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Dipartimento DSA - Facoltà di Architettura - Università di Genova
Il marketing territoriale come opportunità di sviluppo:
metodologie ed esperienze
Dott. Roberto Vegnuti
Esperto di marketing territoriale
Genova, 28 maggio 2013
Gli interventi di
qualificazione e valorizzazione territoriale
operati da soggetti pubblici e/o privati
sono finalizzati ad un obiettivo di
sviluppo locale
per il miglioramento, innanzitutto, delle condizioni di
vita delle popolazioni locali (reddito, occupazione,
socialità, servizi, etc.)
Lo sviluppo locale è strettamente collegato alle
risorse del territorio ed al grado di compatibilità degli
interventi con il contesto territoriale stesso.
Inoltre, la percezione che oggi si ha, in seno a molte
collettività locali (forse le più evolute?), è quella del
desiderio di uno sviluppo compatibile con l’uso delle
risorse, la qualità ambientale e la tutela del paesaggio.
Il bilancio territoriale
è composto da:
bilancio economico
delle attività presenti (e future)
bilancio ambientale
bilancio sociale
Il Piano di Marketing Territoriale
È uno degli strumenti attuativi del progetto di gestione
e sviluppo di un contesto territoriale.
In un certo senso potrebbe, a seconda dei casi,
rientrare nel quadro delle politiche di governo
territoriale (ai vari livelli).
Il Piano di Marketing Territoriale è al servizio della collettività locale
COLLETTIVITA’
LOCALE
PIANO DI
MARKETING
TERRITORIALE
(da)
Indicazioni sugli interventi
da realizzare per raggiungere
gli obiettivi
(ha)
Obiettivi di sviluppo economico
e di gestione del territorio
La missione originaria:
FAVORIRE INSEDIAMENTI
PRODUTTIVI IN AREE DEBOLI
Attrarre investimenti
per iniziative imprenditoriali
al fine di consolidare/sviluppare
il tessuto economico e l’occupazione
L’evoluzione
del mktg territoriale:
da
VENDERE
AREE PRODUTTIVE
a
VENDERE LA
PRODUTTIVITA’
DELL’AREA
La differenziazione avvenuta:
PROMOZIONE DELLE
RISORSE TERRITORIALI
LOCALI
dei vari comparti (turismo,
artigianato, agricoltura, ambiente,
cultura, etc.)
Evoluzione del Marketing Territoriale
LE RISORSE TERRITORIALI
Sulle quali operare una diagnosi territoriale
ed un conseguente piano di marketing
o più piani di mktg differenziati per comparto,
ma connessi ad un’unica e condivisa logica di sviluppo territoriale
IL MERCATO
Caratterizzato da una forte dinamicità
e dalle tendenze evolutive della domanda
I campi principali della conoscenza
In territori ricchi di RISORSE TERRITORIALI (come l’Italia)
il VENDERE LA PRODUTTIVITA’ DELL’AREA
è strettamente connesso all’ECONOMIA TURISTICA
Il TERRITORIO è il vero PRODOTTO TURISTICO
Un’importante declinazione: il mktg territoriale a fini turistici
Il MARKETING TERRITORIALE consente di indagare,
valorizzare, promuovere, commercializzare e gestire
le componenti territoriali anche in un’ottica di sviluppo turistico
TERRITORIO e PRODOTTO: un possibile legame?
Il territorio
(con i suoi elementi antropici e naturali, quali
paesaggio, morfologia, clima, tradizioni, etc.)
I prodotti tipici agro-alimentari
(dipendenti da elementi territoriali,
il concetto francece del “terroir”)
IL MERCATO
La Domanda L’Offerta
Dinamiche di relazione
Dinamiche di relazione
Operatori
domanda
Operatori
offerta
Prodotti/Servizi
Le motivazioni
di consumo
I prodotti/servizi
Definizione classica di Marketingda G.Pellicelli (1999)
Complesso di attività di un’impresa che vanno
dalla ideazione di un prodotto o di un servizio
alla loro utilizzazione da parte del consumatore.
Definizione moderna (estesa) di Marketingda G.Pellicelli (1999)
Insieme di attività mediante le quali
un’organizzazione mira a soddisfare le esigenze
di persone o di altre organizzazioni, rendendo
loro disponibili, mediante lo scambio, prodotti
o servizi, oppure sostenendo idee o affermando
“valori”.
