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Mercoledì 30 luglio 2014 – Anno 6 – n° 208 e 1,30 – Arretrati: e 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 M5S e Sel non mollano, bagarre in aula: urla, accuse e incubo vacanze annullate, si voterà fino a settembre. Ma la nuova “tagliola” di Grasso cancella 1400 emendamenti. Il premier minaccia: “Hanno paura di perdere la poltrona”. A Palazzo Madama lo spettro del patto del Nazareno. L’opposizione: “Mettiamolo agli atti” E Berlusconi chiama Matteo y(7HC0D7*KSTKKQ( +[!z!/!%!" di Marco Travaglio G entile Matteo Renzi, le scrivo perché la cono- sco come un politico diverso dai suoi prede- cessori, che ama confrontarsi e anche litigare con chi la critica anziché arroccarsi nella sua torre d’avorio e chiedere i danni in tribunale. Lo testimoniano la sua risposta alle nostre inchieste sui suoi peccatucci fio- rentini (tipo la sua pensione “facile”, cui lei rinunciò dopo gli articoli di Lillo) e alle nostre critiche nel forum a Palazzo Chigi alla vigilia delle Europee. Checché lei ne dica, quello che sta accadendo in Se- nato non è una battaglia fra innovatori e conser- vatori: è una normale dialettica fra maggioranza e opposizione, a cui non eravamo più abituati per mancanza della seconda. Lei ora ha di fronte a sé tre strade. La prima è tirare diritto sulla scombiccherata e pericolosa “riforma” del Senato, per tigna, per puntiglio, per “non darla vinta ai gufi”, e verosimil- mente andare a sfracellarsi contro il muro degli 8mi- la emendamenti. La seconda è spingere sull’acce- leratore e viaggiare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se una campagna vittimistica con- tro chi non la “lascia lavorare” la farà trionfare alle elezioni anticipate di fine anno o inizio 2015. La ter- za è riconoscere di avere sbagliato, o almeno di avere sottovalutato le opposizioni; ritirare la riforma del Senato e l’Italicum, dichiarando superato il Patto del Nazareno (a proposito: che c’è scritto?) per le ra- gioni sotto gli occhi di tutti; e discutere subito una riforma del bicameralismo paritario e una legge elettorale più rispettose della nostra storia costitu- zionale e della voglia di partecipazione che ancora alberga nel Paese. Se sceglie l’opzione 1, cioè tira diritto, salva la fac- cia ma non il Paese: gli 8mila emendamenti, al ritmo fissato (già con notevoli forzature) dalla ta- gliola di Grasso, paralizzeranno il Parlamento si- no a fine anno o giù di lì, impedendole di adottare le misure necessarie contro la crisi che, lungi dall’essere alle nostre spalle, si fa e si farà sentire più di prima; e lei saltellerà per mesi su un campo minato di voti segreti e possibili imboscate non di chi contesta a viso aperto la sua idea di Costitu- zione, ma di chi non aspetta altro che il buio per regolare i conti con lei. Se sceglie l’opzione 2, cioè cerca il martirio per andare subito al voto, idem come sopra: salva la faccia, ma non il Paese, che di tutto ha bisogno fuorché di una campagna elet- torale arroventata, da cui potrebbe financo non uscire una maggioranza di governo: se fa incaz- zare tutti, alleati compresi, chi gliela vota al Senato una legge elettorale che superi il Consultellum, cioè il proporzionale puro che garantisce l’ingo- vernabilità? Se sceglie l’opzione 3, per qualche giorno si parlerà della sua prima sconfitta. Ma lei ha spalle e consensi ancora così larghi da poterla girare in positivo. Pensi che figurone farebbe di- cendo agli italiani: quando siglai il Patto del Na- zareno, i 5Stelle erano trincerati in un dorato iso- lamento, dunque mi rivolsi all’unico partner pos- sibile, cioè B., disposto a cedere su quasi tutto pur fare il padre costituente. Ora però M5S, Sel e i dissidenti di Pd e centrodestra dicono cose ragio- nevoli ed è con loro che voglio fare le riforme. Anche perché mi sono reso conto che gl’italiani mi han votato in massa per avere più, non meno partecipazione. E, dopo 8 anni di astinenza, vo- gliono scegliersi i parlamentari. Hanno diritto a una legge elettorale democratica (proporzionale con preferenza e premio di maggioranza, o Mat- tarellum misto, o maggioritario con doppio turno francese) e a un Senato con funzioni diverse ma elettivo, senza svilire il Parlamento, né mortifi- care gli organi di garanzia né cancellare referen- dum e leggi popolari che anzi vanno potenziati. Questo atto di resipiscenza operosa non le farebbe perdere un voto, anzi la riconcilierebbe non con i gufi e i rosiconi, che non esistono. Ma con un mondo che è anche il suo: quello del centrosini- stra tradizionale, dell’associazionismo, ma anche degl’imprenditori seri. Si legga, qui a fianco, le parole di Sabrina Ferilli (che sa ben interpretare il comune sentire della sinistra italiana) e Diego Della Valle (personaggio a lei non certo ostile). Scoprirà che le critiche servono a migliorare e a non sbagliare. Dal 1° agosto l’Unità non sarà più in edicola. I giornalisti accusano il Pd del segretario-premier: “Fuoco amico ”. E non è neppure la prima volta VIETNAM SENATO RENZI FA IL DURO MA LO SALVA IL CANGURO Per dimostrare di non essere razzista, Tavecchio ha chiesto a Pogba di pulirgli il parabrezza » www.forum.spinoza.it LA CATTIVERIA » DIEGO DELLA VALLE » Appello al Quirinale contro i “marpioni” ricostituenti “Riformatori da bar, lasciate in pace la Carta di Einaudi” 100 MORTI IN 24 ORE I bimbi di Gaza: “Mamma, perché ci sparano?” Raffineria addio, a Gela l’Eni tradisce il sogno di Mattei L’APPELLO DEL FATTO Ferilli: “Ci stanno gettando solo sabbia negli occhi” A fari spenti nella notte “LA SCIABOLA? IL RIFERIMENTO È PURAMENTE CASUALE” Renzi ieri nell’incontro con i vertici di Federscher- ma che gli hanno regalato una sciabola: il premier l’ha impugnata pensando al Senato Ansa Udi Gian Carlo Caselli CHI ASSOLVE TUTTI PERCHÉ NON LEGGE LE SENTENZE Udi Daniela Ranieri LE PAROLE PERDUTE: L’ONORE NON C’È PIÙ » pag. 22 » pag. 7 Caridi » pag. 16 con un intervento di Maurizio Viroli » pag. 6 “La Costituzione l’hanno scritta i grandi, è vergognoso farla cambiare dall’ultimo arrivato col gelato in mano. Siamo noi cittadini a dover decidere come e se cambiarla, e i parlamentari vogliamo sceglierli noi. Il presidente del Consiglio pensi ai problemi veri: lavoro, economia, giovani e cultura” Trocchia » pag. 5 CALCIO & BANANE Tavecchio: “Io, le donne e la tratta dei calciatori” D ottore Mattei, aiuta- teci a levare questa miseria”. Era il 27 ottobre 1962, a Gagliano Castel- ferrato, Enna. Fierro » pag. 11 - 14 Dopo lo scivolone razzista, quello sulle “spor tive h a n d i c a p p a te ”. La versione del candidato alla Federcalcio: “Devo imparare a parlare” Tecce » pag. 9 LaPresse De Carolis, d’Esposito, Marra e Roselli » pag. 2 - 3 - 4 Diego Della Valle LaPresse

Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

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Page 1: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

Mercoledì 30 luglio 2 01 4 – Anno 6 – n° 208 e 1,30 – Arretrati: e 2 ,0 0Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

M5S e Sel non mollano, bagarre in aula:urla, accuse e incubo vacanze annullate,si voterà fino a settembre. Ma la nuova “tagliola” di Grassocancella 1400 emendamenti. Il premier minaccia: “Hannopaura di perdere la poltrona”. A Palazzo Madama lo spettrodel patto del Nazareno. L’opposizione: “Mettiamolo agli atti”E Berlusconi chiama Matteo

y(7HC0D7*KSTKKQ( +[!z!/!%!"

di Marco Travaglio

Gentile Matteo Renzi, le scrivo perché la cono-sco come un politico diverso dai suoi prede-

cessori, che ama confrontarsi e anche litigare con chila critica anziché arroccarsi nella sua torre d’avorio echiedere i danni in tribunale. Lo testimoniano la suarisposta alle nostre inchieste sui suoi peccatucci fio-rentini (tipo la sua pensione “facile”, cui lei rinunciòdopo gli articoli di Lillo) e alle nostre critiche nelforum a Palazzo Chigi alla vigilia delle Europee.Checché lei ne dica, quello che sta accadendo in Se-nato non è una battaglia fra innovatori e conser-vatori: è una normale dialettica fra maggioranza eopposizione, a cui non eravamo più abituati permancanza della seconda. Lei ora ha di fronte a sé trestrade. La prima è tirare diritto sulla scombiccheratae pericolosa “riforma” del Senato, per tigna, perpuntiglio, per “non darla vinta ai gufi”, e verosimil-mente andare a sfracellarsi contro il muro degli 8mi-la emendamenti. La seconda è spingere sull’acce -leratore e viaggiare come un pazzo a fari spenti nellanotte per vedere se una campagna vittimistica con-tro chi non la “lascia lavorare” la farà trionfare alleelezioni anticipate di fine anno o inizio 2015. La ter-za è riconoscere di avere sbagliato, o almeno di averesottovalutato le opposizioni; ritirare la riforma delSenato e l’Italicum, dichiarando superato il Patto delNazareno (a proposito: che c’è scritto?) per le ra-gioni sotto gli occhi di tutti; e discutere subito unariforma del bicameralismo paritario e una leggeelettorale più rispettose della nostra storia costitu-zionale e della voglia di partecipazione che ancoraalberga nel Paese.Se sceglie l’opzione 1, cioè tira diritto, salva la fac-cia ma non il Paese: gli 8mila emendamenti, alritmo fissato (già con notevoli forzature) dalla ta-gliola di Grasso, paralizzeranno il Parlamento si-no a fine anno o giù di lì, impedendole di adottarele misure necessarie contro la crisi che, lungidall’essere alle nostre spalle, si fa e si farà sentirepiù di prima; e lei saltellerà per mesi su un campominato di voti segreti e possibili imboscate non dichi contesta a viso aperto la sua idea di Costitu-zione, ma di chi non aspetta altro che il buio perregolare i conti con lei. Se sceglie l’opzione 2, cioècerca il martirio per andare subito al voto, idemcome sopra: salva la faccia, ma non il Paese, che ditutto ha bisogno fuorché di una campagna elet-torale arroventata, da cui potrebbe financo nonuscire una maggioranza di governo: se fa incaz-zare tutti, alleati compresi, chi gliela vota al Senatouna legge elettorale che superi il Consultellum,cioè il proporzionale puro che garantisce l’ingo -vernabilità? Se sceglie l’opzione 3, per qualchegiorno si parlerà della sua prima sconfitta. Ma leiha spalle e consensi ancora così larghi da poterlagirare in positivo. Pensi che figurone farebbe di-cendo agli italiani: quando siglai il Patto del Na-zareno, i 5Stelle erano trincerati in un dorato iso-lamento, dunque mi rivolsi all’unico partner pos-sibile, cioè B., disposto a cedere su quasi tutto purfare il padre costituente. Ora però M5S, Sel e idissidenti di Pd e centrodestra dicono cose ragio-nevoli ed è con loro che voglio fare le riforme.Anche perché mi sono reso conto che gl’italianimi han votato in massa per avere più, non menopartecipazione. E, dopo 8 anni di astinenza, vo-gliono scegliersi i parlamentari. Hanno diritto auna legge elettorale democratica (proporzionalecon preferenza e premio di maggioranza, o Mat-tarellum misto, o maggioritario con doppio turnofrancese) e a un Senato con funzioni diverse maelettivo, senza svilire il Parlamento, né mortifi-care gli organi di garanzia né cancellare referen-dum e leggi popolari che anzi vanno potenziati.Questo atto di resipiscenza operosa non le farebbeperdere un voto, anzi la riconcilierebbe non con igufi e i rosiconi, che non esistono. Ma con unmondo che è anche il suo: quello del centrosini-stra tradizionale, dell’associazionismo, ma anchedegl’imprenditori seri. Si legga, qui a fianco, leparole di Sabrina Ferilli (che sa ben interpretare ilcomune sentire della sinistra italiana) e DiegoDella Valle (personaggio a lei non certo ostile).Scoprirà che le critiche servono a migliorare e anon sbagliare.

Dal 1° agosto l’Unità non sarà più in edicola. I giornalisti accusano il Pddel segretario-premier: “Fuoco amico”. E non è neppure la prima volta

VIETNAM SENATORENZI FA IL DUROMA LO SALVA IL CANGURO

Per dimostrare di non essererazzista, Tavecchioha chiesto a Pogbadi pulirgli il parabrezza

» w w w.fo r u m . s p i n oza . i t

LA CATTIVERIA

»DIEGO DELLA VALLE »Appello al Quirinale contro i “marpioni” r i co s t i t u e n t i

“Riformatori da bar, lasciatein pace la Carta di Einaudi”100 MORTI IN 24 ORE

I bimbi di Gaza:“Mamma, perchéci sparano?”

Raffiner iaaddio, a Gelal’Eni tradisceil sogno di Mattei

L’APPELLO DEL FATTO

Ferilli: “Ci stannogettando solosabbia negli occhi”

A fari spenti nella notte

“LA SCIABOLA?IL RIFERIMENTO

È PURAMENTECA S UA L E ”

Renzi ieri nell’incontrocon i vertici di Federscher-ma che gli hanno regalato

una sciabola: il premierl’ha impugnata pensando

al Senato Ansa

Udi Gian Carlo Caselli

CHI ASSOLVETUTTI PERCHÉNON LEGGELE SENTENZE

Udi Daniela Ranieri

LE PAROLEPERDUTE:L’ONOR ENON C’È PIÙ

» pag. 22 » pag. 7

Caridi » pag. 16

con un interventodi Maurizio Viroli » pag. 6

“La Costituzione l’hanno scritta i grandi, è vergognoso farlacambiare dall’ultimo arrivato col gelato in mano. Siamo noicittadini a dover decidere come e se cambiarla, e i parlamentarivogliamo sceglierli noi. Il presidente del Consiglio pensi ai problemiveri: lavoro, economia, giovani e cultura” Trocchia » pag. 5

CALCIO & BANANE

Tavecchio: “Io, le donnee la tratta dei calciatori”

Dottore Mattei, aiuta-teci a levare questa

miseria”. Era il 27 ottobre1962, a Gagliano Castel-ferrato, Enna.

Fierro » pag. 11 - 14

Dopo lo scivolone razzista,quello sulle “spor tiveh a n d i c a p p a te ”. La versionedel candidato alla Federcalcio:“Devo imparare a parlare”

Tecce » pag. 9

La Pre ss e

De Carolis, d’Esposito, Marra e Roselli » pag. 2 - 3 - 4

D i egoDella Valle

La Pre ss e

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2 MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014 il Fatto Quotidiano

Presidenza del Consiglio, “brac -cio armato” di Renzi. Anchequi, le immagini parlano chiaro:incontra Verdini, si ferma, lo sa-luta affettuosamente, gli dà qua-si il cinque. Si fa vedere alla bu-vette con Dario Stefàno, il can-didato naturale alle primariepugliesi con Michele Emiliano.

SI CERCA di continuare a de-comporre Sel, a dividerla, arompere il fronte di Vendola eFratoianni. Lotti dà l’ordine diuccidere: “La posizione di Selpreclude alleanze future”, dice.E poi, “non possono dire cheusiamo parole irricevibili e poi

governiamo insieme tutte le Re-gioni... Eh, no. Non abbiamomica l’anello al naso”. Le minac-ce non sono neanche tanto ve-late: l’idea è di spingere Sel fuoridalle Giunte locali, e alla pros-sima tornata di Regionali, inprimavera, lasciarli fuoridall’inizio. Intanto, in Aula, lamaggioranza tiene, sugli emen-damenti più insidiosi, quellisull’elettività. “Andiamo avantianche dopo l’8 agosto”, dice an-cora Lotti. Poi Renzi, su Face-book, mette in campo tutta lasua potenza: “Le sceneggiate di-mostrano che alcuni senatori

di Luca De Carolis

Questa maggioranza ha ilterrore del voto segreto

perché sa di non essere unamaggioranza. In aula hanno fat-to di tutto, compreso uno stral-cio che viola il regolamento. EGrasso non li ha fermati”. Bar-bara Lezzi, senatrice del Movi-mento Cinque Stelle, parla conla bolgia di palazzo Madama co-me sottofondo.Su Twitter lei ha scritto: “Renzi ha la maggioranzasolo ricattando i suoi parlamentari”.La parola d’ordine era imporre il voto palese, per-ché in tanti dentro il Pd e Forza Italia non sonoliberi di votare contro questa riforma. E così han-no spacchettato gli emendamenti per evitare il vo-to segreto. Non volevano che qualche senatore ri-scoprisse il gusto della libertà...Troppi rischi?Senza votazione palese non avrebbero i numeri.Crollerebbe tutto, governo compreso.

In aula avete urlato più volte“non si può”.Lo stralcio chiesto e ottenutodal Pd non rispetta le regole.Hanno stravolto un emen-damento, dividendolo inparti con frasi prive di “si -gnificato logico”, che inveceil Regolamento richiede.Grasso però ha avallato.Non è stato un presidenteimparziale.Ieri pomeriggio è fallita la

proposta di mediazione di Chiti (accorpamentodegli emendamenti in cambio di più tempo per ladiscussione). L’M5S aveva già detto di no: perché?L’abbiamo respinta perché si basava sul ritiro de-gli emendamenti. Ma noi ne abbiamo presentatisolo 200, tutti di sostanza, sul merito. Non ab-biamo mai fatto ostruzionismo. Di fatto la pro-posta di Chiti era più restrittiva rispetto all’iterattuale, perché prevedeva di tenere in piedi soloalcuni temi in pochi emendamenti, e di votare tut-to entro il 2 settembre, chiudendo però la discus-

sione entro l’8 agosto.Sel sembrava favorevole. Poi nella capigruppo del-le 15 è saltato tutto.Sel non ha ottenuto dialogo dal governo. Per ritiraregli emendamenti chiedeva i limiti entro cui discu-tere e modificare il testo: ma nessuno glieli ha dati. Epoi c’è altro. Credo che il partito di Vendola nonabbia avuto i segnali che sperava sull’abbassamentodella soglia di sbarramento nell’Italicum.La partita sulla legge elettorale sta pesando inqueste ore?Eccome. La verità è che Renzi non ha potuto apri-re a Sel perché il patto del Nazareno è intocca-bile.Contro “il colpo di Stato” avete lanciato “Parla -mento in piazza”, campagna che ieri ha avuto il vialibera dagli iscritti sul blog di Grillo. Come si svol-gerà, e quando?Saranno più giorni di manifestazioni e incontrinelle piazze. Tutti i deputati e senatori lascerannole Camere, per parlare con la gente. Speriamo ditenere la prima manifestazione entro l’8 agosto.Abbandonerete i lavori parlamentari.Li faremo fuori, nelle piazze. Porteremo alla luce

del sole tutto quello che accade qui dentro: i punti,le virgole, gli sguardi. Racconteremo agli italianiquello che questa riforma toglierà loro. Il governovuole renderli inermi, eliminare ogni controllo.Sperate di coinvolgere intellettuali e volti noti.Sì, anche se in tanti hanno paura di esporsi. Maquesta non è una battaglia di bandiera, è una bat-taglia civile.Siamo in piena estate. Non temete il flop delle ma-n i fe st a z i o n i ?Io sono ottimista, anche perché la gente ci chiededi tornare nelle piazze. In tanti negli ultimi tempihanno avuto l’impressione che i Cinque Stelle sioccupino soprattutto di strategie. Dobbiamo tor-nare alle origini, stando anche e soprattutto fuoridei palazzi.Contro la riforma è “guerriglia democratica”, maGrillo tiene aperto il tavolo sulla legge elettoralecol Pd. Non è una contraddizione?No. Abbiamo posto sei domande ai Democratici,e attendiamo risposte. Devono essere loro a dircidi no, dopo che ci hanno dipinto come quelli cherifiutano tutto.

Twitter @lucadecarolis

A lavoro finoa mezzanotte, oradelle “i m b o s c a te”

CHIUDERE entro l’8 agosto non saràsemplice, nonostante il canguro. Ilcontingentamento forzato dei tempi,che già ieri ha falcidiato 1400 emen-damenti, potrebbe non bastare aRenzi e alla sua maggioranza, vistol’ostruzionismo organizzato di 5 Stel-le, Sel e Gal. Si parte dai numeri: quelli

fissati nella conferenza dei capigrup-po del 24 luglio, che aveva compres-so il tempo complessivo dei lavori in120 ore, di cui 80 per le sole vota-zioni. Ripartite nelle varie sedute fiu-me (dalle 9 alle 24), avrebbero co-munque dovuto permettere il sì fi-nale al ddl entro l’8. Ma la capigruppo

non aveva calcolato gli interventi sul-la procedura, o meglio sull’ordine deilavori, con cui ieri le opposizioni han-no fatto trascorrere ore. Altro datoimportante: il canguro potrà elimina-re fino a 3000 emendamenti. Ma nerimarranno comunque 5000. Unaselva di controproposte che può co-

munque dilatare i tempi ben oltre ladata fissata dal governo. Le opposi-zioni sono già in clima da trincea. Ieri,durante la seduta notturna, i capi-gruppo hanno raccomandato via smsai senatori di non allontanarsi. Ser-vono ranghi completi, per frenare lacorsa della riforma.

di Wanda Marra

Anoi non interessauna settimana inpiù, ma la possibilitàdi un confronto nel

merito degli emendamenti pre-sentati. Al patto del Nazareno,convitato di pietra su cui biso-gnerebbe far chiarezza, va sosti-tuito un patto tra tutti i sena-tori”. Quando Loredana De Pe-tris, la donna 6000 emenda-menti, prende la parolanell’Aula di Palazzo Madamadiventa chiaro a tutti che la pro-posta di mediazione di cui si èfatto portatore Vannino Chiti,nella veste di portavoce delladissidenza (voto finale nellaprima settimana di settembre,subordinato al ritiro della mag-gior parte degli emendamenti econcentrazione della discussio-ne solo su alcuni punti centrali)è fallita.

LA PRIMA REAZIONE tra i se-natori, renziani e non, è scon-certo, perplessità, caos. Ma manmano che la giornata va avanti,il quadro si fa chiaro. “Oltre adalcune questioni relative alla ri-forma costituzionale (comel’abbassamento delle firme ri-chieste per il referendum con-fermativo e le modalità di ele-zione del presidente della Re-pubblica), noi volevamo l’ab -bassamento delle soglie dell’Ita -licum al 4%, sia per i partiti chesi presentano da soli, che in coa-lizione”, spiega Ciccio Ferrara,deputato di Sel. Ma quello chevoleva soprattutto Sel erano ga-ranzie, certezze. E una sorta diagibilità politica: volevano cheVendola fosse ricevuto da Ren-zi, che la trattativa fosse visibilee chiara. “Hanno chiesto esatta-mente quello che Renzi non po-

teva dare: pari dignità col Pattodel Nazareno”, spiega un sena-tore dem. Da questo punto di vi-sta, la trattativa non è mai ini-ziata. Tanto che a molti comin-cia a sembrare un bluff.Quella che il premier voleva, co-me diventa sempre più eviden-te, era una resa incondizionata,la rinuncia all’ostruzionismopiù o meno gratis, in cambio diqualche concessione marginale.Chiti lunedì era quasi riuscito aconvincere tutta la dissidenza,ma poi Sel, che è un partito di-viso, lacerato, già parzialmentescisso, è andato per conto suo.E allora, ecco che Palazzo Chigi

ha cominciato a sparare. Segna-li, simboli, espliciti e impliciti.Renzi riceve la squadra di scher-ma. Riceve in regalo una scia-bola. “Per le riforme potrebbeservirle”, dice il presidente dellaFerderscherma, Giorgio Scarsocon un assist al premier che ri-batte: “Ogni riferimento al Se-nato è puramente casuale...”. APalazzo Madama la seduta delpomeriggio inizia nel segnodell’ostruzionismo più feroce.Si scorporano gli emendamenti,si discute su ogni cavillo, si di-batte in nome del voto segreto. Ea un certo punto, si materializzaLuca Lotti, Sottosegretario alla

perdono tempo per paura diperdere la poltrona. La nostradeterminazione è più forte deiloro giochetti. Andiamo avantipronti a discutere con tutti manon ci faremo mai ricattare danessuno”. Posizione chiarissi-ma, anche se si naviga a vista.Fino a un certo punto, però. Piùpassano le ore, più in Senato lapercezione comune è che - ma-gari con qualche giorno in più -la riforma sarà portata a casa.Anche grazie al canguro. A sera,in effetti, tra voti e accorpamen-ti, risultano fatti fuori 1500emendamenti. Molti, senza

danno, di quelli più insidiosisull’elettività. Momenti di entu-siasmo. Filippo Sensi, il porta-voce del presidente del Consi-glio, twitta: “Yes, we canguro”.Renzi commenta: “Il ‘canguro’funziona, siamo ad un quartodegli emendamenti”. Soddisfat-ti i fedelissimi, che “vedono”un’Italia tutta dalla parte delpremier, contro l’ostruzioni -smo brutto e cattivo. Nello stes-so stile, continuano a evocare ilvoto, se qualcosa dovesse anda-re storto. E domani Renzi in di-rezione farà l’ennesimo ultima-tum al Pd.

TRAPPOLE

Battaglia di nervi

a Palazzo Madama

Giovedì il primo

ministro parlerà

alla direzione

dei Democratici

RENZI SALTA SUL CANGUROE VA ALLA GUERRA DEL SENATOIN PEZZI LA MEDIAZIONE DI CHITI. IL PD MINACCIA SEL: “FUORI DA TUTTE LE GIUNTE”

L‘i n te r v i s ta

BOTTE A PALAZZO

IL CANGURO ha dominato questa prima giornata piena divoti sulle riforme costituzionali del governo Renzi: saltando,peraltro, il simpatico cavillo regolamentare ha schiacciato,lasciandoli morti a terra, oltre 1.400 emendamenti, circa600 pagine di certosine proposte di modifica al ddl Boschi(“non era mai successo che un numero così elevato di emen-damenti venisse ca n g u ra to”, è sbottata Loredana De Petris diSel intestandosi il prezioso neologismo). Non solo: il canguroè anche diventato materia di sfottò. Il senatore M5S, AlbertoAirola, infatti, s’è lamentato con la presidenza perché “R u ss odel Pd ci sbeffeggia facendo il gesto del canguro”. Il punto è:ma cos’è questo canguro? Una possibilità introdotta in Se-nato nel luglio 1996 - presidente Nicola Mancino - inter-pretando in maniera fantasiosa l’articolo 102 (sul voto per“parti separate” degli emendamenti) del Regolamento dipalazzo Madama “in analogia con quanto stabilisce l’ar ticolo85 del Regolamento della Camera”. La procedura è la se-guente: se ci sono emendamenti che differiscono solo per“cifre o dati o espressioni altrimenti graduate”, il presidenteli pone in votazione a partire da quello più difforme rispettoal testo originario e “un determinato numero” fino al piùvicino “dichiarando assorbiti gli altri”. In sostanza, decidePiero Grasso, signore e padrone di palazzo Madama, nonchésupremo garante dell’autostrada costituzionale renziana.

E la regola tagliò1.400 emendamenti

Barbara Lezzi, senatrice di 5 Stelle Ansa

Barbara Lezzi (M5S)

“Hanno paura, con il voto segreto crollava tutto”

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3il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2 01 4

Crimi scatenato:“Adesso tiratefuori le palle”

SC AT E N ATO , in aula e fuori. Dopo settimane di(quasi) silenzio, ieri il senatore dell’M5S Vito Cri-mi si è fatto sentire. Durante la discussione delddl costituzionale, si è rivolto così ai colleghi: “IlSenato elettivo il punto fondamentale di questariforma, è il momento di tirar fuori le palle”. Gras-so l’ha subito ripreso: “Può usare dei sinonimi chenon necessariamente involgariscano il nostro di-

b a t t i to”. E lui: “Ogni tanto ci vuole”. Crimi ha poiinveito contro “le prove tecniche di dittatura” delgoverno. E il suo intervento è stato ripreso dalblog di Grillo. In serata, su Twitter, il senatore si èscagliato contro Grasso per la sua gestione deilavori: “Dicci cosa ti hanno promesso, la 2° paginadel patto del Nazareno reca forse il tuo nome?”.Cinguettio finale contro il “Renzi buffone”.

ministro, che è al telefono a far-si dare input dal presidente delConsiglio”. Stavolta, a Boschi,l’accusa di essere una mario-netta è direttamente in aula.Anche Giovanni Endrizzi delMovimento 5 Stelle va giù du-rissimo su Boschi e patto: “A b-biamo battuto il record dell’a l-tro giorno, ossia di tre emenda-menti in tre ore. A cosa dobbia-mo questo ulteriore abbassa-mento dei tempi? Alla cocciutaostinazione della catena di co-mando: Berlusconi, Renzi, Bo-schi, Zanda, e mi fermo qui perrispetto a lei, presidente”.

L’inciucio è sacroLo dice anche Brunetta

Il più noto Vito Crimi, sempredel Movimento 5 Stelle, tira in-vece nel patto anche il presi-dente del Senato e scrive suTwitter: “Grasso dicci cosa tihanno promesso? La secondapagina del patto del Nazarenoreca forse il tuo nome?”. Il ri-ferimento è alle presunte ambi-zioni di Grasso per il Quirinale.Ma il patto B i e r re , a quanto ri-

sulta, vorreb-be una donnae ieri a spassoper il Senato siè vista ancheuna sorriden-te Roberta Pi-notti, mini-stro della Di-fesa. In ognicaso, dopo ilcaos di questidi due giorni,il patto delNazareno èvivo e sempre

custodito nel segreto. Persino ilMattinale di Renato Brunetta,che renziano non è, ha ammo-nito: “Per Forza Italia, i pattisono sacri, gli accordi sonoscolpiti nella pietra e non nelghiaccio”. L’unico a non cre-derci è Gaetano Quagliariellodi Ncd. Per lui la lettera renzia-na che apre sull’Italicum smen-tisce “protocolli segreti” conBerlusconi e Verdini nei panni,entrambi, di Von Ribbentrop, eRenzi in quelli di Molotov. MaQuagliariello, forse, si è persoqualche passaggio.

ché i due questa settimana nonriusciranno a vedersi. Il presi-dente rimane ad Arcore perguarire dall’influenza”. Il nuo-vo vertice potrebbe dunque te-nersi nella settimana decisivache arriva a venerdì 8 agosto, inogni caso la prima fatica sca-denza della riforma Bo-schi-Verdini.

