8
IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE ANNO VII N.63 GENNAIO 2020 Testo e struttura a cura di TETRVS EZIEIDE

IL LEGIONARIO - Altervista

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO

NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE

ANNO VII N.63 – GENNAIO 2020

Testo e struttura a cura di TETRVS

EZIEIDE

EZIEIDE

INTRODUZIONE

Flavio Ezio nacque probabilmente nel 390 d.C. a Durostorum una fortezza legionaria della

Mesia (nei pressi dell’odierna Silistra, Bulgaria); suo padre era un comandante militare, di nome

Gaudenzio e di origine gotica o scita mentre sua madre (di cui non si conosce il nome) era una

facoltosa nobile romana di stirpe italica. In quel periodo l’impero romano, ancora non suddiviso tra Occidente ed Oriente (la

divisione sarebbe avvenuto nel 395), sembrava altresì in grado di reggere pur se erano già in essere i

primi segni dell’irreversibile debolezza se anche si considera che soltanto dodici anni prima

l’esercito romano era stato duramente sconfitto ad Adrianopoli dagli invasori Goti, in una battaglia

che aveva visto anche la morte dell’ imperatore Valente.

Ezio è stato uno dei protagonisti di maggior rilievo della storia del Tardo Impero Romano e

le sue imprese hanno contribuito a mantenere in piedi ciò che era rimasto dell’Impero Romano

d’Occidente dopo il travagliato inizio del V secolo che aveva visto varie invasioni e soprattutto il

sacco di Roma (410) ad opera dei Visigoti di Alarico dopo la morte violenta di un altro grande

generale romano, Stilicone.

COMMENTARIO

L’epoca e l’uomo

Edward. Gibbon lo definisce «l’uomo celebrato universalmente come il terrore dei barbari e

il sostegno dello Stato»[E. Gibbon – History of the Decline and Fall of Rome and the Barbarians Roman Empire–

Vol. 2, pag.380]

Infatti «Ezio fu il generale più eminente della sua epoca travagliata e può sicuramente

essere definito l’ultimo dei Romani, un “antico romano”, come comunemente si dice, vissuto

quando l’impero era ormai ridotto a una pallida ombra di ciò che era stato … Ezio fu un vero

Romano, non un’imitazione come spesso lo erano i generali del tempo, barbari o semibarbari» [G.

Ravegnani – Ezio – Salerno editore, pag.2]

Ezio divide l’appellativo di “ultimo dei Romani” con un altro comandante, il comes

Bonifacio che sarà anche un suo rivale. Come dice Procopio da Cesarea, Ezio e Bonifacio «…

giunsero ad un grado di magnanimità ed eccellenza sotto qualsiasi aspetto che se uno li definisse

gli ultimi romani non si sbaglierebbe, tanto era vero che tutte le ottime qualità dei Romani erano

incarnate in questi uomini» [Procopio, De Bello Vandalico], un giudizio rafforzato da Giordane quando

– dopo la morte del generale – disse che «Ezio era nato per la salvezza di Roma»

Il collasso dell’impero d’Occidente era comunque prossimo e sottolineato in modo forte

anche dai letterati del tempo. Nelle opere di questi “cronisti” dell’epoca (ad es. Prisco di Panion,

frammenti in “Storia” e Salviano di Marsiglia, “De Gubernatione Dei”) le cause sono da

rintracciare nella dissolutezza morale dei Romani, nell’ingiustizia civile, nell’eccessivo carico

fiscale o nell’intolleranza religiosa tra cristiani e pagani). Indubbiamente queste sono le

interpretazioni di letterati che vedevano l’agonia del V secolo anche come un castigo divino, spesso

con un tono di rassegnato avvio alla fine. Comunque, come scrive G. Ravegnani « … ai letterati

non si chiede di essere uomini di azione, è noto, e possono tranquillamente versare calde e

retoriche lacrime guardando lo spettacolo. Ma per Ezio questo non era possibile: simili opere e

considerazioni, se mai ne è stato al corrente, è da ritenersi che gli fossero del tutto indifferenti,

anche se non doveva essere tanto sprovveduto da non rendersi conto del fatto che il suo impero

difficilmente sarebbe sopravvissuto alla tormenta. Ezio era un soldato a tutto tondo e della difesa di

