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il futurista marche 10

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mensile di politica, economia e cultura dedicato alle Marche - dicembre 2012

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le Abortito il ricambio daBersani e Berlusconi,

Monti esce da gigante.Anche se finora ha fallito.

IL FUTURISTA MARCHE

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Anno 1 – numero 10

Rivista mensile in attesa di registrazionedirettore responsabile MARCO CATALANI

In redazioneMaurizio Grilli, Sergio Solari

Hanno collaboratoRossella Favi, Veronica Fortuna,Luca Giordani, Gessica Menichelli, Paolo Belogi, Francesco Gambini, Cinzia Pelagagge, Massimo Guido Conte.

Ci trovi anche su Facebook e twitter @futuristamarcheinfo: [email protected]

grafica Karboncino.it

Tradizione vuole che al cambio dell’anno si gettino via le cose vecchie dalla finestra. Ora di vecchiume in Italia ne abbiamo parecchio e sarebbe buona cosa iniziarsi a disfare del passato. Molti di voi già si staranno fregando le mani. Alt. Non sto parlando di spingere nel vuoto gerontopolitici. Almeno non materialmente. Manteniamoci sul simbolico e cerchiamo di interpretare queste forze nuove stanche, sfufe, arcistufe della vecchia politica. Che valore diamo al rottamatore Renzi? E quale a Giorgia Meloni dall’altra parte. E i formattatori? Zero+? Tiè, anche i grillini ci metto nella lista. C’è oggi una spinta che proviene dal basso. Che c’era anche in passato ma non con la stessa forza. Si tratta dell’energia di una generazione. I giovani. Nel centrosinistra si sono contati. Ha vinto l’apparato, l’usato sicuro Bersani. Ma il 40% ha detto che serviva il nuovo. Renzi. Nel centrodestra la consultazione, solo annunciata, è stata uccisa dal ritorno di Berlusconi. Il disagio è rimasto. Resta da capire quali saranno le conseguenze. Giorgia Meloni, 35 anni, coetanea del sottoscritto, continua a chiedere, dall’interno del Pdl, un riavvio. Chi la sostiene, vuole finalmente decidere. Certi della sconfitta, auspicavano almeno di iniziare a costruire qualcosa per il domani. Al di là dei rispettivi schieramenti c’è un’intera gioventù scippata del diritto ad avere un futuro. Da “bamboccioni” a “choosy” nel giro di 20 anni abbiamo (sì, mi ci metto anche io) digerito tutto e il contrario di tutto. Precariato, promesse non mantenute, accuse più o meno velate di non essere al passo con i tempi. E abbiamo trovato sempre gli spazi chiusi da baroni, parrucconi, da una generazione degli sperperi che ancora non molla, che restare in sella. Le speranze legate ai

professori (equità-rigore-sviluppo, ricordate?) sono naufragate in questi giorni di crisi per il governo Monti. Cosa rimarrà della sua agenda? Finora è stata un fallimento. I professori vivono in aula. Teorici. La pratica però è un’altra cosa. Avevamo detto che il riordino delle Province era il minimo sindacale per parlare di equità. È saltato anche quello. Figuriamoci lo sviluppo. Il rigore lo

abbiamo visto solo sulla popolazione più debole. Benzina, tasse, pensioni. La riforma del lavoro? Ridicola nel lasciare pressoché inalterati tutte le tipologie dei contratti di precariato. Quella delle pensioni? La sola vicenda esodati doveva esigere le dimissioni di Elsa Fornero (incapace

per sua stessa ammissione). Di contro che abbiamo? La legge elettorale, che senza preferenze fa comodo a tutti, è rimasta inalterata. Il decreto anticorruzione, con le norme sull’incandidabilità dei condannati, definito “fiacco”. L’unica lotta seria che andava fatta, quella alla corruzione, calcolata in 60 (sessanta) miliardi di euro l’anno, non è stata nemmeno accennata. È proprio qui che bisognerebbe intervenire anziché parlare, come si è fatto, di insostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale, di tagli a scuola e ricerca. Certo che con un Parlamento del genere, l’impresa di Monti era pressoché disperata. C’è speranza? Con il Porcellum ancora in piedi, le uniche novità degne di nota le troviamo da Grillo, che ha selezionato on line le candidature e dal pesarese Matteo Ricci. Il presidente della Provincia di Pesaro Urbino (articolo alle pagine 16 e 17) ha proposto Primarie per la scelta dei candidati alla Camera e al Senato per far scegliere i cittadini, non le segreterie di partito. Nonostante tutto, le quotazioni di Monti aumentano. Non che ami particolarmente il Prof. Ma tra Berlusconi e Bersani, che ve lo dico a fare?

Se il choosy diventa angry

marcoCATALANI

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Ex Montedison, che sia la volta buona? rubriche

Gioventù in fibrillazione

Sanzio, ma quale declassamento?

Fabriano - Crisi infinita

Ricci, rottamatore soft

Cultura

Ambiente di Massimo G. Conte

No biogas in reteAncona - Gramillano nonostante tutto

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223dicembre 2012

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siDal Manifesto per

l’Italia alla Lista per l’Italia

A Roma gli Stati Generali di Fli per trasformare il Manifesto in una Lista. Casini? Montezemolo? Cosa vogliono fare da grandi? “Spero che accettino” si limita a dire Fini. I tempi, tra l’altro, hanno subito un’accelerazione negli ultimi giorni con la crisi di Governo. Che si voti a febbraio o a marzo, non c’è più un minuto da perdere. Dal discorso di Ancona, al meeting di Roma, Gianfranco Fini è tornato a battere sul concetto che la grande civica nazionale non può nascere solo per raccogliere qualche posto in Parlamento. Al suo fianco Bocchino, Perina, Bongiorno, Menia, Penna. “Basta autocelebrazioni e basta rimpianti” perché l’obiettivo è una qualità basata sulla “selezione severa”, capacità e forza. “I contenuti devono venire prima dei contenitori , le proposte devono tornare al centro dei programmi e dei progetti” ha ricordato il Presidente della Camera.

Si è svolto a Roma al Teatro Capranica un convengo dal titolo “Dal Manifesto per l’Italia alla Lista per l’Italia”. Riuniti in un convegno molti degli esponenti del Fli per soffermarsi sull’attuale situazione politica, in un momento di cambiamenti in cui i partiti non riescono più a soddisfare le esigenze e i bisogni dei cittadini sempre più lontani dalla “cattiva politica” che ha caratterizzato gli ultimi decenni della storia italiana. Trovare le risposte nei momenti di cambiamento è difficile, spesso e sopratutto per coloro che sono dentro il “palazzo” e che hanno il difficile compito di ascoltare gli altri per poi trasformare le necessità in risposte pratiche e concrete. La Lista per l’Italia è una delle soluzioni concrete su cui proiettare le forze e le idee per cercare di rispondere in questi momenti di cambiamento alle esigenze di

cui il Paese necessita. Intervenuti oltre a Flavia Perina che ha aperto i lavori, anche il vicepresidente Italo Bocchino, il quale ha sottolineato che “è necessario puntare subito ai programmi concreti”. Lo stesso coordinatore nazionale del partito Roberto Menia ha individuato come fondamentale lo strutturare a livello territoriale una rete capace di poter rispondere alle esigenze di cui la politica si deve occupare. Sulla stessa linea Fabrizio Penna, per il quale nell’agenda Monti saranno necessari inevitabilmente delle modifiche e delle integrazioni per il prossimo futuro. Giulia Bongiorno è intervenuta focalizzando l’attenzione sulle persone e su tutti coloro che nel progetto ci credono. “Parola d’ordine è: dipende da te – ha detto - maggiore sarà l’impegno maggiori saranno i risultati”. Gianfranco Fini ha chiuso il convegno. “Basta autocelebrazioni e basta rimpianti” perché l’obiettivo è una qualità basata sulla “selezione severa”, capacità e forza. “I contenuti devono venire prima dei contenitori , le proposte devono tornare al centro dei programmi e dei progetti” ha ricordato il Presidente della Camera che si è inevitabilmente soffermato sull’attuale bipolarismo che ormai risulta “stantio”. “Oggi bisogna trovare le risposte ai problemi concreti , destra sinistra centro diventano aspetti secondari. Serve una grande lista civica nazionale, una grande lista per l’italia che chiami a raccolta le energie sane del paese senza personalismi”. Sempre Finì si è rivolto a Casini e Montezemolo visto che “la Lista per l’Italia, ha senso non come collezione di etichette, singole o calcoli di convenienza per una presenza in Parlamento, né per giocare il ruolo di ago della bilancia, ma come progetto per delineare un futuro migliore e valori di riferimento immediatamente percepiti dalla pubblica opinione. Quale che sia la legge elettorale non ha senso attendere ancora. Spero che loro accettino, che non ci siano ulteriori tatticismi. La presenza in Parlamento è la conclusione di un progetto, non può essere la ragione di un progetto”. Quindi la Lista per l’Italia vuole rispondere alle problematiche che i questo momento il nostro paese sta vivendo.