L’assalto Cinque Stelleal diktat di Berlusconi

Nel frattempo, in aula, l’a v v e r-timento di Bruno non colpiscesolo De Petris di Sel. Pure Gian

Marco Centinaio della Lega ar-riva invocare la “luce del sole”:“Mi ha fatto paura un passaggiodell’intervento del senatoreBruno quando ha ricordato alPartito democratico e al presi-dente del Consiglio che esiste ilpatto del Nazareno da cui nonci si può discostare. Mettiamosul tavolo tutto a questo punto efacciamolo alla luce del sole”.Centinaio parla, ma il ministroBoschi è al telefono e l’e s p o-nente leghista conclude così ilsuo intervento: “Attendiamodelle risposte concrete, signor

remmo ad avere maggiore chia-rezza”.

L’uomo di Palazzo Chigiarriva a controllare

Palazzo Madama, a differenzadelle settimane scorse, registraun boom di presenze. Nel Tran-satlantico del Senato si manife-sta anche Luca Lotti, che è sot-tosegretario dell’editoria a Pa-lazzo Chigi. Ma il suo ruolo pre-valente è un altro: Lotti è unodei cinque garanti del patto delNazareno (con B. e Renzi, ov-viamente, e poi Gianni Letta e

Denis Verdini) ed è l’ufficiale dicollegamento tra le due parti.All’evocazione in aula dell’a c-cordo segreto tra lo Spregiudi-cato e il Pregiudicato corri-sponde, poi, una fitta conversa-zione telefonica tra lo stessoRenzi e Verdini. Non solo. La li-nea dura di ieri si spiegherebbesoprattutto con un contatto di-retto tra Arcore e Palazzo Chigi.Il cerchio magico di B. escludeuna telefonata, a dire il vero, maaltri ambienti azzurri filoren-ziani sostengono l’opposto: “Latelefonata c’è stata, anche per-

di Fabrizio d’E s p o s i to

È tra le dieci e le un-dici del mattino cheLoredana De Petrisdi Sel, indomita

sfornatrice di emendamenti,invoca la “luce del sole” nell’au -la di Palazzo Madama. Chiedeun dibattito limpido, trasparen-te, pulito, cioè non sporcato dal-la segretezza di un patto diven-tato la pietra angolare della Ter-za Repubblica. Accusa De Pe-tris: “Qui abbiamo sempre unconvitato di pietra su cui è beneche una volta per tutte sia fattachiarezza. Quel convitato dipietra è il patto del Nazareno”.

È tutto inutilela scelta è fatta

A evocarlo, poco prima, è statoil previtiano azzurro DonatoBruno, peraltro candidato diForza Italia per la Corte Costi-tuzionale, che di fronte alla este-nuante mediazione mattuttinaavvisa tutti: “È inutile dirlo, esi-ste un accordo: il Nazareno an-cora rappresenta un punto di ri-ferimento che non possiamo enon dobbiamo assolutamentescalfire”. La battagliera De Pe-tris reagisce ipotizzando dueclamorose mosse: l’acquisizio -ne agli atti del testo segreto traBerlusconi e Renzi oppure l’au -dizione del Condannato nellacommissione Affari costituzio-nali. Dice la senatrice di Sel:“Perché c’è sempre il richiamo aquesto benedetto patto? Avevochiesto di acquisirlo nel corsodei lavori di commissione. Sefossimo ancora in commissionechiederei l’audizione di Berlu-sconi perché così forse riusci-

IL CONTROLLORE

Quando il dibattito

si infiamma

a Palazzo Madama

arriva anche il fido

Lotti, uno dei garanti

dell’a cco rd o

Nazareno nel mirino“Fate luce sul patto”IL FORZISTA BRUNO EVOCA DI PRIMA MATTINA L’E S I ST E N Z AD E L L’ACCORDO CON B. CHE CONDIZIONA IL DIBATTITO, LA DE PETRISCHIEDE DI ASCOLTARE SILVIO. CHE INTANTO TELEFONA AL PREMIER

BOTTE A PALAZZO

IL MINISTROIn aula fuoco di fila sulla Boschi“Ci risponda!” “Non faccia la statua!”

ATTENDIAMO delle risposte concrete, signor Ministro,che è al telefono a farsi dare input dal Presidente del Con-siglio (Centinaio, Lega)

CONDIVIDO l’esortazione che il Ministro dia un segno divita. Altrimenti facciamo la fine di Diogene che, com’è noto,abituato a non ottenere risposta, parlava con le statue(D’Anna, Gal)

IL PRESIDENTEGrasso e il regolamento scontentanosia maggioranza che opposizione

LEI SI STA COMPORTANDO da zerbino della maggioranza(Petrocelli, M5S)

GRASSO È lo schiavo di Renzi (Centinaio, Lega)

LEI REGOLAMENTA i lavori ma non è il padrone dei lavori(Nitto Palma, Fi)

PESSIMA CONDUZIONE dell’aula, non me l’aspettavo da chi hafatto il magistrato per una vita (Casson, Pd)

Donato Bruno e Paolo Romani La Pre ss e

I BERSAGLI DI GIORNATA

PROTAGONISTI M at t e oRenzi, Loredana De Petris, ba-

garre in Aula dei senatori delMovimento 5 Stelle e Luigi

Zanda. Sotto, Maria Elena Bo-schi e Pietro Grasso

Dlm / LaPresse / Ansa

Page 4: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

4 MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014 il Fatto Quotidiano

di Gianluca Roselli

Il canguro è diventato l’animale preferitodai senatori. Il quadrupede australiano perora è l’unica speranza di portare a casa leriforme entro l’8 agosto. Ma è anche l’ani -

male che può garantire a tutti le agognate ferieestive. Per questo ieri a Palazzo Madama di can-guri se ne sono visti saltellare diversi. La tecnicaconsiste nel votare contro un emendamento e, diconseguenza, decadono quelli uguali o simili. Ov-vero quelli che si porta nel marsupio. Ieri, peresempio, la bocciatura dell’Aula di un emenda-mento di Sel ne ha fatti decadere altri 1.400. Unaltro ne ha fatti saltare 53. “Non ne sono mai stati‘cangurati’ così tanti”, si è lamentata Loredana DePetris con il presidente Grasso.

LA CORSA contro il tempo è iniziata. L’8 agosto,infatti, scatta la tagliola imposta da Matteo Renzi.Ma, a fronte dei circa 8milaemendamenti e di un mancatoaccordo con le opposizioni (ieriè sfumato il “lodo Chiti”), ine-vitabilmente si sforerà. E si an-drà a oltranza. Per questo è ini-ziato il tifo per il canguro. Altri-menti, addio ferie. Si resta a vo-tare. Pure a Ferragosto. “Voglia -mo il Senato elettivo, altrimentiportiamo l’ombrellone qua e an-diamo avanti. Il problema non èsolo nostro, ma anche di Renziche dovrà lavorare in agosto”,dichiara in Aula VincenzoD’Anna, di Gal.Dunque, sotto a votare. Per leprossime due settimane la sedu-ta inizia alle 9 e mezzo e va avantifino a mezzanotte, compresi sa-bato e domenica. Concessa lapausa pranzo, dalle 13.30 alle 15,ma non la cena. Si mangerà not-tefacendo. Già ieri qualcuno siattrezzava con barrette al cioc-colato e dolcetti vari. Molto cor-

teggiata in queste ore è Paola Pelino, titolaredell’omonima fabbrica di confetti di Sulmona.“Io non prenoto più ferie dal 2002, quando mi sal-tarono per impegni qui a Palazzo Madama”, con-fida il forzista Lucio Malan. “Io andrò nella casa dimontagna, quindi non ho bisogno di prenotare”,sussurra Carlo Giovanardi. Alberta Casellati, almassimo, tornerà nella sua Padova. E nemmenoun bon vivant come Augusto Minzolini si è ar-rischiato a prenotare. “Anche se qualcuno lo hafatto, non lo dirà mai”, confida un addetto stampaben informato. “Io le ferie vorrei farle. Ce lo me-ritiamo!”, ammette Andrea Olivero, viceministrodelle Politiche Agricole. E alla fine un senatore,che vuole restare anonimo, sussurra: “Ebbene sì,ho preso un biglietto per gli Stati Uniti, più al-berghi vari, partenza 10 agosto, speriamo bene...”.Mentre un altro è stato costretto a “sprenotare” unviaggio in Indonesia. “Almeno così ci perdo solo lametà dei soldi...”, confida.

In Aula, intanto, è bagarre. La richiesta della se-natrice del Pd Rita Ghedini (nessuna parentela) divotare per parti separate l’emendamento sull’elet -tività del Senato e sulla parità di genere fa saltaresulla sedia le opposizioni. In questo modo, infatti,secondo il regolamento, si evita il voto segreto.“Ditelo chiaramente che volete obbligarci al votopalese!”, esplode il grillino Vito Crimi.

GRASSO, con qualche indecisione di troppo, cimette del suo. Il presidente vuole andare avanti,ma Cinque Stelle e Lega si scatenano: “Non si può,non si può!”, il coro. Qualcuno sbatte sul banco ilcorposo volume degli 8 mila e rotti emendamenti.Mentre il leghista Sergio Divina si scaglia contro ibanchi della presidenza sventolando il regola-mento, fermato dai commessi prima che riesca araggiungere Grasso. Seduta sospesa. Quando si ri-prende, interviene Luigi Zanda e l’Aula riesplode.“Se pensate di spaventarci vi sbagliate di grosso,invito il presidente a usare tutti i poteri a sua di-sposizione per far cessare questa gazzarra intol-lerabile”, sbraita col dito in aria il capogruppo Pd.“Non ci ridurrete al silenzio!”, urlano da Sel. “Allostadio almeno c’è un arbitro imparziale, qui invecec’è l’arbitro Moreno. Sono venti minuti che vogliointervenire. E quando Zanda alza il sopracciglioottiene subito la parola”, afferma il capogruppoleghista Gian Marco Centinaio.La bagarre va avanti per oltre un’ora. Impertur-babile nel suo completino blu elettrico (sarà lostesso del giuramento al Quirinale?), Maria ElenaBoschi osserva la scena costernata, mentre con-tinua a inviare sms. Luca Lotti, invece, sembra di-vertirsi. Tutti lo fermano e lui si ferma con tutti,compreso Denis Verdini, che saluta calorosamen-te davanti alla buvette. Del cerchio magico ren-ziano si vedono anche Graziano Delrio e il por-tavoce Filippo Sensi. “Renzi ascolta gli italiani enon 7 senatori di Sel”, è il duro commento di Lotti.Mentre Lorenzo Guerini fa balenare l’ipotesi dielezioni anticipate. “Un accordo alla fine si tro-verà”, sussurra una senatrice, “nessuno vuole an-dare alle urne in autunno. E nessuno vuole starequi in Aula pure a Ferragosto...”. E allora, forzacanguro.

M5s, i votantisul blog approvanoil mini-Aventino

IL MOVIMENTO 5 stelle scenderà instrada per protestare contro la rifor-ma costituzionale. L’iniziativa “Pa r -lamento in piazza” è stata approvatadalla maggioranza dei partecipanti alsondaggio sul blog di Beppe Grillo.Hanno partecipato alla consultazio-ne 21.569 tra gli aventi diritto. Si sono

espressi favorevolmente 17.770 di lo-ro, mentre contro la proposta si sonoespressi in 3.799. I risultati sono statiresi pubblici sullo stesso sito di Gril-lo. “Abbiamo utilizzato tutti gli stru-menti della democrazia – si leggenell’articolo firmato dal comico ge-novese, che annuncia una sorta di

Aventino – e siamo stati completa-mente ignorati. Che ci rimaniamo afare in Parlamento? A farci prendereper il culo, a sostenere un simulacrodi democrazia mentre questi fannoun colpo di Stato? Rimarremo ancorafinché sarà possibile cercare di im-pedire il colpo di Stato con l’elimina-

zione del Senato elettivo. Dopo ce neandremo. Meglio uscire e parlare coni cittadini nelle piazze di Roma ed’Italia, meglio fare agorà tutti i giornitra la gente che reggere il moccolo aitraditori della democrazia e della Pa-tria. Li lasceremo soli a rimestare leloro leggi e usciremo tra i cittadini”.

BOTTE A PALAZZO

Urla e sfottò:“Ci piantiamo quicon l’o m b re l l o n e ”INIZIATA LA CORSA A OSTACOLI TRA GLI 8MILA EMENDAMENTIE C’È ANCHE CHI HA DOVUTO “S P R E N OTA R E ” LE VACANZE

GRAN CAOS IN SENATO IN GITARobertoFormigoni eMaurizioGasparri.Al centroVi n c e n z oD’Anna diGal. In basso,il leghistaSergio Divinasi scagliacontrola presidenza -LaPresse / Ansa

Per quasi tutti era la mediazione di Chiti, perLuigi Di Maio è la “proposta trolley”. Su Twit-

ter deputato di 5 Stelle, nonché vicepresidente dellaCamera fulmina così l’idea del senatore del Pd:accorpare gli emendamenti in cambio del rinviodel voto a settembre, e vacanze salve per tutti glieletti a palazzo Madama. Di Maio ha intravisto ilvarco, e ieri pomeriggio, a proposta appena nau-fragata nella capigruppo, ha cinguettato: “Dopocapigruppo in Senato riprendono votazioni sullariforma costituzionale. Bocciata la proposta trol-ley. Vacanze in arrivo ma M5S resta qui”.

MEDIAZIONE BALNEARE

Di Maio: “B o c c i at ala proposta trolley”

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5il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2 01 4

di Nello Trocchia

Che un pezzodell’establishmentitaliano non fosseproprio contento di

questi primi mesi renziani losi poteva intuire dai giornaliche ne sono l’espressione:Scalfari che parla di “a u t o r i-tarismo” su Re p u b b l i ca , il Co r -riere della Sera che in prima pa-gina scolpisce “Crescono so-lo le promesse”. Ecco, a Die-go Della Vale - che di Rcs èsocio assai rilevante - l’a b-braccio mortale tra MatteoRenzi e Silvio Berlusconi nonva giù. Il patron di Tod’s nondigerisce questa fase del ren-zismo, parla di “aria fritta”, di“teatrini da vecchia politica”.Teme che la spinta rinnova-trice del primo ministro siesaurisca nel patto del Naza-reno, una liturgia simile aquella stantia della prima Re-pubblica.E allora giù la prima bordata:“La Costituzione appartienea noi e i cittadini devono de-cidere come e se cambiarla, lepersone da eleggere le voglia-mo scegliere noi”. E aggiun-ge, in versione rottamatore:“Noi dobbiamo parlare difatti veri, di come far ripar-tire il paese. Io mi auguro cheil vecchio mondo politico chetenta di sopravvivere vada acasa in tempi brevi e con edu-cazione, ma dobbiamo esserefermi se continua questo bal-letto quotidiano di favori so-pra e sotto i tavoli che a noiitaliani non porta nulla dibuono”.Della Valle, ai microfoni delFatto Quotidiano, arriva a lan-ciare un appello al Presidentedella Repubblica Giorgio Na-politano. La location scelta èquella del Colosseo mentreviene scoperta la prima aladell’Antifeatro Flavio restau-rato grazie alla sponsorizza-zione del gruppo Della Valle.L’imprenditore più volte ri-chiama il valore della Costi-tuzione durante la conferen-za stampa. Un messaggio fintroppo chiaro di critica all’a t-tuale fase politica, suggellatadal patto tra il primo mini-stro e il pregiudicato di Ar-core.Della Valle, lei ha parlato di“aria fritta”, di teatrino dellapolitica. Si riferisce al pattosancito tra Berlusconi e Renzisu Italicum e abolizione delS e n a to?Non c’è dubbio. Guardi chenon contano le simpatie e leamicizie personali, contanole valutazioni obiettive. Datroppi giorni sentiamo parla-re di cose che non spostano diuna virgola il futuro del Pae-se, di cose che non portanonessun beneficio sottol’aspetto delle strategie indu-striali, di cose che non por-tano nessun occupato in più,che non danno nessuna cer-tezza ai giovani per trovareun lavoro. Mi pare che siamoritornati al vecchio politiche-se dove si discute troppo

spesso nelle segrete stanze diargomenti che riguardano ilpaese.Si riferisce alle voci su pattis e g re t i ?Noi dovremmo sapere quello

che succede prima di chiun-que altro e non supporre, im-maginare accordi, accordini.Mi pare che questo non facciaonore a chi lo sta facendo.Intanto stanno riscrivendo laCo st i t u z i o n e?Se lei mi vuole chiedere se laCostituzione, scritta da Einau-di, la farei riscrivere da qual-che vecchio marpione dellapolitica, le dico solo che è unavergogna pensarlo.Ma allora anche lei pensa chesiamo a rischio deriva autori-taria, Renzi ha smarrito la suaspinta di rinnovamento?Bisogna rimettere la palla alcentro. Questo significa oc-cuparsi delle famiglie italianeche hanno più bisogno, signi-fica parlare di sicurezza, di la-voro, di giovani e di cultura.E il governo non lo sta facen-

d o?Mi auguro che lo faccia. Il go-verno c’è da qualche mese.Gli diamo il tempo che servee a settembre ci ripresentere-mo a chiedere nero su biancoquello che è stato fatto. Apri-re i giornali tutti i giorni eleggere intere pagine doveanche noi, che siamo più na-vigati, non capiamo nientemi sembra una roba assurda.Però voglio fare un appello alpresidente della Repubblica.Un appello?Presidente, la Costituzione èstata scritta da persone comeEinaudi, non la facciamocambiare dall’ultimo arriva-to che seduto in un bar conun gelato in mano decide co-sa fare. Su queste cose biso-gna stare molto attenti.

Twitter: @nellotro

Al governo piacedi notte: sul dl P.A.fiducia oggi alle 23

VECCHI AMICI

AL GOVERNO Renzi il Parlamentonon piace proprio. Ieri sera, infatti, altermine di una capigruppo ha an-nunciato la questione di fiducia (lasedicesima che chiede alle Camere)sul decreto sulla Pubblica ammini-strazione, approdato lunedì nell’Au -la di Montecitorio e in scadenza il 23

agosto (deve ancora passare nell’in-golfatissimo Senato del Vietnamcostituzionale). La fretta di chiudereil discorso, però, comporta che an-che la Camera oggi dovrà lavorare innotturna visto che da Regolamentoquando c’è la fiducia i lavori si fer-mano per 24 ore: in sostanza i de-

putati faranno i loro interventi a par-tire dalle 21 di stasera e comince-ranno a sfilare per il voto a partiredalle 23. Probabile però - su questonon c’è stato accordo in capigruppo- che le dichiarazioni dei gruppi suldecreto e il voto finale al provve-dimento slitti a giovedì mattina.

MR. TOD’S Diego Della Valledavanti al Colosseo: è il suo

gruppo lo sponsor del restauroAnsa

Diego Della Valle

Ripensamenti renziani

“La Carta di Einaudi non la puòcambiare il primo che passa”

NA Z A R E N O ?

UN ERRORE

Noi dovremmo sapere

quello che succede prima

di chiunque altro e non

supporre, immaginare

accordi, accordini. Mi

pare che questo non

faccia onore a chi lo fa

Pippo Civati, sul suo blog, commenta la rotturatotale in Parlamento tra Pd e Sel e prende

posizione, a fianco di Nichi Vendola. “Stasera (ieri,ndr) mi fa particolarmente piacere andare alla festadi Sel di Milano. So bene – scrive il deputato brian-zolo – che nel Partito democratico, da parecchiotempo, prima ancora che arrivasse il Veltro, c’è chipreferisce Alfano e addirittura Berlusconi a Ven-dola come alleato di governo e interlocutore sulleriforme, nonostante il nostro progetto fosse il cen-trosinistra e per questo siamo stati eletti con Ven-dola, non nelle liste con Verdini”. Poi la stoccata alsottosegretario renziano, Luca Lotti: “Mi fa pia-cere che qualcuno lo dica così apertamente, così cene facciamo una ragione. Nel mio caso, contra-ria”.

C I VAT I “Lotti preferisceVerdini a Vendola”

P O RT F O L I O

Cinque piccole stelledel centrodestra d’antan

COMEE RAVA M OUna volta icinque dellafoto erano nel-lo stesso parti-to, poi si sonodivisi (FI, Ncd,FdI) e adessoposano insie-me come cin-que stelle

A D U LT OE BIMBOOltre ad Ale-manno e Boc-chino, per Fra-telli d’Italiac’è il giganteGuido Croset-to, a fianco deldissidente az-zurro Fitto,noto per il visoda bambino

SEDIE VUOTE La vista di Daniele Capezzoneevoca Fortebraccio buonanima: di fronte ad Ale-manno ci sono due poltrone vuote, su una è sedutoCapezzone, ex radicale oggi forzista

ESPERTI DI SCISSIONE L’occasione permettere insieme due esperti di scissioni, Bocchino eDe Girolamo, è la presentazione a Roma di un librodi Capezzone, di cui non ricordiamo il titolo

foto di Umberto Pizzi

a cura di f’de

Page 6: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

6 MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014 il Fatto QuotidianoL’APPELLO

Ecco la riforma:l’attacco alla Cartain dieci punti

LA LISTA. 1) Camera: l’Italicum conferma le listebloccate del Porcellum, solo un po’ più corte 2) Se -nato: sarà formato da 100 senatori non eletti. Sin-daci e consiglieri scadranno con le rispettive giunte:Palazzo Madama ridotto ad albergo a ore 3) Op -posizione: i dissensi interni potranno essere spenticon il metodo Mineo: chi non garantisce il Sì in com-missione potrà essere espulso e sostituito. L’oppo -

sizione sarà decimata dalle soglie dell’Italicum. La“ghigliottina” è istituzionalizzata 4) Capo dello Sta-to: potrà sceglierselo il premier (anche se ha presosoltanto il 20% dei voti) dopo il terzo scrutinio,quando la maggioranza scende al 51%. 5) Corte Co-stituzionale: chi va al governo (anche col 20%) con-trolla 10 giudici costituzionali su 15. 6) Csm: la pen-sione dei magistrati dagli attuali 75 anni a 70 de-

capita gli uffici giudiziari 7) Pm: per normalizzare leprocure basta la lettera di Napolitano 8) Immunità:l’art. 68 sempre più strumento del governo per met-tere i propri uomini al riparo dalla giustizia 9) In -formazione: la Rai rimane dei partiti. Nessun inter-vento sul conflitto d’interessi 10) Cittadini: le firmeper referendum e leggi d’iniziativa popolare pas-sano da 500 a 800 mila e da 50 a 250 mila firme

Contro la svolta autoritaria bastanodiritto canonico e saggezza popolare

Il bicameralismo deriva da un principio del diritto ca-nonico: la doppia decisione conforme, 4 occhi vedonomeglio di 2. E da un sarcasmo diffuso: i Carabinieri gi-rano in coppia perché uno sa leggere, l’altro scrivere.

Valentino Ballabio

di Maurizio Viroli

A considerare con un po’ d’at -tenzione i contenuti della ri-

forma costituzionale (del metodoho discusso su queste colonne il 24luglio) salta agli occhi che l’argo -mento principale è che l’attuale si-stema bicamerale rende difficile ap-provare leggi. È una bugia bella ebuona. Il governo Letta, rimasto incarica dal 28 aprile 2013 fino al 22febbraio 2014 per un totale di 300giorni, ovvero 9 mesi e 25 giorni, haapprovato 35 leggi di cui 25 Decretilegge (Dl, ndr), quattro Disegni dilegge (Ddl, ndr), sei Disegni di leggedi ratifica. Il governo Monti, rima-sto in carica dal 16 novembre 2011al 28 aprile 2013, per un totale di529 giorni, ovvero un anno cinquemesi e 12 giorni, ha approvato 92leggi, di cui 37 Dl, 23Ddl, 32 Ddl diratifica. Il Governo Berlusconi IV,rimasto in carica dall’8 maggio2008 al 16 novembre 2011, per untotale di 1287 giorni, ovvero tre an-ni sei mesi e otto giorni, risultandoil secondo governo più longevo del-la Repubblica Italiana, ha approva-to 230 leggi, di cui: 77 Dl, 49 Ddl, 1Ddl costituzionale, 103 Ddl di ra-tifica. Grosso modo gli ultimi tregoverni sono stati in grado di ap-provare una legge ogni 10 giorni(considerando tutti i 365 giornidell’anno). E sarebbero poche?Non discuto qui della qualità delleleggi. Il mio argomento è, sempli-cemente, che anche con il sistemavigente i nostri legislatori possonolegiferare.

IL SECONDO argomento è che conuna sola camera legislativa si po-trebbe procedere a passo più spedi-to. Sciocchezza che non sta né in cie-lo né in terra. La democrazia esige

passo fermo ma lento. È l’autocrate,che dà vita a leggi con il semplice fiatdella sua volontà sovrana perchénon ha bisogno di consultare, ascol-tare, deliberare. La lentezza è il prez-zo della libertà. Di più: tranne che incircostanze eccezionali quandos’impongono procedure spedite,ma sempre definite dalla Costitu-zione, la democrazia vive di lunghe,approfondite e serie discussioni. Edavvero non riesco a intendere, sialecito un argomento ad personam

come un uomo di specchiata pro-bità e profonda dottrina comel’onorevole Franco Cassano, che neisuoi scritti sul Pensiero meridiano hasvolto un lucido elogio della lentez-za, non insorga contro un progettodi riforma che s’ispira a una infa-tuazione per la rapidità che sembratratto dai più folli deliri futuristi.Da queste considerazioni non di-scende affatto che non sia lecito onon sia utile rivedere funzioni e pre-rogative del Senato. Discende sol-tanto che la riforma proposta daRenzi e sostenuta da Berlusconi eNapolitano è dissennata. Riformasaggia sarebbe invece riportare il bi-cameralismo al suo principio origi-nario, e al suo ufficio proprio che èquello di limitare il più possibile lapossibilità di pessime leggi. Quattroocchi vedono meglio di due, recital’adagio; due Camere possono sba-gliare meno di una sola. Privarsi deldoppio esame delle leggi vuol direfidarsi troppo della saggezza e com-petenza dei legislatori.Nel pensiero politico repubblicanoil Senato o Camera alta rispondeall’esigenza sacrosanta di avereun’istituzione dove siedono i citta-dini più saggi, più esperti, più repu-tati. Nell’esperienza storica le came-re alte sono state spesso luoghi ri-servati ai nobili, ai ricchi ai privile-giati. Ma in una repubblica demo-cratica, come la nostra, il Senato de-ve essere esclusivamente secondacamera riservata a cittadini che sidistinguono per saggezza e probità eoffra una seconda o prima meditatavalutazione delle proposte di legge.E allora stabilite che possano diven-tare senatori soltanto cittadini cheabbiano compiuto il 50imo annod’età e che può votare per il senatosolo chi ha compiuto 40 anni. E sta-bilite pure che si vota per il Senato in

tempi diversi rispetto alle elezioniper la Camera. Riformare, ricordo,vuol dire ritornare alla forma pro-pria, non devastare.

QUANTO AL PROPOSITO di asse-gnare un bel premio che assicuri alpresidente del Consiglio un’ampiamaggioranza parlamentare che glipermetta di continuare con mag-giore determinazione la pratica diinfischiarsene delle minoranze,ognun vede che questa bella idea vacontro un ovvio principio di saggez-za politica. Vale a dire è che i par-lamenti sono luogo del compro-messo. Un presidente del Consiglioche non ha bisogno di cercare com-promessi, è stimolato a fare da solo.Ma chi fa da solo, in politica, è piùprobabile che faccia male, piuttostoche bene. Gli sbarramenti elettoraliservono allo scopo di precluderel’accesso a formazioni estreme, chedi solito non raggiungono molticonsensi. Ma se sono troppo alticreano un parlamento che non rap-presenta adeguatamente le diversecomponenti della società. Cittadiniche non si sentono rappresentati di-ventano o apatici o cercano di faresentire la loro voce per vie extrapar-lamentari, due mali seri per la sta-bilità della Repubblica. Su un puntoi riformatori hanno ragione: noi cri-tici siamo gufi. Temo tuttavia cheignorino che noi gufi vediamo an-che di notte quando gli altri sonociechi, e le nostre sorelline civettesono sempre state simbolo dellasaggezza. Complimento più enco-miastico non potevano rivolgerce-lo. Ringrazio anche a nome degli al-tri gufi, e cercheremo di essere all’al -tezza. Faremo il possibile per aiuta-re anche molti nostri concittadini avedere in questa ormai troppo lun-ga notte della Repubblica.

LA PETIZIONE SUL FATTOQUOTIDIANO.IT

Docente a Princeton

La balladella lentezza: una legge ogni 10 giorniI MOTIVI che non mi convincono della neces-sità di cambiare la Costituzione sono essen-zialmente tre. Il primo, la velocizzazionedell’iter di approvazione delle leggi, considera-to che attualmente i tempi impiegati dal Sena-to sono di pochi mesi, contro i lunghissimitempi – a volte anni – che prendono i governiper rendere esecutive le norme: basti pensareche ad oggi sono giacenti circa 800 leggi giàapprovate dalle Camere e non ancora rese ese-cutive. Il secondo, una struttura istituzionalepiù snella che svilirebbe il Senato a funzioni‘decorative’ e funzionerebbe sostanzialmentecon una sola Camera, per di più eletta senzapreferenze. È evidente che una sola Cameracon pochi partiti e 630 deputati nominati dai

loro segretari è un model-lo senza contrappesi, piùvicino ai sistemi autoritariche a una nuova Repub-blica italiana. Il terzo, il ri-sparmio dei costi. Lo Statospende ogni anno 850 mi-liardi di euro per tutte leproprie spese: una cifrache negli anni è aumenta-ta più dell’inflazione e del-le retribuzioni. Molte diqueste spese sono legate anuovi organismi via via

accresciuti dai vari governi per dare rispostedemagogiche all’incapacità di risolvere i pro-blemi. Dire invece che è il Senato la fonte dellespese inutili, dopo anni di funzionamento euna storia universalmente riconosciuta, è get-tare sabbia negli occhi degli italiani per na-scondere l’incapacità di ridurre in maniera in-cisiva gli sprechi, togliendo quello che nonserve e non quello che funziona.Infine, lasciatemi dire, è alquanto strano cheun Parlamento eletto con una legge dichiarataanticostituzionale si dia il compito di modi-ficare la Carta.Ricordiamoci che la nostra Costituzione è sta-ta fatta da istituzioni all’uopo elette e da co-stituzionalisti di fama mondiale. Per questomotivo la Costituzione italiana è stata definitatra le migliori al mondo e non va modificata,tanto più se – come purtroppo sta accadendo –non se ne vede proprio la ragione.

Attrice

Ecco il testo dell’appellodel Fatto Quotidiano:

“Le controriforme dell’Italicum e del Senato,concordate dal governo con il pregiudicatoBerlusconi e il plurimputato Verdini, consentono aun pugno di capi-partito di continuare a nominarsii deputati, aboliscono l'elezione dei senatori edespropriano i cittadini della democrazia diretta: ireferendum (non più 500mila, ma 800mila firme)e le leggi di iniziativa popolare (non più 50mila,ma 250mila firme). Chiediamo ai presidentiNapolitano, Grasso, Boldrini e Renzi di sosteneresolo riforme che rispettino lo spirito deiCostituenti, per una vera democrazia partecipata”.

Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez,la redazione del Fatto Quotidiano, Franco Battiato,

Sandra Bonsanti, Stefano Bonaga, Lorenza Carlassare,Gian Carlo Caselli, Maurizio Crozza, Roberta De

Monticelli, Gianni Ferrara, J-Ax (Alessandro Aleotti),Sabina Guzzanti, Gian Andrea Piccioli, Stefano Rodotà,

Salvatore Settis, Barbara Spinelli,Gianni Vattimo, Massimo Villone,

Maurizio Viroli e Marco Vitale

Costituzione, firmanoanche Sylos LabiniFerilli e MaggianiCRESCONO LE ADESIONI DELLA SOCIETÀ CIVILE ALL’A P P E L LOCONTRO LA DERIVA AUTORITARIA PROMOSSA DAL GOVERNO

SABRINA FERILLI

Il taglio alle spese è solouno specchio per allodole

A D E R I SCO convintamen -te all’appello del Fa t to per -ché non è più questione ditemere per la democrazia,ma di farsela letteralmen-te sotto alla sola idea diquello che avranno l’inde -cenza di chiamare conquel nome.

Scrittore

MAURIZIO MAGGIANI

Questo progetto per meè veramente un incubo

S. Ferilli La Pre ss e

M . M aggi an i AnsaIl filosofo

Palazzo Madama Ansa

IL GIUSTO

RITMO

La democrazia esige passo

fermo ma calmo

All’autocrate invece basta

la volontà sovrana perché

non ha bisogno di ascoltare

e consultare. La flemma

è il prezzo della libertà

SONO molto allarmato per l’accelerazione delladegenerazione della democrazia data dal gover-no Renzi. Mentre Berlusconi ha trovato un mi-nimo di opposizione sia parlamentare che nel

Paese, l’accordo tra Renzi e B.pare che viaggi senza incontra-re alcuna resistenza. È impor-tante darsi da fare per bloccarequesto pericoloso tentativo dialterare la Costituzione e perquesto aderisco all’appello.

Astrofisico

FRANCESCO SYLOS LABINI

Grazie a Renzi non c’èopposizione al patto con B.

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7il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2 01 4

Maxi contrattoall’agenzia di Marrasenza gara d’a p p a l to

UN ASSEGNO da 300mila euro dal Ministero delTesoro a Pippo Marra, senza gara di appalto. Se-condo quanto riporta il quotidiano La Notizia, ildicastero guidato da Pier Carlo Padoan, tramiteConsip – la società che cura gli approvvigiona-menti di beni e servizi per la Pubblica ammi-nistrazione – ha stipulato con Ad n k ro n o s , l’a ge n -zia di Marra, un contratto di 36 mesi per com-

plessivi 301.035 euro per l’acquisizione del no-tiziario generale a beneficio della Sogei, una so-cietà di via XX Settembre che si occupa di in-formatica e gestisce l’anagrafe tributaria. Il tutto,e qui sta il problema, senza bando pubblico. LaSogei utilizza da tempo il notiziario Ad n k ro n o s ,cioè la raccolta di lanci d’agenzia, al pari di quantofanno agenzie fiscali e Mef, pagando altri con-

t ra t t i .Ad n k ro n o s è fornitrice di servizi di agenzia stampaper vari enti dell’amministrazione centrale: se-condo quanto riporta ancora La Notizia, il con-tratto con la presidenza del Consiglio vale 9 mi-lioni di euro, quello con il ministero degli Esteri 1,6milioni, mentre quello con Montecitorio portanelle casse di Marra 222mila euro.

di Salvatore Cannavò

L’Unità oggi usciràcon sole tre paginescritte mentre tuttele altre saranno

bianche. È questa la rispostache il giornale darà alla decisio-ne, presa ieri dai liquidatori, disospendere le pubblicazioni apartire dal 1° agosto. “Voglia -mo far vedere concretamentecome sarebbe l’informazionesenza un giornale come l’Unità”dice il direttore Luca Landòmentre prepara la prima paginadel quotidiano dal titolo ine-quivoco: “Hanno ucciso l’Uni -tà”. L’accusa è, di fatto, rivolta alPd che, nella gestione renziananon ha amato il giornale, che haosteggiato il suo attuale aziona-riato e che non si tira indietrodalla polemica con un tweet se-rale dello stesso Renzi: “L’Unitàpurtroppo non è del Pd. Se lofosse non chiuderebbe”. Unadichiarazione che è un atto diaccusa alla gestione passata euna presa di distanza dall’attua -le fallimento senza prefigurareun impegno. Anche se in serata,via twitter, l’amministratoreFrancesco Bonifazi garantisceche “riapriremo l’Unità”.

LA DECISIONE dei liquidatori,Emanuele D’Innella e FrancoCarlo Papa, infatti, è stata presaal termine di una riunione ani-mata e drammatica con gli azio-nisti di Nuova Iniziativa edito-riale, la società editrice del quo-tidiano. Riunione in cui sonovolati insulti e parole grosse eche, forte dello Statuto che ri-chiede il 91% per le scelte de-cisive, ha bocciato la propostaavanzata per risolvere la crisi.Sul tavolo dei liquidatori, infat-ti, nei giorni scorsi sono statedepositate tre offerte giudicatecredibili: quella dell’attualeazionista di maggioranza, Mat-teo Fago, quella del costruttoremilanese Pessina e quella di Da-niela Santanché che all’iniziosembrava una provocazione eche invece venerdì sera è stataperfezionata. Altre due offertesono state giudicate “folkloristi -che”. La proposta di Matteo Fa-go ha avuto il via libera dai la-voratori perché, trattandosi di

affitto del ramo d’azienda a unanuova società, Editoriale 90,prevede garanzie per la redazio-ne non assicurate dall’offerta diPessina o da quella di DanielaSantanché. In ogni caso, l’as -semblea dei soci non ha rag-giunto il 91% necessario grazieall’opposizione, dice chi vi haassistito, di tre soci: la Fonda-zione Gunther amministrata daMaurizio Mian, la Partecipazio-ni integrate di Maria ClaudiaIoannucci, la ex senatrice diForza Italia il cui ingressonell’azionariato de l’Unità aveva

fatto infuriare i redattori. Maanche la Eventi Italia Srl, la so-cietà che organizza le festedell’Unità e che detiene unaquota piccolissima della Nie.Un no, quest’ultimo, che chia-ma in causa lo stesso Pd, for-malmente estraneo alla compa-gine azionaria del giornale.Prima di Renzi, il Pd era inter-venuto con il vicesegretarioGuerini e il tesoriere FrancescoBonifazi che, oltre ad assicurareun impegno “al 100%” per risol-vere la vicenda, criticava indi-rettamente la proposta di Fago.

“Di fronte a proposte che nongarantivano una prospettivacerta per il futuro editoriale eoccupazionale dell’Unità – scri -ve Bonifazi – è arrivato il mo-mento della chiarezza”. Loscontro sull’azionariato possi-bile, dunque, è evidente.

MOLTO DURA, quindi, la presadi posizione del Comitato di re-dazione che parla di “fuocoamico”. “Dopo tre mesi di lotta,ci sono riusciti: hanno uccisol’Unità”. I lavoratori del quoti-diano sostengono di “essere ri-masti soli” a difendere la testata

e definiscono di “gravità inau-dita” il fatto che gli azionisti nonabbiano “trovato l’intesa su di-verse ipotesi che avrebbero co-munque salvato il giornale”.L’assemblea dei soci, infatti, haanche respinto la proposta deiliquidatori di prendere altri duemesi di tempo per valutare me-glio le offerte sul tavolo.Per i lavoratori si profila, quin-di, la cassa integrazione. Si trattadi circa 80 persone che nonprendono lo stipendio da tremesi e che fanno sapere di nonavere voglia di arrendersi.

“Questa storia non finisce qui”scrive infatti il Cdr che chiamain causa il partito di riferimen-to: “Avevamo chiesto senso diresponsabilità e trasparenza atutti i soggetti, imprenditoriali epolitici. Abbiamo ricevuto irre-sponsabilità e opacità. Noi con-tinueremo a combattere”. E dilotta parla anche il direttore,Landò, che definisce la primapagina di oggi, quella con le pa-gine bianche, dedicata “al gior-no del lutto” mentre domanicon l’ultima edizione, ci sarà ungiornale “di lotta”.Al di là delle posizioni della se-

greteria – con cui Renzi si è te-nuto in contatto – dal Pd nonsono mancati i messaggi di so-lidarietà e sostegno da parte del-la minoranza con i comunicatidi Pier Luigi Bersani e GianniCuperlo. Molto eclatante la pre-sa di posizione della Cgil che hafatto parlare tutti i suoi ultimiquattro segretari, Camusso,Epifani, Cofferati e Pizzinato.Tutti gli occhi, però, sono pun-tati su Matteo Renzi, su “mister41%” che, come dicono al gior-nale, in sette mesi di crisi non hasaputo trovare, finora, una so-luzione valida.

90 ANNI DI STORIA La prima pagina un 1° maggio La Pre ss e

“HANNO UCCISO L’UNITÀÈ STATO IL FUOCO AMICO”IL 1° AGOSTO STOP ALLE PUBBLICAZIONI E CASSA INTEGRAZIONE PER I LAVORATORIRENZI SI SCARICA LA COSCIENZA: “NON È NOSTRA, SE LO FOSSE NON CHIUDEREBBE”

di Franco Arminio

QUALCHE GIORNO fa, al mio paese aun certo punto ho sentito che stava acca-dendo qualcosa di importante. Mi è sembrato di assiste-re allo scontro tra la morte e la pasta asciutta. Il morto èuscito dalla chiesa all’una e mezza. Non siamo rimasti intanti a seguirlo al cimitero. Era un artista popolare, uno chesarebbe dovuto essere in sintonia con la popolazione, emagari lo era pure, ma non tanto quanto la forsennata pas-sione del mangiare. È una passione sempre più dominante.Provate a immaginare una festa di paese senza cibo. Ormaianche la giornata dedicata al santo patrono è diventata ilpretesto per allestire un vero e proprio ristorante all’aper to.Forse è il caso di rendersi conto che la crisi di civiltà in cuisiamo caduti non si risolve a tavola. E forse il culto deimorti può essere più utile di quello per la porchetta. Qual-che giorno fa al mio paese ho visto che sta morendo anchela morte. Altrove è già accaduto e sembra che nessuno cifaccia caso, come se la morte fosse un semplice argomen-to della vita, e non il mistero intorno a cui tutto gira.

LAC A RTO L I N ALa morte uccisa da coltelloe forchetta

CARTA STRACCIATA

di Gian Carlo Caselli

Un ispirato articolo di Pierluigi Battistasul Corriere della Sera del 28 luglio pro-

fetizza che la “macchina della nebbia infor-mativa” sarà tosto azionata per dimostrareche “Berlusconi non è stato davvero assolto”.“Professionisti della frittata rovesciata” f r u-gheranno le motivazioni della sentenza pertrovarvi un qualche “appiglio” che cancelli“l’indigesta parola assoluzione”, imponendo“la loro verità colpevolista e forcaiola”. Cosasarà scritto nelle motivazioni dell’appello cheha ribaltato la condanna di primo grado losanno solo i giudici che le stanno scrivendo.Certo è che di “nebbia informativa” ne è giàstata prodotta in abbondanza: non nella di-rezione ipotizzata da Battista, ma conl’obiettivo tutt’affatto diverso di minimiz-zare, fino a cancellarli, i fatti – pur gravi –che sembrano obiettivamente accertati, aprescindere dal profilo strettamente tecni-co-giuridico che potranno offrire le moti-vazioni dell’assoluzione.A sostegno del suo assunto circa quel chesuccederà per Berlusconi, Battista – con le

parole “è già successo con Giulio Andreotti”– mette in campo un precedente per lui de-cisivo. Egli ricorda che a Palermo Andreottiè stato assolto dall’accusa di associazionemafiosa fino al 1980, ma questa assoluzione(per il “cuore delle accuse”) sarebbe stata“cancellata” sovrapponendovi la prescrizio-ne che la sentenza applica ai reati commessiprima del 1980: e ciò grazie agli appassionatisforzi del “Ministero della Verità dei giu-stizialisti”.

IN VERITÀ è successo esattamente l’opposto:vale a dire che moltissima politica e moltainformazione, autorevoli leader, illustri opi -nion maker e potenti vertici istituzionali hannofatto a gara nel truccare le carte per presentarela prescrizione come assoluzione: truffando ilpopolo italiano in nome del quale le sentenzesono pronunziate; riuscendo a far dimenti-care e cancellare i gravissimi fatti evidenziatidal processo fino al 1980 (altro “cuore delleaccuse”); così da santificare l’imputato. Delquale invece la sentenza d’appello (confer-

mata in Cassazione) dice chefino al 1980 “ha coltivato ami-chevoli relazioni con alcuniboss mafiosi” (tra cui capima-fia del calibro di Stefano Bon-tade); “ha loro chiesto favori,li ha incontrati e ha interagitocon essi”, inducendoli “a par-largli anche di fatti gravissimi(come l’assassinio del presi-dente Mattarella)”, senza mai“denunziare le loro responsa-bilità malgrado potesse al ri-guardo offrire utilissimi ele-menti di conoscenza”. Realtà sconvolgenti,consacrate da prove inoppugnabili come leveridiche dichiarazioni di Francesco MarinoMannoia, testimone oculare di uno degli in-contri con Bontade. Al punto che quando ilpresidente dell’Antimafia, senatore RobertoCentaro, se ne uscì – bello bello – con la tesiche “le sentenze dei processi palermitani aGiulio Andreotti hanno malamente sbugiar-dato le accuse di mafiosità”, il presidente della

corte d’Appello Scaduti (ci-tato anche da Battista nel suoarticolo) fu costretto a repli-care - con una dichiarazioneall’Ansa! – che una tesi siffattaera sostenibile solo da chinon avesse “ letto le motiva-zioni della sentenza, altri-

menti si sarebbe accorto che essa si è datacarico di dimostrare puntualmente (…) le ac-cuse di mafiosità e le connivenze mafiose traCosa nostra, fino alla primavera del 1980, el’imputato”. Parole di semplice esposizionedella verità vera, che non collimano con la tesidi Battista secondo cui “il mantra Andreottinon è stato assolto” è stato l’effetto di “unamacchina orwelliana di riscrittura della sto-ria”: pronta ora a ripetersi per Berlusconi.

Il giudice Derive orwelliane

Battista assolve tutti perché non legge le sentenz e

LE RESPONSABILITÀ

Anche la società

che organizza

le feste del Pd

avrebbe detto “n o”

alle proposte

per salvare la testata

L’ex procuratore generaledi Torino, Gian Carlo CaselliLa Pre ss e

Page 8: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

8 MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014 il Fatto Quotidiano

campagne elettorali che neltempo portano quel primo cit-tadino a diventare premier?La vicenda è nota. Carrai, poinominato presidente di FirenzeParcheggi (partecipata dal Co-mune), paga a Renzi l’affitto diun attico in via degli Alfani 8,pieno centro. “Per amicizia”, sigiustificherà.A far emergere la vicenda è statoAlessandro Maiorano, dipen-dente comunale che da anniporta avanti un’azione di de-nuncia contro Renzi. Quando ilpremier era presidente dellaProvincia, Maiorano cominciaa diffondere materiale sulle spe-se sostenute da Palazzo MediciRiccardi. Spese per 20 milioni dieuro sulle quali poi apriràun’indagine il Mef e la Corte deiConti. Poi su Florence Multi-media (altra inchiesta dellaCorte dei Conti), infine sulla ge-stione delle nomine a PalazzoVecchio. Così nella primaveradi un anno fa Renzi, impegnatoper la seconda volta nelle pri-marie per la guida del Pd, decide

Caso Matacena:giudizio immediatoper Scajola

LA PROCURA DI REGGIO hachiersto il giudizio immediato perClaudio Scajola. L’ex ministro èaccusato di aver aiutato l’ex de-putato del Pdl Amadeo Matacenaa rifugiarsi in Libano dopo unacondanna a suo carico. Indagatiinsieme a Scajola, anche Chiara

Rizzo, moglie di Matacena, e Mar-tino Politi, factotum dell’ex poli-tico, i quali avrebbero anche ten-tanto di mascherare il capitale diMatacena per sottrarlo a eventua-li sequestri.Dallo scorso 8 maggio, giornodell’arresto, l’ex ministro di Ber-

lusconi si trova agli arresti domi-ciliari, come anche Rizzo e Politi. Ipm non hanno contestato l’a g g ra-vante prevista dall’art. 7 di avereagevolato la ‘ndrangheta. L’a g g ra-vante era stata esclusa dal gip del-la Procura di Reggio Calabria OlgaTarzia che aveva emesso l’o rd i-

nanza di custodia cautelare neiconfronti di Scajola e di altre settepersone. Sul punto c’è stato poi ilricorso, in sede di appello, dellaDda al Tribunale del riesame diReggio Calabria. Dopo due rinviiper motivi tecnici, l’udienza è sta-ta aggiornata al primo ottobre.

di Antonio Massarie Davide Vecchi

Non conosco la si-gnora Minutillo,non l’ho mai incon-trata e non le ho

mai dato nulla”. GianpietroZannoni smentisce al Fatto Quo-tidiano la versione di GiancarloGalan che, con una memoria di30 pagine dal carcere, replica al-le accuse mosse dalla procura diVenezia. Zannoni non è l’unico.I passaggi più incisivi, nella me-moria depositata da Galan, ri-guardano infatti la sua ex segre-taria Claudia Minutillo ed è evi-dente che – nella sua strategiadifensiva - il parlamentare pro-vi a indebolire la credibilità del-la teste dell’accusa.

È LA MINUTILLO, infatti, cheraccontando ai pm un episodiodel 2005, avvenuto all’hotel San-ta Chiara di Venezia, spiega:“Ricevetti da Baita una bustacontenente del denaro, da con-segnare a Galan, cosa che feciimmediatamente dopo”. Episo-dio confermato dallo stesso im-prenditore Piergiorgio Baita:“Ho pagato… la campagna elet-torale delle regionali del 2005,consegnando 200mila euro allasignora Minutillo, che allora la-vorava col Presidente...”. Nellasua memoria Galan scrive:“Non ho mai ricevuto denaridall’ingegner Baita – tantomenone ho chiesti - nel corso dei 15anni di Presidenza della Regio-

ne Veneto e ciò vale anche peril periodo successivo”. E poi ag-giunge: “Non escludo che laMinutillo si possa essere trat-tenuta tale somma, d’altrondel’aveva già fatto con le sommecorrisposte dagli imprenditoriAndrea Mevorach e Gianpie-tro Zannoni”. Ancora: “Avevotimore che la Minutillo raccon-tasse tutto... per questo non lecontestai l’indebita appropria-zione dei denari”.

Il punto è che Galan, dopo averammesso di aver ricevuto nel2005 dei finanziamenti elettora-li in nero, accusa la Minutillo diaver incassato 500mila euro, dadue imprenditori, e di non aver-glieli poi mai consegnati: “Ri -cordo bene che in quei mesi dicampagna elettorale la signoraMinutillo si appropriò indebita-mente di alcune somme, desti-nate a finanziare la mia campa-gna; venni a conoscenza, addi-

rittura, che chi avesse volutoparlare con il sottoscritto dove-va necessariamente pagare un‘ticket’ alla Minutillo”. Poi Ga-lan entra nello specifico: “Dopole elezioni rappresentai a PieroZannoni e Andrea Mevorach ilmio dispiacere per non aver ri-cevuto alcun contributo... il pri-mo mi disse di aver consegnatoalla Minutillo ben 200mila euroe il secondo, addirittura, 300mi-la. Rimasi a dir poco esterrefat-

to. Ricordo che incontrai Mevo-rach a Rovigno, in Croazia, e inquell’occasione mi mostrò i nu-meri di serie dei denari conse-gnati alla Minutillo...”. Ma comeZannoni, anche Mevorach – cheieri è stato sentito dalla procuradi Venezia - nega l’episodio alFa t to : “Non so neanche di cosastiamo parlando”.E in questa giornata di smentite,che si susseguono di ora in oracome un effetto domino, arrivaanche quella di Mario Moretti

Polegato, patron della Geox, chea detta di Galan gli avrebbe ver-sato, in contanti nel 2005, altri20mila euro per finanziare la suacampagna elettorale: “Riguardoquesto mio asserito finanzia-mento illecito nel 2005, a favoredi Giancarlo Galan, contestofermamente ogni addebito, de-stituito di ogni fondamento, emi riservo di dare corso a ogniiniziativa del caso per la tuteladella mia onorabilità”. AnchePolegato, come altri imprendi-tori, sarà sentito dalla Guardiadi Finanza e dai tre magistrati –Stefano Ancilotto, Stefano Buc-cini e Paola Tonini - titolaridell’inchiesta. Galan s’è auto ac-cusato, infatti, d’un reato ormaiprescritto, spiegando di aver in-cassato, nel 2005, finanziamentiilleciti da ben 8 imprenditori:“Rinaldo Mezzalira, mi pareversò tra i 50mila e i 100mila eu-ro; Giacomo Archiutti –che riu-niva i contributi di vari amici –versò 200mila euro”. Poi ag-

giunge: “Direttamente a me ver-sarono 50mila euro GiovanniZillo Monte Xillo, tra i 10mila e20mila euro Mario Putin, altri20mila euro Mario Moretti Po-legato, tra i 5mila e i 10mila euroErmanno Aragonese, 17milaeuro Gianni Roncato e tra i 5mi-la e i 10mila euro Angelo Gen-tile”.Insomma, Galan tira in ballo –sebbene per reati prescritti –ben10 imprenditori che, secondo lasua tesi, “non volevano apparirecome finanziari di una determi-nata forza politica”. E soprattut-to per i due finanziamenti piùcorposi – i 500mila euro che, asuo secondo, la Minutillo avreb-be trattenuto per sé – gli im-prenditori negano. Un “detta -glio” che non scompone i legali.Ambienti vicini alla difesa diGalan annunciano che per ogniimprenditore citato, l’ex gover-natore è pronto a presentare te-stimoni che confermeranno lasua versione.

Sarà il vezzo di rafforzare i concetti con degliesempi - meglio se scherzosi e meglio se per-

sonali - tipico del linguaggio renziano, ma che letasse sulla casa siano un rebus anche per gli addettidel settore. Dopo il “sulla Tasi francamente non ciho capito nulla nemmeno io” di renziana memoria,ieri è arrivato il “io, che sono una esperta, ho persoun pomeriggio per cercare di capire che cavolo do-vevo fare con l’Imu di casa mia” della neodirettricedell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi. Cheieri, in audizione alla Camera ha svelto le mossefuture del Fisco (il 30% dei 730 precompilati sa-ranno confermati senza problemi, il restante - 14milioni di contribuenti - dovrà modificarlo) e di-feso Equitalia dall’accusa di incentivare i funzio-nari a procedere con riscossioni “aggressive”.

BENVENUTI FRA NOI

Lady Fisco: Imu?non ho capito nulla

Galan, i soldi in neroe la difesa boomerangL’EX GOVERNATORE: “ECCO GLI IMPRENDITORI CHE MI HANNO FINANZIATO”MA È UN CORO DI SMENTITE. IL PATRON DI GEOX: “MINUTILLO? MAI CONOSCIUTA”

Casa Renzi-Carrai, il ritorno di TaorminaFASCICOLO APERTO A FIRENZE, L’AVVOCATO CONDUCE LA DENUNCIA DI UN EX DIPENDENTE DELLA PROVINCIA CONTRO IL ROT TA M ATO R E

Giancarlo Galan Ansa

UN GIORNO IN ITALIA

RENZIDa sindaco abitò in un

appartamento a spese

di Carrai, poi nominato alla

guida di Firenze Parcheggi

CA R R A IL’imprenditore amico del

premier che gli ha pagato

un attico per tre anni in via

degli Alfani 8 a Firenze

TAO R M I N AL’avvocato ha redatto una

denuncia contro l’ex sindaco

ipotizzando vari reati tra cui

concussione e corruzione

Dalla baita di Cogne all’at -tico di Carrai. L’ex mini-

stro Carlo Taormina riprendela toga forense e decide di oc-cuparsi dell’appartamento cheMarco Carrai ha pagato all’al -lora sindaco di Firenze, oggipremier, Matteo Renzi. Taor-mina ha presentato una denun-cia (che venerdì illustrerà allastampa) in cui ipotizza vari reatia carico del premier tra cui con-cussione e corruzione.Sulla vicenda, come già scritto amarzo dal Fa t to , la procura di Fi-renze ha aperto un fascicolo, as-segnato al pm Luca Turco.“Non sappiamo se da allora so-no stati compiuti passi in avantinelle indagini”, spiega Taormi-na. “Riteniamo sia necessariofar luce sull’accaduto”. E in par-ticolare trovare risposta a unadomanda: perché Carrai pagal’affitto a un sindaco e nei tre an-ni successivi riceve incarichi insocietà controllate del Comune,appalti dall’amministrazione egestisce le casse delle fondazio-ni create ad hoc per finanziare le

di querelare Maiorano. Il donChisciotte d’oltrarno incassa ladenuncia ma non s’arrende e,come fossero mulini a vento,verifica ogni parola di quantoscritto dall’avvocato di Renzi,

scoprendo che la residenza delsindaco non era a Rignano, do-ve abitava con la famiglia, ma invia degli Alfani. Il resto è storianota. Alla prima udienza, loscorso 7 luglio, Renzi non si

presenta. Ma in compensoMaiorano sfoggia “l’avvocato -ne”, lo presenta entusiasta: Car-lo Taormina. Che si trova a suoagio da subito. E annuncia: “Cidivertiremo, il presidente del

Consiglio non si è costituitoparte civile. Faremo altri pro-cessi, sarà un anno interessan-te”, garantisce. Le denunce, di-ce, “sono già in atto, come quel-le sulle spese in Provincia: di-mostreremo che non sono spe-se folli ma deliranti; sono già inatto quindi ma c’è qualcuno chenon si muove”. Lascia la frase ametà, senza aggiungere che quelqualcuno è la procura di Firen-ze, fino a novembre 2013 affi-data al Procuratore Capo, Giu-seppe Quattrocchi da un mesesuper consulente dal Comunedi Firenze ora in mano al ren-zianissimo Dario Nardella. Siriferisce a lui? Taormina evita.Ha già preso contatti con Giu-seppe Creazzo, il magistrato cheha preso il posto di Quattrocchi,annunciando la denuncia con-tro Renzi. Che ruota attorno aquattro punti: le spese dellaProvincia; la Florence Multi-media e il Genio Fiorentino e lacasa pagata da Carrai. Un atticopuò far dimenticare una baita.

dav. ve.

LA DIFESA

“Abbiamo altri

testimoni che

co n fe r m e ra n n o

quanto scritto

nel memoriale dell’ex

m i n i s t ro”

La Pre ss e Dlm Ansa

Page 9: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

9il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2 01 4POTERI DEBOLI

Matteo Orfini:“Mi vergognodel mio Milan”

LE INFELICI parole di Carlo Tavecchio, giornodopo giorno, stanno generando un effetto do-mino su ogni fronte. Ora è Matteo Orfini, pre-sidente del Partito Democratico, a indignarsiperché il Milan, sua squadra del cuore, haspezzato una lancia in favore di Tavecchio. Ilpresidente del club rossonero Adriano Gallia-ni, infatti, ha definito “solo una battuta infelice”

l’espressione ambigua usata dal candidato allapresidenza Figc. Così il democratico lancia untweet al vetriolo: “Riempirsi la bocca per annidello ‘stile Milan’ e finire a difendere Tavecchio.Raramente mi sono vergognato così del mioMilan“. Intanto su Twitter è stata lanciata unapetizione per raccogliere firme al grido dell’h a-shtag #tavecchioritirati.

di Carlo Tecce

Quando il ventennioda sindaco demo-cristiano di PonteLambro, Pu n t in

dialetto brianzolo, venne ar-chiviato, il ragionier Carlo Ta-vecchio arringava il popolo:“La gestione della Lega nazio-nale dilettanti è verticistica,centralistica. Vogliamo l’auto -nomia regionale e la diminu-zione delle tasse da pagare aRoma. Parlo a nome del Nord:se non lo otteniamo, procede-remo a una rotta di collisione”.Era il ‘98, era nel Comitatolombardo. Non fu secessione.Tavecchio non ha assediatoRoma, non ha riempito ampol-le, non ha rievocato i celtici, mas’è preso – subito, nel ‘99 –quella Lega nazionale dilet-tanti, quell’industria da700.000 partite a stagio-ne, da 1,5 miliardi di eu-ro di fatturato. E s’è pre-so (cinque anni fa) an-che un intero quartopiano, molto nobile emolto ampio, che af-faccia su piazzaleFlaminio: l’ufficiopresidenziale fa an-golo e scruta le cu-pole di piazza delPopolo e il trafficodel Lungotevere.Qui Vittorio Cec-chi Gori ospitavale attrici per piega-re con l’atmosferafelliniana gli ulti-mi cavilli da con-tratto, qui il Ta-vecchio classe1943 ha spalancatoil mastodonticoportone ai delegati,ai presidenti, ai me-diatori: elettori necessa-ri per un mandato bien-nale in Figc. Da capo romano.Non da capopolo brianzolo.

TAV ECC H I O ancora non hasmaltito la figuraccia multiplatra Optì Pobà e la banana, an-cora non s’è chiusa la pratica in-ternazionale con la Fifa di Jo-seph Blatter (più anziano di set-te anni), ma ecco che riemergeun’inchiesta di Repor t e una di-chiarazione che neanche l’im -penetrabile difesa milanista inepoca di Fabio Capello (e De-metrio Albertini, lo sfidante,giocava a centrocampo) puòproteggere: “Si riteneva che ladonna fosse un soggetto handi-cappato sulla resistenza osull’espressione atletica, peròabbiamo riscontrato che sonomolto simili agli uomini”. Il Ta-vecchio razzista viene inseguitodal Tavecchio maschilista. Ecosì lo stesso Tavecchio riscriveTavecchio, e spiega: “Non homai pensato che le donne fos-sero handicappate. Volevo direche un pregiudizio largamentediffuso in buona parte del mon-do sportivo - e il calcio non fa-ceva eccezione - voleva le don-ne handicappate rispetto allaprestazione sportiva che posso-no avere gli uomini. Ma io hosempre sostenuto il contrario.Ho già un progetto per consen-

tire e incentivare le squadre diserie A ad avere una forma-zione femminile corrispetti-va a quella maschile. Così sa-remo al passo con l’Europa eil mondo”. Da Ponte Lam-

bro al mondo. In mezzo,l’Africa. Perché Tavecchio, da

arguto ragioniere, fa i conti an-che con le banane lanciate a

braccio durante un discorsoche lo doveva elevare e in-

vece l’ha distrutto: “Iorazzista? Mi deprime,non sopporto questafandonia. Io sono unbenefattore, ho lavo-rato 25 anni perl’Africa, ho costruitodue ospedali in Togoe ho adottato trebambini a distanza.Tanti vanno inAfrica in vacanza,io ci sono andatoper motivi umani-tari per anni senzache me ne vantas-si”. Benefattore, inquesta visioneagiografica di sé,diventa riduttivo:“Ho salvato ragaz-zi vittime di unadisumana tratta di

calciatori. Ho au-torizzato unasquadra di extra-

comunitari a partecipare alcampionato dilettante. Ho an-ticipato i tempi delle società epure le leggi italiane”.Il ragioniere non ha complessianagrafici: “È vero, ho 71 anni.Che devo fare? Ammazzarmi?”.La carta d’identità non aiuta,

ma giura di essere moderno,avanti, troppo avanti. Semplicedesumere: non sopporta la rot-tamazione, teoria cara a MatteoRenzi: “La rottamazione nelcalcio non porta a niente, serveinnovare nella continuità emolti pensano che io sia l’uomogiusto al momento giusto”. Do-po Roma, Juventus, Fiorentina,

Sampdoria, neppure il Sassuolo(di Giorgio Squinzi, Confindu-stria) e il Brescia, però, pensanoche sia adatto, a parte i momen-ti e gli uomini. Renzi non in-terviene più, scarica su Giovan-ni Malagò (Coni).

