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supplemento mensile de Il Futurista dedicato alle Marche - ottobre 2012

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le Tutti a caccia di un messia per cambiare

una classe politica che ha fallito

IL FUTURISTA MARCHE

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Anno 1 – numero 8

Rivista mensile in attesa di registrazionedirettore responsabile MARCO CATALANI

In redazioneMaurizio Grilli, Sergio Solari

Hanno collaboratoRossella Favi, Luca Giordani, Gabriele Pegolo, Lorenzo Giammarchi, Veronica Fortuna, Adriana Staicu, Gessica Menichelli, Paolo Belogi, Ilaria Sciadi Adel, Massimo Guido Conte.

Ci trovi anche su Facebook e twitter @futuristamarcheinfo: [email protected]

grafica Karboncino.it

Chiude il futurista, il futurista marche resta. Arezzo è stata per molti versi una svolta. L’Assemblea dei 1000 per l’Italia voluta da Gianfranco Fini ha segnato il passaggio verso qualcosa di nuovo e per questo Filippo Rossi ha voluto chiudere con il futurista e lanciare Italiani, suo nuovo progetto editoriale. Alla notizia, qui nelle Marche ci siamo chiesti che fare. Seguire Italiani? In tanti ci hanno chiesto quali fossero le nostre intenzioni. Altri, soprattutto quanti delusi dal non essere riusciti a utilizzare il futurista marche a loro piacimento, strumento a schiena curva per reclamizzare le proprie gesta (?) politiche, hanno taciuto sperando in cuor loro in una nostra chiusura. Siamo costretti a deluderli. Abbiamo deciso che il futurista marche, che già ha dimostrato in questi primi 8 numeri la sua autonomia e la libertà di trattare determinati temi senza lasciarsi condizionare da questa o da quella corrente, dal potente di turno, dal ras locale, continuerà a esistere e – a dio piacendo – crescere. Proprio in virtù di questa autonomia che rivendico io per primo a nome della redazione tutta, abbiamo deciso di non seguire Rossi nell’avventura di Italiani. Ci teniamo il futurista marche. Il che non significa abbandonare i compagni di strada e intraprendere altre avventure. Ci teniamo a rimarcare questo concetto perché in una politica che sembra sempre più una guerra per bande, il trovare un gruppo di lavoro che si concentra sui temi più disparati, che dialoga, che approfondisce, che supera gli ostacoli verso la meta, non è cosa da poco. Nelle Marche – ma anche a livello nazionale – il dibattito è vivo e dimostra che un altro futuro è possibile. Non si tratta di un domani già definito nel quale Monti è il nuovo (l’ennesimo) salvatore della patria e tutto ciò che esce dalla bocca dei professori è sacro. Ci siamo presi da soli il permesso – noi piccoli marchigiani

– di bacchettare Nonna Fornero (l’ultima uscita, il suo “choosy” ai giovani italiani, già vessati da contratti precari, zero diritti e tonnellate di doveri, grida vendetta) e anche il Presidente del Consiglio per quell’equità promessa che ancora oggi, a quasi un anno di distanza dall’insediamento del Governo, non vediamo nemmeno con il binocolo (al netto

de “il lavoro fisso è noioso”). Senza montarsi la testa, abbiamo seguito più la strada che il Palazzo. Rendendoci conto che la nostra regione è un vero e proprio vulcano di energia. I nostri giovani si mettono insieme, avviano progetti imprenditoriali innovativi. Sono a caccia di fiducia

in un mondo per vecchi che però non molla. Un pianeta fatto di politici incollati da ormai troppo tempo alla poltrona per difendere gruppi di potere già consolidati negli anni. Le stesse facce, le stesse mosse. Prendete Palmiro Ucchielli. Il segretario regionale Pd (fonte Wikipedia) è stato consigliere provinciale a Pesaro dal 1985 al 1991, nel ‘94 è diventato deputato, nel ‘96 senatore. Dal ‘99 al 2009 è stato presidente della Provincia di Pesaro. Finito il secondo mandato ha tentato il Parlamento Europeo ma non ce l’ha fatta. Tornarsene a Colbordolo? Macché. Tempo tre mesi ed è stato eletto presidente regionale del Pd e ora, dicono i ben informati, tenta di sbilanciare l’asse regionale sulla sua provincia di riferimento per succedere a Spacca al governo delle Marche. I giovani, quelli che incontriamo per strada (e non nel Palazzo) non ne possono più di queste persone. Inevitabilmente guardano di buon occhio (ma con la normale diffidenza di chi ne già ha viste troppe) gli oracoli di turno. Si chiamino Grillo, Renzi, Giannino, Zer0+ o vattelapesca. Si guarda, si ascolta, di dibatte. Ma attenti a non deluderli ulteriormente. Il cambiamento stavolta deve essere reale.

Il punto di non ritorno

marcoCATALANI

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La Regione salva Macerata:bufera sul riordino della Province

rubriche

20 Cultura

21 Futuro e diritto di Manola Giorgini

22 Ambiente di Massimo G. Conte

L’Italia dei Mille in cerca di futuro

La calata dei messia

Ancona, Gramillano crisi continua

Pesaro, l’artigiano coraggioso e la banca ingorda

El Fanni: “Ius Soli principio fondamentale”

Marche, approvato loius soli

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L’Italia dei Mille in cerca

di futuro

Se dopo Mirabello ci si augurava un prendere la rincorsa, eccoci ad Arezzo, dove Gianfranco Fini ha radunato, il 29 e il 30 settembre, la cosiddetta società civile. Il periodo è sotto gli occhi di tutti: la politica italiana vive un momento di grande crisi ideologica generata da un ventennio di Berlusconismo, che senza troppi giri di parole ha modificato profondamente il sistema istituzionale nella sua concezione più contenutistica, generando un depauperamento dei valori che dovrebbero governarla. Ora, l’obiettivo culturalmente ambizioso é quello di riunire uomini e donne che appartengono alla società civile, che si impegnino in prima persona per dare ai propri figli e alle generazioni successive, un futuro di libertà, abbandonando la retorica per porre l’attenzione alle idee, al confronto programmatico e alle cose da fare. “Questa é l’ora della ricostruzione e della concretezza, di un nuovo Risorgimento da vivere insieme” si dice da Arezzo. L’incontro ha puntuato su vari obiettivi programmatici. Legge elettorale. Uninominale e con rappresentanza civile: rilegittimare la politica con una nuova legge elettorale che favorisca l’interesse generale e la riqualificazione del ceto politico, proponendo un sistema uninominale a un turno o a doppio turno, ma senza listini proporzionali e senza recuperi.Il 50% dei collegi al femminile: la società italiana é ormai per maggioranza una società femminile.Cittadinanza per gli immigrati. Per la così detta generazione Balotelli serve una legge sulla cittadinanza che sappia valorizzare e integrare i “nuovi italiani”. L’accesso alla cittadinanza per ius

di Gessica Menichelli

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soli temperato, condizionato a requisiti di stabilità e di residenza dei genitori e alla partecipazione del minore ad un ciclo scolastico.La vera sicurezza si fonda sull’integrazione e la vera integrazione non può prescindere dalla cittadinanza.Unioni civili. Quelle unioni stabili tra due persone, diverse dal matrimonio, senza mettere in discussione il “favor familiae” espresso dall’art 29 della Costituzione ma senza negare la diffusione di altri “format familiari” che necessitano di essere tutelati giuridicamente perché soggetti piú deboli e non ancora considerati dalle norme.Cultura. Maggiore attenzione alla Cultura, attraverso investimenti pubblici: l’attenzione per la cultura e il patrimonio artistico, che vanno intesi come priorità, dando un ruolo preminente al Ministero dei Beni Cultirali.Semplificazioni amministrative. Per velocizzare tutte quelle pratiche rendendo inevitabilmente più elastica e dinamica la struttura. Pareggi di bilancio nel consumo territoriale. La densità demografica dell’Italia non giustifica la percentuale del suolo consumato rispetto ai dati medi dell’Europa. Accrescere l’efficenza del sistema per preservare la qualità ambientale, arginando la dissipazione del territorio, attraverso anche la riconversione degli edifici e riutilizzarli, per non costruirne di nuovi.Senso civico. Base strutturale per costruire una società su valori sani.Meritocrazia. In ogni settore, dove venga premiata la qualità.La sala convegni era gremita, la lucidità dell’analisi del progetto durante i numerosi interventi era evidente. Gli interventi numerosi dei soggetti che appartengono alla società civile, rappresentanti di ogni settore della vita, avvocatura, imprenditoria, cultura,

sanità, sono stati preceduti dagli interventi di Fini e del leader Udc Pierferdinando Casini, i quali senza ombra di dubbio hanno evidenziato l’importanza e l’esigenza, di un rinnovato cambiamento culturale, teorico e concreto. L’apertura alla società civile in un momento così delicato é un chiaro passo verso un cambiamento della politica, necessario per una ricostruzione della società sentito e voluto da tutti, rispetto al decadimento della politica degli ultimi anni che ha e sta allontanando i cittadini. Una politica troppo autoreferenziale che negli ultimi anni si é troppo spesso allontanata dai bisogni concreti della gente, oggi ha il dovere morale di riappropriassi degli ideali e dei valori, accantonati, per ricostruire un sistema che ormai non puó più essere trascurato.

