli del nostro stato interiore, un sistema per capire in che modo siamo strutturati a livello inconscio consiste nel coglierlo nelle cose in cui questo si riflette: la nostra salute e il modo in cui viviamo.

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In generale dunque, ciò che abbassa il livello vibrazionale sono le emozioni negative come i timori, i dubbi incessanti o l’insicurezza, i conflitti, le inibizioni, le frustrazioni, l’umore nero5; ma anche la mancanza di veri ideali o solidi valori che ci guidino e sostengano; la mancanza di un senso, una ragione o uno scopo nella vita.

Il dolore è dovuto a una carenza di luce o a un suo squilibrio.

Un’idea sottrattiva che si insinua nella mente “eclissa” una parte di essa, mentre l’infelicità, come una nube, l’avvolge nell’ombra.

bene perciò ascoltare i propri pensieri per sentire quali ci deboliscono; quindi, se necessario, è opportuno controllare o odificare le nostre credenze, idee e attività mentali o, ancora, ricorrere

l silenzio mentale per impedire che certi moti negativi si alimentino a ostre spese. Potrebbe essere utile, in questo senso, ricorrere aturalmente alla possibilità di relativizzare i propri punti di vista: cioè edere il classico bicchiere “mezzo pieno” anziché “mezzo vuoto”o , se referiamo, la penombra come una semiluce anziché una semioscurità, , semplicemente, vedere le co aniera positiva anziché

soMllo stesso pensiero positivo, in quanto positivo spesso solo in senso

studio condotto

Èinmannvpo se in m

ttolinearne sempre gli aspetti negativi, forse perché ritenuti più reali. a il vero punto di arrivo, in realtà, consiste nell’andare oltre anche

aunilaterale o egoistico, per rivolgerci invece, in base a quanto già considerato nelle pagine precedenti, a quello che possiamo definire il pensiero additivo, etico o armonico. 5. L’espressione “vedere tutto nero”, riferita al mal di vivere, non è soltanto un modo di

ire ma un fatto reale, come si è potuto constatare in unoddall’Università di Friburgo in Germania e pubblicato dalla rivista Biological Psychiatry (7-2010). Secondo tale ricerca, infatti, in una persona depressa la capacità di percepire la luce e il contrasto tra i colori viene ad alterarsi, per cui l’ambiente osservato appare sensibilmente più offuscato e incolore.

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Un altro aspetto da considerare, è quello in relazione al fatto che a ogni colore caratteriale corrisponde, in genere, un difetto della personalità all’origine di un problema specifico. Per cui, secondo quanto abbiamo potuto constatare attraverso i fenomeni di interazione tra i colori, si può dedurre che la soluzione migliore a un problema di natura caratteriale

on consista nel contrastare detto problema ma nello sviluppare addi , un arattere irascibile viene equilibrato sviluppando la calma. Oppure, avarizia e la prodigalità, il fanatismo e l’indifferenza, e altri opposti quilibri, vengono compensati – come i piatti di una bilancia – l’uno ttraverso l’altro. Per cui ogni eccesso serve a bilanciare l’eccesso pposto. Al contrario, se invece viene contrastato il difetto, questo nde normalmente a riaffermarsi. Questo perché tale azione di

ontrasto equivale a voler soffocare una parte di noi stessi, la quale naturalmente tende a opporsi, coperson di sé.

gni tempe vo, mentre

; e il contrappasso del Purgatorio dantesco).

ntivamente il colore caratteriale opposto: così come, ad esempio

cl’saotec

sì come tenderebbe a opporsi una a nel m sione omento in cui si soffocasse la sua libera espres

ramento pertanto costituisce un aspetto positiOquello negativo è dato dalla carenza delle qualità o energie degli altri temperamenti, i quali insieme conferiscono equilibrio alla personalità. Ogni colore è, a un tempo, forte e debole in rapporto agli altri colori.

Nella 1a immagine il colore verde viene soffocato (depressione, sensi di colpa); nella 2a lo stesso colore viene accentuato (attenzione su di esso); nella 3a gli si oppone una forza contraria sottrattiva (rifiuto, giudizio), anche se sotto resta comunque sempre presente; nella 4a viene raggiunta l’armonia additiva con la qualità/energia opposta (cfr. l’antica regola dell’agere contra, per diametrum

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La base dell’interazione tra le persone è data dalla comunicazione e in questa, generalmente, si riflettono i modi d’essere di ciascuno di noi6. Nei modi d’essere, a loro volta, è possibile riconoscere la predominanza della natura emotiva o razionale di ogni donna e di ogni uomo. Tali nature sono in relazione coi due emisferi del cervello umano, ai quali corrispondono differenti funzioni e proprietà. L’emisfero sinistro è in relazione con la “mente che pensa”: razionale, logica, analitica, caratterizzata dal pensiero lineare e temporale. L’emisfero destro è associato, invece, alla “mente che sente”: emozionale, intuitiva, analo-gica, creativa, capace dell’immaginazione e di una visione globale. Di queste nature, entrambe presenti in tutti noi, spesso una prevale rispetto all’altra. Per cui succede che, quando due persone comunicano principalmente attraverso le proprie differenti modalità, si esprima una bassa intesa tra le due. Il che equivale a un basso scambio di energia.

Quando invece queste comunicano secondo le reciproche modalità, si sprime una maggiore intesa; anche se non sempre in modo... autentico.

Un gesto, una parola o l’attenzione altrui possono essere fonte di energia quando toccano le nostre corde.

. Nella comunicazione tra le persone si possono individuare due principali livelli di omprensione: la comprensione verbale e quella empatica o esperienziale. La prima è

e

6cperlopiù superficiale, mentre solo la seconda, in aggiunta alla prima, permette una reale piena comprensione. Normalmente si crede di capire solo perché si sono capite le parole e i concetti, ma spesso non si va oltre a questi. Ciò perché non c’è una reale trasmissione sulla stessa lunghezza d’onda; ovvero perché non si è accomunati dalle stesse idee, interessi, valori, esperienze e sentimenti.

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La natura emotiva o razionale non dominante è di supporto a quella dominante: ovvero, una persona razionale si appassiona a ciò che stimola il proprio intelletto; mentre una persona emozionale si interessa, volge l’ intelletto a ciò che stimola le proprie emozioni.

sa i astratto, lontano, di scarsa utilità pratica; e c’è anche chi ritiene che

non esista affatto. La spiritualità, al contrario, è un tutt’uno con la nostra realtà, perché lo spirito è energia e tutto dipende da essa. Lo spirito, a sua volta, proviene dalla mente cosmica o anima universale e ne è quindi intimamente connesso.

on questo, il fatto di orientarci verso la spiritualità non significa che la

manifesta dell’Essere; anche se tale scopo non ci appare chiaro o semplice da riconoscere. Ognuno ha le proprie particolari caratteristiche che lo contraddistin-guono, le proprie capacità, il proprio talento o le attitudini innate per svolgere il proprio ruolo nella vita; quel modo particolare di vedere, capire, fare le cose che altri non no o hanno in minor misura; capacità che il mondo. Questo è ciò i modelli, le spettative degli altri, o i puri fattori legati al denaro e al successo, se

Così come per la vista, esiste un occhio non dominante che supporta la prospettiva dettata da quello dominante nel conferire il senso di profondità a tutto ciò che viene osservato7.

*** Molte concezioni sbagliate o preconcetti rappresentano normalmente dei limiti, poiché dall’incomprensione o dalla non accettazione di un qualcosa nasce il precludersi di quella che, invece, potrebbe essere una soluzione o un’opportunità. Ad esempio, c’è chi ritiene che la spiritualità sia qualcosa di separato dalla realtà di tutti i giorni, qualcod

Cmaterialità non abbia importanza. Al contrario! Il fatto che ciascuno di noi incarni il proprio colore, il proprio raggio di luce originale, ci rende

nici, ognuno con il proprio scopo o ragione di esistere, quale specifica uespressione

han, se utilizzate, contribuirebbero ad arricchire ch alse dovrebbe motivare tutti noi, e non i f

aintesi solo come mezzi per accrescere l’importanza del proprio ego. 7. L’occhio dominante è quello con cui è possibile, chiudendo l’uno o l’altro occhio, osservare ancora un punto lontano individuato con entrambi gli occhi aperti attraverso un anello formato col pollice e l’indice. A tal proposito si può aggiungere che l’occhio sinistro è correlato con l’emisfero emotivo mentre l’occhio destro con quello razionale.

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Allo stesso tempo, ogni colore perde di senso se non in rapporto con gli altri colori e se non in relazione, in ultima analisi, con l’essere parte integrante di un unico sistema organico costituito dagli stessi. La questione non sta quindi nel fatto che un dato colore (modo d’essere,

rale sono tutti importanti e, uindi, tutti rapportabili sullo stesso piano. Tutto dunque sta nel capire,

scegliere o accettare, con attegg nto nuovo e ispirato, qual è il

sviluppo, conserva la stessa olistica unità attraverso

me ottimizzato di interazioni che si riflette nel

. Questa semplice verità si può riconoscere, al di là del parallelismo cellulare, nel

ruolo, lavoro, eccetera) sia migliore o peggiore di un altro; ciò che conta sono, invece, il rispetto e il giusto riconoscimento per ogni tipo di contributo, perché ai fini del benessere geneq

iameproprio scopo al di là delle mode e dei falsi valori. In questo senso, si può cogliere un’analogia con le differenti parti costituenti del corpo umano, ognuna con la sua specifica funzione finalizzata al benessere dell’intero organismo. Il nostro corpo origina, nel concepimento, da un’unica cellula uovo e per quanto complesso e differenziato nelle sue parti, una volta completato il suo un’intelligenza che si manifesta in ogni sua parte: dagli apparati agli organi, fino alle singole cellule. Cellule che svolgono ciascuna la propria funzione e che, allo stesso tempo, beneficiano delle funzioni di tutte le altre, in un insieperfetto funzionamento, altrimenti impossibile, di un organismo estremamente complesso8.

Il benessere della parte equivale, olograficamente, al benessere dell’insieme.

Quando, al contrario, le diverse parti del corpo non lavorano in armonia tra loro, come sappiamo, subentrano invece il malessere o la malattia e parallelamente, a livello sociale, la divisione tra gli uomini, il disagio e le varie forme di ingiustizia. Si può inoltre osservare che il contributo di ogni singola cellula non si limita esclusivamente a quello nei confronti delle cellule vicine, del proprio tessuto o del proprio organo, ma a tutto l’organismo. 8concetto filosofico orientale conosciuto come azione essenziale o agire senza agire (Wu wei), dato dall’operare con il minimo impegno e il massimo risultato entrando in comunione con ogni cosa; e nell’insegnamento evangelico relativo alla divina provvidenza, con la parabola degli uccelli del cielo e dei gigli del campo (Mt 6, 25-34). Candore dei gigli che, sempre nel vangelo, rimanda alla purezza dei bambini (Mt 18, 3).

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Nell’organismo della società umana, invece, le singole cellule, ovvero gli uomini, assumono normalmente un comportamento ben differente. Qui gli egoismi individuali producono una società altrettanto egoista, in cui si deve lottare per avere semplicemente ciò che a tutti spetterebbe di diritto: il necessario di che vivere decorosamente e dove le varie forme di associazione nascono e si sviluppano, contrariamente da un organismo sano, per assumere maggiore forza e privilegi a discapito di tutto e di tutti. Così, il principio olografico fa sì che la disarmonia nelle persone produca, in generale, la disarmonia tra i popoli della Terra e, in

e, i nostri sogni e desideri; la nostra vita.

Spi tà, senza perdere il senso della propria individualità.

onsiderazione, giudizio, punto di vista o azione in merito a qualunque osa. Ad esempio, chi definisce e delimita il concetto di bene o verità, genera di

particolare, la disarmonia a livello cellulare nei corpi delle stesse persone, con il conseguente svilupparsi delle diverse malattie9.

***

Lo scopo della vita è la libertà attraverso il senso di unità. Il contatto con la luce invisibile ci offre la forza, il benessere e la centratura che sola ci può donare quella comprensione unitaria universalmente condivisibile, al di là dei divergenti punti di vista; mentre il colore, l’individualità, ci offre i mezzi specifici per esprimere al meglio la nostra mission

ritualità è andare oltre la propria individuali

***

9. Secondo il principio della corrispondenza olografica, il vero benessere individuale è attuabile solo attraverso l’equazione: benessere personale = benessere collettivo. In altri termini, il nostro pensiero è all’origine del nostro stato relativo o dualistico di consapevolezza (dove la realtà viene percepita ordinariamente in termini di opposti), da cui ogni nostra ccconseguenza ciò che è male o falsità. Chi ricerca il bene per sé, determina automaticamente il male per qualcun altro e, di conseguenza, anche per sé. Per questo, per superare il bene e il male quali nostre creazioni, bisogna cessare di dividere il mondo e orientarci, invece, verso l’armonia globale dello stato di consapevolezza unitario, dove il benessere personale e collettivo equivalgono e coincidono e non sono contrapposti ad altro perché non c’è altro a cui essere contrapposti.

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La vera consapevolezza ci è data dalla congiunzione con l’Essere. C’è una conoscenza dell’assoluto, dei principi spirituali naturali ed eterni che ci indicano la strada per la luce, il nostro vero essere, e una conoscenza del relativo che ci è pervenuta fin dal momento della nostra nascita attraverso i modelli familiari, educativi, culturali e sociali di riferimento; modelli che ci hanno sempre circondato e attraverso i quali ci è stato cucito addosso un abito mentale conforme al sistema in cui viviamo. La nostra attenzione può essere rivolta verso l’una o l’altra

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel

Marcel Proust

adroni del proprio destino. Ma la libertà, così come la nostra stessa altà, è solo un’illusione quando si vive attraverso l’ego. Un esempio

della nost rivela la difficoltà d ufficiente

rovare ad annullare completamente ogni tipo di pensiero, solo per pochi minuti, per potercene rend nto10. Il succedersi involontario

i pensieri sempre diversi e, nel contempo, sempre uguali produce un

ismi

dimensione e, normalmente, a livello collettivo, viene riposta nella seconda: quella relativa alla nostra condizione ordinaria e al credo individualista. Ora, il pensiero si può collegare con l’anima oppure con l’ego, per cui noi siamo ciò che pensiamo.

cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.

Vivere l’ego significa innanzitutto vivere i propri limiti, l’ignoranza e la paura di ciò che non si conosce e con essa il suo rifiuto. Da questo deriva un’infinità di problematiche, tra cui quella di non essere consa-pevoli di tutto questo; pertanto si vive con l’illusione di essere liberi e pre

ra incapacità di essere padroni di noi stessi ce lo i tenere semplicemente a bada la nostra mente. È s

pere co

ddialogo interiore continuo che se fosse esternato verremmo presi probabilmente per matti. Un processo, questo, suscitato da meccaninconsci e abitudini che ci fanno procedere sempre sugli stessi binari. Pensieri consci e inconsci automatici dati dal nostro vissuto, dalle nostre credenze, dai problemi della vita, i desideri, le aspettative, le insofferenze, i malesseri, le incomprensioni, le fantasie, i ricordi, i progetti, il pessimismo e le speranze. 10. Se il “penso dunque sono”, per usare la celebre espressione cartesiana, costituisce per noi una realtà, che effetto potrà farci allora l’idea di non pensare?

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Pensieri ed emozioni che dipingono incessantemente la nostra realtà, piacevole o meno, facendo uso dei nostri colori personali, quelli che caratterizzano il nostro modo d’essere.

Tu sei il tuo profondo desiderio. Il tuo desiderio è il tuo volere. Il tuo volere è la tua azione.

La tua azione è il tuo destino. Brihadaranyaka Upanishad

Giungiamo, ora, a un concetto fondamentale della spiritualità: il principio di causa ed effetto.

Cos’è, in fondo, la magia se non la manifestazione del pensiero. Il nostro mon iva di magia. Realizzare l olo da noi.

gni fatto nella nostra realtà avviene in base a un principio di causa ed

o crede di essere distinto dal resto del

a questa legano).

do allora non è che una grande opera collett’inferno o il paradiso in Terra dipende, quindi, s

Oeffetto, o attrazione, per cui a ogni causa corrisponde sempre un effetto, a ogni azione (e non azione) una reazione. Non un effetto qualunque, ma sempre in relazione con la propria causa, in quanto, come già considerato, ogni cosa è legata insieme in una rete di reciproche interazioni. Ciò significa che tutti i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni, a livello individuale e collettivo, costituiscono una forza che si propaga tutt’intorno e, nel contempo, come un’eco si riverbera su se stessa. Per cui, si può affermare che il mondo è lo specchio della nostra mente, è una creazione a nostra immagine. Tale concetto base si collega a ciò che è conosciuto comunemente come il principio del karma11. Questo inoltre significa che i fenomeni osservati appaiono diversamente a seconda del nostro schema di pensiero; ovvero, ogni 11. Il karma (dal sanscrito, “azione”) è una forza dinamica, un fuoco, all’origine della continua mutazione e trasformazione dell’universo e della vita. Nel pensiero indiano ha assunto anche il significato, legato al mondo illusorio della maya, di conseguenza ineluttabile delle azioni; per cui, finché l’uommondo è legato ai suoi limiti e ai suoi stessi inganni. Così il bene e il male, l’amore e l’odio, non sono che concetti relativi, espressioni dell’ego, cioè espressioni che si collocano sul piano orizzontale dell’esperienza umana ordinaria (e che

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atteggiamento e credenza determina la nostra esistenza, la nostra realtà, perché ogni visione relativa è resa assoluta dal crederci. E parafrasando Epitteto:

Non si cred e si crede. Ovvero, nes o positivo: ciò che lo re interpreta.

Le cose affini dunque o tutto ciò che è in intonia con la nostra attitudine mentale, anche inconscia, perché è

razioni tra le luci e i colori, ogni nostro ensiero colora noi stessi e lo spazio che ci circonda e, allo stesso

tem o

ssere ciò che vogliamo essere, che tradotto in pratica si può esemplifi-

e ciò che si vede ma si vede ciò chsun evento è di per sé negativo nde tale è il modo in cui lo si

si attirano. Noi attiriamsall’origine di onde pensiero che risonano con tutto ciò che è loro affine. Così, ricollegandoci alle intep

po, costituisce un filtro mentale attraverso il quale noi diveniamricettivi unicamente allo stesso colore presente nel mondo esterno. Da questo deriva un apparente paradosso, secondo cui dobbiamo già ecare con: per essere felici, bisogna essere felici. Ovvero, la vera felicità non è il risultato del realizzarsi di determinate condizioni esterne (soldi, sogni, amore) ma il risultato di uno stato d’animo positivo che deve essere già presente in noi stessi. Una lunghezza d’onda, una “misura”, uno stato mentale che per affinità richiama o ci permette di cogliere la felicità in ogni cosa. Mentre l’infelicità richiama l’infelicità.

L’uomo è misura di tutte le cose. Protagora

Intorno a noi esiste già ogni possibilità “positiva” o “negativa”, invisibile come le onde radio. Dipende dal nostro filtro o struttura di pensiero poter “vedere”, sintonizzarci, ossia rendere manifesta nella nostra esistenza l’una o l’altra.

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Ogni uomo, essere o cosa è come una corda sonora, una tra le innumerevoli del complesso strumento musicale chiamato mondo, ciascuna con la sua nota, che consuona con tutto ciò le è affine.

Pertanto realtà tutto ciò in cui si crede o fini. Ad sempio, se si coltiva un atteggiamento armonioso si trasmette e si

stra

maginando possibili scenari della situazione indesiderata o temuta. Ad esempio, a paro vertà ma la paura ci porta a immaginare invece condizioni di miseria. Ora, il punto è che la mente razionale è come divisa da tutto il resto (corpo, mondo esterno), a differenza della mente più profonda, analogica; per questo un pensiero verbale non ha la stessa influenza sulla realtà di quanto lo abbia invece un’immagine mentale, un’emozione o una sen-sazione. Quindi con questo tipo di comportamento si favorisce proprio il realizzarsi di quell’eventualità che razionalmente non si vorrebbe. La resistenza non risolve o allontana le situazioni ma le trattiene o attira, attraverso una sorta di sintonia. Per questo, quando non si vuole qualcosa, per essere efficace e coerente, questo desiderio deve essere sempre associato all’immagine della situazione desiderata e mai a

uella non desiderata. Quindi, per ottenere ciò che si vuole non bisogna pensare a ciò che non si vuole (problemi, malattie, carenze); ovvero, le parole devono riflettere l’immagine mentale e l’immagine le parole.

secondo questo principio si attira o si crea nella propria che è in relazione con la nostra forma mentis, tutto ciò tutto quello con cui ci si rende in qualche modo af

eattira benessere; al contrario, se si indugia su ciò che è negativo, si attira e trasmette negatività. Anche attraverso il semplice malcontento.

Cambia il modo di vedere le cose e vedrai le cose cambiare. Sun Tzu

È bene inoltre considerare che espressioni differenti della nocoscienza (pensiero, immaginazione, emozioni) possono spesso coesistere in maniera incoerente e interferire tra loro. Quando esprimiamo un rifiuto a livello verbale, questo lo indichiamo conven-zionalmente con l’uso del no e/o del non all’interno del discorso. Quando invece il rifiuto lo proviamo a livello emozionale, oppure temiamo qualcosa, reagiamo spontaneamente e inconsapevolmente con un no rappresentato dal nostro opporre resistenza a quella determinata cosa, vale a dire preoccupandoci, provando rabbia, impazienza e im

le esprimiamo di non volere la popossibili

q

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I problemi non possono essere risolti dallo stesso atteggiamento mentale che li ha creati.

A. Einstein Azione consapevole e responsabile significa quindi essere consapevoli dei propri pensieri, atteggiamenti e gesti, sapendo che da questi tutto si origina. Inoltre non bisogna lasciare che la mente ci domini e assorba la nostra energia identificandoci e riponendo in essa tutta la nostra attenzione. Ma, come si procede nella cura di una malattia, riconoscendo e risolvendo le cause per eliminare gli effetti, allo stesso modo si deve procedere per andare oltre i limiti della propria mente: ovvero riconoscere che non siamo solo il nostro pensiero, ma che questo è uno strumento e non la nostra unica realtà. Capire, ad esempio, he c loro

comp ebbe vvenire con la nostra mente, a ssere immersi incessantemente

c ome le nostre mani, in quanto strumento, una volta finito ilito restano ferme e non no inutilmente, così dovrsi agita

nziché eanei nostri pensieri, quali foglie al vento. L’attenzione, pertanto, andrebbe riposta su ciò che è fonte di forza e armonia, vale a dire la nostra realtà spirituale e animica. Quando ci identifichiamo con il nostro essere individuale noi ci ancoriamo ai singoli raggi della nostra esistenza egoica e relativa. Quando, con il silenzio interiore ci colleghiamo con la nostra energia sottile e, per suo tramite, con la nostra anima, ci ancoriamo nel centro stabile della ruota cromatica infinita che comprende tutti i colori, tutti gli esseri, tutte le cose, tutto l’universo. Essere centrati è l’equivalente di essere connessi con la fonte della vita. Possiamo immaginarci come una ruota: questa per girare liberamente con equilibrio su se stessa è importante che sia centrata, che non sia bloccata, frenata o sbilanciata in alcun modo; e tutto ciò che la limita in questo senso sono le nostre identificazioni e i nostri legami o attaccamenti, paragonabili a delle ganasce dei freni strette su di essa. I legami corrispondono, in altri termini, alle diverse forme in cui l’ego soggiace all’oscura forza gravitazionale dell’ignoranza e dell’illusione. Gravità espressa dall’identificazione nelle idee, opinioni e concezioni soggettive, relative o limitate che originano dalla separazione dall’unità; le quali conducono ad assumere posizioni personali attraverso cui si osserva e interpreta il mondo rigidamente. Sono i circuiti della mente costruiti attraverso l’educazione e i condizio-namenti, in cui viaggiano i pensieri con i quali esprimiamo il nostro

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esistere e senza i quali ci sentiremmo persi. Di natura opposta, e nel contempo simile alle identificazioni, ci sono le non accettazioni quali, ad esempio, il non accettare se stessi per come ci si vede e per i propri difetti, il non acc a vita, perché si vorrebbe esso con rabbia, si dà al cielo, al mondo utto.

ltre forme, infine, di legame possono invece consistere nel restare

aperti a nuove

ontro l’animo:

ettare certe situazioni, certi aspetti dellche fossero in parte o del tutto diversi e per i quali, sp

, agli altri o a se stessi la colpa di tAaggrappati al passato: ai rimpianti, al rancore, ai sensi di colpa12; oppure al futuro: le preoccupazioni, le illusorie speranze, nella passiva attesa che qualcosa di diverso possa cambiare la nostra vita.

Nessuno è più schiavo di chi si ritiene libero senza esserlo. J.W. Goethe

Naturalmente, rinunciare ai legami non significa rinunciare a se stessi o al mondo ma solo all’ignoranza, ai limiti e al falso, in particolare grazie a un nuovo atteggiamento: l’essere distaccati. Un essere distaccati che ovviamente non vuole dire insensibile o apatica indifferenza. In definitiva il problema consiste nel fatto che finché si hanno questi legami e identificazioni non è possibile inquadrare nella giusta prospet-tiva il modo in cui ci si rapporta con se stessi e con il mondo esterno; inoltre ci si preclude la possibilità di rendersi percettivi eopportunità o idee che possano arricchire la nostra esistenza. Infine, è anche importante ricordarsi che attaccarsi ai propri problemi o ai difetti personali o a quelli altrui non fa altro che farli perdurare o accrescere.

Per l’uomo, l’animo (ego) è demone È difficile combattere c

ciò che vuole, infatti, lo compra a prezzo dell’anima.13

Eraclito di Efeso

Grande Spirito, aiutami a non giudicare un altro, se prima non ho camminato nei suoi mocassini per due settimane.

Antico detto Sioux 12. C’è un’importante consapevolezza che ci può aiutare a superare radicalmente tutti questi problemi e consiste nello scoprire l’importanza del perdono; non solo nei confronti degli altri ma anche di noi stessi. Il perdono con il cuore. Un punto importante questo per poterci liberare dalle nostre catene e problematiche interiori e poter crescere. 13. Si cfr. la storia del dottor Faust, popolare racconto tedesco del XVI secolo.

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Sono dunque infine due le condizioni su cui si può fondare la nostra esistenza: la paura (sotto qualsiasi forma) e il suo antidoto, l’Amore. Dalla paura derivano i legami, le resistenze, le preoccupazioni. Dall’amore la verità, la libertà, la forza, l’armonia, il benessere e la vera comprensione. La paura è una condizione innata e comune pressoché alla totalità degli uomini: l’abbiamo respirata fin dalla nascita e per molti non è nemmeno riconosciuta come tale. Questa, infatti, ha tante maschere, tra cui le identificazioni: le ancore della sicurezza emotiva. L’amore è invece la via di accesso all’anima, alla totalità: la fonte dello stesso amore. E chi desidera entrare in comunione con essa occorre che cessi di essere parziale con la mente per ricercare al contrario l’integrità, ovvero il distacco da tutto quello che si crede di possedere,

er trovare tutto quello che non si sa di avere. Quest e e, dunque, la rinascita a una nuov

. questa forza che determina ogni azione come un condizionamento o

una predisposizio nte. Altri nuclei possono essere a sorta di potere d’inerzia etti”. Se ogni coscienza, dunque, maginata come formata da

uclei costituiti da pensieri, desideri e sentimenti, i quali determinano le po per svincol in se

che ci illumini e che costituisca un nuovo centro di gravità torno al quale possano orbitare armoniosamente i nuclei suddetti,

così come i pianeti ruotano attorno al Sole.

po rappresenta la morte simbolica dell’ego, dell’illusion

a vita.