Marketing Mix
Il termine marketing mix indica la
combinazione (mix) di variabili controllabili (leve
decisionali) di marketing che le imprese impiegano
per raggiungere i propri obiettivi.
PRODUCT (il PRODOTTO)
PRICE (il PREZZO)
Le 4P del marketing mix (J. McCarthy)
PLACE (la DISTRIBUZIONE)
PROMOTION (la PROMOZIONE)
Costo
prodotto/servizio
Capacità
di spesa
Valore
percepito
Il marketing territoriale
favorisce
un valore aggiunto
al valore percepito
L’OROLOGIO
DEL CONSUMATORE
E’ un punto di vista
estremamente importante
(si tratta della domanda)
In un Piano di Marketing Territoriale è consigliabile
ed opportuno operare con il metodo bottom-up,
affinchè lo sviluppo locale sia costruito dal basso,
attraverso la consapevolezza ed il coinvolgimento
partecipativo delle collettività locali e dei soggetti
pubblici e privati del processo di sviluppo, di
organizzazione, di gestione e di fruizione delle risorse
endogene territoriali.
Il metodo presuppone un’attività di animazione
territoriale che si sviluppa su quattro punti:
- la dinamizzazione e sensibilizzazione dell’area
territoriale;
- l’acquisizione e la socializzazione di informazioni
ed esperienze;
- l’incremento della cooperazione tra gli attori e la
costruzione di partenariati di progetto;
- l’elaborazione condivisa di progetti di sviluppo
territoriale.
Per quanto attiene l’acquisizione e la socializzazione di
informazioni ed esperienze, la ricerca può essere
effettuata attraverso un’azione partecipata con
l’utilizzo di strumenti quali i ‘forum’ e, più
specificatamente, i ‘focus group’ tematici.
Queste azioni, infatti, co-generano conoscenza grazie
alla diversità di esperienze e competenze.
Un buon approccio ad un Piano di Marketing
Territoriale, in generale, è quello della Progettazione
Integrata e Partecipata.
Indagine sul campo (indagine/ascolto) per definire la
mappa degli attori.
Definizione di progetto integratoSi può definire progetto integrato un complesso di azioni di
diversi ambiti territoriali (progetto integrato territoriale) o di
diverse componenti nell'ambito di un tema (progetti integrati
tematici), strettamente coerenti e collegate tra loro, che
convergono verso un comune obiettivo di sviluppo e
miglioramento del territorio e giustificano un approccio
attuativo unitario. Queste azioni devono raggiungere una massa
critica adeguata, in relazione al territorio o al tema interessati, e
devono avere un risultato complessivo significativamente
superiore alla somma delle singole azioni.
Elementi caratterizzanti un progetto integratoGli elementi che connotano i progetti integrati sono i seguenti (dal POR
Competitività 2007-2013, Regione Liguria):
1) modalità di progettazione: partecipazione dei rappresentanti degli enti
locali coinvolti direttamente (in quanto attuatori delle azioni) o
indirettamente (in quanto competenti per materia e per territorio) e/o delle
categorie economiche interessate o, se il tema lo richiede, di altri soggetti
rilevanti a livello territoriale o tematico;
2) integrazione fra più ambiti a livello territoriale o tematico;
3) obiettivo comune;
4) strategia di sviluppo unitaria;
5) coerenza tra azioni “di sistema” e azioni individuali;
6) chiara individuazione dei ruoli e delle responsabilità a livello del progetto
integrato nel suo complesso e a livello delle singole azioni;
7) definizione di un accordo (contratto) tra i partecipanti, che stabilisca i
rispettivi diritti e obblighi;
8) definizione di un piano finanziario unitario;
9) presenza di una funzione di coordinamento che garantisca il rispetto dei
tempi, il monitoraggio, l’assistenza alla realizzazione dei progetti e
l’animazione.
Prima cosa da fare per realizzare una buona
progettazione integrata e partecipata:
Lavorare sugli ‘stakeholder’ (i portatori d’interesse o,
meglio, i portatori di punti di vista rilevanti) per la loro:
-individuazione a livello locale;
-definizione del loro peso nel processo di sviluppo
territoriale.