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La calata dei messia

Sono attesi come rockstar. Hanno sostenitori bipartisan e sono riusciti a rompere le geometrie politiche. Riempiono sale, piazze e teatri. Sono in tour in tutta Italia per far conoscere le loro proposte. Rispondono ai nomi di Matteo Renzi, candidato alle primarie del Partito Democratico, leader dei cosiddetti Rottamatori, e Oscar Giannino, eclettico giornalista economico, fondatore del movimento Fermare il Declino. Entrambi, su fronti ovviamente molto diversi, danno battaglia al grido di cambiamento e rinnovamento. Tutti e due si candidano ad essere the next big thing della scena politica del prossimo futuro. Il dopo Monti. Nuovi messia – un po’ come Grillo con il suo Movimento 5 Stelle - nel momento della confusione politica. Cercano anche loro un posto al sole o saranno i veri promotori del cambiamento?

Matteo Renzi è stato nelle marche facendo tappa adAscoli Piceno, Porto San Giorgio, Macerata e Ancona. Folla delle grandi occasioni in tutte e tre le tappe raggiunte dal camper di “Adesso!”, e in particolare a Macerata, dove nel dopo cena il sindaco di Firenze ha incontrato i cittadini presso un Cine Teatro Italia gremito, così come la vicina piazza Cesare Battisti, in cui era installato un maxi schermo. Ancora lontano dal desco milanese top secret con finanzieri e bancari che gli hanno attirato gli attacchi degli sfidanti alle Primarie, Bersani e Vedola, è stato accolto da una folta schiera di politici locali, dal presidente del consiglio regionale Vittoriano Solazzi, al sindaco di Macerata Romano Carancini, ad esponenti del Pd locale e primi cittadini della zona, Matteo Renzi non ha deluso le aspettative. Desacralizzare la politica è stato il primo input, ma si è parlato anche di costi della politica, ad esempio rispetto alla necessità dell’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti e della riduzione delle indennità. Renzi, che ha recentemente incassato il “non mi ricandido” di mostri sacri del Pd come Veltroni e D’Alema (uno dei bersagli favoriti del

sindaco di Firenze), ha rinnovato la sua volontà di collaborare con Bersani qualora fosse il segretario del partito a vincere le Primarie, ma, eventualmente, senza andare in Parlamento: resterebbe primo cittadino della sua città. Per quanto riguarda invece Fermare il Declino, l’appuntamento è stato ad Ancona il 12 ottobre scorso. Tutti e tre espatriati negli Usa per insegnare Economia nelle università e momentaneamente rientrati in Italia, Michele Boldrin, Sandro Brusco e Alberto Bisin hanno presentato il movimento presso la Mole Vanvitelliana in una sala decisamente affollata (di questi tempi) per un evento politico. Una platea composta essenzialmente da professionisti, imprenditori, professori e studenti universitari. I tre hanno spiegato la nascita del movimento e la sua direzione futura con insolita chiarezza. A partire dal giudizio sul governo Monti, che “ha ridato credibilità all’Italia, ha imposto sacrifici raggiungendo l’obiettivo di salvare il Paese dal fallimento ma ha dimostrato anche di non avere la forza per passare alla fase due, quella di una drastica riduzione della spesa pubblica”. Boldrin ha detto poi esplicitamente che, al di là dei probabili rimescolamenti che seguiranno le primarie del Pd, FiD alle prossime elezioni vuole esserci perché “o ci si prova adesso a cambiare le cose, o per i prossimi anni dovremo rassegnarci solo a gestire il declino”. Tra i probabili compagni di strada di Fermare il Declino, Boldrin ha ricordato “tutti quei movimenti – tra cui Zero Positivo – che si stanno costituendo dal basso e che sono a noi vicini”, mentre per ora le porte sembrano chiuse “per chi è stato una figura di spicco o abbia avuto peso decisionale negli anni della Seconda Repubblica”. L’impressione è che il movimento di Giannino abbia ancora alcuni limiti: poche proposte per temi che non siano prettamente economici, platea per ora ristretta ad alcune categorie. Ma sorprende per la capacità di coinvolgere in poco tempo un largo numero di simpatizzanti e soprattutto per il coraggio di proposte liberali chiare e lontane dal qualunquismo della semplice protesta.

di Rossella Favi e Lorenzo Giammarchi

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E a Roma la giornata degli

outsiderdi Luca Giordani

“Roma caput Zeri”; no, non si tratta di un’errata trascrizione dal latino, bensì di un’espressione che sintetizza la forza di un numero, lo 0, spesso considerato inutile, nefasto, simbolo di debolezza e di negatività. Ed è proprio lo 0 invece, outsider per eccellenza, che ispira la creatività e l’amore per il proprio paese di un gruppo di ragazzi che nei giorni 13 e 14 Ottobre hanno organizzato il secondo grande appuntamento del movimento Zer0+ presso palazzo Santa Chiara, nel cuore della città eterna. “Chi ha talento spesso viene allontanato, escluso da una società dove corporazioni e caste ancora giocano un ruolo importante. Ma sono proprio gli esclusi, gli outsider, a dare la spinta verso il vero cambiamento”. Così il fabrianese Lorenzo Castellani (foto a destra),

studente e membro di Zer0+ che come tanti suoi coetanei crede in un’Italia più libera, competitiva, governata da una buona politica, dove il merito venga prima della raccomandazione e dell’appartenenza ad un partito politico. Una due giorni piena di contenuti e di ospiti d’eccellenza, come Enrico Cisnetto, Benedetto della Vedova e Oscar Giannino, intervenuti a sostegno di questi ragazzi che stanno mettendo in campo passione e verve politica per invertire la rotta di un paese che lentamente si sta arenando nelle sabbie dell’indifferenza dei partiti e degli scandali politici. Oltre alle personalità erano presenti anche persone provenienti da ogni parte del tessuto sociale italiano. Attraverso le loro esperienze, hanno contribuito in modi diversi a creare un mosaico di opinioni, idee, passioni e amore per la buona politica che sicuramente nel giro di poco tempo si ingrandirà sempre di più, inglobando anche quei settori della società che ormai da tempo hanno perso fiducia nelle istituzioni e nel sistema politico italiano. Mentre testate giornalistiche e telegiornali danno sempre più spazio a quella parte della politica che si avvia ormai verso la strada del tramonto, un

gruppo di giovani sta creando qualcosa di straordinario, qualcosa che non ruota intorno a finanziamenti illeciti o facili connivenze, bensì intorno alla passione per la vera politica e all’amore per una terra da troppo tempo ormai offesa e maltrattata. Se da uno zero è possibile creare tutto ciò, è anche possibile cambiare le sorti di un’Italia ormai allo stremo delle forze. Un gruppo di outsider si sta mettendo in gioco, l’invasione della vera politica è già iniziata.

Zer0+ al Pergoli di Falconara Marittima

ZeroPositivo fa tappa a Falconara. Continuano gli incontri itineranti dell’associazione con l’obiettivo di farsi conoscere e coinvolgere sempre di più chi finora è rimasto lontano dalla discussione politica e dalle reti partitiche. Piercamillo Falasca e il fabrianese Lorenzo Castellani, i principali animatori nazionali, hanno presentato il movimento, arrivato nelle Marche dopo gli incontri di Milano, Piacenza e Alessandria, e le 13 Proposte per il 2013: la base di partenza di un movimento riformatore e liberale che parla di opportunità, di merito, competizione, inclusione, diritti civili e responsabilità. Il

tutto tramite iniziative innovative e svolte con (pochi) finanziamenti, tutti privati. Un evento, quello falconarese, che ha rappresentato anche un’importante tappa di avvicinamento alle Giornate degli Outsider (articolo qui sotto, ndr). Proprio per dare spazio a chi nel territorio ha dimostrato con coraggio di saper pensare, progettare e costruire qualcosa di innovativo, la prima parte dell’incontro è stata tutta dedicata a cinque giovani outsider marchigiani.L’imprenditore Michele Luconi, che ha parlato di start up innovative raccontandone speranze, difficoltà ed esigenze attraverso l’esperienza degli incubatori d’imprese. Stefano Boggi, co-fondatore del social network Unicavox, uno spazio inedito di confronto e proposte su tematiche politiche. Ilaria Sciadi Adel, collaboratrice de il futurista marche e ideatrice del progetto “Immigrati 2G: cittadini full time” sul tema dei diritti degli italiani di seconda generazione. Infine i due registi sambenedettesi Giacomo Cagnetti e Rovero Impiglia, vincitori di un contest internazionale per il nuovo spot Coca-Cola

con un video di 60 secondi che racconta una storia di cambiamento e riscatto. Dedicata alla riflessione politica la seconda parte, con Carlo Pietrosanti a parlare di logistica e trasporti e del potenziale, ancora inespresso, della Piattaforma Logistica delle Marche. E con il dibattito, guidato dall’economista Mariangela Paradisi e dal presidente dell’Associazione Economia Reale Mario Baldassarri, su risorse pubbliche, investimenti e incentivi alle imprese. Temi da cui partono alcune delle più importanti proposte di ZeroPositivo (no al finanziamento pubblico ai partiti, riduzione contestuale dei sussidi e delle tasse, promozione degli strumenti di venture capital) per un nuovo centro radicale che sappia, con proposte coraggiose, dare il proprio contributo alle sfide che ci aspettano.

Lo.Gi.