La pace del cuore, ogni risoluzione, risiede nell’abbandono: nel non essere più una parte contrapposta alle altre ma un tutt’uno con queste.

***

Tutto è energia: ogni nostro pensiero, emozione e modo d’essere è come una condensazione, una specificazione energetica o un parti-colare colore. In quanto tale, ogni concentrazione di energia, se sufficientemente sviluppata, attraverso l’attenzione che si ripone in essa, costituisce un nucleo di attrazione gravitazionale che attira a sé altra energia – così come un magnete attira a sé e la concentra la limatura di ferro – tale da permettergli di perpetuarsi ed esistereÈ

ne e che si impone come nucleo portattivati, ma quello che prevale, per una

, è quello più profondo e forte. “La causa dei nostri effpuò essere im

nsizioni soggettive e relative tipiche dell’individualità,arsi da queste posizioni è necessario scoprire una forza

stessi in

62

L’energy disc Abbiamo visto, ricollegandoci a un’analogia del capitolo precedente, che come una ruota bilanciata e senza freni può ruotare liberamente,

mento utile a dimostrare l’esistenza e la presenza

cui più avanti

così l’uomo può raggiungere la libertà attraverso la centratura, ovvero senza i legami dell’ego. A questo punto si propone un semplice esperimento attraverso un particolare strudell’energia sottile, e il cui funzionamento, in questo contesto, può essere posto in relazione con quanto sopra accennato. Questo strumento, semplicissimo da realizzare e di daremo i dettagli, è un disco sensibile all’energia vitale e in grado di ruotare – così come un chakra nell’uomo o un pianeta nello spazio – quando questa viene concentrata su di esso.

Quello illustrato è un disco di carta delle dimensioni di un compact disc, sospeso e posto in equilibrio sopra uno spillo attraverso una sorta di bilanciere a cupola1. 1. Il bilanciere abbassa il disco o il baricentro rispetto al sostegno o al perno di rotazione, conferendo così maggiore stabilità al disco stesso.

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L’esperimento va svolto in un ambiente privo di correnti d’aria e, a titolo di controprova, è possibile sottoporre il suddetto disco a una fonte di luce, di calore oppure all’azione di una calamita. Facendo, ovviamente, attenzione a non toccare lo strumento, si potrà constatare

on è influenzabile da queste forme di energia onvenzionale. Fanno eccezione le cariche elettrostatiche, ottenute ad

e lentamente le mani ai bordi del disco, alla istanza di circa tre o quattro centimetri, e si immagini di mandare la

isco di carta che ertanto incomincia spontaneamente a girare, in maniera più o meno

2. Il disco può compiere indicativamente cinque giri al minuto.

che lo stesso ncesempio attraverso una penna strofinata con un panno, con le quali, se è possibile esercitare un’attrazione sul disco, non è altrettanto possibile farlo ruotare. Ora, si avvicinino invecdpropria energia vitale su di esso dalle proprie palme, immobili. Stando rilassati e con un po’ di pazienza, cercando la posizione ideale, si potrà assistere sorprendentemente alla sua rotazione. Un fenomeno, questo, prodotto dalla concentrazione di energia sottile nel dpcostante, con un senso di rotazione o l’altro2.

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La memoria dell’acqua Essere grati per l’amore Un’interessante dimostrazione di come il pensiero abbia un’influenza

Cristalli che rispecchiano emozioni di amore e odio. Foto di Masaru Emoto.

sulla realtà ci è dato dalla scoperta di Masaru Emoto, uno scienziato giapponese che ha condotto delle ricerche sulle proprietà dell’acqua e che negli anni ’90, in particolare, ha messo a punto un metodo originale di studio che consiste nel congelare gocce d’acqua e poi fotografarne i cristalli, sempre diversi, che da queste si formano. Attraverso fotografie sorprendenti ha potuto mostrare che, a seconda della provenienza, del grado di inquinamento o della purezza dell’acqua esaminata, questa poteva produrre o meno cristalli armoniosi e simmetrici. L’acqua pura delle fonti era in grado di produrre bellissimi cristalli, di struttura esagonale, come quelli della neve, non confrontabili con quelli ottenibili dall’acqua di rubinetto oppure inquinata della maggior parte delle città campionate in diverse parti del mondo. Gli esperimenti successivamente si sono estesi ai trattamenti dell’acqua con la musica, con le parole e le emozioni. Come si può intuire, l’acqua sottoposta, ad esempio, alla musica classica, a parole ed emozioni cordiali era in grado di produrre stupendi cristalli; ben diversi, invece, da quelli informi ottenuti attraverso un genere di musica hard, oppure attraverso parole offensive e aggressive.

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Per Emoto, le espressioni più importanti, attraverso cui ha potuto onstatare gli effetti più belli con i cristalli d’acqua, sono l’amore e la ratitudine; e la gratitudine forse più dell’amore, perché questa esprime accettazione, l’essere grati per tutto ciò che si è ricevuto.

vita, è il Medium universale che ha la asmettere qualunque impressione.

e si pensa che il nostro corpo è costituito prevalentemente di acqua, si

cgl’ L’acqua, fonte e matrice di capacità di assorbire e ritrSpuò immaginare cosa possono produrre i pensieri e le emozioni negative su noi stessi e gli altri. A tal proposito vale la pena di menzionare un’analoga scoperta, per opera del biologo Lee Lorenzen, secondo la quale le molecole d’acqua del nostro organismo e delle nostre cellule avrebbero la capacità di trasportare i nutrienti ed eliminare le tossine in maniera più efficiente quando presentano un’armoniosa struttura a forma di anello, simile a un cristallo di neve (Clustered water). Il cristallo di neve, la cui forma tipica è riconducibile alla figura geometrica dell’esagono, riflette l’equilibrio tra la componente materiale (l’acqua) e quella vitale-armonica della natura incontaminata; componente, quest’ultima, senza la quale avremmo solo materia informe, disarmonica o senza vita.

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Consapevol

enti esterni

zione? Forse l’invidia o il rancore,

rtante, ovvero quella relativa al fatto

qualità di vita. Senza interrompere uesto circolo vizioso non è possibile emanciparsi, e con noi il mondo, nostro specchio. Pensare che la colpa sia sempre degli altri o la

soluzione debba semp esterno (per nostra inadeguatezza) è una visione erronea, consolidata nel tem si accompagna a una passività ment quale abbiamo ceduto il nostro diritto alla verità e all’autodetermSe il mondo è il riflesso dei nostri pensieri non ha senso indignarsi per i mali che ci affliggon o noi, ognuno di noi in prima persona, ad ar onizzarci interiormente, ogni altra azione o programma esteriore saran fficienti. Ed è solo questa la consapevolezza, ossia beri”. È possibile llora, volgendo lo sguardo esternamente, liberarsi dai preconcetti, dai

ezza La libertà dell’uomo è in diretto rapporto con la sua capacità di affrancarsi dal meccanismo di causa ed effetto che sottostà alla realtà duale del mondo materiale; ovvero con la possibilità di scegliere onsapevolmente senza subire passivamente i condizionamc

e interni; cioè riconoscendo in se stesso una volontà più profonda, quella autentica. Qual è l’origine delle nostre credenze e dei nostri pensieri? Di ogni nostro stato d’animo ed emozione? Crediamo totalmente in ciò che siamo e in ciò che pensiamo? Quale ragione si cela in ogni nostra celta, espressione, parola o as

l’egoismo oppure l’orgoglio, le convenzioni o la morale, il timore e la vergogna o invece la superbia, l’ignoranza e il pregiudizio? E dietro a ciascuno di questi, a loro volta, cos’altro? Un’esperienza passata, l’educazione ricevuta o l’influenza del proprio ambiente? In un concatenarsi di fatti di cui si è perso probabilmente ogni ricordo, ma i cui effetti probabilmente perdurano ancora su di noi.

iò rimanda a una questione impoCche i nostri pensieri si riflettono, oltre che in noi stessi, influendo sul nostro stato di benessere, anche nello spazio che ci circonda, nei rapporti con gli altri, e a livello globale. “Come dentro, così fuori”. La mancanza di consapevolezza e responsabilità circa le conseguenze dei nostri atteggiamenti è incompatibile con la libertà e con il desiderio, eppur legittimo, di una migliore s

qil

re venire dall’po, che

ale diffusa, attraverso la inazione.

o; perché finché non saremm

no vani o insu “la verità che ci renderà li

a

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pregiudizi e dai condizionamenti culturali ed esperienziali per poter onoscere e capire senza l’azione filtrante e interpretativa che questi omportano1. Ponendosi al di là dei meccanismi di azione e reazione, er cui ogni nostro pensiero o stato d’animo è spesso il riflesso

cio a un impulso originario esterno come una uggestione, una moda, un altro pensiero, un’esperienza o un fatto, in

re, un mondo che

sembra svanire e tutto, là fuori, sembra essere perfetto.

ccpautomatico e inconssun'ininterrotta concatenazione di cause ed effetti.

La cosa che più affligge e divide gli uomini è il ritenersi arbitri del bene e del male. È questo il peccato originale causa di tutti

i drammi esistenziali, fin dalla genesi dei tempi. Tutte le concezioni di tipo collettivo (religioni, ideologie, dogmi, tradizioni, consuetudini), a cui siamo legati, soddisfano la nostra necessità interiore di credere in qualcosa, di possedere un’identità e un rassicurante senso di appartenenza; sacrificando però in questo modo quella leggerezza e quell’assenza di limiti che solo l’emancipazione da tali credenze ci può dare. Se tali credenze, da una parte, ci offrono un senso di appartenenza e di sicurezza, dall’altra, comportano una divisione tra noi e il resto del mondo, da chi crediamo essere diverso da noi. Il timore di perdere le nostre false sicurezze si traduce nella paura di cambiare – persino la paura di un mondo miglionon conosciamo – che si concretizza in azioni sabotatrici che noi stessi mettiamo in atto inconsciamente allo scopo di impedirci o renderci 1. Si pensi, ad esempio, ai personaggi dei romanzi o dei film, per le cui idee o azioni nella vita reale si proverebbe irritazione o sdegno e che invece sono compresi, accettati o perfino amati. Perché questa differenza? Perché nei racconti di questi personaggi si arriva a conoscere tutto della loro vita, del loro punto di vista; ovvero tutti i fatti e le ragioni che hanno concorso a fare di essi ciò che sono. Fino a sentirci partecipi delle loro storie. Nella realtà, naturalmente, questo non è sempre possibile, ma questo non giustifica il giudizio e la condanna; tanto meno sulla base, spesso, di cieche ed erronee supposizioni. Oppure, a quanti non è mai capitato, magari al volante della propria auto, con la radio accesa, di accorgersi come la percezione del mondo esterno possa cambiare in base al tipo di musica che si ascolta in quel dato momento. Se è una musica dolce, soprattutto se è legata a sentimenti che toccano il cuore, lo stato d’animo può mutare fino a provare una inconsueta magica e fuggente sensazione di bellezza in tutto ciò che si osserva lungo la strada. Ogni cosa, ogni persona, ogni volto che si incontra appare bello – le stesse cose e gli stessi volti rispetto ai quali in un qualunque altro momento saremmo stati perfettamente indifferenti o verso i quali avremmo avuto forse qualcosa da ridire – e ci si sente come avvolti in un senso di pace e serenità, dove ogni problema

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difficile ogni possibilità di cambiamento e di crescita. Al tempo stesso quindi, volgendo lo sguardo interiormente, si può fare chiarezza in noi stessi. Ad esempio, comprendendo se un certo nostro atteggiamento è dovuto all’influenza esercitata su di noi dalla famiglia, dalla società o dalla morale, o se lo stesso (apparentemente uguale) atteggiamento è dovuto a una consapevolezza in grado di riconoscere e capire il vero senso di ogni scelta; tra l’essere cioè in un certo determi-nato modo per paura di essere se stessi o se è invece dovuto a una libera scelta. Nel primo caso è possibile che si possa mentire a noi stessi, non accettarsi, essere interiormente divisi, così da produrre un contrasto nergetico, una resistenza interiore, una zona buia; nel secondo caso

inve i o auto di qualunque c spontanea,

minosa interezza e libertà. Da ciò si può comprendere come il vero

a ciò non è possibile veramente se non si vive in comunione con la

ece saremmo di fronte a una scelta consapevole, senza pregiudizcondanne e a una serena consapevolezza e accettazione

osa ritenuta positiva o negativa, con un senso di lucolore di ogni uomo, che origina dalla propria anima, è spesso mascherato da un colore differente, non autentico, acquisito o imposto attraverso gli influssi, a esso contrari, della famiglia e della società, e quindi in definitiva da noi stessi, non più noi stessi.

Uomo, conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei. Oracolo di Delfi

Qual è, dunque, il profondo scopo dell’esistenza? È vivere in maniera autentica e in armonia con tutto ciò che ci circonda. È vivere secondo il proprio moto di spirito originale, contribuendo al benessere e alla felicità dell’anima comune dell’umanità. Mpropria anima e in accordo con il mondo esterno, i due volti di un’unica realtà. La mancata soddisfazione di questa condizione comporta infatti: – l’esistenza di problemi interiori come le emozioni e gli stati d’animo negativi: le paure, le insicurezze, i legami, le insoddisfazioni, le resistenze, all’origine profonda di ogni forma di difficoltà esistenziali; – una vita basata sull’egoismo e sull’inconsapevolezza, un’inconsape-volezza di cui siamo prigionieri e che in gran parte tutti contribuiamo ad alimentare e a perpetuare imprigionandoci gli uni con gli altri.

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La soluzione consiste pertanto nel ricercare essenzialmente una guida e chiarezza nel proprio Sé, in modo da poter realizzare una vita autentica attraverso la consapevolezza, la libertà e la responsabilità: ovvero la chiara comprensione della realtà senza la quale non si può

presente, il futuro on sar hanno

condotto la o non ipende solo dalle nostre aspettative ma soprattutto dalla capacità di

concretamente e questo è

i realmente alla fonte bisogna ancorarsi al presente, che in

rimo luogo possono essere seguite: il controllo della mente (dato che

essere veramente liberi; la libertà dal proprio e dall’altrui egoismo; e la responsabilità nei confronti delle proprie scelte e azioni. Qualità fondamentali per far sì che il mondo possa evolvere attraverso l’emergere di una nuova umanità illuminata e felice, libera e unita. In tutto questo, un ruolo centrale è ricoperto dallo scopo dell’esistenza. Perché qualunque sia la motivazione che spinge l’uomo ad agire (affermazione, attenzioni, riconoscimenti) in fondo ciò che esso ricerca è quel qualcosa che dia un senso alla vita e il gusto di viverla. È quell’energia che nutre l’uomo e gli dà forza. È quel moto che origina celatamente dall’anima. Una tensione che deriva dall’avere un sogno; un sogno la cui più alta espressione, l’autentico sale, risiede nella con-sonanza tra il sogno individuale e quello collettivo. Il sogno del cuore.

Il sogno più grande è co-creare il sogno divino. Solo il presente è reale, il passato e il futuro sono costituiti solo dai nostri ricordi e dalla nostra immaginazione. Il passato è passato, mentre il futuro deve ancora venire. Il futuro nasce dal presente, ma se ci si

roietta nel futuro senza agire consapevolmente nelpn à frutto delle nostre scelte ma degli stessi meccanismi che

nostra vita dal oggi. Quindi il futurpassato fino a dpoterle attuare, e questo dipende in gran parte dalla nostra realtà inconscia. Chi ha dentro di sé dei programmi sabotatori, difficilmente può aggirarli ignorandoli o risolverli con delle semplici buone intenzioni, ma è necessario disattivarlipossibile in maniera reale e profonda solo collegandosi a una forza superiore, la fonte di luce. Se solo il presente è reale, questo significa che per collegarsmantenendo l’attenzione in esso. Per far questo, sono due le cose pquesta tende spesso a vagare) e la coltivazione dell'energia vitale. Ma per esercitare il controllo della mente bisogna prima poterne avere coscienza: coscienza dei processi di pensiero e quindi il distacco dagli

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stessi, quali osservatori imparziali. Questo produce anche l’effetto di

le è

e le

rientare e vivere meglio. Ma non è tutto. Infatti, può non bastare a stabilizzarc senso, un

ercorso fatto di differenti livelli di crescita personali – fisico ed

e, nell’Liji, il Memoriale dei Riti, il Classico della musica dell’antica Cina.

scollegarci da quei nuclei gravitazionali disarmonici e devianti che, come parassiti, si nutrono della nostra forza, identificandoci in essi. Il presente è il centro tra passato e futuro, mentre l’energia spirituail centro tra la nostra individualità corporea e la nostra anima, ed entrambi rappresentano il ponte verso l’Essere. Ancorarsi al proprio centro è realizzare il collegamento, l’unione permanente con il tutto.

La presenza della luce si può cogliere solo nel presente. La mente non è un problema in sé, ma è un problema identificarsi unicamente in essa, ovvero nei suoi contenuti, in particolare in tuttfalse concezioni ed espressioni negative, in luogo di quelle armoniche, sulle quali si fonda la nostra esistenza. Essa può essere infatti la nostra carceriera, oppure può divenire l’indispensabile strumento attraverso il quale poterci liberare in maniera consapevole. Per questo è importante eliminare dapprima le false concezioni coltivando una nuova coscienza attraverso le verità spirituali2. Questa coscienza costituisce già un importante traguardo, in quanto ci permette di riconoscere la natura delle nostre erronee e relative concezioni e un faro con cui poterci o

i e ad affrancarci dai nostri mali. Esiste, in questopemozionale, oltre che mentale – che può condurci fino al nostro Sé. Fondamentalmente, l’incremento dell’energia vitale attraverso una pratica interiore (basata generalmente sul rilassamento psicofisico, la respirazione profonda e la concentrazione su particolari punti del corpo) produce un miglioramento generale della salute; ma, per giungere alla vera fonte di luce e libertà, bisogna percorrere la via che conduce alla propria anima. Chi arriva ad attingere a questa forza diviene a sua volta fonte di luce perché è collegato alla sorgente originale, da cui deriva spontaneamente armonia, conoscenza e amore.

*** 2. Come uno strumento musicale non accordato, dalle note non intonate, non può consonare in un complesso orchestrale, così una psiche disarmonica, non accordata con il diapason divino, non può consonare con il cosmo ed essere partecipe della sua forza armonica. In questo senso, si vd. i dialoghi di Platone, ad esempio Repubblica III 401/2

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Dall’intersezione di due cerchi, in modo che il centro di ciascuno di questi si trovi sulla circonferenza dell’altro, si ottiene una figura simbolica dalla forma lenticolare chiamata mandorla o vescica piscis. Conosciuta in diverse tradizioni spirituali, anche di fede cristiana, si riscontra in molte antiche opere pittoriche e architettoniche in tutto il mondo, spesso in maniera celata. Tale figura simboleggia essenzial-mente, nell’uomo, l’unione consapevole dei principi polari: ego e

es.trapposta e parimenti

ella conoscenza, la quale consiste in un metodo di ricerca in cui l’oggetto ell’indagine viene scomposto ed esamin uoi differenti elementi costitutivi.

anima, mente e cuore, rappresentati dai due cerchi; e nel contempo può rappresentare la triade anima, spirito e corpo, in cui ogni principio può essere considerato come la somma degli altri due3. Ne proponiamo qui l’immagine integrata con l’utilizzo additivo del colore.

Tesi, Antitesi e Sintesi

L’unione degli opposti nella luce: la forza unificante della mente e del cuore.

Schema triadico che scaturisce da un rapporto duale o polare unitario. Da sole, tesi o antitesi rappresentano uno squilibrio senza una sintesi4:

è nel superamento della polarità che si rinasce alla consapevolezza. 3. Un importante simbolo di equilibrio dei principi polari (cfr. lo yin e lo yang) è quello relativo al Caduceo (dal greco karykaion, “araldo”), costituito da due serpenti attorcigliati simmetricamente lungo un bastone alato, o terzo elemento di congiunzione, simbolo di pace e salute, attribuito tradizionalmente a Herm

. Rispetto alla sintesi, l’analisi rappresenta la componente con

ato nei s

4importante dd

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Sintesi triadica Sintesi di tre elementi cromatici unitari.

one di tre cerchi abbiamo invece una figura simme analoghe e differenti nomi5 è diffusa in diverse culture.

Essa rappresenta un insieme di tre elementi unitari ritriade, qui rappresentata graficamente attraverso la si

il verde e il blu, congiunti nel bianco.

Dall’intersezi bolica che, con for

conducibili a una ntesi di tre colori-

luce, il rosso,

Fiore della vita di Leonardo

da Vinci. Codice Atlantico

5. Alcuni di questi nomi sono la triquetra (dal latino, “triangolare”), la triscele (“tre gambe”) e il trilobo. L’intersezione di tre cerchi e quella di due (mandorla) sono parte del fiore a sei petali e, a sua volta, dello schema noto come il fiore della vita.

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Con la diminuzione dell’intensità degli stessi colori, a partire dal verde, poi il rosso e infine il blu, si ottengono invece i seguenti risultati:

attributi caratteriali fondamentali, rappresentati dal rosso, il giallo (o ilverde) e il blu, le cui relative intensità, o la predominanza di un col

Come si può osservare, la diminuzione dell’intensità di ciascun colore

e uno squilibrio tra colori non danno

ma un’intensità minore

ente alla sintesi delle tre

binazione di tre colori o

determina nuove espressioni cromatiche ma anchquesti. Nell’ultimo caso, invece, se pur in equilibrio i più additivamente l’intensità di luce del bianco espressa dal grigio. Quanto illustrato si riferisce simbolicamfondamentali facoltà dell’uomo. Ogni persona risulta essere una particolare com

ore

sugli altri, determinano la di riferimento. Questi tre attribut le, emozionale e

entale. Attributi che si arricchi ature che possono

’energia interfaccia

o di contatto me “esteriore”, rivolto all’azione, deciso e dina zza e un senso di 6. Il rosso bruno da o Adam, “uomo”, “terra rossa”), il cui “fuoco” interiore (che ricorda qu all’interno della Terra) discende dal Sole, ed è affine a quello del cvitale dell’uomo (vd. anche la radice comune etimologica di humus, “t“uomo”). Una luce solidificata che rimanda a il sale della terra; vd. Mt 5, 13.

tipologia caratterialei corrispondono alla sfera vita

scono di altre sfummessere simbolizzate dai colori dell’intero spettro cromatico, e che vanno dalla dinamicità del rosso, alla calma del complementare azzurro, alla tensiva spiritualità del violetto; dall’energia più estroversa dei colori caldi a quella più introversa di quelli freddi. – Il rosso corrisponde alle energie basali. È il colore dell’energia vitale,della forza, della resistenza e della salute fisica6; è l

con il mondo esterno e in questo senso definibile cociò in quanto conferisce il caratteremico alla persona, e che infonde sicure

simbolizza il colore della terra, la terra rossa a m cica (in ebraiello del magma

uore e all’energia erreno” e homo,

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potere personale. È cioè la forza che supporta la volontà e che le

ite la percezione sensoriale, come la cenestesi o il senso di benessere fisico, il senso di padronanza del proprio corpo, di radicamento con la terra, il sentirsi in forma, l’appetito, il desiderio di riposo, eccetera. – Il giallo è il colore appartenente alla sfera delle emozioni. È il primo livello di interiorizzazione dell’energia e l’interfaccia tra il fisico e il mentale, infatti le emozioni come la rabbia, l’allegria, la tristezza e la paura, si accompagnano a immediate reazioni fisiche come il pallore, la

biamenti di espressione del volto, della gestualità e della oce; e a reazioni mentali come il turbamento e il calo della lucidità.

ositivo sulla salute delle cellule (risposta antinfiammatoria e immunitaria).

permette di esprimersi sul piano fisico: di agire, mettere in atto e concretizzare. È l’eros che spinge alla sessualità ma anche a qualunque nuova esperienza della vita; è la voglia di vivere; l’istinto non mediato dalla ragione, nonché la sfera delle sensazioni interne e ciò che, collegandoci al mondo, si manifesta alla coscienza tram

tensione, i camvCon uno spostamento cromatico verso le tonalità del pensiero, le emozioni si fanno più complesse (vergogna, gelosia, ansia) o assumono il colore dei sentimenti – il verde. In genere equiparati alle emozioni, più opportunamente i sentimenti possono essere intesi come il risultato di ciò che si prova quando le emozioni sono intessute o combinate in vario modo con le espressioni della mente: le idee, i pensieri e i ricordi (o quest’ultime con i moti del cuore); in questo senso ai sentimenti appartengono l’amicizia, la simpatia, la malinconia, la frustrazione, la speranza, la felicità. Le emozioni non sono autonome energeticamente, vanno cioè alimentate per essere provate, sono la risposta a una stimolazione che va ricercata perché ci “smuova”: all’esterno di noi stessi attraverso il fare, i rapporti sociali, le nuove ed eccitanti esperienze e le relazioni affettive; all’interno di noi stessi attraverso gli interessi intellettuali, il comprendere nuove cose, l’ideare e il creare. Essa (l’emozione, dal latino emovere, trasportar fuori, smuovere, eccitare) rappresenta, a un tempo, una spinta motivazionale, un bisogno interiore, che stimola l’azione e il pensiero e che costituisce una forma di piacere e autogratificazione (o meno) per quello che si fa7. 7. A proposito dell’autogratificazione, secondo un interessante studio scientifico condotto da B. Fredrickson, docente dell’UNC a Chapel Hill e pubblicato su Pnas, nel luglio 2013, nella autogratificazione, in particolare nel piacere edonico (egoistico) e in quello eudaimonico (altruistico o nobile), nonostante il senso di felicità o il piacere appaiano uguali, gli effetti sono opposti, ovvero solo nel secondo si ha un effetto p

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Corrisponde, in particolare, a quel tipo di sensazione o energia percepita come eccitazione, tensione o senso di carica emotiva associata a ogni diversa attività o esperienza; carica che, se bassa, viene avvertita come noia o disinteresse; se relativamente equilibrata, come una condizione di benessere interiore (come nella cenestesi); se un po’ più alta, come eccitazione o stress (se positivo, utile per dare il meglio di se stessi nelle performance); mentre se eccessiva, viene avvertita come ansia, nervosismo turbamento o paura ingestibile, con effetti che inducono alla reazione o alla fuga. O, ancora, possono costituire quelle energie negative o inibitorie (passeggere o continue) che tendono a soffocare qualsiasi forma di energia, fisica e mentale, anche inconsciamente, come nella depressione o nelle fobie. – Il blu è l’energia più interiore delle tre e corrisponde alla coscienza,

ombrosa parzialità.

all’intelletto, ovvero al complesso delle facoltà mentali che consentono di conoscere, riflettere, comprendere, giudicare, dedurre per logica; contrapposto all’intelletto inteso come facoltà di conoscere direttamente attraverso la visione o l’intuito (ciò attraverso il supporto delle facoltà superiori). È la capacità di focalizzare l’attenzione su qualunque oggetto; è la volontà, ovvero la facoltà di fare le proprie scelte e di perseguirle (scelte che presuppongono idealmente consapevolezza, discernimento e libertà, e a cui la volontà è legata inestricabilmente), volontà non di rado condizionata o deviata dagli stati e dai moti fisico-emotivi o da fattori esterni. È, ancora, la gamma delle energie mentali con sfumature che vanno da una ragione strumentale e pratica a un intelletto più sofisticato, profondo e astratto, e che basta a se stesso. Queste non sono da considerarsi come energie singole ma come energie che, insieme, si compenetrano, si fondono e si influenzano reciproca-mente secondo la loro relativa intensità – ad esempio, il rosso può arricchire il blu rendendolo più dinamico e sicuro di sé, mentre viceversa il blu può rendere più strutturato e preciso il rosso – così da creare un’unica energia complessa, un colore dominante risultato di una mescolanza unica che caratterizza ogni diversa personalità. Energie vitali o facoltà che costituiscono quel moto dello spirito o quella triplice volontà dell’essere a fondamento della natura umana, e il cui equilibrio è simbolizzato da un triangolo equilatero. Facoltà che possono esprimersi, in generale, mediante la luminosa pienezza oppure l’

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Vitalità Sentimenti Intelletto Azione Impulso

Emozione Passione

Coscienza Volontà

In generale, pur nelle vicissitudini esistenziali, una personalità solare è

emerge allora la tendenza contraria.

pensiero.

tendenzialmente reattiva e ottimista, ama la vita; mentre una personalità ombrosa, al contrario, tende a deprimersi e a essere negativa. Altre situazioni possono essere definite da un senso di vuoto esistenziale, da un’angosciosa mancanza di un senso e di speranza o da una prostrante infelicità: le profonde ombre dell’anima.

