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ECUMENISMO Eco dei Barnabiti 2/2018 14 F inalmente, nei primi giorni di ottobre dell’anno scorso, ho avuto la grazia, peral- tro molto desiderata e a lungo attesa, di ammirare con calma a Barcellona, proprio nei giorni dell’infuocata cri- si catalana, il capolavoro di Antoni Gaudì y Cornet (1852-1926), il tem- pio della Sagrada Familia, “Patrimo- nio dell’Umanità”. Accompagnato dal p. Angelo Scotti e guidato dall’archi- tetto José Manuel Almuzara che è an- che promotore della beatificazione di Gaudì, Architetto di Dio come è stato definito, ho trascorso ore indi- menticabili. Dopo la visita al museo, alla cripta, al cantiere, alla impres- sionante mole di pietra e la sosta da- vanti alla composita facciata della Natività, l’unica realizzata da Gaudì, sono entrato nella basilica e mi sono fermato in silenzio, quasi incredulo davanti a tanta magnificenza, ma con una grande voglia di gridare la gioia di essere lì, incantato. L’architetto, interrompendo l’estasi, mi ha chiesto a bruciapelo quale fos- se la prima impressione affiorata in quella visione. Ho risposto: “la gloria di Dio”. Ho pensato al Sal 25 e in eco al motto di Ignazio di Lojola: «Ad majorem Dei gloriam» e all’invi- to di Antonio M. Zaccaria ad avere l’«intenzione diritta per il puro onore di Dio a lode e onore di Gesù Cristo» (C 18). È stata esattamente l’intenzio- ne di Gaudì nel progettare la Sagrada Familia: per la gloria di Dio e anche per la pace tra i popoli, come è stato scritto già nell’atto della posa della prima pietra, il 19 marzo 1882, con una finalità: perché «despierte de su tibieza los corazones adormencidos. Exalte la fe. De calor a la caridad», scuota cioè dalla tiepidezza i cuori addormentati, esalti la fede e dia ca- lore alla carità. qualche nota storica Il libraio José Maria Bocabella nel 1881 acquista un vasto quadrato edi- ficabile nell’ampliamento urbano di Barcellona al fine di costruirvi un tempio espiatorio da dedicare alla Sagrada Familia. Il 19 marzo 1882 è posta la prima pietra per la realizza- zione del progetto ‘neo gotico’ del- l’architetto diocesano Francisco de Paula del Villar. Inizia la costruzione della cripta, ma dopo pochi mesi, a motivo di un dissidio tra Villar e l’arch. Martorell, amico e consigliere di Bocabella, Villar si dimette da di- rettore dei lavori. Bocabella vuole in- caricare Martorell che rifiuta e sugge- risce di dare l’incarico al giovane ar- chitetto trentunenne Antoni Gaudì, già molto apprezzato. Il 3 novembre 1883 inizia l’opera che cambierà ra- dicalmente la sua esistenza e alla quale resterà legato per tutta la vita, oggetto esclusivo delle sue cure. Tra- sfigurato dall’incarico, trasforma la forma gotica e intraprende con co- raggio il laborioso cammino della realizzazione della sua geniale idea architettonica, nuova, e segno di con- IL MESSAGGIO ECUMENICO DELLA SAGRADA FAMILIA DI ANTONI GAUDÌ, MIRACOLO ARCHITETTONICO DI UNITÀ NELLA DIVERSITÀ “Signore, amo la casa dove tu dimori e il luogo dove abita la tua gloria” (Sal 26,8) Solo un architetto contemplativo come Antoni Gaudì, poteva concepire e generare una meraviglia ecumenica come il tempio della Sagrada Familia, per abbracciare e commuovere l’umanità intera e orientarla a Dio. Gaudí, giovane architetto

IL MESSAGGIO ECUMENICO DELLA SAGRADA FAMILIA DI … · pio della Sagrada Familia, ... zione del progetto ‘neo gotico’ del-l’architetto diocesano Francisco de Paula del Villar

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ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 2/201814

Finalmente, nei primi giornidi ottobre dell’anno scorso,ho avuto la grazia, peral-

tro molto desiderata e a lungo attesa,di ammirare con calma a Barcellona,proprio nei giorni dell’infuocata cri-si catalana, il capolavoro di AntoniGaudì y Cornet (1852-1926), il tem-pio della Sagrada Familia, “Patrimo-nio dell’Umanità”. Accompagnato dalp. Angelo Scotti e guidato dall’archi-tetto José Manuel Almuzara che è an-che promotore della beatificazionedi Gaudì, Architetto di Dio come èstato definito, ho trascorso ore indi-menticabili. Dopo la visita al museo,alla cripta, al cantiere, alla impres-sionante mole di pietra e la sosta da-vanti alla composita facciata dellaNatività, l’unica realizzata da Gaudì,sono entrato nella basilica e mi sonofermato in silenzio, quasi incredulodavanti a tanta magnificenza, macon una grande voglia di gridare lagioia di essere lì, incantato.L’architetto, interrompendo l’estasi,

