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1 Gioventù Operaia Cristiana Il libro degli Atti degli Apostoli Sussidio per la riflessione e la preghiera aprile 2007

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Gioventù Operaia Cristiana

I l libro degli

Atti degli Apostoli

Sussidio per la riflessione e la preghiera aprile 2007

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Indice

Introduzione………………………………………………………………….. pag. 3 Gesù Cristo: perché? ………………………………………………………… 4 I militanti: gente esaltata e illusa? …………………………………………… 8 Liberi battitori o Comunità in cammino? …………………………………… 12 Chi è senza peccato? ………………………………………………………… 15 Pregare e agire ………………………………………………………………. 18 Un nuovo gruppo ……………………………………………………………. 21 Sono disposto a tutto! ……………………………………………………….. 24 L’accompagnamento ………………………………………………………… 29 La chiamata ………………………………………………………………….. 33 Dio non è razziata ……………………………………………………………. 36 Nuove opportunità di incontro ……………………………………………….. 40 Pietro e i suoi successori ……………………………………………………… 44 La Messa ……………………………………………………………………… 49 Fede e culture ………………………………………………………………… 52 Senza voltarsi indietro ………………………………………………………… 56 Fede magia e superstizioni…………………………………………………….. 59 Fede e mondi diversi ………………………………………………………….. 63 Un gruppo di lavoratori ………………………………………………………. 67 Gruppi, comunità eterogenee e vivaci ………………………………………… 71 Il prete nella Chiesa …………………………………………………………… 75

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Introduzione al libro Atti degli Apostoli

Autore e destinatario di questo libro, unico del suo genere nel N.T., sono gli stessi del terzo Vangelo. Negli Atti viene presentato, nelle grandi linee e nei momenti essenziali, lo sviluppo , sotto l’azione dello Spirito Santo, della Chiesa istituita da Cristo.

In concreto, l’arco di tempo considerato da Luca va dall’anno 30 al 63. Vi campeggiano le figure dei due grandi apostoli Pietro e Paolo con una scelta di fatti che danno un’ idea sufficiente e fedele della corsa del vangelo nel mondo e dei fermenti della Chiesa primitiva.

L’ itinerario di quella corsa muove da Gerusalemme (1, 12-8, 3), attraversa la Palestina, culla dei vangelo (8, 4-12, 45) e dilaga nel mondo mediterraneo fino a Roma (13, 1-28, 31). Così si compie il mandato da Cristo ai suoi Apostoli (1, 8).

Nel libro si trovano inseriti alcuni brani di un diario di Luca, presente agli avvenimenti (16, 10-17; 20, 5-15; 21, 1-18; 27, 1-28, 26). Per il resto, l’autore dimostra di usare varie fonti. Un terzo circa dei libro contiene una trentina di discorsi – otto sono di Pietro e dieci di Paolo – elaborati da Luca su materiale sicuro.

Gli Atti si concludono con la venuta di Paolo a Roma, prigioniero per una prima volta (anni 60-63). L’ improvvisa e quasi precipitosa conclusione farebbe pensare che il libro sia stato pubblicato prima della fine della detenzione di Paolo, ma non mancano testimonianze antiche che rimanderebbero gli Atti a una data posteriore alla morte di Paolo, avvenuta nell’anno 67.

Perché queste schede sul libro Atti degli Apostoli?

La militanza nei luoghi di lavoro, della scuola, del territorio, dell’associazione, della parrocchia

come si collega alla “Missione” affidata da Gesù, vissuta e raccontata dagli Apostoli, dai primi cristiani, dalle prime comunità, così come ci viene descritto dal libro degli Atti degli Apostoli?

La nostra vita quotidiana, i nostri rapporti, il lavoro, l’ impegno con e per i giovani… possono essere letti come risposta ad una chiamata-vocazione da parte di Dio, per una Missione al servizio del Vangelo di Gesù Cristo, per una più elevata qualità di vita?

Per cercare risposte a queste domande, in sintonia con “Agorà dei Giovani” (progetto del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile 2007-2009, sul tema della Missione), ci mettiamo in ascolto del libro degli Atti degli Apostoli, con delle schede che ci aiutano a leggere la nostra vita di oggi alla luce dell’esperienza e della missione vissute dalle prime comunità cristiane.

I commenti al testo del Libro degli Atti degli Apostoli sono presi da schede preparate da don Gianni Fornero. Le preghiere sono prese dalla liturgia della Comunità di Bose e da “Preghiera Semplice” EDB di Sergio Carrarini.

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Gesù Cristo: perché? La centralità della sua persona, della sua vita, della sua morte e risurrezione (At 1)

La missione consiste nella testimonianza e nell’annuncio di Gesù morto e risorto.

1 - In ascolto della vita

“E’ forte in me la figura di un Gesù rivoluzionario, ovvero di un uomo che ha saputo andare contro le logiche comuni del suo tempo: la violenza, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo... Sebbene Gesù sia vissuto 2000 anni fa, quelle stesse logiche si ripropongono con la medesima brutalità, solo in modo più camuffato o lontano da noi, quindi per questo è più facile non accorgersene o fare finta di non vederle.

Il mio essere militante è molto motivato da questa figura, anche là dove non c’è un ambiente preparato ad accoglierne i valori. Questi ambienti sono quelli di tutti i giorni, ad esempio la scuola serale che frequento.

Più volte mi è capitato di affrontare discussioni con i miei compagni, relative all’ immigrazione o all’opportunità di partecipare (in modo più o meno attivo) alla vita politica. La tentazione è sempre quella di lasciare correre o di banalizzare il discorso. Tuttavia ho sempre creduto che fosse importante esprimere i valori in cui credo rispetto all’ importanza della partecipazione nella società, oppure all’accoglienza o all’affrontare le questioni evitando le logiche della violenza e del giustizialismo. Il più delle volte sono passato per il solito idealista, ma penso che la parte più difficile sia quella di insistere e continuare a cercare di essere testimoni proprio là dove non esiste una sensibilità cristiana” . 2 - In ascolto della Parola di Dio - Il libro degli Atti degli Apostoli si apre con la presentazione della persona di Gesù: la sua vita, la sua morte e risurrezione: “ Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo. Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni". (1, 1-5) - Gesù risorto, asceso presso il Padre, vive in mezzo a noi: “ Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l`avete visto andare in cielo". (1, 9-11) - Pietro, nel suo primo discorso alla gente, afferma chiaramente: “Questo Gesù, Dio l`ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni” . (2,32)

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“Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!” . (2,36) 3 – Breve commento - I Vangeli terminano con la Risurrezione di Gesù. Gli Atti degli Apostoli iniziano presentando Gesù risorto, in mezzo ai suoi discepoli. - Con la Risurrezione, Gesù ritorna al Padre (= Ascensione): Gesù è presente nel mistero di Dio e quindi nel mistero dell’uomo e della storia di tutti i tempi. Non è più legato allo spazio e al tempo della Palestina, ma è contemporaneo di tutti noi; compagno sul nostro cammino. - L’avvenimento della Risurrezione è al centro della predicazione di Pietro, di Paolo e di tutta la Chiesa delle origini che lo annuncia come la novità meravigliosa dalla quale tutto rinasce. - E’ l’avvenimento culminante di tutta l’avventura umana di Gesù. Con la Risurrezione, Dio Padre afferma che la vita di Gesù ha senso, che la sua morte non è una sconfitta. Dio consacra Gesù come Uomo nuovo, Uomo per gli altri, Signore della storia. - Se è così, anche la nostra vita, per merito di Cristo, potrà sfociare nella Risurrezione: tutta la storia degli uomini di tutti i tempi, tutto il creato. Non camminiamo verso la distruzione, la morte, ma verso la Vita! Di qui scaturisce la Speranza cristiana: una Speranza messa a dura prova, ma sempre resa viva e attuale dalla Pasqua di Gesù. L’ultima parola ce l’ha la Vita, l’Amore! - La Risurrezione di Gesù è quindi il centro della nostra fede e della missione della Chiesa. - La Chiesa è la Comunità di coloro che credono, incontrano, testimoniano e annunciano il Cristo risorto: * se Cristo non fosse risorto… * la nostra fede sarebbe vana * la Chiesa non avrebbe senso * la missione sarebbe un’ impresa di illusi… * ma Cristo è risorto, ha vinto la morte, il male: quindi ha senso credere, sperare, amare! 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa

“La risurrezione di Cristo è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non certo creatori. Nello stesso tempo essa non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena; è invece la più grande "mutazione" mai accaduta, il "salto" decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazareth, ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l'intero universo: per questo la risurrezione di Cristo è il centro della predicazione e della testimonianza cristiana, dall'inizio e fino alla fine dei tempi. Si tratta di un grande mistero, certamente, il mistero della nostra salvezza, che trova nella risurrezione del Verbo incarnato il suo compimento e insieme l'anticipazione e il pegno della nostra speranza. Ma la cifra di questo mistero è l'amore e soltanto nella logica dell'amore esso può essere accostato e in qualche modo compreso: Gesù Cristo risorge dai morti perché tutto il suo essere è perfetta e intima unione con Dio, che è l'amore davvero più forte della morte. Egli era una cosa sola con la Vita indistruttibile e pertanto poteva donare la propria vita lasciandosi uccidere, ma non poteva soccombere definitivamente alla morte: in concreto nell'Ultima Cena egli ha anticipato e accettato per amore la propria morte in croce, trasformandola così nel dono di sé, quel dono che ci dà la vita, ci libera e ci salva. La sua risurrezione è stata dunque come un'esplosione di luce, un'esplosione dell'amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé.

Tutto ciò avviene concretamente attraverso la vita e la testimonianza della Chiesa; anzi, la Chiesa stessa costituisce la primizia di questa trasformazione, che è opera di Dio e non nostra. Essa giunge a noi mediante la fede e il sacramento del Battesimo, che è realmente morte e risurrezione, rinascita, trasformazione in una vita nuova. E' ciò che rileva San Paolo nella Lettera ai Galati: "Non sono più io

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che vivo, ma Cristo vive in me" (2,20). E' stata cambiata così la mia identità essenziale e io continuo ad esistere soltanto in questo cambiamento. Il mio proprio io mi viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto più grande, nel quale il mio io c'è di nuovo, ma trasformato, purificato, "aperto" mediante l'inserimento nell'altro, nel quale acquista il suo nuovo spazio di esistenza. Diventiamo così "uno in Cristo" (Gal 3,28), un unico soggetto nuovo, e il nostro io viene liberato dal suo isolamento. "Io, ma non più io": è questa la formula dell'esistenza cristiana fondata nel Battesimo, la formula della risurrezione dentro al tempo, la formula della "novità" cristiana chiamata a trasformare il mondo. Qui sta la nostra gioia pasquale. La nostra vocazione e il nostro compito di cristiani consistono nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana della nostra vita, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi col Battesimo: siamo chiamati infatti a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo, in concreto, in quella comunità di uomini entro la quale viviamo” . (Papa Benedetto XVI, al IV Convegno Ecclesiale – Verona, 19 ottobre 2006) Spunti di riflessione - Chi è Gesù Cristo per te? Quale posto occupa nella tua vita personale (preghiera, ascolto della sua Parola), nella militanza, nel tuo impegno educativo, nella “missione” con e per i giovani? - Quali caratteristiche della persona di Gesù ti colpiscono maggiormente e ispirano il tuo stile di vita, le tue scelte? - La novità assoluta della Pasqua, della Risurrezione di Gesù quanto motiva, illumina e sostiene il tuo essere militante, oggi?

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5 – Preghiera Benedetto sii tu, Signore per il nostro passato e per il nostro presente per il futuro che sta davanti a noi più esteso e più vasto dei nostri progetti.

Lodato sii tu, Signore per l'ora della tua venuta per il Giorno che ormai è vicino per la vigilanza dei cuori che ti sanno aspettare.

Benedetto sii tu, Signore per la grandezza dell'uomo che tu incoroni di gloria per il suo lavoro che tu benedici per la sua attesa che tu colmerai..

Lodato sii tu, Signore per la rivelazione di ciò che noi siamo: ciechi chiamati a vedere zoppi invitati a danzare, muti destinati a cantare..

Benedetto sii tu, Signore per Gesù il Messia che viene a chi chiede del pane egli dona la sua parola per chi attende prodigi trasfigura le cose più umili.

Lodato sii tu, Signore per la chiesa pellegrina nel mondo per il pane che tu le dai nel deserto per la festa che tu le prepari nel regno che viene..

Preghiamo:

Signore Dio tu dissipi le tenebre dell'ignoranza con la luce della tua Parola: aumenta la fede che hai messo nei nostri cuori e fortifica la nostra speranza nel cielo e nella terra nuova che hai promesso affinché il fuoco dell’amore acceso in noi dal tuo Spirito santo non sia spento da nessuna tentazione. Esaudiscici per Gesù Cristo nostro Signore. - Amen.

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I militanti: gente esaltata e illusa? Pentecoste: lo Spirito Santo apre a nuovi orizzonti (At 2)

La missione nasce dall’esperienza dello Spirito Santo, dall’essere pervasi e trasformati da Lui.

1 – In ascolto della vita

“Nella mia esperienza, la fede è sempre stata un elemento che ha caratterizzato la mia famiglia e che si è concretizzata nel catechismo e nei gruppi, nei sacramenti, nella partecipazione alla Messa domenicale. Per un certo periodo l’ho vissuta in maniera passiva, dando per scontato un’appartenenza religiosa di cui non capivo molto bene il senso, partecipando senza chiedermi il perché. Poi con il tempo, grazie al gruppo e all’ incontro di alcuni sacerdoti, ho capito che non bastava andare a Messa, non bastava vivere con intensità alcuni momenti ai campi, sentire la presenza di Dio in qualche istante di felicità nella mia vita o invocarlo nei momenti di difficoltà. Ho capito che era importante fondare la mia fede sulla persona di Gesù, sui fatti e le vicende storiche del suo tempo, su ciò che ha detto e vissuto con la sua gente, sul messaggio di speranza e di liberazione che ha portato con sé e ha lasciato a noi.

In vari modi ho cercato di avvicinarmi al Vangelo, di conoscerlo e capirlo, anche se con molte difficoltà e incostanza. Ancora oggi faccio fatica a ritagliarmi momenti di lettura del Vangelo e di preghiera. Però una cosa mi caratterizza: sentire il Signore come una presenza che mi accompagna lungo tutta la giornata, un pensiero che si manifesta al mattino appena sveglia, prima o dopo un incontro importante, nell’ incontro con un gruppo, nelle domande degli altri, la sera quando torno a casa … Una presenza discreta che è lì, che sai che c’è e quando ne hai bisogno gli parli e ti ascolta, e ascolta anche ciò che non dici o non hai il coraggio di dire neanche a te stessa.

Forse non basta, forse c’è sempre bisogno di un momento in cui darsi la carica, in cui trovare i fondamenti del proprio credere, in cui ridirsi che cosa centra questa Persona con la propria vita. Alcuni ritiri spirituali, alcuni deserti ai campi, la testimonianza di alcuni persone mi sono stati di aiuto. In particolare la revisione di vita, quando riesce davvero ad essere condivisione profonda, quando diventa preghiera, è quello spazio in cui mettersi in ascolto, in cui stare in silenzio davanti alla Parola di Dio, in cui sentire dentro di sè una chiamata.

Nel tempo è maturato in me la convinzione che Lui è il senso ultimo del mio impegno, anche se a volte è difficile riconoscerlo. Nell’esperienza di responsabilità nella GiOC, siamo molto sollecitati sulla nostra fede. Spesso però crediamo di potercela fare da soli, contando solo sulle nostre forze, sulle nostre capacità, sul nostro impegno, senza stare a “scomodarlo” o cercando una gratificazione personale.

Credo invece che sia troppo piccola la nostra vita, troppo fragile la nostra forza, per non affidarci a Lui. Soprattutto quando siamo sotto pressione dalla responsabilità, quando crediamo di non essere all’altezza, di non avere le parole giuste per affrontare una situazione. In quei casi mi sento fragile e mi capita di affidare al Signore le mie parole e le mie azioni, gli chiedo la “saggezza” nel capire, nel parlare, nel decidere.

Altre volte sono sopraffatta dagli eventi, quando tutto non va come dovrebbe, quando mi sento impotente di fronte alla vita dei ragazzi, quando tutti i nostri sforzi sembrano non portare a nulla, quando vorrei una risposta diversa. Anche in questi casi sento di poter affidare al Signore i nostri sforzi, convinta che quello che è impossibile a noi è possibile a Lui e che se noi facciamo il massimo ne vale comunque la pena.

Sto vivendo in questo modo la mia responsabilità nella GiOC, cercando di vivere questa esperienza come risposta ad una chiamata, come piccoli passi nella strada per trovare e confermare la mia vocazione di militante cristiana nella vita di tutti i giorni, con le mie contraddizioni” . 2 – In ascolto della Parola di Dio

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- A Pentecoste: un’esperienza sconvolgente Mentre i giorni della Pentecoste stavano per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. 2 Venne all`improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. 3 Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; 4 ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d`esprimersi. 5 Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. 7 Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? 8 E com`è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell`Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dell`Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, 11 Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio". 12 Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l`un l`altro: "Che significa questo?". 13 Altri invece li deridevano e dicevano: "Si sono ubriacati di mosto"(2, 1-12). - Pietro prende la parola: tutti i credenti sono profeti!

Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: "Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole: 15 Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino. 16 Accade invece quello che predisse il profeta Gioele: 17 Negli ultimi giorni, dice il Signore, io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno vision e i vostri anziani faranno dei sogni. 18 E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno(2, 14-18).

3 – Breve commento. - I primi cristiani stanno insieme e pregano. Lo Spirito Santo irrompe in mezzo a loro in modo sorprendente. I segni che precedono il divino (rumore, fuoco) annunciano la sua venuta. Lo Spirito Santo scende come “ lingue di fuoco” : il fuoco indica l’azione libera e gratuita di Dio; il cuore dei credenti viene trasformato radicalmente. - Dio interviene e consacra queste persone, come fece con il popolo ebraico sul Sinai: ne fa il suo nuovo popolo. - Un effetto immediato: gli apostoli parlano in tutte le lingue. Questo nuovo popolo è inviato a parlare a tutte le nazioni, rispettando la loro identità, la loro cultura, cioè la loro lingua. La storia di Babele (le diverse lingue non si capivano) significava la dispersione dell’umanità. Pentecoste indica l’ incontro, la convocazione universale per costruire la nuova umanità. - Gli apostoli cambiano radicalmente atteggiamento: dall’ incertezza e dalla paura, al coraggio e alla franchezza, al gettarsi in piazza. - Gli ascoltatori si dividono in due atteggiamenti: * chi ha paura del fatto e quindi lo ridicolizza * chi è disponibile e aperto, fino alla decisione della fede - Tutti i credenti diventano “profeti” : sono chiamati a capire il messaggio di Dio nella vita e nella storia, a discernere i segni della sua presenza, il grido dei poveri, gli appelli al cambiamento.

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- Da questa grande esperienza interiore e comunitaria nasce la Chiesa. Essa rinasce in ogni uomo e in ogni donna che fa l’esperienza dello Spirito, che si lascia illuminare e condurre da Lui. Senza Spirito Santo, senza un incontro profondo con Dio, non c’è Chiesa! 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa

“La Chiesa non è e non intende essere un agente politico. Nello stesso tempo ha un interesse profondo per il bene della comunità politica, la cui anima è la giustizia, e le offre a un duplice livello il suo contributo specifico. La fede cristiana, infatti, purifica la ragione e l'aiuta ad essere meglio se stessa: con la sua dottrina sociale pertanto, argomentata a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano, la Chiesa contribuisce a far sì che ciò che è giusto possa essere efficacemente riconosciuto e poi anche realizzato. A tal fine sono chiaramente indispensabili le energie morali e spirituali che consentano di anteporre le esigenze della giustizia agli interessi personali, o di una categoria sociale, o anche di uno Stato: qui di nuovo c'è per la Chiesa uno spazio assai ampio, per radicare queste energie nelle coscienze, alimentarle e irrobustirle. Il compito immediato di agire in ambito politico per costruire un giusto ordine nella società non è dunque della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici, che operano come cittadini sotto propria responsabilità: si tratta di un compito della più grande importanza, al quale i cristiani laici italiani sono chiamati a dedicarsi con generosità e con coraggio, illuminati dalla fede e dal magistero della Chiesa e animati dalla carità di Cristo” . (Papa Benedetto XVI, IV Convegno Ecclesiale – Verona, 19 ottobre 2006) Spunti di riflessione - L’esperienza dello Spirito Santo per gli apostoli è stata sconvolgente. Sei disposto a lasciarti sconvolgere, a metterti in discussione? - La Chiesa, la Comunità Cristiana nasce qui, da una profonda esperienza dello Spirito di Dio: quanto ti senti chiamato a formare il “nuovo popolo” , la “nuova umanità” nel gruppo, in parrocchia, nel territorio… per essere “segno” di un nuovo stile di vita? - Senti la tua vocazione battesimale ad essere “profeta” , uomo-donna di Dio, chiamato a leggere la realtà, ad interpretarla e a viverla con i criteri di Dio? 5 – Preghiera Aiutaci, Signore a dare pane a quelli che hanno fame a destare fame in quelli che hanno del pane perché tu solo puoi saziare i nostri bisogni. Aiutaci, Signore a dare forza a quelli che sono deboli a portare umiltà a quelli che si credono forti perché tu solo sei la fortezza. Aiutaci, Signore a dare fede a quelli che sono nel dubbio a destare inquietudine in quelli che credono di possederti perché tu solo sei la verità. Aiutaci, Signore a dare fiducia a quelli che hanno paura

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a destare il tuo timore in quelli che confidano in sé perché tu solo sei la nostra speranza. Aiutaci, Signore a dare sapienza a quelli che ti cercano ad annunciare la stoltezza della croce agli intelligenti perché tu solo sei luce alle nostre menti. Aiutaci, Signore a dare pace a quelli che soffrono violenze a vivere la violenza dei pacifici di fronte ai potenti perché tu solo sei la riconciliazione. Preghiamo: Signore Dio, noi siamo sovente stanchi, preoccupati incapaci di quella gioia profonda che deve animare la nostra vita di credenti: accresci in noi la speranza e noi canteremo il tuo amore manifestato in Gesù Cristo morto e risorto per noi e ora vivente con te e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen

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Liberi battitori o comunità in cammino? La prima comunità cristiana (At 2-3)

La missione non è un’esperienza solitaria, ma si affronta insieme, come Comunità. 1 – In ascolto della vita Dal documento del XIII Congresso Nazionale della GiOC, dicembre 2004:

“Fin dall’ inizio, la missione della GiOC è stata l’annuncio del Vangelo ai giovani del mondo operaio. Nei giovani di ambiente popolare e del mondo del lavoro la GiOC riconosce gli “ultimi” del Vangelo. La preoccupazione che ha animato da sempre l’esperienza è stata quella di scoprire i segni della presenza del Signore nella vita dei giovani, consapevoli che prima di noi, e meglio di noi, il suo Spirito opera in loro. Gli ambienti di vita dei giovani rappresentano il luogo di incontro con il Signore, ma anche la missione specifica dei laici adulti formati dalla GiOC, chiamati a realizzare, là dove si svolge la loro attività, il Regno di Dio.