di Gessica Menichelli

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Terza Repubblica? Non siate choosy

Serve una generazione #coraggio per l’ Italia #senzapaura

di Maurizio Grilli

di Veronica Fortuna

La nascita della Terza Repubblica ci permetterà di diventare un Paese normale? Le energie politiche e sociali migliori riusciranno a costruire, finalmente, un partito autenticamente liberale, popolare e riformatore, capace di dar vita a un nuovo sistema fiscale e ad nuovo assetto istituzionale? L’Italia è un paese smarrito. Le migliori energie sono imbrigliate. Il resto brancola alla ricerca disperata di un leader. Stiamo attraversando un periodo di crisi sistemica prolungata. L’equilibrio, già precario, è messo a dura prova dal sovrapporsi di vecchi problemi mai risolti e di nuovi. Il malessere democratico che ne consegue produce solo frammentazione politica e sociale e, quindi, un’assenza di visione strategica del futuro. L’orizzonte temporale dei policy maker è talmente ridotto da alimentare immobilismo decisionale e smarrimento generale. Che fare? La società non organica agli apparati dei partiti e gli individui da essi fuoriusciti

si stanno organizzando. Elementi condivisi, le politiche riguardanti la riduzione della spesa pubblica, le dismissioni del patrimonio pubblico, l’idea di uno Stato meno invadente e arrogante, concorrenza, merito. Ottimi capisaldi per costruire un unico ampio soggetto politico plurale, per un’Italia più libera e competitiva. Un progetto politico, però, reso complicato dalla presenza di “troppe primedonne”. In questo senso, stiamo con Oscar Giannino: è necessario che i movimenti civici che intendono contrapporsi alle logiche politiche fallimentari finora adottate dai partiti, riaprano un processo di confronto, basato su alcuni punti chiari di programma. Il buonsenso in politica non può non tener conto di dati obiettivi come invecchiamento della popolazione, disoccupazione, decenni di sprechi, difesa sindacale delle corporazioni. Sarebbe irresponsabile ignorare questa realtà e non tentare di “mettersi in rete”. L’Italia e

l’Europa hanno bisogno di un fronte della responsabilità. Scelte politiche onerose e concrete. Invocare il “tutti a casa” è dar sfogo agli istinti. Lo scenario che si delinea è la riedizione dello scontro tra due coalizioni che contengono tutto (e il suo contrario) proiettate verso una deriva populista. Non è il momento di ricorrere alle identità, ma impegnarsi per la contaminazione delle idee collaborando su visioni omogenee, costruire partendo da ciò che unisce, nel solco di quanto iniziato dal governo Monti. Società civile disposta a impegnarsi e politica finalmente disposta ad accettare la sfida del rinnovamento e delle responsabilità. Non c’è più tanto tempo, per costruire un movimento popolare, liberale e riformista. Milioni di cittadini guardano con forte preoccupazione all’assenza di un’offerta alternativa che rappresenti non già il mondo moderato, ma chi ritiene che siano le riforme la priorità di cui il Paese ha bisogno.

C’è voglia di nuovo centrodestra tra la mia generazione, quella che viene dalla militanza fatta con passione e dignità, dal movimentismo, da estenuanti campagne elettorali dove si dormiva poco ma si sognava di essere protagonisti del futuro. Ricordo il 2 dicembre 2006: un’intera generazione di centrodestra scese in piazza contro Prodi. Sembra passato un secolo, tanta acqua sotto i ponti, tante cose sono cambiate. Colui che era leader dell’allora Casa delle Libertà, che aveva promesso nel ‘94 la rivoluzione liberale agli italiani, è oramai un ostacolo al processo di ricambio generazionale e al confronto democratico all’interno del pressoché defunto centrodestra italiano. #nonnoSilvio è pronto a scendere in campo per la sesta volta alla soglia degli 80 anni perché, a suo dire, tanti invocano il suo ritorno ed è lui l’ unico che può salvare le sorti di questo Paese. Proprio lui che un anno fa fu costretto a dimettersi per mancanza di una maggioranza reale in Parlamento e che sostenne il governo Monti. #B annulla le Primarie, senza convocare

vertici del partito. Gli basta un colloquio con il delfino Alfano che da sostenitore e candidato alle Primarie, torna supino alla casa del Padre, assumendosi anche l’irresponsabilità, con la dichiarazione alla Camera, di far vacillare il governo Monti. Il piano? Mettere il premier all’angolo, non assumere la responsabilità di farlo cadere subito e potersi preparare a una campagna elettorale all’insegna del populismo anti Monti e anti Europa. Cosa ne pensa la base del #Pdl della sesta discesa in campo del #dinosauro? Tanti amministratori locali, giovani, militanti hanno aderito al tam tam su twitter e altri social all’insegna del #nonlovoto. Emergono sofferenza e disappunto. Le mancate Primarie? Un’occasione persa. Se è vero che c’è voglia di un Ppe italiano, un nuovo centrodestra meritocratico, libero e aperto, di certo il #Pdl non è più la loro casa. Forse non

lo è mai stata. Lo stesso sentimento di smarrimento di gran parte dell’elettorato italiano che non trova un’alternativa a Pd, Vendola e Grillo. Se quei giovani dissidenti, dai formattatori ai giovani della Meloni, hanno davvero a cuore le sorti del Paese e della Destra Italiana, dimostrino #coraggio e #senzapaura escano dal #Pdl per lavorare alla costruzione di un nuovo centrodestra deberlusconizzato, europeo, plurale e meritocratico. Soprattutto libero. I futuristi la loro traversata nel deserto l’hanno già fatta. Con Gianfranco Fini, messo alla porta quando, a ragione, denunciò la mancanza di democrazia interna al partito. Aver ragione dà soddisfazione ma non basta. È tempo di ricostruire. #nonnoB non è più credibile: né qui, né all’estero. La sua sembra la pura pazzia di un uomo disposto a tutto pur di salvare se stesso, non il Paese.

5dicembre 2012

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Aeroporto Falconara, lo scalo merci è opportunità di rilancio

di Maurizio Grilli

Il futuro dell’aeroporto delle Marche è da alcuni mesi protagonista delle cronache, per il nuovo Piano Nazionale degli Aeroporti varato dal Governo che lo riconosce “Aeroporto di interesse nazionale per le merci”. La politica ha subito parlato di “declassamento”, interpretazione che ha provocato, ovviamente, reazioni aspre, a livello locale. Toni molto diversi, invece, alla notizia dell’imminente ingresso in Aerdorica del magnate argentino Eurnekian. Chi ha sempre offerto un punto di vista alternativo, supportato da dati oggettivi, è invece Carlo Pietrosanti, ex direttore di Aeroporti di Roma spa, autore di uno studio sulle potenzialità dello scalo dorico, che ora vive a Staffolo (An). “Il Piano nazionale degli Aeroporti, dichiarando che Falconara è un aeroporto di interesse strategico per le merci, offre a questa Regione una grande opportunità – afferma - Pone il nostro scalo in una posizione vantaggiosa rispetto a tutti gli altri aeroporti sulla dorsale adriatica: un dato che non deve essere trascurato dai policy maker locali. Ci sono molte azioni, da parte della Regione, a supporto delle imprese impegnate con l’internazionalizzazione, l’export marchigiano raggiunge mercati anche molto lontani da noi, ma il ruolo dei trasporti, e soprattutto di quelli aeroportuali, non è considerato adeguatamente”.