mi ha chiesto a bruciapelo quale fos-se la prima impressione affiorata inquella visione. Ho risposto: “la gloriadi Dio”. Ho pensato al Sal 25 e ineco al motto di Ignazio di Lojola:«Ad majorem Dei gloriam» e all’invi-to di Antonio M. Zaccaria ad averel’«intenzione diritta per il puro onore

di Dio a lode e onore di Gesù Cristo»(C 18). È stata esattamente l’intenzio-ne di Gaudì nel progettare la SagradaFamilia: per la gloria di Dio e ancheper la pace tra i popoli, come è statoscritto già nell’atto della posa dellaprima pietra, il 19 marzo 1882, conuna finalità: perché «despierte de sutibieza los corazones adormencidos.Exalte la fe. De calor a la caridad»,

scuota cioè dalla tiepidezza i cuoriaddormentati, esalti la fede e dia ca-lore alla carità.

qualche nota storica

Il libraio José Maria Bocabella nel1881 acquista un vasto quadrato edi-ficabile nell’ampliamento urbano diBarcellona al fine di costruirvi untempio espiatorio da dedicare allaSagrada Familia. Il 19 marzo 1882 èposta la prima pietra per la realizza-zione del progetto ‘neo gotico’ del-l’architetto diocesano Francisco dePaula del Villar. Inizia la costruzionedella cripta, ma dopo pochi mesi, amotivo di un dissidio tra Villar el’arch. Martorell, amico e consiglieredi Bocabella, Villar si dimette da di-rettore dei lavori. Bocabella vuole in-caricare Martorell che rifiuta e sugge-risce di dare l’incarico al giovane ar-chitetto trentunenne Antoni Gaudì,già molto apprezzato. Il 3 novembre1883 inizia l’opera che cambierà ra-dicalmente la sua esistenza e allaquale resterà legato per tutta la vita,oggetto esclusivo delle sue cure. Tra-sfigurato dall’incarico, trasforma laforma gotica e intraprende con co-raggio il laborioso cammino dellarealizzazione della sua geniale ideaarchitettonica, nuova, e segno di con-

IL MESSAGGIO ECUMENICO DELLA SAGRADA FAMILIADI ANTONI GAUDÌ,

MIRACOLO ARCHITETTONICO DI UNITÀ NELLA DIVERSITÀ“Signore, amo la casa dove tu dimori e il luogo

dove abita la tua gloria” (Sal 26,8)Solo un architetto contemplativo come Antoni Gaudì, poteva concepire e generare unameraviglia ecumenica come il tempio della Sagrada Familia, per abbracciare e commuoverel’umanità intera e orientarla a Dio.

Gaudí, giovane architetto

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traddizione. Gaudì dedicherà 43 an-ni della sua vita alla costruzione deltempio. Negli ultimi anni vivrà addi-rittura nella cripta, come un monacoeremita, come l’abate Antonio, padredel monachesimo e suo patrono, de-dicando tempi prolungati non soloalla preghiera e alla meditazione, maanche alla ricerca e allo studio dellefonti storiche, patristiche e liturgichedel cristianesimo, nella convinzioneche «per essere originale bisognatornare alle Origini».

alcune dimensioni

La Sagrada Familia è una basilica di4500 mq. che può accogliere 14.000persone. È a 5 navate e 3 di transetto.L’insieme della navata centrale e del-l’abside misura 95 m; il transetto èlungo 60 e largo 30; la navata centrale15 e ciascuna delle laterali 7,5. L’am-piezza complessiva è 45 m. L’abside èlobata, con 7 cappelle radiali: la criptache vi corrisponde è la sola parte goti-ca vera e propria. La massima altezzadello spazio interno raggiunge i 75 mnella volta dell’abside.Le facciate sono tre: a levante,

quella della Natività e dell’Infanziadi Gesù. Guarda verso il sorgere delsole. Sull’architrave della porta cen-trale spicca l’iscrizione: «Gloria inexcelsis Deo, et in terra Paxhominibus bonae voluntatis»;a ponente quella della Pas-sione e la morte di Gesù. Leprime due sono già realizza-te. A mezzogiorno – lato del-l’ingresso principale – è pre-vista la facciata non ancorarealizzata della Gloria di Ge-sù e della Chiesa. Alla sua si-nistra è previsto il battistero ealla destra la cappella del-l’Eucaristia. Dal lato opposto– absidale – spiccano le duegrandi sacristie. Tutto il vastoorganismo è inserito come al -l’interno di un grande chio-stro rettangolare. Su ognunadelle tre facciate svettano quat-tro torri imponenti rivestite diceramiche policrome, dedi-cate ai 12 apostoli (115 m.).Attorno alla torre centrale de-dicata a Cristo (172,05 m.) al -l’incrocio della navata cen-trale col transetto, come untiburio gigantesco, altre quat-

