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IL MIRIAM MAKEBA GIUGNO 2012 CIRCOLO SEL MIRIAM MAKEBA SALERNO Car* Compagn*, il mese di maggio, da poco con- cluso, è stato contrasse- gnato da una serie di eventi che a lungo reste- ranno nella nostra memo- ria. Vorrei partire menzio- nando il grande cambia- mento che c’è stato in Francia con l’elezione a Presidente della Repubbli- ca del socialista Francois Hollande, che ha determi- nato un ulteriore indeboli- mento della politica rigo- rista della cancelliera tedesca Angela Merkel, apparsa sempre più isola- ta nel recente G8; le foto del sorridente trio Berlu- sconi- Merkel- Sarkozy sono oramai solo un lon- tano ricordo. Purtroppo, le elezioni amministrative che si sono svolte in molti comuni italiani, non sono state motivo di analoga gioia. Nella nostra provin- cia, SEL, non ha raccolto i consensi sperati e questo è segno che, nonostante i numerosi circoli presenti sui territori, non si è an- cora lavorato abbastanza o che, comunque, non si è presenti sugli argomenti prioritari per la cittadi- nanza; è arrivato il mo- mento di uscire dalle pro- prie stanze, imparare ad ascoltare la gente ed elaborare proposte con- crete per la collettività. Ma ciò che ha maggior- mente scosso, in questi ultimi giorni, le nostre coscienze è stato, senza dubbio, il vile attentato dinanzi ad una scuola di Brindisi, che ha strappato la vita ad una giovane studentessa di 16 anni, Melissa Bassi. Nei giorni della memoria, quelli in cui si è celebrato il ven- tennale della morte di Giovanni Falcone, dinanzi ad una scuola intitolata alla moglie, si torna a parlare di mafia e di cri- minalità organizzata. Ad oggi, le indagini non hanno accertato la matrice dell’attentato, ma ricordo che avevo pressappoco l’età di Melissa quando ci fu la strage di Capaci e che proprio la scuola fu la prima istituzione che ci spiegò cosa fosse la mafia ed in che modo fosse stata combattuta da magistrati del tenore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Al momen- to, l’unica analogia esistente tra questi due episodi è la soli- darietà popolare; in entrambe i casi, migliaia di persone hanno espresso il proprio sdegno rispetto all’accaduto, organiz- zandosi in presidi spontanei nelle piazze italiane, fiaccolate ed esponendo cartelli dal teno- re “E adesso ammazzateci tutti…”. Infine, a nome dell’intero circolo, vorrei espri- mere la mia solidarietà ai lavo- ratori del CSTP ed alle popola- zioni colpite dal terremoto. Per quanto riguarda i primi, le proteste negli ultimi giorni hanno assunto una dimensione preoccupante visto che, dal 30 maggio, un gruppo di lavorato- ri sta manifestando ad oltran- za, incatenati alle sbarre delle aiuole dove c’è il capolinea, in attesa di una risposta su quali saranno le sorti di circa seicen- to lavoratori, che probabilmen- te, per un errore grossolano nella procedura, non avranno neanche diritto ai contratti di solidarietà. Per quanto concer- ne, invece, le popolazioni dell’Emilia Romagna, oltre ad un numero elevato di vittime, molta preoccupazione desta il futuro di una regione la cui economia è stata messa in ginocchio da questa calamità naturale; decine di fabbriche hanno subito danni nelle strut- ture e nella produzione e que- sto, senza ombra di dubbio, si riverserà anche sul destino dei lavoratori. Tiziana Aiello NON SEMPRE MAGGIO E’ IL MESE DELLE ROSE …. PURTROPPO DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA” Ricordate il protagonista del nuovo miracolo italiano? Vi rinfresco un po’ la memoria. Il nostro personaggio (che chia- meremo con un nome di fanta- sia: Silvio) inizia la sua brillan- te carriera politica, consegnan- do le sue sorti al lancio di una monetina, raccolta tra la piog- gia di oggetti, scagliati contro il suo testimone di nozze (che chiameremo con un nome di fantasia: Bettino). “Se viene testa, scenderò in campo, se viene croce scenderò in campo”, a voi l’esito del lancio!E da quel lontano feb- braio del 1994, Silvio ci ha regalato un grande, nuovo, straordinario miracolo italiano, fondando un partito (che chia- meremo con un nome di fanta- sia: Forza Italia) di uomini e donne di libertà, capaci di costruire un’Italia più giusta, generosa e sollecita verso chi ha bisogno, moderna, efficien- te, ordinata e sicura. Questa splendida realtà e’ cominciata dal riconoscimento di pari opportunità a tutte le donne: Silvio ha aiutato tutto il genere femminile, dalla nipote di un capo di Stato straniero, alla nonnina che ha perso la dentie- ra durante il terremoto dell’Aquila. Spinto dal suo spirito da fanciullino, ha fatto cucù alla presidente tedesca, così come ha chiesto galante- mente di palpeggiare l’assessore dell’Aquila, sotto stress per il clima lugubre post- terremoto. Da buon padre di famiglia ha accolte tante giovi- nette nella sua dimora, durante serate dall’atmosfera elegante e giocosa, un po’ burlesque! Pari opportunità di convivi amicali ha offerto a capi di Stato illumi- nati e democratici (che chiame- remo con nomi di fantasia: Putin, Gheddafi, Bush, Blair); ha persino segnalato un deputa- to tedesco del Parlamento europeo per il provino di un film sui campi di concentra- mento, nel ruolo principale di kapò. Pari opportunità ha con- cesso a tutti i lavoratori: stallie- ri, costruttori, igieniste dentali, veline, meteorine etc. etc. E, come tutti i grandi uomini, Silvio e’ stato perseguitato dall’odio e dall’invidia dei suoi oppositori ed allora, ha deciso di concedersi una pausa , una breve vacanza: ogni mattina si dedica alla camminata sulle acque, moltiplica i pani ed i pesci, trasforma l’acqua in vino da offrire agli invitati delle sue serate eleganti….. ma ritornerà, non per ambizione, ma per responsabilità… con un nuovo doppiopetto blu, modello presi- denzialismo alla francese. Caterina Bianco L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE Rubrica della responsa- bile del giornalino Caterina Bianco

IL MIRIAM MAKEBA GIUGNO 2012

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TERZO NUMERO DEL MENSILE DEL CIRCOLO SEL "MIRIAM MAKEBA" DI SALERNO

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Page 1: IL MIRIAM MAKEBA GIUGNO 2012