Altro riferimento dell’evangelizzazione è l’appartenenza alla Chiesa. E’ difficile vivere pienamente la fede in Cristo al di fuori di un’esperienza autenticamente comunitaria. La GiOC è Chiesa, comunità di giovani che cercano di vivere il Vangelo al seguito di Gesù. Per questo la GiOC si inserisce pienamente nelle realtà di Chiesa locale (parrocchia, diocesi), e non costituisce un momento ad essa alternativo; piuttosto vuole essere un’esperienza che permetta alla Chiesa di nascere anche nelle realtà più popolari.” (pag.9). 2 – In ascolto della Parola di Dio - La vita dei primi cristiani “Erano assidui nell`ascoltare l`insegnamento degli apostoli e nell`unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. 43 Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44 Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45 chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo la stima di tutto il popolo. 48 Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati” . (2, 42-48) - Mettono in comune i loro beni “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un`anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. 33 Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande stima. 34 Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l`importo di ciò che era stato venduto 35 e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno. 36 Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa "figlio dell`esortazione", un levita originario di Cipro, 37 che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l`importo deponendolo ai piedi degli apostoli” . (4, 32-37) - Compiono segni e gesti concreti di cambiamento, di liberazione

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“Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; 13 degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. 14 Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore 15 fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro. 16 Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti” . (5, 12-16) 3 – Breve commento - Queste pagine ci trasmettono l’esperienza dei primi cristiani: il loro entusiasmo e la loro freschezza genuina. Luca intende proporci il modello (un po’ idealizzato) della comunità cristiana. - L’ insegnamento degli apostoli: . E’ la formazione che gli apostoli propongono a coloro che hanno accettato l’annuncio di Cristo risorto e si sono fatti battezzare. Gli apostoli richiamano le parole e le azioni di Gesù per guidare la vita dei credenti. Riprendono la storia biblica (l’Antico Testamento) come preparazione della venuta di Cristo. . Punto centrale di un gruppo cristiano è l’ascolto, l’approfondimento, l’ interiorizzazione della Parola di Dio. Essa giunge ai credenti attraverso alla testimonianza degli apostoli che pagano con la vita ciò che dicono. - La comunione fraterna: . I credenti condividono la fede che si traduce in un progetto di vita. Fra di loro si chiamano “ fratelli” e “sorelle” . Hanno un cuor solo e un’anima sola. . La fraternità si traduce in fatti concreti, attraverso la condivisione di ciò che ciascuno possiede. Alla mentalità individualista si sostituisce quella della partecipazione e della solidarietà. I beni materiali vengono utilizzati per far scomparire le discriminazioni verso i più poveri. - La frazione del pane: . La Messa nasce nelle case dei cristiani. Si celebra durante i pasti fraterni dei primi cristiani che ricordano i pasti fra Gesù e gli apostoli. . Il pasto avviene in clima di gioia: è l’atteggiamento festoso, in memoria di Gesù, con “semplicità di cuore” , celebrando i segni della salvezza. . In questo pasto fraterno, in cui anche i più poveri possono mangiare: fraternità, preghiera e solidarietà si fondono insieme. - Le preghiere: Uno stile di preghiera ritma la vita comune dei primi cristiani. Dicendo che erano assidui e perseveranti, Luca sottolinea la convinzione e la costanza di coloro che avevano scelto di aderire alla fede in Gesù Cristo. 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa

“ I laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell'unico corpo di Cristo sotto un solo capo, sono chiamati chiunque essi siano, a contribuire come membra vive, con tutte le forze ricevute dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore, all'incremento della Chiesa e alla sua santificazione permanente.

L'apostolato dei laici è quindi partecipazione alla missione salvifica stessa della Chiesa; a questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del battesimo e della confermazione. Dai sacramenti poi, e specialmente dalla sacra eucaristia, viene comunicata e alimentata quella carità verso Dio e gli uomini che è l'anima di tutto l'apostolato. Ma i laici sono soprattutto chiamati a rendere

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presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo. Così ogni laico, in virtù dei doni che gli sono stati fatti, è testimonio e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa « secondo la misura del dono del Cristo » (Ef 4,7).

Oltre a questo apostolato, che spetta a tutti i fedeli senza eccezione, i laici possono anche essere chiamati in diversi modi a collaborare più immediatamente con l'apostolato della gerarchia a somiglianza di quegli uomini e donne che aiutavano l'apostolo Paolo nell'evangelizzazione, faticando molto per il Signore (cfr. Fil 4,3; Rm 16,3 ss). Hanno inoltre la capacità per essere assunti dalla gerarchia ad esercitare, per un fine spirituale, alcuni uffici ecclesiastici.

Grava quindi su tutti i laici il glorioso peso di lavorare, perché il disegno divino di salvezza raggiunga ogni giorno più tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra. Sia perciò loro aperta qualunque via affinché, secondo le loro forze e le necessità dei tempi, anch'essi attivamente partecipino all'opera salvifica della Chiesa” . (Lumen Gentium, 33)

Spunti di riflessione - Come vivi i rapporti nella Comunità Cristiana: nel gruppo, nella zona, nella parrocchia, nella associazione? - Nella tua esperienza di Chiesa, quale equilibrio vivi tra l’ascolto della Parola, la preghiera e l’ impegno in parrocchia e nella tua vita quotidiana? - Gesù Cristo è il Maestro, il Capo, il Signore, Colui che guida e accompagna i discepoli di ogni tempo, per formare una Comunità più ampia e consapevole: come vivi il riferimento a Lui? 5 – Preghiera

Benedetto sii tu, Signore per le parole di tuo Figlio: accogliendole con un cuore che sa ascoltare noi riceviamo il vero pane per questo giorno.

Benedetto sii tu, Signore per la mitezza e l'umiltà di Gesù: prendendo su di noi il suo giogo che è dolce troviamo ristoro per le nostre vite.

Benedetto sii tu, Signore per l'amore fedele di tuo Figlio: riconoscendo e credendo al suo amore siamo capaci di amarci fino alla fine.

Benedetto sii tu, Signore per l'obbedienza di Gesù: nelle sofferenze che patiamo ogni giorno impariamo l'obbedienza e la pazienza..

Benedetto sii tu, Signore per il sacrificio di tuo Figlio: avendo in noi gli stessi sentimenti che furono in lui offriamo i nostri corpi in sacrificio vivente. Preghiamo: Padre santo e buono, tuo Figlio Gesù ha vissuto in mezzo a noi come un medico per quelli che si riconoscevano malati: rendici consapevoli del nostro peccato affinché cerchiamo in lui la nostra guarigione e possiamo cantare la nostra comunione con te e i fratelli. Sii benedetto ora e nei secoli dei secoli. - Amen.

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Chi è senza peccato? Anania: il peccato nella Chiesa (At 4-5)

La missione smaschera e combatte il peccato dentro e fuori la Chiesa. 1 – In ascolto della vita

“Da molti anni viviamo una difficoltà a relazionarci con la parrocchia poiché, a causa di alcune

incomprensioni con il parroco, ed ereditando un rapporto faticoso tra la GiOC e la pastorale giovanile, non siamo più inseriti nel percorso giovanile parrocchiale. Il nostro impegno di militanti e credenti si è così caratterizzato in una presenza nel territorio, costruendoci un riferimento locale che è divenuto spazio di incontro, di aggregazione e di formazione per i militanti e per i ragazzi della zona.

Inoltre per noi è cresciuta l’appartenenza alla federazione che ha visto nel coordinamento con la GiOC una crescita costante per la nostra fede e per il nostro impegno. Periodicamente facciamo riflessioni sul nostro rapporto con la parrocchia poiché pensiamo che come militanti siamo chiamati a vivere l’ impegno nei luoghi in cui siamo e per questo la parrocchia rimane per noi una comunità sempre aperta per verificare quali possibili spazi di incontro per noi e per i giovani che rappresentiamo.

Le fatiche relazionali con i preti presenti e passati hanno portato anche alcune difficoltà nel vivere la messa o i momenti di fede poiché non ci sentiamo accolti e rischiamo di lasciar influenzare il nostro rapporto con il Signore da queste fatiche umane.

Siamo coscienti che questi atteggiamenti hanno delle conseguenze negative su di noi e sui nostri ragazzi e per questo facciamo uno sforzo costante ad andare oltre. Ci rendiamo conto, però, che alcune ferite rimangono aperte e si rischia di non vivere i valori cristiani, non solo come laici” . 2 – In ascolto della Parola di Dio - La generosità di Barnaba “Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa "figlio dell`esortazione", un levita originario di Cipro, 37 che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l`importo deponendolo ai piedi degli apostoli” . (4, 36-37) - La frode di Anania “Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere 2 e, tenuta per sé una parte dell`importo d`accordo con la moglie, consegnò l`altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. 3 Ma Pietro gli disse: "Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? 4 Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest`azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio". 5 All`udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. 6 Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono. 7 Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell`accaduto. 8 Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a tanto". 9 Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te". 10 D`improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. 11 E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose” . (5, 1-11)

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3 – Breve commento - Luca ha raccolto un racconto popolare che circolava nelle prime comunità cristiane. Probabilmente non era in grado di verificarne l’esattezza. Lo utilizza così come lo trova. - Il peccato di Anania pone l’attenzione sulla presenza del male nella Chiesa: anche nella nuova comunità esiste l’egoismo, il male, il peccato, la necessità di scegliere tra Satana e lo Spirito (i due veri protagonisti di questo dramma). - Come per il popolo ebraico che entra nella Terra Promessa (Giosuè 7,1), il primo peccato del nuovo popolo (la Chiesa) consiste nella menzogna e nell’attaccamento al denaro. Esso introduce un germe di morte nella comunità nuova. E’ un attentato e un affronto contro la santità e l’ integrità della Chiesa, fondata sulla comunione, sullo Spirito Santo. - Altro insegnamento: l’amore vicendevole, da solo, per fare e per rendere salda la Chiesa. Gli uomini sono fragili nei loro progetti e nelle buone intenzioni. Hanno bisogno che in mezzo a loro, gli Apostoli siano i segni della potenza di Dio che viene in aiuto alla loro debolezza. Questo brano sottolinea, quindi, il ruolo di Pietro: ruolo di guida, di correzione verso quanti deviano e di potere sul peccato. - Vi è, infine, un ammonimento ai cristiani di ogni tempo: attenti all’ambiguità del possesso, dove può trovare esca l’ ipocrisia e la menzogna. Questa strada conduce lontano dalla comunione fraterna e alla fine congela nella morte. 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa “ I beni, anche se legittimamente posseduti, mantengono sempre una destinazione universale; è immorale ogni forma di indebita accumulazione, perché in aperto contrasto con la destinazione universale assegnata da Dio Creatore a tutti i beni. La salvezza cristiana, infatti, è una liberazione integrale dell'uomo, liberazione dal bisogno, ma anche rispetto al possesso stesso: « L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede » (1 Tm 6,10). I Padri della Chiesa insistono sulla necessità della conversione e della trasformazione delle coscienze dei credenti, più che su esigenze di cambiamento delle strutture sociali e politiche del loro tempo, sollecitando chi svolge un'attività economica e possiede beni a considerarsi amministratore di quanto Dio gli ha affidato” . (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 328) Spunti di riflessione - Questo brano ci interpella personalmente: . sulla fragilità delle nostre intenzioni e sui rischi che corriamo ogni giorno; . in particolare, sui consumi, sui pericoli nell’uso del denaro: rischia di distorcere anche le migliori intenzioni. - Sul gruppo: . come sappiamo educarci ad essere realisti? A cogliere la continua battaglia tra il bene e il male; a compiere delle scelte coerenti? . ci rendiamo conto che il gruppo di credenti è già un po’ “comunità santa” , animata dallo Spirito e che quindi dobbiamo rapportarci ad esso come a “cosa” non di nostra proprietà e a nostro uso e consumo? - Sulla Chiesa:

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. una Chiesa idealizzata non è mai esistita! La Chiesa è una Comunità Santa (perché guidata dallo Spirito Santo che ci chiama a vivere da Santi) e nello stesso tempo Comunità peccatrice (perché composta da noi, uomini e donne, peccatori). . non basta lo spontaneismo del “volersi bene” : è indispensabile, ma non sufficiente. E’ necessario il ruolo di ognuno, degli Apostoli, sotto la guida dell’unico Spirito. - Sul mondo: . come reagiamo di fronte al permanere del grande peccato sociale dell’ ingiusta spartizione mondiale dei beni? . come cristiani e come Chiesa che cosa possiamo fare per essere segno profetico di condivisione e di cambiamento? 5 - Preghiera Signore, ogni giorno tu ci precedi noi ti seguiremo passo dopo passo. Qualunque sia il sentiero meraviglioso è camminare con te. Signore, i nostri occhi scrutano il tuo volto sono sedotti dalla tua infinita bellezza. Qualunque sia il modo di rivelarti meraviglioso è contemplare te. Signore, la nostra bocca balbetta il tuo Nome tu ispiri le sue parole e i suoi suoni. Qualunque sia la lingua che ti canta meraviglioso è lodarti. Signore, la nostra mano è tesa davanti a te non siamo altro che mendicanti d’amore. Qualunque sia il dono che ci fai meraviglioso è riceverlo da te. Signore, il nostro cuore ti cerca e ti anela siamo solo dei nomadi in cerca di Dio. Qualunque sia il luogo dove abiti meraviglioso è trovarti. Signore, la nostra vita vuole essere tua non vogliamo altro che dimorare in te. Qualunque sia la fine della nostra vita meraviglioso è morire in te. Preghiamo: Dio di tenerezza Accogli la preghiera della tua Chiesa Che vuole ritornare incessantemente a te. Insegnaci a riconciliarci con i nostri fratelli

Affinché siamo gli uni per gli altri Testimoni della tua bontà Per Gesù, il Cristo, nostro unico Signore. Amen

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Pregare e agire La preghiera dalla vita (At 4)

La missione trae la sua ispirazione e la sua forza nella preghiera. 1 – In ascolto della vita Nel mio percorso di crescita come educatore, ma soprattutto come persona, ho imparato ad affidarmi al Signore. La preghiera è diventata una forma di dialogo…l’affidarsi al Signore non significa rimanere passivo e aspettare l’ intervento divino, ma lasciare che, attraverso la Sua Parola, la Bibbia, il Signore ci parli e ci indichi la via. Detto così sembra una cosa molto complessa, ma inviterei tutti ad aprire di più la Bibbia…in questo Libro ci sono tutte le risposte che si possono volere!! Spesso sento dire che la Bibbia non è più un Libro attuale e penso che questo sia un grande errore, forse è un Libro di non facile lettura, ma ciò non significa che le risposte non ci siano, solo che è difficile trovarle!!

Una cosa che mi piace sempre ricordare è che la preghiera non “serve” a niente, la preghiera è un contatto con Lui, è un gesto d’amore […]. Dio è come un allenatore che sta ai bordi del campo. Ci può dare dei consigli, ci può urlare, ma lascia a noi giocare la partita. 2 – In ascolto della Parola di Dio - Un fatto di liberazione: uno zoppo guarito “Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio. 2 Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta "Bella" a chiedere l`elemosina a coloro che entravano nel tempio. 3 Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l`elemosina. 4 Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: "Guarda verso di noi". 5 Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi di ricevere qualche cosa. 6 Ma Pietro gli disse: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!". 7 E, presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono 8 e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. 9 Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio 10 e riconoscevano che era quello che sedeva a chiedere l`elemosina alla porta Bella del tempio ed erano meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto” . (3, 1-10) - Pietro e Giovanni parlano al popolo e annunciano che è proprio Cristo risorto colui che ha dato vigore e perfetta guarigione a quest’uomo. - Sacerdoti e Sadducei si allarmano e imprigionano i due apostoli. Il giorno dopo, Pietro e Giovanni vengono portati davanti al Sinedrio. Ma di nulla li si può accusare e vengono scarcerati. - La preghiera dopo la persecuzione:

“Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani. 24 All`udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: "Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, 25 tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide: Perché si agitarono le genti e i popoli tramarono cose vane? 26 Si sollevarono i re della terra e i principi si radunarono insieme, contro il Signore e contro il suo Cristo; 27 davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo

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Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d`Israele, 28 per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse. 29 Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola. 30 Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù. Quand`ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza” . (4, 23-31)

3 – Breve commento

- La preghiera sgorga proprio dalla realtà concreta. E’ pronunciata senza dubbio dagli Apostoli, ma è l’espressione di tutta la Comunità.

- L’ introduzione è un’ invocazione a Dio quale “Signore” della storia e riprende poi un versetto del Salmo 146, 6 che proclama questa signoria sul mondo. Ci si riferisce allo Spirito Santo e a Lui si chiedono le parole per pregare. L’assemblea non inventa la sua preghiera. Sa che solo lo Spirito può pregare in lei. Ha coscienza di ripetere ciò che Dio ha già detto attraverso allo Spirito e ai profeti.

- Segue la recita del Salmo 2, del quale si fa fin dall’ inizio una lettura cristiana. Si tratta di un commento pregato: in Cristo viene riconosciuto il compimento del Salmo. Sotto questa luce acquistano significato la passione del Cristo, ma anche quella dei cristiani: esse rientrano nel disegno di Dio.

- Perciò la preghiera finale chiede a Dio di “stendere la mano” , come fece una volta al tempo dell’Esodo o della Risurrezione di suo Figlio, non per dare tranquillità alla sua Chiesa, ma perché questa Chiesa, nella serenità e nella persecuzione, continui ad “annunziare con tutta franchezza la tua Parola” .

- Il frutto di questa preghiera, di questa vita ri-situata nella preghiera non si fa attendere: lo Spirito Santo invade la comunità che si mette a predicare con franchezza la Parola di Dio.

4 – In ascolto del Magistero della Chiesa

“ I fedeli laici devono fortificare la loro vita spirituale e morale, maturando le competenze richieste per lo svolgimento dei propri doveri sociali. L'approfondimento delle motivazioni interiori e l'acquisizione dello stile appropriato all'impegno in campo sociale e politico sono frutto di un percorso dinamico e permanente di formazione, orientato anzitutto a raggiungere un'armonia tra la vita, nella sua complessità, e la fede. Nell'esperienza del credente, infatti, « non possono esserci due vite parallele: da una parte la vita cosiddetta “spirituale” , con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall'altra, la vita cosiddetta “secolare” , ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell'impegno politico e della cultura ».

La sintesi tra fede e vita richiede un cammino scandito con sapienza dagli elementi qualificanti dell'itinerario cristiano: il riferimento alla Parola di Dio; la celebrazione liturgica del Mistero cristiano; la preghiera personale; l'esperienza ecclesiale autentica, arricchita dal particolare servizio formativo di sagge guide spirituali; l'esercizio delle virtù sociali e il perseverante impegno di formazione culturale e professionale” . (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 546)

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Spunti di riflessione

- In questi capitoli 3 e 4 degli Atti abbiamo un’azione di liberazione, la repressione dei potenti, la preghiera da parte degli Apostoli e della Comunità. E’ una preghiera che nasce dall’azione. Pregare e agire; azione e contemplazione: come vivi queste due dimensioni? - La pratica della Revisione di vita come ti aiuta a fare sintesi tra fede e vita? - Come interiorizzare questa sintesi a livello personale, di gruppo, di comunità? 5 – Preghiera

Benedetto sii tu, Signore per le parole di tuo Figlio: accogliendole con un cuore che sa ascoltare noi riceviamo il vero pane per questo giorno.

Benedetto sii tu, Signore per la mitezza e l'umiltà di Gesù: prendendo su di noi il suo giogo che è dolce troviamo ristoro per le nostre vite.

Benedetto sii tu, Signore per l'amore fedele di tuo Figlio: riconoscendo e credendo al suo amore siamo capaci di amarci fino alla fine.

Benedetto sii tu, Signore per l'obbedienza di Gesù: nelle sofferenze che patiamo ogni giorno impariamo l'obbedienza e la pazienza..

Benedetto sii tu, Signore per il sacrificio di tuo Figlio: avendo in noi gli stessi sentimenti che furono in lui offriamo i nostri corpi in sacrificio vivente.

Preghiamo: Padre santo e buono tuo Figlio Gesù ha vissuto in mezzo a noi come un medico per quelli che si riconoscevano malati: rendici consapevoli del nostro peccato affinché cerchiamo in lui la nostra guarigione e possiamo cantare la nostra comunione con te e i fratelli. Sii benedetto ora e nei secoli dei secoli. - Amen.

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Un nuovo gruppo Gli Ellenisti: un nuovo gruppo cristiano (At 6)

La missione apre al nuovo, ai mondi nuovi dei giovani

1 – In ascolto della vita

“Sono Anamaria, ho 19 anni e faccio parte del movimento da tre anni. A fine ottobre 2006 mi venne fatta la proposta di seguire un gruppo pre - cresima di ragazzi tra i 14 e i 15 anni, insieme a Ivan, militante della GiOC da un po’ di anni.

All’ inizio ero abbastanza spaventata da quell’ idea, visto che è comunque un’esperienza nuova per me ed ero abbastanza negativa e diffidente sulle mie capacità di “ responsabile” di gruppo. Non avevo nessuna idea da dove iniziare, di che cosa avrei dovuto fare e di come comportarmi. Questo anche perché parlare o dire le cose giuste mi riesce di meno. Cominciai così a chiedere informazioni, opinioni e consigli a tutti i responsabili che conosco e non solo. Mi è servita anche la pazienza e l’appoggio del mio corresponsabile.

Il primo periodo è stato un po’ movimentato, dato che i ragazzi si presentavano a volte numerosi, a volte pochissimi, un po’ disorientati. Però pian piano abbiamo definito un bel gruppo che si incontra regolarmente e che è abbastanza attivo. Abbiamo cercato di trovare temi e questioni da discutere che fossero interessanti e anche di sperimentare attività che forse non fanno spesso e che non hanno mai fatto, come visitare cooperative dove lavorano persone con problemi fisici e ragazzi down, presentare loro la realtà del commercio equo e solidale.

Il nostro obiettivo è di proporre un percorso della GiOC, quindi abbiamo cercato di instaurare anche un rapporto personale con loro e questo mi può arricchire anche come persona, grazie al confronto con loro e alle responsabilità che avrò” .