LE ISTITUZIONI PUBBLICHE
I GRUPPI ORGANIZZATI
Individuare i soggetti coinvolti (gli attori) - 3 macrocategorie
I GRUPPI NON ORGANIZZATI O SINGOLI
STABILIRE QUALE SIA IL LORO
GRADO D’INTERESSE
STABILIRE QUALE SIA IL LORO
GRADO D’INFLUENZA
L’analisi di rilevanza degli attori coinvolti
nel processo di sviluppo locale e
nel piano di marketing territoriale
4 GRUPPI IN BASE ALL’INCROCIO
INTERESSE-INFLUENZA
INFLUENZA BASSA - INTERESSE ALTO
Stakeholder deboli
Categorie che è doveroso coinvolgere
INFLUENZA ALTA - INTERESSE BASSO
Stakeholder appetibili
Categorie che è opportuno coinvolgere
INFLUENZA BASSA - INTERESSE BASSO
Non sono Stakeholder - Da non prendere in considerazione
INFLUENZA ALTA - INTERESSE ALTO
Stakeholder essenziali
Categorie che è necessario coinvolgere
i BENEFICI che ricevono
i CONTRIBUTI che portano
Oltre la rilevanza, degli attori coinvolti nel processo,
è bene anche determinare, per ognuno di essi,
rispetto al processo di sviluppo locale:
I CONFLITTI che generano
Fase 1: Raccolta di informazioni e di dati
sulle componenti del territorio.
In questa fase si richiede anche la disponibilità
degli Enti Locali coinvolti a sostenere la progettualità,
supportando gli esperti attraverso la messa a
disposizione di conoscenza, competenze tecniche,
documentazione scientifica ed analitica in loro possesso.
Un cronogramma d’attuazione di un Piano di Marketing
Territoriale si sviluppa in una serie di fasi di lavoro che possiamo
di seguito schematizzare (come esempio)
Fase 2: Indagine a distanza delle componenti
del territorio.
Esame del modello territoriale attuale e futuro
in relazione alle dinamiche di mercato.
Definizione del contesto territoriale e dei piani integrati
territoriali.
Impostazione di un modello gestionale su supporto
cartografico informatico.
Fase 3: Indagine diretta sul territorio interessato.
I dati acquisiti a distanza saranno verificati dagli esperti
con campagne di check territoriale direttamente
sul territorio interessato.
Si possono prevedere specifiche interviste ai soggetti
del processo di sviluppo locale.
Fase 4: Realizzazione di incontri di animazione
economica con gli attori del sistema locale
ed attivazione di un eventuale forum temporaneo
sullo sviluppo locale.
In questa fase si prevedono una serie di incontri
con le componenti socio-economiche del territorio,
al fine di rafforzare l’approccio bottom-up del progetto
e la focalizzazione degli obiettivi dell’analisi.
Il forum sullo sviluppo locale potrà essere attivo per la
durata del progetto anche in modo telematico,
attraverso un sito istituzionale esistente su una sezione
appositamente creata.
Fase 5: Analisi ed elaborazione dei dati ed
informazioni raccolti nelle fasi precedenti.
Si tratta della fase di definizione delle strategie e dei
prodotti territoriali e della loro analisi in termini di
potenzialità. A questi sono collegate le schede dei
progetti d’intervento e dei soggetti coinvolti
(co-operanti, partner, beneficiari, attuatori, etc.).
Inoltre, saranno definiti metodologie ed indicatori per
un sistema di monitoraggio degli interventi.
Fase 6: Comunicazione
Si realizza l’editing del piano, si presentano i risultati
e se ne organizza la massima diffusione a rete.
I contenuti (tipo) di un Piano di Marketing Territoriale:
Obiettivi e metodologia del piano.
L’ambiente geografico e le caratteristiche sociali ed
economiche.
Analisi delle risorse territoriali (anche con l’utilizzo di
sistemi informativi geografici - GIS).
Programmi e strumenti di finanziamento.
Le linee strategiche di marketing territoriale e la strategia
di sviluppo locale.
La governance del sistema.
I contenuti (tipo) della strategia di sviluppo locale:
La tipologia di interventi.
Gli elementi della strategia.
Gli Assi d’intervento.
Gli investimenti.
Esperienze di settore
Un esempio in Liguria: il contesto territoriale del progetto
Terre di Ponente (ex BAM).