Roma aveva fatto una missione che lo rendeva instancabile. […] Nel marasma in cui viveva

l’impero di Roma in quegli anni la sua figura risalta con una luce, forse anche patetica, di chi

combatteva contro l’impossibile; di chi in sostanza in un mondo in liquefazione poteva essere

ritenuto a pieno titolo un vero romano.» [G. Ravegnani – Ezio – Salerno editore, pag.127]

Nonostante questa fama e meritata celebrazione, non molto è stato prodotto come letteratura

nei confronti di Ezio. Come scrive Ian Hughes «il fatto che siano stati fatti pochi tentativi per

raccontare nel dettagli la storia di Ezio sorprende un po’ essendo il periodo in cui ascese al potere

cruciale e affascinate. Questa riluttanza a trattare quel periodo, però, è dovuto alla natura delle

fonti […] Nella maggior parte dei casi sono vaghe, contraddittorie e di solito estremamente

succinte […] Oltre alla scarsa qualità delle fonti vi sono poi discordanze tra gli storici a riguardo

di elementi fondamentali come una cronologia degli anni di vita di Ezio.»[Ian Hughes – Ezio, la nemesi

di Attila – LAG, pag.2 e segg.]

Il quinto secolo è purtroppo testimoniato da scarsi fonti storiografiche e le più autorevoli

sono talvolta sotto forma di frammenti; e ciò è dovuto anche e soprattutto alle particolari vicende

che lo hanno caratterizzato. Difatti «il quinto secolo è stato uno dei periodi più critici della storia

europea. È un periodo denso di eventi di grande importanza, e i cambiamenti che lo attraversarono

trasformarono l’Europa più radicalmente di ogni altra fase di avvenimenti politici che si sia poi

verificata in seguito. […] Non vi è una storia degli eventi contemporanei e il resoconto degli

avvenimenti deve essere ricostruito a partire da frammenti, cronache ridotte all’osso, riferimenti

accidentali presenti negli scritti di poeti, retori e teologi.» .»[cfr. Jeroen W.P. Wijnendaele – L’Ultimo

Romano – 21Editore pag.36]

Per quanto sopra accennato in merito a qualità e qualità delle fonti, poco, dunque, si conosce

sulla natura e sull’aspetto di Ezio. Ad ogni modo, così ce lo descrive Gregorio di Tours citando

Renato Profuturo Frigerido.

«Ezio era di media statura, virile nei suoi atteggiamenti e ben proporzionato, Non aveva

difetti fisici e aveva un fisico asciutto . la sua intelligenza era acuta, era pieno di energia ed era un

magnifico cavaliere, un ottimo arciere e instancabile con la lancia. Non vi era avarizia in lui e

ancor meno cupidigia. Si comportava con magnanimità e mai si lasciava influenzare nel suo

giudizio da cattivi consiglieri. Sopportava le avversità con grande pazienza, era pronto a ogni

impresa ardua, non si curava del pericolo e riusciva a patire fame, la sete e la mancanza di sonno.

» [Gregorio di Tours - Historia Francorum 2,8]

Sicuramente le descritte abilità come cavaliere e come arciere furono acquisite quando Ezio fu

ostaggio dei Goti di Alarico prima (405-408) e dopo degli Unni di Rua e in seguito di Caratone

(408-420), lunghi periodi di permanenza che gli consentirono di dotarsi di un bagaglio di

conoscenze che utilizzò in seguito nei suoi rapporti diplomatici e militari (avendone appreso usi e

lingue) e strategie (conoscendone le tattiche di combattimento).