2 – In ascolto della Parola di Dio

“ In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. 2 Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. 3 Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest`incarico. 4 Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola". 5 Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. 6 Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. 7 Intanto la parola di Dio si diffondeva, e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede” . (6, 1-7) 3 - Breve commento - Emerge un problema molto concreto: all’ interno della Comunità di Gerusalemme esiste un gruppo un po’ ai margini, gli Ellenisti. - Chi sono? A Gerusalemme, accanto ad una maggioranza di Ebrei (giudei che parlavano aramaico), c’era un minoranza di Ellenisti (giudei che parlavano greco). Questi Ellenisti erano originari della “Diaspora” (cioè dispersi nel mondo), ma erano tornati ad abitare a Gerusalemme. Grazie ai loro contatti e alla loro cultura, in genere, erano più aperti al mondo esterno di quanto non lo fossero gli Ebrei. Gli Ebrei, invece, erano particolarmente attenti alla tradizioni giudaiche, circa la Legge e il Culto.

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- La tensione tra questi due gruppi era profonda ed inevitabile. Notiamo però che la discriminazione si manifesta nelle cose più concrete: nell’ assistenza quotidiana ai poveri, alle vedove. Il problema è serio e riguarda direttamente l’organizzazione della Comunità. - La prima Comunità è messa di fronte ad una scelta fondamentale: rinchiudersi su se stessa, in una fedeltà legata al passato, con il rischio di diventare un ghetto, oppure guardare avanti e aprirsi al mondo? - Con grande coraggio e lungimiranza, gli Apostoli riconoscono questa situazione nuova e costituiscono un gruppo dirigente di 7 persone (tutti nomi greci!), per la comunità di lingua greca. Si avvia così un vero decentramento e una autonomia organizzativa. Con l’ imposizione delle mani, gli Apostoli istituiscono un vero nuovo servizio ecclesiale che partecipa a quello dei Dodici. - Un’esigenza della Comunità fa sorgere una nuova struttura di servizio. La direzione è collegiale (= di gruppo).

4 – In ascolto del Magistero della Chiesa

“ Le istituzioni dei Paesi ospiti devono vigilare accuratamente affinché non si diffonda la tentazione di sfruttare la manodopera straniera, privandola dei diritti garantiti ai lavoratori nazionali, che devono essere assicurati a tutti senza discriminazioni. La regolamentazione dei flussi migratori secondo criteri di equità e di equilibrio è una delle condizioni indispensabili per ottenere che gli inserimenti avvengano con le garanzie richieste dalla dignità della persona umana. Gli immigrati devono essere accolti in quanto persone e aiutati, insieme alle loro famiglie, ad integrarsi nella vita sociale. In tale prospettiva va rispettato e promosso il diritto al ricongiungimento familiare. Nello stesso tempo, per quanto è possibile, vanno favorite tutte quelle condizioni che consentono accresciute possibilità di lavoro nelle proprie zone di origine” . (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 298) Spunti di riflessione - Nel gruppo: . siamo attenti perché tutti abbiano il loro spazio e non avvengano discriminazioni? . quale attenzione a chi è diverso da noi, all’ immigrato, a chi esprime una cultura diversa, perché non subisca discriminazioni e si trovi a proprio agio? - Nella Comunità, nel territorio: . nella nostra Chiesa esistono situazioni analoghe? Gruppi di persone che si sentono dimenticate o emarginate? . nel territorio esistono gruppi di giovani abbandonati a se stessi, con i quali entrare in rapporto, instaurare un’amicizia, proporre un percorso di formazione? - Nel mondo: esistono grandi aree di discriminazione sociale. Alla luce di questo episodio degli Atti, come si devono porre i cristiani di fronte alle minoranze? 5 – Preghiera

Sii benedetto, Cristo crocifisso perché ancora oggi tu salvi attraverso la tua morte e la tua resurrezione.. Sii benedetto, Cristo crocifisso perché hai vissuto la tristezza del tradimento hai conosciuto l'infedeltà di un fratello.

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Sii benedetto, Cristo crocifisso perché nella tua carne hai portato le divisioni della chiesa hai sofferto le lacerazioni comunitarie.

Sii benedetto, Cristo crocifisso perché hai conosciuto l'angoscia della solitudine la paura della morte senza disperare.

Sii benedetto, Cristo crocifisso perché hai accettato di essere disprezzato e deriso hai acconsentito di essere annoverato tra i maledetti.

Sii benedetto, Cristo crocifisso perché hai voluto scendere all'inferno hai incontrato ogni uomo peccatore.

Preghiamo:

Signore Dio misericordioso morendo sulla croce tuo Figlio ci ha mostrato come tu ci hai amati: il ricordo di questo mistero nella nostra vita fraterna quotidiana ci riporti alla verità del tuo amore fedele e ci aiuti a sopportare le contraddizioni come una partecipazione alle sofferenze del Cristo benedetto nei secoli dei secoli. Amen.

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Sono disposto a tutto! Stefano: testimone e martire per il Vangelo (At 6-7)

La missione coinvolge totalmente la vita, fino a pagare di persona. 1 – In ascolto della vita

“Sono Maurizio, ho 32 anni. Nel 2004, precisamente a gennaio, proprio nel momento in cui tutta la mia vita si stava stabilizzando sul versante lavorativo, ricevetti una telefonata dall'allora responsabile della federazione della GiOC di Torino.

La mia situazione lavorativa, come dicevo, era praticamente al limite della stabilità. Laureato, con un contratto di collaborazione che mi fruttava netti 1200 Euro al mese circa, un ambiente lavorativo molto positivo, sia dal punto di vista professionale che di rapporto con i colleghi. Inoltre da lì a poco avrei avuto la possibilità di scegliere se continuare a mantenere un contratto di collaborazione o un contratto a tempo indeterminato; meglio di così!?

Ed ecco che arriva la telefonata che dicevo all'inizio. Mi chiamano per un incontro in sede GiOC e mi fanno la proposta di diventare il nuovo responsabile della federazione di Torino per i prossimi tre anni. Cosa voleva dire questo?

Voleva dire che per i successivi tre anni avrei dovuto rinunciare al mio lauto stipendio per un rimborso spese di 670 euro, fare una cosa che mi avrebbe occupato il doppio del tempo e rinunciare a tutto quello che poteva essere un'indipendenza economica di qualsiasi tipo.

Mi sono trovato a 30 anni a ripensare a tutta la mia vita in funzione di una scelta che non mi avrebbe dato nulla di stabile, in un mercato del lavoro che è sempre più instabile.

Questa è la mia esperienza vista da un punto di vista puramente ‘costi-benefici’ . Proviamo a dargli una lettura dal punto di vista di fede. Partendo sempre dalla fatidica telefonata e dall'incontro successivo mi sono detto che probabilmente questa proposta non arrivava per caso; comunque, sia che avessi accettato, sia che non l'avessi fatto qualcuno aveva voluto farmi capire qualcosa.

Mi sono confrontato con alcune persone: molti mi dicevano che avrei fatto una cavolata e altri mi consigliavano di provare; chiaro che la decisione era mia. L'unico con cui non mi ero ancora confrontato era il Signore, forse perchè da tutti si possono accettare consigli, ma alla fine nel silenzio del cuore è lui che ti conosce e a lui non puoi mentire.

Alla fine accettai la proposta della GiOC e lo feci perchè in quel colloquio con il Signore, mi sono reso conto che forse quando ricevi tanto da un'esperienza, quella della GiOC, alla fine devi restituire qualcosa; nella vita non si può solo prendere e basta, a volte qualcuno ti chiama e ti chiede conto di quello che hai scoperto per rendere partecipi anche gli altri di questa esperienza.

E adesso eccomi qua, dopo due anni e mezzo, davanti a questo computer a scrivere la mia esperienza di volontariato in un'associazione che si occupa di percorsi di fede per giovani lavoratori e di ambiente popolare. Non so se alla fine di questa esperienza posso dire che ho pagato a caro prezzo la scelta di fare il permanente nella GiOC, ma so di aver capito che a volte la scelta più facile non è sempre quella che appaga di più.

Ad oggi mi rendo conto che questa esperienza a tempo pieno mi ha dato molto di più di quello che ho lasciato tre anni fa. Se dovessi sintetizzare perchè ho scelto questa esperienza credo che la risposta che mi piacerebbe dare è che, come dice il vangelo:"ho provato a cercare il regno di Dio e la sua giustizia...qui sulla terra, senza affannarmi per il domani perchè esso avrà già le sue inquietudini". 2 – In ascolto della Parola di Dio - Attività e arresto di Stefano

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“ Stefano intanto, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. 9 Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell`Asia, a disputare con Stefano, 10 ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. 11 Perciò sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio". 12 E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi; gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. 13 Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. 14 Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè". 15 E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo” . (6, 8-15) - Il discorso di Stefano “Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?". 2 Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia…” (7, 1-2) (Stefano descrive la storia di Giacobbe, di Giuseppe, di Mosè…, per poi passare alla liberazione dall’Egitto, a Giosuè, a Salomone…). “O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. 52 Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; 53 voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l`avete osservata". (7, 51-53) - Uccisione di Stefano e persecuzione degli Ellenisti “All`udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. 55 Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra 56 e disse: Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio. 57 Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, 58 lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. 59 E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: Signore Gesù, accogli il mio spirito. 60 Poi piegò le ginocchia e gridò forte: Signore, non imputar loro questo peccato. Detto questo, morì. Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria. 2 Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui” . (7, 54-8,3) 3 – Breve commento - Stefano è uno del gruppo dei Sette, un Ellenista. Egli si segnala per la sua predicazione irruente e coraggiosa. Stefano ha capito che la Chiesa rischia di diventare un ghetto perché non riesce a staccarsi dal giudaismo. Avverte il pericolo. Conosce il mondo circostante e sa che l’universo non può essere ridotto alla sola Gerusalemme. Sa che altrove ci sono uomini e donne in ricerca, in attesa di proposte autentiche; in attesa di prospettive di vita, di speranza, di salvezza.

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Stefano attacca con forza il Tempio e i sacrifici di animali. Il vero Tempio di Dio non è più una costruzione di pietre, ma tutto il popolo di Dio che crede in Gesù Cristo. Ci salva la fede in Gesù e non la legge e le osservanze ebraiche. - Il Giudaismo reagisce con grande asprezza: Stefano viene ucciso, gli Ellenisti perseguitati. - Stefano non agisce per conto suo, ma è docile allo Spirito che lo anima. Grazie a lui, la Chiesa è obbligata ad aprirsi, a volgersi al mondo, a sciogliere gli ormeggi. - La sua morte è esemplare. Luca la descrive come a ricalco sulla morte di Gesù, per dirci che in Stefano (e in ogni discepolo) continua la passione, la morte di Gesù. - Una catena di solidarietà parte da Gesù, modello e sostegno dei martiri, passa attraverso Stefano e raggiunge i perseguitati di tutti i tempi. - Essi ora, nel Signore Risorto, sono solidali anche nella speranza di vita che ha ragione della violenza irrazionale e assurda. La Vita ha vinto la morte! 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa Il Signore sa aspettare. "Nessun uomo è lontano dal Signore. Il Signore ama la libertà, non impone il suo amore. Non forza il cuore di nessuno di noi. Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere. Lui bussa e sta alla porta. Quando il cuore è pronto si aprirà.". Il senso della vita. "Ognuno di noi sente dentro di sé una inclinazione, un carisma. Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile. Questa chiamata, questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi. Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita". Ho fatto del mio meglio. "Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione, il nostro progetto d'amore. Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, già arrivati. Si riparte ogni volta. Dobbiamo avere umiltà, coscienza di avere accolto l'invito del Signore, camminare, poi presentare quanto è stato costruito per poter dire: sì, ho fatto del mio meglio".

Come le tessere di un mosaico. "Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale. Ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual’é il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual'è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo".

Le parole e i fatti. "E' importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell'uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti".

Dio ci dà forza. "L'amore per Dio purifica e libera. Ciò non vuol dire che veniamo spersonalizzati ma, anzi, la nostra personalità viene esaltata e potenziata, cioè viene data una nuova potenzialità alle nostre facoltà naturali, alla nostra intelligenza. Viene data una luce nuova alla nostra volontà".

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Se ognuno fa qualcosa. "Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno. Non è qualcosa che può trasformare Brancaccio. Questa è un'illusione che non possiamo permetterci. E' soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani. Lo facciamo per poter dire: dato che non c'è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa. E se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto...".

La testimonianza che diventa martirio. "Il discepolo di Cristo è un testimone. La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza. Ricordate San Paolo: "Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo". Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita. (Padre Pino Puglisi, vittima della mafia a Palermo nel 1993)

Spunti di riflessione

- Quanto sei disposto ad investire, a scommettere sui valori che hai scoperto e sul modello di uomo proposto da Gesù? - A quali scelte coraggiose e innovative ti senti chiamato all’ interno della tua famiglia, nel tuo stile di vita, nei tuoi consumi, nel tuo ambiente di lavoro? - La Chiesa nasce e si consolida sul sangue dei martiri di ieri e di oggi: come ti senti interpellato nel tuo impegno e nella tua militanza?

5 – Preghiera

La terra è di Dio! L'intero universo e i viventi che lo abitano appartengono a lui. La sua potenza ha generato la vita e il suo amore premuroso la conserva. Chi può avvicinarsi a Dio, chi può sentirsi degno di lui? Chi è retto nel pensare e nell'agire, chi cerca verità in se stesso e negli altri. Ecco la persona gradita a Dio, gusterà ciò di cui ha sete; ecco i veri cercatori di Dio, del volto di quel Dio che Giacobbe ha conosciuto. Superate, uomini, i vostri scetticismi, le vecchie paure e i nuovi pregiudizi e accogliete il signore della vita.

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Chi è questo signore della vita? Dio, forte e misericordioso, Dio che vince il male. Superate, uomini, le vostre sicurezze i vecchi fatalismi e l’ indifferenza borghese e accogliete il signore della vita Chi è questo signore della vita? E’ proprio lui, Dio che si è manifestato agli uomini.

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L’accompagnamento Filippo: un cammino verso la fede (At 8)

La missione è accompagnamento alla fede, lungo le strade del mondo. 1- In ascolto della vita

“Siamo un gruppo di ragazzi che hanno seguito un percorso di formazione professionale e, dall’estate 2005, abbiamo cominciato a fare i campi con la GiOC. Questa esperienza ci ha permesso di confrontarci tra di noi, mettendoci in gioco e riflettendo su alcuni aspetti della nostra vita (amicizia, famiglia, lavoro), e partendo sempre da fatti concreti, abbiamo scoperto una nuova dimensione della fede.

Il nostro gruppo, da questo punto di vista, è molto variegato: c’è chi crede e vive i momenti di fede quotidianamente, c’è chi fa più fatica ed è ancora alla ricerca e si fa molte domande, ma abbiamo deciso di confrontarci partendo da quello che siamo, nel rispetto reciproco del cammino di ognuno.

Vogliamo condividere con voi alcuni momenti che per noi sono stati importanti, in particolare il momento serale della candela. Fin dal primo campo ci siamo dati un momento serale, prima di andare a letto, per condividere la giornata vissuta insieme e attraverso una candela, simbolo di luce e unione tra noi. Questo simbolo passa attraverso le nostre mani per dare l’opportunità a chi vuole di scambiare e condividere con tutto il gruppo pensieri, ringraziamenti, idee ed emozioni, da un punto laico che per chi crede diventa anche un momento di preghiera caratterizzato da intenzioni, lettura di brani o semplicemente momenti di silenzio. Questi momenti hanno da sempre caratterizzato i nostri incontri e hanno permesso di riflettere sulla nostra vita e sul nostro percorso di fede.

Un altro momento per noi importante è la celebrazione della Messa, dove si crea un bel clima e dove abbiamo l’opportunità di porre domande e di scoprire cose nuove sulla dimensione di fede, portando noi stessi nell’ incontro con Dio.

Da alcuni mesi abbiamo cominciato a fare Revisione di Vita sperimentando così il confronto con il Vangelo come ulteriore modo per vivere la fede collegata con la nostra vita” . 2- In ascolto della Parola di Dio - La missione di Filippo in Samaria “Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. 6 E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. 7 Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. 8 E vi fu grande gioia in quella città” . (8,5-8) - Conversione e battesimo di un funzionario etiope

Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: "Alzati, e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta". 27 Egli si alzò e si mise in cammino, quand`ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, 28 se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. 29 Disse allora lo Spirito a Filippo: "Và avanti, e raggiungi quel carro". 30 Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?". 31 Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. 32 Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:

Come una pecora fu condotto al macello

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e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. 34

E rivoltosi a Filippo l`eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?". 35 Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. 36 Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c`era acqua e l`eunuco disse: "Ecco qui c`è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato? 37 [ .] 38 Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. 39 Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. 40 Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa. (8,24-40) 3 – Breve commento Questo brano ci suggerisce le tappe di un cammino verso la fede e lo stile dell’accompagnamento: * l’ incontro: - la prima condizione perché si viva un cammino di fede è che si realizzi un incontro. Da una parte c’è un uomo convinto e saldo nella fede (Filippo), pronto a mettersi a fianco, a farsi compagno di viaggio; dall’altra una persona sinceramente e attivamente in ricerca della verità (il funzionario etiope). - l’etiope ha due caratteristiche che lo rendono particolarmente “ lontano” : è un eunuco (quindi un escluso dalla Comunità degli Ebrei) e un africano (addirittura di un altro continente). - eppure l’ incontro è possibile: l’annuncio di Cristo supera le barriere razziali e culturali. * l’annuncio e la catechesi: - l’eunuco legge la Bibbia, ma non capisce: la Bibbia in se stessa rimane oscura, da sola non basta. - nel cammino verso la fede sono necessari: la lettura della Bibbia, ma anche la presenza di un credente che suggerisca con la sua esperienza di fede la giusta lunghezza d’onda, per sintonizzarsi con l’annuncio cristiano. - inizia così il dialogo tra i due: Filippo parte dal brano dell’Antico Testamento e spiega che il senso di tutto si trova nella persona di Gesù Cristo. In questo modo, Luca ci vuole offrire un esempio di catechesi pre-battesimale (il catecumenato). * il Battesimo. - quando l’etiope (= il catecumeno) ha ascoltato e accolto l’annuncio di Gesù Cristo è pronto per il Battesimo. - dopo averlo ricevuto è pieno di gioia: segno distintivo dell’esperienza cristiana radicata nell’azione dello Spirito Santo. 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa.

“C'è un modo di intendere la vita spirituale che induce a contrapporla ai problemi e alle vicende concrete dell'esistenza quotidiana e finisce per identificarla con un ‘uscir fuori’ - fisicamente o interiormente - dalla loro eccessiva complessità, per ritrovare una unità che le trascende. In una prospettiva cristiana, invece, la compagnia spirituale ha come scopo quello di aiutare qualcuno a vivere la propria fede in questa complessità, cercando in essa - e non al di là di essa - la propria unità interiore. C'è qui tutta la distanza tra l'accompagnatore di cui qui parliamo e quel tipo di guru o maestro spirituale che, in altre tradizioni religiose, insegna a cogliere la vanità delle cose e delle situazioni, per raggiungere una perfetta indifferenza ad esse.

È la conseguenza del mistero dell'incarnazione. Il Dio di Gesù Cristo non attira le persone a sé, ma le va a cercare là dove esse conducono la loro esistenza di creature, nella confusione, in mezzo al rumore e

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tra gli imprevisti e i rischi di una vita che si svolge senza alcuna rete di protezione. Ormai il cristiano - più in generale, l'uomo e la donna del nostro tempo - hanno l'impressione di esse-

re allo sbaraglio e di dover fare fronte da soli alla piena della realtà che li circonda, senza più avere punti di riferimento che orientino le loro scelte.

Eppure, la sfida che da questa situazione nuova risulta non va demonizzata o deprecata in nome dei «tempi antichi». Essa, a ben vedere, è una occasione per emanciparsi da schemi consolidati, per congedarsi da sonnolente abitudini mentali e per affrontare il mare aperto della vita. Oggi non è più possibile modellare la spiritualità cristiana sullo stile di quella monastica, come spesso è avvenuto in passato. Non c'è quasi scelta: bisogna cercare formule nuove, più dinamiche, ma anche più rischiose.

Non ci sono mappe già tracciate su cui regolare il proprio cammino: bisogna navigare a vista, inventandosi giorno per giorno il percorso. Una certa omogeneità di posizioni, una certa sicurezza, sono fatalmente venute meno, insieme alle grandi strutture totalizzanti che fino a cinquant'anni fa garantivano al singolo una collocazione stabile e ben definita, accomunandolo ad altri che abbracciavano la stessa visione della vita e perseguivano lo stesso progetto. Le divise sono diventate fuori moda. Ci si vuole differenziare dagli altri.

Tutto ciò dà luogo a un senso di precarietà e a una solitudine che possono far paura. Eppure, questa nuova situazione esalta la creatività e lo spirito critico del singolo, che deve ridefinire la propria identità momento per momento. E non bisogna dimenticare che le differenze sono alla base del progetto di Dio sulla creazione e ne costituiscono la ricchezza.

Evidentemente, anche la figura dell'accompagnatore dev'essere, in questa prospettiva, radicalmente ripensata. Essa non può più identificarsi con quella del detentore di soluzioni prestabilite e universalmente valide. Farsi compagno di strada di qualcuno significa oggi accettare di condividere la sua problematicità, di partire insieme a lui dalla incertezza e dalla confusione in cui spesso si trova immerso, senza pretendere di scavalcarle in nome dei princìpi assodati e di dare soluzioni nette ai problemi. Significa sapersi limitare a offrire indizi, ad additare possibilità, lasciando all'altro la responsabilità di scelte uniche e irripetibili, diverse da caso a caso, per cui non c'è da nessuna parte alcun copione già scritto.

Del resto, l'accompagnatore spirituale non è, in quanto tale, un rappresentante del magistero ufficiale della Chiesa. Il suo compito non è, come quello del Papa o dei vescovi, di enunciare una dottrina universale e condannare gli errori, ma di aiutare un altro a scoprire e ad assimilare una verità che non conosce o a cui non si sente capace di aderire, nel solo modo in cui questo gli è possibile, cioè seguendo il proprio cammino individuale.

Così, lo stile che scaturisce dalla complessità è quello della pazienza e della illimitata accoglienza, sul modello di quelle che Dio stesso, in Cristo Gesù, ha voluto praticare. I percorsi univoci sono inevitabilmente rigidi. E nulla è più lontano dallo spirito del Vangelo che la pretesa di possedere una ricetta da applicare meccanicamente a tutti i casi. Dio non è solo più grande del nostro cuore: lo è anche delle formule in cui crediamo di poter ingabbiare la realtà e padroneggiare il nostro destino.”

(Giuseppe Savagnone, Il Dio che si fa nostro compagno, Elledici, pag. 78-83)

Spunti di riflessione - Il funzionario etiope è il modello di una ricerca approfondita e seria: come va il tuo cammino di ricerca e di interiorizzazione della fede in Gesù Cristo? - Filippo è il modello dell’accompagnatore che si pone al fianco, per fare strada insieme, con discrezione e competenza: qual’è la tua esperienza di “accompagnato” o di “accompagnatore”? - L’esperienza del Gruppo, del Movimento, della Parrocchia quali opportunità e quali strumenti offre per un vero accompagnamento ed una autentica condivisione e crescita della fede?