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Riodino province: Regione senza coraggio

di Gabriele Pegolo

Dalle attuali cinque a quattro province. La poco coraggiosa Regione decide di non decidere, si inchina al volere del presidente della provincia di Macerata Antonio Pettinari (salvandolo in apparenza) per poi passare la palla al Governo che, almeno nelle linee guida e come auspicabile, non sarà così indulgente con le poltrone provinciali. Dunque il consiglio regionale è finalmente giunto a una conclusione. Con 19 voti favorevoli, 17 contrari

ed 1 astensione, è stata deliberata l’ipotesi di riordino avanzata Comi, Giannini e Sciapichetti. Si salva Macerata (proprio come voleva Tonino Pettinari) e si dice addio a Fermo che torna accorpata ad Ascoli Piceno. Pettinari, ovviamente, gongola. “La decisione adottata oggi dalla Regione – ha detto al termine della seduta - è da ritenersi la migliore possibile. Essa è la più razionale, sia per quanto riguarda la finalità contenuta nella legge dell’estate scorsa, sia per la

governabilità e la programmazione dei servizi sul territorio, specie in questo momento in cui le risorse sono sempre più esigue”. Pettinari, tra l’altro anche a presidedere il Cal (spaccandolo e spingendo il precedente presidente Fabrizio Giuliani alle dimissioni, vedi articolo sotto, ndr) che aveva lanciato questo schema, non poteva chiedere altro dalla votazione. “La formulazione suggerita dal Cal ed oggi fatta propria dall’Assemblea regionale – ha concluso – non è frutto di un’astratta immaginazione, ma si basa su un’organizzazione territoriale che affonda le proprie radici già nell’Italia post-unitaria e che ha permesso alle Marche di diventare una regione virtuosa in ambito sociale, culturale ed economico”. Senza bisogno di tirare fuori Garibaldi dalla credenza, va detto che la decisione delle Marche deve ratificata dal Governo. E

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Marche Sud, eppure Giuliani ci aveva provato

secondo i parametri dell’Esecutivo nazionale, sia Macerata che Fermo-Ascoli, non possono essere province. Punto. Senza tanti discorsi aggiuntivi. Servirebbero infatti ben due deroghe. Macerata non arriva a 350mila abitanti. Ascoli e Fermo non riescono a mettere insieme 2500 chilometri quadrati di territorio. Lo prevede la legge. Qual è l’unica soluzione? La mega provincia Marche Sud. Con Macerata, Fermo e Ascoli insieme. Proprio come dalle pagine di questo giornale abbiamo proposto dalla volta scorsa unificando le cronache provinciali. Ma il centrosinistra ha deciso altrimenti. Ha preferito scaricare la responsabilità sul Governo. Sette ore di discussione per scegliere di non scegliere. E non inimicarsi i territori. Franca Romagnoli (Fli) era arrivata addirittura a caldeggiare (provocatoriamente) il ritorno a cinque province. Il giorno dopo il voto lo stesso presidente del consiglio Vittoriano Solazzi ha parlato di “brutto esempio figlio di accordi di quella politica politicante di cui la gente è stufa. E’ stata in

assoluto la decisione peggiore tra tutte le ipotesi di riorganizzazione possibili”. Per la Romagnoli “si è trattata di una votazione con vincolo di maggioranza ispirata dal segretario regionale del Pd Palmiro Ucchielli, ma fatta propria e voluta dal governatore Gian Mario Spaccà Altro che libertà di coscienza come

Spacca ha provato a dire a fine seduta. La verità è che si è voluta riaffermare l’esistenza del Modello Marche sulla pelle della Provincia fermana. Tentativo vano e di corto respiro perchè questa maggioranza è da tempo asfittica e il colpo letale potrà venire, ora, proprio dal territorio fermano”.

In un Paese in cui, per principio, nessuno si dimette, le dimissioni di Fabrizio Giuliani dalla presidenza del Cal meritano già di per sé attenzione. Il Cal (Comitato Autonomie Locali) era stato chiamato dalla Giunta regionale per dare un indirizzo sul riordino delle Prov-ince. Giuliani aveva parlato di quattro aree e, in caso di bocciatura del Governo (pressoché certa), di una riduzione a tre con la maxi provincia Marche Sud con un capoluogo e due co-capoluoghi. Proposta che non è stata invece considerata dalle parti in causa, sposando la posizione di Tonino Pettinari che premeva per salvare la sua poltrona alla presidenza di Macerata. Giuliani (democrat presidente di Federparchi Marche e della Comunità Mon-tana Esino - Frasassi) ha prima annunciato l’astensione per preservare l’imparzialità della presidenza e poi ha rimesso il mandato, assumendosi la responsabilità di quella che è stata da lui vissuta come una sconfitta, poiché aveva cercato di raggiungere l’unitarietà con un documento di sintesi, fallendo. L’approvazione finale del documento ha portato alla ribalta un Comitato spaccato, con il presidente della provincia di Fermo Fabrizio Cesetti infu-riato, che l’ha bollato come un organo “schiavo delle segreterie di partito”.

Ro.F.

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MACROREGIONE ADRIATICAil futuro delle Marche nella controriforma

del Titolo V della Costituzione

ANCONALOGGIA DEI MERCANTI via della Loggia

Venerdì 23 Novembre 2012 - ore 17.00

ore 17.00 – apertura con interventi di

Sen. Mario BALDASSARRIpresidente Commissione Finanze – Senato della Repubblica

Avv. Franca ROMAGNOLIconsigliere segretario ufficio di presidenza – Assemblea Legislativa delle Marche

Avv. Daniele SILVETTIpresidente gruppo consiliare Futuro e Libertà – Assemblea Legislativa delle Marche

intervento del presidente della Regione Marche

Gianmario SPACCAintervento di chiusura del presidente della Camera dei Deputati

On. Gianfranco FINI

GRUPPO CONSILIARE FUTURO E LIBERTÀ PER L'ITALIAAssemblea Legislativa delle Marche – Piazza Cavour 23 – 60121 ANCONA

tel. 0712298459 • fax 0712298346 • [email protected]

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Sempre più Regioni, Provincie e Comuni aderiscono alla campagna di riconoscimento della cittadinanza italiana ai ragazzi stranieri di seconda generazione. Nella maggior parte dei Consigli dove è stata letta e discusa la proposta di legge, l’approvazione è avvenuta all’unanimità o a grande maggioranza. Poi tutto viene inviato al Parlamento. Obiettivo, riconoscere la nostra cittadinanza ai figli degli immigrati residenti legalmente in Italia da almeno 5 anni sulla base allo ius soli. Le competenze necessarie in materia sono della Camera dei Deputati e del Senato, ma se tutti i Consigli, di ogni livello amministrativo, mandano l’input al Parlamento alla fine si dovrà mettere mano alla legge attuale, ormai obsoleta. Siamo quasi gli unici in Europa a concedere la cittadinanza nazionale automaticamente solo per diritto di sangue, di fatto non riconoscendo le grandi e importanti trasformazioni che stanno modificando politiche, società, culture ed economie intere. Anche la Regione Marche, con una larga e trasversale maggioranza, ha approvato il testo bipartisan presentato da Franca Romagnoli (Fli) e Rosalba Ortenzi (Pd) che fa valere il principio dello ius soli temperatum. Tutti i voti favorevoli ottenuti hanno un valore simbolico. A oggi, la modifica di una legge nazionale importante è un atto politico e il Governo tecnico adesso non può e non vuole prendere queste decisioni. In Parlamento sono ferme tante altre proposte tra quali anche quella firmata dal presidente della Camera Fini e da Andrea Sarubbi (Pd). In un incontro avuto tempo fa con dei nuovi cittadini italiani, lo stesso Presidente della Repubblica

Giorgio Napolitano ha posto l’accento sull’ampia disponibilità dell’opinione pubblica italiana a riconoscere come cittadini i bambini nati in Italia da genitori stranieri ed ha lanciato un appello esplicito alle Camere per cambiare una legge anacronistica scritta in un’altra era geologica. Il suo alto richiamo esula dalla normale dialettica politica tra partiti ma è un monito alla Politica. Le elezioni sono alle porte. Una riforma del genere – una legge che modifichi il perimetro della comunità nazionale e la sua composizione – deve essere fatta a larga maggioranza e non a colpi di mano; non per nulla, ferme in Parlamento sono anche delle proposte bipartisan. Quindi non è una questione di “pacchetto voti” o di “mal di pancia degli elettori”. È una questione di dignità civile e di umanità verso chi contribuisce alla crescita economica e demografica del nostro Paese. Di riconoscere a chi ha investito la sua vita e quella della sua discendenza nel nostro Paese quest’atto di fede. Come nel resto di gran parte d’Europa, è ormai il caso di adottare anche in Italia il concetto giuridico dello “ius soli temperatum”, in sostituzione di quello superato dello “ius sanguinis”. Ci saranno regole a cui sottostare e percorsi da rispettare ma alla fine, prima dei 18 anni, il diritto di chiamarsi “Cittadini Italiani” dovrà e potrà essere anche di chi ha scelto noi, la nostra Italia e la nostra società come la propria. Facendo sì che chi ha fatto nascere i propri figli con i nostri li veda uguali ai loro compagni e amici, con cui sono cresciuti e con cui hanno studiato nelle stesse classi, vicini di banco. Una vera dimostrazione di civiltà ed uguaglianza tra cittadini. Nei fatti.