Proprio la conoscenza di quelli che poi diventeranno o alleati o avversari saranno uno dei

punti di forza di Ezio, in grado – con la propria personalità e prestigio – di coalizzare intorno alla

sua figura popoli diversi per una causa comune.

Infatti «con il suo carisma e la sua forza di volontà riuscì a tenere unito un variopinto

insieme di barbari alleati o mercenari e lì portò continuamente alla vittoria.» [G. Ravegnani – op.cit.

pag.10]

Di queste vittorie, la più memorabile è quella ottenuta il 20 giugno 451 ai campi Catalaunici

(altrimenti detto Campus Mauriacus) quando alla guida di un esercito eterogeneo (Romani,

Visigoti, Franchi, Bagaudi, ecc.) sconfisse l’orda Unna – anch’essa variegata (Unni, Ostrogoti,

Gepidi, Turingi, ecc.) guidati da Attila.

Quella sanguinosissima battaglia - un vero scontro a respiro oramai “europeo” e di un epoca

che volgeva al medioevo - rappresentò il punto più alto della carriera di Ezio sotto il profilo

diplomatico e militare ma anche l’ultima vittoria di Roma.

Ezio al potere

Quando Ezio inizia la sua scalata al potere, inevitabile sarà lo scontro con Bonifacio, l’altro

“ultimo dei Romani”. Sarà un scontro dal sapore epico, nella sua parte finale, un anticipo dei “duelli

medievali” tra due campioni che militano in opposti eserciti.

La questione prende avvio quando Ezio – dopo aver terminato la sua esperienza presso gli

Unni – rientra presso la corte di Ravenna (420 circa). Ma la sede imperiale sta diventando un centro

diviso da ambizioni e lotte di potere.

Flavio Castino, comes domesticorum ( in sostanza, conte comandante della guardia

imperiale), viene inviato con Bonifacio (nominato anch’egli comandante da Galla Placidia) in

Spagna per combattere i Vandali a capo di un grosso reparto di Visigoti. Ma Castino e Bonifacio

entrano in contrasto e quest’ultimo abbandona il conflitto per andare in Africa. Castino – dopo una

serie di successi iniziali – viene però abbandonato anche dai Visigoti, non soddisfatti del suo

comando, e la campagna termina con una definitiva sconfitta a Tarraco (422). In seguito a ciò,

Castino entra in contrasto con Galla Placidia cui rinfaccia il tradimento dei Visigoti di cui era stata

regina. Onorio dà fiducia a Castino e allontana Placidia che si rifugia a Costantinopoli.

Ma nel 423 Onorio muore e il tentennamento di Teodosio a nominare un nuovo imperatore

in occidente fa sì che Castino elevi Giovanni Primicerio alla porpora con Ezio portato al rango di

“cura palatii” (gestore del palazzo). Ma Bonifacio non accetta la nomina di Giovanni e si dichiara

fedele a Teodosio, a Placidia e al di lei figlio, Valentiniano.

È in questo frangente che Giovanni – per difendere la sua posizione – fidando del legame tra

gli Unni ed Ezio, lo invia presso questi per chiederne il sostegno militare.

Ma quando nel 425 Ezio e i suoi mercenari unni arrivano in Italia, Giovanni è già stato

sconfitto e giustiziato. Dopo una schermaglia con le truppe orientali guidate da Aspar, Ezio e Galla

Placidia giungono ad un accordo mediante il quale Ezio ottiene la nomina di Comes et Magister

Militum per Gallias e gli Unni rispediti in Pannonia con ricche elargizioni.

Ad ogni modo tra Ezio e Galla Placidia (e poi con suo figlio Valentiniano III) ci sarà sempre

uno strisciante e latente conflitto mentre Ezio comincia ad inanellare successi e vittorie: contro i

Goti (426 e 430), contro i Franchi (428), gli Iutungi (430), i Nori (431).