Per quale motivo, secondo Lei?La visione politica e strategica dell’aeroporto è bloccata sul paradigma che lo associa al turismo. Una stortura. I dati forniti da Aerdorica ci dicono infatti che solo il 20% dei passeggeri in transito al Sanzio proviene da fuori regione, cioè sono 60mila i potenziali utenti delle “eccellenze marchigiane”. I turisti arrivano se un territorio offre attrattive, non perché ci sono i voli. Rincorrere questa visione sbagliata ha costi altissimi per Aerodorica che paga Ryanair ben 1,2 milioni l’anno, ma i passeggeri, in sei anni, sono aumentati di sole 90mila unità. Considerato poi che le presenze turistiche nella nostra regione si attestano un po’ sopra i 2 milioni, chiunque può capire che l’aeroporto non ha funzione di promozione dell’incoming turistico.Cosa fare, allora?Lo Stato sosterrà gli investimenti necessari per adeguare le strutture aeroportuali dedicate alle merci, è un‘occasione irripetibile. Basti considerare che l’aeroporto di Falconara è posizionato in maniera baricentrica sulla dorsale adriatica in un importantissimo crocevia Est-Ovest e Nord-Sud, attraverso il quale ogni anno transitano circa 70mila tonnellate di merci che viaggiano sulle rotte intercontinentali attraverso gli aeroporti di Francoforte,

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Amsterdam, Parigi e Malpensa (dati Istat). Merci provenienti o destinate anche alle grandi eccellenze manifatturiere marchigiane. Un mercato che potrebbe valere, come diritti aeroportuali, più di 10 milioni di euro l’anno a vantaggio dei disastrosi conti di Aerdorica. Tutto ciò non impedisce il proseguo dell’attività rivolta al traffico passeggeri, ma per farlo Aerdorica dovrà fare ricorso a fondi reperiti presso gli azionisti”.A questo punto impossibile non chiederle di Aerdorica… I dati oggettivi, sempre forniti da Assaeroporti, ci dicono che da gennaio a settembre l’aeroporto di Falconara ha perso quasi il 7% dei voli, sta perdendo il 6,5% dei passeggeri ed il 7,5% di merci. Basta poi vedere il traffico merci degli altri aeroporti per rilevare che Falconara è al 12° posto e non al 5°. Nonostante il bilancio non sia stato pubblicato su internet, sappiamo che nel 2011 Aerdorica non ha fatturato 12 milioni, ma solo 10,6 milioni. Tra il 2010 e il 2011, il debito nei confronti dei fornitori è salito da 4,5 a 5,6 milioni, quello verso le banche dai 7 milioni a 10,6 milioni. Infine il Sanzio non è affatto allineato con il piano nazionale, perché sull’aeroporto non volano compagnie “cargo”, ma importanti corrieri espressi che trasportano pacchi. La realtà è che si fanno affermazioni imbarazzanti e facilmente smentibili.Però è in arrivo il nuovo socio argentino Eurnekian.L’interesse di questo signore evidenzia che esistono delle potenzialità che al management di Aerdorica sfuggono da troppo tempo. Arriveranno soldi pubblici per la costruzione delle infrastrutture per le merci, ma si è scelto di non coinvolgere i nostri imprenditori locali, proprio gli utenti dell’aeroporto merci. Eurnekian è stato indagato per il crac della compagnia aerea Volare, è stato protagonista di altre vicende che lo rendono un personaggio discusso e discutibile. Ma ad Ancona c’è addirittura entusiasmo.Ci dia una speranza.Mettere davvero in sinergia l’aeroporto con l’interporto. Quest’ultimo deve attrarre agenti e spedizionieri aerei, “cargo agent” che stimolerebbero il trasporto per via aerea delle merci. La posizione strategica dell’aeroporto di Falconara unitamente alla struttura specializzata dell’Interporto potranno risultare vincenti nei confronti degli altri scali nazionali, tutti invece, chi più e chi meno, scarsamente organizzati per questo settore del trasporto.

Spending review, carabinieri a

terra

Il 31 dicembre potrebbe essere l’ultimo giorno per gli elicotteristi dei carabinieri nelle Marche. Il Nucleo di Falconara, per via della spending review è stato soppresso. Lo ha deciso il Ministero della Difesa che successivamente ha fatto firmare il decreto anche agli Interni. Da tutte le Marche però ci si è mossi per impedire questa chiusura. Non tanto per una questione di campanile, quanto per una necessità che la regione sente in termini di sicurezza e di servizio alla collettività. Il ballottaggio, a livello nazionale, era tra Genova, Venezia e Falconara. A chi togliere gli elicotteri? Il ministro della Difesa Di Paola, rispondendo a un’interrogazione delle senatrici marchigiane Silvana Amati, Marina Magistrelli e Silvana Sbarbati ha risposto che la nostra è “un’area caratterizzata da un indice di delittuosità inferiore alla media nazionale”. La sicurezza dei delitti però è l’ultimo dei compiti che spettano ai carabinieri del cielo. Intanto perché quelli dell’Arma è

l’unico elicottero adibito al volo notturno. In caso di trasporto urgente di organi da e per l’ospedale regionale di Torrette, si alzano i carabinieri. Mezzi che si sono alzati durante l’emergenza neve o per scoprire zone inquinate (sia a terra che in mare) o addirittura, per via di una convenzione con la Sovrintendenza, avvistare siti archeologici. In caso di incidente aereo (vista la vicinanza con il Sanzio) o di incidente rilevante (sito Api) l’intervento è garantito in pochi minuti. E poi le Marche hanno solo questo. Le altre regioni possono invece contare sugli elicotteri di altri nuclei (Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Forestale, Vigili del Fuoco). Non se ne era resa conto il ministro Cancellieri quando Di Paola le ha fatto firmare il decreto con i tagli per le Marche. Della vicenda è stato interessanto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Al momento, le bocce sono ferme. La data è confermata e i circa 30 carabinieri del Nucleo sono in partenza. Sanno che dovranno andare via ma la destinazione non è stata loro comunicata. La quasi totalità ha messo famiglia nelle Marche e andranno incontro al disagio di doversi trasferire. Alcuni finiranno in altri Nuclei. Altri andranno a rinforzare le stazioni e le compagnie sparse sul territorio. Le Marche resteranno senza un mezzo e dovranno essere coperte da Forlì.

7dicembre 2012

Carlo Pietrosanti, ex direttore dell’aeroporto di Roma

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Ex Montedison, che sia la volta buona?Un centro fieristico, impianti sportivi, spazi pubblici, un hotel. Potrebbe essere questo il futuro dell’ex Montedison, area industriale abbandonata da decenni e ridotta dal tempo e dall’incuria in un cumulo di edifici in rovina, occupati abusivamente da senza fissa dimora (soprattutto romeni). L’area, che ricade nel comune di Falconara Marittima, proprio al confine con quello di Montemarciano, tra l’altro va bonificata. Un po’ di storia. Nei primi anni del ‘900 la Montecatini si insediò in vari punti delle Marche, tra cui anche Falconara. Lo stabilimento produceva concimi chimici. Questa lavorazione, unita alla mancanza di leggi per la tutela dell’ambiente, ha provocato in tutta la zona infiltrazioni nel terreno di sostanze nocive. Lo si è scoperto molto più tardi, ovviamente. A stabilimento (divenuto poi Montedison) chiuso. Tutta la zona è al centro di un aspro dibattito che va avanti da almeno un ventennio. Che fare per il suo recupero? Il degrado attuale è totale. La Sovrintendenza però ha individuato alcune costruzioni come esempi di archeologia industriale delle Marche. Una testimonianza dello sviluppo della grande industria nella nostra regione che però, per via del lassismo amministrativo e burocratico, rischia di sparire da solo, senza bisogno delle ruspe. L’abbattimento degli edifici condiderati minori è sempre stato un pallino dell’attuale amministrazione di centrodestra. La loro preservazione è il cavallo di battaglia delle associazioni ambientaliste

(come Ondaverde) e delle liste civiche (Cittadini in Comune). A giugno, l’ha spuntata – parzialmente – il sindaco Brandoni. Stanco delle continue invasioni abusive degli edifici da parte di uomini e donne di nazionalità romena (che si ripresentano a poche ore dai blitz delle forze dell’ordine per sgomberare l’area) è riuscito a ottenere i permessi per demolire le cosiddette “casette degli operai”, quattro edifici lungo la Flaminia. Restano in piedi l’infermeria, la portineria e il complesso tutelato denominato “Le Arche”. Gli sgomberi non sono cessati, ovviamente. A fine novembre, altre 30 denunce per invasione abusiva di edificio privato. Ora Brandoni ha chiesto un incontro con il nuovo sovrintendente, insediatosi a fine estate. L’idea è quella di abbattere tutto tranne “Le Arche”. Il vicesindaco Rossi spinge molto per questo scenario. Anche perché pare che un pool di imprenditori sia interessato all’area. Il progetto? Un hotel, padiglioni fieristici (che andrebbero a coprire il vuoto lasciato dalla Fiera della Pesca di Ancona), impianti sportivi e aree di pubblico utilizzo. E la bonifica? I privati sono in grado di trasformare il materiale raccolto e bonificato in mattonelle per marciapiedi e pavé. La loro vendita finanzierebbe direttamente la bonifica. Un sogno? Si vedrà. Quel che è certo è che qualcosa potrebbe muoversi presto. Anche grazie all’apertura del nuovo casello autostradale di Gabella che ha aumentato l’appetibilità dell’area.