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CIRCOLO SEL

MIRIAM MAKEBA

SALERNO

Car* Compagn*, il mese di maggio, da poco con-cluso, è stato contrasse-gnato da una serie di eventi che a lungo reste-ranno nella nostra memo-ria. Vorrei partire menzio-nando il grande cambia-mento che c’è stato in Francia con l’elezione a Presidente della Repubbli-ca del socialista Francois Hollande, che ha determi-nato un ulteriore indeboli-mento della politica rigo-rista della cancelliera tedesca Angela Merkel, apparsa sempre più isola-ta nel recente G8; le foto del sorridente trio Berlu-sconi- Merkel- Sarkozy sono oramai solo un lon-tano ricordo. Purtroppo, le elezioni amministrative che si sono svolte in molti comuni italiani, non sono state motivo di analoga gioia. Nella nostra provin-cia, SEL, non ha raccolto i consensi sperati e questo è segno che, nonostante i numerosi circoli presenti sui territori, non si è an-cora lavorato abbastanza o che, comunque, non si è presenti sugli argomenti prioritari per la cittadi-nanza; è arrivato il mo-mento di uscire dalle pro-prie stanze, imparare ad ascoltare la gente ed elaborare proposte con-crete per la collettività. Ma ciò che ha maggior-mente scosso, in questi ultimi giorni, le nostre coscienze è stato, senza dubbio, il vile attentato dinanzi ad una scuola di Brindisi, che ha strappato la vita ad una giovane studentessa di 16 anni, Melissa Bassi. Nei giorni della memoria, quelli in cui si è celebrato il ven-tennale della morte di Giovanni Falcone, dinanzi ad una scuola intitolata alla moglie, si torna a parlare di mafia e di cri-

minalità organizzata. Ad oggi, le indagini non hanno accertato la matrice dell’attentato, ma ricordo che avevo pressappoco l’età di Melissa quando ci fu la strage di Capaci e che proprio la scuola fu la prima istituzione che ci spiegò cosa fosse la mafia ed in che modo fosse stata combattuta da magistrati del tenore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Al momen-to, l’unica analogia esistente tra questi due episodi è la soli-darietà popolare; in entrambe i casi, migliaia di persone hanno espresso il proprio sdegno rispetto all’accaduto, organiz-zandosi in presidi spontanei nelle piazze italiane, fiaccolate ed esponendo cartelli dal teno-re “E adesso ammazzateci tutti…”. Infine, a nome dell’intero circolo, vorrei espri-mere la mia solidarietà ai lavo-ratori del CSTP ed alle popola-zioni colpite dal terremoto. Per quanto riguarda i primi, le proteste negli ultimi giorni hanno assunto una dimensione preoccupante visto che, dal 30 maggio, un gruppo di lavorato-ri sta manifestando ad oltran-za, incatenati alle sbarre delle aiuole dove c’è il capolinea, in attesa di una risposta su quali saranno le sorti di circa seicen-to lavoratori, che probabilmen-te, per un errore grossolano nella procedura, non avranno neanche diritto ai contratti di solidarietà. Per quanto concer-ne, invece, le popolazioni dell’Emilia Romagna, oltre ad un numero elevato di vittime, molta preoccupazione desta il futuro di una regione la cui economia è stata messa in ginocchio da questa calamità naturale; decine di fabbriche hanno subito danni nelle strut-ture e nella produzione e que-sto, senza ombra di dubbio, si riverserà anche sul destino dei lavoratori.

Tiziana Aiello

NON SEMPRE MAGGIO E’ IL MESE

DELLE ROSE …. PURTROPPO

DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL

CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA”

Ricordate il protagonista del

nuovo miracolo italiano? Vi

rinfresco un po’ la memoria. Il nostro personaggio (che chia-

meremo con un nome di fanta-

sia: Silvio) inizia la sua brillan-

te carriera politica, consegnan-

do le sue sorti al lancio di una

monetina, raccolta tra la piog-

gia di oggetti, scagliati contro il

suo testimone di nozze (che chiameremo con un nome di

fantasia: Bettino).

“Se viene testa, scenderò in

campo, se viene croce scenderò

in campo”, a voi l’esito del

lancio!E da quel lontano feb-braio del 1994, Silvio ci ha

regalato un grande, nuovo,

straordinario miracolo italiano,

fondando un partito (che chia-

meremo con un nome di fanta-

sia: Forza Italia) di uomini e

donne di libertà, capaci di

costruire un’Italia più giusta, generosa e sollecita verso chi

ha bisogno, moderna, efficien-

te, ordinata e sicura. Questa

splendida realtà e’ cominciata

dal riconoscimento di pari

opportunità a tutte le donne:

Silvio ha aiutato tutto il genere femminile, dalla nipote di un

capo di Stato straniero, alla

nonnina che ha perso la dentie-

ra durante il terremoto

dell’Aquila. Spinto dal suo

spirito da fanciullino, ha fatto

cucù alla presidente tedesca,

così come ha chiesto galante-mente di palpeggiare

l’assessore dell’Aquila, sotto

stress per il clima lugubre post-

terremoto. Da buon padre di

famiglia ha accolte tante giovi-

nette nella sua dimora, durante

serate dall’atmosfera elegante e

giocosa, un po’ burlesque! Pari opportunità di convivi amicali

ha offerto a capi di Stato illumi-

nati e democratici (che chiame-

remo con nomi di fantasia:

Putin, Gheddafi, Bush, Blair);

ha persino segnalato un deputa-

to tedesco del Parlamento europeo per il provino di un

film sui campi di concentra-

mento, nel ruolo principale di

kapò. Pari opportunità ha con-

cesso a tutti i lavoratori: stallie-

ri, costruttori, igieniste dentali,

veline, meteorine etc. etc. E,

come tutti i grandi uomini, Silvio e’ stato perseguitato

dall’odio e dall’invidia dei suoi

oppositori ed allora, ha deciso

di concedersi una pausa , una

breve vacanza: ogni mattina si

dedica alla camminata sulle

acque, moltiplica i pani ed i pesci, trasforma l’acqua in vino

da offrire agli invitati delle sue

serate eleganti….. ma ritornerà,

non per ambizione, ma per

responsabilità… con un nuovo

doppiopetto blu, modello presi-

denzialismo alla francese.

