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Il Marziale Il Giornale Degli Studenti Del liceo Vailati! Aprile 2017, 3

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Il Marziale Il Giornale Degli Studenti Del liceo Vailati!

Aprile 2017, 3

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Il Marziale Vailati, Aprile 2017

La Redazione

III D Miriana Dante

I C Letizia Di Cicco

IV E Gaia Mancinelli

III F Marta Formiconi

Carolina Cirioni

I CA Gabriele Dominici

Francesco Giacometti

Foto in copertina: “Vailati Talent Show”, modificate dal prof. Pucci.

Caporedattrice /Designer

Disegnatrice

Giornalista

Giornalista

Giornalista

Disegnatrice

Giornalista

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Il Marziale Vailati, Aprile 2017

…Riguardo al Vailati

L’intervista qui riportata è inerente ad avvenimenti, curiosità e discussioni interne al nostro liceo. Le domande sono rivolte a Giulia de Angelis, attuale rappresentante d’istituto, la quale si è resa disponibile per rispondere in modo chiaro e sincero.

G = giornalista ; I = Intervistata

G Ciao Giulia. Potresti dirmi qualcosa riguardo alla cogestione? In primis, Qual è la tua posizione a riguardo, sei a favore o contraria? Perché? I Io personalmente sono contraria alla cogestione in sé, Tralasciando gli avvenimenti successi in questo anno, che hanno, a mio parere, incrementato l’opposizione da parte non solo dei docenti, ma anche di una buona componente studentesca. Partendo dal presupposto che personalmente credo sia fondamentale, in una scuola, costruire un’unità tra gli studenti, anche attraverso attività “alternative”, che possano completare la formazione scolastica, e la formazione individuale dello studente; credo sia anche necessario che gli studenti trovino questi momenti di aggregazione in primis all’interno delle assemblee d’istituto e di classe. Fondamentale suppongo sia ricordare che prima di noi gli studenti si sono battuti per avere le assemblee che spettavano a loro, e oggi a noi, di diritto. Ebbene, uno dei motivi principali per cui chiedevano di ottenere le assemblee era per avere appunto momenti di aggregazione studentesca. Personalmente credo molto nelle assemblee, come mezzo di formazione dell’individuo, e ho provato in primis io a tornare a quel modello di assemblea, ma, nonostante le attività proposte (per citare due occasioni: il dibattito sul referendum e

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l’incontro con la referente del presidio libera), la partecipazione degli studenti è stata minima. Ora io credo che sia più che giusto richiedere ulteriore tempo per poter coltivare i nostri interessi, ma ovviamente credo sia altrettanto giusto e doveroso usufruire prima dello spazio che abbiamo a disposizione, cosa che attualmente non viene fatta.

G Gira voce all’interno dell’istituto che la cogestione non si farà. Sono voci fondate?

I Il collegio docenti di Marzo ha votato contro la cogestione, e all’ultimo comitato studentesco abbiamo lasciato che i ragazzi esponessero le loro opinioni a riguardo, ma dopo una discussione di un’ora la maggior parte di loro ha deciso che le motivazioni di bocciatura della proposta di cogestione fossero fondate almeno in parte.

G Cosa intendi con “almeno in parte”? C’erano delle tesi contro la cogestione che gli alunni non approvavano? Se sì, quali?

I C’erano delle motivazioni per cui è stata bocciata la cogestione che non erano appoggiate dagli studenti, come la motivazione di bocciatura secondo cui la cogestione nel periodo pre-Pasqua sarebbe una pre-vacanza degli studenti. Inoltre alcuni ragazzi hanno esposto il fatto che secondo la loro opinione la cogestione sarebbe un bel progetto, che avrebbero voluto farla, ma dopo un’ora di discussione la maggior parte dei rappresentanti di classe ha dichiarato che non fosse il caso di chiederla di nuovo (e della consulta, in quanto all’interno del comitato ci sono anche loro).

G Passiamo ad un altro argomento: il progetto DADA. Ci sono stati degli accertamenti di esperti per vedere se la struttura della

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centrale è idonea a tali spostamenti orari di 600 ragazzi?

I Posso risponderti approssimativamente. A quanto so per poter realizzare il progetto DADA va mandata la planimetria della scuola alla regione, quindi deve esser stato fatto per forza. Non so se sono stati fatti poi ulteriori controlli.