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L’Italia delle tasse, se ne è parlato a FalconaraTroppe tasse, zero crescita. Se ne è parlato a Falconara durante il convegno organizzato nei giorni scorsi dall’associazione Liberi di Costruire il Domani. Carlo Negri, presidente dell’associazione, ha condotto una tavola rotonda alla quale hanno preso parte l’imprenditore Paolo Bedetti (Confindustria), il vicesindaco di Falconara Clemente Rossi e il commercialista anconetano Paolo Daidone. Scopo della discussione, quello di riportare un dibattito tra i cittadini, chiamati a confrontarsi sulle grandi problematiche che stanno interessando l’Italia. Nel corso della serata si è sviluppato un ampio dibattito e sono stati approfonditi temi riguardanti un equilibrato utilizzo della leva fiscale. Formulate anche proposte interessanti che possono risvegliare i consumi, incidere positivamente sull’occupazione ed aumentare gli introiti dello Stato sotto forma di imposte indirette. Si parlerà anche di come viene impiegato il denaro pubblico e di evasione fiscale. Razionalizzazione della spesa pubblica, servizi offerti dallo Stato. La situazione dell’Italia, per chi vuole fare impresa, al momento, è pietosa. Nelle classifiche degli Stati l’Italia è indietro a tutti gli altri Paesi industrializzati: è difficile avviare un’attività, proteggere il proprio investimento, ottenere permessi, accedere ai finanziamenti. Il tempo da dedicare agli adempimenti burocratici è in media di 285 ore all’anno. Tanto per fare un confronto, in Danimarca se ne impiegano 135. Questo scoraggia gli investimenti stranieri e soprattutto fa sì che, chi può delocalizza per trovare all’estero condizioni migliori. Impoverendo il territorio, sottraendo lavoro e ricchezza. Restano in Italia le piccole e medie imprese e coloro che offrono servizi e assistenza (che quindi devono per forza di cose restare sul territorio). Di fronte ad una crisi come l’attuale in cui problemi economici e occupazionali favoriscono la diffusione di pessimismo e incertezza sugli scenari futuri, si avverte la necessità che il cittadino prenda coscienza del suo ruolo fondamentale nel difficile compito di creare nuove prospettive di sviluppo al nostro Paese.

Maggiore tutela del territorio e protezione del paesaggio per difendere la costa dagli eventi meteo marini. Le conclusioni dell’incontro dibattito che si è tenuto nei primi giorni di dicembre in Regione dal tema “L’erosione della costa marchigiana: cause, conseguenze, soluzioni”, sono queste. “A distanza di molti anni - spiega Giancarlo D’Anna, consigliere regionale che ha organizzato l’incontro - durante i quali si è sentito tanto parlare dei danni dell’erosione marina, credo che questa sia la prima occasione in cui i tecnici addetti ai lavori si siano riuniti per discutere pubblicamente di questo fenomeno, delle sue cause, delle prospettive e degli investimenti che devono essere effettuati per tutelare il litorale marchigiano, altrimenti si corre il grosso rischio di parlare inutilmente senza mai affrontare seriamente il problema. È inaccettabile che si continui a proporre interventi tampone che non sono utili al recupero di

quei tratti di litorale meravigliosi sotto il profilo paesaggistico-ambientale e indispensabili sotto quello economico-turistico. Questa iniziativa e le conclusioni dei relatori vogliono essere uno stimolo e un incentivo affinché la Regione inserisca nel prossimo bilancio i fondi necessari per la tutela della nostra costa”. All’incontro erano presenti numerosi Comuni costieri, enti e associazioni di categoria interessati alla problematica. Durante l’incontro è stato presentato il resoconto dello stato di attuazione del piano di gestione delle aree costiere approvato nel 2005 dalla Regione e comprendente tutti gli interventi realizzati dal 2004 al 2010. Tra i relatori, l’assessore regionale Paolo Eusebi, Giorgio Filomena (Infrastrutture trasporti ed energia della Regione), Andrea Dignani, geologo e consulente del Wwf, Leonello Negozi (Legambiente Marche) e Stefano Sofia (Protezione Civile Marche).

9dicembre 2012

Erosione, D’Anna: “Inaccettabile continuare con interventi tampone”

di Francesco Gambini

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Gramillano, domani smettoIl sindaco sfiduciato dal suo partito promette le dimissioni “ma non ora”. E chiede ancora credito

di Rossella Favi

Il consiglio comunale dell’11 dicembre 2012 avrebbe dovuto significare la fine della Giunta Gramillano. Avrebbe dovuto, perché ancora una volta i pron-ostici sono stati smentiti: il sin-daco, quando chiudiamo questo numero del Futurista Marche, è ancora al suo posto, all’ennesimo equilibrismo per mantenere in piedi un’amministrazione che sembra vacillante fin dalla sua elezione. Con meccanismi che, all’occhio del cittadino, hanno ben poco a che fare con la buona gestione della cosa pubblica e

molto con i valzer di poltrone ed incarichi tutti interni alle forze politiche. Solo qualche giorno prima del fatidico 11 dicembre Fiorello Gramillano, messo alle strette dal suo stesso partito – che a dire il vero ne chiede la “testa” perlomeno da luglio scorso – sem-brava essersi arreso e pronto a de-porre le armi: ok alle dimissioni, contestualmente all’approvazione dell’assestamento di bilancio. Ap-provazione che, a dire il vero, in termini di legge sarebbe dovuta arrivare già entro lo scorso 30 novembre, ma che grazie ad una

proroga prefettizia si è potuta ri-mandare. Dando ulteriormente fiato, in questo modo, alle trombe dell’opposizione e degli ormai tanti critici di un’amministrazione sempre meno difendibile sotto tutti i punti di vista. L’opposizione, infatti, è ricorsa come in altre situazioni (vedi la vicenda che in ottobre ha portato alle dimis-sioni dell’assessore Biekar) alla tattica dell’ostruzionismo, pre-sentando una raffica di emenda-menti, una settantina. E ponendo una condizione fondamentale all’approvazione dell’assestamento: un Gramillano dimissionario.Nella seduta dell’11 dicembre, però, l’ennesimo colpo di scena, ancora una volta nella stessa di-rezione: niente dimissioni, e una nuova richiesta di credito. Il pri-mo cittadino ha infatti dichiarato che si dimetterà, sì, ma non ora. Meglio aspettare che le eventuali

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Chiaravalle: epilogo più rapido

elezioni amministrative possano coincidere con le politiche. E poi, si tenterà una nuova veri-fica all’interno della maggioranza.Al momento in cui scrivi-amo, quindi, l’approvazione dell’assestamento di bilancio è an-cora in bilico e sottoposto al fuo-co di fila dell’opposizione, e non è neanche chiaro chi, all’interno della cosidetta maggioranza, lo voterà. Infatti, lo stesso Pd è spac-cato, esattamente a metà, tra chi vuole proseguire a tutti i costi con l’esperienza Gramillano e chi vor-rebbe invece staccare la spina. A sciogliere il nodo potrebbe essere la prossima seduta di consiglio comu-nale del 18 dicembre, oppure l’assemblea del Pd cit-tadino del 22 – assemblea che, lo ricordiamo, a luglio scorso si era espressa a maggioranza per la fine della Giunta Gramillano, ponendo come unica condizione sine qua non la messa in sicurezza dei conti comu-nali. Conti che invece, allo stato attuale delle cose, ancora vacillano: non solo resta in sospeso appunto l’assestamento di bilancio, ma anche la questione Cor-

te dei Conti, che si è recentemente espressa sul bilancio anconetano scongiurando il rischio dissesto, ma rilevando irregolarità rispetto alla situazione delle Fondazioni teatrali e alle società partecipate. Perché anche sulle Fondazioni, ad esempio, nulla si è mosso negli ul-timi tempi, nessuna fusione, come era stato invece prospettato, e uno

Stabile sempre più a rischio com-missariamento. Quindi, ancora una volta: Gramillano che farà? Quale sarà la prossima mossa per tenere in piedi una maggioranza, che, sempre più, esiste solo sulla carta? Appuntamento alla pros-sima puntata di questa triste tel-enovela in salsa anconetana.