Caterina Bianco

L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE

Rubrica della responsa-bile del giornalino

Caterina Bianco

Page 2: IL MIRIAM MAKEBA GIUGNO 2012

M IRI AM M A KE BA

Poche sere fa presso il circolo Miriam Makeba del S.E.L. cittadino si è tenuto un bel dibattito con una tematica niente affatto scontata di questi tempi: la scuo-la pubblica. Nel titolo dell’incontro, molto affollato di docenti e utenti della scuola, c’era già tutto: “L’urlo della scuola pub-blica”. Relatori, oltre ad un rappresen-tante della CGIL scuola, l’esponente del SEL nazionale Simonetta Salacone e chi vi scrive, che ha nuovamente messo in rilievo una questione cruciale: può un dibattito sulla scuola pubblica, in questo contesto internazionale di estrema pro-blematicità, con ventuno milioni di posti di lavoro persi nel G20 negli ultimi 3 anni, soffermarsi sulla questione appa-rentemente mar-ginale della di-spersione scola-stica? La risposta è ovviamente si e non per il gusto del retrò (fu Don Milani a porre all’attenzione dell’opinione pubblica, oltre cinquanta anni fa, questa tematica, poi descritta efficacemente in “Lettera ad una professoressa”), ma per il semplice motivo che l’attuale scuola pubblica perde troppi alunni e troppe potenzialità per strada. E non ce lo possiamo per-mettere come sistema Paese. Siamo una Nazione dove alle attuali emergenze - il debito pubblico, un PIL in decremento ed una latente ingovernabilità – sommia-mo anche molti record negativi in termini di percentuale di laureati e diplomati, dove siamo collocati agli ultimi posti in Europa e nell’OCSE. Soltanto 19 italiani su cento fra i 25 e i 34 anni, hanno una laurea, con una media europea che inve-ce si attesta sul 30 per cento, ma con Paesi come Francia o Regno Unito che raggiungono il 40%. Se poi qualcuno immagina di raggiungere quei livelli a-vanzati, si dovrà ricredere alla luce del fatto che dal 2008 il numero di laureati, da noi, è in diminuzione…Del resto spen-diamo soltanto lo 0.88% del PIL per l’istruzione universitaria, contro l’1.39% della Francia e il 3.1% degli Stati Uniti. Insomma, un sistema di formazione in disarmo, con meno investimenti, con spese per la ricerca che ci collocano agli ultimissimi posti nel mondo progredito (spendiamo un terzo della Svezia e la metà della Germania) con scuole che hanno classi sovraffollate, meno ore di lezione, meno collaboratori scolastici. E qualcuno, come chi scrive questo artico-lo, parla ancora di dispersione scolastica e della necessità che in una pubblica istruzione con stipendi bloccati, con una

età pensionabile sempre più avanzata, con finanziamenti ridottissimi, con pro-blematiche di motivazione e di burnout, ci si debba affannare nella ricerca delle strategie per recuperare gli alunni con difficoltà di apprendimento e con eviden-ti lacune in ingresso legate all’ambiente deprivato di vita e al contesto culturale e sociale di partenza. La dispersione scola-stica, se non combattuta, porta (sta portando) ad un vero e proprio perpe-tuarsi dell’emergenza giovani. Se in tutto il mondo si cita la lost generation, per indicare le generazioni di ragazzi e ra-gazzi ormai in tutta evidenza perdenti

rispetto ai loro geni-tori, spesso con lavori precari, senza sicu-rezze, senza possibili-tà di muoversi, senza tutta una serie di diritti che avevano invece contrassegna-to le generazioni pre-

cedenti, in Italia le cose, se possibile, stanno ancora peggio… Non sarà un caso se i nostri giovani lavorano si e no nella metà dei casi, e che quando lavora-no, spesso, troppo spesso, lo fanno in condizioni inaccettabili e senza un futu-ro. Una scuola che non tenga in conto questa necessità, che non forma le pros-sime classi dirigenti e che si ripiega su se stessa, perpetuando di fatto le disugua-glianze di partenza, lasciando quindi per strada centinaia di migliaia di potenziali-tà, è una scuola inaccettabile, è una scuola per un Paese rassegnato. Simo-netta Salacone, coordinatrice nazionale del gruppo scuola del SEL, ha affrontato invece, direttamente, il discorso della emergenza scuola italiana, sempre più investita da tagli agli organici, alle risor-se finanziarie, ai servizi di supporto e afflitta da futuri dimensionamenti che produrranno mega istituti con numeri mostruosi di plessi e sezioni staccate.

Una scuola tormentata dalla precarietà (di docenti e di collaboratori scolastici) oberata da un aggravio di compiti per la amministrazione, in nome di una autono-mia depauperata di risorse. Simonetta ha poi messo in rilievo il disagio di molti docenti di fronte alle prove INVALSI che il Ministero si ostina a presentare ogni anno; prove spesso con test a risposta chiusa che verranno somministrate con modalità identiche su tutto il territorio nazionale, senza tenere nel minimo con-to i diversi contesti o i programmi effetti-vamente svolti. “La valutazione”, per la Salacone, “è un tema delicato che non si può affrontare in maniera parziale e senza una interlocuzione continua e approfondita con i docenti che nelle scuole operano”. Secondo la Salacone “le buone scuole sanno che spetta loro anche il compito di essere luoghi signifi-cativi per le esigenze culturali dei territo-ri, soprattutto di quelli più a rischio di povertà e disagio sociale e sanno che devono aprirsi alle proposte e alle richie-ste di formazione che ne provengono.” Infine Simonetta Salacone ha messo in evidenza l’importanza di intercettare, attraverso relazioni educative significati-ve e positive, tutti gli alunni, soprattutto quelli più fragili, nella consapevolezza che vanno potenziate, per fare questo, le risorse alle scuole. Queste, spesso, han-no risorse del tutto insufficienti per poter riuscire a motivare alla frequenza anche gli alunni più deprivati, prevenendo ab-bandoni e ritardi scolastici. Si pensi a quelle situazioni in cui a scuola si è di fronte ad alunni migranti da poco arrivati nel nostro Paese, cui non si può rispondere con tempi di docenza aggiuntiva, con percorsi individualizzati o con attività di laboratorio.

Alessandro Turchi

Pagina 2

"Sistema della formazione in disarmo: servono

investimenti e innovazione"

“Poche sere fa presso il circolo Miriam

Makeba del S.E.L. cittadino si è tenuto un

bel dibattito con una tematica niente affatto

scontata di questi tempi: la scuola

pubblica.”

Page 3: IL MIRIAM MAKEBA GIUGNO 2012

M IRI AM M A KE BA

Premessa

Ieri la meglio gioventù ha riempito di voglia di vivere

e lottare le strade ferite di Brindisi. L'abominevole

attentato terroristico alla scuola

Morvillo Falcone ha ucciso

Melissa Bassi e ferito e terro-

rizzato le sue compagne di

scuola. Il dolore immenso delle

vittime, dei loro amici e fami-

liari, dell'intero paese non potrà

mai essere compensato ma è

stato straordinario vedere come

a migliaia, spontaneamente,

siano andati a presidiare in ogni

città gli spazi di libertà che ogni

atto di terrorismo, ogni furia

distruttiva di carnefici di vitti-

me innocenti, tenta di impedir-

ci. Fin dalle prime ore non si è

arrestata la marea di solidarietà, vicinanza umana,

affetto, rabbia e orgoglio di chi ha sentito bruciare

sulla propria pelle quel vile attentato. Abbiamo tutti

ascoltato con rispetto e commozione le parole limpide

e coraggiose dei giovani di Brindisi, come quelle

pronunciate senza esitazioni da una di loro, Martina

Carpani, che ha chiesto a nome di noi tutti che venga

fatta chiarezza sulla natura dell'attentato e che si possa

“ricostruire una comunità che metta al bando ogni

cultura individualista e violenta” e che si possa per

questa via realizzare “un rinnovamento della cittadi-

nanza”. No, non è possibile morire nella tua scuola, un

luogo sacro ed inviolabile, protetto dalla sua innocenza

e dalla sua funzione essenziale di presidio di civiltà.