Ombra e Luce L’equilibrio delle tre facoltà può essere espresso essenzialmente attraverso la forma di un triangolo equilatero, sopra raffigurato attraverso gli stessi colori della sintesi triadica nelle modalità sottrattiva e additiva, o discendente e ascendente.

Quando la vita non ha modo di esprimersi,

Ogni qualità caratteriale normalmente consuona, è attratta, si sente a proprio agio, si nutre e dà il meglio di sé con le energie affini alla propria; mentre al contrario non è attratta o rifugge le energie opposte, energie rappresentate, in entrambi i casi, da persone, attività e contesti. Ciò risulta evidente, ad esempio, nel comportamento degli estroversi e degli introversi o dei cosiddetti uomini d’azione e uomini di

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Essenzialmente, il rosso ha fuori di sé il suo fine, in quanto si realizza nell’atto di agire e di fare materialmente; mentre il blu ha in sé stesso il suo fine, in quanto si realizza nell’atto di conoscere, capire e ideare. Da queste differenze cromatiche ha origine l’eterna incomprensione tra gli opposti poli caratteriali, l’avversione o l’invidia per il colore mancante ergia di cu , presente ltri, e lo spiacevole i incomplet mo’ di rivalsa e di lenitivo, porta a usare talvolta i propri p za, il colore ante, per

rire, procurare ad altri quel disagio, quello stesso sordo dolore,

allelamente, anche un odo diverso ed essenziale di rivolgersi alla spiritualità e di conseguire il relativo

aacquisire la reale visione delle cose), la non rimanere avvinghiati alle emozioni negrelazione alla salute e alla forza fisica). Mentattraverso lo sviluppo armonico d’insieme diL’anima è totalità, per cui per entrare in contverso un’espansione o un’apertura alla totalitverso un “vuoto” percettivo dei nostri tre fondameemozioni e le sensazioni. Ciò attraverso il vuocalma emozionale o il sorriso interiore – rilassamento del corpo; poiché uno stato costituiscono anch’essi un impedimento al prodpercettiva, al pari del lasciarsi distrarre dai proprsemplicemente non ci si deve ancorare a nessdisponendosi come osservatori distaccati. I pe erso la presenza, la quale non offre spazio alla necessaria al loro svolgersi o

ispiegarsi, mentre il sorriso interiore costituisce il mezzo più semplice e piacevole per

e attraverso un unico lore, come nelle pagine precedenti, qui si è voluto evidenziare le stesse energie po-

relazio riadico. – L’intersezione, itiva (oppure la

cromatica che si triadica) possono sere visualizzati in meditazione, in maniera relativamente semplice, per indurre a

livello profondo dei cambiamenti positivi relativi a un’armonizzazione delle facoltà umane, un accrescimento della coscienza e un collegamento con il proprio Sé superiore.

, cioè l’en i si è carenti invece in a senso d ezza che, a

unti di for predominfetalvolta in modo inconsapevole, provato segretamente. Realtà questa che mette in luce il non comprendere che proprio in questa diversità risiede, normalmente, la ricchezza cromatica dell’umanità, cioè nell’interazione additiva o sinergica di queste forze individuali complementari.

Ognuna delle tre fondamentali facoltà umane rappresenta, par–mbenessere da parte dell’uomo: vale a dire ttraverso la conoscenza (fondamentale per

purezza dei sentimenti (aspetto importante per ative dell’ego) e l’energia vitale (in

re lo sviluppo integrale dell’uomo passa ciascuna delle tre qualità.

atto con essa è necessario protendersi à di noi stessi. Ci si deve disporre cioè

ntali livelli di coscienza: la mente, le to mentale o la purezza dei pensieri, la

il sorriso del Buddha – e attraverso il profondo emotivo negativo e una tensione fisica

ursi delle condizioni ideali di apertura i pensieri. La mente non va contrastata,

un pensiero che da essa emerge, in pratica nsieri svaniscono attrav

linearità temporaledsciogliere tutte le tensioni, elevare la propria energia interiore e allo stesso tempo renderci ricettivi a quella dell’universo. – Anziché rappresentare l’energia mentale, emozionale e vitalconendole in ne ciascuna con un proprio colore in base al rapporto t

anc addhe dinamica, di due o tre cerchi colorati in simbolizza l’anima o il triangolo della sinteruota

es

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La via di mezzo Qualsiasi manifestazione nella nostra realtà si può ridurre essenzialmente all’interazione di elementi contrapposti che stanno tra loro in rapporto polare o complementare. In ogni rapporto tra elementi opposti, la condizione di equilibrio, la verità, si trova al centro e mai in

osti tra loro e come, dalla loro interazione, essi si

e o universo: l’oggetto del “conosci te stesso”.

una delle parti o estremi, come normalmente si è portati a credere1. Ma anche tale centro, in realtà, può assumere una posizione relativa: ad esempio, un modo d’essere incentrato sulle impulsive emozioni – ilpathos – è altrettanto squilibrato quanto quello basato sulla sola fredda ragione – il logos – così se le emozioni unite alla ragione si possono esprimere nei sentimenti o nelle passioni, i sentimenti stessi, a loro volta, possono essere egoici oppure puri. Il centro che comprende e integra entrambi i poli, ma in maniera differente dalla semplice combinazione di questi, è la sintesi risolutiva al di sopra delle parti; non come espressione parziale ma, se integrazione genuina, come pienezza, elevazione e luce – l’ethos2. Nell’immagine che segue possiamo vedere come, ad esempio, il blu e il rosso siano opp

Interazione tra il blu e il rosso. 1. Nell’etica di Aristotele ciò corrisponde al concetto, relativo alla virtù, del mesotes: secondo cui il male è opposto al male ed entrambi si oppongono a un unico bene, come la virtù del coraggio è medietà tra eccesso e difetto, quali la temerarietà e la viltà. 2. Ethos: è il comportamento, il carattere ma anche la dimora dell’uomo, dimora da intendersi come mondo interiore/esterior

79

possano elevare additivamente verso la luce e arrivare progres-sivamente al bianco; oppure, calare sottrattivamente verso l’oscurità, attraverso la loro reciproca dissoluzione nei differenti livelli di grigio o mediante la loro minore luminosità e giungere, infine, al nero. A questo punto, si può rilevare che è stata considerata la sola interazione tra il blu e il rosso ma non (esplicitamente) tra il bianco e il

rità. Rivediamo il tutto allora nell’insieme. nero, la luce e l’oscuSe ci riferiamo unicamente all’uso del colore esprimibile attraverso la

positivo e in negativo.

oscurità è facilmente ottenibile, e questa può a e tranquillamente rappresentata dal nero a stam splendore o intensità elevatissim oltre la luminosità (riflessa) della pres inchiostri colorati. Per cui, il valore me ntensità

stampa in queste pagine, tale concetto può essere illustrato nel seguente modo: nell’immagine sotto, ossia il nostro quadrangolo con ai vertici una doppia coppia di colori opposti complementari, il blu e il rosso orizzontalmente e il bianco e il nero verticalmente, il centro è rappresentato da un certo valore medio di grigio, in questo caso a metà tra il colore bianco della carta e il nero dell’inchiostro. Se dalla stessa immagine ricaviamo il negativo, i colori si invertono: il bianco diventa nero, il rosso diventa blu, ma il grigio medio centrale rimane immutato.

Il grigio medio (centrale) nei colori a stampa. Immagine in

In realtà, però, bisogna tener conto che se l’nche esser

pa, con la luce, al contrario, si può arrivare a livelli dii, i quali vanno ben

ente carta e degli dio visto sopra è relativo e varia in funzione dell’i

80

della luce. Inoltre, si dovrebbe tener conto anche della dimensione

La luce solare, al centro

Ogni realtà si oppone a uncomplementare a quella fisica, ovveromateria – come risulta anche dall’ secondo la concezione della fisica – un’unica inscindibile unità.

’è una luce fisica visibile e una luce sottile invisibile del Sole: e o istema solare, il punto di riferimento intorno al quale la natura ha viluppato la vita. Vita che pulsa in noi grazie al nostro cuore, centro di

spirituale, invisibile ai nostri occhi, dove luce e colori possono essere inimmaginabilmente più brillanti e puri, tali da poterli chiamare, in questo senso, “metaluce” e “metacolori” (in rapporto al termine metafisica). In questa nuova rappresentazione, la metà superiore del quadrangolo, quella dell’intensa lucentezza e dei metacolori, non è raffigurabile, anche se è in rapporto con l’altra metà inferiore, quella dei colori visibili. Il centro, in questo caso, è rappresentato simbolicamente dal bianco, il bianco solare. Questo perché il Sole rappresenta per noi il centro, la fonte di energia primaria e di luce, di equilibrio e di vita.

, quale forza armonica.

’altra realtà e così la realtà spirituale è l’energia è complementare alla

equivalenza tra energia e materia,ma, al tempo stesso, costituiscono

Cl’s

nergia spirituale. Non è un caso che il Sole sia al centro del nostr

s

81

noi stessi. Il nostro sole interiore. Il centro che rappresenta la stretta porta e la via (di mezzo) che conduce alla vita. Questa posizione centrale corrisponde alla coscienza illuminata incarnata a metà tra l’oblio del sé e il Sé infinito. La via di mezzo, l’equilibrio tra il senso di separazione e di unione totali. Lo stato dell’uomo nuovo, erede futuro di questa Terra nell’Era d’Oro. Il sole può illuminare ogni colore perché comprende in sé tutti i colori.

A questo corrisponde la mente illuminata e la purezza del cuore. La mente dell’uomo è un complesso sistema che coinvolge in diversa

isura la sfera egoica e quella animica in un rapporto che possiamo

anifesta la mancanza o scarsità di luce o di consapevolezza (colori curi centrali). Si tratta di personalità rigide nei propri punti di vista e

indifferenti, se non ostili, verso tutto ciò che non si confà alla loro realtà e ai loro interessi. A mano a mano che la persona evolve, si dispone interiormente in una posizione più alta nello schema, e la sua coscienza acquisisce un maggiore equilibrio; sono meno marcate le parzialità e gli estremismi, e in essa è maggiormente percettibile, se pur in maniera inconsapevole, l’influenza della voce del sé superiore. Persone di questo tipo hanno spontaneamente in sé più chiarezza e sono variamente più sensibili e predisposte alle tematiche concernenti il benessere della società, l’ecologia e la spiritualità. Una persona, infine, in comunione con il proprio Sé (anima) occupa la posizione centrata al vertice della piramide, posizione attraverso la quale essa può cogliere nell’insieme ogni altra posizione. Le posizioni intermedie sono invece aratterizzate da conflittuali e alternati impulsi egoistici e altruistici che

possono rendere sso difficili le iccole e grandi scelte della vita, in uno stato di precaria sospensione

ottenere due suoni (da ogni metà corda) in perfetta consonanza e all’unisono tra loro.

mdefinire tra il sé inferiore e quello superiore. Nell’uomo comune è dominante la componente individualista, pressoché totale nelle persone fortemente materialistiche. Questo tipo di personalità, rappresentabile alla base di uno schema piramidale, illustrato qui di seguito, si individua attraverso un modo d’essere tipicamente parziale o relativo: ad esempio, o solo rosso o solo blu, la cui interazione con la controparte ms

c contraddittori i comportamenti e spe

ptra le forze gravitazionali dell’ego e le correnti ascensionali dell’anima. – Per inciso, in una corda sonora il punto di mezzo è il punto attraverso cui si possono

82

La piramide della consapevolezza dell’uomo3.

Il senso dello schema piramidale può anche essere trasferito a quello circolare, spostandoci dal particolare al generale, per cui come i rmap le porti tra i differenti colori di una ruota cromatica, secondo odalità sottrattiva o additiva, conducono a risultati opposti tra loro,

così avviene tra gli individui all’interno della società, in relazione alla qualità della vita. Il che equivale a un generale abbassamento del livello vibrazionale collettivo (disaccordo, malessere e rigidità) oppure a un suo innalzamento (armonia, benessere e fluidità).

Interazioni sociali basate sulla separazione o sull’unione tra gli individui.

3. La figura rappresenta la sezione di un cono cromatico, il quale, se osservato nella sua interezza, dal basso o dall’alto, mostra le due ruote dei colori in sottrattiva o in additiva.

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L’uomo può fluttuare attraverso diversi livelli di consapevolezza. Quando questa è bassa, cambiare è più difficile. Quando l’inconsapevolezza è grande, siamo vittime delle circostanze dettate dalla nostra forma mentis. La coscienza, in fondo, è una questione di energia, di luce. Quando

cui si esprime il nostro livello di libertà personale, livello in relazione con il nostro particolare colore che stabilisce i confini all’interno dei quali possiamo condurre la nostra esistenza. Libertà che, al tempo stesso, trova però la sua reale massima espressione proprio nella specificità del colore: il punto d’incontro tra la luce e l’oscurità4. Poli estremi nei quali la libertà individuale perde invece di significato, in quanto da un lato il colore viene trasceso nella pienezza della luce e dall’altro si spegne nella vacuità dell’oscurità5. Pertanto è solo nei livelli intermedi che si può spiegare il concetto di libero arbitrio, quale potenziale libertà di esprimere, o non esprimere, in varia misura la propria libertà; oppure di concepire l’esistenza come l’arte di vivere,

i, ego, cioè ogni specifico colore, non può dunque essere inteso come un

qualcosa da rinn rappresenta il entro della nostra realtà terrena, ovvero l’elemento basilare grazie al

nello spazio vuoto. n questo e un quello al

i fuori dell’uno a cui esso possa rapportarsi. Tali possibilità diventano invece infinite quando l’uno suddivide se stesso in innumerevoli distinte espressioni di sé. Per cui esso diviene come un corpo immenso (universo/luce) nei confronti del quale ogni sua singola cellula (essere/colore), assumendo questa coscienza individuale, lo stesso corpo diviene lo spazio infinito da esplorare, con un qui e un lì o un questo e un quello al di fuori di sé a cui potersi rapportare. Il concetto di libertà perde quindi di significato per l’uno impersonale; acquisisce invece un valore assoluto nel momento in cui l’uno assume infinite forme; mentre la libertà acquista un valore ordinario o relativo per le singole forme o gli esseri individuali, i quali invece possono rapportarsi con vari gradi di libertà o con la sua assenza.

questa luce è debole, è inevitabile sentirsi limitati. Limitati nel senso in

con equilibrio, tra Cielo e Terra. Pur con tutti i suoi limiti e difettl’

egare o condannare; al contrario, essocquale si rendono possibili ogni nostra esperienza e la vita stessa.

In fondo, dove sta la differenza tra il sé inferiore e il sé superiore se non nella differenza di luce tra i due.

Gli aspetti polari di una stessa unica mente. 4. Cfr. la metafora della “colomba di Kant” in cui una colomba, che nel suo volo sente la resistenza dell’aria, ritiene di poter volare più agevolmente . L’uno è il tutto. Non esiste altro. Non esiste un qui e un lì o u5

d

84

Via di mezzo è vivere, esteriormente, la propria individualità e, terio ivere equilibrio tensivo degli opposti complementari – l’ordine e il caos –

ragione d’essere: il disgiungersi

inl’

rmente, pensare e agire all’unisono con l’universo. È v

dell’alternarsi del giorno e della notte: delle forme e dei colori diurni ma anche dell’immensità notturna dal cui fiat emerse il cielo stellato. È collegarsi alla fonte cosmica di forza, armonia e consapevolezza; la sola in grado di preservarci dalla limitatezza, dall’ignoranza, dalla paura e dalla sofferenza.

a modalità sottrattiva ha quindi la sua Ldall’Unità di tutte quelle energie che, individualizzandosi, vanno a costituire tutte quelle variegate forme espressive – sculture di luce – che insieme compongono la grande rappresentazione universale6. Come il colore è creato dalla luce e l’oscurità: la luce dalla quale trae vita e l’oscurità che delimitandolo lo specifica e lo risalta, così l’uomo è insieme anima e corpo: ombra rispetto all’anima da cui origina e luce rispetto al corpo che lo definisce e caratterizza.

L’uomo è la sintesi tra il Cielo e la Terra,

la luce e l’oscurità, l’infinito e il finito, l’unione con l’universo e la separazione.

6. Il senso di separazione provato dall’individuo è, lo ricordiamo, un’illusione perché in fondo tutto è comunque sempre interconnesso.

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È così che ogni individualità entra in rapporto di analogia con i diversi colori. L’uomo nuovo può però arrivare a esprimere e riconoscere in sé tutti i colori, al di là del colore con cui può manifestarsi nel mondo, gestendo la propria totalità, perché giochi consciamente il proprio ruolo nella grande rappresentazione del sogno cosmico.

ro

sume la forma di una gabbia illusoriamente chiamata bertà. Anche questa in fondo libertà, è pur vero, libertà di sbagliare e di fare

nso di

e “libera facoltà di a”, espressione questa che si riferisce all’autentica libertà, e a cui si contrappone di

conseguenza, il semplice arbitrio o la sola facoltà di scelta (quindi non libera) e che pertanto sottintende una falsa libertà, una libertà limitata, illusoria, ampiamente diffusa e difficile da riconoscere. Quella per cui si crede di essere liberi solo perché si può “scegliere” tra questo o quello, ma senza sapere niente del maestoso universo intorno a noi. (Cfr. “la verità vi farà liberi” Gv 8, 32; e “liberi soggiacete” Dante, Pg. XVI, 80.) – Esistono due tipi di purezza: una è la purezza spirituale, l’altra è quella materiale. Una è rappresentata dalla purezza della luce bianca, l’altra dalla purezza dei singoli colori. E l’ego, per naturale affinità con il mondo materiale, spesso confonde l’una con l’altra. Si è puri nella misura in cui ci si identifica con la pura multicromaticità della luce, ovvero con la totalità della realtà e non con la pura monocromaticità di un colore o con un singolo aspetto della stessa realtà. La vera purezza è dunque solo dell’anima e non può mai essere della persona come erroneamente si è portati a credere: perché ricercare la purezza/perfezione in una persona vuole dire rinnegare il suo aspetto individuale/egoico a favore esclusivamente di quello animico-impersonale. Il punto d’incontro, la posizione ideale, si trova pertanto tra le due considerate. – La modalità sottrattiva è paragonabile al processo di condensazione dell’energia in materia che porta all’appesantimento, all’oscuramento e alla costrizione di questa (il he richiama il concetto di materialismo); a differenza della modalità additiva che si uò considerare, i

Colore fuori e luce dentro.

– La libertà è spirito di verità. Entrambe inconciliabili con la paura e con l’odio. La libertà è in relazione diretta con la verità e la consapevolezza, cioè con il sincedesiderio della conoscenza della realtà. Senza questo desiderio, se ancora succubi della natura duale delle cose e delle proprie soggettive opinioni, perlopiù prodotte da un’accettazione passiva e senza discernimento delle suggestioni e delle influenze esterne, la realtà personale asliesperienza, e dunque con la sua fondamentale importanza. Dio ha creato l’uomo a propria immagine e somiglianza, somiglianza alla quale corrisponde il sacro dono del libero arbitrio. Un dono mal compreso e spesso barattato con una sua parvenza, come dimostrano le misere condizioni di vita dell’umanità; in larga parte il prodotto di meccanismi di fuga inconsci da un vuoto interiore, un sesolitudine e di paura esistenziale da cui originano gli affanni, gli attaccamenti, i conflitti e la ricerca di continue distrazioni; senza comprendere che proprio in quel vuoto, in quel buio, in quel silenzio tanto accuratamente evitato, soffocato dai rumori, dall’ego e dall’esteriorità, si cela invece la vera forza, la luce, la dimensione divina. L’espressione libero arbitrio è formata da due parole traducibili comscelt

cp nversamente, di natura fluido/dinamica.

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Tra Terra e Il messaggio di

In principio Dio creò il cielo e la terra.

ha né inizio né fine, é orientamento, e viene dunque identificato con l’anima universale;

oppure con il sole, con simbolo opposto, il quadrato, con quattro lati che permettono

Cielo Leonardo

Genesi 1,1 Il Cielo e la Terra rappresentano i due principi polari fondamentali che costituiscono l’intero universo: il principio ultraterreno, animico o spirituale e quello materiale o corporeo. A essi sono associati tradizio-nalmente due importanti simboli geometrici: il cerchio e il quadrato. Il cerchio rappresenta l’infinito e la perfezione, nonn

un punto segnato al centro. Ill’orientamento spaziale, rappresenta l’universo fisico e in particolare la Terra: il mondo a misura d’uomo. Queste due figure geometriche accoppiate, con il cerchio circoscritto al quadrato, costituiscono il mondo quale unione di anima (spirito) e materia; mentre un secondo cerchio, inscritto nel quadrato, indica che l’anima non è solo al di fuori delle cose ma anche al loro interno, ovvero, ne è all’origine. In tali figure, così disposte, il quadrato risulta in posizione centrale, quale espressione dello spirito, immerso nello spirito. A metà tra l’immanente e il trascendente. Il senso di unione dei due principi è in particolar modo evidenziato dal fatto che tutte le figure sono centrate, ovvero, hanno il loro centro in un unico centro.

Il cerchio rappresenta l’energia, l’infinito, il dinamico, l’unità;

il quadrato la materia, il limitato, lo statico e la differenziazione.

87

In questo mondo così costituito si colloca l’uomo, quale microcosmo a immagine del macrocosmo e tutt’uno con esso. L’uomo assume qui una posizione centrale rappresentata, in particolare, da un terzo cerchio (rosso) in posizione intermedia tra i primi due1. Un’altra importante immagine simbolica, in relazione alle figure del

rappresentata dalla famosa quadratura del cerchio , la quale, al di là delle questio

n cerchio in un quadrato di uguale su

one con il pporto di cui abbiamo già parlato a proposito della spirale aurea.

2. La quadratura del cer stessa area di un cerchio dato, tradiziona riga (non atta a misurare) e compasso. La proverbiale difficoltà di ta dei semplici strumenti utilizzabili, quanto nell del valore numerico di pi greco (π) insito nel ce un’approssimazione dei risultati. Con il lato e etro del cerchio di pari area è uguale a “1,128” chio può essere espressa anche uguagliando la misura d erenza; in questo caso il diametro del cerchio risulta “1,273” (4/ per cui dalla media tra questo diametro e quello della quadratura d essoché coincidente “1,2008” con il diametro del cer

cerchio e del quadrato, è2 ni relative alla sua costruzione,

cioè la trasformazione di uc

perficie, onsiste in realtà nella congiunzione armoniosa nell’uomo delle forze

spirituali del Cielo e della Terra.

Cerchio medio tra quelli inscritto e circoscritto al quadrato.

Quadratura del cerchio: figure di uguale superficie sovrapposte. 1. Il diametro del cerchio medio (rosso) tra i cerchi inscritto e circoscritto (blu), con diametri pari a 1 e √2, è uguale a “1,207”. Un valore vicino al raggio del cerchio medio “0,6035” (1,207/2) è dato dal numero aureo “0,618”, numero in relazira

chio consiste nel realizzare un quadrato della lmente usando solo

le costruzione non sta tanto nei limiti a natura trascendente o irrazionalerchio, che comporta per forza di cosel’area del quadrato uguale a “1”, il diam

(√1/π x 2). Ora, la quadratura del cerel perimetro e quella della circonf

π),ell’area (1,128) si ha un valore pr

chio medio visto sopra (1,207).

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Immagine che raggruppa tutti i cerchi e il quadrato centrati.

chi e dal quadrato centrati, con la “caduta dell’uom entità

ondo materiale da quello spiritu relativi centri ( asi, ora, vanno ad appoggiarsi su 3.

L’unità spirituale, costituita dai cer

o” o la sua individualizzazione, si scinde in distinte attraverso il disgiungersi illusorio del m

ale per mezzo della traslazione di dette figure e dei loroil venire in fuori del quadrato); le cui b uno stesso piano per una sorta di “forza gravitazionale”

Traslazione delle figure e dei corrispondenti centri.

3. Cfr. la rifrazione della luce che devia la propria traiettoria (e rallenta) nel passaggio dal vuoto alla materia, così come un cucchiaino appare piegarsi in un bicchiere d’acqua.

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Ne deriva un nuovo simbolo che rappresenta la falce lunare, cioè la dimensione umana caratterizzata dal suo ego, ovvero dalla sua mente

Possiamo ora scoprire alcuni di tali significati ricorrenopera di Leonardo da Vinci, L’uomo vitruv

analitica (la falce che divide) in grado di riflettere solo una minima parte della realtà (la tenue luce solare riflessa dalla Luna). Una mente caratterizzata da mutevoli, relativi e contrastanti punti di vista.

Colui che volse il sesto a lo stremo del mondo, e dentro ad esso

distinse tanto occulto e manifesto Dante, Paradiso, XIX, 40-42

Quanto sopra illustrato, in termini simbolici, lo si può cogliere essenzialmente in diverse antiche concezioni spirituali, le quali rimandano invariabilmente ai significati nascosti della nostra realtà.

do alla magistrale iano – “l’uomo misura di

tte le co egato alla imbologia del cer ede nei

ue cerchi sottintesi, uno inscritto nel quadrato illustrato e l’altro circoscritto. Misura media o cerchio che rappresenta, come abbiamo visto, l’uomo al centro dell’universo, tra la dimensione celeste e quella terrena; dimensioni contrapposte e sintetizzate in un’unica immagine mediante la figura spirituale o dinamica dell’uomo (come sollevato) disposto nell’immagine con braccia e gambe divaricate a “X”, inscritta nel cerchio (homo ad circulum), e l’altra posizione assunta, terrestre, statica, inscritta nel quadrato (homo ad quadratum). – Secondo il famoso paradosso di Zenone, attraverso una serie infinita di successivi dimezzamenti di un dato percorso non è possibile giungere alla relativa meta (divenuta “infinitamente lontana”). Questo concetto, che si adatta analogicamente alla divisione in ottave di una corda sonora (come vedremo), può essere interpretato come l’impossi-bilità da parte della mente dell’uomo di raggiungere la verità ultima (Dio), per quanto ossa essere approfondita la sua ricerca, se tale ricerca è solo di natura “razionale”.

tu se” – cioè attraverso il suo significato collchio e del quadrato. Una simbologia che risis

principi architettonici all’origine della Creazione. Una creazione in cui ogni cosa è stata ordinata secondo “misura, numero e peso”: geometrie e numeri che si compenetrano con la musica. Musica e suono a cui affianchiamo, in queste pagine, la luce e il colore. Nell’uomo vitruviano sono rappresentati in maniera celata i concetti opra illustrati: ovvero la quadratura del cerchio e la misura media tra s

d

p

90

L’uomo vitruviano, 1490 ca. (344 x 245 mm).

er questa ragione, sente

L’opera di Leonardo rappresenta essenzialmente l’uomo al centro dell’universo4. Infatti, che cosa sarebbe la magnificenza del creato senza una coscienza in cui manifestarsi? E, allo stesso tempo, che cosa sarebbe l’uomo senza un mondo in cui esistere ed esprimere se stesso? 4. Per poter osservare l’universo, ogni punto di vista non può che essere relativo, poiché se fosse assoluto non sarebbe un punto di vista, non distinguendosi cioè dall’universo stesso; il quale, pertanto, non potrebbe osservare se stesso come un qualcos’altro da sé. Ne consegue, quindi, che ogni punto di vista, quale entità distinta all’interno del tutto, è necessario e assume, soggettivamente, centralità e assolutezza (egocentrismo). Allo stesso tempo, tutti gli innumerevoli centri (individui) non sono che un unico centro, n’unica cosa; per cui, inconsciamente, ognuno di essi, anche pu

se stesso come il centro dell’universo. Mentre, a un livello generale (umanità), tutto si relaziona e incentra nell’uomo, quale misura di tutte le cose (antropocentrismo).