È già piena battaglia elettorale a Chiaravalle, con un moltiplicarsi di liste e movimen-ti in vista delle amministrative 2013. In ballo, la successione al sindaco Montali (Pd), recentemente dimessosi dopo una lunga lotta intestina all’interno della maggioranza. Lotta intestina che aveva portato alla nascita di “Liberi di Pensare”, gruppo consiliare dissidente all’interno del Pd stesso, che alle primarie nazionali del partito ha sostenuto – va da sé – la candidatura di Matteo Renzi. Si profila quindi una resa dei conti, nel Pd chiaravallese, e non solo in quello, poiché la questione ha coivolto l’intera compagine provinciale: una versione in miniatura e in anticipo sui tempi di quanto sta avvenen-do ad Ancona. Infatti, per Chiaravalle, si è speso il segretario pronviniciale del partito Emanuele Lodolini, che stigmatizzando l’operato di “Liberi di Pensare” ha dichiarato: “Chi, da iscrtitto del Pd, ha prodotto le condizioni che hanno portato alle dimissioni del sindaco di fatto si pone fuori dal partito”, ottenendo per tutta risposta un deciso: “Forse il segretario provinciale avrebbe fatto meglio ad informarsi prima, anziché aspettare che il tempo passasse inutilmente”. E anche ad Ancona la sfiducia reiterata al sindaco Gramillano, così come i problemi della Giunta, sono state questioni tutte interne al par-tito: la storia si ripete?

Ro.F.

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Falconara, sarà sfida a quattro.In campo anche Puntoeacapo con Lucio Virgulti

Pace fatta nel Partito Democratico falconarese. Antonio Mastrovincenzo, il candidato a sindaco vincitore delle Primarie, e Franco Federici, suo avversario sconfitto, si sono stretti la mano davanti ai segreteri regionale e provinciale Palmiro Ucchielli ed Emanuele Lodolini. Sono stati giorni convulsi per i democrat. Federici aveva attaccato l’avversario e minacciato il ricorso ai Garanti per invalidare la votazione macchiata, a suo dire, dal voto degli immigrati e dal sostegno della Cisl a Mastrovincenzo. Motivazioni infondate, secondo i massimi dirigenti del partito. Da statuto, gli extracomunitari possono votare alle Primarie purché residenti nel Comune. E l’appoggio dei sindacati – non solo della Cisl – a Mastrovincenzo era dato pressoché per scontato. La dura presa di posizione di Roberto Piccinini prima, membro del direttivo comunale e regionale del partito, ma anche di Ucchielli e Lodolini successivamente, ha indotto Federici a fare un passo indietro. A Falconara si profila uno scontro a quattro. Dopo Mastrovincenzo, Goffredo Brandoni (che nel frattempo ha presentato il simbolo della sua civica Falconara in Movimento, al fianco a Uniti per Falconara che sostituirà il Pdl e all’Udc) e Riccardo Borini (Falconara Bene Comune e Cittadini in Comune) ecco scendere in campo anche Falconara Puntoeacapo. La civica che ruota attorno alla figura di Lucio Virgulti (sarà proprio lui il candidato a sindaco) non ha trovato spazio nel polo delle civiche auspicato da Carlo Brunelli e così ha deciso di correre da sola. Virgulti, ex An fuoriuscito già da tempo dal partito è stato presentato proprio in questi giorni. Sicuramente andrà a togliere voti dal bacino di Brandoni. Al momento tutti i candidati lavorano ai programmi e alle alleanze. Col Natale alle porte, la politica va in vacanza anche se i dubbi legati alla data delle elezioni mettono qualche apprensione. Febbraio è visto come troppo prematuro. Meglio marzo. O addirittura aprile. Ci sarebbe tutto il tempo di organizzarsi e di portare avanti una campagna elettorale dai ritmi non troppo sostenuti. L’unico spunto lo ha tirato fuori Borini che ha sfidato Brandoni (e anche Mastrovincenzo) ad un incontro pubblico per confrontarsi sui temi della viabilità e dei parcheggi. Il dito è puntato contro il project financing con il quale l’amministrazione intende realizzare un park multipiano alla stazione. Il contratto di gestione durerà 25 anni “condizionando le prossime 5 giunte” accusa Borini.

A Senigallia la solidarietà va a

cavallodi Paolo Belogi

Nella società mercenaria in cui viviamo, in cui tutto è in vendita, il volontario appare una figura atipica. Non partecipa al rito del guadagno, ma dedica il proprio tempo all’assistenza di chi non è in grado di soddisfare molti dei bisogni che riteniamo primari. Persone per lo più sconosciute, spesso organizzate in associazioni, che rappresentano una struttura fondamentale della solidarietà e del soccorso. Sempre più comodi e ricercati partner delle istituzioni. Un’importanza che si evince anche in un passaggio del Manifesto per l’Italia che tanto ci aveva entusiasmato (e spero tornerà a farlo): “Un’Italia solidale, attenta ai più deboli e agli anziani, fondata sulla sussidiarietà, che valorizzi l’associazionismo e il volontariato”. È in un simile contesto che si inserisce la Consulta del Volontariato di Senigallia, attiva da giugno ’97 con oltre 40 associazioni, fra cui l’Anire, che promuove l’ippoterapia. Un’attività, quella della riabilitazione a mezzo del cavallo, che viene accolta un po’ ai margini: la si prende in considerazione solo se avanzano

tempo e soldi, sacrificandola alle più sostenute (anche, e soprattutto, economicamente) palestre e piscine. Con buona pace dei vantaggi indiscussi che solo il contatto con l’animale può dare. Maggiormente difficile da portare avanti in un periodo in cui le difficoltà si plasmano su tutti i settori e gli ambienti, i frequentatori del centro Anire hanno trovato un concreto aiuto in un progetto sviluppato con Marco Vive onlus di Ancona, grazie a cui la spesa sostenuta dalle famiglie si abbatte notevolmente. Vicini al Natale, insomma, ci si accorge che non tutto è profitto e interesse. Anche la solidarietà trova spazio. L’Italia solidale trova così sponda nell’attività di Marco Vive e ad avvantaggiarsene non sono solo cavalieri e amazzoni Anire. Questa collaborazione è un esempio positivo che infonde fiducia e coinvolge anche chi, poiché non ha motivo per farlo, non ricorre all’ippoterapia. “Le persone in Europa dovrebbero essere incoraggiate a svolgere attività di volontariato per aiutare loro stesse e l’intera comunità”, emerge dalla risoluzione del Parlamento Ue emanata in vista della Giornata Internazionale del Volontariato (5 dicembre). Tuttavia il volontariato non dovrebbe sostituire il lavoro retribuito. Dalle nostre parti, con le tante realtà che operano spesso nell’ombra, come Marco Vive e com’è giusto che sia, forse siamo sulla strada giusta.

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Martedì 18 dicembre 2012 - ore 20ristorante Passetto - Ancona

Brindiamo insieme al primo anno di vitadella nostra rivista

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ia Crisi nel Fabrianese: la luce in fondo al

tunnel è ancora lontana

di Luca Giordani

Sembra ieri da quando nella città della carta si respirava aria di futuro e di opulenza, quando carta ed elettrodomestici erano i due pilastri dell’economia fabrianese. Un idillio che ha visto una pesante battuta d’arresto con l’inizio della crisi. Una crisi che sta ancora oggi mietendo vittime tra le aziende e i propri dipendenti. Più di sedici aziende sono fallite in un anno, contando anche colossi come la Ardo che ha trascinato con se molte piccole realtà dell’indotto dell’elettrodomestico. Oltre a ciò vanno ad aggiungersi le delocalizzazioni operate da Indesit Company e da Faber Spa, le quali hanno minato le certezze di interi nuclei familiari. Per non parlare dell’acquisizione delle Cartiere Miliani da parte di Fedrigoni Spa, che sancisce l’oscuramento di un marchio simbolo di eccellenza industriale ed artistica in tutto il mondo. Una crisi dovuta sicuramente dal momento congiunturale sfavorevole,ma anche ad anni di scelte industriali di dubbia efficacia e di sprechi sempre avallati da una classe politica più interessata ai propri interessi che alla crescita del territorio. Una propensione al “mono-prodotto” che non ha permesso lo sviluppo di altre realtà industriali che avrebbero potuto rendere il tessuto imprenditoriale più diversificato e così più flessibile a periodi di stagnazione economica. Una situazione che è ancora lontana dall’essere risolta e che rischia di peggiorare con il passare del tempo. Solo una serie di investimenti in nuovi settori più appetibili per i mercati e una politica più attenta ai bisogni del territorio e delle proprie eccellenze possono portare il settore industriale fabrianese dal baratro al quale si è pericolosamente avvicinato. Un’inversione di rotta è possibile, basta solo non guardare al futuro con gli occhi del passato.

