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Introduzione................................................................................................. 2 Savino tra mito classico e moderno, “la forza della parola”.....................5 1.1 L’eterna lotta tra Tradizione e Avanguardia...........5 1.2. Personaggi classici e “personaggi saviniani”..........7 Savinio e il teatro....................................................................................... 14 2.1 La macchina dell’Avventura colorata...................14 2.2 Il tema del doppio, Savinio come in Pirandello........17 Ulisse e Orfeo............................................................................................. 20 3.1 Capitan Ulisse.......................................20 3.1.1 Ulisse tra “amore e desiderio”..........................22 3.2 Orfeo.................................................25 Alcesti ed Emma B...................................................................................... 28 4.1 Alcesti di Samuele...................................28 4.2 Emma B. vedova Giocasta............................32 Conclusione................................................................................................ 36 Bibliografia................................................................................................. 37 Periodici...................................................................................................... 37 Sitografia.................................................................................................... 37 Conclusione................................................................................................ 38

Il Mito in Scena-Alberto Savinio e La Macchina Dell'Avventura Colorata

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Il Mito in Scena-Alberto Savinio e La Macchina Dell'Avventura Colorata

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Introduzione2Savino tra mito classico e moderno, la forza della parola51.1Leterna lotta tra Tradizione e Avanguardia51.2. Personaggi classici e personaggi saviniani7Savinio e il teatro142.1 La macchina dellAvventura colorata142.2 Il tema del doppio, Savinio come in Pirandello17Ulisse e Orfeo203.1Capitan Ulisse203.1.1 Ulisse tra amore e desiderio223.2 Orfeo25Alcesti ed Emma B.284.1 Alcesti di Samuele284.2 Emma B. vedova Giocasta32Conclusione36Bibliografia37Periodici37Sitografia37Conclusione38

Introduzione

Questo elaborato ha lo scopo di spiegare la figura di Alberto Savinio, rivalutata dalla critica a met secolo grazie a due personaggi di rilievo, Sciascia e Sanguineti.Lattivit letteraria dellautore stata posta a lungo in secondo piano rispetto alla produzione artistica del fratello, il pittore Giorgio De Chirico, artista di grande fama e bravura. Savinio fu emarginato dallambiente letterario dellepoca, in unItalia che stava affrontando la Seconda guerra Mondiale.La differenza che intercorre tra Alberto Savinio e altri autori a lui contemporanei con sorte letteraria pi fortunata sta nel fatto che il nostro autore al contrario divenne scettico e dubbioso, [] esploratore di quel mondo di cose distrutte, di quel corpo in disfacimento avente per ombelico la vecchia Europa[footnoteRef:1]. [1: http//www.2.unibo.it si veda il passo di Stefano Lanuzza.]

Se dovessimo paragonare Savinio a un animale, il pi appropriato sarebbe il polipo con infinite braccia in continuo movimento e inafferrabili con mille tentacoli avviticchiati ai materiali pi eterogenei e imprevedibili[footnoteRef:2]. [2: Silvana Cirillo, Itinerario guidato nel mondo letterario di Savinio e delle avanguardie, Euroma La Goliardica ,1994 , p. 21.]

Mai pi giusta fu laffermazione sopra indicata di Silvana Cirillo, poich Alberto Savinio non fu solo uno scrittore, ma anche un musicista, un pittore e un autore, di opere teatrali. Questo lavoro analizza la produzione dellautore in ambito teatrale, la sua concezione del teatro e i cambiamenti che i personaggi subiscono quando passano attraverso il filtro della macchina sterilizzatrice del teatro[footnoteRef:3], termine da lui coniato per parlare della rappresentazione teatrale. [3: Si veda la definizione di A. Savinio di in Capitano Ulisse, Milano, Adelphi, 1989, p. 5. ]

Nel primo capitolo ho affrontato la visione del mito classico da parte dellautore; egli attinge il materiale per i suoi elaborati dal mondo greco. Questo ai suoi occhi appare come un serbatoio di archetipi e figure ma i personaggi mitici da lui analizzati sono stravolti e rivisitati in chiave moderna con ironia e comicit.Affronto inoltre studiandoli nel dettaglio i quattro miti presenti nelle opere teatrali Capitano Ulisse, Orfeo Vedovo, Alcesti di Samuele ed Emma B. vedova Giocasta, rivisitati in chiave saviniana, demitizzati dal loro spessore, e investiti da maggiore umanit e leggerezza.Nel secondo capitolo presente la concezione dal teatro dellautore ribattezzata dallo stesso la macchina dellAvventura colorata[footnoteRef:4]; qui lattore assume coscienza di se stesso e delle sue capacit. Savino sostiene che la forza solutrice del teatro data soprattutto dai colori: La scena colorata mette il teatro in bella luce, ne semplifica lesame, ne facilita la soluzione. Il teatro incolore non risolve il dramma: lo ingorga maggiormente[footnoteRef:5]. Il teatro sognato dallautore volto a eliminare il confine tra fantasia e realt, un teatro pronto a varcare la soglia del mondo nuovo, un universo privo di corruzioni, dove i problemi hanno risoluzione sulla scena sotto locchio attento dello spettatore. [4: Si veda la definizione di A. Savinio sul teatro in Capitan Ulisse, Milano, Adelphi, 1989, p. 12.] [5: Alberto Savino, Capitan Ulisse, Adelphi , Milano, 1989 , p. 17.]