91

sso

i può osservare nella presente immagine che, se si sovrappone

ell’opera originale che tocca, invece, le dita delle mani e la pianta dei

Il centro rosso del cerchio medio (che ricalca il cerchio originale dell’opera) coincide con l’ombelico, il centro di gravità ego-fisico dell’uomo. L’uomo è inscritto, allo steempo, nel quadrato, nel cerchio di quadratura e nel cerchio medio. t Sall’opera di Leonardo la figura precedente con i cerchi traslati, il cerchio di quadratura (nero) va a toccare con precisione le estremità delle dita delle mani dell’uomo statico inscritto nel quadrato; mentre, il cerchio medio (rosso) ricalca perfettamente il cerchio raffiguratonpiedi dell’uomo dinamico5. Attraverso i centri dei cerchi blu si 5. Il cerchio rosso in posizione centrata toccherebbe, invece, le dita dell’uomo inscritto nel quadrato: questo a indicare l’originale coincidenza degli opposti, dinamico e statico.

92

individua, invece, l’ampiezza della traslazione di questi stessi cerchi. A questo punto è possibile cogliere un interessante sviluppo di quanto sopra esposto. Nell’uomo di Leonardo, come si sa, il centro del quadrato è situato alla base dei genitali, mentre il centro del cerchio è posto nell’ombelico. Si noti invece che il centro del cerchio nero di quadratura si colloca un palmo sotto l’ombelico, mentre il centro del cerchio blu circoscritto va a indicare un punto del corpo situato sotto lo sterno, simbolizzabile come il punto limite della coscienza ordinaria dell’uomo; infine, il centro del cerchio blu inscritto coincide con quello del quadrato. Vediamo perché. A questo scopo è necessario ricorrere a un principio base della teoria della musica, quello relativo al concetto di ottava. In una scala musicale i suoni sono ordinati, dai più gravi ai più acuti, secondo una particolare serie di intervalli, il principale dei quali è l’intervallo di ottava. Essa corrisponde a quell’intervallo tra due note le cui altezze (o frequenze) sono una il doppio, o la metà, dell’altra (cioè sono in rapporto di 2:1); note che, data la grande consonanza e affinità tra loro, vengono chiamate con lo stesso nome, ad esempio Do1 e Do2. Tra queste sono comprese le sei note intermedie: re, mi, fa, sol, la e si; per cui con ottava si intende l’ottava nota (Do2), ripetizione della prima (Do1) ma su un’altezza differente, o l’intera successione di otto note.

e

5

La figura illustra una corda sonora o un monocordo: questa, se libera di

scillare totalmente tra i due estremi, emette una nota base chopossiamo chiamare Do1. Se la stessa corda viene divisa in due parti, vincolandola al centro e permettendo di oscillare solo a una delle due metà, abbiamo una nota di un’ottava più alta della prima, in questo caso un Do2. Nello stesso modo, per suddivisioni successive, si ottengono ottave ancora più alte, fino al Do , dove ci fermiamo.

93

I “confini” percettivi dell’uomo sono definiti dal quadrato:

lo spazio compreso tra il cerchio circoscritto e inscritto al quadrato. – In Occidente, per ragioni storiche cosmico-metafisiche legate al simbolismo del numero sette, sette come i giorni della Creazione o i pianeti classici, anche i suoni sono stati ordinati in una scala musicale base di sette note. Ogni sistema musicale possiede una propria scala e il più antico, appartenente alla cultura occidentale, è quello greco-pitagorico con la scala diatonica, seguito dalla scala naturale o zarliniana e infine dal sistema, ora pressoché universale, della scala temperata equabile di Werckmeister, diffusa con Bach. Nelle diverse scale di tutto il

ondo l’intervallo di ottava (denominato nell’antica Grecia diapason) rappresenta una ostante, a differenza invece delle loro relative note i cui intervalli, calcolati secondo eterminati rapporti matematici, generalmente variano all’interno di ciascuna di esse. ll’intervallo di ottava corrisponde un’importante legge universale: la legge periodica, quale consiste nella ripetizione di proprietà simili, di un determinato fenomeno, a tervalli regolari e ricorrenti. La tavola periodica degli elementi chimici ne è un

sempio. Con i suoni questa legge si evidenzia nella corrispondenza, consonanza o ei suoni che si intervallano tra loro di un’ottava o più ottave, ascendenti o

discendenti. Si cfr. con l’espressione ermetica: “come in alto, così in basso…”

mcdAlainesomiglianza d

94

Ora, se si rapporta simbolicamente la lunghezza di una corda sonora, e la suddivisione di questa attraverso le sue principali ottave, con le proporzioni anatomiche dell’uomo, si può constatare l’esistenza di importanti corrispondenze. All’intera lunghezza della corda, in relazione con tutta l’altezza del corpo umano, corrisponde la nota base che indichiamo con il Do; dal

pertanto come separati dalla realtà consonante unitaria

Do, attraverso la prima ottava, arriviamo al Do2, a cui corrisponde la base dei genitali (1/2 della corda); con la seconda ottava abbiamo il

mentre con la terza ottava, il Do4, ci troviamo ità della gola; infine, con la quarta ottava, il Do5,

6 della corda). Ora, nel disegno di livello di ottava corrispondono alle linee

e lungo il corpo dell’uomo (simili ai tasti di un da porre indubbiamente in relazione, in base a

stessa opera, alle antiche unità di palmo, il piede e il cubito) e alle proporzioni

dicato da Vitruvio nel De Architectura, ma altezze o punti corrispondono, secondo una

centri energetici sottili centro basale, il centro cuore, il centro gola, il sommità (che individuiamo in cima alla testa e

estremità della corda o a questa in tutta la sua quello sacrale che troviamo quattro dita

belico, il centro del cerchio di quadratura (sopra il Re), e il , cinque dita sopra l’ombelico (il Sol); entrambi tra

. La particolarità dei centri sacrale e plesso solare è di coscienza individuale dell’uomo: a essi corri-

ani energetici sottili emozionale e mentale dell’ego. Essi, infatti, sono gli unici a non appartenere alla serie dei Do e risultano

spirituale6. e adesso, nello spazio compreso tra il Do2 e il Do3 della corda sonora,

inseriamo l anch’essa mplet rosso2”

Do3, nel centro del petto;al livello della sommarriviamo all’altezza degli occhi (1/1Leonardo, le altezze al trasversali tracciatcordofono), le quali sono quanto afferma il testo presente nella misura (quali il dito, il umane secondo quanto innon solo. Queste stesse differente ottica, a cinque dei sette principali (chakra) dell’uomo: il centro frontale e quello che corrisponde all’lunghezza). Ne mancano due: sotto l’omcentro plesso solareil Do2 e il Do3essere in relazione con la spondono i pi

Sa gamma spettrale dei colori, che immaginiamo

co

a attraverso un’ottava che va dal rosso visibile al “

6. Una corda sonora divisa in ottave, sovrapponibili e coincidenti con i principali centri energetici sottili dell’uomo, in relazione a loro volta con i diversi livelli di coscienza ordinari e superiori, è alla base del reale significato della “metafora della linea” di Platone: Repubblica, 509d - 511e. Un’immagine analoga la ritroviamo con il filosofo inglese Robert Fludd nel suo libro Utriusque cosmi… istoria, 1617.

95

invisibile, si può constatare che il punto limite, il centro del cerchio circoscritto (di cui poco prima abbiamo accennato, posizionato sotto lo sterno, poco sopra il La) va a trovarsi all’altezza del violetto, proprio in corrispondenza del colore al confine dello spettro oltre il quale i nostri occhi fisici non riescono più a percepire la luce. Al confine opposto abbiamo, invece, il rosso in corrispondenza del centro del cerchio inscritto, alla base del pube, sotto il quale si va nell’altrettanto invisibile infrarosso. Questo corrisponde allo spazio “S” definito dal quadrato racchiuso dai due cerchi, inscritto e circoscritto, nella forma traslata. Quanto illustrato rimanda, per analogia, ai limiti sensoriali e percettivi in cui la nostra coscienza individuale è confinata. Limiti che rappresentano il nostro mondo manifesto e una soglia. La soglia oltre la

12/7.

quale si può trascendere l’ego e accedere alla dimensione superiore dello spirito; una dimensione invisibile ai nostri occhi.

Ottava

S Le lunghezze d’onda della luce visibile sono comprese circa tra i 700 e i 400 nanometri. Questi sono proprio i confini “S” stabiliti dal quadrato, ovvero dalla condizione ego-fisica dell’uomo. Tali confini corrispon-dono, nell’ambito della nostra ottava, all’intervallo compreso tra le note Do2 e La2 o, più precisamente, sono espressi dal numero “1,71”7. L’energia spirituale è ciò che rende possibile la vita in tutte le sue forme, dal regno minerale a quello animale; e tale energia, nell’uomo, si polarizza in sette centri principali distribuiti lungo una linea che va dall’estremità inferiore della colonna vertebrale alla sommità della testa; centri che originano dal rapporto tra Cielo e Terra, tra l’anima e il corpo, e costituiscono i differenti piani dimensionali della creazione. 7. Con il lato del quadrato pari a 1, “S” si ricava dai raggi dei cerchi circoscritto e inscritto: r2 – r1 = s1 (√2/2 – 1/2 = 0,207); r1 – s1 = s2 (0,5 – 0,207 = 0,292); r1/s2 = S (0,5/0,292 = 1,707). Oppure attraverso la formula: S = 1/√2 + 1, o il rapporto: S ≈

96

Piani interconnessi tra loro e ordinati in ottave cromatiche che si riflettono le une nelle altre. Dei canali di collegamento tra le energie sottili all’esterno dell’uomo e quelle al suo interno, che nutrono e svolgono altre importanti funzioni.

essi corrispondono i differenti livelli della coscienza umana, ciascuno dei quali è in relazione con un p stadio di sviluppo psicologico

onché spirituale. uella dei centri energetici sottili è una conoscenza alla base delle rincipali antiche dottrine spirituali sia orientali che occidentali. ediamo, in sintesi, quali sono e a cosa corrispondono:

I sette principali cen ergetici dell’uomo

I sette centri energetici fondamentali

e lo spettro cromatico della coscienza dell’uomo. A

articolarenQpV

tri en7 DO/∞Sommità Anima universale. Unione cosciente con il Tutto. 6 Frontale DO5 Coscienza superiore e visione diretta della realtà sottile. 5 Gola DO4 Manifestazione del pensiero attraverso il logos/parola. 4 Cuore DO3 Amore. Anima e mediazione tra l’ego e l’Anima universale. 3 P. solare Sol2 Piano mentale, della coscienza, il “cervello addominale”. 2 Sacrale Re ~ Piano emozionale, delle “tensioni motivazionali”. 2

1 Basale DO2 Piano vitale fisico, dinamico, delle sensazioni e sessuale.

97

Lo spazio all’interno della seconda ottava, compreso tra il centro basale e il centro plesso solare, può essere considerato come lo spazio energetico in cui hanno sede le espressioni egoiche dell’uomo. In questo spazio, il centro del cerchio di quadratura corrisponde al centro sacrale, il centro corrispondente alla sfera emozionale, importante, in particolar modo, per il fatto di essere un punto fondamentale di concentrazione dell’energia vitale, con la funzione di

nutrimento dalla madre tramite il ordone ombelicale e la placenta.

è tradizionalmente posto in rela mente con il sistema digestivo e la sfera mentaleAl di sopra dello spazio egoico, rno della seconda ottava, si entra invece nel uperiore, di cui il primo centro è rappresent to dal cuore, seguito a sua volta da altri tre centri, come indicato nella dente. Quando i centri superiori sono sufficientemente atti elevazione spirituale della persona, questa acquisisce maggiori e più sottili capacità e una nuova, più profonda e vera percezione della realtà; attraverso il risveglio alla coscienza animica del proprio corpo. 8. In Occidente, il centro Cabala (una combinazione di

iversi elementi quali l’alchimia, il misticismo cristiano e l’ermetismo) con il nome di esod, una sefira dell’A ituali orientali, quali lo

Yoga indiano, col atica sull’energia) inese, col nome d articolare, questo

i tonificazione sull’energia di tutto il corpo.

vivificare l’intero corpo fisico. Un punto in cui, in molte discipline spirituali o energetiche, viene portata l’attenzione, la concentrazione mentale, per sviluppare e armonizzare detta energia: una “medicina sottile” fonte di forza e salute8. L’altro punto considerato, il centro del cerchio medio (Mi2), corrisponde all’ombelico, la radice della vita, in quanto il bambino

urante la gestazione trae il propriodcInfine, per quanto riguarda il centro plesso solare, questo

zione essenzial e caratteriale.

compreso all’intela dimensione spirituale s

atabella precevati in base all’

sacrale è conosciuto nella dY lbero della Vita; nelle discipline spir

nome di Svadhisthana chakra; e nel Qigong (pri Dantian o Campo del Cinabro (inferiore). In pc

punto è conosciuto nella Medicina Tradizionale Cinese e in agopuntura (che individua quattro dita sotto l’ombelico) con il nome di Guanyuan, ovvero il punto dov’è “racchiusa l’energia originaria”: punto mediante il quale è possibile esercitare un’importante azione dIl termine cinabro, sopra accennato, è da porre in relazione con l’omonimo minerale composto di zolfo e mercurio, i cui elementi in alchimia rappresentano simbolicamente il fuoco e l’acqua, il Sole e la Luna; i quali, riuniti in un sale o corpo purificato, attraverso un processo alchemico, originano la pietra filosofale.

98

Centri energetici (traslati) in ottava con i loro corrispondenti cerchi.

A centri più elevati corrispondono cerchi o sfere dimensionali più ampie. L’immagine sopra corrisponde, attraverso i cerchi traslati, alla visione d’insieme simbolica di tutti i livelli di coscienza o livelli dimensionali dell’universo secondo lo stato del divenire o lo stato (intelligibile) ordinario di esistenza; tra i quali quelli già illustrati, relativi alla dimensione umana terrena (cerchi tratteggiati in nero) che si colloca all’interno della dimensione spirituale superiore rappresenta dai centri energetici in ottava e dai loro relativi cerchi (indicati in rosso). Così che

due dimensioni costituiscono un unico mondo multidimensionale dissolubile. In questo mondo il cerchio più grande rappresenta

l’onnicomprensiva anima universale, il cui centro corrisponde al centro

lein

99

energetico sommità (Do), che, secondo la rispondenza analogica con un monocordo – l’Axis Mundi le cui estremità simbolizzano l’Alpha e Omega – attraverso una prima divisione (ottava) genera ciò che a sua volta può generare: il centro relativo al cerchio più piccolo inscritto nel quadrato, dove si colloca la dimensione fisica dell’uomo e al centro la sua energia sessuale (Do2); mentre, per mezzo di un’ulteriore divisione della corda, abbiamo, in posizione intermedia, lo spirito dell’intelligenza e dell’amore universale (Do3).

Dentro di te è la Luce e dentro la Luce è il Suono.

Ed essi ti condurranno a Dio. Sri Nanak Dew

Rappresentazione dell’universo, Collezione di astronomia…, Lione, 1400-1450.

Gli attributi o le facoltà egoiche dell’uomo sono, lo ricordiamo: la vitalità, le emozioni, i sentimenti e l’intelletto (vedi a pagina 74). Ora, ci sono un intimo sottile collegamento e un’influenza reciproca tra i centri addominali sacrale e plesso solare e gli emisferi destro e sinistro del cervello, ai quali corrispondono l’emotività e la ragione9. 9. L’esistenza di un “cervello enterico” è oggi confermato dalla scienza con la

, mentre è ancora controversa l’esistenza di una “memoria ellulare” del corpo collegata con la psiche. Ai tre centri energetici dell’ego (basale,

sacrale e e di base del cerv

neurogastroenterologiac

plesso solare) si possono far corrispondere linearmente la costituzionello umano: tronco encefalico, sistema limbico e corteccia cerebrale.

100

Quando l’emotività e la ragione sono incentrate principalmente sulla

Le ordi 2 e il Do3. Queste possono ess o luogo dal cuore.

Con il centro

motivati ri che

Le espr

ensiero e il blu, si può riconoscere il rapporto di complementarietà, att te

sfera egoica, sono i centri addominali a influenzare il cervello; mentre quando le stesse facoltà trascendono l’ego, ciò è dovuto a una maggior influenza dei centri sottili superiori, in primo luogo quello del cuore. Da ciò la coscienza, in senso superiore o etico, la quale nasce dall’incontro del cuore con la mente, e da cui emergono le tre qualità spirituali basilari: la consapevolezza, la libertà e la responsabilità.

Coscienza

Intelletto

Sentimenti

Emozioni

Vitalità

narie espressioni umane dell’ego tra il Doere elevate dai centri superiori, in prim

cuore si fa un salto vibrazionale a cui corrisponde ilenergetico all’estremità della seconda ottava, il Do3, in relazione con lospazio pettorale. Centro attraverso il quale si possono provare in varia misura, a seconda del suo grado di apertura, non più sentimenti dall’ego come l’invidia, l’odio, l’alterigia, ma sentimenti più punascono da un senso di comunione o di consonanza con gli altri.

essioni basilari dell’uomo, quali la vitalità, le emozioni e ilpensiero, possono essere immaginate come le tinte primarie della tavolozza dei pittori – il rosso, il giallo e il blu – che, miscelate tra loro in vario modo, producono le infinite tonalità dei nostri modi d’essere,di sentire, di vivere e di creare. Nella corrispondenza analogica tra le emozioni e il giallo e tra il p

raverso cui queste espressioni possono arricchirsi vicendevolmen 101

oppure soffocarsi, come nella passione e nel turbamento, similmente a

scere

evidenza ome la gamma spettrale dei colori si rapporti in particolare con la

trovano

in

ntro nergetico della quinta ottava) costituiscono il principale punto di

incontro sensoriale tra il mondo al di fuori dell’uomo e quello al suo interno, tra l’universo animico di o ni coscienza. Occhi nei quali le due realtà si riflettono, come in uno specchio, l’una nell’altra.

10. L i del olto umano, come rivelano i suoi disegni, dai ritratti alle caricature, tanto da essere

quanto avviene con i colori nelle modalità additiva e sottrattiva. Mentre, nella triade vitalità, sentimenti e intelletto, si può riconola triade cromatica rosso, verde e blu. In relazione a quanto appena illustrato, è ora possibile porre incquarta ottava, tra il Do4 e il Do5, ovvero con gli attributi caratteriali dell’uomo; gli stessi attributi che si riflettono nella forma del volto e ne determinano, almeno in parte, le peculiari fattezze del viso. Scopriamo così che termini quali “mento volitivo” e “labbra passionali” fondamento e corrispondenza in qualcosa di profondo e olisticamente coerente; corrispondenza generalmente leggibile intuitivamente o in base agli insegnamenti pervenutici da un’antica tradizione10. Tradizionalmente, infatti, nell’essere umano il mento è posto relazione con l’energia fisica e, di riflesso, con la volontà (intesa cioè come disposizione a fare); le labbra con l’emotività; il naso con la sfera dell’intelletto11; mentre gli occhi (in corrispondenza con il cee

e l’unicità g

Corrispondenza tra lo spettro cromatico e gli

attributi dell’uomo espressi nella forma

del viso.

eonardo ha dedicato molta attenzione ai rapporti tra il carattere e i lineamentvconsiderato il fondatore della fisiognomica moderna. – Proseguendo con le corrispon-denze uomo/ottave, le linee della fronte, in relazione con la 5a ottava, richiamano la metoposcopia di Girolamo Cardano, matematico e filosofo del ‘500. 11. Il naso, in senso figurato e non a caso, indica la sagacia, il giudizio acuto, l’intuito, il senno, e dunque l’intelletto (cfr. il termine greco sophòs, che ha buon naso, senno).

102

Il potere meditativo può essere decuplicato sotto una luce violetta proveniente dai vetri colorati di una tranquilla chiesa.

Leonardo

rrisponde all’apparente separazione dei

a sono rappresentabili com ntrati, concentrici e compenetr endo all’universo l’ onsonanza. 12. In una visio , e nella decentratura

stato quadrato, si rispecchia il dualismo particella-onda.

La centratura dei cerchi e del quadrato, di cui abbiamo parlato all’inizio di questo capitolo, è da ricondurre dunque all’unità e alla coincidenza tra il mondo spirituale e il mondo materiale; mentre la decentratura o la traslazione delle stesse figure codue mondi, ovvero alla rappresentazione della realtà, nelle sue infinite espressioni, quale cosmica opera di rifrazione; al pari del dispiegarsi della luce nei suoi costituenti cromatici, visibili e invisibili, attraverso un prisma. Per cui ogni parte del nostro mondo manifesto appare come una cosa a sé, distinta dal tutto, così come appaiono realtà separate i singoli colori, mentre, allo stesso tempo, sono parte integrante di un tutto unico rappresentato dalla luce12.

Rifrazione di un raggio di luce attraverso un prisma:

centratura e decentratura.

Tutto è Uno è Tutto. Senza luce non c’è colore e senza colore non c’è luce.

L’immagine successiva con i cerchi concentrici corrisponde alla visione d’insieme dei livelli dimensionali dell’universo secondo lo stato di centratura dimensionale dell’essere o animico, di identificazione con l’uno. In essa i relativi cerchi in ottava e quelli della dimensione terren

e sfere o cieli, i quali sono ceanti, anche se su piani frequenziali differenti, confer

espressione di una globale armonia e c

ne quantistica, nella centratura, o lo stato cerchio(linearizzazione), o lo

103

Questo è il profondo significato dell’uomo di Vitruvio e, con esso, del concetto di armonia delle sfere espresso da Pitagora e ripreso, tra gli altri, da Dante13. Significato che si cela, ad esempio, nel simbolismo geometrico dei rosoni di alcune chiese dell’arte romanico-gotica.

di questo tipo si possono osservare negli hemi dei Mandala e degli Yantra indiani, utilizzati come sussidi per la meditazione.

13. Cfr. Corpus Hermeticum, I 26 e XIII 15, sulla “natura ottava”. Dante, Paradiso, I 76-8, sull’armonia delle sfere; I 73-5 e 125-6, sull’amore che, come una corda di un arco, scocca l’intelletto (Sol) nel “centro” divino (Do), cfr. la Mundaka Upanisad, parte 2a canto 2°; XXIII 97-102, sull’Empireo paragonato a una lira dal suono sublime; XXVIII 12 e XXXIII 86, sull’amore (che tutto muove) simbolizzato da una corda che tutto lega e unisce (cfr. la copula mundi rinascimentale).

Cerchi concentrici in ottava relativi alla dimensione celeste con all’interno la dimensione terrena definita dal quadrato. In tale geometria si riflette celatamente la simbologia dei rosoni di alcune chiese romanico-gotiche come quella della basilica di San Francesco d’Assisi. Simbologie cosmico-geometriche, costituite essenzialmente da cerchi e quadrati, sono da considerarsi di matrice archetipica. Esempi sc

104

lo. Rosoni delle basiliche di Santa Chiara e San Francesco ad Assisi, XIII seco

105

Il fatto che i centri in ottava siano consonanti tra loro appare evidente

avolgente e creativa. Un’esperienza grazie alla quale la vita si riempie di significato, in cui tutto appare naturalmente bello e perfetto, ricco di speranze e promesse, dove qualsiasi cosa sembra possibile. E dove tutto si tinge di rosa. Questo perché la naturale sottrattività della mente razionale si allenta, con un senso di leggerezza e libertà, fino ad annullarsi completamente durante un profondo ed estatico amplesso, nel magico guardarsi negli occhi degli amanti e nell’identificarsi di due anime in una. Spesso l’ego, invece, soffoca questo collegamento con il cuore e i centri superiori e ciò che si prova è pertanto un amore egoico: caratterizzato da un sesso finalizzato al solo soddisfacimento dei sensi, da passioni logoranti, dalla gelosia, dalla sopraffazione. L’uomo vitruviano rappresenta, dunque, la sintesi simbolica dei principi della natura umana: l’anima e lo spirito, ovvero la coscienza universale e quella individuale – la condizione dell’essere e quella del divenire – armonizzati in un unico corpo. Per concludere questa parte, ricordiamo che il centro sacrale o di quadratura contribuisce a rinforzare e armonizzare la salute sul piano fisico. Ora, il corpo rappresenta il tempio dello spirito, pertanto la sua armonizzazione, attraverso l’attenzione nel centro di quadratura o di “cerchiatura del quadrato”, aiuta a ricondurci all’originale centratura. Con i centri superiori in ottava, invece, è soprattutto utile consonare con 14. Entusiasmo, dal greco enthousiasmós, “essere posseduto dalla divinità”, deriva da éntheos “divinamente ispirato” e composto di en “in” e theós “dio”.

nell’esperienza dell’innamoramento e dell’attrazione erotica, ovvero nell’affinità tra queste due forze, associate e spesso confuse. Forze, queste, tra le più potenti nell’attrarre le persone le une alle altre. Ma non solo: con l’innamoramento o l’amore, in particolare, si prova anche una maggiore vitalità ed entusiasmo14 (centro basale), una maggiore disposizione e capacità a entrare in sintonia (centro cuore), unapropensione a parlare con dolcezza (centro gola), e una maggiore intelligenza e apertura verso tutto ciò che è nuovo (centro frontale). Ciò avviene in quanto l’innamoramento comporta una spontanea, inconscia, relativa forma di centratura, con la quale si accede all’energia e all’intelligenza cosmica. Per questo l’innamoramento può essere un’esperienza così intensa, inebriante, tr

106

ciò con cui essi stessi risonano e di cui sono parte: l’armoè veramente entrare in rapporto con i centri superiori se il

odo d’essere interiore non si rende affine a questmonica: al livello del pensiero nel ricercare una visione

re più ampia delle cose, senza preconcetti; al livello della parola, coerentemente col pensiero, nella semplice constatazione dei fatti senza

nciarsi in giudizi venefici; al livello del cuore nel predisporsi patia; e, in generale, nel non essere troppo legati a tutto ciò c

riguarda. Così da spiritualizzare il corpo e consonare con detti superiori e, dunque, realizzare la centratura estatica

il fondersi di tutti i centri in un unico centro.