La crisi in cifreSecondo l’Istat l’ultimo dato positivo in ambito produttivo risale a giugno 2011, quando la produzione industriale marchigiana ha registrato un + 2,3%. Da allora però solo dati negativi, arrivando ad un - 9,1% nel terzo trimestre del 2012. Anche nell’immediato futuro la situazione non prevede sostanziali miglioramenti, dal momento che il 35% delle imprese marchigiane prevede un calo dei volumi di vendita e fatturato mentre il 42% spera di mantenere gli standard produttivi e di vendita attuali. Solo il 23% degli imprenditori prevede di aumentare la produzione di fine anno, puntando soprattutto sull’export e sulle nicchie di mercato ancora appetibili. Ma a risentire del momento difficile non sono solo le industrie. Anche le realtà artigianali sono sempre più schiacciate dai costi e da sostanziali cali negli ordinativi. Basti pensare ad esempio ai comparti del tessile e del calzaturiero che, ad eccezione dei grandi marchi, risentono e non poco del momento

congiunturale sfavorevole. Ad oggi sono state utilizzate complessivamente 27,6 milioni di ore di cassa integrazione di cui 5,2 milioni di cassa ordinaria e 9,7 milioni di straordinaria. A risentirne è stato inoltre anche il turn-over impiegatizio che ha subito una pesante battuta d’arresto. Delle 220mila assunzioni registrate, solo il 9,3% a tempo indeterminato, mentre il restante 90,7% ha visto la forma di contratti a tempo determinato, stage o cocopro.

Lu.Gio.

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Ricci, il rottamatore soft

Alla fine Matteo Ricci la sua soddisfazione se l’è presa. Nella segreteria nazionale del Pd è passata la linea dei “rottamatori bersaniani” (sì, esistono anche loro, rottamatori soft, se paragonati al pugnace Matteo Renzi). Via alle Primarie per i candidati al Parlamento alle prossime elezioni politiche. Se si voterà il 17 febbraio, si terranno il 29 e 30 dicembre, con tempi strettissimi, e con una macchina organizzativa, come si dice in questi casi, che dovrà mettersi al lavoro il prima possibile. Del resto, erano rimbalzate anche sulla stampa nazionale le dichiarazioni del giovane presidente della Provincia di Pesaro – Urbino che aveva rilanciato con forza l’idea delle primarie per le scelte dei candidati alle politiche, nell’intento di bypassare i limiti dovuti al Porcellum, con cui ormai con ogni probabilità si voterà. E l’idea di opporsi alla richiesta di eventuali deroghe per parlamentari che vogliano candidarsi dopo il terzo mandato: “Quando arriverà il momento io voterò contro. E non sarò il solo”. Ottenendo con questo il muro contro muro da parte di personalità storiche del Pd, come Rosy Bindi, la quale, come riporta il quotidiano Libero, avrebbe ribattuto: “Ho resistito a vent’anni di berlusconismo, figuriamoci se non resisto ora”. In questo senso, ha fatto discutere

di Rossella Favi

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anche la posizione della senatrice Marina Magistrelli, pezzo da novanta del Pd marchigiano. “Si candidi solo chi ha un lavoro - ha recentemente dichiarato - basta con i professionisti della politica”. Un affondo neanche troppo velato alla generazione dei 30/40enni democrat, tra i quali appunto Matteo Ricci, che i soliti bene informati danno sulla rampa di lancio per il Parlamento. Nel mirino, anche il segretario provinciale di Ancona Emanuele Lodolini. “La richiesta di cambiamento, che tutti vogliamo cogliere – ha detto la Magistrelli – richiede che la politica non sia una professione. Chi fa politica di professione e riesce ad andare in pensione senza aver mai lavorato e ciò che il Pd deve debellare”. E del resto, già in estate l’avvocatessa non le aveva mandate a dire al presidente della Provincia di Pesaro, giudicato “sempre pronto a fare dichiarazioni pubbliche solo contro quegli esponenti del partito che non provengono dalla sua stessa storia comunista”. Vedi alla voce Rosy Bindi, appunto. E adesso Ricci, con il sì della segreteria nazionale alle Primarie per il Parlamento (anche se il regolamento al momento in cui scriviamo deve essere ancora approvato), segna un punto importante a suo favore. E non appena ha potuto, ha commentato dal suo profilo facebook: “Quanto mi

piace quando giochiamo all’attacco!”. Già nei giorni scorsi, del resto, aveva chiesto rispetto, in seguito alle dichiarazioni della Magistrelli, per il suo essere un politico a tempo pieno. Insomma, l’ennesimo “conflitto” tra anime diverse del partito, uno scontro non soltanto generazionale, ma di visione politica più globale. È da vedere chi la spunterà. Infatti, i renziani hanno perso le Primarie, ma sono comunque il 40% del partito: sembra difficile per Bersani e i suoi non tenerne conto. Ma è pur vero che, con le Primarie per i parlamentari, che, a quanto pare, potrebbero anch’esse essere aperte anche ai non iscritti al partito, il fronte si riapre. Del resto, la frattura non è solo tra renziani e bersaniani, come dimostrano appunto le vicende fin qui descritte. Anche i giovani sostenitori del segretario del Pd non sembrano proprio voler abbandonare il tema del rinnovamento e del cambiamento. Ognuno tira l’acqua al proprio mulino, questo è certo, ma si tratta di istanze difficili da ignorare o da liquidare con superficialità. Se poi davvero il conflitto, come suggerisce anche la senatrice Magistrelli, si leghi pure alle diverse provenienze “storiche” di chi del Pd fa parte, si tratta di una frattura tutta interna, che anni di militanza comune non sono ancora riusciti a sanare del tutto.

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mar

che

sud

I comitati maceratesi entrano nel coordinamento

nazionale Terre Nostre

Le energie alternative al nucleare nascono con un obiettivo preciso: produrre energia determinando un impatto ambientale minimo, rispetto ai rischi che le centrali nucleari possono determinare. Le stesse sono di diverso tipo, per rispondere alle “diverse” esigenze territoriali e ambientali, per meglio impiegarsi all interno di un sistema urbanistico e agricolo presente. Il problema però sorge nel momento in cui, a causa degli incentivi, queste vengano diffuse sul territorio, in modo poco armonico e solo al fine imprenditoriale, facendo venir meno il presupposto per cui esse stesse sono nate. Così paradossalmente ci si ritrova a dover prendere posizioni contrarie contro l’insediamento di una piuttosto che dell’altra energia alternativa, perché poco adatta alle caratteristiche territoriali. In assenza di normative regionali che determino oggettivamente i siti più adatti per ognuno di loro, nei vari territori , comuni piccoli o grandi che siano, tali energie alternative vengono installate presumibilmente senza una giusta e valida armonizzazione con il territorio, tanto che negli ultimi mesi ci si é ritrovati anche nella Regione Marche a fare i conti con vari comitati territoriali per difendere il proprio territorio e garantire la tutela sia della salute che dei prodotti tipici locali

di Gessica Menichelli

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come si é verificato in Emilia Romagna e in Umbria. La battaglia dunque si è trasformata da politica a legale. Laddove le norme non riescono a gestire un problema o nei tempi o nei modi nascono comitati nazionali e territoriali per tutelare i cittadini da scelte poco lungimiranti della politica. Giovedì 22 novembre è una data da ricordare, perché nasce il “coordinamento di comitati no biogas e biomasse marchigiani” grazie alla ratifica dell’atto costitutivo dell’Associazione Terre Nostre Marche. Dunque le Marche seguono l’esempio dell’Umbria e creano ufficialmente un coordinamento di carattere regionale con lo scopo di difendere i cittadini e tutelarne i diritti, fra cui quelli primari della Salute ed all’ Ambiente. Il presidente del Coordinamento Nazionale “Terre Nostre”, Michele Corti, ha rivelato “di aver preso contatti con comitati di altri Paesi europei, con il chiaro intento di creare una azione coordinata anche a livello sovranazionale”. Passo obbligato nella dura e aspra battaglia considerando le recenti proposte di modifica e di revisione della vigente direttiva europea 2011/92/UE sulla Valutazione di Impatto Ambientale, le quali potrebbero andare a sanare le non conformità della Legge Regionale 3/2012 riscontrate dal Consiglio dei Ministri e portate in sede di