MA L’ANNO scorso, l’allora sin-daco Renzi e il sempre presi-dente Tavecchio s’incontraro -no a Firenze per firmare unprotocollo d’intesa, e il ragio-niere ne approfittò per un ap-pello: “Stiamo subendo un’at -tenzione un po’ troppo esaspe-rata del Fisco nei confronti deinostri associati. Credo cheavremo bisogno del suo aiuto (edunque è lungimirante, ndr)

per far capire all’Agenzia delleEntrate che forse è meglio la-sciar perdere le sagre di Paese,dove si va a controllare se chi fala polenta è a libro paga, e che siconcentri su chi porta soldi al-trove”. Oggi ammette che deveimparare: “Non mi piace par-lare, faccio parlare i fatti. E perquesti voglio essere giudicato.

Ho 71 anni, le mie fragilità e lemie convinzioni. Cercherò dimigliorare l’arte oratoria”. Echissà, potrebbe chiedere con-sigli a Claudio Lotito, suo estre-mo amico, cultore del latino.Lotito fa divertire Tavecchio,un ragioniere molto quadratoche non si diverte se gli ricordile cinque condanne: “Fatti di 25e 50 anni fa”. Il casellario giu-diziario è immacolato perchéha ricevuto la riabilitazione:senza, non poteva neanche ga-reggiare per la Figc. Da FrancoCarraro ai Matarrese, ai Gallia-ni, ai Macalli, il ragionier Ta-vecchio si trascina con sé tifosid’antiquariato. Non supplicaperdono per questo, non è un

tipo che rinnega o tradisce, madesidera un’indulgenza per sestesso: “Sto subendo un attaccosproporzionato, mi svuotanol’anima. Mio fratello è malato,soffro. Ogni volta che lo vado atrovare, lo vedo diverso, tra-sformato. Di fronte a questodramma mi sento inerme. E mifa male”.

Il meccanismo per portarei soldi all’estero ed eva-

dere le tasse era tra quellimeno sofisticati: mandare ildenaro in Liechtenstein, do-ve due operatori fittizi face-vano fatture nonostante l’a t-tività fosse in Italia. Il denaroperò arrivava fino a una dellefamiglie nobili più note aRoma, a volte per fatti di cro-naca e prima ancora per letante proprietà (secoli fa an-che Palazzo Chigi, sede delgoverno). Stavolta però nonsi tratta di faccende di san-gue blu.

A FINIRE NEI GUAI MarioChigi, e il figlio Flavio Chigidella Rovere, come pure laCountry Club Castel Fusano,il complesso turistico sortoai piedi dell’ultimo castellorimasto alla famiglia Chigi,vicino Roma. Al termine dialcune verifiche, infatti, il se-

condo gruppo della Guardiadi Finanza di Roma, ha ri-scontrato un’evasione di di-versi milioni di euro - tra ri-cavi non dichiarati e costi in-deducibili - l’occultamentodell’Iva per 1 milione di euro,oltre 2,2 milioni per un girodi fatture false. I guadagni in-cassati in Italia - secondo gliagenti - venivano però dirot-tati su una società con sede inLiechtenstein, riconducibile

a due persone emigrate fit-tiziamente in Bulgaria. Cheda parte loro fatturavanoprestazioni per servizi ai touroperator nazionali e stranierinonostante l’attività fossesvolta in Italia.

MENTRE I SOLDI volavanoverso i paradisi fiscali, gliagenti avevano già messosotto torchio sei personeiscrivendole nel registro de-gli indagati per frode fiscale.E non solo. Perchè gli agentihanno anche accertato un ul-teriore reato, l’indebito uti-lizzo del distacco comunita-rio per 149 lavoratori, conconseguente omissione delversamento dei contributidovuti. Ed è in questo ultimoambito che sono state de-nunciati alla procura Mario eFlavio Chigi per i reati di il-lecito distacco e distaccofraudolento, che prevede

un’ammenda pari a oltre 3milioni di euro. Questi gli ac-certamenti che ieri hannoportato il gip di Roma ademettere un decreto di se-questro preventivo finalizza-to alla confisca per equiva-lente delle azioni formal-mente intestate alle due so-cietà del Liechtenstein.E al Country Club Castel Fu-sano non è la prima volta

vengono messi i sigilli. Amarzo del 2012, il più grandecampeggio d’Italia era giàstato sottoposto a sequestroper reati di abuso edilizio.Per giorni i quotidiani localisi occuparono del caso. Maquella era soltanto una storiadi abuso edilizio. Ora il reatoè diverso. Ma i protagonistihanno lo stesso sangue.

Val. Pac.

Anche i nobili evadono: i capitali nascostiin Liechtenstein della famiglia Chigi

Il country club nella riserva di Castelfusano Fa ce b o o k

L’ACC U SA

Nei guai l’ultimo

erede della dinastia

che possedeva

il palazzo del governo:

milioni di euro di Iva

sottratti al fisco

Tavecchio scalcia:“Io razzista? Salvogli extracomunitari”DOPO LE BANANE, LO SCIVOLONE SULLE “H A N D I CA P PAT E ”IL CANDIDATO ALLA FIGC: “VOGLIO UNA SERIE A IN ROSA”

GUERRA E PALLONE

SANGUE BLU

C a rl oTave c ch i o,

a destraDemetrio

Albertini eClaudio Lotito

LaPresse / Ansa

GLI ESORDI

NEL CALCIO

Vogliamo l’a u to n o m i a

regionale e meno tasse

da pagare a Roma

Parlo a nome del Nord:

se non lo otteniamo,

procederemo a una

rotta di collisione

ERRORI

DI OGGI

Sto subendo un attacco

sproporzionato, mi

svuotano l’anima.

Mio fratello è malato,

soffro. Ogni volta che

lo vado a trovare, lo vedo

diverso, trasformato

Page 10: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

10 MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014 il Fatto QuotidianoUN GIORNO IN ITALIA

Due ispettoridel Fisco arrestatiper concussione

UNA MAZZETTA da 7/8mila euroogni 100mila di “s co n to” sulla sommada versare al fisco. Con l’accusa diconcussione sono stati arrestati ieridai finanzieri del Gico due ispettoridell’Agenzia delle Entrate di Roma. Sitratta di Giuseppe Costantini, 57 anni,e Gian Piero Giliberti, 40. Avevano

chiesto 25mila euro al titolare del ri-storante “M e zzo” per ridurgli una san-zione. A emettere il provvedimento dicustodia cautelare è stato, su richie-sta del pm Mario Palazzi, il gip Simo-netta D’Alessandro. I due ispettori, nelcorso di una verifica nel ristoranteavevano prospettato al titolare, sulla

base “di infondati calcoli - si leggenell’ordinanza - legati al quantitativodi pasta acquistata, maggiori ricavinon dichiarati” e quantificati inizial-mente in oltre un milione e 100milaeuro, poi ridotti a 560mila. Per abbas-sare l’entità della multa a 140-150milaeuro, i due ispettori avrebbero chiesto

7-8mila euro ciascuno concordandouna somma complessiva di 28milaeuro, poi ridotta a 25mila. Somma cheperò non è stata mai versata in quantogli ispettori, recatisi a percepirla, de-cisero di non ritirarla limitandosi a no-tificare il verbale sulla presunta eva-sione di 560mila euro.

di Marco Lillo

Il ministro Beatrice Lorenzin ha decisodi provare a dare ai figli della fecon-dazione eterologa la possibilità di co-noscere il nome e l’indentità dei loro

padri o delle loro madri naturali. Ma solo unavolta compiuti i 25 anni di età. Questa è laprincipale novità del decreto anticipato ieri inCommissione Affari sociali alla Camera, cheverrà presentato al Consiglio dei Ministri, pri-ma della pausa estiva. Nell’intervista al Fa t toche l’ha incontrata ieri, il ministro Lorenzinspiega la logica di questa scelta: “Il principioal quale ci siamo attenuti è quello del dirittoa conoscere la propria identità biologica che,dopo lunghe discussioni e liti giudiziarie, èstato riconosciuto in quasi tutti i Paesi piùavanzati. Inoltre va osservato che la stessasentenza 162 del 2014 della Consulta, dopoaver richiamato la disciplina sull’anonimatonella donazione di cellule e tessuti, fa un rin-vio alla precedente giurisprudenza e a quellainternazionale: in entrambe il diritto a co-noscere le proprie origini trova sempre piùspazio. Il diritto si esplica in due momenti: ilprimo avere essere informato di essere natocon l’eterologa, il secondo di poter conoscerela propria origine. Questo è il punto più con-troverso emerso dallo studio delle legislazio-ni europee che hanno cambiato la norma sul-la base delle esperienze acquisite negli ultimidecenni. Mi rendo conto che ha profili nonsanitari e ho sottoposto la questione in modolaico al parlamento per capire l’orientamentodei deputati”.In un primo momento però i Paesi che avevanoaperto alla fecondazione eterologa avevanostabilito il divieto di conoscere l’identità deldonatore. Perché noi abbiamo scelto questaseconda strada?Gran parte di quei Paesi hanno abbandonatola loro rigida impostazione iniziale perchè so-no stati gli stessi figli nati da fecondazioneeterologa ad agire in giudizio per conoscere ipropri genitori naturali. Ci sono associazionidi figli che erano nate per sostenere questodiritto e un movimento di opinione favore-vole a eliminare questo muro che priva il figliodel diritto di conoscere i propri donatori.Alcuni ritengono che così venga menoquell’elemento che dovrebbe separare il dona-tore dal figlio di una coppia di genitori a tuttigli effetti. Non pensa che questo punto solle-verà polemiche?Penso che la scelta fatta di permettere (a 25anni) di conoscere il proprio genitore bio-logico, sia un compromesso equilibrato in unamateria così delicata. Comunque questo è iltesto del decreto che ho proposto ma che po-trà essere modificato dal parlamento in sededi conversione.Ma se scendiamo dai principi dell’attuazione,cosa accadrà? Il ragazzo riceverà un foglio concognome e data di nascita del proprio genitorebiologico. A quel punto quali sono i suoi di-ritti? Potrà cercarlo?La possibilità di risalire al proprio donatore ,garantendo l’anonimato, è utile per esigenzemediche e sanitarie. In quel caso sarà il Ser-vizio Sanitario Nazionale ad intervenire ri-salendo al donatore tramite il registro e non ilsingolo nato o un suo familiare, a tutela pro-prio dell’anonimato del donatore.Quali saranno i doveri, invece, del genitorebiologico da questo punto di vista?Nessun obbligo, potrà negare la propria col-laborazione, così come non ha diritti ne do-veri. In ogni caso, il limite massimo di età delledonatrici sarà di 35 anni e per gli uomini di40.Concretamente cosa potrà fare il figlio natu-rale? Cercare il genitore su google e andare abussare all'indirizzo di casa trovato magari sui n te r n e t?

Ovviamente qualora fosse possibile bisogneràtrovare un modo che non scoraggi le dona-zioni e tuteli i nascituri, su questo potrannoaiutarci le esperienze europee e comunque cisono 25 anni di tempo. Fermo restando ildiritto del donatore a rifiutare qualsiasi con-tatto con lui. Ma ripeto è una questione chenon voglio imporre, ma sollevare la riflessio-ne.Il donatore o la donatrice avrà anche lui il di-ritto a sapere dove si trova e se esiste un suofiglio o più figli naturali?No, non è previsto.Ma vediamo il punto di vista dei genitori. Po-tranno chiedere, al momento della fecondazio-ne, quali sono le caratteristiche del donatore?Non potranno sapere nulla se non che il do-natore è sano. E quindi non potranno sce-gliere, come accade in altri Paesi, le carat-teristiche genetiche del nascituro.Quindi non ci saranno limiti di alcun genere nédal punto di vista dei donatori né dal punto divista della coppia che fa ricorso alla feconda-

zione eterologa? Per dirla con termini più bru-tali: una coppia potrebbe avere un filgio di co-lore diverso a sorpresa, anche se preferirebbesaperlo prima?Quello che lei prefigura è esattamente quelloche potrebbe accadere. La scelta fatta nel de-creto è di impedire la possibilità di selezionareil colore della pelle del donatore e quindi delnascituro. È una scelta di tipo etico che la-scerei discutere al parlamento, anche se pro-fila svolte eugenetiche.Però i genitori che volessero a tutti i costi unbimbo che abbia il loro stesso colore della pel-le, potrebbero ricorre a donatori stranieri.Siamo fuori dalla norma italianaConcretamente chi sarà il controllore dellabanca dati che permette di risalire ai genitoridei bambini nati dalla fecondazione eterologa?L’istituto superiore della Sanità e il centro na-zionale trapianti.Le donatrici degli ovuli e i donatori del semesaranno agevolati economicamente?Non ci sarà alcuna forma di retribuzione. Ov-

viamente avranno diritto a permessi lavorativie non dovranno supportare spese mediche perquesta loro scelta. Il modello è la donazione dimidollo osseoAvete inserito il limite di 10 figli per ciascundonatore, perché?Bisogna evitare che ci sia un numero eccessivodi figli dallo stesso donatore, riducendo cosìpossibili unioni inconsapevoli fra nati da ete-rologa. C’è però un’eccezione per mettere achi ha già un figlio nato dall'eterologa di sce-gliere il medesimo donatore per dare un fra-tellino al primogenito. Quindi 10 famiglie.Dove si potrà fare la fecondazione eterologa equali garanzie ci saranno?Nei centri accreditati, la fecondazione sarà acarico del servizio sanitario nazionale grazieall’inserimento della fecondazione eterologanei livelli essenziali di assistenza (Lea), chegarantiscono servizi a tutti i cittadini, indi-pendentemente dal reddito o residenza.”Il principio enunciato prima del diritto alla co-noscenza della propria identità biologica ponedei quesiti anche nel caso dei due gemelli natiall’ospedale Pertini con lo scambio delle pro-vette. In quel caso concreto non pensa che cisarebbe bisogno dell'intervento del legislatoreper tutelare, a prescindere dalle aspirazionidei genitori, i diritti dei due gemelli che stannoper nascere?No, questo sarà compito del giudice che già èstato interessato del casoQuel caso, certo, non rassicura in vista dell'av-vio della fecondazione eterologa in Italia. Nonpensa che bisognerebbe rafforzare i controlli?Penso proprio di si. Forse in passato c'era qua-si il timore che io definirei ideologico a ef-fettuare controlli nei centri che praticavano lafecondazione assistita come se l'obiettivo deicontrolli non fosse il centro ma la feconda-zione in sé. Ora dopo la sentenza della Con-sulta e dopo la regolamentazione che stiamointroducendo si apre una nuova fase e pensoche i controlli debbano essere fatti severamen-te come in ogni settore.

S C E LTA

AL BUIO

Vietato selezionare

le proprietà genetiche,

incluso il colore della pelle

A una coppia di bianchi

potrà capitare

un figlio nero

e viceversa

Beatrice Lorenzin

di Chiara Daina

Il Fatto Quotidiano ha vinto lacausa in primo grado contro

Renato Schifani, che quattro annifa aveva citato in giudizio il nostrogiornale per aver pubblicato tra il20 novembre 2009 e il gennaio2010 articoli a suo parere “diffa-matori”. E per i quali aveva chie-sto un risarcimento di 720milaeuro. Il giudice del Tribunale diRoma Monica Velletti, con sen-tenza del 2 luglio scorso, ha riget-tato l’accusa dichiarando che tuttii dati riportati sono corrispon-denti al vero, tenuto conto anchedelle indagini aperte dalla Procu-ra di Palermo alla luce dei fatti de-nunciati negli articoli contestatidall’ex presidente del Senato. Adifendere Il Fatto spa sono stati gliavvocati Katia Malavenda, Mar-tino Chiocchi e Oreste FlamminiMinuto, che nel frattempo è ve-nuto a mancare.

IL TONO IRONICO e sarcasticoutilizzato dai giornalisti, si leggesulla sentenza, è “espressione del

diritto di critica e di satira”, spe-cifici della libertà di informazioneprevista dall’art.21 della Costitu-zione. Gli articoli in questione so-no cinque. Il primo a firma diMarco Lillo, dal titolo “Schifani ela casa della mafia”, in cui il nomedi Schifani era collegato a un pa-lazzo nel quale “ogni muro e mat-tone profuma di mafia”, visto cheil senatore, di professione avvoca-to, aveva detto di aver difeso Pietro

da Travaglio, “Minority report”.L’attuale presidente del NuovoCentrodestra, che risulta tuttoraiscritto nel registro degli indagatidella Procura palermitana perconcorso esterno in associazionemafiosa (dietro lo pseudonimo diSchioperatu, escamotage dei ma-gistrati per celare la sua identità,essendo allora la seconda caricadello Stato), si era lamentato peressere stato definito, secondo lui,come “un soggetto vicino agli am-bienti della criminalità mafiosa,con accostamenti suggestionanti el’uso di toni sproporzionati e scan-dalizzanti”. Nel mirino di Schifanianche la vignetta, in cui veniva ri-tratto nell’atto di salutare e strin-gere le mani con la scritta “bacio lemani”, tipica della forma mafiosa,ripetuta per quattro volte.

Renato Schifani La Pre ss e

Schifani perde la causa di diffamazionecontro il Fatto: pagherà sei mila euro

Fecondazione eterologa

“Dai 25 anni, i figli potrannoconoscere i genitori biologici”

LA RESISTENTEIl ministro della SaluteBeatrice Lorenzin La Pre ss e

Lo Scicco, il costruttore, maall’epoca su di lui non c’erano in-dagini aperte. La ricostruzione deifatti è stata giudicata “puntuale” ela forma usata “rispettosa”. Nel se-condo, “Schifani e la mafia il pa-lazzo tace”, di Furio Colombo, sifaceva riferimento ai clienti difesidal senatore poi condannati perreati di stampo mafioso e dei qualisi sarebbe potuto avvantaggiare.In questo caso, il giornalista hamanifestato un “giudizio legitti-mo” di “critica politica”, dal mo-mento che Schifani era il presiden-te del Senato, cioè ricopriva la se-conda carica dello Stato. Il terzofirmato dal condirettore del Fa t toMarco Travaglio, “Dialogo di con-dominio”, che rientra nei limitidella satira politica. Segue “Padri -ni e Condomini” di Peter Gomez eMarco Lillo, in cui si diceva che eradiventato socio della cooperativaDesio, di cui facevano parte per-sonaggi poi inquisiti per reati ma-fiosi. In questo caso, il diritto dicronaca è stato esercitato corret-tamente, ha sottolineato il giudice.Infine, l’editoriale, sempre firmato

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1130 LUGLIO 2 01 4

il FAT TOECONOMICO

gento, Caltanissetta e Gela. Tradimento, è la parolache senti di più tra gli operai che da settimane sonoin lotta. Blocchi alla raffineria Enimed e al GreenStream, il punto d’arrivo del metano libico, unamanifestazione lunedì scorso a Gela che ha visto inpiazza più di ventimila persone. E infine una not-

tata in pullman per un viaggio lunghissimofino a Roma, piazza Montecitorio a un pre-sidio con i segretari generali dei tre sin-

dacati. Per dire ci siamo anche noi,al vertice di questa mattina con

l’azienda e il ministro Fede-rica Guidi. “Il piano gene-

rale dell’Eni– ci di-

ce Emilio Miceli, segretario ge-nerale dei chimici Cgil – parla illinguaggio della dismissionedelle attività industriali. Matteiaveva un’idea dell’industria eanche degli obblighi dell’Eniverso il Paese, la logica della di-rigenza attuale è capovolta. Ge-la non ci riguarda, questo è ilmessaggio che lanciano aquell’area che ora vive nel ter-rore della desertificazione in-dustriale”. Ma per Eni Gela è inperdita, 200 milioni l’anno sva-niti, che si aggiungono ai 2,9miliardi di perdite nel settoredella raffinazione accumulatinegli ultimi cinque anni. Cartefalse, replicano i sindacalisti, larealtà è che in Sicilia il cane a seizampe gode di condizioni favo-revoli.

ROSARIO CROCETTA, “uomoEni”, nel senso di avere un pas-sato di tecnico al petrolchimicodi Gela, lunedì in piazza ha fatto la voce grossa.“L’Eni - ha detto - deve fare i conti con la resistenzadei lavoratori, che non sarà breve ma di lunga du-rata, perché non possiamo permettere l’abbando -no di una città che viene spremuta come un limonee poi gettata via”. Nei giorni scorsi il governatoreha minacciato di bloccare le autorizzazioni pernuovi pozzi se l’azienda non cambia idee e piani suGela. Ma nei mesi passati Crocetta è stato gene-rosissimo con l’Eni abbassando le royalties (laquota che le compagnie petrolifere lasciano al ter-ritorio) dal 20 al 13 per cento. E sono soldi se è veroche a calcoli fatti l’abbassamento della percentualeporterà ogni anno 3 milioni di euro in meno nellecasse di regione e comuni siciliani. Un vero affareper l’Eni che in Sicilia estrae e raffina il 10 per cento

di Enrico Fierro

Dottore Mattei, aiutateci a leva-re questa miseria”. Era il 27ottobre 1962, e quel giorno aGagliano Castelferrato, Enna,cuore profondo della Sicilia,Enrico Mattei parla in piazza

del petrolio che presto avrebbe portato benessere.Tra la folla un contadino si toglie la coppola e lointerrompe. Mattei capisce e rilancia: “Sarà ne-cessario che tornino molti di quelli che sono an-dati via all’estero, perché qui avremo bisogno an-che di loro”. Rivolto alle anziane madri e alle gio-vani “vedove bianche” presenti, il partigiano Mat-tei lancia un appello: “Richiamate i vostri figli, ivostri uomini, fateli venire da qualsiasi Paese stra-niero in cui si trovino, e dite che finalmente qui c’èlavoro”. Applausi e lacrime per l’ultimo discorsodel fondatore dell’Eni, che poche ore dopo moriràin un misterioso incidente aereo. Storie antiche,dell’Italia delle grandi speranze. Quella che si stascrivendo in queste settimane a Gela e dintorniparla invece di disperazione. Perché l’Eni chiude,va via, molla il settore della raffinazione e vola al-trove. All’estero. E a Gela e dintorni 3500 famiglietremano, sono i lavoratori del polo petrolchimicoe quelli dell’indotto.

“COSÌ GELA RISCHIA DI MORIRE. Ma non per-metteremo queste scelte insensate che non hannonemmeno una logica economica. Subiamo il tra-dimento per la cancellazione di un piano di svi-luppo che solo un anno fa avevamo costruito in-sieme all’Eni”. Parla Angelo Fasulo, il sindaco diquesta città il cui destino da sempre è legato al pe-trolio e alla sua raffinazione. Dal ventre i questeterre l’Eni estrae ogni giorno 16 milioni e 200milalitri di oro nero, per un valore annuo di 1 miliardoe 620 milioni. “Eppure vuole andar via cancellan-do gli accordi di appena un anno fa, quando Enidecise di investire 700 milioni per incrementare laproduzione di gasoli”, ci dice Emanuele Gallo se-gretario dei lavoratori chimici della Cisl di Agri-

dell’intera produzione industriale di petrolio.Inganno, c’è questo, è il timore dei lavoratori, die-tro la promessa dell’amministratore delegato diEni, Claudio Descalzi, di investire 2,1 miliardinell’area di Gela per la produzione di biodiesel. “Bi -sogna capire - riflette il sindacalista Gallo – quantisoldi saranno destinati alla ricerca di nuovi giaci-menti e all’estrazione e quanti alla raffinazione in-dustriale”. Non si fidano i lavoratori dei verticidell’Eni. “Non è credibile”, è la frase più gettonatada operai e sindacalisti. Per Emilio Miceli della Cgil“è evidente lo schiaffo dell’Eni al Paese, il pianopresentato non è solo di dismissioni ma di dimis-sioni dall’Italia”. E allora tocca a Renzi e al governo,“eserciti fino in fondo il proprio ruolo di principaleazionista perché è suo dovere: così si fa in Francia,in Germania, negli Usa”. “Il governo chiami l’Eni echieda il rispetto degli impegni assunti con i sin-dacati”, dice Susanna Camusso che con gli altri duesegretari generali di Cisl e Uil è sul palchetto co-struito di fronte a Montecitorio. L’Eni “non èun’azienda in crisi: è un’azienda che distribuiscedividendi e con un fatturato in crescita”. Proprioper questo il governo “dovrebbe dire all’Eni che perprimo è disposto a rinunciare ai dividendi se questisi trasformano in piani di investimento e di garan-zia per l’occupazione e per lo sviluppo”.

LA BATTAGLIA DI GELA CONTINUA, oggi al mi-nistero per lo Sviluppo, nei prossimi giorni di nuo-vo davanti ai pozzi e alle fabbriche del petrolchi-

mico. “Eni non può pensare ch questarealtà si trasformi da polo produttivoin un approdo, un tubo senza più

fabbriche”, è il commentoamaro di Gaetano Cata-

nia, sindacalista della

Cgil di Gela. Dove andremo? Cosa faremo?, Ci toc-cherà emigrare all’estero, in Mozambico, dovel’Eni investe 50 milioni e dove intende spostarealcune produzioni: sono questi gli interrogativi e lepreoccupazioni degli operai venuti dalla Sicilia aRoma. Molti sono giovani e sanno che per loro gliammortizzatori sociali servono a poco. Tutti han-no poche speranze a Gela e dintorni, la città-pe-trolio. “Sono figlio di un operaio entrato al petrol-chimico ai tempi del sogno di Mattei – ci raccontaLuigi – ho moglie e figli e il petrolio è la mia unicafonte di reddito, se l’Eni va via per me non ci sonoprospettive”. Sì, il sogno del “ragionier” Mattei(“fate tornare i vostri figli, dite loro che qui final-mente c’è lavoro”) è davvero svanito. Ora i figli delpetrolio devono andar via di nuovo.

» La creatura di Matteiha sconvolto l’areaRaffina qui il 10 per centodella produzione: 1,6milioni di barili l’anno

» L’azienda denuncia200 milioni di perditeannue. I sindacati: “Balle,hanno sempre avutocondizioni di favore”

» Nessuno si fida delleparole dell’ad Descalzisulla “riconversioneverde” da 2,1 miliardi:“Il piano non è credibile”

PETROLIO Appena prima di morire il mitico fondatorechiedeva ai siciliani di tornare perché finalmente c’eralavoro. Oggi la raffinazione è in crisi, a rischio 3500 posti

L’ENI CHIUDE,A GELA VA IN FUMOIL SOGNODI ENRICO MATTEI

di Stefano Feltri

QUELLI CHE DA ANNI invocano il ritornodella “politica industriale” devono osserva-re bene il caso Alitalia e il ruolo delle Poste,con l’amministratore delegato FrancescoCaio che si muove con la piena coperturapolitica del premier Matteo Renzi. Caio si èinsediato a maggio dopo che il suo prede-cessore Massimo Sarmi aveva buttato 75milioni in un aumento di capitale senzasperanza di Alitalia. Caio è disposto aspenderne ancora, nell’operazione di fusio-ne con Etihad, ma non a fondo perduto. LePoste sono pronte a investire fino a 65 mi-lioni di euro. Ma non nell’attuale aziendadecotta, soltanto in quella nascente con gliarabi. Se non direttamente nella “n ewco”Alitalia-Etihad, almeno in una “m i d co”,cioè in una scatola societaria in cui ci sa-ranno Poste e banche creditrici-azioniste.La scatola avrà il 51 per cento della nuovacompagnia e Caio pretende qualche postonel Consiglio di amministrazione.Caio non si sta muovendo come un buro-crate del parastato, anche se dallo Stato enon dal mercato trae la sua forza: proprioieri l’Agcom ha quantificato in in 380,6 mi-lioni e 327,3 milioni quanto lo Stato devealle Poste per il “ servizio universale”(quello non remunerativo) per gli anni 2011e 2012. Con questa solidità finanziaria fi-

nalmente certa, il manager puòcomportarsi un po’ da investitoreindustriale un po’ da fondo di priva-te equity: mentre Sarmi motivaval’investimento in Alitalia con impro-babili sinergie con la minuscolacompagnia aerea postale (la Mi-stral, fondata da Bud Spencer), Caioè più ardito. I voli Alitalia possonoservire per scardinare il monopoliodei privati dal settore dei corrieri. Evisto che le Poste sono soprattuttoun gruppo finanziario, possono ven-

dere per esempio assicurazioni abbinate aibiglietti (acquistabili negli uffici postali).Progetti fattibili solo se le Poste entranonella parte buona dell’azienda, come brac-cio industriale del governo, invece che limi-tarsi a fare da cuscinetto per ammortizzarei danni che - giustamente – devono pagarei soci privati della Cai. Anche perché è me-glio tenersi lontani chilometri dall’attualeAlitalia (bad company di fatto): il capo diEtihad, James Hogan, ha mandato ieri unalettera per contestare i conti. L’aumento dicapitale da 250 milioni non basta, ne ser-vono almeno altri 90-100 o l’azienda nonavrà neppure la liquidità necessaria ad af-frontare la fusione. I soci, cioè soprattuttole banche (Unicredit e Intesa), devonospendere ancora prima che parta il salva-taggio, questa è la priorità da affrontare,più che il ruolo di Poste che per Etihad nonè problematico. Il buco della società che haappena chiuso il 2013 in rosso di 569 mi-lioni diventa sempre più una voragine. Lanuova scadenza fissata da Hogan è il 31 lu-glio, cioè domani. Caio e il governo hannole idee chiare, vediamo se i “capitani” (e ibanchieri) saranno davvero coraggiosi.