tro sono dedicate agli Evangelisti(135 m.), mentre la torre dedicata aMaria (140 m.), la più alta dopoCristo, è accanto a quella del Figlio,quasi alla sua ombra. Contemplan-do il tempio, tutti possono glorifica-

re Dio leggendo le iscrizioni scol -pite in aggetto in vari punti: “San-ctus”, “Hosanna”, “Excelsis”, “Amen”,“Alleluja”.L’opera grandiosa è ancora incom-

piuta, ma si spera di inaugurarne lacompleta realizzazione entroil 2026, a cento anni dallascomparsa del grande Archi-tetto che nel 1925 era riuscitosolo a completare la facciatadella Natività con la prima tor-re a sinistra, dedicata a S. Bar-naba, torre che è servita comemodello di riferimento per larealizzazione delle altre undi-ci torri delle tre facciate. Male sue note, gli appunti, i dise-gni e i bozzetti, i plastici e iprogetti essenziali rimasti do-po la bufera delle devastazio-ni della Guerra Civile spagno-la, aiutano a procedere condeterminazione verso l’attesocompletamento.

nell’unitàdel piano generale

Dalle riflessioni raccolte da-gli allievi (1914-1926) risultache Gaudì era conscio dei suoi

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Gaudí anziano, alla processione del Corpus Domini

pianta della Sagrada Familia

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limiti e sapeva bene che nonavrebbe visto completata la co-struzione del tempio, ammet-tendo umilmente che «non cisi deve dolere del fatto che ionon possa terminare i lavori.Invecchierò e altri prenderannoil mio posto, così la chiesa saràancora più grandiosa... Nonvorrei terminare io i lavori per-ché non sarebbe conveniente.Un’opera del genere deve es-sere figlia di tempi più lunghi.Più sono lunghi, meglio è. Bi-sogna sempre conservare lospirito del monumento, ma lasua vita deve dipendere dallegenerazioni che se la traman-dano e con le quali la Chiesavive e si incarna [...]. L’opera diun solo uomo è inevitabilmen-te misera e morta, già dallanascita».Prevede persino inevitabili varia-

zioni al proprio progetto: «So che ilgusto personale degli architetti chemi seguiranno influenzerà l’opera,ma ciò non mi dispiace; credo anziche la chiesa ne trarrà vantaggio, inquanto la varietà delle epoche nel -l’unità del piano generale verrà sot-tolineata. Gli edifici religiosi presen-tano questo vantaggio: dato che illoro programma non muta, possonoessere concepiti nell’arco di moltisecoli senza che cambino le esigen-ze [...]. Le grandi chiese non sonomai state frutto del lavoro di un sin-golo architetto».Ammetterà che «La chiesa cresce

a poco a poco, ma è normale che lecose destinate a durare a lungo re-gistrino delle interruzioni. Le quer-ce centenarie ci mettono anni e annia crescere e talvolta un annodi gelo ne interrompe la cre-scita. Le canne invece, cre-scono rapidamente, ma in au-tunno il vento le uccide e nonc’è più nulla da fare». Rife-rendosi a Dio, diceva: «Il miocliente non ha fretta».

Chiesa di un popolo

Nulla senza il popolo cri-stiano: «Ai lavori della SagradaFamilia dobbiamo contribuiretutti, perché deve essere lachiesa di un popolo intero.Questa sarà la chiesa della

moderna Catalogna». Gaudì amavaripetere che «La chiesa della SagradaFamilia è realizzata dal popolo, chevi trova riflesso il proprio modo d’es-sere. È un’opera posta nelle mani diDio e affidata alla volontà del popo-lo. Vivendo a contatto con il popoloe rivolgendosi a Dio, l’architetto svol-ge il proprio compito. È la Provvi-denza che, secondo i propri disegni,porta a termine i lavori [...]. NellaSagrada Familia tutto è opera dellaProvvidenza», fino ad affermare:«Questo Tempio verrà finito da SanGiuseppe». Non ha mai accettato lecopiose offerte dei grandi donatori etuttora il tempio cresce grazie allesole offerte dei fedeli. Accettava inve-ce solo i contributi del popolo, addi-rittura dei poveri e lui stesso, nei mo-menti critici delle difficoltà economi-che, raccoglieva le offerte per le vie

e le piazze della città, comeun mendicante. Era arrivato adefinire la sua opera «la catte-drale dei poveri».