Progetto BAM NetworkProgetto pilota
Sviluppo e valorizzazione di una Rete Territoriale di
Borghi Agro-Marini dell’Europa Mediterranea
Progetto promosso da:Hotel Paese Isola Palmaria
Hotel Paese Tramonti di Campiglia
Hotel Paese Terre di Carpena
Comune della Spezia
Comune di Portovenere
Comune di Riccò del Golfo
Parco Regionale di Portovenere
E’ un PROGETTO INTEGRATO
TERRITORIALEcioè un complesso di azioni che coinvolge più settori:
Ambiente
Agricoltura
Turismo
Attività produttive
Cultura materiale
Il progetto interessa, in pratica, quasi tutti i settori del territorio,
sia in termini economici che culturali.
E’ un progetto di RIQUALIFICAZIONE
TERRITORIALEcon l’obiettivo di:
Recuperare
Tutelare
Valorizzare
Il paesaggio tipico locale.
Non è, quindi, solo un’operazione economica,
ma culturale e sociale.
E’ un PROGETTO INTEGRATO
PLURIFONDOin grado, da un punto di vista finanziario, di utilizzare:
Misure Piano di Sviluppo Rurale della Liguria
Altri fondi extra-PSR
Di natura comunitaria, nazionale, regionale.
Per questo motivo, nella fase di studio, dovrà essere
individuata una metodologia di collaborazione fra le varie
Autorità di gestione al fine di accordare la tempistica
d’intervento finanziario.
Beneficiari diretti del progetto:
I territori interessati e le collettività locali,
attraverso la realizzazione della parte comune
del progetto (obiettivo orizzontale)
I singoli associati alla Rete (sia imprese
che privati), attraverso la realizzazione di
operazioni individuali, ma legate da una
logica di filiera nei differenti settori coinvolti
(obiettivo verticale)
Gli elementi innovativi del progetto:
Innovazione della tipologia d’intervento: la
riqualificazione territoriale
Un nuovo soggetto: i Borghi Agro-Marini
Innovazione del metodo di gestione
dell’intervento: la Rete Territoriale.
Trasferibilità dei risultati e di buone pratiche a
livello europeo.
Inserimento nella programmazione comunitaria
2007-2013.
Gli Assi d’intervento del progetto Terre di Ponente (ex BAM):
ASSE 1. Progetti infrastrutturali per la mobilità rurale integrata e di
servizio alle imprese (agricole e non) ed alla collettività locale.
ASSE 2. Progetti di riqualificazione dell’ambiente rurale e di
salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente naturale.
ASSE 3. Progetti di agricoltura di presidio territoriale.
ASSE 4. Progetti di valorizzazione dei prodotti tipici agroalimentari.
ASSE 5. Progetti a sostegno del turismo rurale.
ASSE 6. Progetti a sostegno della cultura materiale locale.
ASSE 7. Progetti di miglioramento delle condizioni sociali della
collettività locale.
ASSE 8. Progetti formativi ed informativi.
ASSE 9. Progettazione, animazione locale e progettazione degli
interventi.
ASSE 10. Governance del sistema.
Per attuare i Piani di Marketing Territoriale ed i Progetti
Integrati di Sviluppo Territoriale sono necessarie risorse
finanziarie (spesso non trascurabili):
Di natura endogena da parte degli Enti Locali.
Di natura endogena da parte delle imprese locali.
Di natura esogena da parte di investitori esterni.
Attivabili da strumenti finanziari (contributi) di natura
regionale, nazionale, comunitaria.
SITI ARCHEOLOGICI E SVILUPPO TURISTICO
Un rapporto da analizzare e, soprattutto, monitorare di più!
Un’esperienza di settore
Creazione, valorizzazione e gestione di un parco archeologico
e ricadute economiche sulla collettività locale
PARCHI DELLA VAL DI CORNIA
Toscana
Provincia di Livorno
Comuni di: Piombino, San Vincenzo, Campiglia Marittima,
Suvereto e Sasseta
Il sistema dei Parchi della Val di Cornia
(Fonte: Circondario della Val di Cornia)
Aree archeologiche
Parco archeologico di Baratti e Populonia - 1.300 ha.
Parco archeominerario di San Silvestro - 700 ha.
Aree naturalistiche
Parco costiero della Sterpaia - 250 ha.
Parco costiero di Rimigliano - 120 ha.
Parco naturale di Montioni - 4.500 ha.
Riserva naturale Padule Orti Bottagone - 100 ha.
Negli anni ‘80 la crisi siderurgica colpisce l’area.
Questo induce gli amministratori alla prospettiva di utilizzare
le risorse naturalistiche ed archeologiche del territorio
quale elemento su cui basare un modello
economico alternativo.