Non è possibile che ci sia ancora una strage inspiegata

e oscura. I ragazzi di oggi, quelli che non erano nati

vent'anni fa, sono stati i più importanti testimoni in un

paese che chiede ancora chiarezza per le stragi che

uccisero vent'anni fa Falcone, Morvillo, Borsellino e

gli uomini e le donne che sacrificarono la loro vita per

proteggerli. Sono quei ragazzi che esigono ed hanno

diritto a conoscere la verità, in un paese dove la verità

per le tante vittime delle stragi, della mafia e del

terrorismo spesso viene celata da complicità che sono

arrivate a coinvolgere pezzi delle istituzioni. Conosce-

re cosa sia accaduto nei passaggi oscuri della nostra

storia recente è una necessità che non può essere

sacrificata per nessuna ragione. Per questo chiediamo

che le indagini sulla strage di Brindisi siano efficaci e

coordinate, così come chiediamo che vengano poten-

ziati tutti gli interventi repressivi e di lotta sociale

contro le mafie, a partire dal rafforzamento delle

iniziative che combattano gli interessi economici delle

mafie su tutto in territorio nazionale e sostenendo tutte

le organizzazioni, come Libera e tante altre, che presi-

diano da anni il territorio con la cultura dell'antimafia

quotidiana, l'unica che può spezzare le trame oscure di

questo cancro devastante per l'Italia. Riteniamo, inol-

tre, che vada innalzata la vigilanza sugli episodi di

matrice terrorista, come la gambizzazione di Roberto

Adinolfi. La nostra condanna per ogni atto terroristico,

per ogni violenza, è inequivocabile, eppure riteniamo

insopportabili le recenti parole della ministra Cancel-

lieri, che troppo disinvoltamente ha accostato gli atti di

terrorismo a movimenti popolari e di massa come

quello NoTav.

Tra Francia e Grecia la prospettiva del cambia-

mento necessario

1. Il crescente astensionismo costituisce il segnale

politico più preoccupante di questa tornata. Indubbia-

mente, esso risente del crescente discredito della classe

politica e della vera e propria crisi democratica e di

rappresentanza che attraversa il nostro paese. Si tratta

di un fenomeno quantomeno europeo. In Francia,

nonostante le previsioni, l'astensionismo non è esplo-

so, al contrario in Grecia è esploso. La differenza sta

nella radicale differenza tra le offerte politiche. Il

nostro primo obiettivo è impedire che l'astensionismo

diventi strutturale, aumentando il malessere della

nostra democrazia. Il primo fallimento del governo

Monti è proprio quello di essere percepito distantissi-

mo dalla condizione materiale del paese.

2. Il dato più clamoroso che emerge dalle elezioni è il

crollo rovinoso della destra. Essa risulta priva di

coesione politica e delegittimata nelle sue

parti costituenti, Pdl quanto e Lega. È

chiaro che pesa un giudizio persino storico

su una classe dirigente di destra che ha

esaurito la sua funzione politica, quella di

dare rappresentanza alle pulsioni egoistiche

e regressive presenti nel paese, che è tra-

volta da scandali e diffuso disprezzo.

3. In questo contesto, appare chiaro il

fallimento del progetto politico del “terzo

polo”. Non solo siamo di fronte ad un

irrilevanza di tipo elettorale, che è tanto più

grave quanto non riesce a intercettare i voti

in uscita dalla destra, ma ad un fallimento

tutto politico dell'ipotesi di poter conquista-

re il “voto dei moderati”. Nella condizione

attuale, con una progressiva distruzione di quello che

fu il ceto medio, questa pretesa è ideologica e priva di

basi materiali.

4. Le coalizioni di centrosinistra conquistano molte

città. Si tratta di una vittoria, incontestabilmente, che è

ancora solo elettorale, poiché essa non riesce a darsi

una dimensione strategica e nazionale. Sicuramente

non si tratta della vittoria di un solo partito, tanto meno

di una vittoria “senza se e ma”. Si tratta di far tesoro di

tutte le indicazioni che sono venute nel ciclo delle

ultime due elezioni amministrative e dei referendum

per non rimanere vittima delle proprie immagini

stereotipate. Quello che è certo è che non ha vinto,

banalmente, la “foto di Vasto”, ma la capacità dei tre

principali partiti di centrosinistra dimettersi in connes-

sione nelle città con la crescente sensibilità civica e

con le esperienze più innovative, spesso emerse con le

primarie. In questo senso, le vittorie di Marco Doria e

di Simone Petrangeli, in contesti assai difficili, ci

riempiono di soddisfazione, anche per il contributo che

il nostro partito, nazionalmente e localmente, ha dato.

La spinta delle primarie, iniziata con le affermazioni di

Pisapia e Zedda, non si è esaurita.

5. Il “boom” di Grillo e del M5S c'è stato. Averlo

negato, continuare a farlo, non è che un esorcismo. La

vittoria di Parma, pur scontando una peculiarietà

legata alla storia di quel territorio, rappresenta un

volano enorme per la potenziale crescita ulteriore dei

suoi consensi. Pizzarotti e Grillo vincono mettendo in

discussione un apparato di potere che è apparso per

troppo tempo inamovibile ed autoreferenziale. Pizza-

rotti raccoglie, al secondo turno, i voti di tutti gli

esclusi al primo turno, di destra e di sinistra. Il voto a

Grillo è quindi visto soprattutto come uno strumento di

radicale ricambio della classe politica, quando essa

non è in grado di autoriformarsi. Se non si “vede” cosa

è successo, Parma potrebbe diventare lo specchio

dell'Italia. Non bisogna demonizzare il fenomeno.

Spesso i candidati del M5S sono preparati e con conte-

nuti condivisibili e poi perché peggio dell'antipolitica

c'è solo l'anti-antipolitica, che pretende di conservare

l'esistente nel nome del meno peggio. È però essenzia-

le che non si tentino vie opportunistiche nel relazionar-

si con l'ex comico genovese. La crescita del consenso

grillino non può che preoccuparci. Bisogna affrontare

la questione senza scorciatoie e avanzando un progetto

politico capace di trasformare la rabbia di tanti in

opportunità di cambiamento reale. Potremo essere

insieme ai grillini in tante battaglie, come già è capita-

to sulla difesa dell'acqua bene comune o in Valle Susa,

ma non possiamo raccontare fandonie: la nostra ispira-

zione è la buona politica, democratica e costituzionale,

di sinistra, tutte cose che il grillismo non considera

certo centrali.