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5 – Preghiera

Con la forza e la gioia del cuore innalzo la mia preghiera al Signore; lo ringrazio e gli chiedo sostegno per camminare nella via dell'amore.

Fin dal primo albeggiare al mattino, quando il silenzio avvolge ogni cosa, il mio pensiero e la mia invocazione vanno a Dio, Signore della vita.

Poi un Salmo e un brano della Parola tracciano il percorso da seguire per la nuova giornata che inizia nel segno del lavoro e del servizio.

Ho bisogno di quest'attimo di luce nell'incalzare frenetico degli impegni per non essere risucchiato dal vortice di una cultura del fare e dell'apparire.

Un silenzio di gioiosa comunione e l'ascolto attento della Parola sono i doni che guidano la mia vita nella fedeltà alla missione ricevuta.

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La chiamata Paolo: la vocazione (At 9)

La missione è risposta ad una vocazione, ad una chiamata nella concretezza della vita.

1 – In ascolto della vita

L’ incontro tra culture, fedi e religioni diverse interroga il nostro essere cristiani, la nostra identità. Nella storia si sono alternate analisi diverse sul cristianesimo: è “ il gemito degli oppressi” (Marx), è “un’ illusione” (Freud), è “ la rinuncia ad essere pienamente uomini” (Nietsche), è “una religione tra le tante” (New Age). Chi è il cristiano?

“Nella vita mi sono spesso reso conto solo ‘a cose fatte’ di come alcune scelte erano in realtà la risposta ad una chiamata, ed allo stesso modo riconoscere solo dopo molto tempo di come la mia decisione fosse stata accompagnata dalla presenza del Signore.

Il fatto è che fatico a capire cosa voglio davvero, anche perché non sempre la chiamata è così chiara come avviene per Paolo. Credo che questo sia anche dovuto al fatto che, preso dalla frenesia quotidiana, dedico poco tempo a chiedermi quale sia la mia vocazione, cioè a riflettere su cosa desidero per la mia vita, quali sono le cose per cui voglio vivere.

Quotidianamente siamo chiamati a rispondere a tante ‘chiamate’ , forse la prima vocazione a cui ciascuno di noi deve trovare una risposta è nello scegliere tra un percorso di studio o di lavoro e conseguentemente alla professione da svolgere nella vita, ma anche allo stile con cui vogliamo vivere e al modo di trascorrere il nostro tempo con gli altri.

Quello a cui siamo chiamati spesso ci spaventa, crediamo di non essere all’altezza o pensiamo sia una cosa troppo impegnativa, che non fa per noi. In molti casi però la chiamata arriva improvvisa, inattesa ed è qui, in queste situazioni, in cui ci si chiede ‘ma perché proprio io?’ che più si sente la vicinanza del Signore, che ci aiuta a cogliere la nostra vocazione” .

2 – In ascolto della Parola di Dio. - Paolo accanito persecutore “Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote 2 e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati” . (9, 1-2) - La vocazione “E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all`improvviso lo avvolse una luce dal cielo 4 e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". 5 Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! 6 Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare". 7 Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno” . (9, 3-7) - Nella comunità di Damasco

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“Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, 9 dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda. Ora c`era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: "Anania!". Rispose: "Eccomi, Signore!". 11 E il Signore a lui: "Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, 12 e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista". 13 Rispose Anania: "Signore, riguardo a quest`uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. 14 Inoltre ha l`autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome". 15 Ma il Signore disse: "Va’ , perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; 16 e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome". 17 Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo". 18 E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, 19 poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, 20 e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. 21 Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?". 22 Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo” . (9, 8-19) 3 - Breve commento Luca sottolinea il contrasto tra Saulo persecutore dei cristiani e Saulo convertito nell’ incontro straordinario con Gesù. Quindi Luca mette in risalto le dimensioni dell’esperienza cristiana di Paolo: - Nell’apparizione di Gesù sulla via di Damasco, egli sottolinea, anzitutto, l’ iniziativa di Dio. Gesù direttamente è all’origine della vocazione-missione di Paolo. Notiamo come Gesù risorto si presenta solidale con i cristiani perseguitati. - Questo incontro trasforma radicalmente la vita di Paolo. - I compagni di viaggio sono testimoni muti di questa rivelazione indescrivibile. Dio si manifesta in modo così irresistibile che Paolo cade a terra e viene “accecato” dal chiarore della luce che lo inonda. - Ma è solo nella comunità cristiana che prende forma il cammino cristiano di Paolo: * Anania è pieno di paura, ma si fida di Dio che si rivela attraverso avvenimenti così imprevedibili. * Paolo compie il suo cammino catecumenale: rimane per tre giorni senza mangiare e senza vedere. E’ un’esperienza di morte, di rottura radicale con il passato. * La catechesi si conclude con il Battesimo, allora anche gli occhi si riaprono alla luce: l’esperienza cristiana è una rinascita, una vera risurrezione spirituale. Il pasto che segue può essere un’ allusione all’Eucarestia. 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa “La vocazione dei fedeli laici alla santità comporta che la vita secondo lo Spirito si esprima in modo peculiare nel loro inserimento nelle realtà temporali e nella loro partecipazione alle attività terrene. E' ancora l'apostolo ad ammonirci: «Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre» (Col 3, 17). Riferendo le

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parole dell'apostolo ai fedeli laici, il Concilio afferma categoricamente: «Né la cura della famiglia né gli altri impegni secolari devono essere estranei all'orientamento spirituale della vita». A loro volta i Padri sinodali hanno detto: «L'unità della vita dei fedeli laici è di grandissima importanza: essi, infatti, debbono santificarsi nell'ordinaria vita professionale e sociale. Perché possano rispondere alla loro vocazione, dunque, i fedeli laici debbono guardare alle attività della vita quotidiana come occasione di unione con Dio e di compimento della sua volontà, e anche di servizio agli altri uomini, portandoli alla comunione con Dio in Cristo»” (Christifideles Laici, 17). Spunti di riflessione - Nella svolta-conversione di Paolo, Dio interviene in modo determinante. Nella tua vita quotidiana, riesci a “ leggere” i segni della chiamata di Dio? - Paolo risponde con slancio e compie il passaggio dalla “cecità” (morte) alla “vista” (Battesimo, Vita nuova). Come puoi compiere anche tu questo passaggio? - La tua vita, il tuo lavoro, le tue relazioni, i tuoi impegni diventano, ogni giorno di più, il tuo modo di rispondere alla chiamata di Dio? 5 – Preghiera Uomini di ogni razza, popolo, cultura e creature che vivete sulla terra innalzate a Dio un canto di lode e benedite in eterno il suo nome. Lodatelo voi tutti credenti delle molti religioni della terra; lodatelo patriarchi e anziani, profeti e mistici di ogni popolo. Lodatelo sacerdoti, religiosi e laici che avete un ministero nella comunità;

lodatelo gente semplice e dal cuore puro, capace di mettere in pratica la sua Parola. Lodatelo persone di retta coscienza, testimoni della sua presenza nella cultura, nella scienza, nell’arte, nella lotta per la giustizia e la pace. Unisco la mia lode alla vostra e con quella dei santi nel cielo nella grande liturgia di lode all’ inesauribile amore di Dio.

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Dio non è razzista Pietro e Cornelio: Dio non guarda alla razza, alla classe, alla religione (At 10)

La missione è testimoniare la libertà e la gratuità dell’azione di Dio che sempre ci precede, oltre i nostri confini.

1 – In ascolto della vita

“Da una ‘mappatura’ del territorio e delle nostre conoscenze, a Monte Urano (AP) abbiamo individuato circa un centinaio di giovani, tra amici, conoscenti e colleghi, tra i 15 ed i 29 anni a cui poter fare una proposta di Gruppo d’Ambiente. I giovani potevano essere divisi in nove potenziali gruppi, caratterizzati dalla tipologia di lavoro o di contratto. Successivamente, dal contatto personale, sono nati due gruppi, uno di apprendisti e uno di lavoratori con contratto di collaborazione coordinata continuativa.

Grazie alla tenacia di Marco, un militante che lavora come apprendista elettricista e che ha coinvolto amici e colleghi di lavoro, è nato il gruppo degli apprendisti. Il gruppo era formato da 6 ragazzi, dai 16 ai 23 anni, di cui tre amici di Marco, un ragazzo dei gruppi base, che successivamente ha portato un suo amico, ed un ragazzo che frequentava il centro d’aggregazione di Monte Urano. Tra loro non si conoscevano ed erano accomunati solo dal fatto di essere apprendisti: questa è stata forse la ricchezza di questo gruppo, perché ha permesso ai ragazzi di raccontare e descrivere il proprio lavoro. Per alcuni è stata un’esperienza impegnativa perché facevano fatica ad esprimersi, non solo per analizzare ciò che vivevano ma anche in termini di linguaggio. Questo forse è anche dovuto al fatto di non aver assolto l’obbligo formativo e di essersi inseriti subito nel mondo del lavoro, in particolare come operai calzaturieri.

Il gruppo si è ritrovato ben quattro volte nell’arco di due mesi, dimostrando la voglia e l’esigenza di parlare del proprio lavoro. E’ stato seguito da Marco, apprendista lui stesso, e da Laura; inoltre Monia, un accompagnatore adulto della GiOC e operatrice dell’ Informagiovani ci ha dato una mano nell’organizzazione degli incontri sulla conoscenza del contratto di apprendistato e ha tenuto i contatti con il sindacato.

Attraverso i due Gruppi d’Ambiente, la zona ha avuto l’opportunità di muoversi rispetto al territorio e di proporre un corso di formazione sulle tematiche del mondo del lavoro aperto a tutti i giovani lavoratori dell’ambito territoriale. Abbiamo ancora grandi speranze di incontro e scambio con tutti quei giovani lavoratori che conosciamo e che avevamo individuato all’ inizio di questa esperienza!” 2 – In ascolto della Parola di Dio - Visione e rivelazione al pagano Cornelio “C`era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, 2 uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. 3 Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!". 4 Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c`è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio. 5 E ora manda degli uomini a Giaffa e fà venire un certo Simone detto anche Pietro. 6 Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare". 7 Quando l`angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e, 8 spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa” . (!0, 1-8) - Visione di Pietro a Joppe

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“ Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. 10 Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. 11 Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. 12 In essa c`era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. 13 Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!". 14 Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo". 15 E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano". 16 Questo accadde per tre volte; poi d`un tratto quell`oggetto fu risollevato al cielo” . (10, 9-16) - Incontro di Pietro e Cornelio “Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all`ingresso. 18 Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà. 19 Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano; 20 alzati, scendi e và con loro senza esitazione, perché io li ho mandati". 21 Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?". 22 Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli". 23 Pietro allora li fece entrare e li ospitò. Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. 24 Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi. 25 Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. 26 Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch`io sono un uomo!". 27 Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: 28 "Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. 29 Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?". 30 Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest`ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste 31 e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio. 32 Manda dunque a Giaffa e fà venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare. 33 Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato". (10,17-33)

- Discorso di Pietro a Cesarea

Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35 ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. 36 Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d`Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. 37 Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; 38 cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 39 E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, 40 ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, 41 non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 42 E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. 43 Tutti i profeti gli rendono questa

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testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome". (10, 34-43)

- Dono dello Spirito e Battesimo dei pagani

“Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. 45 E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; 46 li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. 47 Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l`acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?". 48 E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni” . (10, 44-48)

3 – Breve commento Luca si propone di far risaltare il fatto che l’ incorporazione dei cosiddetti “pagani” (persone di altre culture, fedi e religioni) alla Comunità cristiana non è opera di questo o di quell’altro apostolo, ma è opera di Dio. Presenta, poi, una duplice conversione: quella di Cornelio, ma anche quella di Pietro e dei giudei cristiani, all’azione dello Spirito che fonda rapporti nuovi tra gli uomini, basati sulla libertà e sulla universalità. - Cornelio: è il modello dell’uomo in ricerca. Egli è aperto alle due dimensioni della fede: l’attenzione a Dio e la solidarietà con gli altri. Cornelio non capisce tutto, subito: è attraverso alla trama dei rapporti umani e alla riflessione illuminata da Dio, che riesce a scoprire il disegno di salvezza (= tutti gli uomini sono amati da Dio e chiamati a formare un solo popolo, una sola comunità, senza discriminazioni!) - Pietro: è in preghiera (= il momento privilegiato per scoprire il piano di Dio sulla storia e nella propria vita). Nella visione si parla del superamento dei tabù alimentari. In realtà, è un invito a superare anche i tabù sociali e culturali che lo chiudono nei confronto dei pagani. Cadono le barriere che gli uomini hanno introdotto tra loro (pregiudizi, razzismi culturali e religiosi) e nelle cose. - L’ incontro: le distanze geografiche e spirituali vengono superate. Pietro si compromette con un gesto di ospitalità proibito ai giudei, e poi si mette in viaggio per un’avventura ignota. - Il discorso di Pietro: * Introduzione: Dio non è razzista…, non guarda alla razza, alla classe, alla religione della gente e accoglie chi ha una buona disponibilità religiosa e morale. L’apertura religiosa e la rettitudine morale sono il terreno fertile dove può essere annunziato il Vangelo. * Annuncio: attività di Gesù in Palestina, morte e risurrezione. E’ un metodo e uno stile di evangelizzazione che parte dai fatti, dalle attese della gente, dai destinatari concreti.

Confronta queste attese con il contenuto essenziale del Vangelo, cioè un annuncio di pace, di liberazione, di giustizia che è la salvezza. Questo è un fatto che si realizza dentro alla storia. Un avvenimento che ha per protagonista Gesù salvatore, morto e risorto. * Dono dello Spirito e Battesimo dei pagani. Luca sottolinea l’ iniziativa di Dio: lo Spirito tronca il discorso di Pietro. Questa discesa dello Spirito viene descritta come quella di Pentecoste (parlare in lingue…). I pagani vengono introdotti ufficialmente e irreversibilmente nella Chiesa, il popolo messianico. Pietro prende atto di questa libertà e gratuità dell’azione di Dio. Dio, infatti, sempre ci precede. Il Battesimo suggella e celebra l’appartenenza definitiva alla Chiesa, chiamata ad

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essere segno di unità e di incontro tra tutti gli uomini, nel rispetto e nell’accoglienza delle loro diversità. 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa.

Il Signore Gesù è il prototipo e il fondamento della nuova umanità. In Lui, vera « immagine di Dio » (2 Cor 4,4), trova compimento l'uomo creato da Dio a Sua immagine. Nella testimonianza definitiva di amore che Dio ha manifestato nella croce di Cristo, tutte le barriere di inimicizia sono già state abbattute (cfr. Ef 2,12-18) e per quanti vivono la vita nuova in Cristo le differenze razziali e culturali non sono più motivo di divisione (cfr. Rm 10,12; Gal 3,26-28; Col 3,11).

Grazie allo Spirito, la Chiesa conosce il disegno divino che abbraccia l'intero genere umano (cfr. At 17,26) e che è finalizzato a riunire, nel mistero di una salvezza realizzata sotto la signoria di Cristo (cfr. Ef 1,8-10), tutta la realtà creaturale frammentata e dispersa. Dal giorno di Pentecoste, quando la Risurrezione è annunciata ai diversi popoli e compresa da ciascuno nella propria lingua (cfr. At 2,6), la Chiesa adempie al proprio compito di restaurare e testimoniare l'unità perduta a Babele: grazie a questo ministero ecclesiale, la famiglia umana è chiamata a riscoprire la propria unità e a riconoscere la ricchezza delle sue differenze, per giungere alla « piena unità in Cristo ». (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 431) Spunti di riflessione - Quali sono i tabù attuali (pregiudizi, paure…) che ti bloccano nei riguardi dei cosiddetti “ lontani” , dei giovani esterni ai nostri schemi, ai nostri percorsi educativi, ecclesiali? - Quanto ti senti coinvolto nel progetto meraviglioso di Dio che non fa distinzione tra le persone, ma chiama tutti a cooperare per l’unità di tutti gli uomini, nella diversità delle culture e delle religioni? - Pietro e Cornelio si “convertono” ad una visione più autentica di Dio e del suo progetto sul mondo: a quale conversione, cambiamento ti senti chiamato? 5 – Preghiera Non era un sacerdote, figlio di sacerdoti, come Giovanni, chiamato il Battista; Lui era un laico, figlio di un falegname, mandato a riscattare peccati non suoi. Come Giovanni contestava il tempio, la casta sacerdotale e il suo potere, i riti solenni celebrati senz’anima, le vesti lussuose e gli scaltri raggiri. Amava la gente povera e incolta che i capi opprimevano con tasse e divieti; ad essa parlava del Regno di Dio, di un Padre che ama e perdona i suoi figli. Sapeva soffrire, gioire, sperare, condividere il peso dell’umano dolore,

senza giudizi o pretese messianiche. Così è diventato un vero sacerdote. Con forti grida e lacrime e sangue fu consacrato sacerdote in eterno, non con unzioni e imposizioni di mani, senza entrare in una casta di eletti. Sulle sue spalle e dentro il suo cuore ha portato il peso di tutti i peccati; li ha riscattati una volta per sempre bevendo il calice dell’obbedienza alla vita. Così l’angoscia che prova ogni uomo di fronte al male, al dolore, alla morte trova in Cristo un’eco, un riscatto, un sacerdote che intercede e capisce.

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Nuove opportunità di incontro Antiochia: la nascita di un nuovo gruppo, di una nuova Chiesa (At 11)

La missione: aggregare i giovani, nei loro ambienti di vita. 1 – In ascolto della vita

“A Rossano Calabro (CS) uno dei gruppi d’ambiente che si è avviato è quello dei lavoratori in nero, a cui hanno partecipato in sei, tra i 23 e i 30 anni. La maggior parte di loro lavora nelle aziende agricole per la raccolta stagionale della frutta e degli agrumi.

Il gruppo si è incontrato tre volte nei locali della Parrocchia e una volta anche al Centro Servizi all’ Imprenditoria Giovanile di Rossano.

I ragazzi si conoscevano già tra loro, vivendo tutti nello stesso territorio. Alcuni fanno già parte di gruppi di Revisione di Vita della parrocchia e quindi conoscono la GiOC, altri invece l’hanno conosciuta attraverso questa iniziativa che li ha molto coinvolti.

L’elemento che ha facilitato di più l’aggancio ed il coinvolgimento è stata la voglia di capire qualcosa in più della propria condizione lavorativa. Sono stati colpiti anche dai dati dell’ inchiesta della Campagna d’Azione della GiOC, soprattutto quelli relativi al sindacato. Si è instaurato un rapporto di amicizia e nel gruppo si parlava con molta franchezza, anche perché è emerso che non parlano mai con nessuno del loro lavoro.

Gli incontri sono stati molto significativi: abbiamo cercato di fare una Revisione di Vita sulla loro condizione lavorativa in cui ciascuno ha raccontato la propria esperienza di lavoro nero e poi, tramite una simulazione a partire da una situazione vissuta sul posto di lavoro, abbiamo fatto emergere il modello lavorativo che vorremmo realizzare. Nell’ultimo incontro abbiamo constatato che conosciamo poco i nostri diritti e doveri, quindi è nata la proposta di un incontro con un sindacalista per capire quali possano essere gli strumenti per essere più informati e tutelati.

In seguito, alcuni dei ragazzi hanno partecipato all’ iniziativa nazionale della GiOC a Torino in occasione del Primo Maggio: hanno preparato gli striscioni, partecipato al convegno nazionale e alla manifestazione. Il Primo Maggio nazionale è stata un’occasione per far sentire la nostra voce, riportando le esperienze di lavoro del sud.

La prospettiva più concreta è quella di incontrarsi ancora, almeno una volta ogni 15 giorni. Ci aspettiamo che il gruppo continui ad incontrarsi, per approfondire quali sono i diritti e i doveri di un giovane che lavora” . 2 – In ascolto della Parola di Dio - Fondazione della Chiesa di Antiochia “ Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorchè ai Giudei. 20 Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù. 21 E la mano del Signore era con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore. 22 La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia. 23 Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e, 24 da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. 25 Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia. 26 Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani” . (11, 19-26) - Solidarietà tra le chiese

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“ In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiochia da Gerusalemme. 28 E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l`impero di Claudio. 29 Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; 30 questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo” . (11,27-30) 3 – Breve commento - Gli amici di Stefano, ucciso per lapidazione, sono costretti a fuggire da Gerusalemme. Ma non cedono. La repressione diventa per loro occasione di una nuova missione. Con grande coraggio si recano fino ad Antiochia di Siria (500 Km da Gerusalemme) e là annunciano il Vangelo. - Antiochia: la terza città dell’ Impero Romano, quasi un milione di abitanti; crocevia di diverse razze, religioni, culture. - I discepoli si rivolgono prima ai giudei, ma poi anche ai “greci pagani” , cioè ai simpatizzanti che gravitano attorno alla sinagoga giudaica (cioè persone in ricerca religiosa). - La predicazione tiene conto dell’uditorio: si annuncia sempre Gesù, ma non come Messia-Cristo (secondo le attese bibliche), bensì come Signore (colui che libra da tutti i falsi “signori” del cielo e della terra venerati ad Antiochia). - Questa missione fra i pagani ad Antiochia avviene per iniziativa spontanea e libera di alcuni semplici discepoli perseguitati. - Poi, naturalmente, la Comunità di Gerusalemme invia un delegato, non come controllore diplomatico, ma come animatore di questa nuova Comunità: Barnaba, un ellenista di origine cipriota (di idee aperte), un generoso (ha venduto il campo), un uomo intelligente (sa cercarsi dei collaboratori capaci, come Paolo). - Per la prima volta i discepoli di Gesù vengono chiamati “cristiani” : i greci hanno scambiato “Cristo” per un nome proprio, non lo capiscono più come titolo. - “Per un anno intero… istruzione di molta gente” : la formazione di coloro che aderiscono, è molto curata, di lungo periodo, con intensa partecipazione. - Il rapporto tra Gerusalemme e Antiochia non è solo a livello spirituale, ma, quasi spontaneamente, si traduce in uno scambio di persone e di doni materiale, nella solidarietà. - Nei versetti 27-30 emergono due nuovi ministeri nella Chiesa: * i profeti: nella Comunità cristiana tutti i credenti hanno i doni dello Spirito. Alcuni, però, ne sono particolarmente dotati. Per Paolo, i profeti vengono subito dopo gli apostoli. Lo compito principale è la spiegazione delle Scritture alla luce della Resurrezione, per scoprire il piano di Dio nella storia. * gli anziani: a capo della Chiesa di Gerusalemme non sono più i Dodici apostoli (probabilmente in missione), ma un gruppo di credenti scelti probabilmente tra i più saggi e i più maturi (i presbiteri). - Il Cristianesimo delle origini si sviluppa dunque inizialmente nelle grandi città (Gerusalemme, Antiochia), per opera di credenti che sfidano ogni avversità. 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa.