Le Marche all’avanguardia nei

diritti per i nuovi cittadini italiani

Il Consiglio Regionale delle Marche ha approvato una proposta di legge che riconosce il diritto di cittadinanza ai figli di stranieri nati e cresciuti in Italia. Un atto politico più che pratico visto che si tratta di materia del Parlamento nazionale. La proposta di legge è stato così inviata alle Camere. L’obiettivo è che possa fare da sprone affinché sia cambiata la legge sulla cittadinanza e sia concessa la cittadinanza italiana agli immigrati di seconda generazione. Questa proposta di legge è stata un’azione politica trasversale e che ha visto la quasi totale adesione dei Consiglieri Regionali marchigiani. Azione di riconoscimento di un diritto e di una scelta di chi ha eletto a propria Nazione la nostra Italia.

di Adriana Staicu

Franca Romagnoli

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Ancona, fuori un altro: si è dimesso

Biekar

Approvato il Bilancio, via l’assessore e Gramillano con i giorni contati. Ad Ancona è un “si salvi chi può” e i panni sembrano stringersi ancora una volta addosso al sindaco Fiorello Gramillano. Ormai i partiti guardano al dopo. Almeno a parole. Certa la necessità di chiudere ma tentando di salvare il Modello Marche (Pd e Udc a braccetto) imposto ad Ancona qualche mese fa dal segretario regionale Pd Ucchielli. Via Gramillano, quindi, ma salvando la coalizione in vista di elezioni anticipate. Dal canto suo, il primo cittadino, dopo il voto sul riequilibrio di bilancio, ha tentato di rilanciare andando alla conta dei consiglieri eventualmente disponibili a votare l’assestamento di fine novembre. Il Pd? Non l’ha presa bene. Il partito vuole l’addio a Gramillano prima ancora. In effetti, il vertice dei partiti di maggioranza aveva già dettato chiaramente la via nel summit di metà ottobre: obiettivo bilancio per garantire il Comune rispetto alle richieste della Corte dei Conti e via. Proprio in questo senso erano poi giunte, nella seduta di consiglio comunale dedicata al riequilibrio, le dimissioni di Biekar. “Si tratta di un atto di responsabilità – ha spiegato l’assessore all’addio - per non fare arrivare il Comune a mani vuote all’appuntamento con la Corte dei Conti del 23 ottobre, perché utile a sbloccare la situazione dei lavori del consiglio, arenato su tutta una serie di emendamenti ostruzionistici”. Insomma, giornate che sembrano poter essere davvero quelle decisive, per la contestatissima giunta anconetana, a cui vanno aggiunti anche la riunione del gruppo consigliare del Pd, nella stessa data in cui è previsto l’incontro con la Corte dei Conti, e la riunione politica con gli assessori, molti dei quali sarebbero pronti a lasciare. E gli altri? Le opposizioni si starebbero muovendo verso la sfiducia. Eugenio Duca (Sinistra per Ancona) e Andrea Quattrini (Ancona 5 Stelle) incontrano il favore anche del Pdl che ne starebbe a sua volta preparando un’altra con “obiettivo”, invece, la presidente del consiglio comunale Letizia Perticaroli (Api). “Il Pd – dice Duca - prenda atto che il modello Marche, imposto da Ucchielli, Favia e Pettinari, è fallito. Non ci si dovrebbe comportare come fa il PdL in Lazio e in Lombardia, rinviando sine die la consultazione elettorale”.

di Rossella Favi

di Luca Giordani

L’hashtag è quanto mai azzeccato. E twitter pronto ad accogliere i racconti degli studenti sulle loro esperienze lavorative. Altro che choosy di nonna Fornero. L’iniziativa è stata organizzata dall’Aiesec, la più grande organizzazione studentesca a livello internazionale molto attiva anche negli atenei marchigiani. Attraverso l’hastag #LHAIMAIFATTO è possibile twittare per poter lasciare la propria testimonianza o semplicemente un commento. L’iniziativa è collegata ai programmi che anche quest’anno Aiesec propone per quei giovani che vogliono intraprendere un’esperienza lavorativa all’estero e mettere alla prova le proprie capacità. Due le tipologie offerte: Move Impact e Move Future. Nel primo viene previsto uno stage di 6-8 settimane presso una sede Aiesec estera oppure presso la sede di un’organizzazione non governativa: sostenibilità, educazione e multiculturalismo, diritti umani, salute e HIV, fundraising e gestione delle Ong sono solo alcune delle attività che il candidato può svolgere per poter ampliare il proprio bagaglio culturale e di esperienza. Nel secondo programma viene previsto invece uno stage che va dai 6 ai 12 mesi presso una società o un’azienda con sede all’estero. Gli ambiti di lavoro in questo caso sono incentrati su marketing, management, ingegneria, informatica, lingue ed insegnamento. Requisito non trascurabile la padronanza della lingua inglese, passaporto indispensabile per i paesi esteri e per un futuro sempre più caratterizzato da un’impronta globale. Per informazioni più dettagliate e per i moduli di iscrizione alle selezioni è sufficiente visitare il sito web www.aiesec.org/italy/Ancona. In un mercato del lavoro sempre più difficile e stagnante ci sono opportunità che non possono essere ignorate e che invece devono essere prese al volo. In un momento di contrazione economica, costellata per di più dagli ultimi scandali politici del Lazio e della Lombardia, un’associazione che propone ai giovani di oggi un modo nuovo di raccontare le proprie esperienze maturate nel mondo del lavoro odierno, profondamente diverso da quello di qualche decennio fa e in costante evoluzione.

#LHAIMAIFATTO? Dagli universitari le storie corrono

su twitter

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Bagnini, la casta protesta contro la Bolkestein

di Paolo Belogi

Circa duemila operatori balneari, a leggere le note diramate dagli organizzatori all’indomani della manifestazione (o una quarantina, a giudicare dalle testimonianze fotografiche prodotte), avevano posto Senigallia in trincea per combattere la direttiva Bolkestein, e animato un uggioso martedì di ottobre. . Non ho seguito assiduamente la vicenda ma credo che tutto il sollevare di voci giunga un po’ tardivo ad accendere i riflettori sulla direttiva europea, che ha iniziato a muovere i primi passi già nel febbraio del 2004, per essere approvata, dal Parlamento Europeo, nel dicembre di due anni dopo, pur modificata nelle sue linee essenziali. Le rimostranze di chi, dopo sei anni dall’inizio del suo percorso, si trova a contrastarla possiamo leggerle ovunque, ma a mio avviso, che non sono un addetto ai lavori, ma solo un utilizzatore finale di ombrelloni, possono essere ricondotte al timore che ad aggiudicarsi le aste, da oggi in poi, sarà chi avrà più disponibilità economica per aggiudicarsele, quindi colossi alberghieri e grandi tour operator; che si ponga fine cioè al regime attuale, che non va molto oltre a: il figlio del bagnino sarà un bagnino. Un regime che si fonda su una certa sicurezza ad appiattisce il terreno dell’innovazione e dell’investimento. E comunque, stando a quanto dichiarato in media dagli imprenditori balneari, anche dovessimo essere invasi da bagnini russi e cinesi a rimpiazzare quelli nostrani, non verranno a mancare grandi cifre nel portafoglio delle famiglie di questi ultimi, che già oggi saranno costretti a contare su altre e più solide fonti di sostentamento. I critici imputano all’Italia di calarsi sempre le braghe davanti a normative provenienti da Bruxelles, quando invece delle regole scritte e ben chiare servirebbero a mettere ordine su una situazione abbastanza caotica, fatta spesso di abusi edilizi, evasione fiscale, e qualche normativa (anche locale) disattesa. E nonostante i barricaderos, la direttiva Bolkestein, in viaggio da illo tempore ma che solo alla vigilia della sua applicazione pare in grado di rianimare i popoli addormentatisi sotto il solleone, subisce un’accelerazione con le parole del ministro del turismo che, pronunciate durante un incontro tenutosi ad ottobre, a Roma, rispolveravano il concetto di “concessione” non universalmente recepito nel suo reale significato. Si poneva poi l’accento su un’idea rivoluzionaria: introdurre un punteggio, basato su investimenti e professionalità acquisite, per procedere con le future assegnazioni. L’eutanasia per un regime, insomma, che vedeva le spiagge privatizzate ed addirittura ereditate.

Il Partito Democratico è impegnato nelle primarie, tra le liste civiche si cerca di unire le forze e il sindaco Brandoni lavora in solitudine alla sua lista. La campagna elettorale è iniziata anzitempo a Falconara e nonostante la primavera sia distante, partiti e civiche sono già in piena attività per perfezionare le coalizioni. La vera novità, al momento, è stata la scesa in campo di Riccardo Borini. Ex sacerdote (è stato per un decennio il vice di don Leonida Fabietti a San Giuseppe), 53 anni, il nome di Borini circolava già da tempo. Un big che fa tremare il Pd in un quartiere, quello di Palombina Vecchia, storicamente fondamentale per la vittoria finale. Borini è stato tra i fondatori della Tenda di Abramo e di Free Woman (associazione contro lo sfruttamento della prostituzione), insegnante di religione alla media Ferraris (86-92), direttore della Caritas, responsabile dell’Osservatorio delle Politiche Sociali del Comune di Ancona, coordinatore dell’Ambito Sociale di Jesi e oggi guida le assistenti sociali di minori e famiglie sempre a Jesi. Nel 2000 ha diretto un progetto in Albania su incarico Unhcr. Guiderà la lista Falconara Bene Comune in una coalizione che comprenderà anche Cittadini in Comune. Uno dei fondatori di quest’ultima, Carlo Brunelli, architetto già candidato nel 2008, auspica unità anche con Falconara Puntoeacapo, altra civica che però viene da destra visto che il suo fondatore, Lucio Virgulti, è un ex An. Difficilmente si riuscirà a trovare una sintesi tra queste anime. Nel Pd la gara è diventata a tre. Dopo Antonio Mastrovincenzo e Franco Federici, anche Roberto Balzani, membro del direttivo ha manifestato interesse per partecipare alle Primarie. Area Ds, mai un incarico o una candidatura, Balzani pecca d’esperienza ma potrebbe rosicchiare voti al bersaniano Mastrovincenzo. Nel centrosinistra, gli alleati minori (Idv, Psi, Prc, Pdci) stanno a guardare. Sel è invece sul piede di guerra: avrebbero voluto Primarie di coalizione, il Pd ha deciso per candidati interni e consultazione aperta alla cittadinanza. Alleanza tutt’altro che scontata. E Brandoni? Il sindaco lavora alla sua lista nel più stretto riserbo tanto che assessori e consiglieri, che lavorano alla seconda civica in appoggio, promettono battaglia a colpi di preferenze. Tutti, ovviamente, da portare in dote al candidato Brandoni.