6. Un caso particolare è rappresentato dalla Sicilia,

dove si sono intrecciate questioni nazionali e regionali.

Possiamo dire che si è rotta la pax lombardiana, che

vedeva pienamente coinvolto il Pd siciliano. La più

netta rottura con il progetto politico guidato dal presi-

dente rinviato a giudizio per associazione esterna di

stampo mafioso è stata sicuramente la vittoria di

Orlando. Sel è sempre stata contro quel progetto ed è

stata la prima ad opporsi al governo di Lombardo.

Solo il rispetto che abbiamo avuto per l'esito delle

primarie, confermate dalla commissione dei garanti

autorevolmente presieduta da Peppino Di Lello, scelta

condivisa nazionalmente e localmente, ci ha fatto

militare per un candidato che è apparso sempre e solo

come il rappresentante della parte che lo aveva soste-

nuto alle primarie, Lumia, Cracolici, Crocetta, nono-

stante ripetute dichiarazioni pubbliche che Ferrandelli

aveva fatto nel prendere le distanze dal governatore

Lombardo. Il fatto che il nostro partito abbia consegui-

to risultati importanti in tutto il resto della Sicilia

testimonia l'eccezionalità della situazione palermitana.

Per questo consideriamo che la scelta fatta sia una

responsabilità collettiva, a partire dal coordinamento

nazionale. Una scelta che abbiamo pagato a caro

prezzo, ma che non può essere stumentalizzata da

nessuno, tantomeno dal sindaco Orlando che sa di non

poter rivolgerci accuse ingiuste e false come quelle

pronunciate all'indomani delle elezioni. La nostra

azione in Sicilia dovrà immediatamente riprendere in

vista delle elezioni regionali anticipate di ottobre,

rilanciando una proposta che sconfigga definitivamen-

te il lombardismo e faccia rinascere la Sicilia. Proprio

per questo intendiamo proporci alla guida di questa

nuova stagione, ricostruendo i rapporti con la sinistra

siciliana, a partire proprio dal neo sindaco di Palermo.

7. I messaggi che vengono dal voto sono quindi

molteplici e fra tutti prevale quello del giudizio pesan-

tissimo sui partiti. Vale la sintesi che abbiamo utilizza-

to immediatamente dopo la lettura dei risultati: vince

la voglia di cambiare ed inizia ora il “dopo Monti”.

Non si può negare che l'elettorato abbia quasi sempre

scelto di premiare la proposta più radicalmente innova-

tiva, tra quelle disponibili, rispetto a chi si arroccava.

Inoltre, è evidente, anche nel successo dei candidati

grillini, che non si è esaurita la spinta verso un nuovo

ecologismo, che parte dalla tutela dei beni comuni

come l'acqua, ma che sui territori si declina come

richiesta di difesa dal consumo di suolo, corretta

gestione dei processi di smaltimento dei rifiuti, promo-

zione di un modello di consumi e produzioni equo. Si

chiede con sempre maggiore forza di puntare a quel

“ben vivere” che è il fondamento di una politica nuo-

va. È arrivato quindi il momento di costruire una

visione ed una proposta per la società italiana, a partire

da una più rigorosa relazione con i movimenti, a

partire da quello delle donne, che molto spesso hanno

anche una chiara vocazione ecologista (dall'acqua bene

comune a quello NoTav). Siamo in un cambio d'epoca,

su un crinale. Il voto esprime una connessione tra crisi

sociale e democratica. In passato il voto è stato l'auto-

biografia della vita politica, oggi è l'autobiografia della

società italiana. Il voto di centrosinistra ha l'affanno

derivato dalla mancanza di un progetto politico. Biso-

gna che il centrosinistra che vuole vincere e governare

appaia al mondo.

8. Il contributo del nostro partito per il rinnovamento

della sinistra e per la costruzione di una proposta di

governo del paese viene confermato da questa tornata

elettorale. In primo luogo, grazie alla passione, alla

(Continua a pagina 4)

Pagina 3

Lo scorso 27 maggio si è svolto l’assemblea nazionale di SEL.

Pubblichiamo il Documento conclusivo

“Ieri la meglio gioventù ha

riempito di voglia di vivere e

lottare le strade ferite di Brindisi.

L'abominevole attentato

terroristico alla scuola Morvillo

Falcone ha ucciso Melissa Bassi

e ferito e terrorizzato le sue

compagne di scuola.”

Page 4: IL MIRIAM MAKEBA GIUGNO 2012

generosità ed al disinteresse di migliaia di attivisti in tutta

Italia. I nostri risultati, anche elettoralmente, “somigliano”

più di ieri al nostro insediamento effettivo. Il nostro primo

successo è politico, ovvero di essere stati protagoniste in

molte primarie con candidati da noi sostenuti che hanno poi

vinto le elezioni. Oggi possiamo contare su molti sindaci

iscritti o molto vicini al nostro partito. Non si tratta di boria

di partito, ma di riconoscere i processi politici reali, quelli

che ci vedono come il vettore di un cambiamento nel cam-

po del centrosinistra. È avvenuto con Vendola in Puglia e

poi in tantissime parti in tutta Italia. Le ragioni che sono

state alla base della nascita del nostro partito a Firenze sono

ancora forti e, sicuramente, molte partite vanno ancora

riaperte. Elettoralmente il nostro simbolo incrementa poco

la percentuale elettorale, ma vanno considerati almeno due

elementi. Il primo riguarda la nostra presenza, per una

scelta lanciata nell'assemblea nazionale di gennaio, di far

parte di molte esperienze civiche e comunque di sostenerne

la nascita (il caso di Genova, dove nei municipi arriviamo

al 10% rispetto al 5% della lista comunale per la contestua-

le presenza della lista Doria è molto indicativo). La seconda

è più generale e va esplicitata: Sel svolge una funzione

politica prima ancora che elettorale. Consolidarci oggi è il

modo migliore di affrontare le elezioni a noi più congeniali,

a partire dalle prossime politiche. Il nostro non sarà mai un

voto di pura protesta, che pesca a sinistra e a destra. È stata

una nostra scelta quella di puntare sulla qualificazione

puntuale della nostra proposta, sarebbe assurdo non riven-

dicare con orgoglio questa scelta, sul primato dell'eleganza

delle passioni politiche, non inseguendo né il minoritarismo

né il populismo. Pensiamo che le vittorie di Pisapia, Doria,

Zedda, Stefano, Petrangeli e di tanti altri sindaci che, in

piena autonomia, condividono la nostra idea di buona

politica, sono rilevanti quanto e quelle di De Magistris,

Orlando, che tuttavia puntano tutto su un rapporto carisma-

tico ed immediato con l'elettorato. Inoltre abbiamo davvero

praticato un profondo rinnovamento: giovani e donne,

competenti e motivati, sono così i nostri rappresentanti in

giro per l'Italia. Di certo, gli Scilipoti, i De Gregorio, i

Trota, i Lusi, i Calearo, le Minetti e tanti altri orrendi

prodotti di questo ventennio non abitano in Sel. Sappiamo

di avere molti limiti, ma non esitiamo troppo nel riconosce-

re i nostri meriti.