ripreso inoltre il tema pirandelliano del doppio, poich i personaggi che recitano sul palcoscenico sono delle maschere: luomo si maschera, secondo lautore, per sottrarsi alle convenzioni che la societ impone.Negli ultimi due capitoli dellelaborato approfondisco le quattro opere teatrali composte dallautore, dove i personaggi mitici di Ulisse, Orfeo, Alcesti e Giocasta sono riletti in chiave saviniana.Ulisse appare agli occhi dellautore un grande infelice, un incompreso, un uomo che ha sempre pensato alla felicit altrui non preoccupandosi mai della sua, tanto da restar solo, ed proprio la sua solitudine la causa profonda della sua infelicit. In Capitano Ulisse Savinio racconta la metamorfosi delleroe che passa da uomo assetato di conoscenza e appagamento, a uomo libero dallambizione e dalle passioni, alla ricerca della sua felicit.Orfeo protagonista dellatto unico Orfeo Vedovo, da sempre considerato il padre della musica e della poesia, attraverso la macchina del teatro ridotto ad uno scrittore, un semplice poeta doccasione. Savinio s'identifica nel protagonista dellopera e si pensa che in questa identificazione lautore voglia ricordare al lettore di non aver mai rinunciato a una delle sue pi grandi passioni, la musica. In Alcesti di Samuele, la storia di Alcesti ambientata nel periodo della persecuzione ebraica da parte dei tedeschi. Lopera rispetto al mito classico presenta un finale capovolto, dato che la novella Alcesti torna nel regno dei vivi solo per disprezzare e rinnegare suo marito. Il rifiuto del tragico da parte del mondo borghese in questa rappresentazione espresso in maniera nitida dallevento che ha segnato profondamente la nostra storia, la persecuzione raziale degli ebrei che fa da sfondo allintera vicenda.Ultimo personaggio preso in analisi Giocasta, nellopera teatrale Emma B. vedova Giocasta. In questo lungo monologo prima dellarrivo del figlio, la protagonista ripercorre sul filo della memoria il cammino della sua autocoscienza di madre[footnoteRef:6]. La protagonista nutre un amore incestuoso nei riguardi del figlio, trasgredendo il suo status di madre per far rivalere quello di donna. [6: Alberto Savino, Alcesti di Samuele e Atti unici, Adelphi, Milano, 1991, p. 353.]

Il critico Ugo Piscopo sostiene che questopera saviniana sia uno tra i documenti pi indicativi delle lettere italiane degli anni quaranta per profondit [] che consente allautore di tastare il polso della vita sociale del suo tempo[footnoteRef:7]. [7: Ugo Piscopo, Alberto Savinio- civilt letteraria del novecento, Milano, Mursia, 1973, p. 145.]

Capitolo 1

Savino tra mito classico e moderno, la forza della parola

1.1 Leterna lotta tra Tradizione e Avanguardia

Come afferma Pegoraro, il bersaglio di Savinio il mito come struttura rispecchiante un ordine chiuso, lopera saviniana fittamente popolata di miti [footnoteRef:8]. [8: http:// cartescoperterecensionetesti.blogspot.com.]

Nelle opere letterarie di Alberto Savino costantemente presente il richiamo ai miti greci, i continui riferimenti allantichit classica, intesa sia come cultura che come letteratura, sono in parte legati a un elemento di identit, la sua nascita in Grecia.La classicit costituisce un aspetto di modernismo. La razionalit della filosofia classica greca, le storie e i miti vengono integrati e rivissuti. Leggendo i classici, egli trova spunti volti a creare nuove narrazioni che intendono riscrivere i miti in chiave moderna.Savinio consapevole del fatto che il processo di demitizzazione antico e inizia gi in Grecia. Nella prefazione ai Dialoghi di Luciano di Samosata, che Savino considera liniziatore del processo di demitizzazione per la sua ironia e lo scetticismo nei confronti del sacro, scrive che moderno ogni spirito non misticamente ispirato dai miti come Eschilo o Dante, ma cosciente della propria autonomia mentale, e che liberamente e spassionatamente contempla intorno a s il mondo divinizzato. Come osserva Maurizio Brignone: nella lingua di Omero mito significava semplicemente parola. Gli eroi di Omero parlano come voi e me, solo che usano miti come noi usiamo parole. Lerrore di chi legge e non sa ritrovare la sinonimia tra miti e parole. Il mitismo di Omero unillusione creata dallignoranza del vero valore di quella lingua[footnoteRef:9]. [9: Maurizio Brignone, Mito tradizione e avanguardia in Alberto Savinio, in Atti e memorie dellAccademia Clementina, n 18, 1985, p. 65.]

Lequazione mito uguale parola permette a Savinio di considerare il patrimonio dei miti classici un grosso deposito da cui attingere per reperire materiale necessario alla sua opera. Lungo tutte le opere letterarie dellautore, i miti vengono resi attuali e portati a una dimensione bassa e quotidiana, il tutto letto in chiave ironica. Egli sente lesigenza di correggere i miti e di modernizzarli per sostituirli a suo piacere con nuovi miti o con utopie. Lo scrittore preferisce lironia piuttosto che la tragicit, il comico e il grottesco, il quale a suo parere affascina di pi il lettore o lo spettatore. Egli esclude dalla sua tradizione letteraria i superclassici[footnoteRef:10] come Dante e Omero in quanto li considera troppo divinizzati. Lo scrittore infatti afferma che pretendere che la propria scrittura viva in eterno significhi non aver preso coscienza che ci sarebbe assai simile alla morte. Perci Savinio preferisce lironia e il comico. [10: Ivi. p. 69.]