“ In rapporto a quanto si è detto e perché a tutti coloro che l’attendono sia donata la parola del Vangelo, è importante la presenza significativa dei fedeli laici negli ambienti di vita. Il riconoscimento della laicità dello Stato e delle sue istituzioni non ci sottrae dal dovere di collaborare al bene del Paese: costituisce piuttosto il terreno della piena cittadinanza dei cattolici italiani. Alla sua vita essi partecipano sostenuti dalla convinzione che il fermento del Vangelo non è

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un bene loro esclusivo, ma un dono da condividere, perché contributo decisivo per creare condizioni di piena umanità per tutti. Sentiamo così di condividere la speranza con i tanti giovani che sono in ricerca di un lavoro, o con tutti quei lavoratori che faticano a trovare punti di riferimento nella complessità e precarietà del mondo del lavoro. La stessa attenzione e partecipazione riteniamo che i laici cristiani devono poter offrire alla scuola e all’università, interessate da processi di trasformazione in cui occorre ribadire le ragioni dell’educazione della persona nella sua globalità e nella reale libertà. Ancora, il mondo della salute chiede una presenza che garantisca il pieno rispetto dei valori della vita e della persona e assicuri l’accesso di tutti alle cure di cui hanno bisogno. Processi di umanizzazione piena e vera socializzazione toccano anche l’ambito sempre più ampio del tempo libero, con le attività sportive e turistiche ad esso connesse. La stessa attività propriamente politica non può fare a meno del contributo dei fedeli laici: competente, responsabile e coerente, nel rispetto del valore della persona umana e dei principi fondamentali di libertà e solidarietà, nella ricerca del bene comune. L’ intera società, nei suoi vari ambiti, è attraversata da un processo di cambiamenti profondi e accelerati. Diventa prioritaria, di conseguenza, una lettura attenta di tali contesti, onde poter rilanciare una pastorale d’ambiente sempre più indispensabile per compaginare la comunità battesimale, per raggiungere quanti sono in attesa dell’annuncio cristiano, per dare efficacia al contributo dei cattolici alla vita della società. Qui si inserisce l’esigenza di una sempre maggiore vitalità dell’associazionismo sociale e professionale di ispirazione cristiana, come pure, in forma diversa, dell’apporto di quanti hanno scelto di essere nel mondo testimoni del Regno negli istituti secolari o in altre forme di consacrazione personale.

La pastorale d’ambiente richiederà che le parrocchie ripensino le proprie forme di presenza e di missione e il loro rapporto con il territorio, aprendosi alla collaborazione con le parrocchie confinanti e a un’azione concertata con associazioni, movimenti e gruppi che esprimono la loro carica educativa soprattutto negli ambienti. Dove questa dimensione della pastorale eccede la parrocchia, sarà fondamentale il riferimento alla Chiesa diocesana: è responsabilità e compito dei Vescovi, infatti, dare un volto autenticamente ecclesiale al generoso impegno che le varie forme di apostolato dei cristiani esprimono in seno alla loro diocesi. In questa prospettiva intendiamo sostenere con attenzione e speranza il cammino dell’Azione Cattolica, da cui, in particolare, ci attendiamo un’esemplarità formativa e un impegno che, mentre si fa sensibile alle necessità pastorali delle parrocchie, contribuisca a rinvigorire, mediante la testimonianza apostolica tipicamente laicale dei suoi aderenti, il dialogo e la condivisione della speranza evangelica in tutti gli ambienti della vita quotidiana” . (CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, 61) Spunti di riflessione - La perseveranza, la convinzione, la capacità di reagire e di riprendere l’ iniziativa di questi primi cristiani, la loro fede così profonda, ci interroga: la fede, per te, è un’esperienza così radicata? Come superi le resistenze, le difficoltà che incontri nella vita quotidiana? - Talvolta, ci sentiamo paralizzati, impotenti di fronte alle grandi sfide del nostro tempo. Come reagisci, per ritrovare motivazioni e forza per essere testimone e annunciatore del Vangelo nei tuoi ambienti di vita, in mezzo ai giovani? - Quanto sei consapevole che anche tu puoi essere “ fondatore di Chiesa” fra i tuoi compagni di lavoro, con i giovani della piazza o del tuo territorio?

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5 – Preghiera Tutti i credenti lodino il Signore e annuncino la sua misericordia: ha umiliato la Chiesa per i suoi peccati, ma continua ad amarla e a proteggerla. Il Signore l’ha resa minoranza inascoltata per purificarla dall’attaccamento al potere; l’ha condotta nel deserto dell’ indifferenza per riallacciare un rapporto d’amore. Le sue chiese si vanno svuotando perché rimbombano di parole e di riti che non toccano il cuore delle persone e sono lontane dalle vicende della vita. Ma dai piccoli gruppi e comunità e dai nuovi movimenti e associazioni rinascono la preghiera e l’entusiasmo, la partecipazione e la coerenza delle scelte. Soprattutto dai paesi della povertà, dalle Chiese che hanno molto sofferto, rifioriscono la speranza e l’annuncio di un Vangelo che si sposa con la vita.

Chi era primo e imponeva le scelte è umiliato e costretto a ricredersi; chi era ultimo e spesso disprezzato è primo nella fedeltà e nel coraggio. E’ la Chiesa dei poveri e degli ultimi il sale e la luce per il mondo; verso di essa torneranno a guardare gli uomini in cerca di speranza. Quanti martiri e quanti santi, Signore, hanno indicato e percorso questa strada lungo i secoli della sua storia tormentata! Ti lodiamo riconoscenti con loro. Anche oggi le Religioni e le Chiese hanno tracciata la via da seguire dai tanti testimoni e profeti che abitano il nostro mondo tecnologico. Grazie, Signore, perché alle Chiese, sconfitte nel loro potere terreno, apri il cammino della rinascita col passo tremolante di un povero.

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Pietro e i suoi successori Pietro: imprigionato e liberato (12, 1-19)

La missione: seguire Gesù Cristo, portando la croce, verso la luce della Pasqua. 1 – In ascolto della vita “Militanti, voi siete lievito nella pasta. Ma, per favore, non dall’alto della vostra grandezza, con quell’aria da gente arrivata, che accondiscende e si degna finalmente di occuparsi degli operai e delle operaie. No! Ci vogliono dei militanti che siano il fermento, il lievito, formati appunto a questo scopo, ma militanti che stanno dentro, nella vita, al cento per cento dentro. Ci possono essere dei movimenti dove si impara a ballare, cantare, a fare teatro. Va benissimo! Ma tutto ciò non può sostituire l’apostolato nella vita. La GiOC forma per la vita e nella la vita, per gli ambienti di vita” . (J. Cardijn) 2 – In ascolto della Parola di Dio “ In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa 2 e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. 3 Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi. 4 Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. 5 Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui. 6 E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano il carcere. 7 Ed ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: "Alzati, in fretta!". E le catene gli caddero dalle mani. 8 E l`angelo a lui: "Mettiti la cintura e legati i sandali". E così fece. L`angelo disse: "Avvolgiti il mantello, e seguimi!". 9 Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell`angelo: credeva infatti di avere una visione. 10 Essi oltrepassarono la prima guardia e la seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l`angelo si dileguò da lui. 11 Pietro allora, rientrato in sé, disse: "Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei". 12 Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera. 13 Appena ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò per sentire chi era. 14 Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c`era Pietro. 15 "Tu vaneggi!" le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava così. E quelli dicevano: "E` l`angelo di Pietro". 16 Questi intanto continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero stupefatti. 17 Egli allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: "Riferite questo a Giacomo e ai fratelli". Poi uscì e s̀ incamminò verso un altro luogo. 18 Fattosi giorno, c`era non poco scompiglio tra i soldati: che cosa mai era accaduto di Pietro? 19 Erode lo fece cercare accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i soldati e ordinò che fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarea” . (12, 1-19) 3 - Breve commento

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- Tuttol’episodio è ricostruito da Luca in modo da far emergere molto chiaramente questo: la vita di Pietro ripete l’ itinerario di Gesù. Nella carcerazione e nella liberazione Pietro rivive i momenti essenziali della morte e risurrezione di Cristo: * Come Cristo, Pietro viene arrestato al tempo di un Erode e a sua guardia vengono messi dei soldati. * Pietro sperimenta lo stato di passività e impotenza nelle mani del potere, così come Cristo nella tomba. Anche qui l’angelo appare come per la resurrezione di Gesù. E anche Pietro viene liberato da catene, soldati e mura della prigione. * Come Gesù, Pietro riconosciuto da una donna. E’ proprio una donna che ne dà l’annuncio ai discepoli, i quali, anche qui, sono dubbiosi. * Anche davanti a Pietro i discepoli non riescono a capacitarsi. * Pietro, come Gesù, non si ferma presso gli amici, ma li invia in missione. Pietro ha dunque imitato Gesù in un modo tutto particolare. - Questo ci porta a capire due cose: * Lo scopo di Luca è arrivare a questa conclusione per i suoi lettori e per noi: Pietro è vivo, la comunità cristiana vive ancora della sua parola e della sua azione! * La vita di ogni cristiano va letta e interpretata alla luce della vita di Cristo: è un continuare, un rivivere nell’oggi la sua morte e risurrezione. - Storicamente parlando, che cosa possiamo dire? * Si tratta, forse, di una evasione dal carcere, che riesce in modo incredibile? * Insieme alla comunità, Pietro rilegge l’evento che ha appena vissuto e lo fa in quanto credente, persuaso che il Signore non poteva abbandonarlo nella mano dei suoi nemici (il versetto 11 è quello centrale:”Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo angelo” ). - Luca parte dalla interpretazione di Pietro e presenta il destino di Pietro ad immagine di quello di Cristo. 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa.

Il martirio cristiano del secolo XX è una realtà di cui si è presa coscienza molto tardi, per motivi diversi: per la lunga durata del comunismo in Unione Sovietica e nei Paesi dell’Est, per il fatto che i Paesi del Sud del mondo (africani, ma anche asiatici) sono stati poco sotto i riflettori. C’è stata la difficoltà, insomma, di mettere insieme i tanti frammenti di questa esperienza di dolore e, quindi, di coglierne le sue reali dimensioni. Solo negli ultimi anni del secolo, quasi in sede di bilancio, si è cominciato a prendere coscienza del martirio nel Novecento. Giovanni Paolo II ha avuto un ruolo significativo nel processo che ha portato a questa consapevolezza. Karol Wojtyla, infatti, ha conosciuto personalmente la tragedia della guerra e della persecuzione. La Polonia, che la storiografia ottocentesca considerava "popolo martire", nel Novecento ha subìto l’occupazione nazista che intendeva ridurne in schiavitù il popolo ed eliminarne una parte, ha vissuto la Shoah che ha divorato tanti ebrei polacchi ed europei, infine ha conosciuto il controllo sovietico e il regime comunista con la persecuzione antireligiosa.

Giovanni Paolo II ha ricordato così la sua giovinezza: «Il mio sacerdozio, già al suo nascere, si è iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e di tante donne della mia generazione. A me la Provvidenza ha risparmiato le esperienze più pesanti...». Al Papa è sembrato di aver vissuto una parte di «questa sorta», come dice, «di "apocalisse" del nostro secolo». Il martirio non è per lui una storia antica, bensì una realtà contemporanea. Lo stesso Papa ha subìto un violento attentato, che poteva con molte probabilità condurlo alla morte.

Giovanni Paolo II, dalla sua esperienza del Novecento, ha tratto la convinzione che il martirio è una realtà contemporanea del cristianesimo. Da qui l’ iniziativa del recupero della

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memoria dei martiri contemporanei. Nel documento programmatico dell’Anno Santo, la Tertio millennio adveniente, che porta chiaramente l’ impronta della sensibilità del Papa, si legge: «Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi "militi ignoti" della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze...». Per questo il Papa ha lanciato un invito: «Occorre che le Chiese locali facciano di tutto per non lasciare perire la memoria di quanti hanno subìto il martirio, raccogliendo la necessaria documentazione».

La stessa espressione "nuovi martiri" è un’espressione wojtyliana, seppure la Chiesa greco-ortodossa parla da tempo di nuovi martiri, per indicare i martiri della lotta del popolo greco e ortodosso contro i turchi. Si tratta quindi di un’altra accezione del termine. Anche la Chiesa ortodossa russa ha cominciato a definire nuovi martiri i perseguitati dal potere sovietico. Mi sembra che il termine "nuovi martiri" sia un richiamo al fatto che la Chiesa nel Novecento sia tornata a essere una Chiesa di martiri. Indubbiamente, nella visione di Giovanni Paolo II, il concetto di martirio si amplia rispetto a quello classico di martire in odio alla fede o quantomeno lo reinterpreta: martire – scriveva il teologo Karl Rahner nel 1983 – è «anche colui che soccombe nella lotta attiva perché si affermino le esigenze delle sue convinzioni cristiane...».

Questo martirio si inquadra in quello che è stato il secolo delle stragi, della morte di massa, dell’ industria della morte, del terrore. In fondo, il Novecento, pur con le sue nuove opportunità, i progressi e gli aspetti positivi, è stato un secolo tanto buio, un secolo dalle lunghe ombre, terribile per le sue violenze e per i suoi massacri. Le novità della scienza e della tecnica sono talvolta state messe al servizio della distruzione dell’uomo e di interi popoli. In certi momenti tragici si è smarrita ogni memoria dell’amore, del Vangelo, di Dio stesso.

Si pensi al primo olocausto del secolo: più di un milione di morti, nelle stragi degli armeni e dei siriaci nel corso della Prima guerra mondiale, massacrati perché cristiani. Si pensi ai morti durante la dittatura comunista in ex Unione Sovietica e al terrore staliniano. In Cina sono avvenute le stragi (e gli stupri) di Nanchino nel 1937, quando i giapponesi uccisero 200 mila cinesi, talvolta usandoli come bersagli per le loro esercitazioni militari. Ci sono state due terribili guerre mondiali. E, nel cuore della Seconda guerra mondiale, la Shoah, proprio in Europa, con la morte di sei milioni di ebrei (ma anche tanti altri morti: polacchi, zingari, russi...).

Sempre durante la guerra non si può dimenticare il bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki con 150 mila morti (il primo uso di quella bomba che resta tuttora una minaccia). I quasi trenta milioni di morti nelle carestie cinesi tra il 1958 e il 1962. Le violenze dei regimi autoritari in America latina e le guerre in Africa. La strage di un terzo della popolazione in Cambogia. La pulizia etnica nella ex Jugoslavia. I massacri in Ruanda. Un milione di morti nella guerra civile in Mozambico. Gli assassinii in Algeria... È un elenco incompleto appena allusivo. Ma si vede bene come il Novecento sia stato, per milioni di esseri umani, un secolo buio. Si è smarrita la memoria dell’amore, del rispetto dell’uomo e della donna.

Alla fine di questo secolo in cui si è affermata la democrazia, troviamo anche il bilancio di un secolo di terrore. Non si è trattato di un "secolo breve", come è stato definito: è stato un secolo lungo, per i suoi tanti dolori. Proprio morendo, negli anni Venti, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Tichon, che la Chiesa ortodossa ha recentemente canonizzato, sembra abbia detto queste parole: «La notte sarà molto lunga e molto oscura». E alludeva alle persecuzioni staliniane contro la sua Chiesa.

Di fronte a uno smarrimento tanto profondo e tragico (e quelli citati non sono che alcuni esempi, ma se ne potrebbero ricordare tanti altri), un popolo di credenti, talvolta debole, non ha smesso di celebrare la memoria della passione del suo Signore e della sua risurrezione. Non è stato

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mai così buio che non si accendesse la piccola luce del cero della Pasqua. I cristiani non hanno mai smesso di ricordare che il Signore è stato trattato come il peggiore degli uomini e delle donne, pur essendo innocente: è stato trattato come tante decine di migliaia di esseri innocenti che hanno subìto violenza, tortura, condanna a morte.

Il pastore tedesco Paul Schneider fu internato nel 1937 nel campo tedesco di Buchenwald, per la sua opposizione al nazismo, motivata dalla sua fede cristiana. Nel lager fu sottoposto a maltrattamenti e a torture particolari perché si rifiutava di rendere omaggio alla croce uncinata e a Hitler, all’ idolatria dell’uomo, dello Stato e della razza germanica.

Dall’aprile 1938 fu rinchiuso in isolamento nel bunker del campo, dove trascorse i suoi ultimi quattordici mesi di vita. Dal bunker, tuttavia, attraverso una piccola feritoia non cessò mai di far sentire la sua voce per ricordare ai suoi compagni la presenza del Signore. Un compagno ha ricordato: «Tutte le mattine teneva per noi prigionieri una preghiera mattutina, e a causa di quella ogni volta veniva bastonato o torturato».

Un detenuto, deciso a gettarsi contro il filo spinato elettrificato per farla finita, ha raccontato di avere desistito da questa idea grazie alle parole del pastore Schneider. Il pastore richiamava la memoria dell’amore di Dio durante l’appello nel piazzale del campo: «In quel luogo di orrore e disperazione, si udì risuonare, sul piazzale in cui i ventimila prigionieri stavano allineati, una voce forte e chiara. Questa voce proveniva dalla feritoia d’una cella nel bunker: "Gesù Cristo dice: Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre"... Con quel grido mi ha salvato. Perché da quel momento io ho saputo: c’è Qualcuno al mio fianco!». Leonhard Steinwender, anch’egli internato a Buchenwald, ha ricordato: «La domenica di Pasqua, per esempio, improvvisamente udimmo le potenti parole: "Così dice il Signore: Io sono la risurrezione e la vita!". Le lunghe file dei prigionieri stavano sull’attenti, profondamente turbate dal coraggio e dall’energia di quella volontà indomita... Non poté mai pronunciare più che poche frasi. Poi sentivamo abbattersi su di lui i colpi di bastone delle guardie...».

La vicenda della persecuzione nazista, a cui facevo cenno, non è che un capitolo della storia del martirio nel Novecento. Ce ne sono altri: quello della persecuzione comunista sovietica, est-europea, albanese (in maniera tanto drammatica), ma pure quella del comunismo asiatico. In Asia, poi, proprio all’ inizio del secolo i missionari e i cristiani autoctoni vengono uccisi perché identificati con l’Occidente, durante la rivolta dei Boxer, nell’estate del 1900. Ma questo avviene anche successivamente, durante la Seconda guerra mondiale, per opera delle truppe di occupazione giapponese.

Ma ci sono anche i caduti della persecuzione a sfondo religioso: si tratta di cristiani uccisi da musulmani, ma anche da buddhisti, buddhisti lamaisti o thailandesi, oppure vittime del fondamentalismo hindu. E infine va notata un’altra grande categoria di vittime, i cristiani martiri dell’amore, della carità, della giustizia. E questi sono innumerevoli. Andrea Riccardi (Fonte: "Jesus", aprile 2004)

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Spunti di riflessione - Questo brano ci aiuta a capire meglio il ruolo di Pietro nella vita della Chiesa. Pietro ha imitato Cristo in modo tutto particolare, dopo essere stato chiamato a seguirlo e ad esercitare un compito di responsabilità nel gruppo dei Dodici. Sotto questa luce possiamo capire meglio il ruolo dei successori di Pietro e il significato del nostro far parte della Chiesa. - Luca ci vuole anche dire come un cristiano può e deve comprendere ciò che gli succede, comprese le sofferenze. - Riesci a ri-leggere la tua vita sotto lo sguardo paterno di Dio e a scorgervi i segni della sua presenza? 5 – Preghiera Ricordati, Signore, di Simone, la Roccia, dei suoi grandi entusiasmi e intuizioni e di quella sera in cui, sicuro di sé, giurò che non ti avrebbe abbandonato. “Anche se gli altri fuggiranno impauriti, anche se tutti si dimostreranno vigliacchi, non io, Signore, che tu mi chiami la Roccia, io sarò sempre al tuo fianco!” Ma quando la notte è più buia e le spade riflettono bagliori di fuoco, messo alla prova da una serva curiosa la troppa sicurezza si trasforma in paura. E’ fragile l’uomo che giura “ Io proprio non so chi lui sia” ; pronto è un gallo a cantare, ma pronto è anche il suo pianto. Tu guardi, Signore, questo primo discepolo con sguardo di tenerezza infinita; non lo lasci abbandonato a se stesso, non dimentichi il suo cuore generoso. Da lui abbiamo imparato l’umiltà e insieme la forza della riconciliazione; per amore di Simone, la Roccia, accogli anche il nostro pentimento.

A Pietro il Signore ha promesso, e ha pregato perché questo avvenisse: “Proprio perché hai pianto d’amore, sarai roccia per la fede di tutti” . Se i credenti custodiranno la mia parola e la testimonianza che ho loro lasciato, molti uomini accoglieranno l’annuncio e formeranno il nuovo popolo di Dio. Un successore avrai in ogni tempo come servo di una comunità di fratelli. Nella Chiesa mi farò segno di comunione, nessun peccato potrà mai disunirla. Sarà sorgente di fede e di amore, di liberazione e speranza per tutti; i suoi ministri saranno dei servi, i suoi fedeli testimoni di gioia. Sarà faro di riconciliazione e di pace, approdo d’accoglienza e di dialogo, fraternità di chi spezza un solo pane. Suo solo premio sarà l’amore del Padre. Guarda ancora, Signore, la tua Chiesa come hai guardato Simone, la Roccia; riavvolgila nel turbine di fuoco di quel mattino segnato dallo Spirito.

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La Messa L’Eucarestia negli Atti degli Apostoli (At 1-2-20)

La missione ritrova nella Messa domenicale il punto di arrivo e di partenza. 1 – In ascolto della nostra vita

Anna:”D’estate svegliarmi presto al mattino è una cosa che mi è sempre piaciuto fare. Le giornate sono più lunghe e si possono fare tante cose. Prima di iniziare gli impegni quotidiani, partecipo alla Messa delle 8 nella mia Parrocchia. Sono l’unica ragazza giovane, perché a quell’ora la Messa è partecipata solo da persone anziane.

E’ una cosa che però non faccio solo d’estate , ma anche durante tutto l’anno. Infatti, d’ inverno, con la raccolta delle olive nella mia campagna, non mi è possibile partecipare la domenica, e allora, durante la settimana, ne sento proprio il bisogno.

La Messa per me è un momento di VERO incontro con il Signore. Metto a “nudo” la mia anima e la alleggerisco, con la Sua Parola, da tante pesantezze.