sarà come un bosco

È sorprendente la descrizio-ne della sua intuizione genia-le: «L’interno della SagradaFamilia sarà come un boscoe nascerà dalla struttura dellenavate... I pilastri sono elicoi-dali perché tale forma è pro-pria degli elementi a sostegnodi carichi superiori, e inclinatiperché la forma elicoidale ècaratterizzata da una certa in-clinazione, dovuta alle funico-lari delle volte e delle copertu-re. All’altezza delle navate la-

terali, gli elementi portanti si separanoin altri quattro, come i rami di un al-bero [...]. La decorazione delle voltesarà composta da foglie, fra le qualisi vedranno gli uccelli tipici della no-stra terra. I pilastri della navata princi-pale somiglieranno a palme, alberidella gloria, del sacrificio e del marti-rio. Quelli delle navate laterali saran-no allori, alberi della gloria e dell’in-telligenza. Le forme elicoidali sonoinfinite e salgono incessantementeverso l’alto, come l’eternità e la vitaspirituale delle anime che contempla-no Dio, Essere infinito. Così saranno ipilastri della Sagrada Familia [...]. Levolte, paraboloidi generati da unaretta che corre sopra altre due postesu un piano diverso, sono il simbolodella Santissima Trinità; il Padre e ilFiglio sono le direttrici, e lo SpiritoSanto la generatrice. Così rappresen-

teranno la realtà divina [...]. Ilciborio è l’esaltazione dell’edi-ficio. Ha vita esteriore e inte-riore e deve illuminare l’altare,poiché la crociera è il puntopiù sicuro della chiesa. Sopradi esso deve esserci il corona-mento dell’edificio, allo scopodi accentuare la forma pirami-dale [...]. La forma ramificatadelle colonne, presenti in grannumero, darà ai presenti l’im-pressione di trovarsi realmen-te in un bosco».L’ispirazione folgorante gli è

venuta osservando dalla sua fi-nestra un albero del giardino,definito «mio maestro». Gaudì

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facciata della Passione: 33 gli anni di Gesù

Dante, sulla porta dell’incoronazione di spine

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ha pensato la Sagrada Familiacome un giardino, παράδεισοςin greco biblico, ricco di albe-ri e di fiori diversi, di creature,come paradiso appunto cherichiama tutti a riscoprire leproprie origini in Dio. «Per co-loro che hanno un’esperienzareligiosa, tutta la Natura puòrivelarsi come sacralità cosmi-ca. Il Cosmo nella sua totalitàpuò diventare ierofanìa», hascritto il teologo ortodossoMircea Eliade, «cioè si apre aciò che lo supera, che è oltre».Ogni realizzazione architet-

tonica di Gaudì porta l’im-pronta del sacro ed è destinataa glorificare Dio. Le iscrizionireligiose si trovano in tutti isuoi edifici già realizzati. Que-sto ricorda allora che per am-mirare e comprendere bene labellezza e l’imponenza dellaSagrada Familia in particolare,occorre guardarla in un certosenso con gli occhi di Gaudì,guardare dove lui guardavacome uomo di Dio, coglierecioè le sue vere intenzioni di profon-do credente. Non si tratta pertantosolo di tecnica ingegnosa, di arte, diestetica e men che meno di sfarzoostentato e bizzarro, ma primaria-mente di autentica opera motivataunicamente dalla fede. Gaudìrimarrebbe illeggibile e in-comprensibile al di fuori dellaconnotazione della sua fedeardente. In tale caso, al diredell’architetto José Manuel Al-muzara, si arriverebbe a osser-vare solo qualche aspetto par-ziale della sua opera, ma nonsi coglierebbe la sintesi, cioèil senso del «tutto che è supe-riore alla parte», come ama ri-badire Papa Francesco.

una nobile bellezza dettatadalla natura

Gaudì era convinto che «lapovertà genera maggiore ele-ganza, perché l’eleganza nonè mai né ricca né opulenta.Nell’abbondanza e nelle for-me eccessivamente complica-te non ci sono né eleganza nébellezza, ma solo confusione».La bellezza infatti è una catego -

ria teologica, rivela Dio. Gaudì hausato materiale povero, di scarto, co-me pezzi di maioliche rotte, al postodell’oro e delle pietre preziose, nellaconvinzione che Dio preferisce ciòche è scartato per comporre il mosai-

co della sua gloria. Il Concilioparla di «nobile semplicità»(Cfr. SC 34, 124) che invita adandare a Dio, non di sfarzo.Gaudì diceva che «le chiesesono dei ponti per giungerealla Gloria: Dio solo merita lagloria». È bello ricordare a ta-le proposito come anche ilgrande J.S. Bach dedicava efirmava le sue ispirate composi-zioni musicali: Soli Deo Gloria.Gaudì con le sue realizza-