L’universo è un unico centro, o una sfera infinita il cui centro è ovunque e la circonferenza in nessun luogo

Antica formula (liberamente tratta).

onia universale. Non si può ciproprio m a stessa energia ar semp

pronuall’em he ci

centri in noi stessi,

attraverso

.

La Creazione dell’Universo.

(La geometria del disegno sottintende il quadrato.) Mosaico della Cappella Palatina di Palermo, XII secolo.

– I centri in ottava risultano essere in corrispondenza, più precisamente, con il colore rosso violaceo o porpora della gamma spettrale, invisibile o non riconoscibile nella sua espressione monocromatica – l’elemento congiuntivo della ruota dei colori. Un colore

colare, considerato da sempre simbolo di regalità e sacralità (cfr. l’antica e reziosissima porpora di Tiro). Un colore che possiamo ricondurre essenzialmente

all’ultima delle tre fasi della Grande Opera: la Nigredo, l’Albedo e la Rubedo.

partip

107

Ottava fondamentale: Anima e Corpo.

Notre Dame, Parigi. – Nella vita quotidiana l’uomo è spesso soggetto a forme di stress mentale, emozionale e fisico che inducono tensioni psico-fisiche e una conseguente dispersione e cattiva circolazione dell’energia vitale, possibile causa di ogni tipo di disturbi. Da qui l’importanza di imparare a rilassare il corpo e la mente al fine di contrastare l’abituale, spesso inconscia, eccessiva tensione e permettere il ripristino del corretto scorrere dei

nergetico che si trova quattro dita sotto l’ombelico, tenendo la lingua appoggiata al

efluidi vitali. I pensieri e le emozioni negative influenzano inoltre i movimenti del processo respiratorio procurando respiro veloce e superficiale o momenti di apnea. Ma se si presta attenzione alla respirazione e ci si rende consapevoli della stessa, si possono, al contrario, influenzare positivamente gli stessi stati d’animo. In particolare, si tratta di coltivare con una certa costanza (ad esempio, durante il rilassamento o la meditazione) una respirazione di tipo addominale in modo che questa divenga sempre più lenta e fluida e, allo stesso tempo, conservi la sua naturalezza, ovvero sia eseguita senza forzature né tensioni. È quindi fondamentale portare la concentrazione nel centro epalato. In questo modo è possibile incrementare sensibilmente la propria energia vitale.

108

Ouroboros

Cielo e Terra, centratura e decentratura, Sole e Luna, essere e divenire. Rappresentazione inversa: il quadrato è sottinteso mentre i relativi cerchi

inscritto e circoscritto centrati, e quello medio traslato, sono posti in evidenza.

“Il punto in cui Cielo e Terra si incontrano” Camille Flammarion, L’atmosphère, 1888.

109

Ancora due parole sul numero “1,71”. Come abbiamo accennato precedentemente, esso simbolizza la soglia al di sotto della quale è racchiusa la coscienza umana15; ora, questo numero moltiplicato per un secondo numero, che curiosamente risulta essere speculare al primo nella parte decimale, cioè “1,17”, dà come risultato “2”. Tale risultato rappresenta il superamento della suddetta soglia attraverso il raggiungimento dell’ottava superiore, il Do3 – Do come Dominus – cioè il raggiungimento della dimensione spirituale relativa principalmente alla sfera centrale del cuore16. Dimensione che rappresenta un innalzamento del livello energetico-vibrazionale o, come oggi si usa comunemente esprimere, rappresenta un salto quantico di consapevolezza17.

15. Lo spazio S (1,71) corrisponde alla Terra di cui si fa riferimento nell’acronimo lchem ita Interiora Terrae ectificando Invenies O visita l’interno della

Terra, e rettificando trov6. Signore in latino è Dominus, a sillaba deriva probabilmente il ome della nota “iniziale e finale” della scala musicale: il Do; il cui utilizzo è attestato

aR

ico VITRIOLUM, formato dall’espressione latina: Visccultum Lapidem Veram Medicinam, “

erai la pietr dicina”. a nascosta, vera meparola dalla cui prim1

ndal XVI secolo, in sostituzione dell’originale “Ut” di Guido d’Arezzo dell’XI secolo. Il libro dei salmi, raccolta di composizioni poetiche cantate contenute nella Bibbia, in forma di inno, preghiera o ringraziamento a Dio, si accompagna tradizionalmente a uno strumento musicale a corda da cui prende il nome lo stesso libro: il salterio, o arpa a dieci corde. Quest’arpa (citata, ad esempio, nei salmi 32, 2 e 56, 9) simbolizzerebbe l’Albero della Vita con le sue dieci Sefirot (cfr. le antiche sfere celesti), dunque l’uomo spirituale celato sotto la duale veste terrena simbolizzata dall’Albero della Conoscenza; rimandandoci così a una visione dello stesso uomo immaginato come uno “strumento musicale”, uno strumento attraverso il cui suono, o energia, se adeguatamente accordato, sarebbe possibile entrare in consonanza con la divina armonia dell’universo (cfr. Corpus Hermeticum, XVIII 6). 17. Salto quantico è un’espressione originaria della fisica quantistica (relativa al concetto di quanto: una quantità minima di una grandezza fisica, variabile solo per multipli interi del suo valore; ad esempio, il passaggio da un livello di energia a un altro di un elettrone in un atomo) ma con un significato oggi riferito in particolare a un innalzamento della coscienza umana, in questo caso un salto dalla 2a alla 3a ottava.

110

– Approfon Abbiamo visto quale fun scala musicale, ossia quello di spos tituita da una serie di note oProseguendo con la teor no, complementare del colore, sia possibile un cui entrambi sono messaggeri ’acustica. In natura tutti ibrazioni più o meno complesse, dalle qu intiva degli stessi suoni, quali noi li udiamo: il o che permette di distingu di due differenti strumenti mu a voce a noi familiare

e sonora è da porre in relazio mponenti “elementari” chiamate ce sono i colori, cioè la loro essenza co dello spettro armonico imensionale2. 1. La più an già accennato, è quella greco rale e infine dalla, ora pressoché universale, scala temperata. La scala pitagorica, un p r dividere l’ottava in un dato numero di parti tervalli di quin rando l’otta ala: per cui la 5 1 nota troppo lontana (alta) dal valore di parte per cui per essere riportata entro l’ottava si divide per 2, ottenendo 9/8, il Re; la 5a di questa seconda nota è 9/8 x 3/2 cioè 27/16, il La; e così via. La scala naturale si basa sui rapporti semplici 1/2, 2/3, 3/4, 4/5… a cui corrisponde, in parte, il fenomeno acustico degli armonici, scoperti scientificamente da Marin Mersenne nel XVII sec. ma verosimilmente parte di un corpus di conoscenze esoteriche presente già ai tempi della scuola pitagorica (scoperti probabilmente attraverso il fenomeno delle onde stazionarie e l’antica e universale pratica del Canto Armonico). La scala temperata, in uso oggi, invece è basata sulla divisione della scala in dodici intervalli uguali (semitoni), dal valore decimale pari a 1,059 ottenuti mediante la 12√2.

Scale occidentali antiche, Pitagorica e Naturale, e moderna Temperata Tabella comparativa degli intervalli frazionari e decimali

dimenti

zione ricopra l’intervallo di ottava in una tare su altezze diverse note uguali, e come la stessa sia cos intervalli intermedi1.

ia musicale – affinché attraverso il suoa migliore comprensione della realtà spirituale, di

– è ora necessario introdurre un peculiare aspetto dell i suoni, e dunque anche le note musicali, sono prodotti da v

ali dipende una caratteristica disttimbro o colore del suono, un importante attribut

ere, ad esempio, due note identiche (per altezza e intensità)sicali come il violino e il flauto, o di riconoscere un

da una qualsiasi altra. In particolare, la complessità di detta vibrazionne con il numero e l’intensità delle sue co

armoniche, le quali sono per il suono ciò che per la lustitutiva; e la cui variabile presenza determina la formazione , una grandezza che possiamo immaginare come multid

tica scala musicale, appartenente alla cultura occidentale, come-pitagorica, seguita dalla scala natu

rocedimento pe già noto nell’antica civiltà cinese, consiste in una progressione di note per inta (3/2), con un abbassamento di una o più ottave di quei suoni che, supe

va, devono essere ridotti di altezza per poter seguire l’ordine progressivo della sca di Do (1/1) è 1/1 x 3/2, cioè 3/2, il Sol; la 5a di Sol è 3/2 x 3/2, ossia 9/4,

nza,

Do Do# Re Re# Mi Fa Fa# Sol Sol# La La# Si DoP 1 9/8 81/64 4/3 3/2 27/16 243/128 2 1 1,125 1,265 1,333 1,5 1,687 1,898 2

N 1 9/8 5/4 4/3 3/2 5/3 15/8 2 1 1,125 1,25 1,333 1,5 1,666 1,875 2

T 1 1,059 1,122 1,189 1,260 1,335 1,414 1,498 1,587 1,682 1,782 1,888 2 2. Le armoniche (o armonici) consistono in una serie innumerevole di suoni multipli interi, via via meno intensi, prodotti da un suono detto fondamentale emesso, ad esempio, da una corda di uno strument to da un unico suono semplice, cioè da un’o emplici, le armoniche

o musicale; detto suono, infatti, non è costituinda sinusoidale, ma da un insieme di più suoni s

111

appunto, le quali vibrando insieme generano un suono dalla forma d’onda complessa, le cui caratteristiche definiscono le qualità timbriche o distintive del suono stesso. In altri termini, le armoniche equivalgono a onde stazionarie (o “dinamico-statiche”) prodotte da una corda sonora in cui il suono fondamentale, o 1a armonica, è determinato dalla vibrazione della corda in tutta la sua interezza, che oscillando genera come la forma di un fuso: un ventre confinato tra due nodi, cioè i capi in cui essa è fissata (vincoli) o i punti in cui l’oscillazione è nulla; mentre le armoniche di ordine superiore costituiscono frazioni della medesima corda pari a 1/2, 1/3, 1/4, eccetera, a cui corrispondono oscillazioni concomitanti rispettivamente doppia, tripla e quadrupla… (o multiple) della fondamentale; pertanto se alla 1a armonica corrisponde, ad esempio, una frequenza base di 100 Hz, alla 2a armonica corrisponderà una frequenza di 200 Hz, alla 3a di 300 Hz, alla 4a di 400 Hz, e così via.

Serie delle prime sei armoniche naturali.

Formazione delle onde stazionarie (armoniche) con un monocordo, ed evidenzia- zione della posizione, in questo caso, di 3 ventri e di 2 nodi con alcuni cavalierini;

posizione determinata con una piuma (il nodo) e un archetto (il ventre). Da John Tyndall, Sound, 1867.

Do1 Do2 Sol Do3 Mi Sol La# Do4 Re Mi Fa# Sol Lab La# Si Do5

1

1/3

1/5

1/6

1/2

1/4

...

Altezze delle prime sedici armoniche tradotte sul pentagramma, dal Do1 al Do5.

112

Ora, se si rapportano le proporzioni anatomiche dell’uomo vitruviano con la serie delle armoniche del suono, è possibile approfondire e sviluppare le osservazioni precedenti

ave. L’aspetto rilevante di questa nuova prospettiva è dato dal tto che nello spazio egoico, compreso nella seconda ottava, abbiamo la presenza di

la facoltà del libero arbitrio, gli unici attributi, tra

ri tto arm completa uite all 6a

La , la a e 16 s no lle o e de 1 nic l Dre la 6a, l a e la 24a so o le ve d la 3 ol2.

u to e b l, attravers

incentrate sulle sole ottfauna sola armonica, la terza, cioè un suo nodo, alla quale corrisponde musicalmente la nota Sol, quella che abbiamo visto essere in relazione con il centro plesso solare, ovvero con l’intelletto e dunque conquelli basilari, a fare dell’uomo a immagine del divino3. Questo fatto racchiude un importante significato, e cioè che l’uomo può accedere alla fonte, il Do, l’aspetto unitario riflesso nelle diverse ottave o piani dimensionionali della creazione, soloattraverso la mente, la sola in grado di orientare volontariamente la propria energia, l’attenzione, se stessa, su qualunque oggetto. E, divenuta consapevole di essere un’armonica del Suono Divino, trascendere se stessa volgendosi all’ascolto del Suono Cosmico Primordiale da cui origina. Protendersi dalla condizione terrena, con l’intelletto opportunamente “accordato”, cioè riflesso nella fonte e guidato dallo spirito

Le p me o oniche (serie ) seg d a 12a, 1 e 24a. 2a 4a, l’8 la a corri pondo a ttav lla a armo a, i o ; 1

ment a 12 n otta el a, il S

Q es spiegherebb la grande importanza attri uita all’intervallo di 5a, il So o3.il quale, in Grecia con la pitagorica e in Cina con quella pentafonica, veniva costruita l’intera scala musicale.

113

di luce, e accedere intuitivamente alla coscienza animica. Emancipandosi dai piani inferiori emozionale, sentimentale e della ragione ordinaria, dominati dal determinismo, dalle suggestioni esterne, dalle basse energie e dagli impulsi negativi dell’ego. Ciò attraverso il superamento del “due”, inteso come materialismo e discordia, e dunque l’accesso al “tre”, l’elemento di congiunzione con l’Uno4; sciogliendo i nodi o i legami della dualità, tramite un lavoro con la mente e con il cuore5. È questo il potere chiave della mente, di farsi nodo o ventre: farsi centro immobile del silenzio, il vuoto da cui tutto ha principio, per ristabilire l’ordine armonico originale e rigenerante; o farsi oscillazione, superficie increspata, scorrere del pensiero perpetuo del vivere temporale. Capacità di una mente che però necessita prima di conoscere, di credere (cfr. credendo vides, “credendo puoi vedere”) e di emanciparsi, perché possa risonare in lei la verità, perché possa cioè essere trascesa dal discernimento intuitivo (dal latino discernere, da cernere “vedere”), e dunque di sapere (dal latino sapere, avere, sentire sapore”, cioè il “sale”).

Il più sign l’intelletto (su un piano dif iavi”), nel nodo della 6 , attraverso il simbolismo ere al paradiso (testa) za del naso, mentre con la 2 uperiore o “saggezza o rappresentato dal segno Bindi Quello sacr un nodo di un’armonica tre è assimilabile a un punto di eccitazione del entre, e nell’uomo con l’azione v

4. Una v ondo cui il mondo lla forza me è data in ragione e scinden-dosi origin i come ottava (Do riva da 1/3). Il due che sposta su altezze diffe di ques ini, l’uno è il esentato dalla materia informe, caotic enza mediatrice, il principio

ifferenziato armonico in-formatore, sintropico, vitale e fecondatore che permea e anima la

“ificativo riferimento anatomico nell’uomo relativo alla nota Sol,

ferente)6, lo troviamo all’altezza delle clavicole (“piccole cha armonica, nella terza ottava (quella del cuore), dalla quale

dei sette gradini (vertebre cervicali) della scala mistica, si può acced7. Proseguendo, con la 12a armonica ci troviamo all’altez4a arriviamo al centro della fronte: “sede” della coscienza s

nascosta” (altrimenti detto terzo occhio), nell’induism (dal sanscrito, bindu: goccia, particella, punto) o dal Tilaka (segno).ale, inversamente, è l’unico centro a non corrispondere con, tra quelle egoiche comprese tra la 2a e la 4a, men

monocordo, in relazione cioè con un vivificante prodotta dalla concentrazione sulla respirazione addominale.

L’universo è come un immenso monocordo teso tra Cielo e Terra. Pitagora

isione questa che origina da un’antica e universale concezione, sec sarebbe costituito dalla tripartizione simbolica data da: Cielo, Terra e da

diatrice tra questi due principi polari; dove cioè la creazione dell’universo dei principi numerici due e tre, quali emanazione dell’uno, la Monade, ch

a il due (1/2), la diade, e il tre (1/3), la triade; traducibili in termini musical, 1/2) e quinta (Sol, 2/3, che de

renti, ottave o dimensioni, ciò che il tre crea in termini di specificità all’internote stesse dimensioni e le collega. (Vd. il lamdoma pitagorico.) Espresso in altri term

principio indifferenziato da cui discende il due, il polo opposto rappra ed entropica, e il tre, l’intellig

dmateria rendendo possibile il manifestarsi della vita in tutta la sua complessa varietà. Cfr. la concezione indù della Trimurti, “tre aspetti”, in cui il mondo è retto da una triade divina composta da Brahma (il creatore), Vishnu (il costruttore) e Shiva (il distruttore). 5. Cfr. il solve et coagula (“sciogli e unisci”), il fondamento del lavoro alchemico spirituale. 6. Tutti i livelli si compenetrano tra loro, per cui gli attributi di uno si riflettono negli altri. 7. La colonna vertebrale, vista di lato, in particolare tra la T1 e la L5, ricorda la forma di un’onda sinusoidale, ovvero quella del suono, cfr. il Bastone di Asclepio e il Caduceo.

114

L

115

’uomo vitruviano di Leonardo come sintesi simbolica dell’Harmonia Mundi, e della

I primi sette cieli e gli ultimi sette cori non sono tracciati per non appesantire il disegno. L’uomo vitruviano di Leonardo costituisce una chiave di lettura del simbolismo cosmico e spirituale della Divina Commedia di Dante. Simbolismo intelligibile, in chiave musicale, solo nella forma traslata dei cieli rispetto alla Terra, ovvero dei cerchi rispetto al quadrato – forma celata di cui il disegno di Leonardo fornisce una traccia rivelatrice – e non nella forma centrata, complementare, di dette figure, con i cerchi concentrici; forma rappresentata nella stessa Commedia e, ad esempio, nei rosoni delle hiese gotiche. Un simbolismo che rimanda alla dottrina iniziatica sull’origine musicale filosofia

pitagori natore (informatore) l’alto il basso, dall’E principio, non quidabile come una semplice e vana speculazione, che racchiude una sorprendente

Divina Commedia di Dante.

c“ ” del mondo, riconducibile fondamentalmente all’ermetismo e alla

co-platonica con l’Harmonia Mundi, cioè con il principio ordi, di ollegando natura musicale, che permea l’intera creazione e che, c

ssere discende nello spazio, la materia, e la plasma. Uneli

quantità di corrispondenze con importanti dottrine spirituali di ogni tempo e luogo e innegabili collegamenti con il mondo fisico e il corpo umano di notevole interesse. Lo scopo della Commedia di Dante, oggi più che mai attuale, è quello di mostrare agli

lto in giù), una condizione

adiso. Riportiamo di seguito alcuni riferimenti

timo e

itagora ha tradizionalmente scoperto le consonanze musicali grazie ai suoni prodotti

dal martel come le armoniche nel suono, Pd II, 37-42; il no o come centro armonico, distinto cioè al nodo egoico, Pd XXXIII 91 e Pg IX 104; l’immagine umana è circoscritta al centro

nziale,

della

uomini che l’unico modo per elevarsi dal loro stato di “abbrutimento” e di conquistare la libertà è quello di affidarsi al retto uso della ragione (la ricerca del significato universale della vita) e di affidarsi alla Grazia divina (il contatto con l’anima), l’elemento cardine. L’ordinaria vita dell’uomo, caratterizzata dai limiti dell’ego, può infatti divenire molto dura e dolorosa; una condizione questa che rappresenta l’Inferno (simbolizzato dalla voragine terrestre, cioè un triangolo rivo“eterna” fino a quando l’uomo non arriva a rendersi consapevole dei propri errori e incomincia a sentire un sincero desiderio di un profondo cambiamento interiore. Questo processo di cambiamento, “capovolgimento” della visione del mondo, e di crescita spirituale rappresenta il Purgatorio, il percorso di armonizzazione basato sulle sette virtù (simbolizzato dal monte, cioè un triangolo rivolto in su), attraverso cui si giunge nell’Eden (simbolizzato dal candelabro a sette bracci/colori, e dunque dalla stella a sei punte), una condizione di profonda armonia e felicità sulla Terra; e a cui segue l’espe-rienza conoscitiva ed estatica del Parchiave ed enigmatici contenuti nella Divina Commedia (vd. anche la nota a pag. 104). I cori angelici (Pd XXVIII), che al diminuire delle dimensioni crescono in velocità o virtù, stanno in ragione inversa ai cieli dell’universo, la cui velocità aumenta invece al crescere delle loro dimensioni o della distanza dalla Terra; particolare questo che rimanda a un principio conosciuto nell’antichità come legge di Pitagora, secondo cui la lunghezza di una corda e l’altezza del suono, da questa generato, sono inversamente proporzionali. Ad esempio, alla nota Do4 corrisponde il centro del cielo del Primo Mobile, il più grande dopo l’Empireo; alla stessa nota corrisponde anche il penulpiccolo tratto di corda del monocordo (1/8 di corda, reciproco di 8/1 della nota Do4) ovvero il 1° coro, il più piccolo. Ora, il prodotto tra le suddette frazioni reciproche dà come risultato uno, come la somma tra gli ordini numerici dei cieli e dei cori (9+1, 8+2, 7+3… = 10, cioè “1”; cfr. Tutto è Uno), e ciò spiega il passo in Pd XXXIII 116-7.P

lo di un fabbro, Pd II 128; le dimensioni si compenetrano tra lorodo è intes

ddi quella divina e posta in relazione con la quadratura del cerchio, XXXIII 115-38. Rappresentazione centrata con i cori interni e i cieli esterni al quadrato, dimensioni reciproche che si risolvono tutte nell’unità divina; e rappresentazione traslata essecon le due dimensioni “basso e alto” a “8”, come simbolo dell’infinito (verticale), e come schema in cui è riconoscibile, evidenziando con questo un possibile fattore comuneconoscenza umana, poi differenziatosi, il simbolo del Tao.

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La scala musicale dei colori

Corrispondenze relative tra le note musicali e i colori. Odierna scala temperata in chiave di Fa, intonata con il La campione di 440 Hz, e frequenze elevate di 42 ottave, all’altezza delle frequenze della luce1.

Note Sol# La# Do2 Do# Re# Fa Sol Sol# Hz 104 117 131 139 156 175 196 208

THz 456 513 575 609 684 768 862 913 nm 658 585 522 493 439 391 348 329

Colori Rosso Giallo Verde Azzur. Blu Viola R/V Rosso2

Trasp.* Do Re Mi Fa Sol La Si Do * In corsivo i relativi intervalli della scala sono trasposti nella forma base, a partire dal Do. Gli ultimi due colori-note, nel quarto spazio del pentagramma musicale, il rosso/viola e il rosso2, il Si e il Do (Sol e Sol#), non sono visibili perché nell’ultravioletto (cioè al di fuori dello spazio “S”) e completano l’ottava; mentre il viola sul confine dello spettro visibile, a 391 nm, sulla quarta linea del pentagramma, corrisponde al La (Fa). Per avere il rosso/viola nell’estremità opposta dello spettro si va, invece, sul confine dell’infrarosso a 696 nm e per il viola nell’infrarosso a 782 nm. Si tratta di possibili tonalità monocromatiche del viola che i nostri occhi fisici non possono cogliere (dati i limiti percettivi dei fotorecettori visivi) e quindi sono percepite come un rosso cupo o sono del tutto invisibili2. (Si veda sullo spettro cromatico la seconda parte del libro.)

1. Le frequenze sonore da Hz (hertz) sono innalzate in THz (terahertz = Hz x 1012) e poi trasformate in lunghezze d’onda della luce (nel vuoto), in nm (nanometri): λ = v / f. 2. Così come alla distanza di un semitono (in questo caso temperato: 12√2 = 1,059) il rosso (circa 658 nm) muta nel rosso/arancione (621 nm), parimenti nella direzione opposta non può che mutare coerentemente nel rosso/viola (696 nm).

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Si noti che gli intervalli musicali di quarta: Do-Fa, Re-Sol e Mi-La ricalcano (almeno in parte) i rapporti cromatici complementari del rosso-ciano, giallo-blu e verde-viola; mentre negli accordi armonici: Do-Mi-Sol e Re-Fa-La si possono riconoscere le triadi dei rosso-verde-blu (RGB) e dei giallo-ciano-viola (CMY). Tra le dieci ottave di estensione dell’udito dell’uomo (mediamente tra i 16 e i 16.000

ano uattro lati del quadrato, e un’estensione sonora corrispondente a quella dei colori dal sso al violetto, dal Do al La, la stessa dello spazio S = 1,71. Si cfr. la multidimensionalità dell’uomo con l’antica e universale pratica del Canto rmonico. La frequenza di un fenomeno periodico corrisponde al numero di oscillazioni nell’unità i tempo: il secondo. Ma se si utilizza come unità di misura temporale al posto del condo, definito in termini di rotazione terrestre come 1/86.400 del giorno solare medio,

na unità di misura ottenuta dal frazionamento del giorno attraverso il principio di zamento per ottave musicali, si ha alla 16a ottava (24), cioè attraverso sedici

dimezzamenti del giorno, un’unità temporale di 1/65.536 pari a “1,318” secondi, cioè un

Hz) e le quattro della sua voce3 (tra i 60 e i 1000 Hz circa), si inserisce la tessitura del parlato colloquiale: intorno ai 125 Hz per gli uomini e ai 210 Hz per le donne (e intorno ai 350 Hz per i bambini), cioè nell’ambito dell’ottava all’altezza del Do2, altezza intorno alla quale si sviluppa la scala dei colori sopra illustrata4, o lo spazio “S”. Proseguendo, in relazione alle quattro ottave del monocordo dell’uomo di Vitruvio, e della voce umana, ai pentagrammi5 relativi alle chiavi di Fa e di Sol (note reciproche) si collegano simbolicamente le due fondamentali dimensioni della Creazione, la dimensione terrena e quella celeste, tra le quali abbiamo il Do3, il Do centrale, la chiave di mezzo, il cuore che congiunge e armonizza ciò che sta in alto con ciò che sta in basso. La dimensione edenica tra Terra e Cielo (tra il Fa2 e il Sol3) dell’uomo nuovo divenuto puro come un bambino6.