Corte Costituzionale, permettendo quindi l’insediamento delle numerose centrali autorizzate nei nostri territori negli ultimi mesi. I cittadini si sono riuniti, e grazie all associazione “Terre Nostre”, ha trovato gli strumenti adeguati per incidere su tutti i livelli , sia regionale, sia sovralocale, nazionale ed europeo. A rappresentare “Terre Nostre Marche”, il presidente Massimo Gianangeli. È indubbio che l’attuale sistema deve comunque fare i conti con l’economia, soprattutto in tempo di crisi. Ovvio che gli incentivi che l’insediamento delle energie alternative offrono, diventano inevitabilmente un elemento al quanto accattivante, ma è anche importante impedire strumentalizzazioni degli stessi per i soli motivi economici. Ogni strumento diventa positivo o negativo in base all’utilizzo che se ne fa. La politica che dovrebbe essere la garante della buona gestione della polis deve impedire le “geniali” speculazioni che di queste energie spesso si fanno e garantire la giusta e adeguata scelta di ognuna di esse in base alle caratteristiche del territorio. Adattare le energie alternative al territorio e non far subire ai cittadini e al territorio, le conseguenze negative di scelte poco opportune che nel tempo possono andare ad incidere in modo nefasto sul territorio scelto.

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“Senza una traccia” è l’ultimo lavoro del 38enne Marco Fortuna, poeta fermano. Autore attivo dal 2000, Fortuna ha raccolto le sue poesie inedite che, in questo volume, toccano tutti i temi

dell’animo umano: l’amore, l’amicizia e tutti quei sentimenti che, letteralmente, ci fanno sussultare l’anima. Leggendo le poesie di Fortuna, si è portati a esplorarare quella terra sconosciuta che ci spazia dentro, grazie a parole che vogliono essere per il lettore un invito a partire per un viaggio nell’essenziale, per trovare un punto di contatto con quella parte di noi che si trova oltre la linea di confine, oltre le parole stesse. Spiritualità, introspezione e ricchezza lessicale sono le coordinate che Fortuna segue lungo i suoi viaggi poetici dove la ricerca della Bellezza, del suo potere salvifico e di appagamento rappresenta la stella cometa. Bellezza intesa come Amore e Armonia col sé e del sé col respiro dell’ universo.

Senza Pensioni

Senza una traccia

Per scoprire cos’è un Caffè Letterario basta recarsi di venerdì sera a Camerano, dove i ragazzi dell’associazione Finestre Rosse e la Pro Loco Carlo Maratti ne hanno allestito uno in maniera ricercata e un po’ romantica. L’antico cantinone dell’ex convento francescano, ora Palazzo Comunale, grazie a questa pregevole iniziativa, è infatti tornato a vivere e a ripopolarsi. In origine, in Francia, erano caffè filosofici: vi si incontravano illustri filosofi per disquisire di moralità e cultura, sorseggiando un fumante caffè caldo. Divennero veri e propri fulcri culturali nelle maggiori città europee, cioè Caffè Letterari, quando gli accoglienti ed eleganti locali vennero scelti per discutere anche di arte, musica e poesia. Come tradizione vuole, i ragazzi hanno ricreato un ambiente ricercato, elegante e accogliente dove si respira il clima amichevole, intellettuale ed un po’ scanzonato che contraddistingueva i primi caffè ottocenteschi. Tra tavoli e sgabelli, cuscini, vecchie macchine da scrivere, un orologio a pendolo, candele che hanno bottiglie di vino vuote per candelabro, pensieri scritti e lampade si può partecipare a serate perfettamente organizzate, ognuna delle quali è unica nell’argomento. Si è parlato di musica, con due serate dedicate a illustri cantautori; di storia, discutendo e raccontando di quel che è stata l’Inquisizione e c’è stata la serata dell’arte, con un viaggio partito dal concetto di io romantico fino a toccare e raccontare alcuni dei maggiori esponenti dell’arte moderna. Il tutto condito con musica dal vivo e buon vino: siamo, non si dimentichi, in terra di Rosso Conero. “Ci troviamo – spiega Angelo Monaldi - come sentiamo ogni giorno, in una situazione più che critica in cui i giovani non solo non hanno futuro ma a stento possiedono il loro presente. La nostra rivoluzione consiste, nel nostro piccolo, nel fornire degli stimoli, una possibilità di creazione”. Solo per curiosità o per immergersi in un clima d’altri tempi, non perdiamo l’appuntamento di venerdì 14 dicembre, dedicato alla poesia, sarà l’ ultimo del 2012. Poi, per trascorrere del “bel tempo” si dovrà attendere il prossimo febbraio.

Cinzia Pelagagge

In occasione della commemorazione del trentennale della frana di Ancona, che si tenutasi presso il Circolo Belvedere di Posatora a metà mese, è stata presentata l’anteprima del film documentario “Invisibile minaccia” (attualmente in lavorazione) opera di Paolo Paliaga, Luca Benivetto e Massimo Volponi. Il film, attraverso la forma del documentario, racconta il terribile smottamento che nel 1982 mise in ginocchio la città dorica. L’idea del film nasce dal rinvenimento di preziosi e inediti filmati dell’epoca che raccontano la storia della frana attraverso le testimonmianze di chi la visse in prima persona, sia come sfollato che come operatore di primo soccorso. Il documentario tenta di raccontare anche la dimensione della “stato di allerta” in cui vivono le famiglie che non hanno voluto abbandonare la zona colpita e che vivono nella zona del monitoraggio costante soprannominato h24. La sceneggiatura del documentario è stata improntata verso una struttura narrativa capace di riportare i fatti in modo scientifico, esaustivo, organico: lo scopo, infatti, è stato quello di voler salvaguardare una memoria molto importante per la città di Ancona. Da sottolineare il concreto supporto alla produzione dato dalla “Fondazione Marche Cinema e Multimedia” e dalla “Marche Film Commission”, senza il cui aiuto la realizzazione di questo documentario sarebbe stata molto più difficoltosa. Nutrita anche la schiera di Enti coinvolti nel progetto: il Comune di Ancona, Assessorato alla Cultura, Assessorato alla Frana, Centro Monitoraggio H24, Regione Marche Protezione Civile e la sede regionale Marche della Rai, a testimoninza di come il documentario sia stato ritenuto da più livelli come un’opera necessaria sia a livello culturale che di salvaguardia della memoria storica. Assai preziosa è stata anche la collaborazione con Gallika Group e Radio Arancia Network, che hanno messo a disposizione le attrezzature tecniche di ripresa ed il pieno supporto come media partner ed ufficio stampa. L’uscita del film è prevista per Marzo 2013, in versione italiana ed in lingua inglese.