In questo arco di tempo sembra essere sorto il contrasto tra Ezio e Bonifacio (che si trovava

in Africa come Comes Africae). Questo contrasto sarebbe sorto da un’ipotetica trama a doppio filo

ordita da Ezio il quale riferì a Placidia che Bonifacio voleva staccare l’Africa dall’Impero e allo

stesso tempo suggeriva a Bonifacio di non rientrare in Italia perché Placidia lo avrebbe fatto

giustiziare. Non è possibile comunque individuare come in effetti andarono le cose in quanto si

sospetta che dietro questi complotti non ci fosse Ezio ma Felice, un altro uomo forte del periodo che

è accusato invece da Ezio di tramare contro di lui. Il problema di Felice si risolve nel 430, quando

viene ucciso con sua moglie. Su questo punto ci sono due versioni differenti [cfr. . Hughes. Op. cit. Pag

161]: secondo Prospero, «Ezio uccise Felice e sua moglie Padusia e il diacono Grunito, sentendo

che stavano complottando contro di lui» [Prospero, op. cit.]; secondo Idazio «Felice … fu ucciso a

Ravenna da un ammutinamento delle sue truppe»[Idazio, Cronaca]

Ma è anche plausibile il fatto che Galla Placidia fosse preoccupata del crescente successo di

Ezio e gli abbia quindi contrapposto Sia Felice sia Bonifacio

In questo caos di intrighi e complotti, intanto l’impero continua a perdere pezzi, soprattutto

in Africa, dove, nel 432, Bonifacio viene sconfitto – nonostante l’apporto del comandante orientale

Aspar – dai Vandali.

Dopo l’insuccesso con i vandali, Bonifacio – riappacificatosi con Placidia che lo eleva al

rango di magister militum praesentalis e patricius - fa il suo rientro in Italia ed è ora al cospetto di

Ezio, entrambi ormai lanciati verso la conquista del potere.

La nomina di Bonifacio e quella di suo genero Sebastiano come magister equitum

preoccuparono Ezio per la sua sicurezza se si vuol considerare anche il fatto che, secondo Idazio,

Ezio fosse stato addirittura deposto (depulso) dal comando e dalla corte [cfr. . Hughes. Op. cit. Pag.172 ]

Questa situazione di conflittualità, tra quelle che ormai erano le massime autorità militari

dell’Impero d’occidente, si risolve nella Battaglia di Ravenna (o di Rimini, 432). La battaglia

rappresenta la prima ed unica sconfitta di Ezio ma è anche la causa della successiva morte di

Bonifacio per le ferite riportate.

In questo frangente sembra che Ezio e Bonifacio si siano scontrati in un duello a cavallo e

armati di lancia, una sorta di cavalleresca tenzone di sapore medievale. Ma di cavalleresco

potrebbe esserci anche meno se si considerano voci le quali sussurrano che Ezio abbia utilizzato una

lancia più lunga di quella del rivale.

Disegno di Giuseppe Rava

Nonostante la sconfitta, la strada di Ezio è ormai libera. Dopo esser scampato ad un attentato

rifugiandosi prima a Roma e poi presso gli Unni, nel 433 fa ritorno in Italia con i suoi alleati e

costringe Galla Placidia ad accettarne la presenza; quindi, sconfigge Sebastiano, sposa Pelagia, la

vedova di Bonifacio ed è nominato Comes et Magister Militum e quindi Patricius. L’impero

d’Occidente è ormai al suo comando

Il complesso rapporto con gli Unni

Il rapporto di Ezio con gli Unni presenta un duplice aspetto: inizialmente fatto di rapporti

diplomatici e di collaborazione (Rua e Caratone) e infine caratterizzato da conflitti e guerra (Attila).

Ezio ha quindici anni quando viene inviato presso gli Unni di Rua in qualità di ostaggio

(ossia una specie di garanzia che avveniva spesso con criterio di reciprocità). La posizione

diplomatica di Ezio rappresenta comunque una garanzia strategica per Rua al fine di ottenere

maggiori vantaggi nei negoziati con i Romani. Ma ciò consente ad Ezio di diventare anche amico di

Rua e quindi di aggiungere al suo bagagli di conoscenze anche quelle relative ad usi e costumi unni.