G Cosa ne pensi di questo progetto che molte altre scuole della zona hanno intrapreso? Ti sembra valido o secondo te presenta qualche pecca?

I Personalmente credo che questo progetto possa anche essere utile, ma se realizzato correttamente. E’ evidente che gli stessi professori non abbiamo compreso appieno il progetto. Il DADA è utile se appunto si viene a creare una didattica per ambienti, ovvero un ambiente che rifletta e aiuti lo svolgimento della didattica. E’ evidente che solo pochi professori stiano “svolgendo” correttamente il progetto. Da sottolineare il fatto che lo abbiamo anche ribadito al primo consiglio d’istituto. Inoltre ci sono altre pecche, come ad esempio le situazioni ambigue che si vengono a creare in caso di eventi fuori dall’ordinario. Esempio è stata la prova di evacuazione, cosa si fa se l’emergenza succede durante il cambio dell’ora? Il foglio per scrivere il nome della classe e l’elenco vanno presi dalla classe in cui si è già stati o in quella in cui si deve andare? Appare evidente che la cosa non sia chiara neanche al Dirigente, in quanto non ha dato indicazioni a riguardo di ogni caso specifico. C’è da aggiungere che i ragazzi non riescono ancora a muoversi correttamente durante gli spostamenti, in modo da facilitare il percorso.

G Sai dirmi perché hanno spostato l’aula professori dalla sala interna alla scuola alla struttura adiacente alla palestra?

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I Il Dirigente scolastico ha esposto il “progetto” durante l’ultimo consiglio d’istituto. Ha detto che l’intento era quello di creare un ambiente più accogliente per i genitori, durante i colloqui settimanali, in quanto risultava scomodo dover parlare con i professori in uno spazio relativamente stretto con molte altre persone. Inoltre, la Preside ha esposto il progetto di far diventare l’attuale aula docenti una classe “tecnologica”, che potrà essere usata durante alcune lezioni. In caso venisse svolto il progetto verrà realizzata l’aula attraverso tavoli tondi su cui saranno situati i tablet che abbiamo vinto in un concorso regionale a cui la nostra scuola ha partecipato. L’unico problema sarebbe il collocamento degli armadietti dei professori, in quanto attualmente, trovandosi nell’attuale aula docenti possono essere controllati dalle apposite telecamere, in questo caso invece non ci sarebbero le telecamere, e quindi probabilmente gli armadietti rimarranno in quell’aula, o in alternativa è stato proposto di metterli in palestrina o nell’aula adiacente ad essa.

G Grazie mille Giulia, per l’intervista e per la tua disponibilità!

I Grazie a te!

Intervista di: Miriana Dante

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La musica e l'uomo

La musica è una sequenza di 5 elementi che, abbinati insieme, formano un genere. Gli elementi che costituiscono una canzone sono: il ritmo, il tono, la melodia, l'armonia e il timbro. Il ritmo è l'elemento chiave della musica poiché esso accelera il ritmo cardiaco e può, in base al genere, calmare o agitare una persona mentre il tono è l'elemento che ci fa capire di che genere è una canzone e influenza la nostra psiche. La melodia è l'unione tra ritmo e tono. L'armonia è il risultato finale tra la combinazione delle note e degli strumenti: è l'elemento che fa capire soggettivamente se una canzone piace o non piace. Al contrario il timbro è l'elemento che distingue due suoni che possono essere due strumenti o due voci diverse. L'uomo ha sempre trasmesso tramite la musica un messaggio significativo o un'emozione, come ad esempio gioia, dolore, tristezza, solitudine o euforia. Il messaggio, invece, lo si trova nei temi trattati nella canzone, come vita sociale, amore e amicizia. La Scienza ha dimostrato, inoltre, che la musica è in grado di modificare la risposta ormonale allo stress tramite la produzione delle endorfine (in ambito di marketing questa proprietà è usata per stimolare l'appetito nei ristoranti fast-food). Infine, è utile sapere, che ascoltare musica classica mentre si studia aumenta l'intelligenza. Gabriele Dominici

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Differenziamo!