A L I TA L I ATorna la politicaindustriale(e postale)

MAI PIÙCOME PRIMA

LE ACCUSERECIPROCHE

SOLOP R O M E SS E

La raffineria diGela, lì EnricoMattei nel 1962voleva fondarela promessa diuno sviluppodell’industria inSicilia

Ansa

TENTATIVI A VUOTO

Il governatore Rosario Crocetta ha provato a trattenere

l’azienda abbassando le royalties, la quota che

le compagnie petrolifere lasciano al territorio, dal 20

al 13 per cento: “Non si può spremere la città e andarsene”

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12 MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2 01 4 il FATTO ECONOMICO

QUESTIONE DI PRIORITÀ Dal M5S a Sel, sono tantele proposte in discussione in Parlamento. Il governoperò ipotizza di estendere il sussidio di disoccupazione

CHE FINE HA FATTOIL REDDITO MINIMO?

di Salvatore Cannavò

Una primaprova diredditominimo

potrebbe aversi in FriuliVenezia Giulia con unainedita alleanza tra Pd eMovimento 5 Stelle.Qualche giorno fa, infat-ti, la Regione presiedutadalla vicesegretaria de-mocratica, Debora Ser-racchiani, ha approvatouna mozione del M5Sche prevede una speri-mentazione, dal 2015,“di forme articolate disostegno al reddito percontrastare e prevenireil fenomeno della pover-tà”.Il caso friuliano, però,sembra essere davverouna rarità. Anche la Re-gione Sicilia sta per ab-

bandonare l’idea delreddito minimo a favoredi un più tradizionalesupporto alle “impreseche assumono”.

E s p e r i m e n toin salsa friuliana

Il dibattito sul reddito èdunque scomparso dallascena politica. Sul pianoparlamentare esiste unprogetto di legge moltoarticolato del M5S, pri-ma firmataria la senatri-ce Nunzia Catalfo cheprevede l’istituzione diun “reddito di cittadi-nanza”. Si tratta di ventiarticoli, dettagliati, incui si stabilisce un prin-cipio base: nessuno puòvivere al di sotto di unasoglia di povertà. Il red-dito serve ad arrivare aquesta soglia, indicata in600 euro netti per una

persona che salgono amille euro per una fami-glia di due, 1300 per trepersone e così via. Le ri-sorse vengono indivi-duate nei tagli alle pen-sioni d’oro, in tagli alladifesa, al finanziamentopubblico ai partiti e aicosti della politica, maanche tassando il giocod’azzardo e destinando aquesto fondo l’8 per mil-le di quanti non specifi-cano a chi destinarlo.L’altra proposta è statapresentata da Sel e indi-vidua le stesse cifre delM5S da corrispondere,però, integralmente in-dipendente dal reddito.Per quanto riguarda lacopertura si rinvia, piùgeneralmente, alla “fi -scalità generale”. En-trambe le proposte, almomento, giacciono

MPSYork Capitalprimo socio

Cambia an-cora l’a ss e t -to azionariopost aumen-to di capitale

del Montepaschi.Ieri è emerso che ilgestore del rispar-mio statunitenseYork Capital Mana-gement è diventatoil primo socio da-vanti ai tre pattistiFintech, FondazioneMPS e Btg Pactual.In questo modo,potrebbero riaprirsii giochi per la com-posizione del cdanel 2015.

SIAMOIN DUEUna manife-stazione di la-voratori greciper il redditominimo garan-tito. Il Paese el-lenico è l’unicoa non averlo,insieme all’Ita -lia La Pre ss e

nelle rispettive commis-sioni.

L’o cc a s i o n edel Jobs Act

L’opportunità di una di-scussione vera potrebbeessere data dal dibattitosulla legge delega gover-nativa in materia dimercato del lavoro: ilJobs act. Nella delega, in-fatti, attualmente incommissione Lavoro alSenato, si fa riferimentoa un’estensione dellanuova indennità di di-soccupazione, l’Aspi,anche ai lavoratorico.co.co., sia pure in for-ma sperimentale e, so-prattutto, si prevede, al-la cessazione dell’Aspi,“l’eventuale introduzio-ne di un’ulteriore pre-stazione in favore disoggetti con indicatore

Isee particolarmente ri-dotto”. Insomma, perchi ha un reddito davve-ro basso si può prevede-re un’indennità assi-stenziale aggiuntiva.

Far fuori la cassai n te g ra z i o n e

Il progetto del governoin realtà è molto esile.Oltre a prevedere una“eventuale introduzio-ne”, quindi nessuna cer-tezza del provvedimen-to, quando fa riferimen-to a un’estensione di in-dennità si riferisce al“periodo successivoall’Aspi”. Significa,quindi, che per avere unreddito legato a una si-tuazione di povertà, oc-corre comunque aver

beneficiato di contributisociali. In questo modosi lasciano fuori coloroche non hanno mai avu-to un lavoro regolare econtinuato nel tempo.La legge, poi, subordinala corresponsionedell’indennità a un“coinvolgimento delsoggetto in attività a be-neficio delle comunitàlocali”. Una formula chericorda l’esperienza di-sastrosa dei Lavoratorisocialmente utili (Lsu),istituiti nel 1997 e anco-ra oggi in condizioni diprecarietà.La questione più delica-ta, però, rimane quelladei costi. Anche per que-sto il testo del governo ècosì ambiguo. Renzi e il

MAI FIDARSI Il rapporto di Mediobanca dimostra i danni del risparmio gestito

FONDI COMUNI,30 ANNI DI FLOP:VIVA I B OT- P EO P L E !

di Beppe Scienza

Anche quest’anno èuscita, in piena

estate, l’Indagine suifondi e sicav italiani(1984-2013). Una pon-derosa pubblicazionedell’ufficio studi di Me-diobanca che dal 1992sviscera l’universo deifondi comuni aperti echiusi, fondi pensioneecc... e delle poche sicav(simili ai fondi) di di-ritto italiano. E purequest’anno ne ha certi-ficato il generale falli-mento. La ricerca èfrutto dell’iniziativa e

dell’impegno di FulvioColtorti. Un economi-sta indipendente? Eradipendente del gruppoMediobanca, per de-cenni responsabiledell’area studi. Ma eraed è onesto e compe-tente. La pubblicazioneè una miniera di datiinteressanti. Per co-minciare il confrontoaggiornato fra investi-mento in Bot e in fondicomuni italiani, a par-tire dalla loro nascitanel 1984. La perfor-mance dei titoli del Te-soro straccia quella deifondi: 100 euro sonodiventati 592 a fine2013 se tenuti in Bot,ma mediamente solo491 se in fondi comuni.

Ciò fa giustizia di tuttele frottole raccontate dabanche e venditori por-ta a porta, che per de-cenni hanno chiamatobeffardamenteBot-people i risparmia-tori italiani che non vo-levano affidarsi a stru-menti d’investimentopiù evoluti. Cioè ap-punto ai fondi comuni,studiati per raschiarglivia più soldi possibile.

LA RICERCA usa espres-sioni molto dure: “Unadistruzione di valore pa-ri a circa 86 miliardi dieuro nell’ultimo quindi-cennio”, “l’industria deifondi continua a rappre-sentare un apporto di-struttivo di ricchezza per

l’economia del Paese”,tenendo conto del pre-mio al rischio “la distru-zione di valore [...] au-menta a 155 miliardi”.Una sottrazione di ric-chezza che dura dal1984: quattrini portativia ai risparmiatori ita-liani e finiti nella taschedi venditori, gestori, in-termediari, pseudo-con-sulenti, quella realtà pa-rassitaria che va sotto ilnome di risparmio ge-stito.I danni arrecati ai ri-sparmiatori italiani so-no molto maggiori dicome appare dallo stu-dio di Mediobanca. Es-so infatti esamina i fon-di di diritto italiano. Mada anni l’industria del

RECIDIVI

Negli ultimi 15 anni

i professionisti degli investimenti

hanno causato “una distruzione

di valore pari a circa 86 miliardi

di euro”, ma gli italiani

continuano a farsi imbrogliare

CATIA BASTIOLILa doppia vitadi Madame Terna

Il suo nome, un po’ a sorpresa, è finito nell’in -fornata di presidentesse che il governo Renzi

ha scelto per le società pubbliche ad aprile. MaCatia Bastioli, classe 1957, ora ai vertici di Terna,è anche una manager operativa. La sua nominaalla presidenza della società controllata al 29,85per cento dalla Cassa depositi e prestiti non le haimpedito di restare alla guida del gruppo dellachimica con base a Novara, Novamont, di cui èamministratore delegato. Novamont ha archi-viato il bilancio del 2013, appena depositato inCamera di commercio, con un utile consolidatodi soli 103mila euro, a fronte di ricavi di 136,6milioni, meglio comunque della perdita di 5,75milioni dell’esercizio precedente (con un fattu-rato di 135,4 milioni). Alivello civilistico, consi-derando cioè l’anda -mento della capogrup-po al netto di quellodelle controllate, i pro-fitti 2013 salgono a 3milioni, contro la per-dita di quasi 4 nel 2012.Secondo quanto deci-so dall’assemblea de-gli azionisti, i 3 milionidi utili civilistici saran-no destinati soprattut-to, per 2,7 milioni, arafforzare le riserve so-cietarie mentre appe-na 300mila euro sonostati distribuiti a giu-gno come dividendi.Beneficiaria è in primisla Mater Bi spa, che controlla Novamont al 75 percento ed è a sua volta partecipata da Intesa San-paolo (che così in portafoglio il 25,5 del gruppodella chimica) e da Investitori Associati, il fondodi private equity capitanato da Dario Cossutta,figlio di Armando, tra i fondatori di Rifondazionecomunista. Ma il mini dividendo andrà anche auna società dell’Eni, Versalis, che da gennaio2013 è salita al 25 per cento del gruppo guidatodalla Bastioli. Novamont e Versalis erano giàazioniste alla pari di Matrìca, società che si oc-cupa della riconversione del sito chimico di PortoTorres in una bioraffineria. La neo presidentessadi Terna ha preferito non abbandonare nemme-no Matrìca, di cui è ad. Quando c’è di mezzo Ren-zi, è sempre meglio avere un “piano B”.

Margherita Barbero

risparmio gestito hamesso in atto un arti-fizio per avere le manipiù libere e addebitarecosti maggiori ai proprisfortunati clienti: hatrasferito in misuramassiccia la gestioneall’estero, soprattutto inLussemburgo e Irlanda,ricorrendo ai fondiestero-vestiti o roun-dtrip. Tale manovra hapeggiorato la già scarsatrasparenza nella ge-stione. Con questi fondidiventa praticamenteimpossibile individuaremalversazioni e illeciti,anche per la magistra-tura italiana.A ciò si aggiunge la pos-sibilità di applicarecommissioni ancorapiù esose di quelle deifondi di diritto italiano,dove comunque la ri-cerca di Mediobancaevidenza uno spavento-so 2,9 per cento annuomedio per quelli azio-nari.Opacità maggiore, con-trolli quasi inesistenti,

Infografica di Pierpaolo Balani

Catia Bastioli Ansa

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liberamente disponibilisul sito www.mbres.it.

LE IMPLICAZIONI pra -tiche sono molto sem-plici. Visti gli effetti de-leteri della cosiddettagestione professionaledel risparmio, è benedisinvestire senza indu-gio i fondi eventual-mente posseduti e so-prattutto non mettervisoldi.Invece molti rispar-miatori non hanno re-sistito alle sollecitazio-ni in tal senso. Come

infatti riporta Medio-banca, per i fondi ita-liani “la raccolta netta èstata positiva nel 2013dopo nove anni in ros-so: dal 2003 le sotto-scrizioni dei fondi nonsuperavano i riscatti”.La qualità della gestio-ne è forse migliorata?No, come dimostrano iconfronti di Medio-banca. Il recente suc-cesso dei fondi si basasulla facilità con cui èpossibile ingannare i ri-sparmiatori dopo alcu-ni mesi di salita dellequotazioni di Borsa,anche se dovute al re-cupero di perdite pre-cedenti. Gli si mostrainfatti il risultatodell’ultimo anno, com-mentandolo con frasitruffaldine del tipo “ilnostro fondo obbliga-zionario rende il 5 percento, i Bot meno dell’1per cento” (l’imbroglioè che non “rende”,bensì “ha reso”). Ine-vitabile che molti silascino ingannare.

Twitter @beppescienzawww.beppescienza.it

FRANCO POLOTTI La famiglia Ubie il banchiere che finanzia se stesso

Il presidente, gli affari e i soldi dellabanca: Franco Polotti, ex presidente

del Banco di Brescia e attuale presiden-te del consiglio di gestione di Ubi, haottenuto dal suo istituto un fiume di fi-nanziamenti, anche a rischio. Mentrecontinuano le indagini giudiziarie suUbi, proseguono anche le guerre sot-terranee e la diffusione di veleni tra lediverse “fa m i g l i e ” che convivono sottoil tetto dell’istituto. Coinvolte anche fa-miglie vere e proprie, visti i “figli di” chehanno trovato posto sotto quel tetto.Matteo Zanetti (figlio di Emilio, per 28anni presidente della Popolare di Ber-gamo e poi presidente del consiglio digestione di Ubi) da marzo è nel cda del-la Popolare di Bergamo. Francesca Ba-zoli (figlia di Giovanni, presidente delconsiglio di sorveglianza di Intesa San-paolo) siede nel cda del Banco di Bre-scia. Cristina Faissola (figlia di Corrado,presidente del consiglio di sorveglian-za di Ubi) è nel cda della controllataBanca Regionale Europea. Ora MatteoZanetti ha risolto un suo possibile con-flitto d’interessi dando le dimissioni dal

cda di Futurimpresa Sgr, società delleCamere di commercio di Milano, Bre-scia, Bergamo e Como. È però stato perun anno nel cda della Popolare Com-mercio e Industria (altro istituto delgruppo Ubi), eppure non si è sentito inconflitto. La sensibilità può variare.Anche quella di Franco Polotti. È giàsotto inchiesta per 16 milioni del Bancodi Brescia finiti a una coop per costruiresu terreni di una sua società, la Interim.Ora dalle carte della banca emergonoaltri finanziamenti milionari per le sueattività economiche. Polotti è attivo nelsettore immobiliare (Marbea, Interim,Broseta...) e nel settore dell’a cc i a i o(Ori Martin, Mtm, Trafilati Martin, Si-derurgica Latina, Aom Rottami, StrandTech Martin...). Queste hanno ottenutoben 104,6 milioni di euro (di cui 17,8 uti-lizzati), mentre il ramo immobiliare haottenuto 64 milioni (di cui 42 utilizza-ti). Se alcune delle società di Polottistanno bene di salute (Marbea ha ra-ting 2), altre sono più a rischio (rating 7per Interim e Broseta). Nessun creditoè però iscritto “in sofferenza”. Niente distrano, dicono in Ubi. Anche un presi-dente ha i suoi affari.

PROBLEMA DI COSTI

Nessun progetto assicura

coperture certe. Quello

dell’esecutivo è molto esile:

una (piccola) indennità solo

per chi ha avuto un lavoro

regolare, tagliando fuori i precari

ministro Poletti, in real-tà, puntano a riorganiz-zare l’intero sistema de-gli ammortizzatori so-ciali, riducendo in partela cassa integrazione erivedendo le prestazionisociali che oggi vengonoassicurate ai disoccupatiper generare risorse dadestinare a un amplia-mento dell’Aspi. Manon fanno riferimentoalle risorse.

Costa troppo oppureè un’oppor tunità?

Il costo di un reddito mi-nimo o di cittadinanza èstato stimato, da studio-si come Tito Boeri e Ro-berto Perotti, in 15-17miliardi. Una cifra mol-to alta ma non impossi-

bile se si pensa che lacorresponsione degli 80euro costa circa 10 mi-liardi. I soldi si possonoanche trovare, il proble-ma è se il tema del red-dito di cittadinanza vie-ne individuato come so-luzione positiva perl’economia in generale.Ne è convinto, ad esem-pio Giovanni Perazzoli,autore del libro Contro lamiseria (Laterza) in cuidimostra i benefici eco-nomici di un provvedi-mento che non a caso ènato nella liberale In-ghilterra con le misuredecise nel 1948 da Wil-liam Beveridge e chesorregge quasi tutti ipaesi europei. Su questoobiettivo, la rete italiana

per il reddito, Basic Inco-me Network (Bin) ha av-viato da tempo unacampagna europea dacui è nata la rete Ubie(Unconditional basic inco-me in Europe) che ha giàlanciato una nuova ini-ziativa per il 2015. In at-tesa di Renzi.

GUERRE Il premier non ha mai spiegato perché vuoletagliare gli enti. Ma è quello che chiede Confindustria

CAMERE DI COMMERCIO,I NUOVI NEMICI DI RENZIdi Stefano Feltri

Molti nemi-ci, motoonore. Madipende

anche dalla guerra che sicombatte: Matteo Renzisi è infilato in una crocia-ta contro le Camere dicommercio che gli staprocurando pochi bene-fici in termini di consen-so e molti nemici. Giustoper dare un’idea del cli-ma, ecco un passaggiodella relazione su “Fisca -lità e crescita economi-ca” presentata ieri dallaConfcommercio: “È be-ne chiarire che per i con-sumi le aspettative favo-revoli per la secondaparte dell’anno sono in-dotte esclusivamente dalpermanere sui massimistorici del clima di fidu-cia delle famiglie, tuttodeterminato dall’effetto“Renzi più 80 euro”. Manulla si è visto in concre-to (ancora)”. Morale:previsione di crescita peril 2015 a +0,9, molto sot-to l’1,3 stimato dal go-verno. Renzi non è anda-to all’assemblea di Con-fcommercio, neppure ilministro dell’EconomiaPier Carlo Padoan, cheha lasciato spazio al suovice Enrico Morando.Non avrebbero trovatouna platea bendisposta,colpa della guerra alleCamere di Commercio.

R I A SS U N TO delle pun-tate precedenti: il gover-no Renzi decide di di-mezzare i “diritti came-rali” che le imprese paga-no alle Camere - entipubblici - in cambio diservizi di promozione eassistenza. Una grossa

parte dei soldi serve a pa-gare stipendi, anche lau-ti, dei dipendenti e a fi-nanziare iniziative sulterritorio poco econo-miche e molto politiche.Il decreto legge sullapubblica amministra-zione, in discussione allaCamera, prevedeva un

taglio drastico dei diritticamerali del 50 per cen-to, con un risparmio me-dio per impresa (diceUnioncamere, l’associa -zione di categoria) di 5,2euro al mese per le im-prese medio-grandi, lametà per quelle piccole.Un’inezia, ma con gran-de impatto: stanno sal-tando finanziamenti esponsorizzazioni, fiere einiziative di promozionedi prodotti locali, a ri-schio contributi per enticome la Scala a Milano ola Festa del Cinema a Ro-ma.Nell’ultima formulazio-ne il taglio è più graduale,spalmato su tre anni, mal’intento resta lo stesso:ridimensionare le came-

re di commercio, che pe-rò potranno tagliare iservizi ma non i dipen-denti. E, profezia che siautoavvera, a quel puntosì che diventeranno dav-vero gli enti inutili de-nunciati dal premier,perché non saranno piùin grado di supportare le

imprese ma solo di man-tenere i dipendenti.

MENTRE IL MINISTROAndrea Orlando, per fa-re un esempio, sta pro-vando a fare una riformadella giustizia civile con-sultando tutte le catego-rie e coinvolgendo anchemondi diversi, dalle im-prese ai giornali, Renziusa l’accetta senza avermai neppure spiegatoperché vuole demolire leCamere di commercio.Si trova così protagoni-sta, forse inconsapevole,di una battaglia tra asso-ciazioni: da quando ipresidenti delle Cameredi commercio sono elettidal territorio e non piùnominati dal governo,

cioè dal 1993, la Con-fcommercio ne esprimepiù della Confindustria.E questo agli industrialideve bruciare molto, vi-sto che il loro presidenteGiorgio Squinzi ha scrit-to il 7 aprile scorso al pre-mier una lettera per dareconto della “profondainsoddisfazione nei con-fronti delle attività svoltedalle Camere di com-mercio”, con specificoriferimento alla “cre -scente conflittualità col-legata ai rinnovi della go-vernance”. Suggerimentidi Squinzi: contenimen-to dei costi - e quindi ri-duzione dei diritti came-rali - e “definitivo supe-ramento del sistema ca-merale” spostando altro-ve funzioni fondamenta-li come il registro delleimprese (cioè la bancadati su bilanci e notizierilevanti sulle aziende).

MORALE: in mancanzadi motivazioni migliori,per ora non fornite, Ren-zi sta massacrando le Ca-mere di commercio perfare un favore alla Con-findustria (che, guardacaso, ha espresso uno deiministri del governo, Fe-derica Guidi allo Svilup-po) in una faida tra quel-le associazioni di catego-ria da cui il premier a pa-role vuole tenersi lonta-nissimo. Gioco pericolo-so: alla fine il responsosull’esito dell’operazione80 euro (vedremo i datisui consumi di luglio) lodarà l’Istat, l’istituto distatistica, ma anche laConfcommercio di Car-lo Sangalli. Assai menorenziana di prima dopol’intervento sulle Came-re di commercio.

592E U RO

DAL 1984

491E U RO

DAL 1984

commissioni più pe-santi conducono inevi-tabilmente a minus digestione ancora piùgravi. Quindi è indub-bio che nel complessoai risparmiatori italianisia andata ancora peg-gio di come apparedall’analisi di Medio-banca, essendo ormaiall’estero “il 58 per cen-to dei patrimoni deifondi comuni aperti se-guiti dai gestori italia-ni”. Ma la ricerca diMediobanca riportaanche altre analisi, tutte

INVESTIRE 100 EUROChi ha investito 100 euro nel 1984in fondi ora ne ha 491, chi li hamessi in Bot ne ha 592

Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli Ansa

di Gianni Barbacetto

Fran c oPo l o t t i

S i n te s iVi s i va

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calcolabile numero di crisi economi-che e finanziarie (dall’Argentina allaGrecia, dall’Indonesia all’Ecuador)provocate dalla spesa pubblica fuoricontrollo, per capire che l’unico mol-tiplicatore è quello delle clientele elet-torali e dei debiti che zavorrano il fu-turo delle nuove generazioni.Per sincerarsene basta un banale contodella serva. Se il moltiplicatore dellaspesa pubblica fosse quella panaceatramandata dai rituali sciamani spac-

ciati per modelli macroeconomici,all’aumentare del deficit pubblico si as-sisterebbe a una crescita esplosiva delPil e di conseguenza al rapido riassor-bimento del debito dello Stato. In par-ticolare, sarebbe quasi impossibile undebito pubblico in costante ascesa inrapporto al Pil.Immaginate un governo senza debiti,che dal pareggio di bilancio passasse,da un anno all’altro, a un deficit del10% del Pil (finanziato con cambialichiamate pudicamente titoli di stato).Immaginate che il moltiplicatore di-spiegasse i suoi mirabolanti effetti nelcorso di due anni e i beneficiati dallamunificenza pubblica (destinati alloscavo di buche inutili) ne spendesseroil 70% (risparmiando il resto). Il Pil indue anni aumenterebbe cumulativa-mente del 30% (in termini reali). Ipo-tizzando un interesse reale del 5% suldebito pubblico e una tassazione media(viva l’ottimismo) del 33% del Pil (Ipef,Iva e gabelle varie) in due anni il debito(compresi gli interessi) verrebbe azze-rato, anzi si produrrebbe un piccoloavanzo di bilancio. Per inciso, se i be-neficiati ne spendessero l’80% il Pil au-menterebbe del 50% eclissando persi-no la performance evangelica. Peresempio gli 80 euro renziani (ancorasenza copertura strutturale) secondoquesti calcoli dovrebbero produrre uneffetto sul Pil come minimo di 240 eu-ro. Fenomeni di tale portata non si so-no mai riscontrati nella storiadell’umanità. Non si hanno notizie di

debito pubblico velocemente riassor-bito grazie allo stimolo messo in motodalla spesa pubblica. Né si conosconocasi di debito pubblico che sale e in se-guito scende in modo ordinato, senzamisure fiscali correttive. Al contrario,in Italia, come nel resto del globo,all’aumentare del deficit pubblico, ildebito pubblico rispetto al Pil ricordaNibali sui Pirenei rispetto al gruppo.

Le derive complottistedei novelli stampatoriLa versione più allucinata del moltipli-catore prevede che il deficit non vengafinanziato con cambiali, ma con lastampa di moneta ad libitum. Qui en-triamo nel tragicomico mondo dellaModern Monetary Theory (MMT) checostituisce la variante estrema dellecorbellerie no euro, secondo le quali lasvalutazione permanente sarebbe lachiave di volta di un’economia fioren-te. La MMT non si limita alla modestacifra di 11mila lire, ma propugna ban-conote costellate di cifre a profusione.Lo sviluppo, secondo questo metodoStamina della politica economica sa-rebbe faccenda oltremodo banale. In-vece di infrastrutture, fabbriche, servi-zi legali, istruzione, trasporti, ricerca,sanità e via dicendo, l’economia simanderebbe avanti con lenzuolate dicarta moneta distribuite come grandi-ne. Ogni deficit pubblico si ripianereb-be con foglietti colorati e quindi nonesisterebbe motivo alcuno per lavora-

re, tranne che per gli impiegati dellaZecca. Ma per non oberare questi mal-capitati, basterebbe dare a ogni italiano(e anche a ogni immigrato) una stam-pante e una congrua dotazione di cartafiligranata, in modo che quando occor-rono soldi li si possa produrre como-damente in tinello magari mentre siguarda beati La Gabbia su La7. Alter-nativamente il governo potrebbe di-stribuire una carta di credito senza li-mite di spesa e senza obbligo di rim-borso. Se ne occuperebbero in automa-tico da via XX settembre senza fiatare.Insomma la MMT è la versione piùstrampalata del Paese dei Balocchi, chesi incastra con una congerie di teoriecomplottistiche volte a spiegare comepoteri occulti blocchino questo favo-loso portento.Ma se la MMT funzionasse come mai igovernanti di tutto il mondo sarebberocosì masochisti da non adottarla? An-che escludendo i governanti di StatiUniti e paesi occidentali, notoriamentesotto lo schiaffo del Bilderberg, i leadercubani, iraniani, bielorussi, ecuadore-gni, nicaraguensi, nordcoreani si com-portano da dementi ostinandosi a nonstampare moneta a rotta di collo e ren-dere i loro popoli prosperi e felici im-partendo al tempo stesso uno smaccoepocale ai loro nemici. Rimane solo unfaro di civiltà che illuminerà la stradadella Verità e del Progresso ai popoli:l’Argentina.

*capo economistadel fondo sovrano dell’Oman

RENZI Le riforme e l’equivoco del Pil spagnolo

di Marco Ponti

La questione di Sea Handling riguarda unamulta di circa 360 milioni di euro per “i n-

debiti aiuti di Stato” versati a questa società peri servizi bagagli dell’azienda aeroportuale mi-lanese (a maggioranza pubblica) per risanareuna voragine di perdite. Operazione evidente-mente contro ogni principio di concorrenza. Iservizi aeroportuali sono stati infatti da anniliberalizzati. Questa vicenda è sempre trattatadai media del punto di vista del conflittoSea-Commissione europea, che ha comminatola multa. Ma vi è un altro aspetto più rilevante.Immaginiamo che Sea vinca la partita con la

Co m m i ss i o n e .Glielo augu-riamo, anchese il fatto chela Commissio-ne abbia ricor-so anche sulrecente versa-mento di 25milioni, nonn o cc i o l i n e ,per finanziare

una nuova società costituita in sostituzione del-la precedente per evitare di pagare la multa fapensare a una ridotta propensione di Sea adaprire l’handling (i servizi di terra) al mercato ealla concorrenza.Se Sea vince contro la Commissione e il tri-bunale di Strasburgo senza dover pagare i 425milioni della sanzione (aumentati dai 360 ini-ziali a causa degli interessi), ciò può significare,per la normativa europea, solo che la vecchiasocietà è estinta senza alcuna continuità con lanuova, cioè è davvero fallita. Ma allora i 360milioni di euro pubblici, cioè nostri, sono statibuttati dalla finestra e mai saranno recuperati.Non si configura un caso di colossale dannoerariale, degno di un intervento della Corte deiConti? E chi risponderà politicamente per quel-la erogazione indebita di sussidi? L’a m m i n i s t ra-zione attuale non è probabilmente responsa-bile, ma forse non era opportuno che il sindacodi Milano, azionista principale di Sea, la RegioneLombardia e il ministro dei Trasporti abbianocontinuato a incolpare di persecuzione la Com-missione Ue. Suona un po’ troppo una denunciadi “inique sanzioni” di mussoliniana memoria,come per le “quote latte”. Ovviamente uno sce-nario economico e politico ancora più intolle-rabile si presenterebbe poi se Sea perdesse lacausa. Ma a questo non vogliamo per ora nep-pure pensare.

di Marco Palombi

C’È UN EQUIVOCO che siaggira per l’Europa: è lacrescita spagnola. AncheMatteo Renzi - dopo il+0,5% stimato per il Piliberico nel secondo trime-stre (+1,3% la previsionesull’anno) - sostiene: “LaSpagna che ha fatto le ri-forme è avanti a noi”. E tut-ti in coro: incassa il divi-dendo delle riforme. Messoin chiaro che quando siparla di riforme si sta in ge-nere parlando di quelle dellavoro e in particolare di

quelle che consentono li-cenziamenti più facili e unagenerale riduzione della“quota salari”, andrebbe al-meno chiarito che la Spa-gna queste cose le ha fatteoltre due anni fa, due anninei quali ha continuato avedere il suo Pil contrarsi ei suoi disoccupati aumen-tare alla stratosferica per-centuale del 26%. La Spa-gna, però, resta un model-lo, quello che piace a Bru-xelles e alla destra qualun-que nome si dia: la svaluta-zione interna che rispondeall’impossibilità di svaluta-

re la moneta nell’E u rozo n a .È curioso notare intantoche, all’inizio di luglio, PaulDe Grauwe della LondonSchool of Economics (suVoxeu) parlasse della“traiettoria esplosiva” sucui si trova il debito pubbli-co spagnolo, passato dal40 al 100% del Pil in pochianni. Strano modello per isostenitori del rigore. L’al-tro dato che raramente vie-ne ricordato nell’e cc i t a z i o -ne collettiva per le riformeè che la Spagna, da un paiod’anni, se ne frega dei vin-coli europei (come la Fran-

cia e entrambe hanno avu-to “la deroga” dalla Com-missione): il suo rapportodeficit/Pil nel 2013 s’è at-testato al 6,5%, quest’annosarà al 7%. Madrid sta fa-cendo esattamente quelloche in Italia è indicibile: sti-molare la crescita in deficit.Questo viene confermatodai dati scomposti dellacrescita del Pil nel primotrimestre di quest’anno:quel +0,4% fu in larga par-te ottenuto grazie alla cre-scita della domanda dellePubbliche amministrazioni(uno spettacoloso +4,4%),

mentre le esportazioni ri-sultavano in calo (dalle sti-me preliminari ora sembre-rebbero, però, in territoriopositivo). Un dato che si ri-flette anche nelle recentistatistiche sull’a u m e n todegli occupati (quasi sem-pre a termine), spesso cita-te come segnale della “ri-p re s a ” spagnola: ebbene laparte del leone la sta fa-cendo il settore dei servizi,turismo in particolare,mentre ancora languonoindustria e agricoltura. Si-curi di volere il modellos p a g n o l o?

di Fabio Scacciavillani*

Sdoganato da trovate ec-celse come la banconotada 11mila lire, in Italial’ingegno miracolisticoin politica economicaalimenta una variante

dell’avanspettacolo con malcelateaspirazioni colte. Anzi, dal mito del sa-lario come variabile indipendente (laversione sindacale della biblica mannadal cielo), all’evergreen della politicaindustriale (in virtù della quale statistidel calibro di Tremonti, Galan, Formi-goni, Gasparri, Penati&Bersani, Clinio Vendola indirizzerebbero le risorsepubbliche e private), oggi le salumerieche dispensano prosciutto da bulbooculare, si piccano di impartire appro-fondimenti televisivi. In questo campoil San Daniele sagacemente stagionatoè rappresentato dalla mistica della spe-sa pubblica e il relativo Sacro Graal delcosiddetto moltiplicatore keynesiano(appellativo atto a evocare i pani e i pe-sci evangelici). Basterebbe citare l’in -

IL PREMIER E LA CURA CHOC,MA SENZA COPERTURE

R ACCO N TA N OBA L L E 43

MILIARDIDE STINATIAD APRIREI CANTIERI

“DAL PRIMO SETTEMBRE sare -mo pronti a partire con 43 miliar-di pompati alle infrastrutture,un’angioplastica dell’e co n o m i a ”ha spiegato Matteo Renzi la scor-sa settimana. Da allora si è apertala caccia dei giornalisti economicialla fonte dei dati. Chiamate asottosegretari, tecnici e portavo-ce: nulla da fare. Forse, è il totaledei cantieri da sbloccare segnalatidai sindaci al governo. Da dove il

prenderebbe il premier? Non dal-la flessibilità (l’Ue non accette-rebbe di scorporare dal Deficit 3punti di Pil, e la spesa per investi-menti è al minimo storico). Si par-la di 30 miliardi del Fondo svilup-po e coesione (ma servono - se cisono - a cofinanziare i fondi euro-pei) e di fondi Ue (che però non di-pendono da Renzi). Nello “Sbloc -ca Italia” ci sono ‘s o l o’ 4,5 miliar-di, più 3,7 (in 6 anni) per i cantieri.