Ciò favorirà la collaborazione tra Ezio e gli Unni negli anni successivi al suo rilascio

(avvenuto all’epoca di Caratone, nel 420) come nel periodo 424-425 quando ottiene un contingente

unno per sostenere Giovanni e poi nel controverso conflitto con i Burgundi, una decina di anni

dopo. E Unni saranno anche i componenti più stretti del suo corpo di guardia e i buccellari.

EZIO FERISCE MORTALMENTE

IL SUO AVVERSARIO BONIFACIO -

BATTAGLIA DI RAVENNA -432

Proprio le guerre contro i Burgundi (435-437) rappresentano un aspetto con luci ed ombre

per Ezio per la presenza ed il ruolo degli Unni e si svilupperà poi in un evento dai contorni epici

(cfr. Il ciclo dei Nibelunghi).

Secondo modalità di ricostruzione, con i Burgundi potrebbero essere stati due conflitti.

Tirone Prospero ci dice che «Nello stesso tempo Ezio schiacciò Gundicaro, che era re dei Burgundi

e viveva in Gallia. In risposta alla sua supplica, Ezio gli concesse la pace di cui non godette a

lungo perché gli Unni annientarono completamente lui e il suo popolo» [Tirone – Tiro Chronicum].

L’anno di riferimento dovrebbe essere il 436, quindi la seconda guerra [cfr. I. Hughes. Op. cit., pag. 186].

Idazio sembra inoltre affermare che la guerra non sia stata iniziata da Ezio. Infatti «I

Burgundi, che si erano ribellati, furono sconfitti dai Romani comandati da Ezio» [Idazio – Cronaca]

Forse in questo susseguirsi di conflitti potrebbe esserci stato un primo approccio tra Ezio ed

Attila. Difatti quando decise di servirsi degli Unni per porre fine alla rivolta burgunda, «… Ezio,

senza esitare, ottenne … il consenso di Attila a un’azione unna contro i Burgundi » [Hermann

Schreiber – Gli Unni -Garzanti pag.120]

In sostanza doveva trattarsi solo di una semplice spedizione punitiva per l’aggressione

burgunda contro i Belgi. E infatti, capita l’antifona, i burgundi smisero di angustiare i Belgi ed Ezio

riuscì nell’intento di ripristinare la pace in Gallia. Purtroppo per i Burgundi, gli Unni non si erano

accontentati di quanto ricevuto come mercenari in quella breve campagna di ripristino per la pace.

Di certo, allettati dall’oro e altre ricchezze, nonché dalle belle e bionde burgunde, gli Unni

assaltarono di nuovo i Burgundi senza alcun ordine romano proveniente da Ravenna o da Ezio

stesso. Difatti, «… benché difficilmente si possa immaginare che ciò accadesse all’insaputa o

contro la espressa volontà di Ezio, tutto sta ad indicare che l’iniziativa non partì da lui ma dagli

unni.» [Hermann Schreiber – op. cit. pag.121].

Ricostruendoli sotto il profilo cronologico, gli eventi potrebbero aver avuto la seguente

successione:

434:Ezio riceve una comunicazione da Ravenna che i Burgundi sono in agitazione e

minacciano la popolazione dei Belgi;

435: Ezio sconfigge i Burgundi e firma un trattato;

436: I Burgundi rompono il trattato;

437: Ezio riceve l’aiuto degli Unni che attaccano e sconfiggono i Burgundi.

La situazione di collaborazione tra Romani e Unni muta però quando al trono del regno unno salirà

Attila (444) e le mire di quest’ultimo saranno rivolte verso la parte occidentale dell’Impero romano.