La raccolta differenziata può rappresentare la salvezza dell'ecosistema se viene effettuata correttamente. In molti ne sottovalutano l'utilità, ritenendo probabilmente quello dei rifiuti un problema che non ci riguarda. In Europa ogni anno vengono prodotte 2,3 miliardi di tonnellate di rifiuti, il 36% dei quali finisce nelle discariche, il 23% all'inceneritore, mentre il 26% viene riciclato e il 15% viene avviato al compostaggio. Nelle discariche i rifiuti vengono accumulati in modo non differenziato, e si aspetta il naturale processo di decomposizione, il quale, in alcuni casi, ha tempi lunghissimi. Una semplice gomma da masticare si degrada completamente in 5 anni. La degradazione dei rifiuti, tuttavia, produce liquami inquinanti per il terreno e le falde acquifere sottostanti, come ad esempio il percolato. Vengono inoltre rilasciate dai processi di degradazione ingenti quantità di CH4 e CO2, che sono gas serra. Una discarica contribuisce quindi all'aumentare dell'effetto serra sulla Terra. L'inceneritore, invece sfrutta, come intuibile dal nome, una combustione ad alte temperature per ottenere come prodotto finale ceneri, polveri e gas, che sono molto inquinanti e pericolosi per la salute dell'uomo. I principali inquinanti emessi sono le diossine e i furani, che sono altamente tossici e portano ad un abbassamento delle difese del sistema immunitario e a patologie molto gravi, anche in piccole quantità. Inoltre, questi scarti prodotti dagli inceneritori non seguono i naturali processi di degradazione, perciò con il passare del tempo si accumulano nell'atmosfera. Ad oggi, la raccolta differenziata è l'unico modo per smaltire i rifiuti che non rechi danni ambientali, e sta sempre più prendendo piede, anche grazie alla raccolta porta a porta, nei vari comuni, come in

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quello di Genzano. Infatti anche il nostro liceo pratica la raccolta differenziata da circa due anni. La raccolta differenziata consiste nel separare i rifiuti per tipologia, favorendone cosi il riciclo, processo che non porta solo a un recupero del rifiuto, ma anche ad una minore richiesta di materie prime. E' importante, quindi, che tutti facciano la loro parte, che ognuno si impegni ad effettuare la raccolta differenziata per salvaguardare l'ambiente, e tutelare le presenti e le future generazioni. Marta Formiconi

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Gli anni più duri, ma dicono i migliori “L’arte di essere fragili, come Leopardi può salvarti la vita” è il titolo del nuovo libro di Alessandro D’Avenia. Parla di tutti gli aspetti dell’adolescenza, da quelli positivi a quelli negativi. Partiamo da quello più semplice: le amicizie. Tutti abbiamo degli amici, chi più, chi meno. Tutti abbiamo quella persona su cui contare sempre e che è il nostro compagno nelle disavventure scolastiche e quotidiane. Ci circondiamo delle persone che sono più affini a noi, con cui ci si può sempre confrontare, stando sicuri del feedback positivo; ci rapportiamo con persone con cui ci si diverte di più e che, se anche si litiga per qualche motivo, non si riesce ad essere davvero arrabbiati. Forse con queste persone si perde il miglior tempo della nostra vita e per questo non si può definire proprio “perso”. Passiamo ad un argomento meno semplice: i genitori. Sfido chiunque a dirmi che non ha un rapporto conflittuale con i propri genitori. Si litiga per qualunque cosa, da quella semplice come lavarsi le mani fino ad arrivare ad argomenti più seri come la scuola o i propri amori. La domanda che mi sto ponendo spesso ultimamente è: come mai litighiamo così tanto con loro quando dorebbero essere le persone che più tengono a noi? La risposta è semplice. Tengono a noi al punto tale che vederci commettere degli errori, o vere e proprie cavolate, li fa sentire malissimo e quindi, l’unico modo che hanno per farcelo capire, è proprio quello di urlarci nelle orecchie. Di fronte a queste cose siamo ciechi, o meglio dire sordi. Non vogliamo vedere cose così evidenti come il loro tanto volerci bene,