Falconara già in fibrillazione per la

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Storia di un artigiano

coraggioso e una banca

ingorda

Sentiamo parlare tanto, in questo ultimo anno come mai prima, di credit crunch, parola che appare anche foneticamente ostica e che identifica per voler semplificare, il fatto che le banche non svolgono più il loro compito di supportare le imprese e le famiglie nei loro investimenti. Per essere ancora più chiari: non prestano i soldi. Se fino a qualche anno fa era fin troppo facile ottenere finanziamenti, mutui, anche per motivi ludici quali vacanze o addirittura abbigliamento, oggi se a un’impresa occorre del denaro per portare avanti l’attività, per migliorarsi e svilupparsi, le banche non solo non concedono finanziamenti ma comunicano, dopo mesi di solleciti, richieste di ulteriore documentazione, in attesa forse che l’impresa ci ripensi. Alla fine il verdetto. Che il più delle volte spazia tra il ridicolo e l’osceno. Ad inizio anno ho assistito personalmente allo sviluppo di una pratica di finanziamento per un’azienda del Pesarese che si occupa di produzione di elementi in legno per il settore del mobile. Un’attività sana che va avanti da oltre 10 anni. Certo non ha degli utili spaventosi ma risulta ogni anno in linea con i famigerati “studi di settore” e ha avuto più volte finanziamenti da istituti di credito sempre rispettati come per altro avviene per i fornitori. Di recente l’imprenditore, per ripristinare la scorta di materie prime, ha richiesto un finanziamento di 35mila euro da restituire in cinque anni. Ne parlò con me mentre discutevamo di mercato e di varie problematiche, proprio quando fece la richiesta, raccontandomi dell’esigenza di questo ulteriore investimento perché fiducioso che il mercato si sarebbe ripreso e spiegandomi che doveva comunque mantenere lo standard di

di Piero Casula

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approvvigionamento che aveva distinto la sua impresa nel corso degli anni. Dopo circa due mesi ricevo una telefonata dove mi racconta ciò che stava avvenendo con l’istituto di credito con il quale lui personalmente e la sua impresa lavoravano da oltre 13 anni. Era incredulo, disarmato, affranto. La banca, continuava a chiedere documenti, bilanci provvisori, business plan, il direttore ogni lunedì chiedeva di essere richiamato verso la fine della settimana, e poi, già il giovedì, non gli si poteva più parlare perché impegnato o con clienti o fuori sede. La situazione è andata avanti per mesi e, nel frattempo, l’azienda aveva carenza di materie prime e l’assortimento diminuiva sempre più. Parliamo di aprile. A giugno, dopo le ultime incalzanti chiamate e visite dell’imprenditore presso gli uffici, la banca dà il responso: per i 35mila euro serve una garanzia di Fidimpresa, società che fa da garante alle banche per i finanziamenti a favore delle imprese: il 50% della somma. Per questa sua garanzia, Fidimpresa richiede all’imprenditore, oltre ad un discreto interesse, l’acquisto di quote di azioni Fidimpresa per un costo di circa 3mila euro. L’imprenditore accetta. L’iter burocratico dura circa un mese: la pratica costa circa 200 euro e alla fine arriva il benestare di Fidimpresa che si accollerà una quota di finanziamento di 17.500 euro, lasciando alla banca il “rischio” sul restante. La pratica ritorna in banca. A questo punto, per la delibera definitiva. Passano altri due mesi. Siamo a ridosso delle ferie di agosto. L’imprenditore, ormai afflitto, continua ad affrontare con il coraggio quotidiano, la burocrazia bancaria, oltre al mercato sempre più duro e

selettivo. Il responso della banca arriva ed è allucinante quanto ridicolo: per il restante importo (17.500 euro), la banca, che nel frattempo è andata a ricercare cavilli e sotterfugi, richiede sia la firma personale dell’imprenditore e di sua moglie (che svolge un altro impiego e nulla ha a che fare con l’impresa), oltre allo svincolo da parte dell’imprenditore, di un fondo pensione per gli artigiani del valore di 34.000 euro: praticamente il tfr maturato dallo stesso, da vincolare presso l’istituto di credito. Inizia così un periodo strano quanto eccezionale in azienda. Imprenditore e operai, uniti nel lavoro e in pausa pranzo per cercare di trovare soluzioni per andare avanti. Insieme come fratelli a parlare dei politici, del governo dei professori, che capiscono di impresa meno meno di uno che il diploma da perito ma ha sempre operato sul campo. L’imprenditore ha fatto una scelta sofferta e coraggiosa: ha svincolato il suo fondo pensione ma invece di depositarlo in banca lo ha investito totalmente nell’azienda riuscendo anche ad acquisire qualche nuovo cliente. “Alla banca – ha detto – della mia azienda non gliene frega un cazzo, io ho un nome da difendere e ai miei clienti ci tengo”. L’artigiano con il suo coraggio, ha rinunciato al suo fondo pensione investendo su futuro, economia, impresa, clienti e collaboratori. Sull’Italia. La banca ha rinunciato a credere nell’artigiano. Sorda, ignorante, ha rinnegato tutto ciò di buono che dovrebbe esprimere. La parola credito deriva dal latino “credere” , una parola che ha un significato simbolico e concreto, solo quando si smette di credere in se stessi, nel prossimo e nella società, si smette di credere che vi sia un futuro.

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Ascoli, via il Duce dalla parete

Per l’Italia contemporanea è ancora difficile misurarsi con l’eredità del passato fascista. Una condanna della memoria intimamente legata alla caotica e lacerante esperienza di guerra in cui fummo aggressori prima, occupati e divisi poi. Un tessuto sociale e politico segnato profondamente dai conflitti ideologici e sociali che impediscono, come in questo caso, di avvicinarsi a iconografie fasciste dotati della lente critica della storia, di strumenti adeguati a rafforzarne il valore didattico storicamente ed esteticamente. Finché continueremo a privarci di commenti voluti e ragionati su quell’epoca, impediremo all’Italia di diventare un paese normale. Ad Ascoli è scoppiato il finimondo per un quadro del 1937 con il Duce a cavallo per esaltare gli Istituti Tecnici. Alla fine è stato rimosso.

Rimosso il ritratto di Mussolini dall’aula magna dell’Istituto Tecnico “Umberto I” di Ascoli Piceno. Fine delle polemiche, fine delle minacce di carte bollate e delle strumentalizzazioni. In soli tre giorni, si è consumata l’ennesima dimostrazione del ritardo culturale italiano. Dal 16 ottobre, infatti, il quadro del pittore ascolano Aldo Castelli (un Duce a cavallo) non è più esposto nel luogo per cui era stato commissionato e realizzato. L’idea di ricollocare il dipinto realizzato nel 1937 era stata del preside dell’istituto Arturo Verna – come da lui stesso evidenziato – non già per un atto celebrativo o apologetico del regime fascista, piuttosto per ricordare un’operazione discutibile portata avanti nell’ambito della riforma Bottai, che intendeva esaltare gli istituti tecnici e professionali, parificandoli ai licei e agli istituti magistrali. Una cornice ideologica che mirava a racchiudere l’istituzione scolastica nell’ambito della visione totalitaristica: l’obiettivo era formare non uomini, ma ingranaggi di un sistema, uomini abituati non a pensare, ma ad eseguire. Osservando in maniera laica quanto accaduto in questi giorni nel capoluogo del Piceno, non si può non evidenziare la gestione maldestra dell’evento da parte degli stessi organizzatori, come testimoniato anche dall’aver fatto marcia indietro frettolosamente.