9. Vanno immediatamente convocati gli stati generali del

futuro, come luogo per salvare il Paese. È una proposta di

cui non vogliamo essere “proprietari”, poiché vogliamo che

sia a disposizione della società italiana. Se Bersani ed il Pd

dicessero di no, Sel e Idv sono pronti ad aprire il cantiere e

a metterlo a disposizione di chi voglia contribuire a cambia-

re il paese. Non si può immaginare un percorso verso le

elezioni che sia sequestrato dai partiti, a partire dal nostro.

La politica deve ritornare ad essere un bene comune, a

disposizione di tutti quelli che vogliano contribuire con il

loro personale e disinteressato impegno al cambiamento.

10. Il primo compito del nuovo centrosinistra è di farsi

portatore della riforma della politica:

codice etico, trasparenza, rigoroso rispetto di limiti di spesa

nelle campagne elettorali, limite dei mandati elettorali ad

ogni livello elettivo, ricambio generazionale, vincolo della

democrazia paritaria sempre e quindi anche nella composi-

zione delle liste elettorali, abolizione di privilegi per le

cariche elettive. Per quanto riguarda il finanziamento alla

politica siamo molto critici con il pasticcio che si sta consu-

mando in parlamento. La proposta sul finanziamento ai

partiti, approvata alla Camera ed ora in discussione al

Senato ha dei gravi limiti. Non si tratta di una reale riduzio-

ne dei rimborsi ai partiti, anzi introduce un organo di con-

trollo dei bilanci complesso anziché la Corte dei Conti,

nessun divieto di impiego delle risorse pubbliche per le

attività immobiliari, nessun limite alle spese di gestione

ordinaria e del personale dei partiti. Persino il principio del

cofinanziamento viene mortificato, a favore dei partiti più

grandi, con interventi di dubbia costituzionalità. Non è

accettabile che si ritorni a votare con il “porcellum”. Noi,

che abbiamo raccolto un milione e duecentomila firme sul

quesito che abrogava la legge attuale e riportava al

“mattarellum”, pensiamo che sia ancora quella la proposta

più chiara per consentire agli elettori di scegliere candidati,

programmi e coalizione di governo.

11. Il secondo obiettivo della sinistra è quello di rimettere

al centro il valore del lavoro, il suo peso costituzionale, la

dimensione costitutiva del patto di cittadinanza e le allean-

ze sociali che esso rappresenta. Va contrastato l'attacco alla

rappresentanza sociale del sindacato e quindi ai diritti di chi

lavora: da Sacconi a Fornero, passando per Marchionne, è

chiaro che l'unica strategia seguita sul piano occupazionale

sia quella della riduzione del potere contrattuale dei lavora-

tori. Accordo del luglio 2011, “modello Fiat”, riforma

Fornero sono i tasselli di una ristrutturazione autoritaria che

va contrastata in ogni luogo, istituzionale e sociale, propo-

nendo immediatamente l'estensione dell'articolo 18 e realiz-

zando una legge per la democrazia e la rappresentanza nei

luoghi di lavoro. Serve un piano straordinario per il lavoro,

sia pubblico che privato, che restituisca un ruolo ed un

senso all'intervento pubblico in economia. Bisogna riforma-

re profondamente la pubblica amministrazione, ma la prima

riforma non può che essere quella di immettere nuove

forze, più preparate e motivate. La strada seguita da Hollan-

de, 60mila nuove assunzioni nella scuola, non può che

essere anche la nostra. Va sbloccato il turn over e vanno

fatte nuove assunzioni per investire sulla sburocratizzazio-

ne e l'efficienza della macchina amministrativa. Oggi

l'efficienza della pubblica amministrazione è un fattore

decisivo, tanto per rilanciare il paese quanto per combattere

fenomeni odiosi come la corruzione, l'evasione e l'elusione

fiscale. Un piano straordinario per il lavoro è necessario per

realizzare un provvedimento che sia giusto socialmente e

ambientalmente, che vada nella direzione di una piena

affermazione di diritti generazionali e di genere. L'alta

precarietà e disoccupazione tra i giovani unita ai bassissimi

livelli di occupazione femminile sono i principali deficit

strutturali del nostro mercato del lavoro. Altro che mancan-

za di flessibilità! Burocrazia inefficiente, corruzione, giusti-

zia lenta e ingiusta, legislazione macchinosa, accesso

difficile al credito, ritardi nei pagamenti della pubblica

amministrazione, scarsa innovazione, nanismo e mancanza

di sinergie produttive, questi sono i problemi da risolvere

per sostenere l'impresa privata, altro che abolizione dell'ar-

ticolo 18!

12. È indispensabile una “rivoluzione fiscale” che renda

trasparente il rapporto tra tassazione e erogazione di servizi

pubblici: pago le tasse e quindi voglio servizi adeguati. La

politica fiscale, non a caso strettamente connessa al welfa-

re, è il principale strumento di sviluppo e coesione sociale

del paese. Oggi pagano troppo e sono tartassati lavoratori

dipendenti, pensionati e imprenditori onesti, grandi e picco-

li, mentre sono favoriti i redditieri. Gli evasori, i cosiddetti

“furbi”, sono parassiti indecenti della società. Chiediamo

che si modifichi la legislazione che punisce l'evasione

introducendo sanzioni penali e civili durissime, a partire

dall'abolizione dei condoni e degli scudi fiscali, in partico-

lare aumentando le imposte di bollo per questi ultimi dal

5% di Tremonti al 50%. Ma le leggi anti evasione non

bastano, vanno attuati meccanismi virtuosi di controllo

incrociato che consentano di far emergere l'immensa ric-

chezza occultata nel nostro paese o illegalmente espatriata.