Il comico ha vita breve. Presto si spegne e anche pi presto si corrompe [] Nel comico non c posto per leternit[footnoteRef:11]. [11: Alberto Savino, Nuova Enciclopedia, Adelphi, Milano, 1977 ,p. 96 e p. 98.]

Savinio punta quindi allo stupore, in quanto, a parer suo, per far scattare il riso necessaria la sorpresa, ed il comico una delle tante forme che lo stupore acquista. Il mito, in primis quello classico, presente in quasi tutti i suoi scritti dove compaiono una serie di intrecci comici uniti alle occasioni della vita quotidiana, borghese e moderna; il mondo classico appare, agli occhi dellautore, come un serbatoio di archetipi e figure prive di spessore, figure che sembrano importanti ma in realt non racchiudono alcun significato profondo.

1.2. Personaggi classici e personaggi saviniani

Ulisse forse il personaggio pi seducente tra gli eroi del mondo antico. descritto come un ottimo guerriero nellEneide e come un eterno viaggiatore nellOdissea. Ulisse, protagonista del poema omerico, uno dei personaggi mitici pi rivisitati nella storia della letteratura. Di questa figura mitica si sempre parlato in maniera positiva osannando le sue caratteristiche, vale a dire astuzia e intelligenza che l'hanno contraddistinto nella lunga fila dei miti classici. Non va certo dimenticata unaltra peculiarit appartenente al nostro Odisseo, introdotta da Dante, la sete di conoscenza che lo port a viaggiar tanto; la sua bramosia verso la scoperta era cos spiccata da fargli pensare di poter riuscire a superare le famose colonne dErcole, le quali erano poste allepoca come confine del mondo a quel tempo conosciuto.Queste sue tre fondamentali caratteristiche sono quelle che lo portano a compiere linterminabile viaggio prima del suo ritorno a casa.Ulisse per ricordato anche come un uomo che prova tanto amore per la sua famiglia, per la sua patria e per i suoi compagni. Lamore per la patria sar la caratteristica che lo porter man mano che il viaggio diventa pi lungo a resistere ai dolori e alle difficolt che incontrer lungo il cammino. Queste doti di Ulisse sono state la causa della sua salvezza pi di ogni altra forza fisica. Dante per colloca Odisseo nellinferno, tra i consiglieri fraudolenti, a causa dellinganno del cavallo di Troia. Anche il Sommo poeta riconosce alleroe e lo condanna per questo il dono dellastuzia e dalla sete di conoscenza.Ulisse, archetipo del viaggiatore, per eccellenza il personaggio che rappresenta il desiderio di scoprire nuove cose e nuovi posti, ampliando cos il suo sapere.Il nostro personaggio mitico considerato da Alberto Savinio un grande infelice, un uomo molto solo, ed proprio la sua solitudine la causa della sua infelicit. Lautore afferma che con lopera Capitan Ulisse vuole aiutare colui che non trova riposo abbandonato da tutti; Ulisse non astuto e scaltro come i grandi della letteratura narravano ma, a parere di Savinio, era un ingenuo e un debole, questo dimostrato dal suo credere alla storia fasulla dellultimo viaggio.Secondo Alberto Savinio, Ulisse visto da tutti con una briciola di piet, in quanto ha comandato guerre, servito divinit cercando di accontentare tutti meno se stesso, non riuscendo purtroppo a vivere la sua vita. Ulisse non pi luomo combattivo con un enorme spirito patriottico, bens un individuo vagante; lo stesso autore nelle prime pagine dellopera tramite il personaggio Euriloco fa affermare che costringere Ulisse a tornare a casa non aiuterebbe il personaggio a trovar la pace e la felicit da tempo ricercata.Anche il suo grande amore nei confronti di Penelope, sentimento che gli dona forza e coraggio per affrontare tutte le difficolt che gli si presentavano e superare brillantemente mille peripezie pur di tornare a casa a riabbracciare suo figlio e sua moglie, in Capitan Ulisse scompare, poich egli vede in sua moglie la copia perfetta di Circe e Calipso. Ulisse arriva addirittura a rinnegare il legame con sua moglie, vedendo nella donna un ostacolo alla sua felicit, questa convinzione lo porta ad abbandonare la sua Penelope che per anni laveva aspettato con amore e devozione. Anche le figure femminili di Penelope, Circe e Calipso, descritte nellopera di Omero, sono stravolte nellopera di Savino.Penelope, donna affettuosa e innamorata del marito, lo aspetta per dieci lunghi anni e rifiuta tanti matrimoni pur non essendo convinta che il suo uomo sia vivo e stia tornando a riabbracciarla; celebre linvenzione della tela, utilizzata per temporeggiare e allontanare i suoi pretendenti, poich il suo cuore appartiene sempre e solo ad Ulisse, ella probabilmente nella storia della letteratura l'emblema della fedelt e devozione verso il marito. Circe, descritta come donna solare e seduttrice, con una schiera di ancelle devote al suo servizio, una donna dotata di poteri magici che utilizza anche nelle sue relazioni amorose ed per questo definita lincantatrice della mitologia greca. Ultima figura femminile, non per ordine d'importanza, Calipso, la donna che, come narra lOdissea, si occup di Ulisse naufrago per ben 10 anni amandolo con devozione. Lei cerc di sedurlo con il suo grande fascino, offrendogli anche limmortalit. In teatro, definito da Savinio la macchina dellavventura colorata, queste tre figure mitiche sono descritte come tre donne piene damore per Odisseo che si struggono e si lamentano pur di tenerlo accanto. Calipso e Circe passano da grandi seduttrici a ragazze deboli. Penelope, invece, nellopera di Alberto Savinio inizialmente non riconosce il suo Ulisse e lo tratta come un perfetto sconosciuto, con aria diffidente. Verso la fine dellopera, per, dopo essersi resa conto che Ulisse era suo marito e dopo aver visto latteggiamento freddo delluomo che preferisce rinnegarla pur di perseguire la sua felicit, torna ad essere la donna affranta e piena damore descritta nellopera omerica.Non va dimenticata infine la figura femminile di Minerva che nellantichit era la dea della saggezza e della poesia; lei passando attraverso la macchina del teatro saviniana, diventa una zitella acida e nobile, che Ulisse considerava come unultima ratio, un capitale di riserva cui dar di piglio in casi di estrema necessit.[footnoteRef:12] tanto da rifiutare linvito della donna a restar con lei. [12: Ugo Piscopo, Alberto Savinio- civilt letteraria novecento, del Milano, Mursia, 1973, p. 235.]