Forse straordinariamente stupiti, e intimoriti, dal clamore e dalla pressione esercitata da associazioni (Anpi in primis), media, e cittadini, nel silenzio assordante del ministero competente (Miur). Una vicenda che sembra dimostrare, ancora una volta, il vuoto culturale di cui è vittima buona parte della classe dirigente italiana, che a scelto di tacere, ancora una volta, colpevolmente e consapevolmente. Il futurista marche, progetto editoriale indipendente, post ideologico, non poteva non occuparsi di questa vicenda, ennesima dimostrazione di quanto sia arduo, se non impossibile, costruire la necessaria memoria condivisa della nostra nazione. Un obiettivo mancato volutamente per oltre sessant’anni, per complicità da una parte e per ignoranza dall’altra. Anche in questa vicenda, infatti, sono subito emersi i concetti retorici della Repubblica nata grazie alla Resistenza, all’antifascismo. Una parziale verità, per cui ci si dimentica sempre di ricordare che essi collaborarono con le forze armate alleate che liberarono il territorio italiano. Inoltre, in queste occasioni non si sottolinea mai che la nostra libertà e la nostra democrazia furono davvero sancite dall’esito della conferenza di Yalta conclusa l’11 febbraio 1945, quando si stabilì che l’Italia fosse inserita tra le nazioni europee ricadenti all’interno del cosiddetta Alleanza Atlantica. Una vicenda che troppo facilmente si tende a dimenticare e che ci impedisce di guardare alla nostra storia passata con la giusta dimensione internazionale. Per questo motivo riteniamo che sia stata persa l’ennesima occasione per dare un contributo all’Italia, che ha invece un disperato bisogno di abbandonare le logiche del secolo scorso. Noi, infatti, vorremmo quell’Italia che potrebbe essere e non è ancora, quel Paese, cioè, in cui il ritratto del Duce potrebbe rimanere appeso lì, nell’aula magna, come un’immagine capace di raccontare un periodo storico oltre la politica, senza alcun timore. Perché si ha paura della storia quando non la si conosce, e ciò è possibile perché di fronte alle sue rappresentazioni si continua a chiudere gli occhi.

di Maurizio Grilli

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Matelica: vendita di immobili storici per

far cassadi Gessica Menichelli

Le opposizioni si mobilitano. I gruppi consiliari Matelica Insieme e Matelica Ripartiamo, appoggiati anche da altre forze politiche come Fli Matelica, hanno lanciato due raccolte firme: la prima, contro la vendita dell’area dei Tiratori e la seconda per il monitoraggio di tutto il patrimonio immobiliare. L’immobile dei Tiratori rappresenta uno dei simboli di Matelica: di proprietà comunale, vincolato dalle Belle Arti, l’attuale amministrazione (lista civica Pdl) ha deciso di venderlo per reperire risorse finanziarie. Trovandosi in difficoltà, dopo aver applicato le aliquote più alte dell’Imu e non aver ottenuto le entrate previste, causate dall’alto tasso di disoccupazione che ammorbano la città a seguito della crisi aziendale che ha caratterizzato il territorio. Per vendere tale immobile sarà necessario non solo

il permesso delle strutture competenti delle Belle Arti, ma anche il cambio di destinazione d’uso per accontentare il futuro acquirente. L’immobile sarà venduto per un impianto fotovoltaico da 350mila euro ora antieconomico. Il problema della vendita degli edifici Storici che caratterizzano la storia di un paese, e che attualmente è considerato un punto di ritrovo per giovani e meno giovani, non dovrebbe essere sottovalutato, soprattutto quando ci sono altre alternative da prendere in considerazione. Per questo insieme alla raccolta firme per evitare la vendita dei Tiratori, si affianca un’altra raccolta firme per il monitoraggio di tutto il patrimonio immobiliare, per evitare il consumo del territorio, arginare la dissipazione del territorio non significa solo preservare la qualità dell’ambiente, ma accrescere l’efficienza del sistema. Il consumo del suolo cresce, esattamente come la spesa pubblica, per difetto di regolamentazione e per conflitto di interesse del decisore politico. In tempo di crisi anche le amministrazioni locali si trovano in difficoltà per reperire entrate sufficienti per gestire le varie attività. È indubbia la difficoltà di fronte a decisioni importanti sia nella scelta dei servizi da erogare

che nel ponderare dove reperire i capitali, ma quello che si richiede è lungimiranza, perché proprio in tempo di crisi, scelte avventate si ripercuoteranno inevitabilmente sul futuro della cittadinanza. Gli immobili storici insieme ai musei di presenti a Matelica come il Civico Archeologico o il Piersanti dovrebbero essere maggiormente sfruttati, in una “rete” all’interno di un sistema che inevitabilmente possa generare turismo non solo culturale ma anche emogastronomico, che inevitabilmente garantirebbe maggiori entrate. Scelte di tale peso dovrebbero essere ben ponderate, perchè la storia non si svende neanche in tempi di crisi.

Il look ai tempi di internet: ecco il

web magazine tutto marchigiano

di Gabriele Pegolo

Da Civitanova nasce “Lookdarifare”, il primo fashion magazine che è anche una community: entri, ti informi, ti iscrivi e inizi a condividere tutto ciò che vuoi con gli altri utenti. Un web magazine ideato e creato da Valentina Castelli, esperta in social media marketing. Lookdarifare nasce dal bisogno di ripensare, ricostruire e riscrivere, lasciando essere i protagonisti ad ogni utente che vuole sentirsi libero di esprimersi come

meglio crede. Creare quindi un aggregatore dove consumatore di moda e aziende si incontrano, un magazine nel quale mentre leggi un articolo interessante su un nuovo talento della moda, ti senti libero di esprimerti liberamente. Chiunque si può iscrivere. Dagli appassionati di moda alle aziende, dai negozi ai brand emergenti che vogliono farsi conoscere. Vi collaborano giornalisti da tutta Italia, specializzati in diverse categorie: fashion, beauty, star look e tante altre. Una start up della moda quindi che vede origine proprio nel territorio marchigiano e più precisamente da Civitanova Marche. Un’iniziativa tutta civitanovese quindi, la prima nelle Marche e a livello nazionale. Una scommessa in questo periodo di crisi, ma decisamente importante non solo per chi ci lavora e collabora, ma anche per tutti coloro che scoraggiati, hanno rinunciato a creare i propri sogni. Un esempio da dare a tutti i giovani: se si seguono i propri sogni con determinazione e coraggio, questi, vengono poi premiati. La risonanza in tutto il territorio marchigiano è stata notevole. Il web ne parla,

da twitter a facebook passando per i vari notiziari che hanno deciso di dar voce a questa start up degli web magazine. Nel mese di settembre Lookdarifare ha raggiunto addirittura 450mila follower, posizionandosi al 22esimo posto nella classifica dei 100 fashion blog italiani più seguiti. Un risultato questo che dà sicuramente molta fiducia alla Castelli e ai suoi collaboratori: segno di un duro e buon lavoro. D’altronde la passione per la moda ha sempre contraddistinto la civitanovese: quando aveva 5 anni aveva un suo mini laboratorio casalingo dove confezionava improbabili vestiti e a 13 anni i professori non sapevano come contenere la sua mania di imbrattare banchi, sedie e muri con schizzi di vestiti. Un sogno quindi che diventa realtà, che lascia intendere che le eccellenze non sono all’estero, ma in Italia. Noi tutti, non dobbiamo far altro che proteggerle ed accrescerle.

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Serve davvero lo ius soli?

Si potrà essere più o meno d’accordo. Oppure totalmente contrari. Lo ius soli, il riconoscimento dei diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia fa discutere e spesso, una politica poco lungimirante ha preferito non occuparsi del problema anziché regolarlo con lucidità. Le Marche hanno recentemente approvato una proposta di legge in questa direzione. Applicazioni pratiche, zero. Deve essere il Parlamento a muoversi. Il modello marchigiano potrà fare da stimolo. Ma serve davvero una legge in questo senso? Lo abbiamo chiesto a Mohamed El Fanni, mediatore culturale del Melting Pot di Fermo. Nato a Casablanca 34 anni fa, El Fanni è arrivato in Italia nel ‘92, ha vissuto con la famiglia a Colli del Tronto (AP), per poi trasferirsi a Monte Urano e, oggi, risiede a Sant’Elpidio a Mare. Cosa si intende per “cittadino immigrato di seconda generazione”? Sente di potersi definire tale?Secondo gli esperti, per cittadino immigrato di seconda generazione si intende un individuo nato in Italia da genitori immigrati e cresciuto qui. Io non sono nato in Italia, ma mi considero ugualmente cittadino di seconda generazione, se è proprio necessario dare questa definizione. Sono venuto in Italia quando ero ancora molto piccolo: la mia personalità si è formata qui in Italia. Di certo non mi considero più un cittadino immigrato, ma un vero cittadino italiano.La legge italiana riconosce la cittadinanza agli stranieri immigrati sulla base del sistema dello “ius sanguinis”, nonostante siano in corso proposte di legge che si propongono di porre al centro il

di Ilaria Sciadi Adel

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Mohamed El Fanni

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principio dello “ius soli”. Cosa pensa al riguardo?Credo che sia un grosso errore quello di non considerare come principio fondamentale lo ius soli: un individuo che nasce e cresce in Italia sente di essere pienamente e a tutti gli effetti un cittadino italiano. Non ha senso non considerarlo, legislativamente parlando, un cittadino. Si crea in questi ragazzi un vuoto che è difficile colmare, si sviluppa in loro un senso di distaccamento dalla loro patria e da tutto quello che la riguarda. La considero un’ingiustizia. Ci sono molti ragazzi nati in Italia da cittadini immigrati che si sentono più italiani di certi autoctoni.È a conoscenza di iniziative in materia di cittadinanza per immigrati di seconda generazione all’interno della provincia di Fermo?Sinceramente no. Ma se desidera che le parli della nostra esperienza nel Centro Islamico del Piceno, abbiamo intrapreso un’iniziativa per formare un gruppo di ragazzi di seconda generazione al fine di avere una generazione attiva, partecipe ed inserita nel tessuto sociale.Di cosa vi occupate al Melting Pot?L’associazione è nata il 5 aprile 2011 come frutto di un’esperienza che ho avuto nella mia carriera di consigliere provinciale di Ascoli Piceno, come rappresentante dei cittadini immigrati, nel corso della quale ho potuto constatare con mano il senso di vuoto, tra gli immigrati, nell’ambito dell’informazione, della consapevolezza dei propri doveri e diritti, della formazione linguistica, culturale, professionale. Costituisce un mezzo di mediazione tra il cittadino