zioni afferma che l’architettu-ra è al servizio del trascen-dente e per tutta la vita haesercitato la sua professionecome un apostolato originale,ribadendo che «l’originalitàconsiste nel tendere, nel tor-nare alle origini». In che sen-so? «Vi sono due rivelazioni:una dottrinale, costituita dallamorale e dalla religione, e l’al-tra guidata dai fatti, costituitadal grande libro della natura.Tutto scaturisce da esso [...].Le opere dell’uomo sono giàun libro stampato. Tutti gli

stili sono organismi imparentati conla natura... quella natura che mi èsempre stata maestra [...]. Il grandelibro sempre aperto e che bisognasforzarsi di leggere, è quello dellanatura; gli altri libri derivano da que-

sto e contengono inoltre inter-pretazioni ed equivoci degliuomini».

il cuore del tempio

Gaudì conosceva e amavamolto la liturgia della Chiesa,in ogni particolare, e soprat-tutto prediligeva la celebrazio-ne del sacrificio eucaristico.L’Eucaristia è celebrata sull’uni-co altare, pietra fondamentaledel tempio, che rappresenta ilpunto centrale da cui tutto lospazio è generato, ordina tuttala struttura, e in cui si unisco-no le diverse parti che da essosi irradiano e in esso conver-gono. L’altare equivale al cuo-re del tempio: la comunionecol mistero celebrato generala comunità e tutto il tempiorichiama alla Gloria di Dio.Sopra l’unico altare della Sa-grada Familia, scende il bal-

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disegno progettuale di Gaudì per la SagradaFamilia

Sagrada Familia - esterno

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dacchino ettagonale (sic), al qualesono appese 50 lampade per ricorda-re un’espressione di Gesù: «Io sonola luce del mondo». L’altare è Cristo.Al centro pende «il Divino Crocifis-so». Non vi sono altre immagini sa-cre. Tutto ruota attorno a un solo per-no, al Bambino divino nato dalla Ver-gine Madre e custodito da Giuseppe,come appare sopra la porta di ingres-so della facciata della Natività, comeun grande presepe.Gaudì di proposito non ha lasciato

all’interno del tempio la pala politti-ca dell’altare con raffigurazioni bibli-che e episodi della vita dei Santi, maha preferito esporla all’esterno, peroffrirla alla lettura e meditazione ditutti. Si può parlare di una evangeliz-

zazione visiva, scolpita nella pietra.Complessivamente la Sagrada Familiaè a tutti gli effetti una vera evangeliz-zazione, una autentica e completacatechesi in pietra sulla fede in GesùCristo. Gaudì si nutriva ogni giornocon amore della Parola di Dio da luiritenuta indispensabile per la vita efonte di ispirazione anche per l’artearchitettonica e scultorea. Mentre di-segnava e progettava, si sforzava diesprimerla nel migliore dei modi perirradiarla e renderla attraente.

miracolo architettonico

Domenica 7 novembre 2010 Bene-detto XVI ha dedicato il tempio della

Sagrada Familia, l’ha dichiarato Basili-ca e ha consacrato l’altare. Nell’ome-lia magistrale ha affermato: «Questachiesa è un segno visibile del Dio in-visibile, alla cui gloria svettano que-ste torri, frecce che indicano l’assolu-to della luce e di colui che è la Luce,l’Altezza e la Bellezza medesime. Inquesto ambiente, Gaudì volle unirel’ispirazione che gli veniva dai tregrandi libri dei quali si nutriva comeuomo, come credente e come archi-tetto: il libro della natura, il librodella Sacra Scrittura e il libro dellaliturgia. Così unì la realtà del mondoe la storia della salvezza, come ci ènarrata nella Bibbia e resa presentenella liturgia. Introdusse dentro l’edi-ficio sacro pietre, alberi e vita uma-na, affinché tutta la creazione con-vergesse nella lode divina, ma, allostesso tempo, portò fuori i ‘retabli’per porre davanti agli uomini il miste-ro di Dio rivelato nella nascita, pas-sione, morte e risurrezione di GesùCristo. In questo modo, collaborò inmaniera geniale all’edificazione diuna coscienza umana ancorata nelmondo, aperta a Dio, illuminata esantificata da Cristo. E realizzò ciòche oggi è uno dei compiti più im-portanti: superare la scissione tra co-scienza umana e coscienza cristiana,tra esistenza in questo mondo tem-porale e apertura alla vita eterna, trala bellezza delle cose e Dio comeBellezza. Antoni Gaudì non realizzòtutto questo con parole, ma con pie-tre, linee, superfici e vertici». Gaudìha inteso «mostrare a tutti che Dio èDio di pace, di libertà, di concordia;con la sua opera, ci mostra che Dio èla vera misura dell’uomo, che il se-greto della vera originalità consiste,come egli diceva, nel tornare all’ori-gine che è Dio». Così, aprendo il suospirito a Dio «è stato capace di crearein questa città uno spazio di bellez-za, di fede e di speranza, che condu-ce l’uomo all’incontro con colui cheè la verità e la bellezza stessa [...], unmiracolo architettonico».