Il momento cruciale è a cavallo del secolo (450-451), quando – con il pretesto di un

matrimonio con Onoria, sorella di Valentiniano III, che avrebbe dovuto portargli in dote la parte

occidentale – Attila, di fronte al rifiuto della corte di Ravenna, scatenò il conflitto contro l’impero.

A fronte dell’imminente pericolo, Ezio rappresentò l’ovvio baluardo a tale progetto e cercò di

utilizzare al meglio le risorse di cui disponeva.

In precedenza, « era stato solo il rapporto di Ezio con i predecessori di Attila a salvare

l’Occidente da un attacco degli Unni. Attila sapeva che attaccare l’Italia poteva essere

problematico, dato che Ezio sarebbe stato pronto a difendere le Alpi da ogni tentativo di entrare in

Italia, e in teoria Ezio disponeva di forze sufficienti a bloccare i passi.» [cfr. I. Hughes. Op. cit. pag 277]

Dopo esser penetrati in Gallia, Attila e suoi alleati (Ostrogoti, Gepidi, Rugi, ecc.)avevano

attaccato, occupate e saccheggiate varie città dopo averne massacrato la popolazione.

Per contro, Ezio, grazie ad un’azione di fine diplomazia, era riuscito a mettere su un esercito

che era coalizione di genti. Al fianco dei Romani vi erano Visigoti e Alani ed altri alleati (Burgundi,

Bagaudi, ecc.) che in passato proprio dai Romani e Unni erano stati combattuti.

Il combattimento, una vera e propria “battaglia per l’ Europa” che vide contrapporsi eserciti

di diversi popoli nella piana dei Campi Catalaunici (Campus Mauriacus), si risolse in una “quasi”

vittoria degli schieramenti che combattevano sotto le insegne romane.

La vittoria romana ottenuta ai Campi Catalaunici non fu comunque risolutiva: Ezio non

volle sfruttarla in modo completo, rinunciando a inseguire le forze unne in ritirata, poiché riteneva,

non certo a torto, che il loro annientamento avrebbe accresciuto troppo la forza degli alleati più

potenti dei Romani, i Visigoti. Fallito il suo piano di saccheggio in Gallia, l'anno successivo Attila

scagliò il suo esercito contro l'Italia ma senza un effettivo risultato, fermato da epidemie,

dall’avvicinarsi dell’esercito di Marciano e dalla superstizione causatagli dal forte carisma percepito

da Papa Leone I che gli si era fatto incontro sul Mincio.

La morte e la vendetta

Il 21 settembre 454, Ezio era al palazzo imperiale per fare un rapporto a Valentiniano

riguardo alla riscossione di alcuni tributi. In quella circostanza trovò occasione, per proporre di

nuovo il matrimonio tra il figlio Gaudenzio e la figlia minore di Valentiniano, Placidia. In quel

mentre, l'imperatore accusò il generale di tradimento (sospettandolo forse di tramare contro di lui

per elevare al trono Gaudenzio). Prima che Ezio potesse difendersi dalle accuse e rendersi conto

della situazione, Valentiniano sguainò la propria spada e si gettò sul generale e lo colpì a morte; nel

frattempo Eraclio, un eunuco alto funzionario della corte imperiale, assassinava un basito Boezio,

scomodo testimone. Secondo una tradizione, qualcuno disse poi all'imperatore «hai tagliato la tua

mano destra con la sinistra».

Alla sua morte, l’impero d’Occidente era drammaticamente cambiato. «La Britannia si era

separata dall’Impero, grandi porzioni della Gallia e della Spagna si trovavano nelle mani di capi

barbari e i Vandali avevano conquistato l’Africa.» [Ian Hughes – op. cit., pag.17]

Ma l’assassinio di Ezio non rimase impunito in quanto la sua morte fu vendicata l’anno

successivo in una complessa trama probabilmente ordita da Petronio Massimo che aspirava ad

ottenere una elevata carica da parte di Valentiniano ma trovava un ostacolo soprattutto in Eraclio, .