In particolare, va immediatamente attuato l'accordo bilate-

rale con la Svizzera, similmente a quanto fatto da Germania

e Regno Unito, per avere una tassazione direttamente sui

depositi illegalmente espatriati. Va introdotta una imposta

patrimoniale straordinaria, per ridurre lo stock del debito

pubblico, e una imposta patrimoniale ordinaria sui grandi

patrimoni da destinare, così come avviene già in Francia, a

finanziare stabilmente investimenti per la coesione sociale e

per lo sviluppo del paese, dal reddito minimo garantito ai

finanziamenti per scuola, università e ricerca. La leva

fiscale deve recuperare il precetto costituzionale della

progressività del prelievo: per questo siamo contrari all'at-

tuale formulazione dell'Imu. L'Imu non è un'imposta muni-

cipale, è piuttosto il modo per trasformare i comuni, ai

quali vengono preventivamente tagliati i trasferimenti, in

veri e propri gabellieri. L'Imu è un'imposta regressiva e

ingiusta, che pesa di più sui redditi medi e bassi e meno su

quelli alti e altissimi. È indispensabile abolire l'Imu sulla

prima casa e reperire le risorse corrispondenti con una

decisa azione di contrasto dell'elusione e dell'evasione

fiscale. Va abbassata la pressione fiscale sul lavoro dipen-

dente, a partire dalla restituzione del drenaggio fiscale,

facendo emergere l'economia sommersa, a partire da quella

che vede impegnati i migranti, allargando di conseguenza la

base impositiva. Dall'altro lato la pessima riforma previden-

ziale evidenzia una delle più gravi colpe di questo governo:

lasciare per strada gli “esodati”. Hollande, appena insedia-

tosi, ha abbassato a 60 anni l'età minima per i pensionamen-

ti di chi ha lavorato più di 41 anni. È necessaria la stessa

determinazione anche per noi, che ci proponiamo di cam-

biare la riforma Fornero, che ha cancellato la solidarietà di

sistema sostituendola con un principio assicurativo. Cam-

biare perché non tutti i lavori sono uguali, perché ai lavori

di cura vanno riconosciuti contributi figurativi, perché i

lavoratori e le lavoratrici precari di oggi sono condannati

alla povertà certa. È poi indispensabile agire una riforma

fiscale “verde”, una leva fiscale ecologica che punti alla

modificazione in positivo di stili di vita, produzioni e

consumi verso l'economia verde. Si tratterà, sempre di più,

di premiare gli investimenti in energia verde, di tutelare i

beni comuni e di favorire le produzioni ed i consumi ecolo-

gici per redistribuire la pressione fiscale avvantaggiando

chi contribuisce ad una riforma ecologica del modello di

sviluppo.

13. C'è bisogno di investire sulla formazione e sulla cultu-

ra. Un vero e proprio keynesismo culturale che dia lavoro a

migliaia di persone nel campo della cura dei beni artistici,

nelle attività culturali, nella ricerca e nella formazione dei

nostri figli. Siamo di fronte ad un passaggio epocale che

non può essere affrontato con gli strumenti dell'impoveri-

mento intellettuale di un'intera nazione. Perciò sono straor-

dinarie esperienze che resistono come il Valle a Roma, la

Balena a Napoli e Macao a Milano, che fanno della propo-

sta culturale, della sua gestione innovativa, uno strumento

concreto del cambiamento sociale e civile.

14. Dobbiamo rinnovare il nostro impegno sui temi dei

diritti di cittadinanza e sui diritti civili. Siamo da sempre

favorevoli sia all'introduzione del matrimonio omosessuale

che al pieno riconoscimento delle unioni civili. Intendiamo

appoggiare tutte le campagne che sostengano ciascuna delle

due rivendicazioni. Riteniamo indispensabile che si dia una

risposta positiva alle tante persone che si vedono negare

diritti essenziali su temi eticamente sensibili: dal rapporto

con il tema della fine della vita all'inquietante negazione di

fatto di un diritto come quello dell'aborto, per la crescente

discriminazione dei medici che non si dichiarano obiettori

di coscienza. Democrazia di genere, diritti civili, antiproibi-

zionismo, rifiuto del paradigma securitario e dell'interna-

mento, affermazione piena dei diritti dei migranti di prima

e seconda generazione, sono le parole che porteremo per

raccontare la nuova Italia.

15. Sel si impegna a promuovere da subito due grandi

campagne di massa anticrisi: raccogliere un milione di

(Continua da pagina 3)

(Continua a pagina 5)

Page 5: IL MIRIAM MAKEBA GIUGNO 2012

firme per sostenere la proposta di legge di legge quadro di

iniziativa popolare che istituisce il reddito minimo garantito

e una campagna per un piano straordinario di messa in

sicurezza del territorio. Per quanto riguarda la campagna

sul reddito minimo garantito si tratta di partire subito con la

nostra proposta in Italia e poi sostenere anche quella che

partirà da settembre in tutta Europa (con l'Iniziativa dei

Cittadini Europei, prevista dal trattato di Lisbona, che

consente di raccogliere un milione di firme in tutta l'Unione

per inviare una proposta di iniziativa popolare alla Com-

missione), ma anche di qualificarne i contenuti. Questa

proposta supera la contrapposizione tra lavoro e reddito e

riconosce ad entrambi il compito di sconfiggere l'esclusione

sociale. Civiltà del lavoro e reddito minimo garantito sono

le facce della moderna cittadinanza europea. Per noi, infatti,

l'occasione della campagna sul RMG è anche e soprattutto

l'occasione di ripensare il sistema del welfare, estendendolo

e rendendolo più universale, capace anche di incidere sulla

relazione tra i generi mettendo in discussione il paradigma

patriarcale. Quanto alla campagna per la messa in sicurezza

del territorio, essa si inscrive nell'ambito di una critica

serrata al dogma della crescita come via d'uscita dalla crisi:

gli investimenti devono essere tutti legati ad un processo di

conversione ecologica, senza il quale la stessa crescita

diventerebbe solo distruzione di futuro. Mettere in sicurez-

za il territorio significa mettere in relazione l'intervento

pubblico con la sua qualità ecologica, far crescere l'occupa-

zione ma anche proteggere il bene comune non rinnovabile

che è la nostra terra. In questo contesto risulta non più

rinviabile una riforma radicale del capitalismo finanziario.

Nuove regole e nuovi poteri agli organismi politici sovrana-

zionali sono indispensabili.

16. In conclusione, ribadiamo il nostro più netto e radicale

dissenso con l'attuale governo e con le sue rovinose politi-

che. Esso è sicuramente un avversario per oggi e per doma-

ni e la proposta di cambiamento che auspichiamo è contro

le politiche di austerità liberista che porta avanti, in patria e

in Europa. Siamo anche contrari all'invocazione generica

che Monti fa della crescita, perché riteniamo che la crescita

non possa che essere ecologicamente compatibile e che

debba accompagnarsi all'eguaglianza e non al rigore. Monti

è stato prima alleato di Merkel e Sarkozy, poi ha costruito

con Cameron su una pessima proposta iperliberista di

rilancio della crescita, basata sulle privatizzazioni e sulle

liberalizzazioni, ed oggi si accoda al pressing da destra su

Angela Merkel. In ogni occasione ha difeso i dogmi del

liberismo, ma noi abbiamo il dovere di allearci con le forze

politiche che in tutta Europa li stanno contestando.