un capolavoro di unitànella diversità

Ecumenicamente parlando, da tem-po si sta comprendendo sempre me-glio che tendere all’unità non significaaffatto uniformare, appiattire, livella-re, massificare, assorbire i differenti

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facciata della Natività

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doni o carismi, ma cercare di rista -bilirla nel rispetto delle legittimediversità e attraverso le diversitàche hanno volti, carismi, valori ecompiti diversi, ma senza confusio-ni né deformazioni di sorta. Questoè l’obiettivo del dialogo ecumenicoattuale, non facile da raggiungere teo-logicamente.Gaudì è riuscito a intuirlo e a rea-

lizzarlo architettonicamente con ladiversità delle pietre, delle forme,dei colori, di vetri, smalti, mosaici,sculture, funzioni e simboli, con stilidiversi, coinvolgendo architetti e ar-tisti diversi, in tempi diversi, senzamai perdere di vista l’unità armoni-ca dell’insieme, vero fine della gran-diosa opera. Gaudì è arrivato ad ar-monizzare le diversità nell’unità. Aproposito delle diverse forme geo-metriche, conoidi, elicoidali e para-boloidi da lui preferite, era arrivatoa dare questa acuta spiegazione: «laretta è la linea degli uomini, la cur-va è la linea di Dio». Sì, perché è loSpirito Santo stesso che crea l’unitàmediante la diversità. Lo SpiritoSanto unifica e diversifica al con-tempo. A Dakka, nell’incontro ecu-menico e interreligioso del 1° di-cembre 2017, Francesco ha invitatoa «costruire un’unità che compren-da la diversità non come minaccia,ma come potenziale fonte di arric-chimento e crescita». Tutto questo èespresso esemplarmente nella com-plessità del tempio della Sagrada Fa-milia, spazio sacro ispirato e abitatodallo Spirito che dove agisce fa sor-gere la diversità ed esercita un’azio-ne unificante e diversificante al con-tempo.Il card. Martini ha affermato che

lo Spirito «unifica il diverso e diver-sifica l’unito, riconcilia il distinto edistingue nella comunione dei ri-conciliati [...]. Rifiuta lo Spirito tantochi opera divisione, quanto chi vo-lesse massificare e appiattire le di-versità. Accoglie invece lo Spirito chipromuove e rispetta, valorizzandola,la diversità da lui suscitata, ma siadopera perché tutto concorra al-l’utilità comune e serva per l’edifica-zione dell’unico Corpo del SignoreGesù che è la Chiesa della Trinità».Oscar Culmann ha tenuto a eviden-ziare che «l’uniformità è un peccatocontro lo Spirito Santo [...]. La con-fusione tra unità e uniformità con-duce all’integrismo», pericolo sem-

pre in agguato nella vita della Chie-sa. Ammirando la cattedrale di Tar-ragona, Gaudì aveva ammesso che«sebbene vi siano diversi stili, essanon è priva di una certa unità, per-ché sebbene ci siano tutti gli artistiche vi lavorarono, essi tennero con-to di questa esigenza di unità, anchese forse in modo diverso da noi».

Aveva colto la bellezza dell’unità nel-la diversità.

una scuola di vero ecumenismo

Gaudì non ha mai temuto la diver-sità nella realizzazione del suo arditoprogetto, pensato comunque comeunità, anzi, l’ha prevista nelle succes-

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interno

interno

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sive fasi della realizzazione, dopo dilui, con notevoli modifiche arricchen-ti, suggerite nel tempo. Ho visto nellaSagrada Familia una cattedra di au-tentica teologia ecumenica in pietra,che educa a sapere apprezzare e va-lorizzare doni e carismi diversi, a fa-vore dell’unità. Il vero ecumenismosa riconoscere infatti l’azione nonuniformante, ma diversificante di Diouno e trino, come del resto è già av-venuto nella Chiesa primitiva, dovevivevano gruppi ed esperienze diver-se, senza arrivare a ostilità o fram-mentazioni e senza mortificare il fon-damento della sua unità.Papa Francesco ama parlare di «co-