SEA HANDLINGChi pagherà il bucoda 360 milioni?

Crisi, la spesa pubblicanon produce miracoli

UTOPIE KEYNESIANE Indebitarsi o stampare moneta nonè la ricetta giusta. Argentina e Grecia insegnano che i deficitfuori controllo alimentano clientele e zavorrano il futuro

Lo scalo di Malpensa Ansa

Illustrazione di Roberto La Forgia

Page 15: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

15il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2 01 4

Pa l e r m o,la Madonna si fermadavanti al boss

DOMENICA SCORSA, verso le 19, in viaPonticello, a Palermo, la vara dorata dellamadonna del Carmine ha fatto l’inchinodavanti all’agenzia di pompe funebri dellafamiglia del capomafia AlessandroD’Ambrogio. La notizia è stata diffusa ierida Re p u b b l i ca .Il boss di Cosa Nostra è rinchiuso nel car-

cere di Novara in regime di 41 bis con l’ac-cusa di aver riorganizzato la mafia di Pa-lermo, di reato di estorsione e di trafficodi droga. Davanti all’agenzia di pompe fu-nebri, dove D’Ambrogio riuniva quelli delsuo clan, aspettavano l’arrivo della Ma-donna i tre fratelli del padrino. L’o rd i n edella sosta di fronte al covo del boss è

partito da un uomo di mezza età che in-dossava la divisa della confraternita diMaria Santissima del Monte del Carme-lo, che ha gridato: “Fe r m a tev i ”. L’episodiosegue l’inchino della Madonna a OppidoMamertina, in provincia di Reggio Cala-bria, davanti la casa di Giuseppe Maz-zagatti, capo clan della ‘n d ra n g h e t a .

di Alex Corlazzoli

A settembre, gli in-segnanti dellescuole comunalidi Verona, torne-

ranno in classe controllatidall’amministrazione: i pro-getti, gli spettacoli e i giochivolti all’educazione sessuale eaffettiva, non dovranno par-lare di omosessualità. I mae-stri che si permetteranno diraccontare fiabe o letture cheviolano il “primato della fa-miglia naturale” potranno es-sere segnalati dai colleghi o daaltri genitori.

LA PROPOSTA, approvatacon 17 voti favorevoli e 12contrari dal consiglio comu-nale guidato dal sindaco Fla-vio Tosi, è arrivata dal con-sigliere Alberto Zelger che ha

presentato un ordine del gior-no con oggetto “Famiglia,educazione, libertà di espres-sione”. Dopo ore di dibattito,l’assemblea consiliare, ha det-to sì all’iniziativa che invita ilsindaco e la giunta a “vigilareaffinché nelle scuole di com-petenza comunale, venga dataun’adeguata informazionepreventiva ai genitori sul con-tenuto dei progetti d’educa -zione all’affettività e alla ses-sualità, come pure sugli spet-tacoli e sugli eventi ludici, chevengono proposti ai loro fi-gli”. Ma non solo. Zelger, con-vinto che “la crescente intol-leranza di alcune frange estre-miste contro chi sostiene ilprimato della famiglia natu-rale esige una ferma presa diposizione degli organi rappre-sentativi”, ha chiesto a Tosi ealla sua giunta di delegare al

coordinamento servizi educa-tivi del Comune l’onere “dellaraccolta delle segnalazioni deigenitori e degli insegnanti suiprogetti di educazione all’af -fettività e alla sessualità, cherisultino in contrasto con i lo-ro principi morali e religio-si”.A Palazzo Barbieri dovrannoorganizzarsi perché l’ordinedel giorno prevede anche lapredisposizione di uno stru-mento di raccolta delle segna-lazioni con apposito spazio sulportale del Comune ed even-tualmente un numero verde.Una difesa a spada tratta neiconfronti della famiglia natu-rale, come la chiama Zelger,vittima “di un’aggressioneculturale – scrive nell’ordinedel giorno il consigliere dellaLista Tosi – senza precedenti,che vorrebbe equipararla alle

L’ORDINE

I maestri che violeranno

il “primato della famiglia

n a t u ra l e ”d u ra n te

le lezioni, potranno

essere segnalati

da colleghi o genitori

La giunta Tosi ap p r oval’inquisizione gay a scuolaIL COMUNE DI VERONA DÀ IL VIA LIBERA A UN “OSS E RVATO R I O ”, CON EVENTUALE NUMEROVERDE, PER DENUNCIARE GLI INSEGNANTI CHE EDUCANO ALL’AFFETTIVITÀ OMOSESSUALE

UN GIORNO IN ITALIA

unioni di persone dello stessosesso, riconoscendo loro il di-ritto all’adozione e alla ‘pro -duzione’ di bambini con l’ute -ro in affitto. Un’aggressioneculturale che arriva a minac-ciare persino i giornalisti, acondizionare gli insegnantinel loro ruolo educativo, a in-dottrinare i bambini con spet-tacoli e opuscoli tendenziosi, a

proporre la galera per chi di-chiara di preferire l’unione traun uomo e una donna”. Pron-ta la reazione delle associazio-ni e dei gruppi lgbt (lesbiche,gay, bisessuali e transgender)e laici veronesi che in un co-municato hanno definito l’or -dine del giorno omo – tran -sfobico: “Come 19 anni fa,quando il 14 luglio 1995, fu-rono approvate le ormai fa-mose mozioni omofobe, an-che stavolta noi gay, lesbiche,bisessuali e trans usciamosconfitti dall’aula del consiglioveronese”.Sul piede di guerra anche il

coordinatore veronesedell’Unione atei e agnosticirazionalisti. Più lieve il pareredella presidente dell’Associa -zione Genitori del Veneto,Chiara Crivelli, che risiedeproprio a Verona: “Non sonod’accordo sulle crociate! Cre-do, tuttavia, che sia opportu-no che noi genitori riflettiamosui contenuti che hanno i pro-getti di educazione alla ses-sualità a scuola”. E per il se-gretario provinciale del Pd,Alessio Albertini si tratta solo“di una boutade fatta daun’amministrazione in diffi-coltà”.

Una manifestazione contro l’o m o fo b i a Ansa

Page 16: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

16 MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014 il Fatto QuotidianoALTRI MONDI

di Cosimo CaridiStriscia di Gaza

Il crocchio degli ado-lescenti gioca in unangolo del cortile. Unpiccolo avvallamento

del terreno e un buconell’asfalto si trasformanonel circuito per le biglie divetro, non ce ne sono molte,ma il ritmo è frenetico. “Leabbiamo trovate qui – spiegail più intraprendente delgruppo – a casa ne avevomolte di più, ma siamo scap-pati prima di aver il tempo diprenderle”. Essam, 12 anni, èil terzo di sette fratelli, da lu-nedì 21 è ospitato, con tuttala famiglia, negli edifici dipietre bianche della chiesagreco-ortodossa di San Por-firio a Gaza. “Abitavamo aSheyiaja, ma siamo dovutiandare via – racconta ancoraEssam con l’orgoglio di chisa di aver agito da adulto -.Siamo venuti fin qui a piedi,di notte. Ho portato mio fra-tello Aiman in braccio, per-ché piangeva per le bom-be”.

LA CHIESA ORTODOSSA,guidata dal vescovo Alexios,ha iniziato ad accogliere glisfollati all’inizio dell’opera -zione di terra dell’esercitoisraeliano. Prima seicentopersone, oggi oltre mille,hanno trovato rifugio nei sa-loni della parrocchia. “Quiaccanto c’è una moschea,condividiamo persino unmuro. Assieme all’Imam ab-biamo deciso che non pote-vamo far altro che aprire lenostre porte”. L’arcivescovoAlexios parla veloce mentretenta di svincolarsi dalla pre-sa continua dei centinaia dibambini che sciamano per ilcortile. L’atmosfera e i giochisembrano quasi quella diuna colonia estiva, che si sta

L’INFERNO IN TERRA

L’offensiva non si

ferma, cento morti solo

nella giornata di ieri

uccisi pure dieci soldati

israeliani. Hamas

smentisce la tregua

di Laetitia Méchaly

Mentre il conflitto tra Israele e Hamas con-tinua nell Striscia di Gaza in modo dram-

matico, aumenta sempre più il numero di per-sonaggi dello spettacolo che si schierano con di-chiarazioni o frasi sui social network.Zayn Malik, uno dei componenti della band po-polare One Direction, ha postato su twitter unmessaggio di sostegno in favore del popolo pa-lestinese ai suoi 13 milioni di follower, con l’ha-shtag # Fre e Pa l e st i n e ; 145 mila persone hannocondiviso la dichiarazione, e altrettante hannoinsultato l’idolo di tantissime ragazzine di tutto ilmondo, che ha ricevuto ancheminacce di morte. La reazionedi una sua fan da Tel Aviv è em-blematica: “Tu hai molti fananche in Israele. Sono scioccatadal fatto che uno dei miei idolivoglia vedermi morta”.Anche la cantante americanaRihanna, appoggia il popolopalestinese, twittando #Free-Palestine. Anche in questo casovalanga di insulti oppure soste-gno. Subito dopo, con la stessaconvinzione con la quale ha

lanciato il suo primo hashtag, la cantante ha can-cellato il suo tweet contro Israele, pubblicandouna foto di un bambino israeliano e uno pale-stinese che camminano abbracciati, con un mes-saggio di pace: “Preghiamo per la pace e per lafine del conflitto israeliano-palestinese”.Dall’altra parte, le modelle israeliane Bar Refaelie Gal Gadot scrivono messaggi di sostegnoall’Idf, l’esercito che porta la stella di David. BarRefaeli in particolare pubblica una foto di lei conmilitari israeliani, commentando: “Questi gior-ni sono molto difficili da sopportare. Giovani ecoraggiosi uomini che avete protetto il nostropaese dal terrore. Il mio cuore va alle loro fa-

miglie. Sarete sempre ricordatie rispettati”. E ancora: “Sonocontenta! I nostri soldati... Gra-zie! State attenti e tornate vivi”con l’hashtag # sto p te r ro r .Anche la modella Gal Gadot,futura Wonder woman nelprossimo film Batman V Super-man, dichiara apertamente lasua posizione nel conflitto, so-stenendo con forza il suo Paese:“Mando il mio amore e le miepreghiere ai miei concittadiniisraeliani. Specialmente a tutti

quei ragazzi e quelle ragazzeche rischiano la loro vita pro-teggendo il mio Paese controgli atti orrendi condotti da Ha-mas”. Poi, l’attrice sottolineache “Hamas si sta nascondendocome un codardo dietro donnee bambini. Dobbiamo vince-re!”

LE REAZIONI sono state innu-merevoli: “Israele assassino,free Palestina, gli ebrei sembra-no dei ratti.” “La Turchia do-vrebbe bombardare Israele su-bito!”, “Israele è un vampiro cheammazza bambini e si nutre del sangue dei civilidi Gaza”. Anche in Italia, due calciatori della Ro-ma, Mehdi Benatia e Salih Uçan hanno espresso laloro opinione: Benatia scrive, in occasione dellafine del digiuno del Ramadan: “Tanta gioia a tuttii musulmani del mondo, Allah doni la pace. Unpensiero forte ai nostri fratelli palestinesi.”; Uçanha postato sul social network Instagram un fo-tomontaggio che ritrae loro due con altri tre gio-catori musulmani vestiti con gli abiti tradizionali.Ultimi in ordine di tempo sono stati un gruppo dipersonaggi del cinema spagnolo: Pedro Almodo-

va r , Javier Bardem e Pe n e l o p eCruz, hanno firmato un appelloper fermare l’offensiva israelia-na nella Striscia di Gaza. In unalettera aperta invitano inoltrel’Unione Europea “a condanna-re il bombardamento per aria,per terra e per mare contro lapopolazione civile palestinese”;invocano quindi l’immediato“cessate il fuoco da partedell’esercito israeliano” e pre-

mono su Israele “affinché rimuova l’embargo cheha prostrato la Striscia di Gaza per più di un de-cennio”. “Gaza sta vivendo giorni terrificanti -re-cita il testo - assediata e attaccata per aria, perterra e per mare. Le case dei palestinesi vengonodistrutte, e a loro viene negata l’acqua, l’elettricitàe la possibilità di muoversi verso gli ospedali, lescuole e i rifugi mentre la comunità internazio-nale non fa nulla”. I firmatari dell’appello accu-sano Israele con l’esercito che “continua ad avan-zare nei territori palestinesi e a occuparli anzichéripristinare i confini del 1967”.

D I S T RU Z I O N EEsplosioni a Gaza dopo unraid aereo dell’av i a z i o n eisraeliana. A sinistra, unabambina palestinese feritaAnsa

Da Bar Refaeli agli One Directionil conflitto (e le gaffe) a colpi di tweet

VIP E “M I L I TA N Z A”

Mai così grave l’antisemitismo dal 1945. Lanciaun appello molto allarmato, l’ex presidente

del Consiglio centrale degli ebrei in Germania,Charlotte Knobloch, e li invita a “non rendersiriconoscibili” come tali. In un’anticipazione delKoelner Stadt Anzeiger, la presidente della comunitàdi culto israelitica di Monaco e dell’alta Baviera,commenta l’attacco incendiario alla sinagoga diWuppertal: “Quello che viviamo oggi è il tempopiù preoccupante e minaccioso dal 1945”. A Wup-pertal, secondo la polizia, tre uomini hanno lan-ciato alcune molotov contro l’edificio religioso,durante la scorsa notte. Un diciottenne di originepalestinese, sospettato di essere fra gli arteficidell’attacco, è stato arrestato vicino alla sinagoga.“La notizia dell’attacco alla sinagoga ci lascia tuttisenza parole”, ha detto il presidente della comunitàebraica tedesca Dieter Graumann.

GERMANIA “Ebrei, meglionon farsi riconoscere”

ROMA E ISLAM U ç ane compagni con abiti tradizionali

POP E ALLAH Zayn Malik(One Direction) è pro Palestina

CON L’ESERCITOBar Refaeli, modella israeliana

Pianeta terra

USA OBAMA: “RUSSIA NON RISPETTA TRATTATO SU MISSILI”Il governo americano ritiene che la Russia abbia violato il trattatosugli armamenti (1987), testando un missile da crociera. Il presiden-te Obama ha inviato una lettera a Putin. Il caso rischia di aumentarela tensione fra i due Paesi dopo la crisi ucraina. La Pre ss e

LIBIA ANCORA BATTAGLIA ALL’A E RO P O RTOProseguono a Tripoli i combattimenti fra le mi-lizie rivali. Si combatte per il controllo dell’a e ro -porto della capitale, nonostante un “cessate ilf u o co” proposto per domare l’incendio scoppia-to dopo che era stato colpito un deposito di car-buranti nello scalo. Ansa

GAZA I BIMBI CHE A SEI ANNIHANNO VISTO GIÀ TRE GUERREFRA BIGLIE E RAZZI LE FAMIGLIE RESTANO NEL CORTILE DELLA CHIESA ORTODOSSA:“STAREMMO MEGLIO A CASA MA COSÌ I NOSTRI FIGLI NON PENSANO ALLE BOMBE”

però trascinando da diversesettimane. La mamma delpiccolo Faris, due anni e po-chi mesi, stende al sole i po-chi panni del figlio. “Certosaremmo stati meglio a casanostra, ma qui tutti nostri fi-gli stanno assieme e pensanomeno alle bombe”. Ogni se-ra, con l’intensificarsi delleesplosioni si ripete però lostesso copione. Urla e piantidisperati: “I miei figli michiedono se stanno sparan-do su di noi? Siamo al sicu-

ro?”. Oltre il 50% della po-polazione gazawi è minore di16 anni. Un’intera genera-zione che vive la guerra conuna periodicità spaventosa.“I bambini che hanno appe-na sei anni – dice il vescovo–hanno già conosciuto treguerre, come si può crescerebene se circondati solo damorte e odio?”. Due giornidopo che la chiesa di SanPorfirio ha accolto gli sfollatiun missile israeliano ha col-pito il vicino cimitero orto-

dosso. Non ci sono stati fe-riti, solo danni alle tombe etanta paura tra gli sfollati.“Sembra che da qua vicino –conclude Alexios – siano sta-ti sparati dei razzi controIsraele, non ne sono certo. Sosolo che non li sparano dallamia chiesa e vorrei che nonfossimo noi a subire la rispo-sta dell’esercito”.

È ANDATA PEGGIO all’unicachiesa cattolica della Striscia,la Sacra Famiglia che si trova

nel quartiere di Zeitoun. Laparrocchia, oltre alla chiesa,comprende una scuola, unpiccolo convento e un isti-tuto dove le Suore del VerboIncarnato ospitano 29 bam-bini disabili. Nella notte tralunedì e martedì, durante ilpiù pesante bombardamentoisraeliano sulla Striscia inquesti ventidue giorni di cri-si, l’edificio che ospitava iminori è stato distrutto. Ibambini si sono miracolosa-mente salvati tutti, perché almomento dell’attacco eranogià fuggiti all’interno dellechiesa. “La comunità catto-lica non se ne va – afferma ilparroco Jorge Hernandez,argentino di nascita, ma daanni adottato gazawi - per-ché sono di Gaza e la terra, lacasa, la propria vita non sipuò lasciare nemmeno inqueste situazioni difficili”.

L’O F F E N S I VA militare israe-liana non si ferma, dopo cheieri pomeriggio si sono rin-corse le voci di un possibilecessate il fuoco. Rappresen-tati di Hamas e della JihadIslamica si sono incontrati alCairo con dei negoziatoridell’Olp (Organizzazioneper la Liberazione della Pa-lestina). È partita una pro-posta di tregua unilaterale di24 ore, l’Egitto avrebbe fattoda garante con Israele. An-cor prima che Tel Aviv po-tesse rispondere Hamas ha

smentito e, non appena è tra-montato il sole, il cannoneg-giamento israeliano è au-mentato di forza e intensità.La giornata di ieri è stata trale più sanguinose: oltre 100palestinesi uccisi, sono cadu-ti pure 10 soldati israeliani. Itotali indicano come quellache era iniziata come una‘crisi’ si è trasformata in unaguerra vera e propria: 1190gazawi fra le vittime, di cuioltre 850 civili (almeno 230minori), 53 soldati di Tsahalmorti e 2 civili israeliani, acui va aggiunto un braccian-te thailandese ucciso diecigiorni fa da un razzo di Ha-mas.

DALLA SPAGNA

Almodovar e Banderas

firmano un appello:

“Le case dei palestinesi

vengono distrutte e la

comunità internazionale

non fa nulla”

Page 17: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014

17il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2 01 4ALTRI MONDI

di Carlo Antonio Biscotto

Breaking the Silenceӏ una organizzazio-ne di ex combatten-ti che hanno presta-

to servizio nell’esercito israe-liano sin dall’inizio della Se-conda Intifada e che si sono as-sunti il compito non facile diraccontare agli israeliani larealtà di tutti i giorni nei Ter-ritori Occupati. Fondata nel2004 da ex militari, si proponedi stimolare il dibattito sulprezzo che Israele paga co-stringendo giovani soldati acontrollare quotidianamentela popolazione civile in Ci-sgiordania e a Gaza e di inco-raggiare la società civile a va-lutare opzioni diverse da quellamilitare.Direttore esecutivo dell’orga-nizzazione è Yuli Novak, chedal 2000 al 2005 ha prestatoservizio nell’Aeronautica con ilgrado di tenente e che ricordaspesso sulla pagine del quoti-diano The Guardian quantol’esercito è cambiato negli ul-timi venti anni. “Ai miei tempil’esercito israeliano era quellocon il più elevato senso di mo-ralità del mondo”, ricorda Yuli.“Oggi non è più così”.Per Yuli – che oggi è una signo-ra che si batte per la verità e peril diritto di Israele a esistere – ilbattesimo del fuoco fu nei cielidella Cisgiordania il 2 aprile2002. Era stata appena lanciatal’operazione Defensive Shield ele forze israeliane avevano in-vaso la cittadina di Jenin in Ci-sgiordania. La squadriglia Her-cules, di cui faceva parte, avevail compito di illuminare il ter-reno per facilitare il compitoalle forze di terra. “Capii per laprima volta cosa era la guerra e

mi resi conti che i miei amicistavano rischiando la vita a Ga-za e in Cisgiordania per proteg-gere lo Stato di Israele”.

YULI RICORDA che fu unaesperienza tremenda, ma cheriuscì a superare l’orrore e ilsenso di colpa perché era con-vinta che gli alti comandi nonavevano avuto scelta e che ave-vano deciso di entrare in guerraper salvare Israele. “Confessoche se oggi fossi ancora in ser-vizio e avessi l’ordine di bom-bardare Gaza, non potrei averequella certezza. Il livello moraledell’esercito israeliano non èpiù quello di un tempo”, spiegaNovak. Quando nel 2004 decisedi entrare a far parte di “Brea -

king the Silence”, ebbe modo diascoltare la testimonianza didecine e decine di soldati e uf-ficiali e ne rimase molto colpita.“Vi siete mai chiesti come èpossibile controllare contro laloro volontà milioni e milionidi civili? - chiede Yuli Novak -con la paura e convincendoliche il loro destino è nelle nostremani. Ed è questo quello chefacciamo nei Territori Occupa-ti”.Ma quando Israele ha perso lasua innocenza? Difficile ri-spondere a questa domanda.Yuli Novak ci ricorda un altroepisodio a suo modo illumi-nante. Nel luglio del 2002l’aviazione israeliana sganciòuna bomba del peso di una ton-

nellata sull’abitazione a Gaza diSalah Shehadeh, capo dell’alamilitare di Hamas. Ovviamenteuna bomba di quella potenzanon uccise solamente Sheha-deh, ma anche 14 civili tra iquali otto bambini. Per Israelefu un vero e proprio trauma e,sebbene il ministero della Di-fesa insistesse sulle ragionidell’operazione e sulla sua ne-cessità, l’opinione pubblica si

“Ubbidisci e ammazza: mail mio esercito non era così”YULI NOVAK È UN EX UFFICIALE ISRAELIANO: “NEL 2002 CON UNA BOMBA UCCIDEMMO UN CAPODI HAMAS MA ANCHE CIVILI, MOLTI MILITARI PROTESTARONO. OGGI TUTTI RESTANO IN SILENZIO”

A RG E N T I N A

Tango triste, tornail fantasmadella recessioneA MEZZANOTTE SCADRÀ IL TERMINE PER PAGARE539 MILIONI DI DOLLARI AGLI INVESTITORI USA

di Camilla Conti

Lungo una delle avenida (i viali) di Buenos Aires è apparsoun grande murale con scritto “No al pago de la deuda”. No

al pagamento del debito. Si tratta dei 539 milioni di dollari chel’Argentina deve versare agli investitori statunitensi per gli in-teressi sul debito. Più un altro conto di 1,3 miliardi di dollari dasaldare subito ai creditori che avevano investito nei cosiddettiTango bond nel 2001, all’epoca dell’ultima bancarotta, e chehanno rifiutato di essere ripagati delle perdite con nuovi in-vestimenti sul debito nel 2005 e nel 2010. Il governo guidato daCristina Kirchner ha pagato una prima tranche di 642 milionidi dollari e anche attraverso comunicati ufficiali pubblicatinelle ultime settimane su pagine a pagamento di diversi gior-nali nazionali e internazionali ha più volte assicurato di volerazzerare il suo debito, ma che la sentenza statunitense e alcuni“fondi avvoltoio” stanno bloccando i pagamenti. Alla mez-zanotte di oggi, però, scade il termine che gli investitori Usahanno concesso alla Casa Rosada. Se la Cenerentola sudame-ricana non dovesse trovare un altro accordo per una proroga,potrebbe quindi dichiarare un nuovo default, il terzo intrent’anni. Oggi come ieri: il 23 dicembre 2001 l’allora pre-sidente peronista Adolfo Rodriguez Saá annunciò che l’Ar -gentina non avrebbe ripagato il proprio debito sovrano. Il col-lasso costò all’Italia 14 miliardi di dollari. Quasi tredici annidopo, torna lo spettro della bancarotta. Gli esperti sostengonoche il nuovo default non avrà conseguenze così gravi comequello del 2001 quando l’Argentina era in recessione da quat-tro anni e la disoccupazione era al 25 per cento. E che questavolta il rischio di contagio per gli altri mercati emergenti èmolto più basso anche perché i titoli di stato sono stati ac-quistati da una ristretta cerchia di hedge fund. Lo stesso di-rettore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi),Christine Lagarde, ieri ha sottolineato che che “anche se undefault è sempre spiacevole, non avrebbe un impatto forte suampia scala”.

IL GOVERNO ha comunque preparato un piano di emergenzain caso di default: prezzi bloccati per alcuni prodotti, conces-sione di crediti facilitati per acquisto di immobili e auto, fi-nanziamenti a piccoli imprenditori. Di certo, la recessione nelPaese peggiorerà. Non solo. La valuta nazionale potrebbe esseresvalutata, l’inflazione aumenterà e fuggiranno i capitali stra-nieri, infine aumenterà il costo dei prestiti per banche, aziendee istituzioni pubbliche. Quanto ai risparmiatori italiani, il 95%dei possessori di tango bond aveva accettato l’accordo con l’Ar -gentina che ha partecipato al Club di Parigi formato dalle na-zioni creditrici (fra cui l’Italia) e ha “ripreso i suoi contatti con ilFondo monetario internazionale”. Delle 450 mila famiglie ita-liane coinvolte nel crack del 2001, si stima che siano più di50mila quelle che detengono ancora obbligazioni di Buenos

Aires. Molti tra coloro cheavevano accettato le condi-zioni capestro che prevede-vano un taglio del valoredell’investimento dal 60 al70% se ne sono disfatti. Ilproblema è che chi parte-cipò a una delle due ristrut-turazioni del debito del2005 e 2010 ricevette nuoveemissioni di titoli di Statoargentini. Quindi chi li hamantenuti rischia di torna-re a ballare il tango.

ribellò contro l’assassinio di ci-vili inermi e innocenti e alcuniintellettuali e cittadini comuniinviarono una petizione allaCorte Suprema chiedendo divalutare la legittimità dell’ope -rato delle forze armate. Pochimesi dopo alcuni pilotidell’aviazione israeliana con-dannarono questi raid. Oggi – èla stessa Yuli Novak a ricordar-celo – al cospetto dei massacridi civili a Gaza, l’opinione pub-blica israeliana rimane in silen-zio.

ECCEZION FATTA per pochevoci isolate – la solita Peace Nowe pochi altri – intellettuali, cit-tadini, giornalisti, scrittori nonmuovono alcuna obiezione neiconfronti delle decisioni del go-verno e del comportamentodell’esercito. “Non sono piùcerta che quanto stiamo facen-do sia la sola cosa da fare”, com-menta Novak. “Sette anni fa nelcorso dell’operazione Cast Leadsganciammo molte bombe suaree densamente popolate dellaStriscia di Gaza. Oggi con Pro -tective Edge l’aviazione si vantadi aver sganciato oltre 100 ton-nellate di bombe su Gaza. Quel-la che era una eccezione, spessocondannata, oggi è diventatauna politica”.In uno dei suoi discorsi più ce-lebri, il padre della patria BenGurion disse scherzosamente:“Saremo diventati un Paesenormale quando uscendo di ca-sa chiuderemo la porta a chia-ve”. Era un modo paradossaleper sottolineare l’unicità delloStato di Israele, di una comu-nità fortemente coesa, strettaintorno a valori religiosi e mo-rali comuni. Israele è da tempodiventato un Paese fin tropponormale.