Difatti mentre il 16 marzo 455 Valentiniano si trovava nel Campo Marzio per una esercitazione

militare, Petronio Massimo convocò due guardie di Valentiniano, Optila e Thraustila (quest’ultimo

ipotizzato essere genero di Ezio avendone sposato una non nominata figlia), probabilmente di stirpe

unna, che erano stati in passato fedelissimi buccellari di Ezio prima di essere promossi nella guardia

imperiale. Petronio Massimo accusò Valentiniano di aver ucciso Ezio e quindi incitò i due soldati

ad uccidere Valentiniano. «L’imperatore, che dopo l’assassinio di Ezio aveva preso ad atteggiarsi a

capo militare, scese da cavallo per tirare con l’arco e Optila con i suoi compagni si diressero

contro di lui sfoderando le spade. Optila lo colpì al capo e, quando l’imperatore si girò, gli assestò

un secondo fendente in volto. Thraustila fece a pezzi Eraclio ed entrambi presero il diadema e il

cavallo dell’imperatore correndo da Petronio Massimo. Finiva così anche in occidente la dinastia

teodosiana: il giorno successivo Petronio Massimo si fece proclamare imperatore. »[G. Ravegnani –

op.cit. pag.166]

EVENTI

Il 16/2 ROMARS parteciperà a “La Via Cornelia: 3000 anni di Storia” – dalle ore 14.00 -

Cascina di Sotto – Via Boccea 922. Un percorso storico-archeologico, dagli Etruschi ai

Romani, da Santa Rufina ad oggi. Banchi didattici, conferenze ed altro. (Ken Randall – ripr. riserv.)

NUMERI DISPONIBILI (i titoli non citati sono esauriti) 13) MAGNVS MAXIMVS 14) IL GIORNO DELL’ALLIA 15) I MISTERIOSI ARCANI 17) L’ASSEDIO DI MASADA 18) DE REDITV SVO 19) I DUE VOLTI DELL’IMPERO ROMANO 20) L’ETRUSCO UCCIDE ANCORA 21) TERRA DESOLATA 22) SEGNALI DI FUOCO 23) CORNELIO IL CENTURIONE 24) LA BATTAGLIA DELL’ALLELUJA 25) 395-476, IL SECONDO TARDO IMPERO 26) LE CARCERI DELL’ORRORE 27) TARRACINAE, OBSEDIT! 28) MEDIO IMPERO ROMANO 29)INDAGINE SU UN SOLDATO ROMANO DEL TERZO SECOLO 30) SOTTO PONZIO PILATO 31) UTUS 32) RIVOLTA NELL’URBE 33) TORTURA! 34) IL TRAMONTO DEGLI DEI 35) ULTIMI GIORNI AD OCCIDENTE 36) ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO 37) LONTANO OVEST ROMANO 38) I NUOVI GUERRIERI

39) ODOACRE, CHI SEI? 40) EPITOMA REI MILITARIS 41)TRA STORIA E LEGGENDA 42)LA FORTEZZA ANTONIA 43)SAN GIORGIO E IL DRAGO 44)PRAEFECTVS VRBIS 45)LEGIO II BRITANNICA 46)SERMO CASTRENSIS 47)SAGITTARIA 48)VERSO IL CASTELLO 49)L’ULTIMO LEGIONARIO 50)TETRICVS 51)LA GUARNIGIONE DI ROMA 52) REGNO D’ITALIA, PRIMO ALTO MEDIOEVO 53)GUERRIGLIA! 54)GLI UNNI 55)OMBRE GIALLE 56)I CAMPI CATALAUNICI 57)SYLVA NIGRA 58)GALLA PLACIDIA 59)IL TESORO DI ALARICO 60)I BUCCELLARI 61)STRATEGIKON 62)LA TABULA PEUTINGERIANA 63)EZIEIDE

3332765818---3883683997

ROMARS legioIIbritannica Cohors I Praetoria et X Urbana

legioiibritannica.altervista.org/ [email protected] ROMARS