17. In Europa, come avevamo già osservato qualche mese

fa, può spirare un'aria nuova. Il nostro primo impegno è

quello per la federazione degli Stati uniti d'Europa, co-

struendo nuove ed autorevoli istituzioni politiche che

sappiano governare la moneta unica, a partire dalla Banca

centrale europea. La splendida vittoria di Hollande riapre il

confronto con la destra che aveva fin qui dominato la scena

continentale, sulle ceneri del quindicennio lib lab blairista.

In Germania crolla la Cdu e recuperano consensi sia i

Grunen che la Spd, mentre fatica a difendere le sue posizio-

ni elettorali la Linke. Ha ragione lo storico Pierre Rosanval-

lon, uno dei consiglieri più vicini ad Hollande: è arrivato il

momento di riunificare politicamente e socialmente l'Euro-

pa per uscire dalla crisi, realizzando in primo luogo un

welfare europeo e di conseguenza socializzando ed even-

tualmente trasferendo risorse, così come si è fatto nel

dopoguerra in Italia o in Germania dopo la riunificazione

post muro di Berlino. La democrazia ed il welfare state

sono i più importanti contributi che il nostro continente ha

dato alla storia umana. La coesione sociale, la lotta alle

disuguaglianze e un nuovo modello di sviluppo ecologica-

mente sostenibile sono il programma fondamentale delle

sinistre europee. Conseguentemente a quanto detto Sel si

pronuncia per la non ratifica della modifica dei trattati

concernenti i vincoli delle politiche di bilancio, note come

“fiscal compact”, che andranno in discussione nei parla-

menti nazionali della Ue nel prossimo giugno.

18. Abbiamo già espresso un giudizio netto sulle politiche

di austerity. Oggi siamo alla loro totale delegittimazione.

La Grecia, che qualcuno vorrebbe buttare fuori dall'euro, è

il paradigma di quel fallimento. I cittadini greci, che in

massa non hanno votato, hanno però bocciato le forze che

si erano fatte carico di imporre i memorandum. Nuova

democrazia e Pasok sono collassate e sono emersi nuovi

protagonisti sulla scena politica: terribili, come nel caso dei

neonazisti di Alba dorata, o straordinariamente innovativi

come la sinistra di Syriza e di Sinistra democratica. Dalla

Grecia può venire una grande lezione: proprio la democra-

zia può essere la più importante risorsa per uscire dalla

crisi.

19. Oggi la politica deve riformarsi per essere all'altezza

delle domande inevase che inquietano gli uomini e le donne

di questo paese. Ci dobbiamo interrogare su quale sia la

missione storica della politica in questa fase e noi crediamo

che essa sia quella di ricomporre le fratture sociali e civili

che hanno ferito il nostro patto di convivenza. Il tema è

dunque quello di sconfiggere la precarietà: la precarietà

come esperienza esistenziale quotidiana, come modo di

produzione dell'attuale sistema capitalista, la precarietà nel

rapporto con la vita umana e non umana che ci circonda e

nel rapporto con le generazioni future. La precarietà, in

definitiva, come orizzonte di senso e destino dell'esperienza

umana. Se non cogliamo la profondità della crisi, che

potremmo definire persino antropologica, difficilmente

avremo parole per nominare le tragedie cui assistiamo

spesso impotenti: disperazione e rabbia, violenza e sopraf-

fazione, depressione e rassegnazione, cinismo e spregiudi-

catezza. Intendiamo la politica come programma e come

visione del mondo, ovvero come lo strumento per interpre-

tare e governare i processi in atto. La crisi, nella sua bruta-

lità, ci consente di provare a cambiare le priorità, le gerar-

chie di valori che fin qui hanno trionfato : l'individualismo,

il consumismo, la primazia della ricerca del profitto e della

sopraffazione devono essere contrastati con capacità nuove

di cooperazione e di cura dei beni comuni. Non accettere-

mo che si possa mettere in discussione il welfare state, che

rimane la più grande costruzione sociale della storia umana,

e che al contrario sia impossibile mettere in discussione la

Tav e le spese militari! Un modello di sviluppo che metta al

centro il concetto del “prendersi cura”, che metta in primo

piano il tema della riconversione ecologica dell'economia.

Vogliamo provare a costruire una prospettiva di speranza.

La nostra autonomia deriva dall'aver compreso prima di

altri che la deriva nichilista della globalizzazione liberista

avrebbe portato il mondo sull'orlo del collasso. I movimenti

contro la globalizzazione neoliberista sono stati dei fonda-

mentali innovatori e portatori di un principio di realtà.

Bisogna saper fondere i saperi e la coscienza dei processi:

dai movimenti contro il neoliberismo agli indignati possia-

mo ritrovare la traccia di un progetto alternativo. L'autono-

mia che intendiamo non è il picchettamento di un recinto

identitario, dentro cui c'è il rischio di rinchiudersi. È piutto-

sto da vivere come la connessione tra lotta alla precarietà e

democrazia di genere, come responsabilità ecologica e

pieno protagonismo delle generazioni più giovani.

(Continua da pagina 4)

Page 6: IL MIRIAM MAKEBA GIUGNO 2012

miriammakeba.sel@hotmai

l.it

contatto skype:

circoloselmiriammakeba

Le compagne e i compagni del circolo Miriam Makeba solitamente si riuniscono ogni martedi alle ore

19,30

Su FB ci trovi qui: https://www.facebook.com/

groups/miriammakeba.sel/

Lo scorso 6 giugno è stato presentato il

libro “Arrendersimai@mov”.

Vi riportiamo una piccola scheda

dell’opera I curatori di questo libro - An-

na Miculan, Amedeo Borzillo, Carlo

Barlassina e Giovanni Piras – alla fine

del 2011 hanno lanciato un appello su

internet con l’intento di raccogliere rac-

conti e testimonianze di militanti del Mo-

vimento Studentesco protagonisti di

un’intensa stagione politica e culturale,

quella delle lotte studentesche del ’68 e

delle lotte operaie dell’Autunno caldo.

Hanno risposto in tanti; il libro raccoglie

64 storie ambientate in 19 diversi luoghi

d’Italia. Quello che i curatori ci consegna-

no è uno spaccato inedito di un’irripetibile

esperienza di partecipazione politica e

umana, che ancora oggi a distanza di 40

anni aggrega e fa emergere valori e riferi-

menti condivisi. Momenti esaltanti, spe-

ranze, errori, delusioni, vittorie e sconfitte

e su tutto il filo rosso della difesa della

democrazia. Tanto che recentemente Euge-

nio Scalfari ha scritto su Repubblica che

nei giorni terribili della strage di Pazza

Fontana a Milano il Movimento Studente-

sco, con rara intuizione, ebbe la capacità di

organizzare assemblee popolari e manife-

stazioni contro la strategia della tensione.

Questi racconti rappresentano un passag-

gio, un messaggio per i giovani d’oggi,

perché possano affrontare le nuove sfide

recuperando la memoria storica.

Page 7: IL MIRIAM MAKEBA GIUGNO 2012