Scala musicale che parte dal Do1 (65 Hz), passa per il Do3 centrale (262 Hz) e arriva al Do5 (1046 Hz). 3. La voce umana, tra la più bassa degli uomini e la più alta delle donne, è suddivisa, in particolare nel canto classico, secondo i registri vocali di basso, baritono, tenore, contralto, mezzosoprano e soprano. Termine, quest’ultimo, riferito anche alle voci bianche, ovvero alle voci dei bambini fino alla preadolescenza, indipendentemente dal sesso. 4. L’ordine di altezza frequenziale del parlato e dello spettro della luce visibile corri-spondono alle frequenze date rispettivamente dalle potenze di 27 (128 Hz) e di 249 (563

Do 2Do 1Do 3 Do 4 Do 5

THz) e dove l’esponente della seconda potenza (49) equivale al quadrato della prima (7). Il tutto traducibile in termini di innalzamento per ottave. 5. L’attuale rigo musicale deriva dal tetragramma ideato da Guido d’Arezzo nell’XI secolo, utilizzato con la notazione quadrata e la cui lettera greca “Γ” gamma, a forma di squadra, indicava la nota più grave. Un tetragramma composto da quattro linee, le quali richiami qro6.A–dseuinnal

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valore poco più lungo, sottomultiplo e perfettamente consonante con il periodo di rotazione della Terra e con la legge periodica universale delle ottave (“secondo assoluto”). Per inciso, attraverso quattro soli dimezzamenti del giorno (cfr. il Do5) si ricaverebbe invece un’ora di 90 minuti, una misura temporale rapportabile con i ritmi biologici o ultradiani dell’uomo quali, ad esempio, la durata media del sonno REM.

artenza di una oscillazione nell’unità di tempo di 1,318 second sicale, attrave a di 256 cicli a cudi innal bbiamo una frequ m, a cui corri “Do dei colo e unità tempo nghezza d’onda è , ovvero all’alte r ottave

che alla circonferenza equatoriale della Terra, pari a 40.075 km, si ottiene alla 27a ottava

e note, si cfr. il Diapason scientifico, e lo Huangzhong, la gi l dia dell a mu ale e, in nden n la

Ora, assumendo il valore di pi, per la determinazione dell’altezza assoluta delle note della scala murso una serie di innalzamenti per ottave, abbiamo alla “8a ottava” la frequenz

i corrisponde un nuovo Do3 (meno acuto). Allo stesso modo, attraverso una serie zamenti per ottave delle vibrazioni elettromagnetiche, fino alla 49a ottava, a

enza di 563 “Tcicli”, ovvero 427,2 THz ordinari (563/1,318), circa 700 nsponde il colore rosso/viola, ovvero l’inizio del range della luce visibile, ilri”; ottenendo con questo l’allineamento delle due scale grazie a una affin

rale. Inoltre ai 256 cicli corrispondono 194,2 Hz (256/1,318), la cui lu pari a 1,77 metri, una misura pressoché equivalente a quattro cubiti

zza dell’uomo di Vitruvio. A questo riguardo, applicando il dimezzamento pean(33) il valore di 29,8 cm, l’antica unità di misura del piede (egizio); misura che moltiplicata per 3/2 (rapporto piede/cubito) dà 44,7 cm, il relativo cubito (op. con √5/5). La velocità del suono nell’aria è v = 344 m/s, e con λ = v/f abbiamo 344/194,2 = 1,77.

relazione con l’altezza assoluta dellIl“Campana alla”, i pason ’antic sica ritu cines rispo za co Terra.

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120

Forma e contenuto

Io ero là, quando tracciava un cerchio sull’abisso. Proverbi 8,27

La coscienza universale e l’universo fisico costituiscono le due facce di un’unica realtà, della quale l’universo fisico rappresenta la condensazione e la manifestazione della coscienza o matrice universale.

Come un raggio di sole, attraverso una goccia di rugiada, si schiude nell’iridescenza, così l’amore si rifrange nella vita.

Poiché tutto è uno, l’essenza di ciascuno di noi, la propria anima, è parte integrante di questa coscienza e volontà, di cui ogni cosa è espressione. Volontà mediante la quale ci siamo manifestati per darci la possibilità, attraverso l’illusione della separazione delle parti, di poterci conoscere, sperimentare e confrontare nell’infinita varietà e relatività delle espressioni del creato.

Quando l’Uno riflette su se stesso genera l'oggetto riflesso come altro da sé e

il pensiero come elemento di riflessione.

Il pensiero può dunque riflettersi nel mondo in quanto il pensiero, l’oggetto del pensiero e l’autore del pensiero

sono, in fondo, un’unica cosa.

Così che la compenetrazione e l’interazione tra le parti è possibile proprio in virtù del fatto che tutto è uno.

gni forma racchiude in sé segretamente e, forse, inconsapevolmente uesta perfetta intelligenza ed energia spirituale universale. Ma se noi iamo espressione di questa perfezione, perché ci percepiamo invece ome imperfetti o limitati? Perché abbiamo dimenticato. E questo, in na certa misura, fa parte del “gioco”. Tutti partecipiamo a un’immensa appresentazione dove siamo, a un tempo, autori, attori e spettatori. na rappresentazione universale che ogni singola esistenza e tutte le finite esperienze insieme, nell’eternità, concorrono a realizzare.

OqscurUin

121

I mattoni fondamentali di energia/materia dell’universo fisico sono i ostituenti atomici elementari interfaccia tra questa e l’altra realtà; ostituenti che, in virtù dell’essere più vicini all’essenza energetica pirituale, sono verosimilmente più intimamente legati alla coscienza niversale di quanto lo siano le cose e gli esseri a cui danno forma. ueste poche particelle, quali gli elettroni, i protoni e i neutroni – uesti ultimi formati dai quark, e questi a loro volta, insieme ai primi, a corde di energia oscillanti chiamate stringhe – sono i costituenti omuni di tutte le infinite espressioni della realtà fisica: dalla roccia dei

che ai venti del cielo; dalle innum ali, del meraviglioso scena , una parte della coscienza corpo collettivo aria che

pagni, e così via. Dnostra esist mo

ura e per gli altri, n oismo

nella disarmonia esteriore e intCos’è dunque sacralità di ciò che siam tto questo?

e, parte che manifesta il p re, ciascuna, il proprioSe tutto è c è im parte fondame viviamo.

earth1.

1. In inglese, cu estano a essere combinate per iolo).

ccsuQqdccontinenti al fuoco del Sole, dalle distese d’acqua oceani

erevoli forme viventi minerali, vegetali e animrio naturale, fino all’uomo. Così

cosmica si è manifestata nella Terra, il nostro ; una parte si è manifestata nel Sole, nell’acqua e nell’

ci nutrono; un’altra nelle piante e negli animali, nostri vitali comovremmo essere grati per tutto questo perché permette la

enza. Ma l’oblio ha steso il suo velo. E così vivianell’incosciente ignoranza, nella mancanza di riguardi per la nat

ella sopraffazione dell’uomo sull’uomo, nel folle egdepredatore e distruttore; nella violenza, nella guerra,

eriore, nella malattia e nella morte. la vera etica, se non riconoscere la verità e la

o profondamente? Se non provare rispetto per tuPerché tutto possiede un’anima, un cuore di cui siamo part

roprio amore limitando se stessa per esprime colore della vita.

ollegato, allora, nella ricerca del proprio benessere portante entrare in armonia con tutto ciò che ci circonda, e una

ntale la ricopre, in questo senso, la Terra su cui tutti

Una Terra, incarnazione e quadratura del Cielo.Una Terra, madre di ciascuno di noi, di ogni essere e di ogni cosa. Una Terra con un cuore. Un pianeta azzurro il cui nome è H

HEARTH ore è heart e Terra è earth, per cui le due parole si pr

dare un nuovo significato alla parola hearth (focolare, suola, crog

122

Nella chiusura del cerchio ogni cosa cessa di avere un principio e una ne, perché tutto è principio e fine al tempo stesso: ogni essere, ogni ua condizione può apparire superiore o inferiore relativamente a n’altra, come i gradini di una scala, ma poiché tutto proviene ed è

della Coscienza Universale: Tutto è Uno.

L’uomcome una cellula alla Via Lattea,

Dopo u i frutti dell’Albero della Conoscenza, è giun

fisuparte

o sta all’universo

un elettrone all’orbita terrestre e una stringa all’uomo.

LA SCALA SSOLUTA1A

Il caos sorge quando si prende il relativo per o. assoluto e l’assoluto per relativ

n e lungo viaggio in cui abbiamo provato tutti i sapori dto il momento di capire il senso.

C’è un tempo per tutto, e c’è un tempo per crescere e cambiare. Per raccogliere i frutti dell’Albero della Vita.

1. Cfr. Salita e Discesa di Escher - Penrose, e la musicale Scala di Shepard.

123

124

Acqua e fuo L’acqua e il fu te, dalla cui

’acqua e il fuoco comuni si combattono reciprocamente e per poter gire tra loro, senza dis essere tenuti separati,

come l’acqua nellaoriginarsi a vicend lenza tra energia e materia. Acqua e fu esso, intimamente ffini: dall’acqua, scin eno e ossigeno e da uesti, riuniti attraverso il fuoco, otteniamo una nuova acqua1.

1. Tale fenomeno lo si può una comune candela: basta tenere per qualche minuto un bicchiere fre o capovolto sopra una candela accesa per poter osservare la . Questo avviene perché nella cera o con l’ossigeno

to nell’aria, p. Secondo le antiche teorie dei quattro e dei cinque elementi, nelle culture occidentali e rientali l’acqua e il fuoco sono energie contrapposte in grado di trasmutarsi

reciprocamente l’una nell’altra, in maniera analoga al succedersi ciclico delle stagioni.

co

oco sono due principi, due forze contrapposinterazione si genera e dipende la vita.

Un fiore ha bisogno solo di un poco d’acqua e di sole per sbocciare.

Questi due elementi racchiudono diversi significati, sia sul piano fisico he su quello sottile. c

La solversi a vicenda, devono

caldaia sul fuoco. A livello chimico invece possono a a, riflettendo il principio di equivoco po stsono opposti ma, al tem

dendola, abbiamo idrogaq Così, a livello sottile: L’acqua genera il fuoco da cui si genera l’acqua che genera il fuoco…2

Ogni cosa è acqua e fuoco allo stesso tempo. L’anima universale,oceano di luce, è un’acqua e un fuoco sottilissimi in perfetta armonia.Da questi, per gradi discendenti e differenti specificazioni, si arriva allamateria e agli uomini, gocce d’acqua più grossolane con in sé fuochi di varia intensità e differente natura. La vita è dunque espressione di infinite forme e colori di cui l’acqua, come un mare cosmico, è matrice(mente universale) ma anche esploratrice (menti individuali), mentre grazie al fuoco la vita si attiva e muta costantemente.

facilmente sperimentare tramite dd

formazione di una condensa d’acqua al suo interno de ndlla candela è presente idrogeno che, brucia

roduce acqua. contenu2o

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importante non confondere la luce visibile con la vera luce sottile del oco cosmico perché, paradossalmente, è proprio la luce visibile,

ne della altà: dove tutto si manifesta attraverso il contrasto di colori e di forme

he appaiono le une separate dalle altre. Solo invece attraverso invisibile luce del fuoco spirituale, anche nell’oscurità, è possibile conoscere l’unità delle stesse cose3. La luce del giorno, simbolo ell’esteriorità, rende invisibile la grandiosità dell’oceano stellato, imbolo della vastità dell’anima4.

.

L’essenza del re

con il originiamo.

3. I principi d ti. Ad esempio, nella fa lo stesso significato nella passione che co onto: Eros, il fuoco, è il simbolo dell’am ; Psiche, l’acqua, è (la realtà visibile che nec do di lontananza, soff e si possano nuovamente ritrovare, ra stesso dei due princip

i consideri, in questo senso, anche l’espressione “a occhi chiusi”, che richiama, in un erto qual modo, un senso di unione come, ad esempio, il riporre la fiducia in altri o la erfetta conoscenza di quello che si fa. A occhi chiusi, inoltre, ci si raccoglie in se essi. . In principio, da un oceano cosmico su cui “lo spirito di Dio aleggiava” originarono i ari della Terra. Un oceano oggi interpretato come costituito da infinite molecole

’acqua disperse nello spazio interstellare. Cfr. Philip Ball, H2O.

Per orientarti nell’Infinito, distinguer devi e dopo unire. J.W. Goethe

Èfuquella che illumina la Terra, a creare l’illusoria rappresentaziorecl’rids

Nell’oscurità si manifesta la luce e nella luce la materia

***

la pratica spirituale consiste nel purificare e ravvival’acqua e il fuoco interiori, accordandoci e risonando

fuoco e l’acqua cosmici: spazio e stelle, dai quali

ell’acqua e del fuoco trovano espressione in molte forme differenvola di Apuleio, Eros e Psiche, si può cogliere

involge gli amanti protagonisti del raccore misterioso, invisibile ma percepibile (avvolto nel “buio”)

la coscienza corporea, basata sulla ragione e quindi sul dubbioessita della “lampada”). La separazione dei due amanti e il perioerenza e prove da affrontare, prima ch

ppresentano il percorso di crescita dell’uomo e l’integrazione in se i apparentemente inconciliabili.

Scpst4md

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L’equilibrio tra mente e cuore…

in un’acqua ignea o in un fuoco acqueo.

za alla corporeità; nso sottolineato, nell’immagine che segue, dalla parola inglese free (libero).

È il superamento della “forza gravitazionale” data dai nostri attaccamenti che ci permette di elevarci ed essere liberi. E in questo “una sola ala non basta”, ovvero è fondamentale riunire e armonizzare in se stessi gli opposti5. 5. Si cfr. l’antico motto latino o emblema Non sufficit una. Le ali simbolizzano la acoltà celeste di elevare la condizione terrena e conferire leggerezf

se

127

128

Non sufficit una

La chiusura del cerchio Il fine ultimo di ogni percorso spirituale è il riconoscimento consapevole, da parte dell’uomo, della propria natura divina. Natura che non può essere conseguita ma solo essere riconosciuta già in se stessi, spostando l’attenzione dallo stato di coscienza immanente del divenire a quello trascendente dell’essere. Infatti, come sosteneva Platone: “una cosa può essere riconosciuta solo da ciò che le è mo non fosse insita la natura divina gli sarebbe mpossibile riconoscerla in Dio e tanto meno riconoscerla in se stessoTuttavia, come già considerato precedentemente, dato che ogni visione soggettiva è resa, in ogni modo, vera e assoluta dal crederci, se si crede di non possedere una natura divina, tale credenza si concretizza nella nostra realtà personale, che pertanto si conforma a tale visione, renden-doci pressoché impossibile, di conseguenza, riconoscerla davvero in noi stessi; in altre parole, ci rende difficile e lungo il riconoscimento del Sé. In questo senso diviene significativa l’espressione: “Io Sono”. Io sono uno con il tutto. Io sono l’anima cosmica. Io sono il principio e la fine.1

I AM… Alpha and Omega. 1. “Io Sono” è un’espressione chiav e, in ambito spirituale, indica la comunione/identità con la dimensione di iù rappresentativa, in relazione a tale significato, è quella omonima del conte di Saint Germain. 2. In inglese “I AM” (io sono) suona come un mantra – in particolare nella forma contratta “I’m” – e si presta alla funzione grafico-simbolica sopra illustrata. Il mantra è una parola sanscrita che indica un particolare tipo di suono, una formula, ma nche un’affermazione, attraverso la cui ripetizione è possibile ottenere un certo effetto lla mente e sul corpo: generalmente per liberarsi dai pensieri, acquietare la mente e

cquisire nuove facoltà. Il mantra più importante e conosciuto è “OM” (AUM).

I AΩ

simile”. Questo significa che se nell’uo i.

2

e chvina. L’opera forse p

asua

129

Pensa che anche a te niente è impossibile; ritieniti anche tu immortale e pensa che puoi col pensiero afferrare tutte le cose, conoscere ogni arte e scienza; cerca la tua casa nella dimora di ogni creatura vivente; sii più elevato di ogni sommità e più basso di ogni abisso, unisci in te tesso tutte le qualità contrarie, il caldo e il freddo, il secco e il liquido;

ere nel mondo dell’oltretomba; comprendi tutto questo nel tuo pensiero a un tempo: tutti i luoghi e tutti i tempi, tutte le sostanze, le proprietà e le grandezze; allora comprenderai Dio. Ma se rinchiudi la tua anima nel corpo e svilisci te stesso e dici: “Non so niente, non so fare niente; ho paura della terra e del mare, non posso arrivare al cielo; non so cosa sono stato né cosa sarò”, allora cosa hai a che fare con Dio?

Corpus Hermeticum, XI Ancora qualche parola, infine, sulla consapevolezza. La nostra mente è un universo di cui, normalmente, si è consapevoli solo in piccola parte. Questo, generalmente, è dovuto al fatto che si vive consciamente solo la sfera razionale e quella emotiva. L’inconscio, i sogni, le intuizioni e le facoltà spirituali sono tutti aspetti che non sembrano nemmeno appartenerci, per quanto appaiono fuggenti, incontrollabili o del tutto sconosciuti3. 3. Quando il sistema nervoso del cervello è soggetto a uno stimolo si hanno due fondamentali reazioni: l’eccitazione dei centri nervosi interessati e l’inibizione di tutti quelli non direttamente coinvolti, con torpore e inattività delle relative funzioni connesse con questi ultimi. Il processo del pensiero, in questo senso, può essere inteso come una variabile distribuzione di aree o circuiti di eccitazione nervosi che si configurano in base al procedere e il mutare del pensiero stesso. L’area di eccitazione nervosa si restringe in maniera proporzionale al livello di attenzione o concentrazione esercitata e, più forte è la concentrazione, maggiore è lo sforzo necessario per sostenerla. Inoltre, a un aumento della concentrazione corrisponde, come già visto, un aumento dell’area inibita del sistema nervoso. È noto a tutti, infatti, che quando si è molto concentrati, ad esempio nello studio, si assopisce la percezione del mondo esterno, per cui non ci si accorge di quello che succede intorno a noi. Questo è ciò che avviene normalmente anche quando si è immersi in continuazione nei dialoghi interiori o, in particolare, quando si alimentano le proprie idee fisse e gli stati d’animo negativi. Ne consegue che ci si trova a vivere in uno stato di costante coscienza ridotta. Ciò che blocca quindi la percezione del “non ordinario” è l’attenzione sull’ordinario, perché questo ne costituisce e fissa i limiti della realtà percepita.

spensa che sei nello stesso tempo in ogni luogo, in terra, in mare e nei cieli; pensa di non essere ancora stato generato, di essere nel grembo, di essere giovane, di essere vecchio, di essere morto e di ess

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C ca con una mente intesa principalmente come pensiero: ovvero, con quel processo temporale alla base del nostro modo di intendere e di essere. Ma esistono limiti del nostro pensiero di cui non ci si rende conto, e per questo si incorre nell’errore, non di rado, di voler cogliere con esso più di quanto sia possibile fare, ovvero comprendere ciò che trascende la nostra realtà. Non si possono, ad esempio, esprimere a parole o col pensiero due concetti contem-poraneamente come il rosso e il blu; poiché uno esclude l’altro, o si esprime il rosso oppure il blu, oppure prima l’uno e poi l’altro. Per poterli concepire ed esprimere entrambi nello stesso istante è necessario ricorrere a un’altra facoltà, in questo caso quella della vista, la sola in grado di darci la soluzione. Solo attraverso la vista, infatti, possiamo conoscere il bianco, il quale soltanto in un secondo tempo può essere oggetto di analisi da parte del pensiero. Questo è, analogamente, lo scopo della meditazione. Ogni visione o realtà personale è vera, così come è vero ogni specifico colore; ma, come una luce sempre più chiara racchiude in sé un numero sempre maggiore di colori, così una verità sempre più ampia racchiude in sé un numero sempre maggiore di più piccole verità. La meditazione (dal latino meditatio: riflessione, preparazione) riveste normalmente il significato di una profonda riflessione volta a ricercare il contenuto, le ragioni e la verità di un qualcosa; cioè di rivolgere l’attenzione verso un determinato tema, esperienza, fatto, problema o altro, per analizzarlo, comprenderlo e risolverlo (meditazione riflessiva). Ha anche il significato della ricerca, più o meno consapevole, della pace della mente attraverso l’essere assorti in un’attività qualunque; oppure, più specificamente, si tratta di una pratica in cui si porta l’attenzione in modo stabile su un punto al fine di calmare la mente e annullare il pensiero per poter accedere a uno stato di coscienza superiore (meditazione ricettiva, percettiva o intuitiva). Può anche accadere che queste due forme meditative si integrino inconsapevolmente e quando la mente si concentra su uno specifico tema questa può arrivare ad avere una coscienza sempre più profonda dell’oggetto in esame: attraverso il duplice concorso di riflessione e spontanea intuizione.

osì ci si identifi

Meditazione è, ad esempio, quella dell’artigiano intento a realizzare il in attesa che il pesce abbocchi o quella

ello scienziato assorto nelle proprie ricerche o, ancora, la toccante

egli eventi . È uno stato

nche una particolare pratica e un

aturale in quanto affine alla natura animica dell’uomo, ma è divenuto

o scopo della meditazione consiste, dunque, essenzialmente in un uovo atteggiamento, quello di placare il proprio pensiero e sviluppare

la calma della mente attraverso la concentrazione in un unico punto al fine di poter accedere al Sé; ovvero, acquisire la capacità di ampliare la 4. Sincronicità: concetto espresso da C.G. Jung, secondo cui la coincidenza degli eventi, qualcosa di più di un semplice caso, rappresenta in realtà l’interdipendenza tra gli eventi oggettivi e lo stato soggettivo o psichico dell’osservatore. 5. Non incorrere in pensieri o giudizi negativi non è sempre facile, mentre, al contrario,

on è difficile dimenticarsi di uò allora utilizzare un metodo mplice che ci può essere d’aiuto in caso di difficoltà. Secondo il principio del “chiodo

proprio lavoro, del pescatore dcontemplazione di uno stupendo tramonto. È un senso di appagamento e di pace che si prova quando la mente è concentrata piacevolmente su una sola cosa, ed è assorta e silenziosa, dimentica di tutto il resto. È meditazione anche quando siamo collegati con la natura o quando siamo consapevoli della sincronicità d 4

contemplativo o semplicemente un modo di vivere più aperto e ricettivo. È uno stato di connessione cosciente con l’energia sottile, come l’energia vitale rigenerante, o di coscienza sotto forma di spontanea e fuggente intuizione. È aatteggiamento mentale. La meditazione assume, dunque, un ampio significato con differenti possibilità di utilizzo e sviluppo secondo le attitudini e le finalità di ciascuno5. La meditazione ricettiva, propria delle discipline spirituali, è uno stato nuno stato pressoché sconosciuto alla nostra coscienza ordinaria avvezza, oggi più che mai, alla sola vita materialistica. Ln

n perseguire tale intento. Si psescaccia chiodo” è più facile sostituire pensieri indesiderati con altri pensieri, in questo caso positivi: si tratta, cioè, di occupare la mente ripetendo spesso e sentitamente, in qualunque occasione, una formula mentale (mantra) rivolta all’interno e all’esterno di noi stessi. Poiché tutto è uno, il mondo quale ci appare, bello o brutto, è un riflesso dei nostri pensieri; con questa formula possiamo pertanto cambiare tale visione, se negativa, elevando e purificando noi stessi e, allo stesso tempo, il mondo esterno. L’amore è la più importante medicina e forza risolutiva universale, insieme all’energia vitale; mentre la luce rappresenta ciò che illumina l’intelletto e dissolve l’ignoranza; per cui la formula più semplice e universale è forse proprio: Luce, Forza e Amore.

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facoltà ricettiva o contemplativa, cioè sviluppare una facoltà affine a quella della vista fisica: la visione o percezione interiore. Per ottenere tale distacco è bene porsi in ascolto o in osservazione, immergendoci nel silenzio o in ciò che per il Buddha consisteva nell’essere testimoni. Senza fare nient’altro. Rendersi totalmente percettivi (additivi) senza essere ora il rosso, ora il blu o qualsiasi altro colore, attraverso il pensiero/filtro; annullando credenze, dogmi, regole, dialogo interiore, analisi, tensioni, aspettative e impazienza verso i risultati della meditazione stessa, per permettere che la chiarezza possa manifestarsi liberamente senza impedimenti.

L’anima è la totalità di tutti gli infiniti percorsi che la mente esplora, passo passo, uno per volta.

la sfera emotiva ttraverso le emozioni e il corpo per mezzo dell’attività fisica. Sono

iù profonda crescita spirituale

Nell’uomo, l’intelletto vive mediante il pensiero, aenergie differenti che insieme concorrono a produrre una vita più equilibrata e sana. Naturalmente, ciò che è determinante è soprattutto il tipo di pensieri ed emozioni che, in particolare, si vivono e alimentano. Se si coltivano interessi, idee e stati d’animo positivi, la nostra vita non può che beneficiarne, e questa si può considerare la condizione base per il benessere. Ma la ricerca di una pnecessita normalmente di qualcosa in più, che si può definire come la ricerca della consapevolezza interiore. All’inizio, la pratica si può orientare in primo luogo verso la conoscenza e l’incremento dell’energia vitale: energia che conduce a una maggiore forza e a una migliore salute fisica, un sostegno importante per poter crescere, ma non necessariamente per riuscire a superare i limiti del proprio ego, se c’è un legame ancora troppo forte con esso. Quindi è necessario coltivare la purezza del cuore e della mente, la sensibilità e la conoscenza, l’intuito e l’intelletto, in una sintesi unitaria degli stessi, per poter espandere i propri limiti e arrivare a collegarci alla fonte. Il fine è quello di entrare in contatto con il divino, la parte infinita di noi stessi, in modo da realizzare l’unità triadica consapevole di anima (coscienza universale), spirito (coscienza individuale) e corpo (unione di entrambe).

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La mente è come un bacile colmo d’acqua. Acqua dalla superficie increspata a causa dell’incessante brusio del pensiero, il quale si rivela nella facoltà di riflettere su un qualunque oggetto, ripiegandosi su se stesso e osservando i propri contenuti. Oppure, può avere come oggetto il pensiero stesso, la sua origine, così che, invece, si riflette in se stesso. Con il silenzio mentale la superficie d’acqua si calma e diviene trasparente e, al tempo stesso, riflettente: tale da poterne scrutare il fondo o vedere in essa riflesso inalterato il mondo esterno e l’oceano stellato. Così che l’universo si rispecchia in noi e noi nell’universo. La concentrazione nella pratica meditativa assume un ruolo e un significato fondamentale ma diverso da quello usuale: ovvero quello di far convergere l’attenzione verso un centro stabilizzante che, rinforzandosi col tempo, ha l’effetto di far espandere la coscienza. I principali supporti, in questo senso, sono il respiro, alcuni particolari

unti del corpo (centri energetici), le percezioni o le immagini.

aratterizzata dal pensiero lineare e temporale; mentre l’emisfero destro associato alla “mente che sente o che osserva”: emozionale, intuitiva,

a,

p Il punto, nella meditazione, sta nel capire il suo senso. Abbiamo visto nelle pagine precedenti come l’emisfero sinistro del cervello umano sia in relazione con la “mente che pensa”: razionale, logica, analitica, cèanalogica, creativa, capace dell’immaginazione e di una visione globale. Ciò che costituisce, dunque, l’essenza della consapevolezza interiore è quello di spostare la propria attenzione dalla sfera razionale a quella intuitiva. Le strutture cognitive appartenenti alla sfera razionale e gli ampi substrati sedimentati e cristallizzati divenuti inconsci, in cui s’intesse la stessa relativa attività cosciente, costituiscono un filtro attraverso il quale di solito non è possibile percepire o interagire con la più ampia realtà esterna e, parimenti, con quella più profonda interiore. Placare o assopire (senza soffocare) l’attività razionale corrisponde a far emergere quella intuitiva, spostando l’attenzione su quest’ultimmediante la vigilanza nel qui e adesso. E solo quando questa seconda mente, col tempo, acquisisce forza con la pratica, la prima cessa di costituire un ostacolo-filtro e le due parti vanno a integrarsi vicendevolmente in un tutto uno armonico.

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1.L’emisfero razionale (blu) costituisce un filtro attraverso il quale non è possibile esercitare l’introspezione. 2.Stato di “silenzio”. 3.Armonizzazione degli emisferi.

Lo scopo della meditazione è quello di liberare la vera percezione di una realtà sempre più profonda attraverso il naturale essere testimoni del proprio mondo interiore, nel silenzio. Volgendo lo sguardo al centro di noi stessi. Nel centro, il vuoto da cui tutto origina. Nella meditazione – uno stato da scoprire, differente per ognuno, il cui fine è divenire un continuum con la vita – è importante associare un nuovo atteggiamento mentale: quello di essere collegati con l’universo quindi ie n armonia con ogni sua espressione; ovvero nel pensiero

illimitato di essere già il tutto, di essere il cosmo, la sua energia, la sua sapienza. Universo-anima della quale, a un tempo, non si può non considerare il suo aiuto: l’aiuto a ricordare la nostra origine. L’io sono.