FIATO SOSPESO

Sulle spine gli investitori

italiani: chi partecipò

alle ristrutturazioni

del debito e ha

mantenuto titoli di Stato

ora rischia di “b a l l a re ”

MURO DI GOMMA

“Breaking the silence”

è l’a ss o c i a z i o n e

dei veterani dell’Idf

che vogliono raccontare

senza censure la realtà

dei Territori Occupati

Soldati israeliani in una pausa dalla battaglia, nel riquadro Yuli Novak Ansa

UCRAINA NUOVE SANZIONI CONTRO MOSCAI Paesi dell’Ue e gli Stati Uniti hanno deciso altresanzioni contro la Russia: embargo sulle armi, di-vieto di vendita di attrezzature tecnologiche pertrivellazioni marine e artiche. Le banche statali nonpotranno vendere obbligazioni o azioni con sca-denza di oltre 90 giorni sui mercati europei. La Pre ss e

REGNO UNITO IL “C E T R I O LO ” IN VENDITALa forma allungata e arrotondata è diventata unodei simboli di Londra; ora il ‘Gherkin’, il cetriolinodella City, sede di uffici, è in vendita. L’edificio divetro e acciaio è sul mercato con un prezzo che siaggira sugli 820 milioni di euro. Ad annunciarlol’agenzia immobiliare Savills. Ansa

“Basta con gli avvoltoi”, recita il manifesto contro il debito Ansa

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SECONDO TEMPO

S P E T TAC O L I . S P O RT. I DE E

L’ultimo spettacolo del Valle:il fantasma dello sgomberoDOMANI SCADE L’ULTIMATUM DEL COMUNE DI ROMA: “ANDATEVENE E PARTECIPERETE ALLA GESTIONE”MA GLI OCCUPANTI NON HANNO INTENZIONE DI LASCIARE IL TEATRO: “FRETTA ECCESSIVA, NON CI FIDIAMO”

S P E T TAC O L I . S P ORT. I DE E

di Tommaso Rodano

Tre giorni per chiudere un’av -ventura di tre anni. L’ultima -tum del Comune di Roma aglioccupanti del Teatro Valle èchiaro: andate via entro il 31 lu-glio e rimarrete tra i nostri in-terlocutori nella futura gestio-ne di questo patrimonio dellacittà. Altrimenti – il sottotestonemmeno tanto implicito – ar -riveranno i lucchetti (e i man-ganelli), e allora l’esperienza delValle occupato sarà cancellatada uno sgombero.L’aut aut è stato già rispedito almittente. Ieri pomeriggio lepersone che hanno gestito ilteatro negli ultimi tre anni han-no risposto con un’assembleapubblica. La replica non è con-ciliante: “Noi non abbandonia-mo questo spazio. Siamo dispo-sti a mediare ma senza che ven-ga agitato lo spettro di un in-tervento di polizia. Non chiu-diamo le porte del Valle, ma daoggi le spalanchiamo e chiedia-mo aiuto a tutti: cittadini e ar-tisti sono i benvenuti. Sgombe-rare 30 persone è un conto, cac-ciarne 200, 300 o 500 è un altracosa”. Da oggi, ribadiscono,apre il “Grande Hotel Valle Oc-cupato” e se qualcuno pensa dientrare con i manganelli, provipure ad accomodarsi...

NON PROPRIO un’apertura neiconfronti della giunta Marino.La proposta del Comune erastata presentata lunedì seradall’assessore alla Cultura appe-na insediata, Giovanna Mari-nelli, con la mediazione del Tea-tro di Roma e del suo presiden-te, Marino Sinibaldi. Il succo eraquesto: la gestione del Valle ri-marrebbe pubblica – in seno ap-punto al Teatro di Roma – nelrispetto e nel riconoscimento

della gestione di questi tre anni econ il coinvolgimento direttodella Fondazione Teatro ValleBene Comune, nata proprio pertrovare una forma al percorsoiniziato con l’occupazione(conta già oltre 5mila soci). So-prattutto, verrebbe sventataogni ipotesi di privatizzazione,una delle ragioni più urgenti percui il Valle fu occupato nel 2011.Un’ottima base di partenza, ap-parentemente, per iniziare un

percorso di collaborazione tra leistituzioni pubbliche e il movi-mento che è stato protagonistadi una significativa stagione disperimentazioni culturali e ar-tistiche. Peccato che allegata allaproposta, c’era anche la data discadenza: il Teatro Valle deveessere riconsegnato alla Soprin-tedenza dei Beni Culturali entrovenerdì. Chi ha tenuto aperte lesue porte in questi tre anni se nedeve andare subito. Superato il

limite del 31 luglio, l’ipotesi del-la “fusione” col Teatro di Romacade. Cosa succederà il primoagosto nessuno lo dice, ma tuttilo immaginano.Per gli occupanti del Valle, sonosospette – e inaccettabili – le ra-gioni che secondo il Comune diRoma richiederebbero un in-tervento così urgente, dopo treanni di inerzia. La prima moti-vazione: la struttura ha bisognourgente di lavori di restauro e

messa in sicurezza. Curioso –replicano dal Valle – che all’im -provviso si abbia tanta fretta diintervenire su un edificio chenon viene restaurato dagli anni60.L’altra ragione che spieghereb-be la premura del Campidoglio,è l’intervento della Corte deiConti: i magistrati contabilihanno aperto un’indagine sulpresunto danno erariale causa-to dall’occupazione del teatro, e

ha chiesto al sindaco Marinoun’audizione per ascoltare lesue considerazioni sull’argo -mento.

ANCHE QUESTA, secondo gliinquilini del Valle, è un’argo -mentazione risibile: a frontedelle utenze e delle “bollette” dicui il Comune ha continuato afarsi carico (“poche decine dimigliaia di euro”, secondo laFondazione), c’è un risparmio

Non fanno nulla di illegaleBasta leggere la Costituzione

di Paolo Maddalena*

L’occupazione del Teatro Valle da partedi volenterosi cittadini, specie di gio-

vane età, è un fatto molto rilevante che, daun lato, dimostra la presa di coscienza delleresponsabilità che secondo l’ordinamentogiuridico vigente incombono su ogni cit-tadino; e, dall’altro, fa emergere l’a r r e t r a-tezza del legislatore ordinario, che non haadeguato la legislazione civile e penale sultema della proprietà a quanto dispone laCostituzione della Repubblica italiana, ema-nata più di 66 anni fa. È proprio questa iner-zia che impone di far ricorso, nel caso delTeatro Valle, a un’interpretazione costitu-zionalmente orientata delle disposizioni ci-vili e penali in materia di istituti proprie-tari.

LA CORTE COSTITUZIONALE, nella senten-za n. 105 del 2008, parlando di paesaggio (mail discorso è ovviamente identico se si deveparlare di un bene artistico e storico, postosullo stesso piano del paesaggio dall’art. 9della Costituzione), ha sancito che, quandosi parla di un bene paesaggistico o culturale,

si deve tener presente che sulla stessa “cosa” (il“bene in senso materiale”) insistono due di-versi “interessi” e due diversi “beni giuridici”:un “bene economico”, appartenente al pro-prietario a titolo di proprietà privata; e un “be -ne paesaggistico o culturale”, appartenente allaCollettività. Sicché, come ha osservato da tem-po Massimo Severo Giannini, è indispensabileuna “collaborazione” tra i due soggetti pro-prietari in ordine al godimento e alla conser-vazione del bene stesso. E si deve sottolineareche, secondo la nostra Costituzione, che hadato vita allo Stato sociale di diritto, l’interessepubblico prevale comunque sull’interesse pri-vato. Inoltre, nel caso del Teatro Valle, il pro-prietario sia del “bene economico” sia del “be -ne culturale” è il popolo sovrano, e in par-ticolare quella parte del popolo sovrano cheterritorialmente risiede nel luogo dove il benesi trova. Di conseguenza non si pone un pro-

blema di rapporti tra proprietario privato del“bene economico” e proprietario pubblico del“bene culturale”, ma semplicemente un pro-blema di “conservazione e gestione” di questobene medesimo: funzioni, queste, che spettanocongiuntamente alle Istituzioni e ai cittadini“singoli o associati”.Si tratta, peraltro, di un inte-resse alla conservazione e ge-stione che prevale su tutti glialtri interessi, come hannosancito in relazione al paesag-gio (ma anche per i beni ar-tistici e storici) sia la Corte dicassazione a Sezioni Unite contre famose sentenze del 2011sulle Valli di pesca della La-guna Veneta; sia il Consigliodi Stato con la sentenza n.2222, del 29 aprile 2014; non-

ché la Corte costituzionale con numerose sen-tenze, a cominciare dalla n. 151 del 1986.In sostanza, si tratta di un bene “non dispo-nibile”, che ha la stessa disciplina dei “benidemaniali” (vedi le citate sentenze della Cas-sazione) e dunque di un bene “inalienabile,inusucapibile e inespropriabile”.

SU QUESTO BENE, oltre al profilo dell’appar -tenenza al Popolo sovrano, rileva anche il pro-filo dell’“uso pubblico” da parte della citta-dinanza romana, la quale, a partire dal XVIIIsecolo, ha sempre visto nel Teatro Valle un

luogo naturalmente destinatoa una particolare “funzionesociale”, quella della rappre-sentazione teatrale. Su questobene, dunque, gravano nellostesso tempo un “diritto so-stanziale di proprietà” del Po-polo italiano e un “diritto diuso pubblico” (come quelloche a suo tempo, e cioè versola fine dell’800, la Cassazionedi Roma riconobbe a favoredel popolo romano in relazio-ne all’uso pubblico di Villa

TUTELA DEL PATRIMONIO

AFFARE NOSTRO

Il popolo sovrano

è l’unico proprietario

del bene artistico,

che deve quindi

essere destinato

a una funzione sociale

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SECONDO TEMPO

S P E T TAC O L I . S P O RT. I DE E GIUDICE “E S P R O P R I A” I CLIPPERSPER IL RAZZISMO DI STERLINGLa giustizia Usa ha dato l’ok alla cessionedei Clippers da Sterling all’ex ceo Microsoft,Steve Ballmer. L’ex patron è stato radiatodalla Nba per le sue frasi razziste

LAURA PAUSINI “HOT”: MOSTRAIL PUBE DURANTE UN CONCERTOLaura Pausini a luci rosse durante unconcerto a Lima. La cantante, fischiata, hamostrato il proprio pube e ha commentato:“Chi ha visto ha visto, ce l’ho come tutte”

CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO:TRAILER PIÙ VISTO DEL 2014Sarà noioso, ma con oltre 36 milioni divisualizzazioni su YouTube in cinquegiorni, il trailer di “Cinquanta sfumaturedi grigio” è il più visto del 2014

più consistente: un milione e200 mila euro stanziati per ilteatro nel 2011, prima dell’oc -cupazione, e poi ovviamentemai versati. Il Teatro Valle – ri -vendicano gli occupanti – è riu-scito comunque a garantire unpalinsesto all’altezza, ad aprirecorsi e laboratori, a collaborarecon artisti e collettivi italiani einternazionali, a tenere vivo unpunto di riferimento per la cul-tura della città, in un periodo didecadenza e crisi lacerante: tut-to senza chiedere un euro.La mediazione con le istituzioniè necessaria – riconoscono glioccupanti – ma sulla base delleloro proposte: “una direzioneartistica a chiamata pubblica suprogetto, la salvaguardia deiprincìpi che hanno animato i treanni della nostra esperienza, latutela dei lavoratori, rapporti dilavoro basati sull’equilibrio trapaghe minime e massime, unapolitica dei prezzi che garanti-

sca l’accesso a tutti.”Ieri all’assemblea pubblica hapreso la parola Marino Sinibal-di, per ribadire la proposta delTeatro di Roma e dell’assessoreMarinelli: “Il Comune – ha det-to – mi ha dato mandato per ri-solvere questa situazione. Vidiamo la garanzia che il Valle ri-marrebbe uno spazio pubblico.Apparterrebbe alla città. Sareb-be un teatro partecipato, comechiedete voi. Siamo pronti a unaconvenzione con la FondazioneTeatro Valle Bene Comune. Masottolineo che il mio mandatoscade venerdì”. “Tutto bello –ha replicato Ilenia Caleo, unadelle leader dell’occupazione –ma abbiamo bisogno di un im-pegno formale. Vogliamo capi-re il motivo della ‘tagliola’ del 31luglio e un incontro pubblicocon l’assessore il 1 agosto”. Si-nibaldi ha alzato le spalle: “Que -sto dovete chiederlo a chi am-ministra la città”.

Borghese) della cittadinanza romana.D’altro canto, come poco sopra si accennava, il“diritto-dovere” alla conservazione e gestionedi questo bene non appartiene esclusivamentealle pubbliche Istituzioni, poiché la “funzioneamministrativa”, a differenza della funzionelegislativa e di quella giurisdizionale, non co-stituisce un “monopolio” della Pubblica Am-ministrazione, ma è assegnata anche ai singolicittadini.Infatti l’art. 3 comma 2 della Costituzione san-cisce “l’effettiva partecipazione di tutti i la-voratori all’organizzazione politica, economi-ca e sociale del Paese” (la pa-rola “organizzazione” è unchiaro riferimento all’attivitàamministrativa). E l’art. 43precisa che “a fini di utilità ge-nerale la legge può riservareoriginariamente o trasferire...allo Stato, enti pubblici o co-munità di lavoratori o di uten-ti, determinate imprese o ca-tegorie di imprese”. Infine,molto chiaramente, l’art. 118ultimo comma dichiara che“Stato, Regioni, Città metro-

politane, Province e Comuni favoriscono l’au -tonoma iniziativa dei cittadini, singoli o as-sociati, per lo svolgimento di attività di in-teresse generale, sulla base del principio di sus-sidiarietà”.

PROPRIO IN BASE al principio di “sussidia -rietà”, un coraggioso gruppo di cittadini, agen-do non in “rappresentanza”, ma come “partistrutturali” della Comunità nazionale e diquella romana, cioè come “comproprietari”del bene, e operando per questa via senza sco-po di lucro e nell’interesse esclusivo di tutti i

cittadini, hanno pacificamen-te occupato il Teatro Valle,impedendo la distruzione del-la sua “destinazione culturale”e il venir meno della sua “fun -zione sociale”, di cui all’art. 42della Costituzione. Un’opera -zione estremamente merite-vole, posta in essere non con-tro le Istituzioni, ma nell’in -teresse prevalente del Popoloe portata avanti su un piano disussidiarietà e di cooperazio-ne, che richiede ora un’ indi -

spensabile intesa, anche formale, con le Isti-tuzioni stesse.Ricordare, a tal proposito, norme superatedel codice civile o del codice penale non hasenso, poiché oggi, dopo l’avvento della Co-stituzione repubblicana, è mutato il concettostesso di “legalità”: nel senso che è richiestadall’ordinamento costituzionale non unasemplice conformità alla legge, ma una con-formità a una legge a sua volta conforme allaCostituzione. Si deve parlare, in altri termini,di una “legalità costituzionale” che implicauna necessaria “interpretazione costituzio-nalmente orientata” delle norme esistenti.Ora la parola passa alle Istituzioni, le qualidevono operare per la conservazione di que-sto bene culturale di altissimo valore storicoe artistico e devono altresì condividere laloro attività di conservazione e gestione delbene con coloro che, secondo il principio disussidiarietà, hanno impedito che venissemeno la “funzione sociale” del Teatro Valle eche fosse violato il prevalente interesse pub-blico alla conservazione e al godimento diquesto antico luogo di cultura.

* vicepresidente emeritodella Corte costituzionale

Paura Tevezpadre rapitoper sette oreL’UOMO È STATO SEQUESTRATO VICINO CASARILASCIATO CON UN RISCATTO DI 40MILA EURO

di Luca Pisapia

Rapito e subitoliberato doposette ore, contutta probabili-

tà dietro il pagamento di unriscatto intorno ai 40milaeuro, il padre adottivo delgiocatore della JuventusCarlos Tevez, che nel frat-tempo aveva lasciato il ri-tiro di Vinovo e si era di-retto all’aeroporto perprendere un volo privatoverso Buenos Aires. In real-tà Tevez, il quale ha gestitoin prima persona le tratta-tive per il rilascio e ha pa-gato la somma necessaria,non ha mai dovuto imbar-carsi. Verso le sette di sera –ora italiana – il padre è statoliberato.Nato 30 anni fa nel sobbor-go dell’Ejército de Los An-des alla periferia di Baires,chiamato Fuerte Apacheper la pericolosità, abban-donato dopo pochi mesidalla nascita dalla madre econ il padre morto in unasparatoria quando avevacinque anni, Carlitos è statoadottato dalla famiglia deglizii materni cui è rimastomolto legato. Secondo lastampa locale il padre adot-tivo di Tevez, Juan AlbertoCabral, era stato rapito ver-so le sette di mattina nelquartiere di Moron mentreera alla guida di una Vol-kswagen Vento. Non èchiaro se all’inizio i tre mal-viventi avessero comeobiettivo solamente la mac-china o anche il sequestrodi persona. Di sicuro, nondevono aver capito subitoche avevano tra le mani ilpadre di uno dei calciatoripiù famosi del paese, se èvero che la prima richiestadi riscatto giunta nel facol-toso barrio Villa Devoto,dove risiede la famiglia diTevez e che si trova amezz’ora circa di macchina

dal luogo del rapimento, eraassai più bassa di una secondarichiesta giunta nelle ore suc-cessive. Juan Alberto Cabral èstato poi rilasciato dopo setteore, verso le due del pome-riggio ora locale, sulla viaMarcos Paz nel barrio Capi-tal, anch’esso a poca distanzada Villa Devoto. All’opera-zione di rilascio hanno lavo-rato il sottosegretario al mi-nistero per la Sicurezza SergioBerni, che aveva predispostouna speciale unità antiseque-stro, il magistrato ClaudioBonadio, la polizia federale ela guardia di finanza argen-tina, intervenuta nella vicen-da dopo la richiesta di riscat-to.

Q U E STO avvalora l’ipotesiche la liberazione sia avvenutadietro il pagamento di unasomma, come è prassi in que-sti casi di sequestro lampo.Non è infatti il primo caso dirapimento e di rilascio di pa-renti di un giocatore argen-tino. Nel 2002 il fratello diCristian Riquelme fu seque-strato e liberato dopo 29 oredietro il pagamento di metàdel riscatto richiesto. Lo stessoanno fu rapito il padre di Die-go e Gabriel Milito, sequestra-to per 19 ore anche lui fu li-berato dietro la consegna diun consistente somma. Nel2003 invece toccò al padredell’ex giocatore del River Pla-te e allora dirigente Leo Astra-da, che rimase nelle mani deirapitori per ben 27 giorni e fuliberato al termine di una este-nuante trattativa. Rapimentinon solo in Argentina, tra icalciatori che hanno giocatoin Italia ricordiamo il brasi-liano Marcos Assunçao e ilgeorgiano Kakhaber Kaladze,a entrambi rapirono un fra-tello e nel caso Kaladze la vi-cenda si concluse tragicamen-te. Per fortuna, nel caso di Te-vez c’è stato invece il lieto fi-ne.

@ellepuntopi

Alcuni degli occupanti del Valle Ansa

S US S I D I A R I E T À

Un gruppo di persone

coraggiose e senza scopo

di lucro ha impedito

la distruzione di un luogo

di cultura: le Istituzioni

ne devono tener conto

IN ASSEMBLEAGli occupanti del Valle si sono riu-niti ieri per decidere il da farsi Ansa

di Nello Trocchia

L’inizio è un inciampo. Diego Della Valle cade im-mortalato dai fotografi poco prima di iniziare la

conferenza stampa per presentare il primo step rag-giunto nel restauro del Colosseo. Inciampo che ricordagli ostacoli che hanno segnato il percorso di spon-sorizzazione da parte del gruppo Tod’s, costatoall’azienda 25 milioni di euro. Ricorsi, carte bollate,conseguenti ritardi fino all’avvio dei lavori. Al mo-mento è stato restaurato il 10 per cento, la tabella dimarcia segna un leggero ritardo, ma la consegna do-vrebbe essere rispettata: marzo 2016. La parte restau-rata è di 2mila metri quadrati. Secondo Della Vallequesta formula deve essere adottata anche altrove persalvare altre bellezze del nostro paese: “Bisogna sem-plificare le procedure per dare un contributo. Si pensia Pompei, che vergogna! Bisogna intervenire, il futurodell’Italia passa anche e soprattutto dal nostro tesorod’arte”.

COLOSSEO Restauro al 10%“Consegna nei tempi”

Il bomber della Juventus, Carlos Tevez La Pre ss e

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20 MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014 il Fatto Quotidiano

©Pi s aLibro Bianco sui Beni Culturali

PISA NON è un’isola felice. Chivive e lavora nella nostra città sirende conto del lento, ma ine-sorabile abbandono delle poli-tiche sociali, culturali e ambien-tali da parte dell’attuale Ammi-nistrazione comunale. A questosi sommano la crisi dell’occu -pazione e la precarietà del la-vo ro”. È da queste constatazioniche parte l’esperienza politicadella lista “Una città in Comu-ne”, che alle ultime amministra-tive ha eletto due rappresen-tanti in consiglio comunale. Maa noi tutto questo interessa per-

ché il gruppo Cultura di “Unacittà in Comune” ha fatto un la-voro importantissimo, e unicoin Italia: un prodotto un LibroBianco sui Beni Culturali pisani,che chiunque può scaricare dal-

la rete (http://unacittaincomu -ne.it /disponibile-online-il-li-bro-bianco-sui-beni-culturali-pi -sani-presentato-ieri-a-riva-man -cina/). Quaranta documenta-tissime pagine che raccontano ipeccati di pensieri, opere eomissioni che stanno condan-nando a morte un patrimoniodavvero unico. Se fossi il sin-daco o l’assessore alla Culturadi Pisa, il rettore di una delleuniversità, il vescovo o il soprin-tendente ora mi vergognerei auscire di casa: perché tutti pos-sono farsi un’idea, solida e di-retta, delle responsabilità enor-mi di una classe dirigente che èeufemistico definire inadegua-

ta. Una città in cui mentre unagrande basilica romanica comeSan Paolo a Ripa d’Arno è chiu-sa da anni e rischia di crollare, cisi balocca con il demenzialeprogetto degli Uffizi Pisani (no,non è il “Ve r n a co l i e re ”: è pro-prio vero). Una città in cui l’uni -versità si autopugnala al cuorechiudendo e smembrando lasua importantissima bibliotecastorica. Ma anche una città, ap-prendiamo dal Libro Bianco, chevuole ripartire nell’unico modopossibile: aprendo bene gli oc-chi sulla propria disgregazioneculturale e sociale, e mettendogli eletti dal popolo di fronte alleloro responsabilità. C’è da spe-rare che sia un inizio: solo cento,mille, simili Libri Bianchi pos-sono far capire agli italiani dioggi perché i loro figli rischianodi non capirci quando parlere-mo loro di “patrimonio cultu-ra l e ”.

T E AT R O

Noia da Zo m b i ,bravi solo gli attori

L’ultima estateda adolescenti©E LA CHIAMANO ESTATEdi Jillian Tamaki e Mariko Tamaki, Bao Publishing,320 pag, 18 euro

E PROPRIO quando pensavamo che non sipotesse più scrivere un graphic novel me-ritevole di lettura sulla solita triade ado-l e s ce n za - p r i m i - a m o r i - u n - p o’-di-sesso, ec-co “E la chiamano estate”. Che non c’e n t ranulla con la canzone di Bruno Amorito eneppure con il film uscito un paio di anni fa.Anzi, il titolo inglese era “This one sum-mer”. A firmarlo due cugine, canadesi conascendenze giapponesi: Jillian e Mariko Tamaki, la prima aidisegni, la seconda alla sceneggiatura. Già il fatto che leautrici siano donne spinge alla lettura (il fumetto restamolto maschile, soprattutto nelle produzioni seriali). Lascelta di impostarlo tutto su toni di blu attira, il trattoleggero, le figure abbozzate che si muovono in vaste vi-gnette di bianco sono una combinazione perfetta per rac-contare il tempo dilatato delle estati in cui si fanno vacanzee non ancora ferie. Ci sono due ragazze: Rose è la biondinacarina, in apparenza felice, in realtà con una famiglia che sta

scoppiando dopo che la madre non è riuscita ad avere ilsecondo figlio. Windy è stata adottata, un po’ in carne,fintamente spensierata ma già con qualche complessoadolescenziale. L’estate del libero è a modo suo unica,chiaramente l’ultima da quasi-bambine e la prima da qua-si-donne, con slanci verso i ragazzi che si alternano alleultime inclinazioni al gioco, premesse di seduzione mitigatedall’incertezza su scopi, obiettivi e motivazioni. Tutto èsospeso, incompiuto: le relazioni dei ragazzi della cittadinaal mare dove le due cugine Windy e Rose si incontrano ognianno, misurando le evoluzioni del tempo sui loro corpi,sospesa è anche la crisi del matrimonio dei genitori di Rose,e perfino il rapporto tra le due ragazze, incerto tra amiciziaprofonda e ostilità per le differenze di carattere e di fisico. Ilfumetto di Jillian e Mariko Tamaki è una storia di cui co-nosciamo - in parte - gli antefatti e di cui non sapremo maidavvero la conclusione. Ma, in fondo, sono così tutte lestorie in cui ci imbattiamo nella vita. Soprattutto d’e s t a te .

IL FUMETTO

di Caterina Bonvicini

Chi apre un atlante nonsi limita a cercare i sin-goli posti esotici, madesidera smodata-

mente tutto il mondo in una so-la volta”. Sono le parole con cuiuna giovane scrittrice di Berli-no, Judith Schalansky (classe1980), introduce un libro da leiillustrato, curioso e un po’ folle,

pubblicato da Bompiani: Atlan -te delle isole remote. Cinquantaisole dove non sono mai stata e maiandrò. Ma si addicono perfetta-mente al lavoro di un pittore,Flavio de Marco (nato a Leccenel 1975), che vive e lavora pro-prio a Berlino. Il titolo della mo-stra di de Marco alla GalleriaNazionale d’Arte Moderna diRoma (fino al 10 ottobre, a curadi Adriana Polveroni e Ange-

landreina Rorro, catalogo diMaretti Editore) è S te l l a , un’iso -la artificiale nell’Egeo, che na-turalmente non esiste ma è piùsofisticata delle Palm Islands diDubai. Che è anche il titolo diun libro che de Marco ha pub-blicato l’anno scorso e vieneesposto insieme ai quadri.

ENTRAMBI aboliscono i confinifra arte e letteratura, quindi. Lei,scrittrice, disegna. Lui, pittore,scrive. E, più in grande, proprioattraverso dei luoghi mentali,entrambi trovano il modo di in-novare un genere. Lei, la lette-ratura di viaggio. Lui, la pitturadi paesaggio. Entrambi innova-no scegliendo un linguaggio tra-dizionale. La voce della Schalan-sky è pulita e piana, da vecchioclassico. E de Marco usa l’acri -lico e la tela, dipinge come unpittore antico. La contempora-neità che si percepisce non sta

nella tecnica. Sta nel gusto, stanel pensiero. “Desiderare smo-datamente tutto il mondo in unasola volta” per Flavio de Marco èun’aspirazione a comprenderetutta l’arte precedente. Dentro leschermate di computer che di-pinge, che sono la sua cifra e lasua firma, ci sta una marina diCourbet come una geometria diFrank Stella, una veduta di Seu-rat come uno sfondo di Tiziano.Ma senza citazionismo: perchéalla base c’è un desiderio smo-dato di conoscenza che in realtàlui esprime attraverso la mode-razione, il rigore e una fermis-sima personalità. Non a caso lamusica che più gli piace è quelladi Glenn Gould. La mostra sa-

rebbe da guardare con le cuffie equel Bach sparato nelle orec-chie. Magari per capire cosa ci faun cielo di Turner o Constabledentro un computer. Un com-puter che diventa sguardo sulmondo, distanza indispensabi-le, anche fra l’oggi e il passato. Ofra l’uomo e la natura. In ognicaso, contenitore e filtro di ogniesperienza possibile.E così le palme di Schifano siaprono come finestre su altre di-mensioni e altri stili, da vuote di-ventano piene, dichiaratamenteartificiali. Così svuotate di rife-rimento finiscono per equivale-re a quelle di Matisse, e per si-gnificare quanto un albero giap-ponese o una foresta di Barbi-

zon. Eppure tutta questa storiadel paesaggio viene gestita comese non avesse peso. E qui sta labellezza, che va un po’ per contosuo. Tanto che le righe di RoyLichtenstein, infilate in uno stu-dio di nuvole, su un mare quasiottocentesco, suonano naturalicome la pioggia in diagonale. Aricordare che l’arte è finzione,insomma una visione costruita,l’immancabile striscia grigiadella schermata, discreta ma inalto. Il computer non è altro cheuna prospettiva, naturalmentementale, che funziona sullosguardo come quella di LeonBattista Alberti. Il legame diret-to fra tecnologia e pittura del Ri-nascimento è il baratro finale.

Il cielo di Turnerdentro un computerFLAVIO DE MARCO E LA GESTIONE DEL PAESAGGIO:TECNICA ANTICA PER GUARDARE AL FUTURO

IN MOSTRA

SECONDO TEMPO

©Zo m b i t u d i n eBassano del Grappa, B. Motion/Operae-state Festival, dal 26 al 30 agosto

A’ S P E T TATO R E , che facciamo? A-spet-tiamo!”, dicono i due zombi in proscenio,davanti a un sipario chiuso, color fragole esangue: i due sono Elvira Frosini e DanieleTimpano, autori, registi e interpreti di unaparadossale-paranormale pièce, intitolataappunto “Zo m b i t u d i n e ” e appena allestitaal Ric-Rieti, il festival delle “Invasioni crea-t i ve ”, di stanza pure a Frosinone e Latina.Eleggendo lo zombi a metafora dell’uomocontemporaneo, gli artisti ne stigmatizza-no la condizione di semi-vita o morte per-manente, imbastendo una commedia os-sessivo-compulsiva sul nuovo spettro chesi aggira per l’Europa: “Quel vecchio chenon muore e il nuovo che non c’è”. La fa-cilità e felicità di scrittura, eloquio e spro-loquio della coppia sono ormai assodate,

così come la caratura attoriale di lei, bra-vissima, e la verve comica di lui, surreale.Di contro, la trama è risibile e, spesso, ri-petitiva; non bastano le citazioni ai maestricome Beckett a dare fondamenta al ca-novaccio: chi stanno aspettando i due sulpalco? Chi sono gli zombi? Loro o il pub-blico? Rispondono i teatranti: “Gli Zombisiamo noi. La Zombitudine è la nostra con-dizione quotidiana. Così in scena, come insala”. Ma la confusione di ruoli, di segni e ditrovate porta inevitabilmente alla bulimiaespressiva, a un alternarsi di squarci pen-sosi (“Il futuro capita sempre agli altri”),scene triviali à la Ubu (“Che facciamo?S co p i a m o ! ”) e slanci politici, come il ri-ferimento a Carlo Giuliani. Spettacolo giu-stamente ambizioso, che tenta di raccon-tare il “mestiere di morire”, la catalessi del-la società odierna, l’anestesia della vitaquotidiana, “Zo m b i t u d i n e ” fatica a decol-lare, anche nel livido e lisergico finale, con

comparsata tragicomica di extraterrestribarboni. A discolpa dell’ensemble, che siesibisce in una recita all’aperto, va detto,però, che è difficile battere la concorrenzadelle costellazioni: cade una stella, e i mo-stri non fanno più paura.