munione poliedrica attorno ad uncentro stabile e bene definito». Èquanto emerge con evidenza dall’ar-ticolazione della Sagrada Familia inogni settore. All’interno lo sguardo etutto l’insieme converge nel grandeCristo crocifisso che pende dall’altosopra l’unico altare, ma che gloriosorisplende e in definitiva trionfa ancheesternamente nel segno della crocegemmata e luminosa della più altatorre prevista sopra l’incrocio (cim-borio) della grande navata con iltransetto, tra le torri degli Evangelistie degli Apostoli, accanto alla torre diMaria, in fase di costruzione sopra lacripta. Gesù Cristo è l’unità dellaChiesa. Il perno centrale attorno alquale il tutto ruota e ha senso, è Lui.Il maestoso monumento in ogni suaparte non fa che ricordare la salvezzache giunge a noi dal Padre, attraversoil Cristo, per l’azione dello SpiritoSanto, a beneficio del mondo intero.Sì, un signum elevatum per tutti, uninvito alla contemplazione della glo-ria di Dio, ad essere sua gloria e avivere a sua gloria.Con la sua architettura Gaudì ha

confermato quanto le Assembleeecumeniche mondiali da tempostanno ripetendo con convinzione,come obiettivo del cammino versol’unità: «più ci avviciniamo a Cristo,più ci ritroviamo uniti tra noi». Gau-dì non ha scritto libri o trattati, di luirimangono le riflessioni raccolte daisuoi alunni, men che meno ha af-frontato temi ecumenici, eppure so-no le sue opere a insegnare, incorag-giare e magnificare l’unità possibilenella arricchente diversità riconcilia-ta. È l’aspetto che ha colpito anche ilpastore luterano Albert Schweitzerche nel 1921 era a Barcellona per

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la navata centrale

particolare del soffitto

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partecipare come organista all’ese-cuzione della Passione secondo Mat-teo di J.S. Bach e ha avuto modo divisitare il cantiere della Sagrada Fa-milia, rimanendo «molto impressio-nato dalla grandiosa complessità delprogetto ispirato alla Bibbia».Investito da un tram mentre stava

andando come di solito verso la chie-sa di S. Filippo Neri per pregare, ericoverato nell’ospedale dei poveri,perché irriconoscibile e vestito pove-ramente, Gaudì si è spento alla vigiliadella prima Assemblea ecumenicamondiale di Fede e costituzione te-nutasi a Losanna nel 1927, dedicataproprio all’appello all’unità che ri-spetta ogni legittima diversità, ed orariposa nella stupenda cripta della ba-silica, molto venerato, perché conti-nua a ispirare autentiche conversio-ni alla fede cristiana. È morto povero,mormorando: «Amen. Dio mio, Diomio». La sua opera colossale e il mes-saggio dell’armonia composita cheracchiude in sè e riesce a trasmette-re, rimane e rimarrà nel tempo comedigitus Dei, a indicare e ricordare atutti la direzione e la meta del pelle-grinaggio della vita.

un tempio ecumenico

Il Concilio nel decreto sull’ecume-nismo ha affermato che «la preghierae la santità della vita sono l’anima delmovimento ecumenico» (UR 8). Lavita cristiana esemplare di AntoniGaudì, sempre animata da una fedeprofonda, continua tuttora a procla-mare la santità e il primato della glo-ria di Dio anche con il linguaggio diogni sua opera architettonica, dellaSagrada Familia in particolare, chenon cessa di richiamare la bellezzaarmonica della vocazione cristianaall’unità nella verità e nell’amore. LaSagrada Familia è un’espressione stra-ordinaria della fede cristiana, anzi neè un’esplosione gioiosa.Al dire di papa Francesco, si vive

l’ecumenismo camminando insieme:ci si incontra, ci si conosce, si dialo-ga, ci si ama da fratelli, si lavora e sicostruisce insieme, collaborando co-sì al ristabilimento della piena unità.Secondo il card. W. Kasper: «L’ecu-menismo è il cantiere della Chiesadel futuro». Il cantiere ancora aper-to e vivace della Sagrada Familia,dove fede, competenza ed entusia-