Due peculiarit in Capitan Ulisse sono i luoghi in cui ambientata la storia e i personaggi secondari. In particolare le case di Calipso e Circe, descritte come delle case moderne con divani zebrati e tovaglie da tavola colorate e le ancelle, rappresentate in scena da ragazze moderne addirittura col vizio del fumo.Un altro personaggio maschile presente nel mito classico e rivisitato da Savinio Orfeo. Orfeo nel mito classico luomo innamorato e affranto dalla scomparsa della sua amata Euridice che, addolorato, decide di scendere nellAde a riprendersi la sua sposa. Con la sua dolce melodia riesce a incantare il dio Ade e a convincerlo a restituirgli lamata a patto che non si volti fino alluscita dagli inferi, Orfeo non rispetta laccordo e non riesce a riportare in vita la giovane. Nel mito classico egli descritto come un uomo affranto dal dolore ma tanto coraggioso da scendere negli inferi ad affrontare il dio Ade e che commette un unico errore per il troppo amore. In Vedovo, la rivisitazione teatrale attuata da Alberto Savinio, lautore preferisce narrare il mito in un momento successivo alla morte di Euridice, episodio che non raccontato nella tradizione. Nellatto unico Orfeo ed Euridice diventano una coppia borghese con tutti i limiti della classe alla quale appartengono. Orfeo rappresentato in scena seduto accanto ad un tavolino, distrutto dal dolore per la perdita della sua amata Euridice. Inizialmente il protagonista appare molto addolorato per la scomparsa della donna, poi smette di piangersi addosso e, cosciente del suo potenziale, decide di raggiungerla in villeggiatura per riportarla a casa. Orfeo per il troppo dispiacere vaneggia, disperato, decide di puntarsi una rivoltella alla tempia affermando di voler morire per raggiungere Euridice. Lautore introduce nellopera una nuova figura, quella bizzarra dellagente, una sorta di addetto delle pompe funebri che propone a Orfeo lutilizzo di una macchina capace di riportare in vita Euridice. I due utilizzano il macchinario e la donna torna in vita. Euridice descritta come una svampita indecisa sullamore che nutre verso il suo Orfeo; il protagonista, vedendo la sua amata civettare con un amico, lo stampatore Maurizio, decide in preda alla rabbia di sparare ai due personaggi ma il tentativo fallisce dato che Euridice non riesce n a vedere Orfeo n a sentire la sua voce. Il protagonista di quest'atto descritto come un personaggio depresso tanto da decidere di togliersi la vita per raggiungere la sua amata. In Savinio, oltre ad apparire un debole, Orfeo appare anche come un folle che pur di riabbracciare la sua donna si affida alla tecnologia; anche il personaggio di Euridice stravolto dalla macchina dellavventura colorata dellautore: non pi la povera ninfa che muore a causa del morso di una vipera, ma una donna che con la sua civetteria amoreggia con un altro uomo dinanzi agli occhi del suo sposo.Linnovazione operata dallautore vede Orfeo vittima del suo voltarsi indietro e quindi responsabile del suo gesto e della seconda perdita di Euridice, sostituito da Orfeo vittima della civilt delle macchine contro cui non pu nulla. La novit pi importante sta nel raccontare la storia di Orfeo dopo la morte di Euridice.Savinio riporta in Nuova Enciclopedia, lopera in cui lautore fornisce nuovi significati a specifici termini, per due volte la voce Orfeo: una prima volta come pretesto per un aneddoto che esalti lo straordinario potere fascinatorio della musica; e subito dopo per indicare letimologia del nome Orfeo: [] Orfeo colui che porta agli uomini luce e verit. Orfeo non morto. Gli Orfei sono tanti e si rinnovano[footnoteRef:13]. [13: Rosita Tordi, Mistero per lo sguardo studio per un profilo di Alberto Savino, Milano , Bulzoni, 1992, p. 84.]