In quel periodo i cinque Comuni della Val di Cornia
decidono di redigere dei piani regolatori coordinati,
attraverso la pianificazione urbanistica e la
progettazione del territorio in maniera unitaria,
per salvaguardare le principali risorse ambientali
che la grande industria aveva lasciato inalterate.
Nel 1993 i Comuni decidono di costituire la
Parchi Val di Cornia SpA
(società mista pubblico-privata a maggioranza pubblica)
La SpA ha come missione la realizzazione di parchi e musei,
attraverso investimenti finalizzati alla loro valorizzazione
e la gestione dei servizi in forma integrata.
Nel 1998 viene firmato un atto di concessione d’uso
dell’area archeologica di Baratti e Populonia, che prevede
(per la prima volta in Italia) la concessione diretta da
parte del Ministero e della Sovrintendenza Archeologica
ad una società per azioni mista.
Nel 2002 viene sottoscritta la convenzione quadro
tra i Comuni per la realizzazione e la gestione associata
dei servizi dei parchi
Nel 2004 viene approvato un contratto unico di servizio
tra i Comuni e la Parchi Val di Cornia SpA
Nel 2007, a seguito delle modifiche del quadro normativo
dopo l’entrata in vigore del decreto Urbani (D. Lgs. N.42/2004),
la società diventa società in house del Comune di Piombino
per la gestione diretta delle aree e dei beni.
La Parchi Val di Cornia SpA diventa totalmente pubblica
(Comuni, Provincia di Livorno, CCIAA Livorno)
I siti gestiti dalla Parchi della Val di Cornia SpA
SITI ARCHEOLOGICI:
Parco archeologico di Baratti e Populonia
Museo Archeologico di Populonia
Parco archeominerario di San Silvestro
SITI NATURALISTICI:
Parco costiero della Sterpaia
Parco costiero di Rimigliano
Parco naturale di Montioni
Parco forestale di Poggio Neri
(solo per la promozione turistica)
I servizi gestiti direttamente nei siti archeologici
(Fonte: Parchi della Val di Cornia SpA)
Parco archeologico di Baratti e Populonia
Museo Archeologico di Populonia
Parco archeominerario di San Silvestro
Biglietterie Bookshop Musei Sale riunioni
Stazione treno
minerario
Servizi
igienici
7 Parcheggi
Auto
(1.100 posti)
2 Parcheggi
Camper
(200 posti)
Le strutture commerciali gestite direttamente
nei siti archeologici
(Fonte: Parchi della Val di Cornia SpA)
Parco archeologico di Baratti e Populonia
Museo Archeologico di Populonia
Parco archeominerario di San Silvestro
Ristorazione
4 attività
Ricettività
1 ostello per la gioventù
Ed inoltre, fuori dai siti archeologici, ma nelle altre aree:
10 attività di ristorazione
7 stabilimenti balneari/arenili attrezzati
1 ostello della gioventù e casa vacanze
I visitatori dei parchi archeologici
(Fonte: Parchi della Val di Cornia SpA)
SITI ARCHEOLOGICI:
Parco archeologico di Baratti e Populonia
Museo Archeologico di Populonia
Parco archeominerario di San Silvestro
75.000
Nel 2004
68.000
Nel 2005
73.000
Nel 2006
82.000
Nel 2007
I visitatori stimati nelle aree costiere
(Fonte: Parchi della Val di Cornia SpA)
Golfo di Baratti
Parco costiero della Sterpaia
460.000
Nel 2004
570.000
Nel 2005
790.000
Nel 2006
850.000
Nel 2007
I dati economici
(Fonte: Parchi VdC SpA, 2010)
Della società:
Fatturato di 2,5 Milioni di € nel 2007
Fatturato di 3 Milioni di € nel 2008
Fatturato di 3,3 Milioni di € nel 2009
Oggi 33 dipendenti a tempo indeterminato
Sul territorio dei parchi operano:
28 imprese private
186 dipendenti
Fatturato complessivo di 4,3 Milioni di €
Principali fonti di ricavo (in % sul totale fatturato 2009)(Fonte: Parchi Val di Cornia SpA)
32%
17%
8%
22%
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
35%
Parcheggi Bigliettazione Affitti e
concessioni
Editoria e gadget
Gli investimenti