ECUMENISMO

Eco dei Barnabiti 2/2018 21

particolare del soffitto

INTENZIONI DI PREGHIERA 2018

Giugno: IMITATORES MEI ESTOTE, FRATRES (Fil 3,17).– Preghiamo perché la conoscenza amorosa della dottrina dell’Apostolo Paolo e laimitazione delle sue virtù e del suo spirito apostolico, costituiscano sempre l’impegnoe l’orgoglio filiale della Congregazione, qualificando l’iter formativo delle vocazioni ela costante crescita di tutti i confratelli.Luglio: RESPICE DE COELO, PATER.– Perché lo spirito del Santo Fondatore guidi e sostenga i lavori capitolari, affinchési traducano in forti norme di vita fondate sulla riforma personale, sulla fuga dallatiepidezza e dalla “mondanità” e sulla vivezza spirituale da comunicare ai fratelli.Agosto: RENOVAMINI AUTEM SPIRITU MENTIS VESTRAE ET INDUITE NOVUMHOMINEM (Ef 4,23-24).– Perché l’adesione dei confratelli alle direttive capitolari sia illuminata e concorde, aldi là dei pettegolezzi e dei propri punti di vista, in tal modo che la disponibilità di tutti siatestimonianza efficace della nostra presenza nella Chiesa e nel nostro ambiente di vita.Settembre: SUSCIPITE INVICEM, SICUT ET CHRISTUS SUSCEPIT VOS (Rm 15,7).– Avendo in comune il dono della consacrazione e il carisma di S. Paolo e di S. Anto-nio Maria, raccomandiamo al Signore le Suore Angeliche, le Figlie della Provvidenza,nonché la Famiglia dei Discepoli e tutti gli altri Istituti a noi vicini, perché la reciprocafraternità umana e spirituale, rinforzi la fedeltà nella sequela di Gesù e il nostro “correre”verso i fratelli.Ottobre: EX OMNIBUS GENTIBUS ET TRIBUBUS ET POPULIS ET LINGUIS (Ap 7,9).– Perché il Signore continui a donare alla Congregazione numerose vocazioni da diver-si Paesi, perché le comunità vivano sempre più la fraternità nella diversità, e la nostrapresenza diffonda la via di santità di Antonio Maria in nuovi ambienti di vita cristiana.Novembre: FIRMUM FUNDAMENTUM DEI STAT (2 Tm 2,19).– L’esempio luminoso di santità di tanti Barnabiti che ci hanno preceduto sia accoltodalle giovani generazioni con devota riconoscenza al Signore, e sia continuamentetradotto e sviluppato dalla testimonianza dei confratelli di oggi, a beneficio della Con-gregazione e della Chiesa.Dicembre: IN PROPRIA VENIT ET SUI EUM NON RECEPERUNT (Gv 1,11).– Perché il nuovo sessennio iniziato dopo il Capitolo generale, chiami a raccolta, in sem-plicità e gioia rinnovata, tutti i confratelli, affinché sotto la guida dell’apostolo Paolo, non “visiano [tra noi] soldati vili e disertori, né che siano indegni i figli di un così grande padre”.

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smo si intrecciano, ne è come l’ico-na che rimanda al prototipo, allapienezza della realtà futura. Ha det-to bene Gaudì: «in cielo vedremo

cose migliori». Mi ha colpito la cita-zione di Dante (Paradiso, XXVIII), scol-pita sulla porta dell’incoronazione dispine:

«Il mio disir dee aver finein questo miro e angelico templo

che solo amore e luce ha per confine».

Sono parole che esprimono ancheuna magnifica definizione della Sa-grada Familia, quale tempio ecume-nico che dimostra la possibilità delristabilimento della piena unità dellaChiesa nella diversità, come unascheggia preziosa di Dio conficcatanon solo nel cuore della città catala-na e della Spagna, ma anche comesegno che richiama alla riconcilia-zione e alla pace la variegata fami-glia del mondo intero, tempio cioèche rivela ed esprime molto benel’intenzione geniale e il desiderio ar-dente dell’Architetto di Dio.Gaudì era molto contento del suo

cognome perché lo richiamava algaudium vitae, alla gioia di vivereper Dio. Vi leggeva anche la sua mis-sione di architetto, quella cioè di tra-smettere con le sue opere la gioiacristiana, l’Evangelii gaudium. Era fe-lice infatti di compiere il suo lavorocon vera passione.A Barcellona il 12 aprile 2000 è

stato aperto il processo diocesanoper la sua beatificazione, concluso il13 maggio 2003. Da allora gli Attidella Positio sono giunti a Roma. Si èin attesa del riconoscimento dellevirtù eroiche del Servo di Dio. Sareb-be un bel segno provvidenziale chenel 2026, a cento anni dalla suamorte e a conclusione dei lavori del-la Sagrada Familia da lui progettata einiziata, proprio nell’area della suabasilica si potesse celebrare la beati-ficazione di Gaudì che così risulte-rebbe come il primo architetto dellastoria ad essere elevato agli onori de-gli altari. È lecito sperare che ciò av-venga, a gloria di Dio e a consola-zione della Chiesa una, santa, catto-lica, apostolica. Ma la vox populi datempo lo riconosce già santo, dalgiorno della sua scomparsa: «A Bar-cellona è morto un genio, ci ha la-sciato un santo! Anche le pietre lopiangono».Solo un architetto contemplativo

come Antoni Gaudì, poteva concepi-re e generare una meraviglia ecume-nica come il tempio della Sagrada Fa-milia, per abbracciare e commuoverel’umanità intera e orientarla a Dio.

Enrico Maria Sironi

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Eco dei Barnabiti 2/201822

Sacra Famiglia, dettaglio della facciata della Natività

Sagrada Familia - come sarà