Un altro personaggio mitico analizzato da Savinio quello di Alcesti narrato da Euripide. Nel mito classico questa donna la sposa di Admeto, un uomo che doveva sacrificarsi per ricambiare il dono ricevuto da Apollo. Egli chiede aiuto a i suoi genitori ma questi rifiutano e sua moglie, Alcesti, decide di compiere questo atto damore e di sacrificarsi al posto del marito. Admeto, afflitto dal dolore causato dalla perdita della moglie, invita a casa sua Eracle il quale si commuove per il racconto delluomo e decide di aiutarlo scendendo negli inferi e riportando Alcesti sulla terra. Il personaggio euripideo il simbolo della donna coraggiosa che per amore si sacrifica senza mai rimproverare al marito il patto egoistico che egli aveva fatto con Apollo. Alcesti abbandona la terra chiedendo al marito solo di conservare indelebile nel suo cuore il proprio ricordo e di non amare in futuro altre donne in una scena struggente davanti al palazzo reale che marca ancor pi levidente contrapposizione tra coraggio femminile e debolezza maschile.Nella rappresentazione teatrale di Savinio, Alcesti di Samuele, la protagonista una donna ebrea che decide di sacrificarsi (buttandosi nel fiume) per salvare la carriera di suo marito Goerz. Teresa, la moglie di Goerz, rappresentata in scena da un quadro; ella motiva il suo gesto tramite una lettera indirizzata a suo marito, dove specifica che il suo non un atto di disperazione ma un atto ragionato. La nuova Alcesti, a differenza del mito classico, ritorna forzatamente nel regno dei vivi. Ella non ha intenzione di restare e adorare suo marito, ma disprezza e rinnega luomo, preferendo al regno dei vivi quello dei morti. Anche la figura mitica di Eracle stravolta da Savinio. Eracle nel mito classico, ospite a casa di Admeto e ignaro della morte di Alcesti, si ubriaca, ma quando viene a conoscenza della morte della donna, commosso, scende nellAde e riporta nel regno dei vivi Alcesti che si ricongiunge amorevolmente a suo marito Admeto.Nella rappresentazione di Savinio Roosevelt veste i panni di Eracle. Il presidente degli Stati Uniti dAmerica, a differenza del salvatore classico, quasi costretto dallo stesso autore, a seguito delle sue molteplici vittorie in politica e in guerra, a scendere negli inferi per riportare la donna in vita. Anche per quanto riguarda lAde Savinio apporta delle modifiche al mito classico, il Regno degli Inferi non descritto come un luogo tetro dove i poveri peccatori devono espiare la propria pena costretti a sopportare il peso dei loro peccati ma uno sfarzoso albergo moderno con tanto di direttore, poltrone lussuose, dove gli ospiti vengono trattati in maniera eccellente e con il massimo riguardo.Savino, oltre a capovolgere il finale, facendo tornare in vita Teresa solo per ripudiare il marito, introduce uninnovazione, vale a dire, modifica il protagonista. Secondo il suo pensiero il vero protagonista dellopera non la nuova Alcesti bens Eracle in quanto un individuo che compie una buona azione, senza tornaconto personale, merita il ruolo di protagonista.Unulteriore figura mitica analizzata da Alberto Savinio Giocasta, rappresentata a teatro sotto forma di monologo intitolato Emma B. Vedova Giocasta.Nel mito classico la figura femminile di Giocasta, dopo aver ascoltato la predizione delloracolo di Delfi, il quale affermava che suo marito Laio sarebbe morto per mano del figlio che poi lei avrebbe sposato, decide di abbandonare il piccolo Edipo su un monte. Linfante, per, viene salvato da un pastore e condotto a Tebe. Edipo, cresciuto, dopo aver sconfitto la sfinge, entra nella capitale della Beozia vittorioso. Giocasta ospita il vincitore per riconoscenza, i due si innamorano e si sposano. Dopo essere venuta a conoscenza che la predizione delloracolo si era avverata, Giocasta si uccide e suo figlio Edipo si acceca. Il personaggio descritto come una donna piena di sensi di colpa che per vergogna, non riuscendo ad affrontare la situazione, decide di togliersi la vita.In Savinio la protagonista, Emma, una donna accecata dallamore verso il figlio Millo nel quale rivede il marito, o meglio il suo uomo, la sua met, luomo che cercava da una vita. In questo lungo monologo che precede larrivo del giovane a casa dopo molti anni di lontananza, nel quale i toni tragici convivono con il grottesco, Emma esamina il suo percorso di madre che inizia il giorno in cui il figlio viene al mondo. La nascita di Millo segna il momento di svolta nella vita della donna che mette al mondo non suo figlio, ma la sua creatura, lessere che completa la sua vita incompleta. Pensando al rapporto con il marito da poco scomparso, Emma fermamente convinta di aver perso molti anni della sua vita dietro ad un uomo che non meritava la sua attenzione; il suo amore era un sentimento rivolto solo ed esclusivamente al figlio. La protagonista, verso la conclusione del monologo, rivela un attimo di esitazione dinanzi al sentimento decisamente incestuoso nei confronti del figlio ed consapevole di trasgredire lo status di madre per far rivalere quello di donna. proprio questa la caratteristica fondamentale della rivisitazione del mito di Savinio: mentre nel mito classico sia Edipo che Giocasta sono incoscienti del loro rapporto di parentela, e scoprirlo decreter la loro morte, nellopera saviniana lamore di Emma verso Millo nasce dalla consapevolezza di avere accanto suo figlio, la sua met perfetta. Lopera di Savinio una rilettura in chiave novecentesca, attraverso la lente della psicanalisi freudiana, del mito classico di Edipo inserito in un contesto attuale.