PATRIMONIO ALL’I TA L I A NA

Un Libro bianco per salvare Pisa

STELLAF. de Marco,GalleriaNazionaled’ArteModerna,Roma, finoal 10 ottobre

di Camilla Tagliabue

di Tomaso Montanari

di Stefano Feltri

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21il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2 01 4SECONDO TEMPO

ONDA SU ONDA IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Bellezza, amore e tv:l’Aprile in casa Marzullo

MARIANNA APRILE è stata ospitel’altra notte del salotto di Marzullo Ansa

di Loris Mazzetti

Il sottosegretario Giacomelli haannunciato che entro la fine

dell’anno vi sarà la riforma del ca-none e della tv pubblica e nel 2015 ilrinnovo della convenzione Sta-to-Rai, come fece la Bbc, ciò avverràcon un ampio coinvolgimento deicittadini. Alla Tarantola e a Gubito-si, la presidente arrivata dalla Bancad’Italia, il dg, un manager esperto distrategie d’imprese, dalla finanza, vadato atto di aver portato virtuositàeconomico-finanziaria, differen-ziandosi dall’immobilismo tec-nologico e dalla subalternitànei confronti dell’ex Cavalieredei loro predecessori. Dopo ilprocesso di digitalizzazione la Raiha bisogno di un restyling editorialecompleto sia nei tg che nelle reti: ènecessario che si torni a parlare diinnovazione del prodotto, attraver-so il ridimensionamento dell’acqui -sto di format. Undici testate con al-trettante direzioni e redazioni nonhanno più ragione d’esistere, nonsolo per limitare gli sprechi delletroppe troupe utilizzate a coprire glieventi e in concorrenza l’una conl’altra, sono passati 35 anni dalla na-scita di Tg 3 e Tg R , nel frattempo ècambiato il mondo dei media:un’edizione in più o una nuova siglanon può eliminare la sensazione diantico al confronto con le altre tv eu-

ropee dei nostri tg. È l’era della cros-smedialità, del rapporto tra televi-sione e Internet, sono nate tv e reti allnews, non si tratta solo di tagliare ri-sorse, ma di ridistribuirle, perchéno, anche aumentarle dove occorre.

LE LINEE generali sulla riformadell’informazione, approvate la set-timana scorsa dal cda, forse hannoancora bisogno di essere ottimizzatema rappresentano l’inizio di un per-corso a cui si deve dare credito, e chefarà uscire la Rai da un immobilismo

causato dal controllo politico, dalconflitto d’interessi e da una leg-ge, la Gasparri, più volte con-dannata in Europa dalla Com-

missione sulla concorrenza. Gia-comelli ha intenzione di coinvolge-re i cittadini sul cambiamento, Ta-rantola e Gubitosi coinvolgano i la-voratori, che nel frattempo si sonocostituiti in associazioni che produ-cono un lavoro straordinario, igno-rato dai media: si confrontano congli utenti, con giuristi, con esperti delsettore, attraverso incontri e socialnetwork, con l’obiettivo di portare laRai a essere nuovamente centrale nelsistema. La sensazione, dopo la vi-cenda dei 150 milioni di euro, è cheRenzi abbia svenduto la Rai a Ber-lusconi in cambio dell’appoggio sul-le riforme. Coinvolgere i lavoratoripotrebbe essere l’inizio della tantoannunciata trasparenza.

di Luigi Galella

C’è qualcosa di rassicurante nella fi-gura di Gigi Marzullo: l’austera

fedeltà del profilo, la lunga e mossachioma cinerina che si posa sulle spalle,la testardaggine a ripetersi e riprodursitale e quale, incurante di stagioni inco-gnite, sfidando e travolgendo, come unpaladino medioevale, il luogo comunedi se stesso. Da sempre l’uomo continuaa indossare la divisa del conduttore, co-me se si recasse in banca e i superiori glisuggerissero il necessario decoro. E iltrash allora, di cui la tv si impasta com-piaciuta, e che altri ostentano superan-dosi l’un l’altro, gli scivola addosso co-me pioggia su un tessuto idrorepellente.Così profondamente antitelesiviso,Marzullo, da essere decoroso. Così clas-sico e intriso di antico sussiego, comeun signore beneducato, aduso a vecchigalatei. Un cavaliere col ciglio ches’inarca all’occorrenza e lo sguardo chenobilmente si perde nel vuoto, in untempo storico senza signori, cavalli e ca-valieri.Sul far della sera che si fa notte, dopomesi di cattività, in cui l’immagine gli

era stata negata, torna en plein air coi suoiquesiti e i suoi tormentoni, come unpersonaggio gozzaniano, docile e strug-gente: totalmente privo di ironia e quin-di massimamente ironico. Gli siede difronte un’ospite da poche settimane ab-bagliata dai riflettori del piccolo scher-mo, nel “Millennium” di Rai3: Marian-na Aprile, giornalista del settimanaleOggi, neoconduttrice, con Mia Ceran edElisabetta Margonari. I temi sono quelliche hanno reso mitico l’aplomb delconduttore di RaiUno: l’amore, l’ami-cizia, la carriera, l’uomo ideale, il rap-porto con Dio e vari altri massimi si-stemi, che dispensa ai suoi intervistati.

OGNUNO a suo modo, su quella poltro-na, si sente un Bertrand Russell, elevatoal ruolo di chi è degno di pronunciarparola per tutto e tutti. Il trionfo dellalibera opinione e del piccolo privato.Perché, dopo quei famosi quindici mi-nuti di celebrità, che per Andy Warholsaranno assicurati all’intera umanità,tutti si sentono investiti della necessitàdi parlare di sé. E anche se coi reality si èsuperato lo stadio della dichiarazione afavore della rappresentazione, e il sé si è

fatto show o qualcosa del genere, è dif-ficile rinunciare alla tentazione di ri-spondere ai quesiti gentilmente porti dalpadrone della quarta serata di Rai Uno:quando un giorno vista l’ora è appenafinito e un nuovo giorno è appena ini-ziato.In un improvviso impeto ardimentoso ilconduttore chiede alla giornalista dellacarta stampata se si sia interrogata ri-guardo all’influenza dell’aspetto esteti-co, circa la sua chiamata in tv, e che cosasia infine la tv, per chi finora l’ha vissutada spettatrice. La risposta, neanchetroppo imbarazzata, glissa sulla primaquestione e in quanto alla seconda chio-sa rapida: divertente. La tv in fondo èdivertente. E ti blandisce con le lusinghedell’immagine: ecco quindi gli inevita-bili scatti in posa per i rotocalchi, chenon avresti immaginato. Un grandeCarnevale. Il mondo rovesciato.Fa come se niente fosse, la Aprile, e aogni classica e consueta domanda ri-sponde con educazione e disinvoltura.Di tanto in tanto, dietro cipria e fondo-tinta, si intravede affiorare sulle guanceun debole rossore.

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Gli ascoltidi lunedì

QUESTO NOSTRO AMORESpettatori 2,9 mln Share 14,5%COCA-COLA FESTIVALSpettatori 2,9 mln Share 15,8%

VOYAG E RSpettatori 2,2 mln Share 1 0,7 %PERSON OF INTERESTSpettatori 1,9 mln Share 8,4%

Rai: s p re c a re m e n o,lavorare tutti

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22 MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2014 il Fatto Quotidiano

nuano ad arrivare. All’iniziodel ‘900 furono richiami di la-voro, poi durante il secolo bre-ve ci si misero le ‘ndrine a ma-nipolare il territorio intrec-ciando con facilità la politica egli affari, barattando il confinodi molti con il confine (france-se) di tutti.

n L’AREA è perfetta per il pas-saggio di ogni genere di mer-ce, quella umana compresa:tra droga, armi e persone daoccultare è un flusso continuo,con il risultato che la ’ndran -gheta la fa da padrona e qua-lunque grossa commessa, ve-di la necessità di terra percompletare i lavori alla focedel fiume, sul porto, passa di-rettamente o indirettamenteper mani calabre. E le istituzio-ni che fanno, domanderebbequalche lettore di buon umo-re? Non ce ne sono, o meglio

Gadda in un’intervi-sta: “Ho una licen-za liceale che mi faonore, per chi cre-

de nell’onore. Io non ci cre-do”. E come credere aquell’impalcatura retorica dipompose autoproclamazioni,grottesche esibizioni di virili-tà, obblighi da sagrestia?Non ci credevano gli antieroidi Stendhal, primo fra tutti Ju-lien Sorel, la cui frenesia so-ciale mirava alla distruzionedell’“onore vano della gente dimondo”, e il Fabrizio de LaCertosa di Parma, figura-spar-tiacque tra un passato nobile eun presente in cui tutti par-lano dell’onore senza onorar-lo.

PER SECOLI è stato un valoreepico, una virtus classica e ca-valleresca. Da Andromaca inpoi, le donne non capivanoperché gli uomini si rovinas-sero la vita dietro quella chi-mera, e da parte loro ne ve-nivano a conoscenza soloquando lo perdevano per ma-no di maschio o a causa dellapropria condotta sventurata.Sembrava un puntiglio (sorgesempre su un “punto”, l’ono -re), ma per gli spiriti elevati eral’unico mezzo per scavalcare lameschinità dell’orizzonte cor-rente.Se ferito, giustificava duelli:un’epoca gloriosa si chiuse conl’ultimo respiro di Puškin, chesi prese dal barone D’Anthésuna pallottola e del cornuto;ma ancora nel 1926 il Codicecavalleresco italiano Gelli re-golava la gentilhommerie uni -versale in fatto di contese etenzoni con spada, sciabola opistola.

DOPO LA GUERRA, mentre cis’impantanava nelle enfasi diparte tra preteso onore e Re-sistenza, il cinema restituiva fi-gure di comandanti e capi-po-polo asciutti e tetragoni, nonprivi di buon cuore, e poi tuttauna schiera di controeroi allaSordi-Gassman, profezie dellapavidità canagliesca e senzaideali. La commedia all’italia -na lo incarnò in una galleria dipicciotti coi baffi imbrillanti-nati che ne lavavano l’offesatra “bottane” e “svergognate” ebalenii di lame fino allo scop-pio della lupara che dell’onoreè diventato effetto speciale, co-me il suono elastico dello scac-ciapensieri, o marranzanu,nell’afa di agosto.Vitaliano Brancati ne inventòun tipo nuovo nella figura delpresunto seduttore bell’Anto -nio, scoperto incapace di “farsionore” con sua moglie e perciòscreditato. Ma la Repubblicamantenne fino al 1981 queldelitto d’onore che minimiz-zava l’uxoricidio per corna, e

sempre lì si era: alla reputa-zione, alla diceria su manche-volezze o sfrenatezze fisiolo-giche, alle gonadi pesatecon la bilancia del pubbli-co rispetto.Fortuna che oggi non cene dobbiamo più oc-cupare. Se un tempoera come un fiammi-fero che “si usa unavolta sola” secondoMarcel Pagnol, oggi somigliaagli accendini che si incep-pano e possono es-

sere buttati e sostituiti. Quan-do tutto è emendabile, condo-nabile, revocabile, il disonoredura il tempo di un lancio diagenzia. Per “restituire l’ono -re” a chi l’ha perso, come pro-pugna l’emblema-di-un’epocaBerlusconi, basta cancellareuna legge o inventarsene unanuova. Così “onore” è diven-tata una parola passepartouttra tante, sgualcita dalla farse-sca enfasi fascia e da tutta laretorica dei caduti, del sanguee degli altari di una Patria maiveramente unita.Oggi l’onore nomina, per iro-nia, quelli che più di tutti han-no lavorato alla sua consunzio-ne, quei politici, “onorevoli”,tenuti ad adempiere alle pro-prie funzioni “con disciplina eonore” che ogni tanto finisco-no in galera e non certo in virtùdelle proprie opinioni.

Uno sguardo originale sulmutato concetto di onore èquello che in Prendete mias u o ce ra (Bompiani, 2014)Howard Jacobson gettasull’uomo contemporaneo,qui per di più marito e scrit-tore: una triade squalificatada una degenerazione pro-gressiva che al pensiero eall’azione sostituisce il tor-pore e l’impotenza. Se anchela letteratura si adegua allemode (vampiri, detectivesvedesi, i 100 modi di farehumor sul cancro, le 50 sfu-mature di nulla, i libri di cu-cina, l’autopromozione dacocktail, la frenesia di twit-tare, o “twittire?”, si chiedenel romanzo un editore dé-modé), non le resta nessuna

funzione di indicare il vero eil nobile. Lo scrittore è diso-norato dalla propria inade-guatezza, dal politicamente

corretto, dal successo di ununico best-seller sul pisel-lo delle scimmie, dalleemorroidi per sedentarie-

tà, dal pensiero ossessivo discoparsi sua suocera.

PUÒ SOLO PERDERE: Jacob -son, un esperto della “voluttàdella sconfitta” (nel suo libropiù bello, Kalooki nights, asse-gna alla “passività ebraica” unvalore di marchio e allegoriaesistenziale), inventa un pro-tagonista più pusillanime deipersonaggi di Philip Roth, af-fetto da un cinismo che nonpuò nemmeno brillare, dentrouna società che non sa piùcos’è l’onore.Gli editori pubblicano immon-dizie o si suicidano, i lettori siestinguono o recensiscono suAmazon libri che non hannoletto, la politica esautora la cul-tura, i matrimoni si fondanosulla menzogna: sparita la di-gnità, ferito il logos, allo scrit-tore non resta che registrare lasparizione delle parole, ormaiincapaci di dire qualcosa di ve-ro.

LE PAROLE PERDUTE

SECONDO TEMPO

Si scrive B o rd i g h e rasi legge Calabria

IL BADANTE

PROFONDO NORD

L’80% degli abitanti

viene dalla regione

meridionale

Lo Stato non c’è

e la ‘Ndrangheta tiene

“pulito” il territorio

di Oliviero Beha

n GIORNI fa sono statoall’estero, e fin qui giustamen-te “e chi se ne frega”. Il punto èche non sono stato proprioall’estero nel senso letterale etopologico, ma sono stato inun estero al quadrato, in unestero metaforico, in un este-ro italiano: a Ventimiglia, a unsoffio da Mentone e dallaFrancia. Sole piovoso, cittàbassa nuova, città alta storicaricca di palazzi medievali checadono a pezzi perché si sonomangiati i fondi europei ades-so evaporati e con essi gusto erestauri, carruggi su per il nu-cleo vecchio abbandonato,desertificato e poi occupatoda una popolazione particola-re. Quale? Per rendermi contodi persona ho girato a piedi,chiedendo istruzioni a vecchie giovani: dov’è la cattedrale,dove traverso il fiume Rojapieno di isolotti, cigni, papere,gabbiani, gallinelle tutti impe-gnati in immersioni da numerida circo, dov’è la passerellacon i lucchetti senza Mocciaanche se molti, troppi fisio-gnomicamente d’i n to r n opaiono Moccia. Perché tuttiquelli che interpello mi rispon-dono in varie accentuazioni dicalabrese? Diretto, storpiato,francesizzato, edulcorato, dis-simulato, ma per Giove, cala-brese senza ogni dubbio. Checi fa questo concentrato di ca-labresi di lunga o breve lena aVentimiglia, antichissimo ca-strum che ricorda quest’annoil duemillesimo anniversariodalla morte di un imperatoredi qualche importanza, taleAugusto? Mi informo: ormaitra il 70 e l’80% della popo-lazione di Ventimiglia, pocomeno di trentamila persone, ècalabrese d‘origine e conti-

non si vedono, o ancora “nonce n’è bisogno”. A Ventimigliale scuole ormai sono calabre-sizzate fin dagli asili ma nonc’è un delitto a memoria d’uo -mo perché lo Stato travestitoda ‘ndrine sa come fare percontrollare il territorio. CosìVentimiglia è in appalto, nes-suno lo sa o perlomeno la pub-blica opinione lo ignora deltutto, e nel silenzio mediaticola Calabria avanza nelle sueforme peggiori. E dunque tuttimafiosi? Per carità, anche sta-tisticamente sarebbe impen-sabile. Ma che non governi loStato o quello che intendiamoper Stato in sintagmi come le“t ra t t a t i ve -S t a to - M a f i a ”, è as-solutamente pacifico. La co-munità migliore degli indigeninon abbozza, reagisce, ci sono4 librerie che per un’idea dicultura sempre più impalliditasono autentici bunker resi-stenziali che cercano di daresolidità a un costume stri-sciante e gassoso, quello dellepacche sulle spalle e perfino,negli immigrati più antichi, deldialetto calabrese di una voltache quasi ha bisogno di tradu-zione nel calabrese contem-poraneo. Naturalmente aVentimiglia sulla scia di Bor-dighera l’amministrazione èstata sciolta per mafia, e ierl’altro, nelle ultime elezioni, èspuntata una speranzosa listasemicivica molto giovane, rot-tamazione style, che alla lucedegli intrecci politici tra i pre-decessori “sciolti” e mai domiprobabilmente capisce benetutti i linguaggi. L’i m p re ss i o n eè di essere in una frontiera lan-guente, depressa, sospesa,che fa da ostaggio a se stessain un andirivieni di compra-vendite e nonsense. E noi daquesta parte…

www.olivierobeha.it

L’onore s v u o t at oa suon di manette

di Gaetano Liguori

Ci ha lasciati Giorgio Gasli-ni, musicista, composito-

re, pianista, direttore d’orche -stra, ma soprattutto colonnadel jazz italiano dagli anni 50.Nessun musicista italiano cheda allora si è occupato di jazzha potuto fare a meno di con-frontarsi con la sua opera. Haattraversato vari generi musi-cali sempre con creatività eoriginalità, che si trattasse diuna colonna sonora o diun’opera, di un balletto o diun concerto in un fumosoclub jazz oppure di un jinglepubblicitario. Pur non essen-do un suo allievo, mi sonosempre considerato un suodiscendente musicale e lo ri-cordo con affetto e gratitudi-ne, perché senza di lui e il suoesempio non avrei mai intra-preso la carriera musicale.Milanese fino all’osso, classe1929, ebbe tra i compagni dicorso al Conservatorio di Mi-lano musicisti come Abbado,Berio, Paccagnini, che aveva-no come credo quello di spe-rimentare nuove forme musi-cali. Formidabile pianista,

passò dalle accademie classicheai primi locali jazz milanesi, for-mando gruppi che hanno fattola storia del jazz italiano. Diret-tore artistico alla “Voce del Pa-drone”, compose la colonna so-nora di Profondo Rosso e de Lan o t te di Antonioni, uno dei po-chi esempi di colonna sonorajazz, per poi passare a comporrela musica dello spot della muccaCarolina. Per noi giovani deglianni 70 fu un esempio da segui-re, tra i primi a legare l’impegnomusicale ai fermenti sociali. Fusuo uno dei primi concertinell’Università Statale di Mila-no occupata dagli studenti. Lesue opere hanno titoli come Col -loquio con Malcom X o Fabbrica oc-

c u p a ta , ma ha firmato più di 90album o cd. Ha suonato in nu-merose tournèe dagli Stati Unitialla Cina, dall’Africa all’Oriente.Ha formato una miriade di mu-sicisti che hanno animato ses-sant’anni di jazz in Italia.

IO VOGLIO ricordarlo in unconcerto in Piazza S. Croce a Fi-renze, nel 1974, quando è salitosul palco, come sempre elegan-te, a suonare tra un tripudio dibandiere rosse. Il suo libro Mu -sica totale rimane un testo insu-perato che andrebbe attenta-mente riletto nei Conservatori enelle Università. Ricordo unaconversazione telefonica con luiquando, alla fine degli anni Set-tanta, si parlava di riflusso nonsolo in termini musicali e io nonmi sentivo in fase creativa: miinvitò a sedermi al pianofortetutti i giorni con metodo e de-dizione e trovare nella musicafonte di ispirazione. La sua è sta-ta una vita dedicata alla musica eai musicisti, senza mai dimen-ticare la funzione di crescita cul-turale che la musica ha sempreavuto al di là di ogni ideologia.Hasta la Victoria siempre, Gior-gio.

Addio a Giorgio Gaslini, storiadel jazz e di “Profondo rosso”

IL RICORDO

Compose le colonne

sonore di Dario Argento

e di Michelangelo

Antonioni. Per noi

giovani degli anni 70 fu

un esempio da seguire

SECONDA PUNTATA

Da stendardo morale

a farfuglio da talk

show, da “virtus”

cavalleresca

a uxoricidio per corna:

storie di virilità perduta

LUTTO NELLA MUSICA

di Daniela Ranieri

D ov ’è finito l’ “o n o re”? Dalle canzoni di guerra ai balletti del potere,dai duelli ai talent, la parabola della parola preferita dal fascismoda stendardo morale a farfuglio da talk show pare inarrestabile.Eppure un tempo è stato la quintessenza delle virtù repubblicaneincarnate dai Padri costituenti. A tutelarlo, ci sono rimasti gli“o n o revo l i ”, il che gli dà pieno di diritto di finire tra le parole ormaivuote e perdute.

I l lu s t ra z i o n edi Doriano

Ventimiglia Ansa

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23il Fatto Quotidiano MERCOLEDÌ 30 LUGLIO 2 01 4

A DOMANDA RISPONDOFurio Colombo

SECONDO TEMPO

L’Italia e il bisognodi partigiani non violenti

Sono un ex consigliere re-gionale siciliano che nonfa più politica partitica,occupandosi solo dellastoria della sua terra ma,per difendere la Costitu-zione Italiana, sente il bi-sogno di dire e fare qual-cosa per evitare che il no-stro Paese vada verso laderiva autoritaria. Napo-litano è stato ed è, per es-sere purtroppo ancora incarica, il peggiore presi-dente della Repubblica.Non è un pregiudizio sul-la persona ma un datoprovato dai fatti. Un pre-sidente che dovrebbe es-sere garante di tutti gli Ita-liani in modo irrituale perla sua carica, si permettedi chiamare “ribelli” i rap-presentanti delle Istitu-zioni, questo dimostral’insofferenza verso il dis-senso democratico. Purusando toni a volte conci-lianti-paternalistici, a vol-te “vibratamente” decisi,peggiora sempre di più, enon solo per la sua età. Esempre stato un politicoipocrita, il contrario diPietro Ingrao storico op-positore all’interno delPci. Lo prova la sua bio-grafia da migliorista e cra-xiano filo Usa fino al mi-dollo, anche sotto Rea-gan; lo prova la guerra allaProcura di Palermo perdifendere coloro che han-no fatto patti con la mafia,fino al sostegno alle cosid-dette riforme. Chi erano imiglioristi? Il capo dellacorrente politica è statoproprio Napolitano, e isuoi riferenti in Sicilia af-fermavano che non biso-gnava fare l’analisi delsangue alle imprese. Tan-to da non opporsi all’en-trata delle cosiddette“Coop Rosse” nella spar-tizione delle grandi operepubbliche, e tutti sapeva-no che le gare erano inmano alla mafia. Nel tavo-lino del “Ministro delleopere pubbliche della ma-fia” (Angelo Siino) c’eraspazio per tutti ma alle lo-ro criminali condizioni.Le centrali delle coop. nonpagavano il pizzo e questoera per le imprese filo ma-fiose il lascia passare. In

alcuni casi le pressionimafiose erano aggiratedalle centrali coop. checedevano in sub appaltoalle locali piccole coop.Prove ve ne sono in quan-tità: esempio la costruzio-ne dei quattro termovalo-rizzatori sotto il governoCuffaro, del quale lo scri-vente è stato uno degli op-positori, anche in sedegiudiziaria. Da poco si ècominciato a parlare distorie dimenticate, in pri-ma fila il “Fatto Quotidia-no”. Bravi quelli dei M5Sche lo hanno accusato diattentato alla Costituzio-ne, ma con questo parla-mento possiamo scordar-celo che venga messo sot-to accusa. Se informatobene, solo il popolo puòcacciarlo. Sarà difficile,

comunque bisogna pro-varci. Incominciamo ascendere in piazza af-frontando le difficoltàche si potranno incontra-re: dalla stampa asservita,alle provocazioni dellapolizia “segreta deviata”,a quella del partito unicodella nazione di Renzi-BerlusconiAlfano. Nondevono esserci bandieredi partito, ma semplicicittadini, capaci di orga-nizzarci in modo pacificoe non violento, in pocheparole “ribelli” come ipartigiani della democra-zia.

Calogero Miccichè

Tagliare sì, ma meglioai poteri forti

Tagliare: è questa la paro-la d’ordine imperante inogni settore, ma soprat-tutto nel sistema politicogarante della democra-zia. La democrazia costa edei costi occorre liberar-si, a costo di liberarsi del-la democrazia. E questo ilrischio che vogliamo cor-rere? Non importa se poinon si risparmierà affat-to. L’importante, comesempre, è colpirne unoper educarne cento. Pic-coli Comuni, Comunitàmontane, parchi e areeprotette... insieme nel tri-tatutto della gogna me-diatica, alla barra nel Tri-bunale dell’Inquisizionescatenato da “La casta” diGian Antonio Stella e

Sergio Rizzo. Oggi osan-nati dal populismo insor-gente dei più, maledettida coloro che incolpevol-mente sono stati inghiot-titi nel girone infernale.Domani, infatti, occorre-rà chiedere loro conto deitanti danni che la loro ge-nerica denuncia - stru-mentale a un potere cui lademocrazia dal basso dàfastidio - sta provocandonella società italiana.Hanno fatto di tutt’erbaun fascio, finendo con ilcolpire, alla fine, solo ipiù deboli e meno re-sponsabili. È il “Gran Co-raggio” del giornalismo,

presunto d’inchiesta,della nostra povera infor-mazione nazionale, nonper caso scivolata agli ul-timi posti del mondo.Quando metteranno nelmirino i poteri forti?

Melquiades

Vogliono dare il poterelegislativo al Governo

Il governo è un organoesecutivo e dovrebbe ave-re una potestà legislativasolo in emergenza. Ciòche propone in regime or-dinario dovrebbe esserelasciato poi alla discussio-ne (e alla eventuale appro-vazione) del sistema par-

CARO FURIO COLOMBO, non riesco acapire... Una coalizione militare fra le piùpotenti del mondo ha rovesciato Ghedda-fi e ne ha resa possibile la fine. Subito do-po tutti se ne vanno facendo finta che siatornata la libertà. E poco dopo troviamouna irrisolvibile guerra civile, un amba-sciatore ucciso (quello degli Stati Uniti) egli altri che se ne vanno. Nello stesso tem-po ci dicono che i rapporti d’affari conl’Italia vanno a gonfie vele. Lei ha una spie-ga z i o n e?

I va n

LA LIBIA È STATA per decenni (finchéGheddafi ne è stato il padrone e il dittatoreassoluto) una vergogna per tutti i Paesi chehanno onorato il colonnello, despota e ter-rorista, come un governante normale. E unavergogna più grave per l’Italia che, con quel-la Libia, ben conosciuta per le sue impreseinternazionali, (Lockerbie), per le sue carce-ri senza uscita, e i suoi omicidi, ha firmato efatto approvare dal Parlamento (quasiall’unanimità) un vergognoso trattato difraterna cooperazione e amicizia perenne,che comprendeva anche scambi di segretimilitari e ingenti versamenti di somme daparte dell’Italia. Poi, quasi subito, l’Italia hapartecipato alla eliminazione del “fraternoamico” (poco prima onorato a Roma dacentinaia di ragazze costrette ad ascoltarlo,e da una sottomessa processione di politicidi primo piano e di grandi managers) e hacominciato a diffondere due idee senza fon-damento: una, che la vita civile è ripresa, inquel disgraziato Paese, ed è in costruzioneuna nuova democrazia. L’altra che il tratta-to con l’Italia resta in vigore e gli affari (pe-

trolio) vanno bene come sempre. Si spiegacosì il fatto che l’ambasciatore italiano siastato costretto a restare a Tripoli, dove sicombatte per le strade, sfidando realtà ebuon senso. Il rimpatrio dei cento italiani,di cui ci parla la Farnesina, significa chemolti altri italiani, di cui non conosciamo illavoro o la missione, sono rimasti un po’ do -vunque nel Paese che è tutto in mano agliscontri fra bande. Si noterà che le notizie so-no imprecise come se la Libia fosse una im-pervia regione delle Ande, sono incoerenti(nel senso della mancanza di sequenza logi-ca e cronologica) come se si trattasse di BokoHaram. Si noterà ancora di più che nessunosi è presentato alle Camere a riferire su duepunti. Il primo è il vero stato della situazio-ne e perché viene messa a rischio la vitadell’ambasciatore italiano (tutti gli altri so-no partiti e gli Stati Uniti hanno chiuso i lorouffici). Il secondo è quali rapporti o accordiabbiamo e con chi, visto che non c’è nessungoverno nazionale, ma ci sono molte bandepotenti e bene armate che si contendono ilpotere. Si direbbe che due vuoti di responsa-bilità si fronteggiano: quello della Libia sen-za governo, e quello dell’Italia con un gover-no che tiene vivi gli affari ma non la politica,e non vuole neppure sapere (e far sapere alsuo Parlamento) come vanno davvero le co-se, e secondo quali regole continuano gli in-tensi rapporti commerciali. Forse era giu-sto, per una simile politica estera, che il mi-nistro degli Esteri fosse la ignara signoraMogherini.

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lamentare. La nostra Co-stituzione, che stannotentando in tutti i modi diviolentare, stabilisce unsistema parlamentare ga-rantista per l’approvazio-ne delle leggi. È in atto untentativo per consegnareanche il potere legislativoal governo. Sia, se il par-lamento voterà in tal sen-so, ma con calma, seguia-mo le regole dell’attualecostituzione per ora. Maalmeno, finché siamo indemocrazia godiamocelaancora per un po’, ancheperché non è detto dure-rà.

Giuseppe Ricca

Una soluzione semplice,pacifica e impossibile

Se l’attuale Israele non èuno Stato razzista ma de-mocratico, come io credoche sia, se i suoi cittadini,provenienti in origine datutto il mondo, non sono,salvo una minoranza, raz-zisti, c’è una sola soluzio-ne per risolvere il conflittoarabo-israeliano: la crea-zione di un’unico stato di“Israele e Palestina”.Israele, invece, di bom-bardare Gaza occupi loStato palestinese, come ilPiemonte ha occupatonel1860 la maggior partedegli stati italiani, e rico-

nosca immediatamente atutti i palestinesi lo statusdi cittadini israeliani con iconseguenti diritti e do-veri. Dopo la modificadella Costituzione, la sifaccia approvare con unreferendum votato da tut-ti i 12 milioni di cittadinidel nuovo Stato. Israele èstato il sogno di pochi, chesi è realizzato, di dare unoStato agli ebrei, adesso ilsogno continui per dareuno Stato a tutti i palesti-nesi, ebrei e arabi, e pace alMondo.

Ugo Baistrocchi

Esempio Concordia:distruggere e ricostruire

Se la Concordia rappre-senta una grande oppor-tunità occupazionale, al-lora una buona idea sa-rebbe quella di demolire ilColosseo per ricostruirloin cemento armato nellasua originaria completez-za e bellezza, o un bel tun-nel sottomarino a ottocorsie che colleghi Piom-bino alla Sardegna! Inquesto modo il Pil schiz-zerebbe ai massimi disempre e un’iper/occupa-zione costringerebbe i la-voratori italiani a doppi etripli turni di lavoro. Ec-co! Queste sono le inge-gnose strategie di mercatodei moderni cervellonidella politica italiana! Inalternativa potremmo fa-re scavare profonde bu-che nel deserto a milionidi lavoratori per poi, subi-to dopo, ritornare a co-prirle, o affondare un’in-tera flotta navale. Unagran fetta della nostraeconomia e relativa occu-pazione è sopravvissutafino a oggi proprio in vir-tù di questo diabolicomeccanismo: distruggereper ricostruire

Gianni Tirelli

I NOSTRI ERRORINell’articolo apparso ieriin pagina 12 dal titolo“Gaza fra bombe e tunne”"la firma corretta è quelladell’autore, Cosimo Cari-di, e non Massimo, comeriportato in modo errato.

Page 24: Il Fatto Quotidiano - 30.07.2014