(Fonte: Parchi Val di Cornia SpA)
In Val di Cornia
dal 1994 al 2007 sono stati investiti per i parchi archeologici
25 Milioni di €
Di cui:
Il 50% provenienti dall’Unione Europea
Il 28% dalle casse comunali dei cinque Comuni dell’area
Le presenze turistiche
(Fonte: Provincia di Livorno)
Nella sola Val di Cornia,
nei primi 10 anni di attività della Parchi VdC SpA (1993-2003):
Le presenze turistiche sono passate da 640.000 a 1.200.000
(in pratica raddoppiate)
I pubblici esercizi sono passati da 209 a 433 unità
Incremento % presenze turistiche, periodo 1993-2003(Fonte: Provincia di Livorno)
38%
88%
49%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Regione Toscana Provincia di Livorno Val di Cornia
Linee Guida di Marketing Territoriale
del Comune di Mele (GE)
INDICE
PREMESSA
1 OBIETTIVI E METODOLOGIA DELLO STUDIO
2 L’AMBIENTE GEOGRAFICO E LE CARATTERISTICHE SOCIO-ECONOMICHE
2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE
2.1.1 Localizzazione geografica
2.1.2 Popolazione e indicatori socio-demografici
2.1.3 Contesto socio-culturale
2.2 ASPETTI FISICI E MORFOLOGICI
2.2.1 Caratteri morfologici del territorio di Mele
2.2.2 Idrografia
2.3 PRINCIPALI ASPETTI DI COPERTURA ED USO DEL SUOLO
2.3.1 Evoluzione dell’uso del suolo
2.3.2 Il bosco
2.3.3 Aree agricole
2.3.4 Sistemi insediativi e vie di comunicazione
2.4 GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE
2.5 ASPETTI ECONOMICI
2.5.1 Contesto economico e confronti
2.5.2 Le attività economiche a Mele
2.5.3 Censimento
2.5.4 Attività economiche tipiche – l’industria cartaria
2.6 I PRODOTTI TIPICI
2.6.1 Prodotti Tipici
2.6.2 Filiera del Pesto
2.7 IL TURISMO
2.7.1 Domanda e offerta turistica
2.7.2 Strutture ricettive
2.7.3 Elementi d’attrazione turistica
2.7.4 Emergenze naturalistiche
2.7.5 Emergenze storico-culturali
2.7.6 La sentieristica
2.7.7 Le Terme di Acquasanta
2.7.8 Il parco del Basilico
2.8 PROGETTUALITÀ ESISTENTI EGESTIONE DEL TERRITORIO
3 LINEE GUIDA DI MARKETING TERRITORIALE DEL COMUNE DI MELE
3.1 Le declinazioni del marketing territoriale
3.2 Gli obiettivi
3.3 La strategia di sviluppo locale
3.4 LE LINEE D’INTERVENTO
3.4.1 LINEA 1 - Economia del bosco
3.4.2 LINEA 2 - Riorganizzazione del sistema agricolo e della filiera agro-alimentare
3.4.3 LINEA 3 - Sviluppo di un sistema turistico
3.4.4 LINEA 4 - Promozione della cultura materiale locale
3.4.5 LINEA 5 – Mobilità
3.4.6 LINEA 6 – Investimenti
3.4.7 LINEA 7 - Governance
La strategia di sviluppo locale
Da periferia indistinta a cintura di valore
Connessione urbana
Connessione sociale
Economie di scala
Brand di area e destinazione turistica
Brand Mele
Animazione economica
Sistema di monitoraggio dei risultati attesi
LINEA 1
Economia del bosco.
Azioni:
Sviluppo della filiera del castagno, non solo per la produzione di legname, ma per la produzione di farina
di qualità, da utilizzare anche per prodotti connessi alla gastronomia locale.
Promozione dei prodotti del sottobosco, in particolare i funghi, su cui creare un’attrattività turistica con
circuiti di ricerca guidati ed una risorsa gastronomica.
Salvaguardia delle aree e tipologie forestali (es. acacie) quale ‘materia prima’ per la produzione di prodotti
tipici come il miele.
Utilizzo del bosco residuale nel comparto energetico per la produzione di energia da biomasse.
LINEA 2
Riorganizzazione del sistema agricolo e della filiera agro-alimentare.
Azioni:
Organizzare i piccoli proprietari e coltivatori del sistema degli orti presente a Mele, per la produzione di
prodotti orticoli anche nell’ottica di una fornitura di qualità a km zero alle nicchie di domanda dell’area
metropolitana genovese.