Capitolo 2

Savinio e il teatro

2.1 La macchina dellAvventura colorata

L attivit teatrale di Alberto Savino mossa dagli interessi verso lesistenzialismo e freudismo, motivi rivissuti nella una realt sociale del suo tempo; i personaggi presenti nelle sue opere sono tormentati profondamente da una intima angoscia esistenziale, che tende ad essere accettata come progetto liberatorio, attraverso lepifania del vero volto di se stessi alla fine di una lunga sofferenza [footnoteRef:14] [14: Ugo Piscopo, Alberto Savinio- civilt letteraria del novecento, Milano, Mursia, 1973, p. 231.]

Il teatro amato da Savinio il teatro dove sopravviveva ancora il gusto per il travestimento, per una realt ricca di ironia e leggerezza, il macchiettismo lultima oasi del teatro in cui sono raffigurati pazzie ed eccessi[] macchiettizzate il teatro in tutte le sue parti, se dal nulla volete che risalga larte[footnoteRef:15]. [15: Alessandro Tinterri, Savinio e lo spettacolo, Bologna, 1993, p. 132.]

Il modello di teatro voluto da Savinio quello dellAvventura Colorata [footnoteRef:16]che vede il teatro come unillusione, questa idea di leggerezza e spensieratezza porta lautore ad avere unavversione verso il teatro verista e borghese, cercando ristoro in un teatro che si nutriva di fantasia: chi spera la genesi di un teatro nuovo[] guardi al variet e aspetti da esso la farfalla che sinvoler nel sole[footnoteRef:17]. [16: Si veda la definizione di A. Savinio sul teatro in Capitan Ulisse, Milano, Adelphi, 1989, p. 12.] [17: Ivi, p.125.]

A questo riguardo possiamo aggiungere unulteriore peculiarit nella visione teatrale di Savinio ovvero, il dialetto, questo a parere dellautore a teatro seduce in quanto visto come :Rivincita del complesso di inferiorit[footnoteRef:18], questo significa eliminare ogni differenza gerarchica tra gli attori dialettali e quelli in lingua spesso considerati superiori rispetto a coloro i quali usano il dialetto come lingua nella rappresentazione. [18: Ivi, p.121.]

Il testo teatrale si distingue dagli altri testi letterari perch incompleto, in quanto ha sempre bisogno del pubblico direttamente coinvolto nella rappresentazione. Il testo teatrale si esplica prettamente in due forme: quella tragica e quella comica.Il testo tragico privilegiato rispetto a quello comico perch esso attinge alla cultura popolare che il pubblico conosce pienamente. Nel testo comico, invece, lo spettatore si sente ignorante rispetto ai personaggi perch i loro nomi o le didascalie aggiunte non gli dicono nulla, si tratta di soggetti comuni che non possono essere conosciuti dallo spettatore.Savinio, nella sua produzione teatrale, prende le mosse da rappresentazioni tragiche e le stravolge, rivisitandole talvolta in chiave ironica e grottesca, al limite del comico. In questo senso si potrebbe affermare che lautore costituisca un ponte fra i due generi. Linteresse di Savinio si focalizza sul mito. Egli, parlando del mito, lo immerge in una contemporaneit e lo stravolge, riducendolo solo ad un piccolo richiamo letterario. Assume cos la struttura scenica del teatro surrealista dove gli spettatori partecipano alla rappresentazione e dove lautore interviene nella vicenda spiegando passo per passo lopera. Per Alberto Savinio la gelosia, la pi vilipesa delle passioni, definisce la sua posizione rispetto al teatro, nei confronti del quale si sentiva come un amante respinto che soffre nel vedere loggetto del suo amore perdersi, dissiparsi per non saper riconoscere la sua felicit, la sua sola, vera felicit[footnoteRef:19]. [19: Alberto Savino, Palchetti romani ,Milano, Adelphi, 1982, pp.17-21. ]

Alberto Savinio gir il mondo trovando in ogni luogo visitato fonti di ispirazione vivaci. Il suo nomadismo diviene, per lui, una questione di stile.Egli nella sua produzione narrativa e di opere teatrali non si leg mai ad alcun gruppo specifico. Il grande dilettante, come egli stesso amava definirsi, ovunque un fuori gruppo un eccentrico della cultura italiana[footnoteRef:20]. [20: F. Montorfano, corriere della sera, pp. 52-53]

Addentrandosi con particolare attenzione nel mondo teatrale dellautore si pu affermare che il teatro sognato da Savinio un teatro capace di abolire il confine tra fantasia e realt, un teatro pronto a varcare la soglia del mondo nuovo. Secondo Savinio il teatro un progetto di vita, un universo pulito privo di corruzioni, dove i problemi e le questioni pi complicate hanno una soluzione semplice in scena, sotto gli occhi degli spettatori. Il teatro non deve far vedere il mondo com, ci spetta alla storia, la macchina del teatro deve dare una visione del mondo come dovrebbe essere. I colori sono la forza del teatro, una scena colorata mette il palcoscenico in bella luce. Quella incolore, invece, dice Savinio, non risolve il dramma e, anzi, lo complica maggiormente . Nell Avventura colorata, il teatro definito da Savinio, lattore assume coscienza di se stesso e delle sue capacit, da personaggio cattivo diventa buono, da uomo passa agevolmente a ricoprire un ruolo femminile e cos via. A tale riguardo, lattitudine dellattore a ricoprire ruoli sia maschili che femminili, importante ricordare la tematica della sessualit, il contrasto tra sessi, che ricorre spesso nelle opere saviniane. Con lattore sul palcoscenico lautore cercava di istaurare un rapporto ravvicinato: Perla nostra edificazione e mortificazione, noi usiamo sedere in platea, al fine di sorprendere lattore nella sua intimit, nelle sue debolezze, nei suoi abbandoni[footnoteRef:21] [21: Alessandro Tinterri, Savinio e lo spettacolo, Bologna, 1993, p. 124.]