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che pur di non vederci piangere e soffrire farebbero di tutto. Provate a immaginare solo per un secondo se non ci fossero i vostri genitori, se non ci fossero loro a sostenervi o a proteggervi sempre, cosa fareste? Purtroppo, per alcuni ragazzi, questa realtà esiste. A questi ragazzi, lasciati allo sbaraglio, manca lo sguardo amorevole imparato proprio dai genitori, manca la voglia di compiacere agli altri, la voglia di puntare sempre in alto, manca il pensiero “Mamma/Papà sarà fiera/o di me”. Il sostegno di un genitore è fondamentale, anche se noi non lo comprendiamo alla nostra età,

nei momenti di “buio” quali rotture dei rapporti con persone care, litigate o un brutto voto a scuola. Ma passiamo a parlare della

cosa che tutti noi adolescenti temiamo o che più cerchiamo: l’amore. Chi alla nostra età non si è mai beccato una “cottarella”, una delusione o al momento sta con qualcuno? In questo momento della nostra vita, sia per gli ormoni sia per scelte proprie, ci troviamo toccati sul vivo quando si tratta di questo argomento. L’amore è quella cosa per cui vedi tutto luminoso e bello, quella cosa per cui lasceresti tutto per stare con lui, quando tutto passa veloce intorno a voi ma tra di voi tutto va esattamente come dovrebbe andare. Quando trovi la persona adatta a te capisci che

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puoi abbassare tutte le difese che avevi alzato, che puoi scrollarti di dosso tutte le maschere e apparire nudo, nudo di te stesso. Si crea un’intesa per cui anche il minimo sguardo può farti capire tutto di quella persona. Realizzi di voler stare con quella persona quando invece di voler affermare la tua superiorità e mostrarti sempre bella/o e brava/o, preferisci far vedere la parte più oscura di te, la parte piccola e fragile. Tutti parlano sempre di quanto possa essere bello amare ed essere amati, ma nessuno parla mai di quanto possa essere brutto soffrire proprio per questo. Tutto perde valore, tutto diventa nero e si pensa di non riuscire ad uscire dal tunnel di malinconia. Si perde fiducia in sè stessi e anche nelle persone intorno a noi, si risponde male a tutti soprattutto alle persone a cui si vuole bene. Ma ne vale davvero la pena amare una persona al punto di voler stare così male?

Se si parla di adolescenza, come mai si chiama “L’arte di essere fragili”? Questo è il periodo, come ho descritto precedentemente, in cui siamo più fragili, in cui tutto e niente ci colpisce. Al giorno d’oggi con i social network si farebbe di tutto per avere più “mi piace” e quindi risutare perfetti piuttosto che risultare veri. Fragili sono coloro che alla fine vedono la realtà per quello che è, nulla può essere perfetto. Ma se nulla è perfetto per quale motivo si cerca tanto il mondo perfetto, e quindi si procede con i paraocchi, piuttosto che sfuttare questo mondo ricco di perfette fragilità? . Carolina Cirioni

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Cronache di un Exchange Student

A questo punto, è doveroso parlarvi un po’ del resto della mia vita qui: amici, attività e famiglia [N.d.R.: come dice la prof Buscemi, noi italiani abbiamo un inspiegabile bisogno di scrivere a terne. E che terna sia, dunque]. La mia famiglia è stata gentilissima con me sin dall’inizio, anche se si tratta solo di una famiglia temporanea che dovrò lasciare a breve. Mi hanno aiutato con la scuola, la famosa scelta delle materie, e mi hanno anche suggerito le attività. Specialmente all’inizio, sono stati un punto di riferimento indispensabile. Sono una famiglia molto tranquilla, ho un fratello ospitante con cui ho qualche difficoltà a relazionarmi, mentre i genitori sono disponibilissimi anche se un po’ riservati. All’inizio, pensavo che quello dovesse essere lo standard americano, ma poi ho conosciuto la famiglia del mio amico giapponese che è esattamente l’opposto, confermando ancora una volta quanto gli USA siano un paese pieno di diversità ben integrate. Molti stereotipi si rivelano falsi: ad esempio, io ancora non ho mai messo piede in un McDonald’s. La visione che la mia famiglia ha del McDonald’s è, effettivamente, piuttosto bassa: per loro, McDonald’s è una squallida catena che tenta di esportare versioni economiche del loro cibo nazionale, gli hamburger. Un po’ come quello che Starbucks è per noi in fatto di caffè. Un altro esempio che ho già citato sono gli armadietti scolastici (nessuno li usa), e ora aggiungo la televisione: la mia famiglia la televisione non la accende praticamente

PARTE 3

La mia famiglia + io sul Brooklin Bridge.