Il Caffè Letterario? Rivive a Camerano

Ancona, a 30 anni dalla Frana ecco il docufilm

di Ignazio Marino e Walter Passerini

di Marco Fortuna

Chiareletterepp. 192 - € 13,90

Nel libro di Marino e Passerini sono analizzate tutte le riforme pensionistiche che si sono succedute in questi anni. Soprattutto

quelle che una pavida classe politica non ha affrontato per impedire la “bomba previdenziale” che scoppierà in faccia alle giovani generazioni. Le ultime pagine del libro sono infatti tabelle dove viene calcolato a quanto ammonteranno le pensioni di chi sta iniziando a lavorare in questi anni o ha iniziato da pochi. Molti di loro faranno la fame, rischiando pensioni al di sotto dell’assegno sociale (oggi di 300 euro). L’invito dei due autori è di iniziare a mettere da parte dei soldi per una integrazione privata. Invece di fare mutui per la macchina, forse meglio pensare alla pensione anche se mancano tanti anni.Un paese con un minimo di credibilità manderebbe annualmente, come in Svezia, a tutti i cittadini una “busta arancione” nella quale comunicare il probabile calcolo della futura pensione. Leggete il libro, fatevi i vostri calcoli da soli. E ricordatevi di tutta questa classe politica alle prossime elezioni.

ed. ilmiolibro.itpp 75 - €10,00

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cult

ura

Blogger, twitstar, avvocato, scrittore. Tiziano Solignani è questo e tanto altro. Il suo ultimo libro, 9 storie mai raccontate, è un libro di favore “per portare bambini e adulti in nuovi, piccoli ma deliziosi,

universi”. Per averlo non occorre andare in libreria. Il libro è disponibile on line. Si tratta infatti di un ebook, liberamente stampabile per chi preferisce leggere su carta, che si può scaricare a un prezzo irrisorio. Su twitter e facebook ci sono tutte le indicazioni necessarie. Da qualche giorno è disponibile anche su #iBookStore, per l’acquisto diretto (e la preview gratuita) da iPhone, iPad, iPod. In realtà sono 9 sotrie più una: le ultime due favole sono collegate tra loro (“come in ogni fine serie che si rispetti”). La prima favola del libro, “Il soffione d’oro” la si può leggere cliccando su http://blog.solignani.it/2012/07/17/il-soffione-doro/.

9 storie mai raccontante

Di fronte a certe opere, a certi artisti, non si può che rimanere a bocca aperta, sbigottiti, silenziosi. È quello che mi è successo dopo aver letto “Viaggio al termine della notte”, di Louis Ferdinand Céline.

Con fatica, dunque, scrivo una recensione, poiché esprimersi a riguardo è difficile. Solo la possibilità di dare un giudizio su quest’opera mi mette in soggezione: è troppo potente, innovativa, anarchica, il frutto di un uomo che è sprofondato nella vita fino al collo, gustandone tutte le sfumature, patendone i drammi, analizzandone le gioie. Eppure procederò, poiché la sola speranza di indurre qualcuno a leggere le pagine di questo grande autore, mi gratifica. Il romanzo in questione è forse la più grande opera di Céline, assieme a “Morte a credito”. Céline ambienta quest’opera nella miseria, fra le classi umili, emarginate, che da sempre sono state il suo più grande interesse, la sua curiosità. Egli vi si accosta con la capacità d’analisi di uno scienziato, (Céline era un medico), e la possibilità di farsi coinvolgere di un uomo affamato di vita, di esperienze, animato da un’inquietudine che non gli permette di accontentarsi di un assaggio. Céline si sporca del dramma umano fin nel sangue, esplora le cavità più oscure e meschine della società dell’epoca e si perde, irrimediabilmente. Il romanzo spazia fra tre continenti, tratta di guerra, amore sopravvivenza, piaghe sociali, coscienza e mille altre questioni. E’ un’opera inclassificabile. Lo stile con cui è scritta è sorprendente, forse anche oltre il contenuto. Céline vuole ottenere una scrittura che renda alla perfezione il gergo orale degli infimi ambienti che frequenta, ma attenzione, non si tratta della semplice veritiera trasposizione del parlato. Per questo opera tantissimi aggiustamenti, di ritmo, di sintassi, di lessico, per ottenere il risultato voluto: egli desidera che questo stile ci suoni come parlato, conscio del fatto che la letterale riscrittura di quest’ultimo non avrebbe questo effetto nel momento della lettura. Su queste basi, Céline opera uno scardinamento della lingua che ha dello straordinario: parlare di rivoluzionario sarebbe poco.

Viaggio al termine della notte

ed. Corbacciopp. 575 - € 18,60

di Louis Ferdinand Célinedi Tiziano Solignani

21dicembre 2012

Il viaggiatoredi Marcello Cividini

ed simplicissimus.itpp. 213 - € 1,99 (ebook)

Il viaggiatore sta uscendo a 140 caratteri per volta su Twitter. Il suo autore Marcello Cividini (firmato Mac Civis) ha messo in fila

più di 7000 tweet come @il_viaggiator e non ha ancora finito. La storia parte da un incontro banale che scatena una serie di eventi che evolvono in una storia avvincente. Il nostro personaggio, scaraventato in un mondo che non è il suo, reagisce utilizzando la conoscenza che aveva lasciato cadere in disuso nella nostra società imbalsamata. La reazione ai nuovi pericoli risveglia la voglia di combattere sopita e sfocia in un crescendo di situazioni in giro per il mondo. Il gusto per la buona cucina condisce le sue avventure di sapori esotici. Da leggere tutto d’un fiato. O a puntate su Twitter. Idea che finora ha contagiato 14.550 follower. Naturalmente per leggere Il Viaggiatore non si dovranno attendere tutti i tweet di @il_viaggiator. Si può trovare anche in formato ebook a 1,99 euro.

Narcissuspp 48 - € 2,99

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ambi

ente I consorzi

programmanoLa Regione coordina

Manca la lungimiranzae il mare s’impoverisce

L’attività di pesca delle vongolare è regolamentata dal decreto ministeriale del 21 luglio 1998. Il decreto prevede che a curare tutti gli aspetti legati alla tutela del mare siano gli stessi incaricati di sfruttarne le risorse. Non intendiamo criminalizzare nessuno, tanto meno la categoria dei pescatori ma sarebbe buona norma pensare a quis custodiet ipsos custodes? La norma affida al consorzio la programmazione dello sforzo di pesca, i periodi di fermo, il ripopolamento e la semina della larva da cui si genererà il mollusco. Gli strumenti, quindi, per un corretto sfruttamento della risorsa ci sarebbero, anche in termini di normativa comunitaria. Ma allora perché i nostri compartimenti sono in perenne crisi? Perché si susseguono continue proteste per ricevere finanziamenti e allargare il raggio d’azione dei compartimenti? A nostro avviso dipende dalla logica, si fa per dire, con cui i consorzi hanno gestito la questione sinora, badando a raccogliere il più possibile senza preoccuparsi di gestire il patrimonio che, è bene ricordarlo, era tra i più ricchi al mondo. La miopia di gestione trova un valido alleato anche in Regione Marche che col Regolamento n°6/09 avoca il comitato di coordinamento. I consorzi, quindi, redigono i piani senza alcun parere scientifico ed è successivamente la Regione che li approva. Con il bel risultato che gli oneri della ricerca e del comitato ricadono sui contribuenti. Senza la creazione di aree di riposo e prelievi ponderati di prodotto, fatalmente si arriverà all’esaurimento del prodotto stesso. E se per raccogliere si adottano tecniche e attrezzature devastanti, a rischio non sarà solo il prodotto ma tutta la catena ad esso collegata. Le chicane delle draghe idrauliche

lungo le nostre coste rappresentano la distruzione e non l’adeguata gestione della risorsa soprattutto se, violando la legge non vengono rispettate la profondità e distanza dalle coste distruggendo tutte le forme di vita che stazionano sul fondale marino. La situazione è insostenibile e per colpa di pochi si rischia il collasso. I consorzi si sono dimostrati

incapaci di gestire la risorsa. Così come la Regione non ha saputo, o voluto, imporsi per difendere un patrimonio che stiamo dissipando. La causa dell’impoverimento della risorsa ittica non è solo da attribuire alle vongolare. Anche l’inquinamento fa la sua parte e tutti questi elementi negativi, sommati alla mancanza di

lungimiranza nella gestione della risorsa, stanno portando il nostro mare alla totale sterilità. In ballo c’è qualcosa in più degli interessi economici e politici di qualcuno. C’è la sopravvivenza del nostro mare. Abbiamo l’obbligo morale di lasciare ai nostri figli una Natura integra. Spiegare nel dettaglio, in questo breve articolo, i danni provocati da questa pratica di pesca è impossibile ma a tutti coloro che ne faranno richiesta via e mail, forniremo una scheda tecnica dettagliata circa il funzionamento di queste macchine capaci di scatenare l’inferno sui fondali marini. Gli operatori del settore devono capire che non devono sfruttare oltremodo la risorsa e che alla politica non devono chiedere favori ma operare di concerto affinché la loro attività, peraltro importantissima, sia garantita nel tempo. Soprattutto non devono pensare la mare come a una miniera che dopo essere stata sfruttata a esaurimento si può abbandonare per cercarne un’altra. Non c’è un altro mare.

[email protected]

Un altro mare non c’è

massimo g.CONTE

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