Lautore afferma che: il teatro il luogo che corregge quello che sbagliato, completa quello che incompleto; il teatro come i sogni, i sogni attuano quello che da svegli non possiamo attuare[footnoteRef:22]. [22: Alberto Savino, Alcesti di Samuele e Atti unici, Adelphi, Milano, 1991, p. 78.]

Savino vede il palcoscenico come uno specchio in cui luniverso si riflette, un luogo dove gli uomini e persino le cose hanno voce: un teatro nel quale la poltrona rievocher i suoi ricordi di infanzia e ci riveler i suoi rapporti tra uomini e cose; un luogo dove lo specchio ci dir che cosa pensa di noi[footnoteRef:23]. [23: Alessandro Tinterri, Savinio e lo spettacolo, Bologna, 1993, p. 149.]

Il teatro ancora a parere dellautore, un invito al godimento collettivo, alla liberazione dellintroversione e dalle inibizioni[] questa un po la funzione di tutti gli spettacoli di massa; ma il teatro, come il cinema e forse pi del cinema, ha una forte carica di erotismo, che consiste nel focalizzare lattenzione di tutti gli spettatori intorno allattore evidenziato a tutto tondo sulla scena[footnoteRef:24], Savinio del resto cosciente che godere e sorridere in compagnia fa bene, calma il timore che nel godimento si nasconda il germe del male[footnoteRef:25] [24: Ugo Piscopo, Alberto Savinio- civilt letteraria del novecento, Milano, Mursia, 1973, p. 154.] [25: Ibidem]

Per quanto riguarda la tragedia, lautore fa riferimento allepoca greca. Nonostante Savinio agisca allinterno della scena drammaturgica non si dichiara amante delle tragedie posteriori a tale epoca, considera ad esempio le opere shakespeariane delle creazioni letterarie.Nella produzione teatrale saviniana, al centro dei suoi testi, c il mito classico scomposto e privato di peso, confrontato a sua volta con la realt moderna.

2.2 Il tema del doppio, Savinio come in Pirandello

I personaggi che agiscono sulla scena teatrale, per Savinio, sono delle maschere ricorrenti simbolo della non umanit opposto a ci che la cultura e la societ impongono. Queste maschere sono, dice lo stesso scrittore, esseri derivati dal mito classico o magari dai sogni dellautore stesso. Lindividuo si maschera per sottrarsi ai clich della societ, dell uomo che non ; c ancora chi non sa che larte mascherata[footnoteRef:26], scriveva Savinio, il quale a sua volta ben conosceva laffermazione di Nietzsche secondo cui tutto ci che profondo ama mascherarsi[footnoteRef:27]. Ecco qui apparire il tema del doppio presente nella Commedia dellArte, che trover ampio riscontro nelle opere di Pirandello. [26: F. Bonazzoli, Con gli uomini-gallo e le donne-pellicano. Lironia nata da un libro per linfanzia, http://www.corriere.it.] [27: Ibidem.]

Pirandello fond il Teatro dellarte nel 1925 a Roma, con molti autori di rilievo, questo fu un progetto che aveva come obiettivo quello di dotare la capitale di un teatro deccezione sia per gli interpreti sia per le novit di repertorio. Lautore vedeva in Pirandello lultimo creatore di drammi di inferni chiusi nel loro buio[footnoteRef:28]. Laccento drammatico presente nella produzione teatrale matura di Savino viene dalla riflessione sulla morte, tema costante nelle sue opere letterarie. [28: Alessandro Tinterri, Savinio e lo spettacolo, Bologna, 1993, p. 180.]

Il tema del doppio costantemente presente nella vita come nellarte di Savinio.Tutto in Savinio rimanda a ci che bifronte : il nome, il teatro, la stessa critica letteraria che inizialmente lo sottovaluta per poi rivalutarlo e apprezzarlo successivamente. Il destino inoltre ha voluto che lautore collaborasse a stretto contatto con Luigi Pirandello definito il maestro della doppiezza, per il quale Savinio scrisse Capitano Ulisse.Il tema del doppio compare spiccatamente in due opere, in Hermaphrodito, dove Ermafrodito il protagonista un tempo maschio, un tempo donna, rappresentando perfettamente la sintesi dei due opposti. Laltra opera Capitano ulisse, Ulisse il mentitore per antonomasia, lingua doppia, attore di se stesso, hipocrits presso i greci colui che finge la vita di altri. Savinio il massimo dei mentitori, il pi grande degli hipocrits, ossia il pi grande attore di se stesso, perch finge la vita di un altro: la vita di Albert Savine, morto nel 1927[footnoteRef:29]. [29: http://www.lankclot.eu.]

La dimensione della rappresentazione molto importante per Savinio. Egli aspira ad una commedia dellarte che non mira ad avvicinare loggetto, ma a separare rappresentazione e oggetto al fine di farne un oggetto a s. Il teatro con la sua scena pittorica denso di referenze culturali e di rimandi mitologici. Di origini narrate attraverso i fatti e le immagini[footnoteRef:30]. [30: http://www.finazzerflory.it/schede/istituzionale/savinio.html.]