La luce è l’assoluto, la totalità, l’essere. I colori sono il relativo, la singolarità, il divenire.

Luce e colori sono uno. – Nella cultura greca esistono tre differenti termini per definire l’amore: Eros (dio dell’unione/amore) è l’amore inteso come passione sensuale, è la tensione, l’attrazione istintiva data da un senso di separazione, di diversità e di mancanza della propria controparte. Nella mitologia greca, secondo alcune fonti, Eros sarebbe sorto come luce dal suo complemento, la notte, dall’uovo cosmico primordiale; secondo altre fonti, Eros sarebbe figlio di Iris – la dea dell’arcobaleno, messaggera degli dei – e del vento dell’Ovest, quale soffio originario. Philia è l’amore in forma di amicizia oppure la passione per qualcosa. Àgape è invece l’amore che si prova per un senso di identificazione, di unione con l’Altro da sé. Il culmine di questo tipo di amore è rappresentato dall’estasi. Esiste una diffusa concezione che vede eros e agape come contrapposti, in un inconciliabile rapporto tra passionalità e spiritualità. Ma tale inconciliabilità, in realtà, è solo apparente poiché, al contrario, entrambe le forze possono essere orientate sia al divino sia all’amore sensuale, come desiderio della controparte e offerta di sé. Ed è questo che può condurre all’amore puro e a un profondo senso di unione. Il rapporto eros/agape esprime, dunque, il congiungimento tra la forza attrattiva e quella di identificazione o delle due parti in una. L’una nell’altra ed entrambe nel tutto.

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In conclusione, i problemi non possono essere risolti dallo stesso pensiero che li ha originati. È necessario un nuovo modo di pensare

olore, il nostro talento, la nostra autenticità; la quale, come un tassello i un mosaico, come un frammento olografico, contiene in sé il

disegno, conosce già il progetto globale e quello personale in divenire6.

na corda tesa tra due estremità racchiude tutte le note di una musica critta su un endecagramma. D’essenza regale e consci del nostro

6. Cfr. l’espressione buddista: Tanti corpi, una sola mente.

attraverso il quale proiettare all’esterno una differente visione della realtà, crearne una nuova. Occorre pertanto sapere cosa fare e, soprattutto, come accordarci per non disperderci in mille egoiche divergenti direzioni. L’anima universale è ciò che ci accomuna e collega tutti gli uni agli altri in un’unica grande entità, ed è questo che ci permette di sapere cosa fare intuitivamente. In ciascuno di noi c’è già la risposta che non aspetta che di essere trovata. Essa è celata nella nostra essenza, consuona con i nostri valori più profondi: è il nostrocd

Usretaggio, possiamo condividere il potere del Cielo – il cerchio a cui il quadrato si inchina – di parlare agli animali, placare i terremoti e trasformare le armi in fiori. Siamo un frammento olografico in grado di trasmutare l’ologramma. Siamo la verità che risponde al credere, alla fiducia e all’amore, e a una riacquistata libertà. Ad un nuovo pensare che fa di noi esseri che possono creare una nuova personalità, una nuova società, una nuova Terra. E ciò che serve, fondamentalmente, è: – un cosciente innalzamento del proprio livello energetico-vibrazionale; – una cosciente armonizzazione del proprio modo di pensare e di porsi in relazione con ogni cosa. Una metodica, questa, con cui è possibile giungere a differenti livelli di benessere psico-fisico e, se sostenuta dal fermo intento di conoscere profondamente se stessi, al congiungimento consapevole con la propria anima: l’obiettivo cardine di ogni pratica spirituale. Polarizzando la propria attenzione, accordando la propria mente, nella Mente Cosmica – l’Intelligenza Omnicreatrice – con l’intento, con il cuore e con la fede.

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L’uomo ha perso una parte fondamentale di sé. Ha escluso il divino dalla propria vita: la parte più autentica di se stesso. Ma solo riscoprendo la propria autenticità, l’uomo può riacquistare quella totalità che costituisce lo scopo centrale della sua esistenza, e la soluzione ai sempre più pressanti mali del nostro tempo. Perché una vera trasformazione del mondo non potrà mai avvenire cercando di cambiare il mondo ma solo cambiando noi stessi. Attraverso l’autentica visione a colori della realtà. Attraverso occhi nuovi, gli occhi dell’amore.

L’amore è energia.

È libertà e unità.

È la sintesi della vita.

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SECONDA PARTE

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Se vuoi scoprire i segreti dell’universo, pensa in termini di energia, frequenza e vibrazione.

Nikola Tesla

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Il colore

fenomeno della luce e del colore può essere considerato da tre punti i vista: fisico, fisiologico e psichico.

ergia

elettrom indivi prese

le onde radio andame fotoni, e originano da o sia indotta una empio nell’ una sem

con la m e dall’ materi meno attraversar Le luci e i co psichico; non apparten ueste

materialmente”. Quando le radiazioni luminose entrano in contatto con nostri occhi sono tradotte da particolari recettori, situati nella retina, in gnali nervosi che, una volta raggiunto il cervello, la mente interpreta me sensazione visiva, una sensazione che per noi costituisce la

appresentazione del mondo così come lo conosciamo, attraverso le sue rme, luci e colori.

ome abbiamo visto, i fenomeni della luce e della visione possono ssere analizzati sotto diversi punti di vista, ma non è lo scopo di questo voro svilupparli e prenderli tutti in esame; può risultare invece utile

sporre, almeno brevemente, gli elementi fondamentali di tali ffascinanti fenomeni.

Ild

Dal punto di vista fisico, la luce è una forma di enagnetica, l’unica visibile per l’uomo, le cui radiazioni sono

duabili in una ristretta gamma di lunghezze d’onda comindicativamente tra i 400 e i 700 nanometri e situate a metà strada tra

e i raggi gamma. Queste radiazioni si propagano connto ondulatorio sotto forma di particelle di energia o

qualunque sostanza materiale in cui sia presente certa agitazione a livello molecolare, come ad es

incandescenza. Fonti di luce sono il Sole, le lampadine elettriche oplice fiamma; le quali ci permettono di osservare tutto ciò che

ci circonda, e questo grazie alla proprietà della luce che ha di interagire ateria in un’infinità di combinazioni diverse date dalla qualità

intensità della luce stessa, nonché dalle diverse proprietà che iali hanno di assorbirla, rifletterla, lasciarsi più o

e da questa e poterla quindi trasformare.

lori sono, a un tempo, un fenomeno fisiologico e gono, in realtà, alle radiazioni o alle cose in sé: q

suscitano in noi la sensazione del colore ma non lo possiedono “i secorfo Celaea

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mposta di vari colori: i colori dell’iride. Essa si può comporre, come nel classico esperimento di Isaac Newton (1642-727), tramite un prisma di vetro. In esso la luce bianca che lo ttraversa si rifrange (deviando con angoli differenti) in una uccessione di brillanti colori che sfumano l’uno nell’altro, conosciuta omunemente come spettro cromatico (dal latino spectrum: immagine, ntasma), nome attribuitogli dallo stesso Newton.

er motivi simbolici e in relazione al numero delle note musicali, empre Newton indicò nello spettro cromatico sette colori: il rosso, arancione, il giallo, il verde, l’azzurro, l’indaco e il violetto.

colori sono sensazioni suscitate in noi dalle radiazioni luminose; ueste rientrano nell’ampia gamma delle onde elettromagnetiche a cui ppartengono, in ordine crescente di frequenza, le onde radio, le icroonde, gli infrarossi, la luce, gli ultravioletti, i raggi X e i raggi

amma. Le onde elettromagnetiche (costituite da campi elettrici e agnetici accoppiati tra loro, generati comunemente da rapide

scillazioni di cariche elettriche) si possono immaginare come flussi scillanti di energia che si propagano nello spazio. La loro natura oltre he ondulatoria è, allo stesso tempo, particellare, in particolar modo per alte frequenze quali quelle della luce, per cui fluendo si presentano

otto forma di particelle di energia o quanti, ai quali è stato assegnato il ome di fotoni.

La luce bianca è cos1ascfa

Psl’ I qamgmooclesn

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Le radiazioni si possono raffigurare essenzialmente con un’onda inusoidale, le cui caratteristiche basilari sono la frequenza e ampiezza.

a frequenza (f) è il numero di onde complete nell’unità di tempo e si isura in hertz (Hz), il quale corrisponde a un’oscillazione al secondo. ’ampiezza (A) è la differenza tra un massimo e un minimo dell’onda d è ciò che esprime l’intensità della radiazione. a frequenza, inoltre, è in relazione con la lunghezza d’onda : lambda), ovvero con la distanza tra due punti equivalenti della

stessa onda – o “nm” = un miliardesi variabile secondo il mezzo di propagazione e massima nel vuoto, circa 300.000 m al secondo1. Lunghezza requenza sono inversamente roporzionali e attraverso la velocità sono unite dalla seguente semplice lazione: λ = v/f .

’energia delle radiazioni si esprime attraverso l’intensità e la equenza: l’aumento dell’intensità corrisponde a un aumento del umero dei fotoni, mentre l’aumento della frequenza è in relazione a un umento delle singole energie fotoniche2.

. La luce subisce un rallentamento, oltre a una deviazione della sua direzione, quando al vuoto si propaga nella materia, ciò secondo un relativo indice di rifrazione: ell’acqua, ad esempio, (con indice uguale a 1,33) la velocità si riduce a 225.000 km/s. . L’intensità delle radiazioni è proporzionale al quadrato dell’ampiezza: se l’ampiezza ddoppia, l’intensità quadruplica; mentre l’energia del fotone è proporzionale alla equenza: se raddoppia una, raddoppia anche l’altra. Un’unità di misura per l’energia tonica è l’elettronvolt (eV) che, nell’ambito del visibile, corrisponde per ogni singolo tone a 1,77 eV per i 700 nm e 3,1 eV per i 400 nm, nell’ordine, il rosso e il violetto.

sl’ LmLeL(λ

la cui unità di misura è il nanomètrmo di metro – nonché con la sua velocità (v),

k d’onda e fpre

Lfrna 1dn2rafrfofo

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Per rendere il tutto più chiaro può essere utile ricorrere a un’analogia. a frequenza può essere paragonata al dislivello di una cascata

mpiezza alla sua portata, mentre i fotoni alle singole gocce ’acqua. Per cui, l’energia di ogni singola goccia d’acqua cresce in

qua che cade nello stesso istante.

intimità ella materia, attraverso le vibrazioni degli elettroni o l’interazione

della luce e non con le riproduzioni a video e,

Ld’acqua, l’adbase all’altezza della cascata mentre la sua portata cresce in base al numero di gocce, cioè alla massa d’ac Ora, in pratica, l’ampiezza definisce l’intensità della luce, vale a dire la sua luminosità; mentre la frequenza o la lunghezza d’onda ne definiscono le sue qualità cromatiche, la tonalità o la tinta, in altre parole i diversi colori che possiamo percepire. Generalmente, come misura della luce visibile si impiega la lunghezza d’onda nel vuoto che, come abbiamo già indicato, è compresa tra i 400 e i 700 nm, estremi che vanno considerati come un valore medio delle normali capacità visive dell’uomo. Questo significa che i nostri occhi non riescono a percepire, e la mente di conseguenza a visualizzare, radiazioni esterne a questi valori; per questo motivo le radiazioni o i raggi al di fuori del campo del visibile sono chiamati infrarossi e ultravioletti, ovvero, al di sotto del rosso e oltre il violetto. La luce e i colori sono generati, assorbiti o trasformati nell’dcon essi; e il colore, in questo senso, può essere considerato come l’espressione visibile dei meccanismi profondi della realtà fisica.

L’immagine illustra l’intera gamma dello spettro visibile con i caratteristici colori che sfumano l’uno nell’altro attraverso tutte le gradazioni intermedie, alle quali sono associate anche le corrispondenti lunghezze d’onda. Ogni singola tonalità o gradazione di colore (dettagli che si possono cogliere e apprezzare a fondo solo attraverso la visione diretta della dispersione

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tanto meno, a sta 3, la cui caratteristica mposto da altri colori; proprie mbinazione di due o più colori puri si ha puro o

tonalità (generalment intensa e vivace, un po’ più inosità e la

tre principali attributi del colore4.

i colori saturi o onocromatici, il rosso e il blu, rappresentati attraverso le loro relative

lunghezze d’onda, e delle quali il blu ha un’intensità minore. Il risultato è la percezione di un unico colore insaturo, in questo caso un rosso violaceo, che è anche un colore non spettrale dato che non appartiene lla serie dell’iride5. Non spettrali sono, infatti, tutti quei colori che, pur otendosi osservare nella realtà, non sono presenti nello spettro della

ell’immagine che segue sono illustrate una sotto l’altra, rispetto a uno

csia, bordeaux, porpora e magenta.

mpa) rappresenta il cosiddetto colore spettraleè di essere un colore puro, cioè non cotà, questa, definita saturazione. Dalla co

come risultato, invece, un colore iminsaturo e dall’aspetto apparentemente uguale a una

e) intermedia ai colori miscelati ma meno“scolorita”. Nell’insieme, la tonalità, la lum

saturazione costituiscono i

L’immagine raffigura l’unione di due diversm

apluce; come, ad esempio, le diverse gradazioni di viola, rosa, beige e molte altre. Rivediamo il tutto con alcuni semplici esempi. Nspettro cromatico di riferimento, le tre possibili variabili (combinabili tra loro) riferite agli attributi fondamentali del colore. Con la prima variabile, la tonalità (se ne possono distinguere nello spettro, senza confonderle l’una con l’altra, circa duecento), ci possiamo spostare 3. Un modo semplicissimo per produrre uno spettro cromatico consiste nell’utilizzare un compact disc: in pratica, osservando direttamente una luce che si rispecchia sulla sua superficie; oppure riflettendo un raggio solare, proveniente da uno spiraglio di una finestra oscurata, su una superficie bianca. (Si veda il reticolo di diffrazione). 4. Per tonalità si intende comunemente una sfumatura di colore che sottintende anche la luminosità e la saturazione: ad esempio, le tonalità blu oltremare e acquamarina. 5. La gamma dei colori non spettrali, dati dalla somma di rosso e blu, può essere genericamente rappresentata dai “viola” i quali comprendono, tra gli altri, le tinte crèmisi, carminio, fu

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orizzontalmente lungo l’intera gamma cromatica per sceglierne una qualunque, ad esempio il verde. Con la seconda, la luminosità, abbiamo abbassato l’intensità dell’arancione rispetto a un valore base, e

uest’arancione ci appare ora marrone.

raverso un prisma) è

Le tre variabili del colore: tonalità, luminosità e saturazione.

qInfine, con la terza variabile, la saturazione, anziché avere un colore puro, come esemplificato nei primi due casi, abbiamo un colore impuro,o insaturo, che ci appare come un normale azzurro; ma in realtà (e ciò si può constatare con la dispersione di questo attformato da altri colori, in questo caso gli adiacenti verde e blu. Quest’azzurro, se confrontato con quello saturo corrispondente, appare più chiaro per la presenza di un superiore apporto di luce dato dalla maggiore ampiezza della banda spettrale che gli corrisponde; infatti, come sappiamo, tutti i colori fusi insieme ci restituiscono il bianco, al quale corrisponde il livello massimo di insaturazione.

Ora, i colori che possiamo osservare comunemente intorno a noi, naturali o meno, non sono colori puri o monocromatici ma sono una somma di questi ultimi; infatti, i colori comuni si differenziano per una più ampia e variegata banda spettrale.

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Quanto finora illustrato costituisce solo un aspetto generale; in realtà

è reso possibile tramite retina, una sottile membrana nervosa dell’occhio, la cui sensibilità

ifferenze cromatiche, e riducendo la visione, in pratica, a quella in

ello spettro: in particolare per quella del rosso, per quella del verde e per quella del blu (mentre nel complesso la massima sensibilità si ha nella zona giallo-verde, intorno alla lunghezza d’onda di 555 nm). Così che le diverse radiazioni cromatiche vengono distinte non attraverso una specifica sensibilità per ogni singola lunghezza d’onda, ma per mezzo della risposta di tre soli tipi di coni per qualunque forma di timolo luminoso ricevuto, vale a dire attraverso la divisione delle

bisogna tener conto anche di altri importanti fattori, come la distinzione tra luci colorate (colori-luce) e i colori dati dalle sostanze materiali (colori-sostanza); quindi tra le miscele additive e le miscele sottrattive, come vedremo.

*** La teoria principale sulla visione dei colori, semplice ed elegante allo stesso tempo, risale nella sua prima formulazione a Thomas Young (1773-1829) e a Hermann von Helmholtz (1821-1894). Secondo questa teoria, il processo della visionelaalla luce è dovuta alla presenza in essa di un gran numero di cellule fotorecettori che, per via della loro forma, sono chiamate bastoncelli e coni. Sono questi che trasformano gli stimoli visivi in segnali nervosi che sono quindi trasmessi al cervello per essere interpretati in immagini. I bastoncelli sono specializzati per la visione notturna (scotopica: da skotos, oscurità), in quanto molto più sensibili in condizioni di bassa luminosità, mentre reagiscono allo stesso modo per le diverse lunghezze d’onda, rendendo così impossibile cogliere ledbianco e nero o acromatica. I coni, al contrario, sono specializzati per la visione diurna (fotopica: da photos, luce), e per essere attivati necessitano di luce più intensa. Questi sono di tre tipi e ogni tipo è sensibile a una gamma differente d

sradiazioni in tre segnali differenti in base alla composizione spettrale della radiazione percepita. Il campo di visibilità spettrale è così completamente ricoperto e, allo stesso tempo, definito nei suoi limiti. Come si può dedurre dal grafico seguente, le sensibilità dei coni per il rosso, il verde e il blu non sono esclusive per i colori suddetti ma sono in realtà più ampie e tendono in parte a sovrapporsi tra loro.

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Lunghezze d’onda in nanometri.

Le relative curve di risposta dei tre tipi di coni della retina

a avere l’esperienza del

e i loro picchi di massima sensibilità. Questi tre distinti segnali, diversi per ogni radiazione percepita, sono quindi elaborati dal cervello per offrirci quella rappresentazione di luci, colori e forme della realtà come la conosciamo. Ma questa realtà non si riduce solo a una tripletta di segnali visivi. Il colore non possiede fisicità, per questo può essere colto con un certo grado di soggettività. Il colore è energia e, in quanto tale, interagisce con altre forme di energia che incontra, trasformandosi. Sono tre le condizioni necessarie perché si posscolore: una fonte di luce, l’oggetto dell’osservazione e, naturalmente, l’osservatore. Senza un’illuminazione adeguata non è possibile vedere le cose che ci circondano; nel vuoto, viceversa, la luce non si manifesta, se non per osservazione diretta, in mancanza di cose su cui risplendere e tutto appare comunque buio; mentre, senza il ruolo centrale ricoperto dall’osservatore, nella cui coscienza si raccoglie la sensazione visiva, tutto questo discorso non avrebbe nemmeno luogo. Il risultato finale sta dunque nell’interazione e nella combinazione di queste tre variabili: l’osservatore con la sua unicità data dal suo modo d’essere (fisico, psichico, culturale), le condizioni di illuminazione attraverso le relative qualità (intensità, luce solare, luce artificiale) e le caratteristiche dell’oggetto dell’osservazione (opacità, trasparenza, colore).

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Naturalmente tutto ciò nella quotidianità non è evidente e noi cogliamo questa realtà soltanto per quello che appare: il rosso è rosso, il blu è blu e la luce è luce. Come dicevamo, l’immagine oggetto della nostra osservazione è “vagliata” cromaticamente dai tre recettori ottici in tre distinti segnali indicanti le “quantità” di rosso, di verde e di blu presenti nell’immagine stessa, e i suddetti segnali sono inviati al cervello per essere interpretati nell’immagine finale così come si manifesta nella nostra coscienza. Nell’interpretazione dei segnali, in questo processo visivo, assume particolare importanza il fenomeno percettivo conosciuto come sintesi additiva. È questa fondamentale proprietà che ci permette di percepire la luce bianca come quella del Sole, formata da un insieme innumerevole di

iverse lunghezze d’onda, attraverso un’unica sensazione, quella appunto del bianco.

La sintesi o mescolanza additiva è, in particolare, un fenomeno in cui due o più luci diversamente colorate, miscelate tra loro producono in noi la sensazione di un unico colore. Ciò in quanto la nostra mente non è in grado di distinguere separatam i miscelati ma ne

unic tra questi unghezza d’onda dominante), tanto da costituire appunto una sintesi.

d

ente i singoli colorha un’(l

a sensazione cromatica, in genere intermedia

Così, ad esempio, proiettando sovrapposti su una superficie bianca due fasci di luce colorata, uno azzurro e l’altro giallo, si ottiene la visione di un unico colore intermedio tra i due: il verde. La sintesi additiva costituisce pertanto anche un sistema per creare dei colori a partire da altri colori.

149

Sintesi di colori-luce.

Sperimentalmente si è stabilito che per riprodurre pressoché tutti i colori esistenti in natura sono necessari almeno tre colori base, scelti opportunamente tra tutti quelli possibili. In questa scelta è importante che ognuno dei tre colori selezionati non si possa ottenere da una miscela degli altri due e, in questo senso, la terna che ha dato i migliori risultati è quella rappresentata dal rosso, dal verde e dal blu, chiamati per convenzione colori primari additivi, spesso indicati con le loro iniziali inglesi: RGB (red, green, blue). Non è un caso, naturalmente, che sia i colori che il loro numero corri-spondano con quelli del meccanismo della vista sopra illustrato. Una rappresentazione classica della sintesi additiva è data attraverso la sovrapposizione parziale di tre luci colorate, rossa, verde e blu (prodotte, ad esempio, da tre filtri colorati applicati su altrettanti fonti di luce bianca) dalle cui miscele bilanciate di rosso e verde si ottiene il giallo, dal verde e il blu, l’azzurro e dal rosso e il blu, il viola; mentre dalla sovrapposizione di tutti e tre abbiamo il bianco6. Queste sono le combinazioni principali e, come è noto, grazie a opportuni dosaggi è possibile ottenerne infinite altre. I tre colori ricavati dalle suddette miscele, ovvero il giallo, l’azzurro e il viola – questi ultimi, in particolare, conosciuti anche come ciano e magenta – costituiscono un’altra importante terna di colori, come diremo oltre, parte di un sistema la cui rappresentazione tipica è complementare a quella additiva. 6. Con i suoni, diversamente che con i colori, non abbiamo il fenomeno della sintesi additiva (a parte l’aspetto timbrico, a questa assimilabile): due suoni ascoltati insieme restano distinti, non ci danno la sensazione di un unico suono intermedio. L’udito, in questo senso, può essere considerato analitico mentre la vista sintetica.

150

Sintesi additiva a di colori-sostanza.

Una proprietà comune ateria che non emette luce propria, è quella di arsi attraversare, in parte o to fonte di

luminazione o, in a re come il risultato

semplicemente a tinte o a inchiostri colorati.

di colori-luce. Sintesi sottrattiv

del mondo fisico, per la massorbire, riflettere o lasci

talmente, dalle componenti spettrali di unail ltre parole, di esprimere un colodi quelle componenti spettrali restituite rispetto a quelle sottratte alla luce stessa. Questo fenomeno è conosciuto come sintesi sottrattiva. Ad esempio, se osserviamo una fonte di luce bianca attraverso un filtro ottico blu, questa assume il medesimo colore del filtro e ciò avviene perché il filtro sottrae le componenti rosse e gialle dallo spettro cromatico completo della luce, mentre lascia passare le restanti, con l’effetto che conosciamo.

Se nella modalità additiva si fa uso di luci colorate, in quella sottrattiva si può ricorrere a filtri ottici, come nell’esempio precedente, oppure

151

Nella modalità sottrattiva si è constatato che la migliore terna di colori materiali utile per la produzione, attraverso la loro miscelazione, del

dremo, costituisce in questa seconda terna una scelta bbligata. Questi tre colori sono chiamati convenzionalmente colori

di

mma visibile; parti che,

maggior numero di altri colori è quella che già conosciamo: il ciano, il magenta e il giallo, colori intermedi dei primari additivi. Il giallo, inoltre, come veoprimari sottrattivi, spesso indicati anch’essi con le loro iniziali inglesi: CMY (cyan, magent, yellow). Possiamo ora vedere a cosa corrispondono i due gruppi di colori, additivi e sottrattivi, raffigurati attraverso le loro relative bandeemissione e di assorbimento rispetto allo spettro completo della luce.

Ordine dei colori nei due gruppi rispetto allo spettro completo, dall’alto: rosso, verde, blu (colori-luce) e ciano, magenta, giallo (colori-sostanza).

In entrambi i casi si ha una divisione ideale dello spettro in tre parti dove, per quanto riguarda le luci colorate rossa, verde e blu, ognuna è costituita dall’emissione di un terzo della ga

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come sappiamo, addizionate tra loro ricompongono di nuovo l’intero

risulta anche essere un comple

spettro nella relativa luce bianca. Nel caso dei filtri, invece, bisogna notare che le gamme dei colori emessi sono il risultato di ciò che invece è assorbito o sottratto dalla luce, anche in questo caso un terzo: il ciano è il risultato dell’assorbimento del rosso, il magenta del verde, e il giallo del blu; di conseguenza la sovrapposizione degli stessi filtri ciano, magenta e giallo comporta il totale assorbimento di tutta la luce osservata attraverso questi, come se costituissero un unico corpo opaco, con il risultato quindi del suo completo oscuramento, o del colore nero. Come specificheremo meglio in seguito, ogni colore di un gruppo

mentare dell’altro, per cui due soli colori ono sufficien e luci)

me filtri o tinte) l’intera gamma cromatica. Sono quindi

i variamente colorate attraverso l’uso

s ti, in questo caso, a completare in via additiva (como sottrattiva (cocomplementari tra loro: il rosso e il ciano, il verde e il magenta, il blu e il giallo. Questo in principio generale, anche se in realtà le distribuzioni spettrali non sono così perfettamente delimitate come illustrato. In particolare, con i coloranti non è possibile determinare con totale libertà le soglie di assorbimento e di emissione degli stessi; da qui la difficoltà, spesso, di non riuscire a riprodurre perfettamente i colori desiderati attraverso miscele di inchiostri CMY, nonostante questi siano appositamente prodotti per tale scopo, e soprattutto con altri coloranti generici. In sintesi, se nella prima modalità si somma luce alla luce, nella seconda c’è una sottrazione di luce alla luce; se in una si giunge al bianco, nell’altra al nero, ovvero a un totale assorbimento di luce mediante l’interazione luce-materia. La visione della realtà avviene attraverso una complessa combina-zione di somme e differenze di luci, la cui soluzione converge nella nostra mente, realizzando così la sintesi rappresentativa del mondo. Nella creazione o produzione del colore, la modalità additiva è quella che si presenta in minor misura nella comune esperienza visiva di tutto ciò che ci circonda. Su questo fenomeno si basano, ad esempio, il funzionamento degli schermi a colori dei televisori o dei computer e, con un principio simile, una tecnica di stampa tipografica a mezzatinta, che consiste nell’ottenere immagin

153

di tre soli colori, applicati in un insieme di punti ravvicinati e molto piccoli che si fondono in un tutt’uno omogeneo se si osservano a una sufficiente distanza. Una riprova di questo fenomeno si può avere

mescolanza come, ad esempio, quella di rosso e verde, ch

osservando da vicino, con una lente d’ingrandimento, un dettaglio di un’immagine sullo schermo del computer. Molto più comune è invece la modalità sottrattiva: in questo ambito, un ruolo importante lo svolgono i diversi tipi di coloranti, di vernici e di inchiostri prodotti per ogni tipo di esigenza, come quelli per la stampa o le arti grafiche. In tale campo, in particolare, è importante la tecnica di stampa in tricromia, dove si fa uso di soli tre colori, i primari sottrattivi di cui abbiamo già parlato: il giallo, il ciano e il magenta. L’uso del giallo, per la sua luminosità, è fondamentale come colore base, perché nelle miscele sottrattive c’è anche una sottrazione di luce; per questo motivo sarebbe impossibile farlo derivare da una qualsiasi altra

e in additiva i darebbe il giallo mentre in sottrattiva produrrebbe, secondo i rapporti

più scoiché gli inchiostri non sono perfetti, l’ottenimento del nero

Due ingrandimenti di stampa a mezzatinta in bianco e nero e a colori.

