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Il manifesto cinematografico come testo danalisi: Ballester, Capitani e Campeggi negli anni cinquanta

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Il manifesto Il manifesto cinematografico cinematografico

come testo come testo d’analisi:d’analisi:

Ballester, Capitani Ballester, Capitani e Campeggie Campegginegli anni negli anni cinquantacinquanta

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Breve introduzioneL’arte cinematografica è la più deperibile (dalle origini agli anni ’30 resta solo il 20% delle pellicole prodotte). La documentazione cartacea resta allora una fonte essenziale per la storia del cinema.

Perciò i manifesti sono sicuramente un bene culturale da catalogare e studiare, e va conferita loro piena dignità artistica.

Certo nel manifesto c’è la quintessenza del cinematografo: arte e mercato, pittura e semplice illustrazione, inventiva creativa e ostentazione di stereotipi. Ma sono un bene da valorizzare, un

repertorio per la mitologia moderna e l’immaginario di un’epoca.

La loro appartenenza al genere mass media, non ne esclude l’inciden-za culturale e storico-artistica che conferisce loro dignità artistica

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La storia del manifesto

Una storia che

non c’è

Preistoria del

manifesto

La storia legislativa

del manifestoAnni 70 – si sollecita lo studio del manifesto come paratesto fondamentale, si avviano le prime collezioni pubbliche e private (musei e Soccio)

Anni 80 – la ricerca non si discosta dalla semplice catalogazione. Sebbene oggi sia aumentato l’interesse (monografie e mostre) manca ancora una ricerca compiuta.

Tolouse Latrec (manifesti Café Chantant)

Chéret 1882 (manifesti per il Théatre Opthique)

Manifesti tipografici creati ad hoc per ogni spettacolo

1908 il Film d’Art attiva una macchina pubblicitaria che punta su illustrazione di qualità: da qui inizia il secolo dei cartellonisti.

Fino al 1903 non esiste una legge che regola le affissioni.

1902, Giolitti presenta il Pro-getto di Municipalizzazione dei servizi pubblici.

1922, Ufficio Centrale delle Pubbliche Affissioni.

1928, Regolamento per i servizi comunali delle Pubbliche Affissioni e della Pubblicità Affine.

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I cartellonisti La prima generazione (1915-40)

Ballester, Capitani, Martinati,

Longi, Casselon, Olivetti La seconda generazione (’40’50)

Gargiulo, De Seta (Jules et Jim), Blasetti (stile fumettistico), Iaia,

Manno, Geleng (espressionista),

Gargiulo, Ciriello (verista), Nistri,

Brini (Il Cigno di Vidor), Nano, Viazzi, Fratini, Casaro…

Il Premio Spiga

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La struttura testuale del manifesto

Il manifesto tipografico Il manifesto illustrato

Caratteristiche: più economico, meno artistico, funzione più conativa che referenziale e denotativa (messaggio enfatico ed eccessivo).

Struttura in 5 blocchi:

-presentazione spettacolo

-presentazione generica del film

-presentazione interpreti

-specificazione novità spettacolo

-specificazione esclusività

Storia singolare: nasce per analfabeti, incontra difficoltà che gli impediscono di affermarsi

Il manifesto ci parla attraverso le rappresentazioni di genere:

-colori

-titoli

-immagini

-Oggetti

Intertestualità e bifocalità

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Sentieri Selvaggi

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Trinidad – La ragazza perduta

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Gli amori di Carmen

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Silvano Campeggi

Professionalità: Nano possiede il distacco necessario (la grafica preziosa è spesso una palla al piede)

Uso del rosso: sanguigno per “Ben Hur”, dorato per “L’amore è una cosa meravigliosa”, fumoso per “Via col

Vento”, accecante per “Venere in Visione”.

Alcuni lavori: “Via col Vento”, “Un americano a Parigi”, “Singing in the rain”, “West Side Story”.

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Anselmo Ballester

Uno stile per mezzo secolo di attività: residuo melodrammatico, intimistico e descrittivo. E’ molto verista: in

“fronte del porto” ricerca una figura emblematica, ma ancorandosi ad una lettura narrativa, che si adegua alle capacità

immaginative e passionali del pubblico italiano dell’epoca.

Icone create da Ballester:

Fronte del Porto – lotta di classe

Tempi Moderni – alienazione tecnologia

Morte di un colonnello viaggiatore – crisi dell’Io

E’ arrivata la felicità – sogno americano

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Alfredo Capitani

Scenografo teatrale

Collabora alla BCM dove inizia a fare gli addobbi cinematografici. Negli anni ’30 firma il suo primo manifesto e

da allora entrerà a far parte di una vera e propria élite di riferimento per la seconda generazione di cartellonisti, anche

se Ballester sarà sempre il più amato dalla committenza.

Retorica della complicità, ammiccare al passante (rif. “Sotto il mare dei Caraibi”)

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Fronte del Porto

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Ben hur

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Sotto il mare dei caraibi