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mai. Non hanno nemmeno l’antenna sul tetto. Tipicamente, quando hanno voglia di vedere un film ne affittano uno su iTunes ed è fatta. In questo modo si liberano anche della pubblicità, mentre le news le leggono dal giornale che viene lanciato in giardino ogni mattina. Stereotipi (se così vogliamo chiamarli) confermati, invece, sono lo scuolabus giallo (esattamente come quello dei Simpsons), la tipica abitazione a villetta, il già citato “lancio del giornale”, e la totale vittoria di Apple su Microsoft. Passando sul fronte amici, invece, ho legato molto con l’exchange student giapponese che frequenta la mia stessa scuola, ma in tutte le classi ho qualcuno con cui solitamente lavoro: è molto frequente, infatti, che i prof ci propongano lavori di gruppo (specialmente a fisica e chimica, i prof ci fanno sperimentare tutto quello che studiamo e spesso siamo noi a dover ricavare le leggi ancor prima di studiarle formalmente). Anche se non sono ancora mai stato a casa di un amico americano, non mi posso lamentare. Uno dei maggiori problemi del vivere qui è che bisogna necessariamente spostarsi con la macchina. Le persone vivono in enormi zone residenziali prive di negozi o punti di incontro interessanti, quindi la tipica “uscita” italiana è difficile da realizzare, e considerate che io sono stato fin troppo fortunato a capitare in un posto vicino ad una grande città, Washington. D’altra parte, questo crea un forte senso di comunità nel vicinato: le persone si conoscono bene e non è raro ricevere inviti a party per incontrare i vicini. Tornando a parlare di amici, come avrete intuito anche loro sono parte dell’ambiente scolastico: è lì che i ragazzi si incontrano, specialmente nella attività pomeridiane. Anche qui, sono rimasto stupito dall’incredibile diversità di persone che frequentano la mia scuola. Ho conosciuto ragazzi che frequentano scuole di un paese diverso ogni anno, in quanto figli di ambasciatori; ho conosciuto tantissimi ragazzi stranieri proprio come me… E quello che mi ha sorpreso, è che non mi è stata riservata nessuna “attenzione” particolare per il fatto di essere un exchange student: a differenza nostra, loro di

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ragazzi stranieri ne hanno fin troppi, e riescono comunque a renderci la vita piuttosto semplice. Non ho legato fortemente con nessuno, però mi sento a mio agio tra le persone che conosco. Ho il mio gruppetto a pranzo, ormai noto per essere il più silenzioso del nostro lunch period (esatto, che tristezza…), ho un ragazzo nella mia classe di chimica che sta sempre con me quando facciamo esperimenti e mi aiuta a capire le istruzioni,

mentre a fisica il prof ci assegna dei partner a caso, ma io so sempre chi spero che capiti. Nella classe di chitarra io mi concentro troppo sullo strumento,

ma in futuro ho dato anche spazio a Pi.Ri.l.Po.Di.So. (Piani Riguardanti le Possibilità Di Socializzazione). Per quanto riguarda le attività pomeridiane, ho finito la stagione autunnale di corsa campestre e ora non ho idea di cosa fare in inverno. Il problema con gli sport (ma anche con tutto il resto, in effetti), è che gli americani tendono ad essere incredibilmente competitivi: sono veramente pochi (se non inesistenti) gli sport in cui non ti costringono a sforzarti tantissimo: corsa campestre, ad esempio, richiedeva la partecipazione tutti i giorni dal lunedì al venerdì, ed eravamo arrivati a picchi di una gara e mezzo in media alla settimana. D’altronde, se non fosse per gli sport o per le altre attività, non ci sarebbe molto da fare per riempire i pomeriggi, ed io infatti non sto facendo praticamente nulla. I’ll fix that. Per concludere questo paragrafo, vi racconterò brevemente della mia gita a New York. La mia famiglia ha deciso di farmi visitare la città durante Thanksgiving, quando lì fanno una parata. Mi hanno portato a vedere i soliti posti famosi, che sono tutti

Times square a New York.