E’ un momento “ intimo” tra me e Lui. E’ qualcosa di forte, che ti stimola - spinge, a vivere quotidianamente questi momenti. Tante volte, la Parola del giorno, è risposta ai miei stati d’animo. E’ fonte da cui attingere esempio - stile di vita” . 2 – In ascolto della Parola di Dio Le notizie nel libro degli Atti degli Apostoli sono scarse, ma tuttavia abbastanza significative per aiutarci a recuperare lacune dimensioni fondamentali: “Mentre si trovava a tavola con essi, (Gesù risorto) ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre "quella, disse, che voi avete udito da me: 5 Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni" (1,4-5): * i primi cristiani conservano un ricordo vivo dei pasti di Gesù con gli apostoli; * questi pasti erano un segno per ricordare che Gesù era ben vivo in mezzo a loro; * questi pasti ispirano la Cena Eucaristica che esprime e realizza la piena comunione con il Signore. Gesù è presente con i suoi, con noi: siamo suoi commensali, in attesa della sua venuta. “Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore” (2,46): * “spezzare il pane” : era il gesto del capo famiglia ebraico. Diviene il gesto di Gesù che indica il senso della sua vita spezzata per tutti; * “a casa” : non più nel tempio, non nell’area del sacro, ma nella vita quotidiana; * “con letizia” : è la gioia festosa dei discepoli, in stretta unione con Gesù e tra di loro; * “e semplicità di cuore” : è la dedizione sincera a Dio e agli altri, senza altri fini. “ Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. 8 C`era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; 9 un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. 10

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Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: "Non vi turbate; è ancora in vita!". 11 Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all`alba, partì. 12 Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati” (20, 7-12): * “ Il primo giorno della settimana” : è la Domenica. L’Eucarestia è memoriale della Resurrezione; * “stanza al piano superiore” : come era avvenuto per Gesù nell’Ultima Cena; * “un buon numero di lampade” : il clima, l’ambiente di festosa solennità. - Nell’Eucarestia ci sono due momenti essenziali: l’ascolto della Parola e la frazione del Pane. Qui a Troade, la parola di Paolo è preponderante ed esclusiva perché si tratta del suo addio a quella comunità, prima della passione a Gerusalemme (come Gesù). - La resurrezione di Eutico è descritta come vero miracolo: Luca sottolinea che Paolo, come Pietro con Tabita e Gesù con la figlia di Giairo, ha veramente restituito la vita ad Eutico. L’accostamento di Eucaristia e resurrezione non è casuale. Nell’Eucarestia si annuncia la resurrezione del Signore. La forza del Risorto si esprime attraverso all’apostolo Paolo che ridà la vita, conforta e sostiene la sua comunità. 3 – In ascolto del Magistero della Chiesa

“ Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Questa promessa di Cristo continua a risuonare nella Chiesa, che in essa coglie il segreto fecondo della sua vita e la sorgente della sua speranza. Se la domenica è il giorno della risurrezione, essa non è solo la memoria di un evento passato: è celebrazione della viva presenza del Risorto in mezzo ai suoi.

Perché tale presenza sia annunciata e vissuta in modo adeguato, non basta che i discepoli di Cristo preghino individualmente e ricordino interiormente, nel segreto del cuore, la morte e la risurrezione di Cristo. Quanti infatti hanno ricevuto la grazia del battesimo, non sono stati salvati solo a titolo individuale, ma come membra del Corpo mistico, entrati a far parte del Popolo di Dio. È importante perciò che si radunino, per esprimere pienamente l'identità stessa della Chiesa, la ekklesía, l'assemblea convocata dal Signore risorto, il quale ha offerto la sua vita « per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi » (Gv 11, 52). Essi sono diventati « uno » in Cristo (cfr Gal 3, 28), attraverso il dono dello Spirito. Questa unità si manifesta esteriormente quando i cristiani si riuniscono: prendono allora viva coscienza e testimoniano al mondo di essere il popolo dei redenti composto da « uomini di ogni tribù, lingua, popolo, nazione » (Ap 5, 9). Nell'assemblea dei discepoli di Cristo si perpetua nel tempo l'immagine della prima comunità cristiana disegnata con intento esemplare da Luca negli Atti degli Apostoli, quando riferisce che i primi battezzati « erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere » (2, 42). (Dies Domini, 31)

Spunti di riflessione - Come vivi la Messa nel Giorno del Signore, la Domenica? - Esiste una grande distanza tra l’Eucarestia della comunità dei primi cristiani e la prassi delle nostre comunità attuali: che cosa puoi fare per recuperare il significato più vero? - Quale collegamento vivi tra la Messa e la vita della settimana?

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4 – Preghiera Ti ringraziamo, Signore, perché ogni settimana ci liberi dall’affanno del lavoro e dei rapporti obbligati e ci doni un tempo di gratuità e di festa, un giorno di incontro, di dialogo con Te e con gli altri. Aiutaci a capire sempre di più il valore irrinunciabile di questo tempo di grazia che ci rende liberi e felici. Fa’ che non lo svendiamo mai

per quel piatto di lenticchie che ci prepara l’ industria del tempo libero. Fa’ che diventi per tutti noi un giorno di preghiera e di comunione fraterna. Di libertà dal lavoro e di gioia di vivere; di riposo del corpo e di serenità dello spirito. Sarà così un giorno che anticipa e prepara l’eternità della vita.

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Fede e culture Il Concilio di Gerusalemme (At 14-15)

La missione: affrontare insieme le sfide nuove, per meglio annunciare Gesù Cristo. 1 – In ascolto della vita

Organizzarsi significa credere nel cambiamento, avere un progetto comune dove ciascuno ci mette del proprio e contribuisce a costruire un’esperienza collettiva, superando la tentazione della facile delega, delle fughe in avanti, delle risposte individuali. Significa dare gambe e continuità alle idee e al progetto della GiOC.

Nella GiOC l’organizzazione è lo strumento attraverso cui si costruisce partecipazione, si sperimenta e si scopre il valore della democrazia. Siamo convinti che la democrazia ha come presupposto la partecipazione delle persone, e che tale coinvolgimento è possibile solo tramite un’organizzazione efficace.

La democrazia è fatta di riferimenti, strutture e processi attraverso cui le persone esprimono idee, rappresentano interessi, inserendoli in una progettualità più ampia per il bene comune. Oggi, spesso, assistiamo ad uno svuotamento del significato della democrazia, ridotta a mero formalismo.

Nel corso degli anni la nostra organizzazione è cambiata nei suoi ruoli di responsabilità e nei suoi luoghi decisionali, ma continuamente si avverte la necessità e la difficoltà di adeguarci alle mutate condizioni del movimento e della realtà dei giovani e del contesto. Sempre più si avverte, a questo riguardo, la necessità di costituire nuovi e molteplici spazi di partecipazione che permettano alle persone di coinvolgersi in maniera più flessibile e meno totalizzante, pur mantenendo fede ai fondamenti dell’esperienza. (Documento Congressuale 2004, pag. 36-37)

2 – In ascolto della Parola di Dio - Paolo e Barnaba tornano ad Antiochia “Di qui fecero vela per Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia del Signore per l`impresa che avevano compiuto. 27 Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede. 28 E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli” . (14,26-28) - Si accende la discussione “Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l`uso di Mosè, non potete esser salvi". 2 Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3 Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4 Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5 Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè” . (15,1-6) - Concilio di Gerusalemme

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“Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. 7 Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse: "Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede. 8 E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9 e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede. 10 Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? 11 Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro". 12 Tutta l`assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro. 13 Quand`essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: 14 "Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. 15 Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: 16 Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la rialzerò, 17 perché anche gli altri uomini cerchino il Signore e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, 18 dice il Signore che fa queste cose da lui conosciute dall`eternità. 19 Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, 20 ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. 21 Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe". (15, 6-21)

La assemblea sancisce questa linea e invia una lettera alla comunità di Antiochia, accompagnata da alcune persone, per confermare la strada intrapresa da Paolo e Barnaba. Ad Antiochia si fa gran festa. 3 – Breve commento - Il quadro: il tutto si svolge tra Antiochia e Gerusalemme. I protagonisti sono: * Paolo e Barnaba: difendono la missione. * Pietro e Giacomo la ratificano. * In mezzo, come elemento di rottura: i rappresentanti del gruppo giudeo-cristiano integrista di Gerusalemme. * Per risolvere il dissidio, avviene il confronto ecclesiale e si trova la soluzione. * Per ultimo, Luca scrive queste cose e propone una riflessione teologica: - questa evoluzione è opera di Dio, azione dello Spirito Santo; - questa è l’ immagine ideale della Chiesa che supera le tensioni e i contrasti interni nell’ incontro e nell’ascolto delle parti, sotto la guida degli apostoli e degli anziani. - Un contrasto profondo: bisogna circoncidere i pagani convertiti? La questione è: * teologica: sono a confronto due strade diverse di evangelizzazione: pagani - conversione - fede in Gesù Cristo pagani - conversione - circoncisione + fede in Gesù Cristo * storica: quale rapporto con la tradizione religiosa giudaica (rottura o compromesso?) * pastorale: quale è il futuro del Cristianesimo? Limitato al mondo giudaico (setta)? O aperto al mondo pagano, ad altri popoli e culture (religione universale)? - Il concilio di Gerusalemme * E’ lo spartiacque, il cardine attorno a cui ruota la storia dell’espansione del Cristianesimo. E’ il 1° Concilio, il modello esemplare. * Anche il dibattito è esemplare, per la ricerca ecclesiale e teologica: le tensioni e le difficoltà si possono superare grazie ad una lettura attenta dell’azione di Dio dentro la vita delle persone e degli avvenimenti.

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* Pietro ricorda il fatto di Cornelio, che diventa programmatico ed esemplare. In esso si può leggere l’ iniziativa di Dio. Lo Spirito Santo stesso guida la Chiesa nello scoprire il piano di Dio. Per questo, determinante è il ruolo della fede. La fede è sufficiente. Non è necessaria la circoncisione.

* Giacomo afferma che non basta esaminare l’esperienza per scoprire il progetto di Dio (rischio di attribuire i nostri desideri a Dio). Bisogna confrontare fatti e analisi con la Parola di Dio e quindi si rifà all’Antico Testamento. L’espressione “un popolo consacrato” – che si riferiva all’antico popolo di Dio – viene ora attribuito alla Chiesa, e vi si aggiunge “ tra i pagani” .

Grazie a Giacomo, la Parola della Scrittura esce dal Libro sacro, diventa storia di Dio tra gli uomini. La Parola di Dio non viene solo ri-letta, ma riscritta. - Conclusione: * E’ la fede in Gesù Cristo che qualifica l’esperienza cristiana: Dio si è rivelato nella persona di Gesù per dirci che ci è vicino e ci vuole bene. All’uomo è chiesto di aderire a Lui, per vivere in pienezza. * Il Cristianesimo è la religione della libertà: ormai non può più essere legato né al sistema religioso ebraico, né ad altri sistemi religiosi, filosofici, politici e culturali.

* Dio guida la Chiesa ad aprirsi a tutti i popoli, a tutte le culture, superando pregiudizi e paure. 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa

“ Il cristianesimo è aperto a tutto ciò che di giusto, vero e puro vi è nelle culture e nelle civiltà, a ciò che allieta, consola e fortifica la nostra esistenza. San Paolo nella Lettera ai Filippesi ha scritto: "Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri" (4,8). I discepoli di Cristo riconoscono pertanto e accolgono volentieri gli autentici valori della cultura del nostro tempo, come la conoscenza scientifica e lo sviluppo tecnologico, i diritti dell'uomo, la libertà religiosa, la democrazia. Non ignorano e non sottovalutano però quella pericolosa fragilità della natura umana che è una minaccia per il cammino dell'uomo in ogni contesto storico; in particolare, non trascurano le tensioni interiori e le contraddizioni della nostra epoca. Perciò l'opera di evangelizzazione non è mai un semplice adattarsi alle culture, ma è sempre anche una purificazione, un taglio coraggioso che diviene maturazione e risanamento, un'apertura che consente di nascere a quella "creatura nuova" ������5,17; Gal 6,15) che è il frutto dello Spirito Santo.

Come ho scritto nell'Enciclica Deus caritas est, all'inizio dell'essere cristiano - e quindi all'origine della nostra testimonianza di credenti - non c'è una decisione etica o una grande idea, ma l'incontro con la Persona di Gesù Cristo, "che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva" (n. 1). La fecondità di questo incontro si manifesta, in maniera peculiare e creativa, anche nell'attuale contesto umano e culturale, anzitutto in rapporto alla ragione che ha dato vita alle scienze moderne e alle relative tecnologie” .

(Papa Benedetto XVI, IV Convegno Ecclesiale di Verona, ottobre 2006)

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Spunti di riflessione - “Non nascondere i problemi. Affrontarli serenamente. Confrontarsi con coraggio. Ricercare la volontà di Dio, alla luce della sua Parola. Rinunciare ad ogni prevaricazione ed imposizione…”: questi sono i criteri che emergono per comporre le divisioni. Come riesci a viverli, nel gruppo, nella chiesa, nel mondo? - Il Concilio di Gerusalemme ci dice che non dobbiamo discriminare nessun gruppo sociale, sia direttamente che indirettamente. Eppure anche da noi esistono forme di assenza o di esclusione di persone e categorie sociali. Ne va dell’universalità della Chiesa. Come ti senti interpellato? - Come vivi la centralità della fede in Gesù Cristo? 5 – Preghiera Ci hai chiamati, Signore, da ogni popolo, da ogni razza, cultura e religione per essere dei profeti, dei sacerdoti a servizio del mondo. Dall’acqua e dallo Spirito siamo nati, dal sangue e dall’amore di Cristo, per essere dei santi, dei martiri, dei testimoni della vittoria sul male. Il cuore, Signore, ci hai cambiato, quel cuore di ostinata indifferenza e quella testa dura come pietra che progettava pensieri di egoismo.

Ora il cuore profuma d’amicizia, di tenerezza e d’amore verso il povero; la mente è curiosa di sapienza, di verità e di conoscenza del Vangelo. Il tuo Spirito è di casa tra di noi, la saggezza ispira le nostre scelte; la serenità, la mitezza e la gioia contagiano il lavoro e i rapporti. La tua Chiesa risplende come segno della forza che viene dalla fede; torna ad essere la casa d’ogni uomo che cerca la verità e la tua pace.

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Senza voltarsi indietro Paolo: verso la passione (At 21)

La missione: accompagnare i militanti quando le scelte si fanno più impegnative. 1 – In ascolto della vita

“Cardijn era convinto che non si potesse fare un’azione generica di rappresentanza e di cambiamento tra i lavoratori, ma era necessaria un’azione specifica di formazione e di presa di coscienza con i giovani per trasformarli in leader consapevoli fra i loro compagni di lavoro. Era necessario partire da quello che c’era, perché i ‘militanti non si trovano già fatti’ , e per questo gran parte delle energie dei primi gruppi di Laeken (Belgio) era speso per la formazione dei responsabili, per far sì che questi giovani, consapevoli e coscienti, fossero in grado di impegnarsi per trasformare la realtà, coinvolgendo i propri compagni di lavoro e non ‘morendo’ nella piccola esperienza di gruppo.

Le condizioni di vita e di lavoro dei giovani di Laeken interrogano profondamente Cardijn. Gli fanno pensare che quello che vivono impedisce loro di realizzarsi pienamente come uomini e come cristiani.

L’apatia, l’ indifferenza, la rassegnazione causata dalla povertà materiale e culturale sono i primi fattori da abbattere per un percorso di presa di coscienza, di scoperta della propria dignità e di assunzione della propria responsabilità

Oggi la situazione economica e sociale è profondamente cambiata, ma uno dei problemi principali che avvertiamo è ancora quello di capire, di interpretare il mondo in cui viviamo.

Le persone si trovano costrette ad affrontare la complessità del contesto senza grandi strumenti per interpretarlo. La mancanza di grandi progetti di trasformazione sociale costringe ciascuno a cercare individualmente le soluzioni ai problemi e a rinchiudersi nelle proprie piccole ‘ tribù’ , con il rischio di cadere nell’ indifferenza o nell’omologazione.

Accompagnare le persone a raccontare la loro esperienza, a prendere coscienza di quello che vivono e fornire strumenti per interpretare la realtà rimangono fra gli obiettivi di fondo della GiOC” (Marco Calvetto, Relazione introduttiva al XIII Congresso Nazionale, Bellaria 2004) 2- In ascolto della Parola di Dio “Appena ci fummo separati da loro, salpammo e per la via diretta giungemmo a Cos, il giorno seguente a Rodi e di qui a Pàtara. 2 Trovata qui una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e prendemmo il largo. 3 Giunti in vista di Cipro, ce la lasciammo a sinistra e, continuando a navigare verso la Siria, giungemmo a Tiro, dove la nave doveva scaricare. 4 Avendo ritrovati i discepoli, rimanemmo colà una settimana, ed essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non andare a Gerusalemme. 5 Ma quando furon passati quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti loro con le mogli e i figli sin fuori della città. Inginocchiati sulla spiaggia pregammo, poi ci salutammo a vicenda; 6 noi salimmo sulla nave ed essi tornarono alle loro case. 7 Terminata la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a salutare i fratelli e restammo un giorno con loro. 8 Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed entrati nella casa dell`evangelista Filippo, che era uno dei Sette, sostammo presso di lui. 9 Egli aveva quattro figlie nubili, che avevano il dono della profezia. Eravamo qui da alcuni giorni, quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Agabo. 11 Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: "Questo dice lo Spirito Santo: l`uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani". 12 All`udir queste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme. 13 Ma Paolo rispose: "Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma a morire a Gerusalemme per

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il nome del Signore Gesù". 14 E poiché non si lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: "Sia fatta la volontà del Signore!". (21,1-14) 3 – Breve commento - Il lungo pellegrinaggio di Paolo attraverso i centri dell’Asia Minore e della Grecia, per proporre a giudei e greci il Vangelo di Gesù, si conclude a Gerusalemme, punto di avvio della missione, capitale del giudaismo ortodosso. - Questo brano è un racconto di viaggio, interrotto da due episodi, due incontri che mettono in rilievo la ferma determinazione di Paolo nell’affrontare la repressione giudaica. Come Gesù, anche Paolo è irremovibile nella sua decisione di recarsi a Gerusalemme per rendere testimonianza a Gesù. In questo quadro si collocano tutti i particolari. - A Tiro, presso la locale comunità, avviene il primo annuncio fatto dallo Spirito Santo per mezzo di cristiani carismatici: essi avvertono Paolo dei pericoli che corre andando A Gerusalemme. - A Tolemaide ritroviamo Filippo con quattro figlie profetesse. Nella comunità Agabo mima con un’azione simbolica quello che accadrà a Paolo a Gerusalemme: egli vuol far capire che la passione di Paolo rientra in un progetto di Dio, come quella di Gesù. - Qui il parallelo con la vicenda di Gesù si fa molto stretto: Paolo “verrà consegnato ai pagani” (Lc 18,32). Come Pietro aveva sconsigliato Gesù, così ora gli amici vogliono impedire a Paolo di proseguire. Alla fine anch’essi, come Gesù, riconoscono la “volontà” del Signore. Dunque Paolo non fa altro che ricalcare le orme del martire per eccellenza al quale egli ha consacrato la vita e per il quale è disposto a morire. Luca propone questa figura di Paolo come modello ai cristiani e agli evangelizzatori.

4 – In ascolto del Magistero della Chiesa

“Uno non deve mai amarsi al punto da evitare ogni possibile rischio di morte che la storia gli pone davanti. Chi cerca in tutti i modi di evitare un simile pericolo, ha già perso la propria vita” .

“Finché i contadini, e gli operai e i loro dirigenti non hanno sicurezza; finché il popolo viene sistematicamente assassinato dalle forze di repressione della giunta, io, che sono un semplice servitore del popolo, non ho nessun diritto di cercare misure di sicurezza” .

“Vi prego di non fraintendermi: non voglio morire, perché so che il popolo non lo vuole, ma non posso tutelare la mia vita come se fosse più importante della loro vita. La più importante è quella dei contadini, degli operai, delle organizzazioni popolari, dei militanti e dei dirigenti, ed essi muoiono tutti i giorni; ogni giorno ne trucidano venti, trenta, quaranta o più ancora. Come potrei adottare delle misure di sicurezza personale?”

“Sì, possono uccidermi; anzi, mi uccideranno, benchè alcuni pensino che sarebbe un grave errore politico; ma lo faranno ugualmente, perché pensano che il popolo sia insorto dietro le pressioni di un vescovo. Ma non è vero: il popolo è pienamente consapevole di chi sono i suoi nemici; e altrettanto conosce bene i propri bisogni e le alternative che si presentano.”

“Se uccidono me, resterà sempre il popolo ,il mio popolo. Un popolo non lo si può ammazzare” .

(Oscar Arnulfo Romero, otto giorni prima del suo assassinio (San Salvador, 24 marzo 1980). Da una intervista rilasciata al domenicano spagnolo Juan Carmelo Garcia)

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Spunti di riflessione

- La determinazione di Gesù, di Paolo, dei martiri di ieri e di oggi ci interpella: con quale coraggio e convinzione facciamo le nostre scelte? - Come sappiamo accompagnare, sostenere i militanti nelle fasi più dure del loro impegno? - Come ripensare la nostra vita alla luce di Cristo, il Martire per il Padre e per i fratelli? 5 – Preghiera

In memoria del vescovo Romero

In nome di Dio vi prego, vi scongiuro, vi ordino: non uccidete! Soldati, gettate le armi...

Chi ti ricorda ancora, fratello Romero?

Ucciso infinite volte dal loro piombo e dal nostro silenzio.

Ucciso per tutti gli uccisi; neppure uomo,

sacerdozio che tutte le vittime riassumi e consacri.

Ucciso perché fatto popolo: ucciso perché facevi cascare le braccia ai poveri armati,

più poveri degli stessi uccisi: per questo ancora e sempre ucciso. Romero, tu sarai sempre ucciso,

e mai ci sarà un Etiope che supplichi qualcuno

ad avere pietà. Non ci sarà un potente, mai,

che abbia pietà di queste turbe, Signore?

nessuno che non venga ucciso? Sarà sempre così, Signore?

(David Maria Turoldo)

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Fede, magia e superstizioni Paolo e l’alienazione religiosa (At 16 – 19)

La missione: scoprire la vera fede in Gesù Cristo, liberandola da superstizioni e credenze.

1 – In ascolto della vita Dal Documento Congressuale 2004:

“L’obiettivo della GiOC è l’annuncio di Gesù Cristo a tutti i giovani del mondo del lavoro e popolare, realizzato attraverso percorsi educativi e formativi specifici. L’evangelizzazione è intesa come annuncio della buona notizia dell’amore di Dio per l’uomo che si realizza sia con la parola sia con gesti di liberazione dal male.

L’annuncio del Vangelo è, quindi, inseparabile dall’ impegno per la liberazione di tutti gli uomini da ogni tipo di oppressione, alienazione e sfruttamento sia a livello individuale sia a livello collettivo e sociale. Per raggiungere tali obiettivi la GiOC organizza un movimento di giovani. La GiOC intende educare i giovani, pur in contesti e situazioni nuove, ai valori della solidarietà, della dignità, della giustizia, della fratellanza internazionale, assumendo così le istanze e le aspirazioni più autentiche della storia del movimento operaio.