Un caso particolare, il secondo, di sintesi additiva, da luce riflessa, ottenuta attraverso i colori-sostanza.

cdella miscela, un rosso o un verde uri o spenti. P(attraverso la sintesi sottrattiva) nelle immagini delle stampe in tricromia non è soddisfacente: al posto del nero si ottiene il bistro, un colore bruno scuro. Per ovviare a questo inconveniente, in stampa si usa allora anche un quarto inchiostro: il nero. La tricromia (CMY) con l’aggiunta del nero si trasforma quindi in quadricromia, a cui corrisponde la sigla CMYK, dove la K sta per chiave (key) di questo sistema, nonché per la lettera finale di black (nero).

154

R G B

R+G G+B R+B

C M Y

C+M M+Y C+Y

155

Un esempio di come un’immagine a colori possa essere scomposta nei singoli canali RGB o CMYK, quindi ricostituita parzialmente e infine ricomposta nell’immagine originale.

K

RGB / CMYK

Come abbiamo visto, lo spettro dei colori è dato dalla dispersione della luce in un insieme pressoché infinito di radiazioni monocromatiche fittamente ravvicinate.

Ora, l’immagine dell’intera banda cromatica può essere invertita nel suo negativo, così da ottenere una seconda immagine che, se confrontata con la prima, ci permette di osservare i relativi colori complementari monocromatici. Essi sono opposti, esattamente l’uno di fronte all’altro, come evidenziato in particolare nella figura sottostante attraverso il rosso e l’azzurro. Si noti che sia il rosso sia l’azzurro sono presenti in ogni banda, così come tutti gli altri colori, a parte invece il viola e il suo complementare, il verde, presenti ciascuno in una sola delle due bande.

uccessione di colori a un certo punto si ripete da una banda all’altra,

Infatti, nella parte centrale dell’immagine negativa compaiono dei colori che non sono presenti nell’immagine dello spettro originale. Questi corrispondono ai diversi viola che, non essendo visibili nello spettro, sono pertanto definiti colori non spettrali, colori i quali però possiamo ottenere e osservare grazie a miscele di rosso e blu. Per meglio evidenziarli sono stati scorporati nell’immagine sottostante.

Ora si osservi come nelle due bande precedenti poste a confronto la sper cui possiamo togliere la parte superflua in modo da ottenere un’immagine essenziale come la seguente.

156

Queste bande essenziali possono anche essere disposte in quest’altro modo, a rappresentarci le “ali” dell’intera gamma dei colori. Colori che possiamo ora considerare come colori-luce o colori-sostanza.

Quindi, cosa succede se sovrapponiamo parte delle due bande croma-tiche in modo che i rispettivi complementari si miscelino tra loro? La fusione additiva di due luci colorate complementari qualsiasi

produce, a livello percettivo, un bianco relativamente meno intenso omeno luminoso rispetto a quello ottenibile dalla fusione dell’intero spettro (infatti se questa prima luce viene nuovamente dispersa attraverso un prisma non produce tutti i colori spettrali ma solo i due originari). Come si può osservare nell’immagine successiva, la somma dei colori complementari esterni al rettangolo che comprende i colori giallo e blu produce una luce più intensa (a) rispetto a quella ottenibile dalla somma di quelli interni (b).

a b

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Con i coloranti, in modo inverso, l’azione sottrattiva di due porzioni cromatiche complementari equivale a una riduzione spettralmente equilibrata della luce riflessa e quindi a una diminuzione della luminosità del colorante stesso. Ad esempio, se un colorante sottrae due porzioni cromatiche complementari, come quelle interne al rettangolo

ale fenomeno è dimostrabile in modo sperimentale mediante un sistema di doppi prismi, con il quale un fascio di luce bianca, dopo essere stato scomposto da un primo prisma nel suo spettro cromatico, è ricomposto dal secondo nella luce di partenza; mentre per selezionare le componenti spettrali in uscita possono essere interposte tra i due prismi delle piccole schermature e/o fenditure.

già considerato con i colori giallo e blu, la loro assenza determina lo scurirsi del colorante in rapporto alla porzione di luce sottratta, così da apparire, in questo caso, un grigio chiaro (a). Se invece, invertendo i rapporti, a essere assorbite sono le porzioni cromatiche esterne al rettangolo, la porzione di luce sottratta è maggiore di quella riflessa e in quest’altro caso abbiamo un colorante grigio più scuro (b). Sottrattività e additività coesistono e si integrano a vicenda: al diminuire di una aumenta l’altra e viceversa. T

i prismi: posizione della

. La situazione limite, infine, è data dai complementari veri e propri. In questo senso per complementare si intende ciò che completa o fa da complemento (dal latino complere, riempire), ovvero qualunque colore la cui composizione spettrale completa, in modo additivo o sottrattivo, quella di un altro colore, al fine di ottenere uno spettro completo o la sua totale assenza. Il che si traduce nel “bianco pieno” oppure nel nero.

Esperimenti di Newton conscomposizione/ricomluce e selezione dei colori

158

I colori complementari, oltre a essere osservati nel mondo esterno, possono anche essere sperimentati come un qualcosa che è in grado di prodursi in noi, nella nostra mente. Esiste un fenomeno visivo, conosciuto come post-immagine negativa (o inversa) attraverso il quale, se si fissa un colore ben illuminato e si distoglie quindi lo sguardo, si visualizza dal nulla il suo colore opposto. Per sperimentarlo basta fissare lo sguardo per una trentina di secondi nel punto al centro della seguente figura colorata, dopo di che si sposta lo sguardo di lato nel secondo punto e si vedrà comparire una figura simile alla prima ma con i colori sostituiti dai rispettivi complementari.

.

Come già visto, il viola non è un colore spettrale ma può derivare da una miscela dei colori alle estremità dello spettro; spettro nel quale, da lineare se piegato circolarmente, detto colore diviene l’elemento di congiunzione delle suddette estremità, così da poter chiudere il cerchio e realizzare la caratteristica ruota dei colori, o la seguente variante.

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In questa seconda ruota, i vari colori relativamente più saturi sono disposti lungo il contorno e a mano a mano che ci si sposta verso il centro tendono a diminuire d’intensità, fino a raggiungere il bianco;

entre in posizione diametrale, opposti tra loro, ci sono i colori comp

n’importante rappresentazione della ruota dei colori, che esprime in

sono

l ianco lementari.

Come scele di medie

dell’arancion comple-entari giallo e blu si ottengono il bianco, oppure i vari giallo e blu

7. CIE: Commission Internationale de l’Eclairage. Ente che si occupa della standardizzazione nel campo dell’illuminazione.

mlementari.

Umaniera formalmente più corretta certe sue caratteristiche, è il diagramma di cromaticità CIE 19317.

Questo diagramma si basa sulla sintesi additiva di luci. In esso indicati lungo il contorno curvo tutti i colori spettrali con la massima saturazione che l’occhio umano possa percepire (considerato, per questo, spazio assoluto cromatico) mentre sul lato inferiore lineare sono rappresentati i colori non spettrali. In questo diagramma, il risultato di una mescolanza additiva tra due colori qualunque, situati sulla sua superficie, si trova sulla linea retta he li unisce, denominata linea di miscelazione. Se questa passa pec

br i

centrale, i suoi estremi rappresentano coppie comp possiamo osservare nella successiva immagine, da mi

rosso e verde si possono ottenere le gradazioni intere, del giallo o del verde giallastro; mentre dai

mmeno saturi, via via più tenui.

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La linea di miscelazione può essere paragonata all’asta di una bilancia, nei cui estremi stanno i piatti su cui dosare le quantità di

sizione del fulcro o colore scelto (Regola del baricentro).

turi.

questo tutti i colori che possiamo sservare nella comune realtà hanno sempre un minor grado di purezza.

Per cui, quan ente ci si riferisce a spazi interno del diagramma nore saturazione, le cui combinazioni crom che stanno dentro

triangolo formato dagli stessi tre colori. Questo triangolo rappresenta

di riprodurre o il loro livello di Esistono differenti spazi colore: i piùschermi video, il CMY o CMYK per la stamattributi base del colore, di impiego più

colore da miscelare in rapporto alla po

Nell’esempio, per ottenere il bianco è necessaria una maggiore quantità (intensità) di giallo rispetto al blu, se entrambi sono pienamente saIl braccio della bilancia con il fulcro nel bianco è più corto dal lato del giallo, quindi, per avere l’equilibrio dei piatti, l’apporto del giallo deve essere maggiore. È per via di questa proprietà che il diagramma CIE ha la forma caratteristica a “campana” anziché quella del cerchio. I complementari diametrali, lungo il contorno, non distano ugualmente dal bianco centrale: quelli più lontani, infatti, entrano in minor misura nella sua formazione. I colori puri monocromatici, come sappiamo, si possono ottenere solo dalla dispersione della luce; pero

do si parla di colori del diagramma CIE, generalminterni o relativi a questo. Così, tre colori all’

corrispondono a tre colori di miatiche sono esclusivamente quelle

ilquindi la gamma (ing. gamut) dei colori che un certo sistema è in grado

saturazione, diverso per ogni sistema. importanti sono l’RGB per gli

pa, e lo spazio relativo agli universale e pratico.

161

Le proprietà del diagramma CIE, circa l’impiego delle linee di miscelazione, valgono solo per un altro spazio cromatico conosciuto come triangolo di Maxwell. In questo triangolo, gli angoli rappresentano i colori primari rosso, verde e blu e ciascun punto in questo spazio individua un colore che si può ottenere da una miscela egli stessi tre primari. Questo spazio, dd

intuitiva la reata la sua semplicità, rende più

gola del baricentro: si noti infatti la posizione centrale che i primari CMY occupano sui tre lati, tra gli angoli.

Purtroppo non esiste un corrispondente dello spazio CIE o del triangolo di Maxwell per le miscele sottrattive dei coloranti. Questo perché, quando si passa dalla luce alla materia le cose si oscurano e complicano.

162

Da ciò deriva un altro interessante aspetto: due colori che hanno diverse composizioni spettrali ma appaiono uguali si chiamano metameri. Nelle mescolanze additive, combinazioni di differenti colori metamerici danno un risultato identico; questo significa che in una combinazione di due luci colorate ciò che importa è l’aspetto dei colori che si vanno a miscelare e non la loro composizione spettrale. Con i materiali, diversamente, il risultato di una mescolanza sottrattiva di due coloranti non è prevedibile solo attraverso il loro colore apparente ma può variare in funzione sia della composizione spettrale degli stessi coloranti, sia della fonte di illuminazione. Infatti, la fusione di due luci colorate complementari qualsiasi, di adeguata intensità, può produrre a livello percettivo un bianco apparentemente perfetto; mentre con i coloranti l’azione sottrattiva di due complementari qualsiasi produce il nero solo nel caso in cui l’assorbimento della gamma spettrale della luce, da parte di questi, sia totale; oppure, può essere totale con un certo tipo di luce con distribuzione spettrale carente di alcune componenti cromatiche, ma non esserlo con un’altra luce a spettro pieno. Sono quindi importanti, nel definire la percezione di un colore materiale, anche le condizioni di illuminazione.

un arametro di riferim .

La temper e mostra . L’immagine successiva illustra come temperatura: a temperature relativamenrosso e giallo, il bianco solare si ha a temperature superiori il colore si sconsuetudine, i colori si distinguonrosso-gialle e in “freddi” quelli con calde hanno una dominante rosso-gialla ( e luci fredde una dominante azzurra (te 8. Nella scala kelvin lo zero assoluto (“0” k riportarla in gradi centigradi basta sottrarre 273 ai gradi kelvin.

Sappiamo tutti infatti che il colore di un oggetto o di un vestito può cambiare sensibilmente a seconda che questo si osservi all’aperto, nelle diverse ore del giorno, o al chiuso secondo il tipo di illuminazione utilizzata. Nel valutare una fonte di illuminazione viene di solito utilizzatop ento chiamato temperatura di colore

atura di colore indica il colore che un corpo incandescenta seconda della temperatura raggiunta, misurata in kelvin (K)8

cambiano i colori al variare della te basse corrispondono i colori intorno ai 5500 K, mentre

posta verso il blu. Si noti che, per o invece in “caldi” quelli con tinte tinte azzurro-violette. Quindi, luci

temperature più basse), mentrmperature più alte).

elvin) corrisponde a – 273,15°C. Per

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Ora, se osserviamo, ad esempio, un pullover blu con una luce calda, questa, carente delle componenti spettrali blu, non può illuminare del tutto il capo di abbigliamento che, non essendo in grado di riflettere le sfinisce per apparire nero o tesse componenti, perché assenti nell’illuminazione o insufficienti,

Per questo motivo, portante poter percepire in modo preciso i colori, si ri nazione equilibrata o standardizzata. Riprendendo il discorso pr la sintesi sottrattiva per mezzo dei tre inchios l nero, ma questo in hé gli inchiostri non sono “puri”: ovvero, sono inquinati le loro distribuzioni spettrali, come già visto, no er questa ragione non si possono stabilire delle

ifferenti mescolanze. Naturalmente, con dei buoni coloranti CMY

tempo altrettanto

di un blu più scuro. in ambienti dove è im

corre a sistemi di illumi

ima interrotto, in teoria,tri primari CMY dovrebbe produrre i

pratica non avviene percda altri colori, cioè

n sono perfettamente delimitate; p con precisione i risultati cromatici

dcoordinati tra loro e con il ricorso a vari accorgimenti tecnici, si possono comunque ottenere degli ottimi risultati, come si può in genere constatare nella stampa a colori oggi largamente diffusa. Con i coloranti o i pigmenti generici le miscele sono dunque più difficili da prevedere e il ricorso alle linee di miscelazione non sarebbe di aiuto, poiché in questi casi non avrebbero più un andamento rettilineo ma perlopiù curvo; quindi la via più semplice in questo senso resta la sperimentazione pratica. Un esempio è dato dalla miscela dei complementari giallo e blu, la quale in teoria dovrebbe dare il nero, ma in realtà produce varie tonalità di verde grigiastro, attraverso una linea di miscelazione curva che aggira la zona nera centrale (vedi immagine successiva). I colori materiali, per loro stessa natura, si trovano a un livello di saturazione inferiore rispetto a quello della luce monocromatica, non

ossono essere cioè altrettanto puri e allo stesso pluminosi: un colore materiale che riflette solo una ristretta banda di

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Il triangolo di Maxwell reso “sottrattivo”, con i colori agli angoli rappresentati dai primari sottrattivi, può dare un’idea sulla determinazione teorica delle varie miscele di colore CMY. Il secondo triangolo riporta un esempio di linea di miscelazione curva.

nghezze d’onda appare scuro; per questo per apparire luminoso deve luriflettere maggiore luce, il che significa una banda spettrale più ampia, e ciò equivale a una minore saturazione. (Si veda, a tal proposito, la figura a pagina 152 relativa alle bande di assorbimento ed emissione.) In definitiva, una qualunque sostanza illuminata per apparire vivacemente colorata deve riflettere una significativa parte dello spettro luminoso, ma non tutto. Inoltre in sottrattiva, come sappiamo, si toglie luce alla luce, di conseguenza i colori ottenuti da miscele di questo tipo tendono a scurirsi, fino ad arrivare al nero, o quasi. Tutti i colori permettono dunque di ottenere altre tonalità dalle loro miscele, ma quelli che danno i migliori risultati, in termini di maggiori colori riproducibili, maggiore luminosità e regolarità o prevedibilità nei risultati ottenibili, sono i colori primari sottrattivi.

*** Ogni colore può essere scomposto in tre “ingredienti” o attributi fondamentali: la tonalità, la saturazione e la luminosità, ciascuno dei quali non può essere ricondotto agli altri due. Questi tre attributi possono essere raffigurati attraverso uno “spazio tridimensionale”. Nel caso del diagramma o spazio assoluto bidimensionale CIE visto prima, in cui sono rappresentate solo la tonalità e la saturazione, con l’aggiunta di una terza dimensione, vale a dire la profondità, può essere rappresentata anche la luminosità, come di seguito raffigurato.

165

Tra gli spazi relativi di colore, l’additivo RGB e il sottrattivo CMY

o il proprio relativo pigolo da uno dei vertici opposti tra loro, quelli bianco e nero, punti di

partenza e e, attraverso tutte le possibili sfum .

rappresentano un sistema duale: nel modello RGB si parte dal nero (buio) e mediante il variabile apporto dei primari additivi si ottengono tutti i possibili colori fino a giungere al bianco (luce); nel modello CMY si parte al contrario dal bianco e attraverso i primari sottrattivi si ottengono tutti i colori fino ad arrivare al nero. Questi spazi sono rap-presentati da un cubo nei cui vertici – secondo un sistema di coordinate cartesiane – ogni colore della terna RGB e CMY arriva a esprimere la sua massima intensità dopo essersi sviluppato lungs

di arrivo delle due ternature di colore sia sulla superficie del cubo che al suo interno

Queste immagini traducono visivamente dei modelli matematici di gestione del colore che trovano oggi largo impiego in diversi campi, come quello della grafica digitale.

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Ritorniamo, infine, sui tre principali attributi del colore che sono, come abbiamo già visto: la tonalità (o colore), la luminosità (o intensità) e la saturazione (o purezza). Questi attributi possono anche essere espressi attraverso uno spazio dei colori di forma cilindrica (una ruota cromatica a tre dimensioni), dove la tonalità viene individuata lungo la circonferenza, la saturazione lungo il raggio e la luminosità lungo l’altezza. Nell’immagine seguente abbiamo la visione di questo cilindro secondo sei piani o sezioni di luminosità con, lungo la circonferenza, la disposizione delle sei tonalità principali, relative ai colori RGB e CMY, che si individuano rispettivamente attraverso gli angoli a 0, 120, 240 e 180, 300, 60 gradi.

Gli attributi cromatici sono le caratteristiche con cui le persone di solito definiscono un colore e questo per il semplice fatto che sono le più ntuitive e pratiche.

I tre primari additivi e i tre sottrattivi, disposti in cerchio, si possono rappresentare attraverso la classica ruota dei colori di J. W. Goethe, come illustrato nell’immagine a lato.

iIl prossimo diagramma, immaginabile come una “fetta” di colore o una sezione cromatica del cilindro precedente, mostra schematicamente in

167

che modo i diversi livelli di saturazione e luminosità entrano in gioco

iminuzione del 20%: in senso verticale per la luminosità e in senso

858-1918) e diffuso con il suo omonimo catalogo nel 1915.

nel trasformare l’aspetto di ogni singolo colore. Nell’esempio abbiamoil rosso, la cui posizione base con massima saturazione e luminosità,pari a un relativo 100%, corrisponde alla prima casella in alto a destra. Ogni spostamento di una casella, da questa posizione, indica una dorizzontale per la saturazione. Si noti come al rosa corrisponda un rosso poco saturo ma luminoso, mentre al marrone (rossastro), al contrario, corrisponda un rosso poco luminoso ma saturo.

Questo genere di tabella aiuta, per mezzo del confronto, a specificare meglio un certo tipo di tonalità e a poterla riprodurre, all’occorrenza, attraverso la relativa ricetta che ne indichi le quantità di colore o quelle

9di bianco e/o di nero necessari . Si propongono, di seguito, le tabelle con le combinazioni di tonalità, saturazione e luminosità (TSL) dei sei principali colori. Inoltre, si riportano due ruote dei colori con trentasei tinte e con le variazioni di saturazione (nella prima) e di luminosità (nella seconda). 9. La definizione di un colore tramite le caratteristiche di tonalità, saturazione e luminosità ha origine da un sistema ideato dal pittore americano Albert Henry Munsell (1

168

169

170

Finora abbiamo trattato separatamente le tre modalità di rappresentazione del colore, ossia l’additiva, la sottrattiva e quella relativa ai tre attributi base cromatici, e ciò potrebbe fare apparire tali

o nera di partenza e da qui, variando opportunamente le intensità degli stessi tre canali, si possono ottenere tutti i colori voluti fino ad arrivare alla luce bianca. Con gli inchiostri, in sottrattiva CMY, si parte da una base bianca data dalla carta (in pittura anche con il colore bianco) e con un gioco di opportune mescolanze si ricreano tutti i colori voluti fino ad arrivare al nero (ma in pratica aiutandosi direttamente anche con il colore nero vero e propri

ariazioni dei livelli di saturazione (S) e luminosità (L) del colore

odalità additiva, e i valori di inchiostro ciano, magenta e giallo MY) per quella sottrattiva.

d esempio, RGB 40/25/25 indica le relative intensità della tripletta GB: rosso 40, verde 25 e blu 25, a cui corrisponde un “marrone rigiastro”.

Bianco Rosa Rosso Grigio Mar. gr. Mar. ros. Nero

modalità come distinte tra loro; in realtà tutte e tre possono essere considerate come interconnesse e ognuna può essere tradotta nell’altra. Infatti ogni sfumatura di colore è rapportabile in qualsiasi modalità, naturalmente nei limiti della gamma esprimibile da ogni sistema considerato: schermi video o stampa. Con le luci colorate, in additiva RGB, si parte dall’assenza di luce dei tre relativi canali cromatici, condizione che rappresenta una base scura

o, per le ragioni che conosciamo).

Nelle sottostanti tabelle riportiamo, a solo titolo esemplificativo, alcune vor sso, con i corrispondenti valori di luce rossa, verde e blu (RGB) per la

m(CARg

RGB 100/100/100 100/60/60 100/0/0 40/40/40 40/25/25 40/0/0 0/0/0 CMY 0/0/0 0/40/40 0/100/100 60/60/60 60/75/75 60/100/100 100/100/100TSL 0/100 40/100 100/100 0/40 40/40 100/40 0-100/0

I livelli di grigio, dal nero al bianco, vanno da 0 a 100 in additiva e da 100 a 0 in sottrattiva. – I valori RGB e CMY sono espressi in informatica come variazioni da 0 a 255 per ogni canale, i quali corrispondono alle possibili combinazioni esistenti in 8 bit = 28 = 256; per cui da 24 bit (8 x 3) = 2563, derivano quasi diciassette milioni di colori.

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Un altro esempio: il “verde oliva” della figura centrale in basso, dato da un giallo con saturazione 100 e luminosità 40 (oppure dal giallo reso più scuro con un valore 60 di grigio), può essere ottenuto da una miscela di luci RGB con valori 40/40/0 (a sinistra) oppure da una

iscela di colori CMY con valori 60/60/100 (a destra). m

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173

Infine, per ottenere dei colori scuri si possono anche sovrapporre ai colori di vale a una dimi

e

quelli derivat loro:

A differenzae

complemari:

normalmente il rosso, il giallo e il blu e in altri casi anche il verde. Questi sono disposti in cerchio, insieme alle interposte miscele derivate, in posizioni relative sensibilmente differenti; in particolare, alcuni colori opposti non si riconoscono come complementari. La ragione di questo è che tali ruote non sono realizzate, in genere, su un reale principio di complementarietà ma principalmente su una pratica ed elegante disposizione circolare dei colori, utile a indicare i risultati delle miscele tra i colori scelti come base. Ciò nonostante, i colori opposti

un nero/grigio) – co oletto nella ruota dei colori di Johannes Itten o nella sfera di Philip Otto Runge – ma in quanto si riferiscono all’uso di une impiego, cioè colori con una non ale, di cui abbiamo parlato in precedenza a proposito dei

quando si parla di colori, normalmente, si è generici nell’indicarne il nome: così, ad esempio, un “rosso puro”, un rosso magenta o un rosso arancio sono tutti semplicemente indicati come “rosso”. Nel linguaggio pratico quotidiano ciò è del tutto normale, ma quando si entra più nello

partenza dei filtri grigi di diversa gradazione; il che equinuzione della luminosità di questi stessi colori.

***

La ruota dei colori è uno schema circolare in cui i colori primari i sono disposti secondo i rapporti che intercorrono tra

di transizione e opposizione. delle ruote illustrate in queste pagine, basate sui colori

primari additivi RGB e sottrattivi CMY e con le tinte oppostmentari tra loro, altre ruote comunemente diffuse, in genere di

uso artistico, sono basate su una scelta differente dei colori pri

possono apparire effettivamente complementari (cioè se miscelati dare me il giallo e il vi

colori o pigmenti di com

ideale distribuzione spettrmetameri.

A questo riguardo, si deve inoltre considerare che

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specifico e si indica come complementare del rosso il verde, questo è fonte di equivoci, perché se si parla del rosso puro, il suo complementare è l’azzurro o il ciano, mentre se si parla del rosso magenta allora è il verde. Il rosso e il verde appartengono infatti alla

e anche com

Ruota dei colori di J. Itten (1888-1967) basata sui primari giallo, rosso e blu.

terna dei colori primari additivi RGB, pertanto non possono esserplementari tra loro.

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Due esempi storici di ruote dei colori: I. Newton (1642-1727) e J.W. Goethe (1749-1832) e la sfera di P.O. Runge (1777-1810).

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L’energy disc

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Descrizione delle immagini: 1) Spillo di 2-3 cm fissato su un supporto alto circa 5 cm; ad esempio, un contenitore per rullino fotografico o un tappo di sughero. 2) Disco e bilanciere di carta. Nel bilanciere le estremità vanno piegate a “elle” per fungere da sostegno del disco. 3) Bilanciere, con i bracci arcuati, dispos

el disco). to nella propria sede (vista dalla parte inferiore

) Il disco va delicatamente appoggiato sullo spillo nel punto di equilibrio del bilanciere u cui si consiglia di incollare prima un piccolo e leggero rivestimento plastico o etallico che possa diminuire l’attrito per rotazione). L’energy disc è così completo e

ronto all’uso.

Il test ha solo lo esplicabile che ha la capacità di prod energia, ma solo a prenderne cosc meno di psicocinesi, poiché il movimento si prodconcentrazione diUno strumento caverna degli antichi,

Carlo Splendore, Il Bioradiometro,

d4(smp

scopo di dimostrare l’esistenza di qualcosa di inurre un fenomeno oggettivo. Non serve a potenziare l’

ienza. Non si può, inoltre, considerare un fenouce spontaneamente in presenza di una maggiore

energia vitale nel disco. analogo è descritto in: Lobsang Rampa, La

Astrolabio - Ubaldini, Roma 1976, pp. 130-131; e inEditrice Andromeda, Bologna 1998.

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Energy disc daritagliare. Stampare su carsufficientemente rigida: gramma120-140 g/m2.

ta

tura

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Pietro Varaldo (1962), di origine ligure-pugliese e sardo di adozione, si interessa da oltre vent’anni di discipline energetiche e tematiche spirituali, di

copertina: Genesi

suoni e di colori, interessi attraverso cui è potuto nascere il presente libro.

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In

www.energethics.org

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