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piuttosto impressionanti, ma quello che è davvero incredibile, ancora una volta, è la diversità e le tante cose interessanti che si notano camminando, più che i posti famosi di per sé. È stato decisamente molto bello ed emozionante, per non parlare del pranzone di Thanksgiving: mi hanno portato in un ristorante italiano a due passi da Central Park, in cui abbiamo fatto una scorpacciata di lasagne impagabile. Insomma, mi sto divertendo, sto conoscendo un sacco di persone, ma soprattutto sto conoscendo me stesso. A of the day! (il mio prof di economia attribuisce la “A of the day” a chi di noi dice qualcosa di interessante e non lo costringe a darsi il buongiorno da solo).

A questo punto punto direi che è arrivato il momento di salutarvi, perché sono le 12:30am e dovrei dormire un pochino. Mi ha fatto piacere scrivervi e sarei molto contento di rispondere alle vostre domande, casomai ne aveste. Specialmente se vorreste intraprendere quest’esperienza ma avete ancora bisogno di un po’ di convincimento, non esitate a contattarmi. Io da qui posso solo dirvi che non dovreste assolutamente perdere l’opportunità di essere exchange students, è un viaggio meraviglioso che non si fa per turismo, non è una vacanza e non è facile, ma è un’esperienza estremamente significativa a cui io non avrei potuto rinunciare. Finalmente sento di fare qualcosa che ho realmente desiderato.

Francesco Giacometti

Per informazioni sui programmi all’estero con la stessa organizzazione, visitate http://www.yfuitalia.org

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Laboratorio di scrittura creativa

Da settembre del 1996 il laboratorio di scrittura creativa è tenuto dalla prof.ssa Laura Buscemi, la quale ancora oggi porta avanti questo progetto con grande costanza.

Il fulcro di questa iniziativa sta, come ricorda Calvino, - “nel far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca”. Questa frase, nella sua linearità, comunica più di mille parole. Miriana Dante

Dal vocabolario è scomparsa la Lettera A… Mi vengono i brividi al solo pensare ad un mondo senza la A… Il sentimento dell’Amore si confonderebbe con un cestino di MORE e quello dell’ANTIPATIA –già brutto di per sé- sarebbe ancora peggiore pronunciato NTIPTI… Io mi rifiuto di obbedire! Io la conosco bene la lettera A, perciò a costo di p*rl*re d* sol* continuerò *d us*rl*, * grid*rl*, * dirl* fino *ll* morte! Ops! E’ inutile! Mentre scrivo, l* piccol* voc*le scomp*re d* sol*!! Mio Dio, qu*le piccol* voc*le? Non so più pronunci*rl*!! M* che letter* er*?? CARMEN RICCIARI

Liceo Scientifico Statale

“G. Vailati”

Anno scolastico 2002/2003

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Mamma, siediti; devo dirti una Cosa. Mamma, siediti; devo dirti una cosa. Hai mai provato ad ascoltare il mondo mio? Ti sei mai accorta dei miei pensieri? No, non farlo. Non provare ad entrare in me. Con te ho camminato, ho visto giardini fioriti nei tuoi occhi, eri una fata, così celeste e chiara… Ma tu hai mai visto nel mio sguardo l’urlo dei miei gesti? Ti sei mai accorta delle lacrime del mio corpo? E come potevi? Io così chiusa e tu così assente. Tu credi che il cielo sia questo muro. Ma io l’ho visto, il cielo, leggero nei ricordi e più azzurro nel presente. Non è il grigio nei tuoi capelli. Ma tu, l’hai davvero mai visto? La strada è tanta ed io sono al centro. Vuoi camminare con me per vederlo, questo cielo? Io sì, ma come posso se tu non capirai? Lasciami cullare tra le nuvole. Il mio bisogno di assaporare il vento è mio, mamma. Sapresti portarmi tra le tue braccia? La tua bambola ora ha quattordici anni: sapresti amarli? Ascolta, ascolta queste parole, perché per me sono sogni vivi di gioia e la tua brina li ha gelati. Non lasciarli morire! ALICE GIORGI

Liceo Scientifico Statale “G.

Vailati”

Anno scolastico 2003/2004

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SUDOKU

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Sommario …Riguardo al Vailati Miriana Dante 4

La musica e l’uomo Gabriele Dominici 9

Differenziamo Marta Formiconi 10

Gli anni più duri, ma dicono i migliori Carolina Cirioni 12

Cronache di un Exchange Student Francesco Giacometti 13

Laboratorio di scrittura creativa 19

Sudoku 21

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