straniero e i diversi campi che lo riguardano: enti pubblici, organi culturali. Favorisce un inserimento spontaneo nella società.Cosa pensa in merito alla proposta di legge italiana con cui si intenderebbe riconoscere anche ai cittadini stranieri immigrati il diritto di voto?Più si coinvolgono i cittadini stranieri, meglio è. La democrazia comprende e deve comprendere anche i cittadini stranieri che lavorano e contribuiscono allo sviluppo del nostro Paese. Quando otterranno anche loro la possibilità di votare chi li governa, si sentiranno responsabilizzati e dunque più cittadini partecipi della vita sociale.Che ruolo rivestono famiglia, scuola e mass media nell’educazione e nella formazione degli immigrati di seconda generazione?Un ruolo fondamentale: l’educazione è tutto. Un bambino è come un seme: se viene curato e cresciuto bene, sarà un buon frutto che servirà il suo Paese. Purtroppo i mass media, nella maggior parte dei casi, sostengo generino soltanto la “sedimentazione” di una mentalità basata sulla fobia invece che sull’armonia sociale e sul rispetto reciproco. Che tipo di rapporto intercorre tra gli immigrati di prima generazione e gli immigrati di seconda generazione? Come percepiscono lo spazio che li circonda?Non sussiste mai un rapporto univoco, bensì sempre biunivoco. Penso che ciascuno debba imparare dall’altro, data la nuova realtà multietnica in cui tutti viviamo e che costituisce un valore aggiunto al mosaico culturale italiano.

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culturaAcab «La tua vita in 30 comode

rate. Viaggio nell’Italia che vive a credito»

Squer.it un nuovo mondo per le news

Il signore delle mosche

Einaudipp 260 - € 16,50

Laterzapp 130 - € 10,00

Mondadoripp 256 - € 9,50

ACAB è un acronimo, una sigla famosa nel mondo Ultras, che, se svolta, in inglese suona così “All cops are bastards”, vale a dire “tutti i poliziotti sono dei bastardi. Questo nuovo libro, scritto dopo una lunga inchiesta sul campo da Carlo Bonini

(giornalista de “La Repubblica”) svela il background allucinante di una certa parte della polizia italiana, quella cresciuta con il mito di una destra reazionaria e violenta, quella che si è resa colpevole, a Genova nel 2001, di uno degli episodi più gravi della storia italiana. Un ritratto raccapricciante con la forza di un linguaggio iperrealistico, tratto dalle chat che alcuni di questi ”poliziotti cattivi” frequantavano sul web. Un libro che ci deve far riflettere non solo sul ruolo della polizia, organo di controllo per eccellenza nella nostra società, ma che soprattutto ha il compito di riportare l’attenzione di un pubblico, spesso troppo distratto, su quella trama di fatti sconcertanti di violenza urbana che hanno riempito le cronache dei giornali e la storia italiana degli ultimi anni.

Ti piace ma con il reddito che hai non puoi permettertelo? Ti piace perché ti ricorda la vita che un tempo, con un altro reddito, potevi permetterti? Ti piace perché ti rende ancora più simile all’idea che gli altri si sono fatti di te e

del reddito che hai? Compralo lo stesso: non è un problema. Non è mai un problema, quando chi ti fa un prestito lo trovi sempre. E poi, per pagare e morire, c’è sempre tempo. Gli abitanti del quartiere Crocetta, il più «in» e ricco di Torino (almeno in apparenza), sono abituati a ragionare in questi termini, secondo il racconto che Gianluigi Ricuperati ne fa nel libro «La tua vita in 30 comode rate. Viaggio nell’Italia che vive a credito». Se fosse un film, l’opera sarebbe perfettamente ascrivibile al genere docufiction. Si parte da una storia vera, quella dell’autore ex consumatore dal debito facile che, alla vigilia della grande crisi internazionale, sceglie di occuparsi degli innumerevoli italiani che vivono al di sopra delle proprie possibilità, confidando in banche e finanziarie più o meno credibili. L’oggetto della sua indagine è proprio il quartiere Crocetta, sineddoche perfetta di questa particolarissima Italia. Qui incontra figure che incarnano la «domanda» e l’«offerta» di denaro, da spendere in beni e servizi non proprio di prima necessità: da un lato gli agenti del credito e i titolari di finanziarie, quelli che scendono i gradini delle banche e portano in strada la «liquidità», dall’altro quelli che di liquidità hanno assolutamente bisogno per soddisfare la loro continua ricerca del «meglio» o, piuttosto, per saldare altri debiti. Tra gli uni e gli altri intercorre un po’ lo stesso rapporto che c’è tra lo spacciatore e il tossico, quell’amore-odio, quella riconoscenza-ingratitudine che fa da corollario a ogni dipendenza possibile. Le storie vere di creditori (dall’operaio che pretende l’auto uguale a quella del padrone all’attore fallito), professionisti del credito e del recupero crediti (a volte avventurieri della finanza, altre strozzini mancati) vengono qui calate nella finzione narrativa che le rende ancora più accattivanti.

Dal 25 giugno scorso è in rete un nuovo portale di informazione. La differenza fondamentale, rispetto ad altri siti che diffondono notizie, risiede nella sua tecnologia che fa in modo che sia il lettore a decidere quali argomenti vuole vedere approfonditi e, tra questi, quali sono i più importanti. La redazione di Squer.it sceglie infatti i temi da trattare in base a quel che compare nell’innovativa Hashtagcloud, una “nuvola di parole” che si genera in base agli argomenti più discussi su Twitter (il Social Network dove circolano più notizie in assoluto). È in base a quello che compare in questa “nuvola” (che per garantire l’immediatezza dell’informazione viene aggiornata ogni 5 minuti) che i redattori realizzano degli approfondimenti. Tutte le notizie hanno inizialmente lo stesso peso, dopodiché sono gli utenti tramite la loro interazione a decidere quale resterà più a lungo in home page rispetto alle altre. Più una notizia viene letta, commentata e ricondivisa su Facebook, Twitter o G+ (il social network creato da Google), più aumenta il suo grado di “Squerability”, un parametro che dà la misura di cosa davvero interessi ai lettori (che spesso è ben diverso dalle notizie di apertura scelte dai classici quotidiani). La Squerability premia le notizie più interessanti ponendole “più in alto” rispetto alle altre, ma non è di certo l’unico modo per “sfogliare” le notizie di Squer.it. Proprio in virtù della volontà di regalare ad ogni utente un’esperienza di navigazione personalizzata, si potrà scegliere di esplorare le notizie anche in base alla data di pubblicazione, alla loro popolarità e alla categoria a cui appartengono. Le forze di Squer.it sono quindi tante: dal partire dalla cosiddetta “conversazione dal basso”, passando per un’esperienza personalizzata di fruizione della notizia per finire col “gioco” (commentando le notizie di Squer.it si accumulano dei punti esperienza in base ai quali vengono assegnati dei badge) e il tutto grazie ai nuovi mezzi che ci offre la rete.

Sullo sfondo di un conflitto internazionale, a seguito di un incidente aereo, un gruppo di bambini si trova nella necessità di dover sopravvivere autonomamente su un’isola deserta, che ai loro occhi appare come un vero e proprio Paese

dei Balocchi, in cui potersi scatenare senza il controllo degli adulti. A nulla valgono gli sforzi di Piggy, reietto e maltrattato proprio perché voce della razionalità, latore di idee troppo civilizzate per poter essere ascoltate, e quelli di Ralph, leader del gruppo, che tentano di far sopravvivere un minimo d’ordine per garantire la sopravvivenza di tutti. I bambini, inizialmente, tendono a imitare le istituzioni adulte costituendo assemblee democratiche, ma ben presto tutti, con la sola eccezione di Ralph e Piggy, abbandoneranno le incombenze più noiose e necessarie come tenere acceso il fuoco o costruire rifugi per seguire Jack, il cacciatore, in cui emergono sempre più istinti brutali e con cui costituiranno infine una sorta di tribù selvaggia e sanguinaria.

di Carlo Bonini

di Gianluigi Ricuperati

di William Golding

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Io sono Charlotte Simmons 101 storie sulle Marche che non ti hanno mai raccontato

FUTURO & DIRITTO

Punto tutto sul ... Viola

Mondadoripp 777 - € 22,00

Newton Comptonpp 336 - € 14,90

Caosfera Edizionipp 124 - € 13,00

Il college, le apparenze e una ricca borghesia che è pronta tutto pur di mantenerle. Questa è la storia di Charlotte che dalla campagna si trasferisce, grazie a una borsa di studio a Dupont per frequentare una prestigiosa università. Il

libro - che in apparenza spaventa per la mole - in realtà scorre molto velocemente, sia per stile che per contenuti. La storia, infatti, non narra solo le vicende di Charlotte, ma descrive una fetta della gioventù americana, dimostrando una certa abilità dell’autore nell’analizzare la società moderna. Io sono Charlotte Simmons, infatti, spara potentissime e impagabili bordate contro il vizio e la falsa etica del politically correct americano. È il grottesco recuperato (da una tradizione che oggi sembra largamente affossata proprio dal politicamente corretto) a beneficio di lettori disposti a partecipare al gioco di un’ironia feroce che non risparmia neri, intellettuali ebrei, divinità dello sport, futuri pilastri della società statunitense. Un romanzo acuto e divertente. Che altro aspettarsi da Tom Wolfe?