La GiOC si impegna perché le condizioni di base necessarie alla vera realizzazione umana siano accessibili a tutti i giovani. In tale prospettiva l’associazione si riconosce solidale con tutti gli uomini e le donne che soffrono e lottano con le stesse speranze, gli stessi sogni e lo stesso obiettivo. Nel complesso e articolato mondo del lavoro la GiOC individua e analizza la situazione dei giovani, denunciando e impegnandosi a trasformare le condizioni disumanizzanti, e promuovendo un’azione rappresentativa e rivendicativa dei loro diritti.” (pag.9) 2 – In ascolto della Parola di Dio a) Paolo e la schiava indovina di Filippi “Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l`indovina. 17 Essa seguiva Paolo e noi gridando: "Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza". 18 Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: "In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei". E lo spirito partì all`istante. Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città; 20 presentandoli ai magistrati dissero: "Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei 21 e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare". 22 La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli 23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. 24 Egli, ricevuto quest`ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi” . (16,16-24) - Questo episodio segna la netta distinzione del Cristianesimo dal mondo degli indovini greci. Lo scontro non avviene per motivi di credenze religiose o per turbamento di ordine pubblico. - L’ostilità verso Paolo è dovuta ad una questione di soldi: i padroni della schiava si oppongono alla sua liberazione, perché vedono esaurirsi un grossa fonte di guadagni. E’ una situazione in cui la religione viene usata e strumentalizzata per scopi economici. Il Cristianesimo si presenta come liberazione rispetto a questa devianza.

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b) Paolo e la magia ad Efeso “Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina. 24 Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artèmide in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani, 25 li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: "Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere; 26 ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Efeso, ma si può dire di tutta l`Asia, affermando che non sono dei quelli fabbricati da mani d`uomo. 27 Non soltanto c`è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artèmide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l`Asia e il mondo intero adorano". 28 All`udire ciò s̀ infiammarono d`ira e si misero a gridare: "Grande è l`Artèmide degli Efesini!". 29 Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo. 30 Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. 31 Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. 32 Intanto, chi gridava una cosa, chi un`altra; l`assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi. 33 Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo. 34 Appena s̀ accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: "Grande è l`Artèmide degli Efesini!". 35 Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: "Cittadini di Efeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Efeso è custode del tempio della grande Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? 36 Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti. 37 Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea. 38 Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l`un l`altro. 39 Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell`assemblea ordinaria. 40 C`è il rischio di essere accusati di sedizione per l`accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento". 41 E con queste parole sciolse l`assemblea” . (19,23-40) - In questo episodio si collegano gli interessi di lavoro di Demetrio e il sentimento religioso popolare per Artemide. Luca vuole denunciare l’alleanza ambigua che esiste tra interessi economici e culto idolatrico. - Paolo, con la sua predicazione, mette in crisi il culto di Artemide e una serie di grossi interessi economici. - Il cancelliere di Efeso ribadisce l’onorabilità di Paolo e della fede cristiana: essi sono innocenti. Questo riconoscimento è molto importante perché la denuncia cristiana dell’ idolatria diventa sempre più pericolosa: questioni economiche e interessi politici erano rimessi in gioco. c) Paolo e gli esorcisti giudei a Efeso “Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch`essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica". 14 Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. 15 Ma lo spirito cattivo rispose loro: "Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?". 16 E l`uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. 17 Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Efeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù. 18 Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche 19 e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e

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li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d`argento. 20 Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava” . (19,13-20) - In sintesi, Luca vuol dire: il Vangelo non solo smaschera le arti magiche, ma risana e libera gli uomini con forza salvifica. La contrapposizione tra fede e magia viene collocata proprio ad Efeso, capitale di queste pratiche magiche. - Luca vuole combattere l’uso magico del nome di Gesù. Solo chi si appella a Gesù con fede ottiene la salvezza. - L’effetto ottenuto è che la gente, fra cui anche i neoconvertiti, confessa apertamente le pratiche magiche. Avviene, quindi, una purificazione e una liberazione della fede cristiana. Luca sottolinea dunque in questi tre passi la sottile connivenza che c’è tra magia-idolatria ed interesse economico. La signoria e la potenza di Gesù vincono sulle stregonerie alleate del denaro. Solo dove retrocede l’alienazione della magia, delle credenze, delle superstizioni si afferma il Vangelo in tutta la sua libertà ed efficacia salvifica. 3 – In ascolto del Magistero della Chiesa

Dio può rivelare l'avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell'abbandonarsi con fiducia nelle mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo. L'imprevidenza può costituire una mancanza di responsabilità.

Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che “svelino” l'avvenire [Dt 18,10; Ger 29,8 ]. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo.

Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui. (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2115-2117)

Spunti di riflessione - Come possiamo purificare la nostra fede da atteggiamenti un po’ magici, da credenze, oroscopi, integrismi di ogni specie? Quale uso magico facciamo, talvolta, della preghiera e dei segni cristiani? - Anche oggi la fede può diventare elemento di disturbo per i potenti: in alcuni paesi i cristiani sono perseguitati perché con la loro fede, la loro pratica di liberazione mettono in pericolo monopoli e centri di potere. Tutto questo come ci interroga? - Riusciamo a vivere e a proporre la fede cristiana come contestazione radicale di ogni alienazione ideologica, culturale, religiosa?

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4 - Preghiera Saggio quell’uomo che non insegue i miti del successo, non è attratto dalla facile ricchezza e non cerca onori e piacere. Veramente saggio quell’uomo che crede nella giustizia e nel bene, che si lascia guidare dalla Parola e la rende il suo pane quotidiano. Sarà come un albero rigoglioso che affonda le sue radici nel terreno dei veri valori e nell’acqua viva della fede. La sua coscienza sarà tranquilla, la sua parola saggia e credibile, le sue scelte stabili e costruttive, la sua vita aperta al futuro. Sciocco quell’uomo che ha fiducia solo in se stesso,

che vende l’anima al successo e fa del piacere il suo dio. Veramente sciocco quell’uomo che non ama Dio e il prossimo, che non coltiva i valori morali e la speranza in un futuro migliore. Sarà come una foglia secca fatta turbinare dal vento degli interessi, come una banderuola senza stabile direzione di vita. Non saprà resistere nei tempi di prova; si scoprirà vuoto di valori e di coraggio, abbandonato dagli amici di comodo, tremante come un bimbo impaurito. E’ Dio la forza dell’uomo saggio e insieme la sua meta e il suo premio. La rovina dell’uomo sciocco è credere solo in se stesso.

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Fede, e mondi diversi Paolo ad Atene, di fronte ai “ sapienti” (At 17)

La missione alle prese con le culture, l’autosufficienza, le mentalità del proprio tempo.

1- In ascolto della vita La Chiesa del secolo XX si è trovata, un po’ come Paolo, di fronte alla grande sfida della cultura moderna, una cultura nata a spezzoni, spesso in contrasto con il Cristianesimo: * Nel 1800 - inizio 1900, i cristiani hanno, prevalentemente, scelto la strada del rifiuto sdegnato, della condanna e della contrapposizione frontale. * Con il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), la Chiesa nel suo insieme ha imboccato una strada diversa, quella del dialogo, del confronto, dell’ interrogarsi reciprocamente. * Da questa apertura è nato un grande sforzo di ricerca: come possiamo annunciare la fede con il linguaggio, con la cultura, con i valori del nostro tempo? Che cosa si deve accogliere e che cosa si deve rifiutare? * In questa ricerca si è aperto un grande dibattito e si sono fatte molte sperimentazioni (nascita di associazioni laicali, studi biblici e teologici, i preti operai, la teologia della liberazione, il rinnovamento liturgico), ma la strada è ancora lunga. Anche noi, oggi, troviamo nella scuola, sul territorio, sul lavoro giovani di fedi e culture diverse, credenti praticanti e credenti più superficiali; giovani in ricerca e altri apparentemente indifferenti.

“Partendo dal presupposto che la fede sia un dono che può essere solamente ricevuto, credo sia lecito pensare che questo dono possa anche essere sviluppato, ma allo stesso tempo bisogna tenere presente, che come tutte le cose preziose, può anche andare perso se non viene coltivato in un ambiente opportuno e con le tecniche giuste.

Credo che la fede sia un dono e in quanto tale penso che sia più valorizzante, anziché viverla in solitudine, condividerla insieme alle persone con cui si interagisce. Sono tra quelle persone che non amano solamente teorizzare, ma al contrario desidero fortemente tradurre in realtà concreta e tangibile i principi in cui si crede.

Ho cercato allora, per essere coerente, di darmi da fare nella realtà in cui vivo impegnandomi nel sociale e mettendo a disposizione per gli altri tutte le risorse fisiche e mentali di cui potevo disporre. All'inizio quando si portava a termine un obiettivo c'era soddisfazione personale, ma soprattutto c'era la soddisfazione di vedere nei volti delle persone con cui si aveva collaborato una evidente forma di contentezza.

Ma col tempo mi sono accorto che qualcosa è cambiato, forse anche perché sono passate le fasi dell' entusiasmo iniziale.

Ho così avuto modo di vedere nelle persone che mi stavano accanto, prima una certa forma di disinteresse e poi una strana forma di sofferenza che spesso sfociava in incomprensibili esternazioni di cattive dicerie fino ad arrivare a montare pubblici processi di accusa contro la tua buona volontà. Ho vissuto infatti avvenimenti che ti fanno star male e che ti distruggono moralmente, dopo che hai dato tutto quello che potevi per gli altri.

Successivamente ho vissuto una fase di grande sconforto personale che mi ha fatto ripensare alle motivazioni che mi avevano spinto ad impegnarmi per gli altri. Mi è venuto allora in mente che un bel po' di tempo fa qualcuno, molto più importante di me, ha ricevuto delle "ricompense" ben più gravi delle mie per essersi dedicato completamente agli altri.

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Quello che in seguito mi ha confortato maggiormente è stata la consapevolezza di aver agito sempre con l'intenzione di fare qualcosa per gli altri e non per te stesso.

Questi comportamenti non so a cosa siano dovuti, anche se più volte ho provato a pensarci sopra. Rifiuto di dare la totale responsabilità alla società e al periodo storico in cui si vive per cercare di scusare certi comportamenti, perché credo fortemente che se qualcuno vuole realizzare qualcosa per se stesso o per gli altri deve solamente darsi da fare.” 2 – In ascolto della Parola di Dio a) L’ incontro con epicurei e stoici “Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. 17 Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. 18 Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: "Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?". E altri: "Sembra essere un annunziatore di divinità straniere"; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. 19 Presolo con sé, lo condussero sull`Areòpago e dissero: "Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? 20 Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta". 21 Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare” . (17,16-21) b) Il discorso di Paolo all’Areopago di Atene Allora Paolo, alzatosi in mezzo all`Areòpago, disse: "Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dei. 23 Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un`ara con l`iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell`uomo 25 né dalle mani dell`uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dá a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l`ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 27 perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28 In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. 29 Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all`oro, all`argento e alla pietra, che porti l`impronta dell`arte e dell`immaginazione umana. 30 Dopo esser passato sopra ai tempi dell`ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31 poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". 32 Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: "Ti sentiremo su questo un`altra volta". 33 Così Paolo uscì da quella riunione. 34 Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell`Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro. (17,22-34) 3 – Breve commento - Atene è il centro culturale del mondo greco-ellenistico. Qui avviene il tentativo di incontro tra il Cristianesimo e la cultura greca.

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- La sensibilità religiosa degli Ateniesi è proverbiale ed è testimoniata dalla presenza di molti altari, statue e monumenti religiosi. - Paolo è impressionato da questa molteplicità di simboli, ma non perde l’autocontrollo. Affronta la situazione con metodo nuovo e libero da schematismi: inizia la riflessione da quello che ha visto. - Per la prima volta il dibattito avviene fuori dal luogo di culto, in piazza. Paolo si imbatte nei rappresentanti delle due culture umanistiche del mondo greco. Gli Epicurei propongono un ideale di felicità del tutto mondano e ateo e vedono in Paolo un parolaio, un parassita; lo trattano con grande disprezzo. Gli Stoici propongono un ideale di vita conforme alla natura. Non credono in un Dio personale, sono panteisti. Per loro, Paolo è semplicemente un predicatore di divinità straniere. - l’Areopago è l’assemblea del consiglio supremo della città. In questa cornice solenne ha luogo il discorso di Paolo. - Le parole di Paolo sono un esempio di predicazione cristiana ai rappresentanti della cultura greca. L’aggancio con gli uditori prende lo spunto dalla religiosità degli ateniesi. Paolo mostra un atteggiamento di simpatia e di positiva accoglienza verso le migliori attese e ricerche dell’ambiente greco-ellenisitico. Viene dato ampio spazio alla cosiddetta pre-evangelizzazione. Tutta la riflessione sull’unico Dio creatore e redentore è orientata al tema della ricerca umana di Dio. Il mondo (secondo la filosofia greca) e la storia umana (secondo la storia biblica) sono due strade che l’uomo percorre nella sua ricerca. In questo cammino, l’uomo si muove come un cieco. Qui per ricerca si intende non l’ indagine intellettuale, ma un cammino verso un incontro ed una conversione a Dio e al suo progetto d’amore e di pace. Questa ricerca umana può trovare Dio, perché “Dio non è lontano da ciascuno di noi” . Poi viene l’annuncio cristiano. Esso divide la storia in due epoche: quella dell’ ignoranza e quella della manifestazione piena. Di qui sorge l’appello urgente alla conversione. - Il vero scandalo per i greci acculturati, “sapienti” è il fatto nuovo ed incredibile della Resurrezione. La realtà del corpo, per i greci, non ha nessuna relazione con il mondo divino. L’autosufficienza e la superficialità sono le vere cause del rifiuto. - Luca non manca di annotare, tuttavia, una nota di speranza: nonostante tutto, alcune persone significative aderiscono al messaggio di Paolo. 4 – In ascolto del Magistero della Chiesa Le istituzioni educative cattoliche possono e debbono svolgere un prezioso servizio formativo, impegnandosi con speciale sollecitudine per l'inculturazione del messaggio cristiano, ossia l'incontro fecondo tra il Vangelo e i vari saperi. La dottrina sociale è strumento necessario per un'efficace educazione cristiana all'amore, alla giustizia, alla pace, nonché per maturare consapevolezza dei doveri morali e sociali nell'ambito delle diverse competenze culturali e professionali . (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 532) La dottrina sociale è un efficace strumento di dialogo tra le comunità cristiane e la comunità civile e politica, uno strumento adatto a promuovere e ad ispirare atteggiamenti di corretta e feconda collaborazione, secondo modalità adeguate alle circostanze. L'impegno delle autorità civili e politiche, chiamate a servire la vocazione personale e sociale dell'uomo, secondo la propria competenza e con i propri mezzi, può trovare nella dottrina sociale della Chiesa un importante sostegno e una ricca fonte di ispirazione. (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 534)

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Spunti di riflessione - Questo discorso ci ripropone il tema sempre attuale della traduzione (o riespressione) del messaggio cristiano nel linguaggio, nella cultura, nel “mondo” dei giovani di oggi. Paolo cita, infatti, il testo di un poeta pagano, così come avrebbe citato un brano dell’Antico Testamento, parlando agli ebrei. In ogni caso, l’annuncio della salvezza attraverso alla persona di Gesù morto e risorto è discorso che mette in crisi le ideologie, le culture, i progetti storici degli uomini di ieri e di oggi. - Questo incontro con il mondo culturale greco avviene dunque su due fronti: * l’accoglienza e la promozione coraggiosa delle intuizioni e proposte positive; * la critica lucida delle deviazioni e mistificazioni culturali e religiose. - Come sappiamo testimoniare e annunciare la fede in Gesù Cristo nei nostri ambienti scristianizzati, valorizzando le opportunità di oggi e proponendo con coraggio la novità liberante del Vangelo? 5 – Preghiera All’ inizio del tempo, prima delle ansie e dei sogni, prima del dolore e della gioia, c’era la Parola di Dio. La Parola è il riflesso del Padre, la comunione d’amore dello Spirito, la vita misteriosa della Trinità, il volto di Dio per gli uomini. La Parola è l’ idea della creazione, l’ inizio e la spinta dell’evoluzione,

l’anima profonda dell’universo, la vita che sboccia nel tempo. La Parola si è rivestita di fragilità, delle luci e delle ombre della storia, delle speranze e delle sconfitte dei poveri, della carne e del sangue di un uomo. La Parola di Dio per il credente è la luce, la sapienza, l’amore; è la via, la verità e la vita; è la promessa, il dono e il compimento.

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Un gruppo di lavoratori Paolo fra i lavoratori di Corinto (At 18)

La missione si incarna nelle condizioni di vita, di lavoro dei giovani. 1 – In ascolto della nostra vita

Gesù mandò gli apostoli a due a due perchè annunciassero il Vangelo. Così noi suore e fratelli operai della Santa Casa di Nazareth abbiamo iniziato ad uscire la sera a due a due per incontrare alcune compagnie di " ragazzi del muretto" che, in provincia di Brescia, si incontrano nei posti più strani e insoliti: sotto un ponte dietro al cimitero, su panchine in zone scure e isolate del paese, in spiazzi d'aperta campagna. E' stato molto positivo che ci fosse con noi anche un giovane lavoratore un po' più grande di loro. Quanti sono i giovani lontani da qualsiasi forma di aggregazione religiosa o civile e per lo più sono giovani lavoratori o studenti di CFP.

E' inutile attenderli nelle nostre Parrocchie o nei conventi: non verranno mai o almeno non verranno subito! Per oltre un anno siamo usciti una o due volte la settimana semplicemente per "esserci" con loro, accettando i loro scherzi, le loro provocazioni, gli inviti per una bevuta al "cantinone" o per una partita a biliardino. Mai, o quasi mai, si parla di Dio con loro! Allora cosa andiamo ad annunciare? Che loro ci interessano, che vogliamo loro un mondo di bene e desideriamo fare nostri i loro problemi, le loro preoccupazioni, le loro speranze. Il nostro velo, il nostro crocifisso sono comunque un segno che li rimanda a Dio.

Dopo un anno si è creata una bella relazione con loro e abbiamo potuto entrare nei loro luoghi di lavoro, registrare un DVD mentre erano impegnati nelle loro occupazioni, intervistandoli su cosa ne pensavano. E' stata una grande gioia e motivo d'orgoglio constatare come "i nostri ragazzi" son ben voluti e apprezzati dai loro colleghi e datori di lavoro perchè sanno lavorare con passione e ottimi rendimenti.

Sì proprio loro, "i ragazzi del muretto", quelli che in paese sono visti male e suscitano solo pregiudizi! Sono ragazzi in gamba che hanno solo bisogno d'incontrare qualcuno che li ascolti e li spinga a riflettere sui valori della vita e forse, pure per loro, si apriranno nuove strade anche al di fuori del lavoro, che non siano limitate ad una canna o una bevuta. Oggi la "missione" ci chiede di "esserci". 2 – In ascolto della Parola di Dio “Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2 Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall`Italia con la moglie Priscilla, in seguito all`ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3 e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4 Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci. 5 Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6 Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: "Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani". 7 E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8 Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare. 9 E una notte in visione il Signore disse a Paolo: "Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, 10 perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città". 11 Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio” . (18,1-11)

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3 – Breve commento - Corinto: in quel periodo è la città più importante della Grecia, con mezzo milione di abitanti, di cui 2/3 schiavi. E’ sede del governatore romano e centro commerciale di grande rilievo. L’ industria tessile e della ceramica, il trasbordo delle navi e le attività annesse creavano la ricchezza della città. Molti conducevano una sorte di dolce vita, chiamata ‘vivere alla corinzia’ . Simbolo della corruzione era il santuario alla dea dell’amore, dove prestavano servizio mille prostitute. - Gli inizi, il lavoro: l’ inizio dell’evangelizzazione è modesto, ma istruttivo: * Paolo prende alloggio presso una coppia di giudeo-cristiani. * L’occasione per questo primo contatto è il lavoro. Nelle grandi città dell’antichità ciò che fungeva da “passaporto” e carta di riconoscimento era appunto il lavoro o il mestiere. Paolo trova a Corinto un punto d’appoggio proprio grazie al suo lavoro manuale. - Si il tratta di costruire tende, quelle in dotazione all’esercito romano. Questo lavoro consente a Paolo: * L’autonomia economica, e quindi la libertà nell’annuncio del Vangelo. * Gli ascoltatori non potevano rimproverargli di fare propaganda religiosa a scopo di lucro, come i vari propagandisti itineranti. * Il lavoro manuale di Paolo, un lavoro riservato agli schiavi, doveva fare molta impressione in un ambiente incline alla vita facile e al parassitismo. * Infine, il legame e la solidarietà del lavoro è il primo approccio per costruire quel tessuto di relazioni umane che danno vita alla comunità cristiana. - Un gruppo: Aquila e Priscilla non sono solo compagni di lavoro di Paolo, ma diventano anche collaboratori nell’evangelizzazione. Ad essi si aggiungono Sila e Timoteo. Con essi, anche un uomo già coraggioso come Paolo si sente rincuorato nell’ardua impresa di costruire una comunità cristiana in una città non facile. - Un nuovo stile missionario: dopo la rottura con i giudei, ora gli incontri in una sala privata, presso un pagano simpatizzante. E i primi frutti non tardano ad arrivare. Si converte addirittura Crispo, il presidente della Sinagoga. Le lettere di Paolo ci testimoniano come, da questi umili inizi, si formerà una delle comunità più vivaci e più interessanti della Chiesa del primo secolo. - La visione notturna: nelle svolte storiche e più importanti della vita di Paolo e della sua azione missionaria, interviene l’ iniziativa di Dio che dà l’ impulso e l’orientamento decisivi. La lunga permanenza a Corinto (un anno e mezzo) è una ulteriore conferma dell’ importanza di questa tappa missionaria sul cammino dell’evangelizzazione da Gerusalemme a Roma. 4 – In ascolto della Dottrina Sociale della Chiesa

“ Il lavoro umano ha una duplice dimensione: oggettiva e soggettiva. In senso oggettivo è l'insieme di attività, risorse, strumenti e tecniche di cui l'uomo si serve per produrre, per dominare la terra, secondo le parole del Libro della Genesi. Il lavoro in senso soggettivo è l'agire dell'uomo in quanto essere dinamico, capace di compiere varie azioni che appartengono al processo del lavoro e che corrispondono alla sua vocazione personale: « L'uomo deve soggiogare la terra, la deve dominare, perché come “ immagine di Dio” è una persona, cioè un essere soggettivo capace di agire in modo programmato e razionale, capace di decidere di sé e tendente a realizzare se stesso. Come persona, l'uomo è quindi soggetto del lavoro ».

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Il lavoro in senso oggettivo costituisce l'aspetto contingente dell'attività dell'uomo, che varia incessantemente nelle sue modalità con il mutare delle condizioni tecniche, culturali, sociali e politiche. In senso soggettivo si configura, invece, come la sua dimensione stabile, perché non dipende da quel che l'uomo realizza concretamente né dal genere di attività che esercita, ma solo ed esclusivamente dalla sua dignità di essere personale. La distinzione è decisiva sia per comprendere qual è il fondamento ultimo del valore e della dignità del lavoro, sia in ordine al problema di un'organizzazione dei sistemi economici e sociali rispettosa dei diritti dell'uomo.