Creare e promuovere il marchio “Orti di Mele”.
Sviluppare una filiera produttiva del basilico dop connessa alla produzione e commercializzazione del pesto
alla genovese.
Verificare le condizioni storico-culturali, produttive ed organolettiche per la creazione di un miele di Mele.
Migliorare la qualità dei prodotti e dei processi di produzione e vendita, attraverso processi formativi ed
informativi rivolti agli operatori ed addetti di settore.
Valorizzare il circuito breve della filiera agroalimentare, cioè la produzione, la trasformazione e la
commercializzazione nell’ambito dello stesso contesto territoriale.
Attuare progetti di educazione alimentare e ambientale nelle scuole (tipo iniziativa ‘Orto in condotta’ di Slow
Food) al fine di costituire una comunità dell’apprendimento per la trasmissione alle giovani generazioni dei
saperi legati al cibo, all’agricoltura e all’ambiente.
LINEA 3
Sviluppo di un sistema turistico
Azioni:
Promuovere il turismo attivo, sviluppando la rete sentieristica locale, attraverso la connessione dei
percorsi locali minori (che collegano le emergenze locali) con i percorsi principali (assi portanti) a
tematismo specifico.
Promuovere il turismo devozionale con il ‘Percorso di S. Limbania’, protettrice dei viaggiatori, che passa
da Mele ed i ‘Sacrimonti’ con il vicino Santuario di Acquasanta.
Promuovere il turismo termale, con il vicino centro di Acquasanta, unico stabilimento termale in provincia
di Genova.
Promuovere il turismo del benessere: acque, sentieri, prodotti tipici.
Promuovere il turismo naturalistico, in relazione all’area Parco ed ai geositi esistenti.
Sviluppare la ricettività rurale in modo diffuso, utilizzando anche il patrimonio edilizio rurale esistente, ma
improduttivo.
Migliorare la Qualità dell’accoglienza con un processo formativo ed informativo rivolto agli operatori ed
addetti del settore.
LINEA 4
Promozione della cultura materiale locale
Azioni:
Rafforzare e valorizzare l’identità locale attraverso la promozione degli elementi sociali e tradizionali del
territorio (es. calendario d’eventi, feste popolari, etc.).
Mantenere e rafforzare la filiera della lavorazione della carta (spazi museali, laboratori, seminari,
esperienze), quale testimonianza di una cultura industriale storica.
Connettere gli elementi d’attrazione storico-culturale ai percorsi turistici.
Valorizzare gli insediamenti rurali, anche alla luce della creazione di una ricettività diffusa.
LINEA 5
Mobilità
Azioni:
Facilitare l’integrazione fra Capoluogo e circuiti escursionistici.
Riorganizzare il sistema dei parcheggi, in particolar modo in occasione di eventi ed iniziative specifiche.
Sviluppare la rete sentieristica locale.
LINEA 6
Investimenti
Azioni:
Selezione opportunità.
Verifica strumenti agevolativi, di natura finanziaria e burocratica.
Identificazione dei potenziali investitori.
Presentazioni delle opportunità ai potenziali investitori.
LINEA 7
Governance
Azioni:
Predisporre, per ogni settore d’intervento (ambiente, agricoltura, turismo, cultura, etc.) o per filiere
d’intervento (es. il circuito breve dei prodotti tipici, la filiera del castagno, etc.),due tipologie di azione:
un’attività formativa tecnica e specifica di settore e/o di filiera;
un’attività informativa a tutta la collettività locale.
Organizzare e gestire il processo attraverso:
la creazione ed il lavoro di un gruppo tecnico, multidisciplinare ed in grado di fornire supporto alla
progettazione continua degli interventi;
la realizzazione di un’attività di animazione sul territorio attraverso un forum dello sviluppo locale organizzato
sia con nuove tecnologie (sito web) che con una periodica e continua serie d’incontri tematici e specifici sul
territorio con le componenti di volta in volta interessate della collettività locale (gli stakeholders);
il coordinamento tecnico per l’attuazione degli interventi, sia quelli generali che quelli individuali (proposti da
soggetti singoli o associati), che devono rientrare, però, nella logica complessiva della strategia di sviluppo
locale.
Costituire presso il Comune di Mele una cabina di regia inter-istituzionale.
Grazie per l’attenzione