Chi deciderà chi andrà in Parlamento? La Riforma Elettorale è una questione che si basa su sentimenti, istinti, giudizi ormai ben noti, ma nonostante sia appena trascorsa una calda estate di dibattiti ancor oggi ci si interroga:

saranno i capipartito o i cittadini a decidere? Il dito è puntato contro le liste bloccate dal Porcellum e la vera discussione è su come meglio può essere esercitato questo potere di scelta: se con le preferenze, con i collegi o con le primarie sulle liste. In realtà l’opinione pubblica si è mobilitata sulla questione circa il premio di maggioranza perché determina quale maggioranza esce o può uscire dal voto. Ciò che viene messo in discussione è il premio di maggioranza alla coalizione o il premio di maggioranza tout court, proponendo in alternativa il premio al primo partito o il proporzionale alla tedesca e basta. Non sono concetti astrusi o vuote formule. Significa che mentre col premio di maggioranza alla coalizione – che con diverse sfumature vige in Italia da 19 anni per Comuni Province Regioni e Parlamento – possono esistere centrosinistra e centrodestra, o anche altre proposte, ma legate alla candidatura di un nome e cognome preciso alla testa di un esecutivo, e dopo le elezioni si sa subito che alleanza ha vinto e chi governa. Se aboliscono il premio alla coalizione nasce una Terza Repubblica in cui le alleanze vere sono variabili dopo le elezioni. Appare chiaro, però che negli ultimi giorni il tema relativo alla riforma elettorale stia sempre più diventando un cavallo di Troia di ben altro. Accanto a questo tema corre la questione economica, motivo per il quale il capo del governo Monti preme per il superamento del Porcellum. Le posizioni tra i partiti restano distanti. Il Pdl preme per le preferenze, il Pd per i collegi. Lo stesso Napolitano più volte ha ammonito i partiti si trovare un accordo, perché solo così si darebbe un senso al progresso realizzato e anche i mercati e i cittadini sarebbero rassicurati. Guardando oltre confine e riprendendo il pensiero di Mario Draghi appare quanto mai necessario far sì che le nostre democrazie nazionali inizino dal loro interno ad essere preparate ad un’azione di governance in vista degli adeguamenti necessari e soprattutto a fronte di una aggressione internazionale.

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Le Marche, territorio complesso che nel suo insieme ha determinato il carattere stesso della regione, sono una terra di confine, ricca e rigogliosa quindi molto ambita e contesa, una terra di fede meta di pellegrinaggi, una terra

lontana, difficile da raggiungere, fuori dalle grandi vie di comunicazione quindi amata da chi cerca la solitudine, ma detestata da chi questo isolamento provinciale lo teme. Come Sibilla Aleramo che dei suoi difficili anni a Civitanova parla in “Una donna” o Elisa Napoleona Bonaparte Baciocchi che da Ancona vuole solo fuggire. Tutto il contrario del gruppo di signore inglesi che a metà Ottocento si stabiliscono nelle campagne del fermano, di Gaspare Spontini il quale alla sua città natale lascia tutte le sue ricchezze. Queste 101 storie offrono l’occasione per “leggere” la regione in modo nuovo, fra curiosità, leggende, mito, cronaca e naturalmente storia ufficiale, per conoscere personaggi che delle Marche si sono perdutamente innamorati - il compositore ungherese Franz Liszt ad esempio - per scoprire aneddoti, episodi tragici legati alla seconda guerra mondiale, vicende segrete e quasi dimenticate, i figli famosi (l’imperatore Federico II, i musicisti Pergolesi e Rossini, Corelli e Gigli) e i visitatori eccellenti fra cui i reali inglesi. Insomma un percorso nel cuore stesso di una regione al plurale che forse proprio grazie a queste sue diversità è riuscita ad accogliere eventi ed uomini così dissimili fra loro. Marina Minelli vive a Falconara Marittima. Per fortuna ha un marito molto simpatico, due bellissime gatte e una casa con molti libri e un giardino ancora un po’ incolto, ma destinato ad accogliere un roseto. Laureata in Storia moderna a Bologna, per molti anni ha collaborato con il Corriere Adriatico e periodici locali. È stata responsabile dell’ufficio stampa di associazioni, enti pubblici e uomini politici. Nel 2009 ha creato AltezzaReale.com il primo sito italiano dedicato alla storia ed all’attualità delle famiglie reali e adesso scrive soprattutto di questo argomento, collaborando con riviste e trasmissioni televisive. Con Newton Compton ha pubblicato 101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato.

E chi lo dice che le storie iniziate male finiscono peggio? Anche le situazioni più drammatiche e negative possono sovvertire ogni pronostico e magicamente concludersi nel migliore dei modi. Ecco quindi il racconto

biografico di una ragazza che “nasce una seconda volta” e che vuol rendere tutti partecipi della sua nuova e memorabile esistenza. Un aiuto a non gettare mai la spugna, un inno alla vita ed alla gioia di esserci per poterla raccontare. Maceratese di 37 anni, Elena Piani ha impiegato ben nove anni, tra continue ed inevitabili interruzioni, per realizzare questo racconto biografico. Impietaga di banca, è laureata in sociologia all’Università degli Studi di Urbino. In passato ha lavorato anche come educatrice. Sempre impegnata nel sociale come volontaria in enti e cooperative, dopo due anni di convivenza sposa Donatello, il suo primo amore. Insieme diventano genitori di Viola ed Andrea. Attualmente si è dedicata alla stesura di fiabe per bambini.

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di Tom Wolfe

di Marina Minelli

di Elena Piani

A cura di:Manola Giorgini

ottobre 2012

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ente Energia, l’esempio

virtuoso dei comuni dell’Alto Medio

Metauro

Il tema è sempre lo stesso nelle varie declinazioni oramai note: il risparmio energetico. Un atteggiamento indispensabile per evitare il depauperamento delle risorse energetiche e l’eccessivo inquinamento del Pianeta. C’è stato un tempo in cui, nel secolo scorso, si temeva che lo sviluppo economico si sarebbe potuto arrestare a causa dell’esaurimento delle risorse energetiche. Abbiamo imparato come, per cause del tutto diverse, lo sviluppo economico si è arrestato indipendentemente dalla disponibilità di energia. Questo non deve, ovviamente, indurre a desistere dalla ricerca di fonti di approvvigionamento energetico alternativo, anzi. Il tema conserva, infatti, tutte le validissime motivazioni ecologiche di salvaguardia delle condizioni di vita non solo dell’Uomo ma del Pianeta intero e di tutte le altre forme di vita esistenti. Potremmo dire, piuttosto, che proprio il rallentamento del ritmo di fabbisogno energetico offre una salutare, per certi versi, pausa nella rincorsa a nuovi giacimenti rendendo possibile una maggiore concentrazione di risorse nello studio e perfezionamento di soluzioni alternative in grado di garantire il tenore di vita raggiunto da alcune parti del mondo e, soprattutto, pensare di espanderlo in quei luoghi dove ancora la tecnologia non consente forme rapide di sviluppo ecologicamente compatibile. Il tema energetico è ritenuto un punto essenziale per l’attuazione di qualsiasi forma di sviluppo sostenibile. Dall’Onu all’Unione Europea sino alle Regioni, il tema energetico è posto in vetta alle priorità nello studio per una corretta pianificazione delle politiche ambientali. Proprio nella nostra regione è stato varato un progetto che vorremmo segnalare all’attenzione di tutte le altre realtà, come esempio virtuoso. La Comunità Montana dell’Alto Medio Metauro è da anni impegnata nel raggiungimento di obiettivi di risparmio energetico

e sostenibilità ambientale. Di recente ha varato lo Sportello Energia. Concepito proprio per soddisfare l’obiettivo principale del Piano Energetico Ambientale Comunitario (del 2008): avvicinare la comunità locale alla sostenibilità energetica. Dai comuni di Montemaggiore al Metauro, Saltara, Serrungarina e Cartoceto un importante contributo alla diffusione delle tecnologie energetiche solari per avvicinare sempre più la comunità ai programmi di sostenibilità energetica. Lo

sviluppo delle tecnologie è deputato alle aziende ma le amministrazioni pubbliche possono molto sia per incentivare i cittadini, sia per aiutarli a superare le difficoltà nella scelta delle soluzioni migliori rispetto alle opportunità presenti sul mercato. Si viene così a configurare un importante

ruolo per l’ente pubblico territoriale, che mette a disposizione dei propri cittadini competenze e saperi necessari ad effettuare le migliori scelte possibili. Stiamo parlando, appunto, del progetto il Sole in Comune che è una vera e propria campagna di informazione e sensibilizzazione al fine di stimolare l’impiego del sole come fonte di energia pulita e inesauribile. Informazione e sensibilizzazione che non esauriscono, però, per intero il progetto che prevede altresì, numerosi strumenti per indirizzare e semplificare le scelte dei cittadini. Attraverso lo sportello Energia, che opererà capillarmente su tutto il territorio della Comunità montana, saranno erogati informazioni e servizi utili al raggiungimento dell’obiettivo. Tra tutti capitoli in cui si svolge questo servizio, particolare attenzione andrebbe dedicata al capito Gruppi di Acquisto Energetici che non potendolo sviluppare compiutamente in questa sede, vi invitiamo a conoscere nei dettagli, direttamente dal sito all’indirizzo http://www.ilsoleincomune.it/

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Multum sub sole novum

massimo g.CONTE

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Economia Reale è un centro studi indipendente

fondato nel 2005 da Mario Baldassarri.

È un osservatorio sull'andamento

dell'economia italiana, europea e globale

Informazione e approfondimento politicoperché l’importante èragionare sul futuro,sulle nuove sfide,sulle nuove domande,sulle nuove risposte

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