La soggettività conferisce al lavoro la sua peculiare dignità, che impedisce di considerarlo come una semplice merce o un elemento impersonale dell'organizzazione produttiva. Il lavoro, indipendentemente dal suo minore o maggiore valore oggettivo, è espressione essenziale della persona, è « actus personae ». Qualsiasi forma di materialismo e di economicismo che tentasse di ridurre il lavoratore a mero strumento di produzione, a semplice forza-lavoro, a valore esclusivamente materiale, finirebbe per snaturare irrimediabilmente l'essenza del lavoro, privandolo della sua finalità più nobile e profondamente umana. La persona è il metro della dignità del lavoro: « Non c'è, infatti, alcun dubbio che il lavoro umano abbia un suo valore etico, il quale senza mezzi termini e direttamente rimane legato al fatto che colui che lo compie è una persona ».587

La dimensione soggettiva del lavoro deve avere la preminenza su quella oggettiva, perché è quella dell'uomo stesso che compie il lavoro, determinandone la qualità e il valore più alto. Se manca questa consapevolezza oppure non si vuole riconoscere questa verità, il lavoro perde il suo significato più vero e profondo: in questo caso, purtroppo frequente e diffuso, l'attività lavorativa e le stesse tecniche utilizzate diventano più importanti dell'uomo stesso e, da alleate, si trasformano in nemiche della sua dignità” . (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 271 – 272)

Spunti di riflessione - Con Aquila e Priscilla, Paolo condivide il lavoro manuale e anche il progetto di far nascere un gruppo, un’ esperienza di Chiesa a Corinto: come ti senti coinvolto personalmente nel far nascere, crescere esperienze di gruppo, di Chiesa con i compagni di lavoro, di università, sul territorio? - Come vivi i rapporti con le persone nel tuo ambiente di lavoro? Che cosa ti proponi? - Ritieni che l’ambiente di lavoro possa essere un luogo di evangelizzazione? In che modo? 5 - Preghiera Gesù, tu sei vissuto tra di noi, povero tra i poveri, senza potere, senza privilegi e hai condiviso le nostre gioie e le nostre fatiche: donaci di vivere nella tua semplicità. Gesù, sei cresciuto negli anni e nella conoscenza come noi e hai conosciuto le nostre lentezze e i nostri tempi lunghi: insegnaci a vivere nella tua umiltà. Gesù, hai lavorato come carpentiere, come uno di noi; hai pianto con chi piange e gioito con chi è nella gioia: ispiraci i tuoi sentimenti Gesù, hai imparato anche tu a leggere e ad ascoltare la Parola di Dio e a scoprire la sua volontà su di te: mostraci la tua ubbidienza. Gesù, hai sentito anche tu i richiami della vocazione e hai cercato di comprendere ciò che il Padre voleva da te: donaci la tua capacità di discernere.

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Gesù, hai provato anche tu la tentazione; anche tu hai chiamato il Padre perché ti venisse il aiuto: aumenta la nostra fede. Gesù, hai conosciuto l’amicizia e l’abbandono, la solitudine di chi soffre, la paura del dolore e della morte: donaci il tuo coraggio e la tua forza. Gesù, tu sei la vite, noi i tralci: fa’ che non ci stacchiamo mai da te e portiamo i frutti per testimoniare il tuo amore in mezzo ai nostri fratelli.

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Gruppi, Comunità eterogenee e vivaci Paolo a Efeso (At 18-19)

La missione: varietà di ruoli, di compiti, con l’unico obiettivo dell’annuncio di Gesù Cristo.

1 – In ascolto della vita

“Una iniziativa affrontata con un vero lavoro di rete, in collaborazione: il primo maggio 2006. Tre giornate intense e lunghissime, la piazza piena di giovani: italiani e immigrati insieme per portare la voce di lavoratori e studenti. Uniti e alla ricerca di ciò che abbiamo in comune e non divisi da ciò che ci distingue.

Un’esperienza unica ma non certo facile, che ha richiesto mesi di progettazione e di collaborazione. La priorità dell’anno, l’ immigrazione, ci ha portati a riflettere sulle condizioni di vita dei giovani immigrati. Ci ha indotti a guardarci attorno, a ricercare, a conoscere le esperienze di questi giovani, delle realtà che sul territorio di occupano di questo tema. Il primo maggio è stato l’epilogo di questo cammino lungo e intenso ma estremamente arricchente.

In occasione del primo maggio abbiamo accolto la proposta di collaborazione con l’Asai, un’associazione che opera nel territorio di San Salvario a Torino e che coinvolge e aggrega centinaia di giovani immigrati. Loro volevano, per la prima volta, partecipare a questa giornata poco sentita tra i giovani lavoratori immigrati, per noi invece era un’occasione di incontro irripetibile con giovani di diverse nazionalità.

La preparazione è stata lunga, e non priva di imprevisti. Mettere insieme la vita e l’organizzazione di due associazioni così diverse è stata un’ impresa ardua; le incomprensioni non sono mancate e, forse, non è filato tutto come avremmo voluto. Ma piano piano abbiamo trovato un equilibrio.

Le commissioni di federazione hanno lavorato compatte e concentrate, e anche i ragazzi dei coordinamenti hanno trovato il loro spazio, potendo sentirsi protagonisti attivi di quel momento. I giovani dell’Asai hanno portato il loro specifico, hanno colorato di festa e allegria il corteo e il pomeriggio del primo maggio.

A distanza di mesi, passata la fatica del momento, la tensione degli ultimi giorni in cui tutto sembrava remarci contro, credo di poter valutare con positività questo momento. Penso che quei tre giorni di festa e riflessione siano stati un momento di vero incontro con il Signore.

Al di là dei piccoli problemi organizzativi, poter ascoltare le storie di vita dei giovani della Gioc e dei giovani dell’Asai, poter vedere centinaia di facce felici di essere in piazza con noi, sono stati la risposta più bella a mesi di fatiche e di lavoro comune.

Forse, non sempre l’annuncio del Signore avviene in maniera consapevole ed esplicita, a volte si nasconde dietro le esperienze, i volti , i momenti di incontro e di festa e lo scorso primo maggio credo sia stato tutto questo” . 2 – In ascolto della Parola di Dio a) Primo soggiorno di Paolo ad Efeso con Aquila e Priscilla Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s̀ imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. 19 Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a

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discutere con i Giudei. 20 Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. 21 Tuttavia prese congedo dicendo: "Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà", quindi partì da Efeso. 22 Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia. (18,18-22) b) Apollo, un predicatore spontaneo Trascorso colà un pò di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli. 24 Arrivò a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. 25 Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. 26 Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. 27 Poiché egli desiderava passare nell`Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto là, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti; 28 confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo. (18, 22-28) Breve commento - Apollo è una specie di battitore libero. Lo ritroveremo con un ruolo di prestigio nella comunità di Corinto (vedi le lettere di Paolo). E’ proveniente da Alessandria, sede di una fiorente colonia giudaica. Là ha conosciuto il messaggio cristiano, ma in forma riduttiva. - La figura di Apollo apre uno spiraglio su un mondo cristiano vario e diversificato. Nell’esperienza cristiana ci sono vie diverse: da un cristianesimo legato al Battista, a quello carismatico e spirituale. - Da notare il ruolo preminente di Priscilla e Aquila: viene nominata per prima la donna, segno che è lei ad avere l’ iniziativa nell’attività missionaria. c) Paolo ad Efeso Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell`altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli 2 e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo". 3 Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero. 4 Disse allora Paolo: "Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù". 5 Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù 6 e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. 7 Erano in tutto circa dodici uomini. (19, 1-7) Breve commento - Questi cristiani che si rifanno a Giovanni Battista, hanno l’apparenza di una setta, o di un movimento separatista. Paolo interviene. Egli, infatti, non è solo l’uomo infaticabile dell’espansione cristiana, è pure suo compito specifico dare unità e coesione a tutta la comunità - Il fatto di Efeso è un esempio di come si deve ricomporre o rifondare l’unità cristiana. Fondamento della coesione cristiana è il Battesimo nel nome di Gesù, che comunica lo Spirito Santo. Chi non ha fatto l’esperienza dello Spirito Santo non si è accorto della svolta storica inaugurata da Gesù. - Questa di Efeso è la terza Pentecoste. Lo Spirito Santo vi appare come forza di coesione e di unificazione ecclesiale.

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d) Attività missionaria di Paolo Entrato poi nella sinagoga, vi potè parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. 9 Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno. 10 Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d`Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore. (19, 8-10) Breve commento - Dopo tre mesi, anche qui, Paolo inizia la predicazione in una sala “ laica” , aperta a tutti e il cambiamento si rivela molto efficace. Il ‘ testo occidentale’ dice che Paolo insegnava dalle 11 alle 16, periodo che corrisponde al riposo dei lavoratori manuali nei paesi mediterranei. L’uditorio di Paolo sarebbe quindi costituito di lavoratori. - Paolo resta ad Efeso per circa 3 anni (Atti 20,31). La sua attività si estende s molti piccoli centri che gravitano su Efeso. - Paolo è animatore di un vivace gruppo missionario: oltre ad Aquila e Priscilla, ci sono Timoteo, Erasto, Gaio, Aristàrco, Tito ed altri. 3 – In ascolto del Magistero della Chiesa

Il « maschile » e il « femminile » differenziano due individui di uguale dignità, che non riflettono però un'uguaglianza statica, perché lo specifico femminile è diverso dallo specifico maschile e questa diversità nell'uguaglianza è arricchente e indispensabile per un'armoniosa convivenza umana: « La condizione per assicurare la giusta presenza della donna nella Chiesa e nella società è una considerazione più penetrante e accurata dei fondamenti antropologici della condizione maschile e femminile, destinata a precisare l'identità personale propria della donna nel suo rapporto di diversità e di reciproca complementarità con l'uomo, non solo per quanto riguarda i ruoli da tenere e le funzioni da svolgere, ma anche e più profondamente per quanto riguarda la sua struttura e il suo significato personale ».287

La donna è il complemento dell'uomo, come l'uomo è il complemento della donna: donna e uomo si completano a vicenda, non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma anche ontologico. È soltanto grazie alla dualità del « maschile » e del « femminile » che l'« umano » si realizza appieno. È « l'unità dei due »,288 ossia una « unidualità » relazionale, che consente a ciascuno di sentire il rapporto interpersonale e reciproco come un dono che è al tempo stesso una missione: « A questa “unità dei due” è affidata da Dio non soltanto l'opera della procreazione e la vita della famiglia, ma la costruzione stessa della storia ».289 « La donna è “aiuto” per l'uomo, come l'uomo è “aiuto” per la donna! »: 290 nel loro incontro si realizza una concezione unitaria della persona umana, basata non sulla logica dell'egocentrismo e dell'autoaffermazione, ma su quella dell'amore e della solidarietà. (Dottrina Sociale della Chiesa, 146 – 147)

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Spunti di riflessione - Come vivi nel gruppo, in zona, in parrocchia il valore e l’ importanza dei vari ruoli, indispensabili ma sempre imperfetti, (come per Priscilla, Aquila, Apollo…)? - La centralità della persona di Gesù Cristo come è maturata nel tuo cammino personale di fede e nel percorso del tuo gruppo e della tua comunità? - Nelle prime Comunità emerge il ruolo fondamentale della donna (Priscilla): quale posto occupano le donne nel gruppo, nella vita del movimento e della parrocchia? 4 – Preghiera Infinita, o Dio, la ricchezza del tuo amore per l’uomo, intima la tua intuizione dei segreti dei cuori. Nessuno può competere con te, nessuno conoscerti veramente; il tuo modo di amare e salvare è un mistero perfino per i santi. Balbettiamo parole e invocazioni per mascherare la nostra impotenza;

solo il silenzio è degno di te, un silenzio d’ascolto e abbandono. Ogni cosa è tuo dono, Signore, un dono la vita, la pace e il tempo che corre veloce all’ incontro finale con te. Per te Dio, sposo ed amico, la lode, il canto e la festa; per noi grazia, gioia ed attesa di vedere il tuo volto splendente.

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I l prete nella Chiesa Paolo: discorso d’addio ai presbiteri di Efeso (20, 17-38)

La missione: riscoprire il ruolo del sacerdote, della religiosa/o nella Chiesa. 1 – In ascolto della vita

Michele di Rimini: “Una canzone diceva ‘ ..Ci vorrebbe un amico’ . Dal 1995 al 1998 ho ricoperto il ruolo di permanente della GiOC di Rimini con, al mio fianco, il ruolo istituzionale dell'Assistente, ma soprattutto con un amico: don Luigi Tiberti.

Il ricordo di quegli anni mi rende ancora oggi particolarmente felice. Ricordo con piacere la stupenda collaborazione che con don Luigi avevamo instaurato, collaborazione che nasceva da una bella amicizia trasformatasi, nel corso degli anni, in un rapporto solido, sincero e profondamente sentito da entrambi.

Ho sempre vissuto l'impegno di permanente con la consapevolezza e con la grinta che mi veniva da una frase che Cardijn diceva spesso ai suoi militanti "tutto con i militanti, niente senza l'assistente". E questo è sempre stato il motto ispiratore di tutta l'attività e le riflessioni sviluppate.

In questo, l'assistente ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale per la vita dell'Associazione in tutti i suoi campi.

Il mio mandato non era certo iniziato sotto i migliori auspici; l'associazione viveva un momento di stallo, tra i militanti non c'era una grande coesione e nemmeno la stessa visione programmatica.

Con tanta pazienza e con un ruolo decisivo di don Luigi, le difficoltà iniziali si sono lentamente dissolte per fare spazio ad un periodo di intensa attività per la GiOC.. Sono stati elaborati numerosi progetti di aggregazione, di formazione e percorsi di fede, che hanno coinvolto tutti i militanti e i ragazzi dei gruppi base.

Non c'era sera che non fosse convocata una riunione a cui partecipare. Ad ogni riunione c'era sempre lui, don Luigi. Questo testimonia del suo amore per la GiOC, della sua tenacia e della sua missione di pastore tra i giovani lavoratori. Tante volte l'ho visto stanco, provato, ma è sempre stato presente, propositivo, intuitivo.

Ripercorrendo questi anni, la GiOC aveva visto la rinascita del CIGD (Centro Informazione Giovani Disoccupati), ha proseguito con il progetto difficoltoso di formare gruppi di lavoratori in parrocchia. Sono stati numerosissimi gli incontri con i parroci nella consapevolezza che nelle parrocchie il futuro della GiOC sarebbe stato garantito per una serie di ragioni: lì ci sono i giovani, lì c'è il cammino di fede, lì si verificano e si sostengono le difficoltà di quei ragazzi che invece di studiare vanno a lavorare. In secondo luogo in tutta Italia la GiOC nasce e cresce nelle parrocchie, infine la diocesi ci aveva espressamente invitato a proporre ai parroci l'Associazione. E' stato attivato il progetto di aggregazione nelle scuole professionali ed era stata posta particolare attenzione al mondo del lavoro attraverso la creazione di una apposita "Commissione Lavoro" che ha organizzato momenti di approfondimento su tematiche sociali e riattivato quella vecchia tradizione di fare campi formativi per lavoratori a ferragosto.

Tutta una serie di attività che hanno permesso alla GiOC di confermare il suo ruolo ecclesiale, anche attraverso la prima Visita pastorale che il nostro Vescovo ci ha fatto l'8 dicembre del 1997. In quella bella occasione abbiamo avuto modo di dialogare con il Vescovo, portando le nostre particolarità e chiedendo aiuto per il futuro. E il Vescovo, ha risposto con entusiasmo, incoraggiando l'Associazione a proseguire nel suo compito di evangelizzazione tra i giovani lavoratori.

Infine la prima festa nazionale della GiOC a Rimini. Un momento di forte coesione, che ci ha visti impegnati per la realizzazione di un evento che ha assunto nei media e nella visibilità un carattere nazionale. Ci ha dato una grande responsabilità per i temi trattati.

Tanti impegni quindi che hanno avuto come centro e baricentro don Luigi. L'amico don Luigi.

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Un ruolo di assistente sempre presente, sempre accorto negli interventi ma deciso ad arrivare fino in fondo. Una tenacia che sconvolge per come sa mettere sotto pressione il fisico, per come vuole raggiungere i risultati che insieme ci eravamo prefissi. Una tenacia sorretta da una incrollabile fede in Dio.

E non si è mai dimenticato di nessuno, nemmeno dei suoi studenti. Quante cene abbiamo fatto insieme a loro e quante belle serate ne sono scaturite. Appena intorno al tavolo, la giornata, le gioie di ognuno esplodevano in racconti senza fine, fino a tarda notte.

Devo confessare che come permanente non ho mai visto in don Luigi il solo ruolo istituzionale dell'assistente, ma l'amico capace di coinvolgere tutti per raggiungere gli obiettivi prefissati. Si direbbe un uomo tutto d'un pezzo. Fisico gracile, eppure giocatore di calcio in gioventù, sognatore e amante dei fiori e delle campane, intuitivo e conciliante. Sempre incline a giustificare e perdonare. Mi ha sempre affascinato il suo modo di porsi nei confronti degli altri, di dialogare ed ascoltare, di saper trovare in ognuno il meglio che possa esprimere.

Con questo spirito e con questo modo di fare, abbiamo sempre collaborato. ‘ ...tutto con l'assistente’ diceva Cardijn ed è stato veramente così, risolvendo tutte le tensioni e le differenze di opinioni che a volte ci contraddistinguevano” .

. 2 – In ascolto della Parola di Dio - Convocazione dei presbiteri di Efeso a Mileto “Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa. 18 Quando essi giunsero disse loro:…” (20,17-18a) - E’ un discorso rivolto agli anziani (presbiteri): essi formano una specie di comitato che guida e sostiene la comunità cristiana. Questo discorso segna il passaggio della Chiesa dalla funzione degli Apostoli ai loro successori. E’ il testamento spirituale di Paolo. Delinea il modello ideale per ogni pastore cristiano. - Retrospettiva dell’attività di Paolo in Asia "Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: 19 ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. 20 Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, 21 scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù” . (20, 18b-21) - Due sono le caratteristiche dell’attività di Paolo: * il servizio fedele al Signore nella predicazione instancabile * l’umiltà e la perseveranza nelle prove. - Stato d’animo di Paolo in viaggio verso Gerusalemme “Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. 23 So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. 24 Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio” . (20,22-24)

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- Come Gesù, anche Paolo si prepara alla sua passione. L’unica sua preoccupazione è quella di compiere l’ incarico ricevuto dal Signore. Non si tratta di propaganda, ma di testimonianza resa con la vita all’amore gratuito di Dio. - Addio e prima esortazione “Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio. 26 Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, 27 perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio. 28 Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue” . (20, 25-28) - Il pastore è come un profeta che avverte il popolo della salvezza incipiente. Egli deve rendere conto di quanti sono stati a lui affidati. - L’ incarico della comunità gli viene dallo Spirito Santo, che lo ha posto custode del gregge (= vescovo). Egli ha il compito di prolungare il ruolo dell’unico e supremo Pastore. - “Con il suo sangue” : c’è un’ inscindibile solidarietà tra Dio e la morte redentrice di Gesù. Il compito dei presbiteri nella Chiesa è collocato in questa prospettiva trinitaria e di redenzione che definisce il nuovo popolo di Dio. - Previsioni circa il futuro e nuova esortazione “ Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30 perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. 31 Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi” . (20,29-31) - Paolo invita alla vigilanza esterna (i lupi rapaci) e interna (i seduttori). Traspare la preoccupazione per le storture, le eresie incipienti. - Raccomandazione al Signore “Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l`eredità con tutti i santificati” . (20,32) - Paolo indica la fonte della fiducia e dell’ardimento dei discepoli: non sono i discepoli a possedere la parola che salva; ma è la Parola potente di Dio che abilita i responsabili nell’opera di costruzione e di animazione della Comunità. Essa fa progredire la vita della Comunità, garantisce il futuro salvifico. - Ultime raccomandazioni “Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. 34 Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. 35 In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!". (20,33-35) - Paolo esprime il totale distacco nei confronti dei beni materiali. La sua scelta sociale, fatta in funzione della missione, si esprime nel soccorso ai più deboli.

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- Saluto “Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37 Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, 38 addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave” . (20,36-37) 3 – In ascolto del Magistero della Chiesa “Con il sacramento dell'ordine i presbiteri si configurano a Cristo sacerdote come ministri del capo, allo scopo di far crescere ed edificare tutto il suo corpo che è la Chiesa, in qualità di cooperatori del- l'ordine episcopale. Già fin dalla consacrazione del battesimo, essi, come tutti i fedeli, hanno ricevuto il segno e il dono di una vocazione e di una grazia così grande che, pur nell'umana debolezza possono tendere alla perfezione, anzi debbono tendervi secondo quanto ha detto il Signore: « Siate dunque perfetti così come il Padre vostro celeste è perfetto » (Mt 5,48). Ma i sacerdoti sono specialmente obbligati a tendere a questa perfezione, poiché essi - che hanno ricevuto una nuova consacrazione a Dio mediante l'ordinazione - vengono elevati alla condizione di strumenti vivi di Cristo eterno sacerdote, per proseguire nel tempo la sua mirabile opera, che ha restaurato con divina efficacia l'intera comunità umana. Dato quindi che ogni sacerdote, nel modo che gli è proprio, tiene il posto di Cristo in persona, fruisce anche di una grazia speciale, in virtù della quale, mentre è al servizio della gente che gli è affidata e di tutto il popolo di Dio, egli può avvicinarsi più efficacemente alla perfezione di colui del quale è rappresentante, e la debolezza dell'umana natura trova sostegno nella santità di lui, il quale è diventato per noi il pontefice « santo, innocente, incontaminato, segregato dai peccatori»” (Eb 7,26). (Presbyterorum Ordinis, 12) Spunti di riflessione - Come vivi il rapporto con i preti all’ interno del movimento, della parrocchia, della Chiesa in generale? - Come è percepito il ruolo del prete (presbitero) nella Comunità e in vista della Comunità missionaria ed evangelizzatrice? - La proposta vocazionale alla vita sacerdotale è presa in considerazione con sufficiente attenzione e continuità? 4 – Preghiera Benedetto sia per sempre il Signore, il Primo e l’Ultimo degli uomini, l’Emanuele promesso e donato, il Verbo eterno del Padre. Benedetto l’Agnello senza macchia immolato a servizio del mondo. Ogni ginocchio si pieghi al suo passaggio, s’ inchini ogni potere e ogni scienza; ogni uomo e ogni donna rinsaldi la sua fede e il suo amore al Risorto. Sulla terra e nei cieli non esiste altro nome in cui porre fiducia.

Benedetto sia per sempre il Signore, il Creatore del cielo e della terra, il Padre di Gesù il Nazareno. Benedetto sia lo Spirito di verità che ci guida a conoscere il Figlio e con lui ci rende figli del Padre. A te gloria, Signore Gesù, che sei, che eri e che vieni; a te lode, onore e potenza nei secoli e alla fine dei secoli. Con forza la Chiesa t’ invochi: ritorna Signore Gesù!

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