Rifacendosi al mito, parlando di Alcesti, lautore afferma: la prima obiezione che mi sento fare a questa Alcesti di Samuele, alla quale sto lavorando con tutta lanima e con tutto il cuore, che non rappresentabile. Perch? Il cinematografo il capro espiatorio del teatro. Il cinematografo si prende a poco a poco il brutto, tutto lo stupido, tutto il volgare del teatro; e il teatro ne rimane purificato. Finch il solo repertorio rimarr al teatro, molto ristretto ma molto forte pure, dei lavori pi singolari e pi alti[footnoteRef:31]. [31: Alberto Savino, Alcesti di Samuele e Atti Unici , Adelphi, Milano, 1991, p. 306.]

Capitolo 3

Ulisse e Orfeo

3.1 Capitan Ulisse

Capitano Ulisse una delle prime opere di Alberto Savinio: scritta nel 1925 per il Teatro d'Arte di Pirandello, fu rappresentata solo nel 1938 con scarso successo e da allora fino ad oggi essa caduta nelloblio. Pur appartenendo alla stagione giovanile dell'autore, questo testo delinea con nitida precisione i tratti di una figura, quella di Ulisse, nella quale possiamo riconoscere il volto stesso dell'autore e l'insieme di coordinate che hanno guidato la sua esperienza letteraria per molti decenni. Savino si sente particolarmente legato al personaggio di Ulisse. Savinio (il suo vero nome Alberto de Chirico) come Ulisse il Greco, nasce in Grecia, ad Atene, e l'esperienza infantile della sua terra natale resta in lui come un segno incancellabile; Ulisse il senza patria, cos come l'apolide Savinio, diviso tra la Grecia, Monaco, Parigi e l'Italia; Ulisse, l'uomo della curiosit e della scoperta, e Savinio l'autore di memorabili prose di viaggio e di osservazione. Ma Ulisse ancora di pi, luomo che non trova riposo, il commendatore[footnoteRef:32], leroe instancabile, proprio con Capitano Ulisse lautore dice di voler dare una mano a colui che non riesce a morire, alluomo dalle molte vite[footnoteRef:33]. [32: Si veda la definizione di A. Savinio sulla figura di Ulisse in Capitan Ulisse, Milano, Adelphi, 1989, p. 12.] [33: Alberto Savino, Capitano Ulisse, Adelphi , Milano, 1989 , p. 11.]

Capitano Ulisse venne rappresentata a teatro tredici anni dopo la sua nascita, qui troviamo linnovazione di Savinio, ovvero il rapporto diretto tra lattore e lo spettatore che spesso interviene nella rappresentazione, fornendo il proprio punto di vista. Focalizzando lattenzione sul protagonista, si pu affermare che ci che ha danneggiato tanto il personaggio di Ulisse stato, secondo Savinio, la qualifica di eroe che la storia gli ha sempre dato. Ulisse in realt non un eroe, non ha lintelligenza per essere definito tale, ma un grande infelice, un incompreso, un uomo che ha sempre accontentato tutti e fatto instancabilmente tutto ci che gli dei gli ordinavano non preoccupandosi mai di s stesso, tanto da restare sempre solo; ed proprio la sua solitudine la causa profonda della sua infelicit. Il nostro personaggio mitico era condannato a un viaggio infinito, non voleva pi imbarcarsi perch sapeva che lultimo viaggio sarebbe stato il penultimo e cos via; Savinio vuole dare un termine alle avventure di Ulisse e donargli una morte come tutti meritano. Dante condanna Odisseo nei fraudolenti, ma in realt il nostro personaggio un ingenuo: ci dimostrato anche dal suo credere sempre nellultimo viaggio e dal suo vivere la vita di tutti meno che la sua, anteponendo sempre la sua felicit a quella degli altri. Secondo Alberto Savinio, Ulisse visto da tutti con una briciola di piet, poich ha comandato guerre, servito divinit, non riuscendo mai a vivere come egli voleva. Il senso tragico del destino di Ulisse riassunto nelle parole che Euriloco, il quartiermastro, rivolge allo spettatore nella prima scena: Ulisse non pi Ulisse. Ulisse un desiderio, una nostalgia vagante. Lei, faccia conto, piglia un desiderio, lo veste da capitano di marina e lo mette in un angolo: si muove pi? vuole? intraprende qualcosa? ... No: desidera, sogna, anela. Ora lei sa bene che il desiderio si nutre da s, si feconda da s come certi molluschi. Quando il desiderio si radica cos forte in un uomo, costui non pensa pi a convertirlo in realt. Anzi! Teme, attuandolo, di guastarlo, di vederlo sfumare. Le dir: a costringere Ulisse a tornare nella sua patria, gli si renderebbe un pessimo servizio[footnoteRef:34]. [34: Ivi, p. 43.]

3.1.1 Ulisse tra amore e desiderio

Nel primo atto dellopera la vicenda ambientata nellisola di Circe; la scena si apre con il dialogo tra Euriloco e uno spettatore. Il quartiermastro un personaggio un po burbero che narra allo spettatore la vicenda del suo capitano che da mesi e mesi si perso nei piaceri della carne con Circe, perdendo di vista il suo obiettivo: tornare a casa da sua moglie Penelope. Ormai Ulisse non pi Ulisse ma una vittima del desiderio per quella donna. Un giorno, stanco di rimaner l, dopo le direttive avute in sogno dalla dea Minerva, decide di riunire tutti i membri della sua flotta e partire. Tutto pronto per la partenza i saluti erano stati fatti e persino le ancelle di circe, ragazze moderne multietniche, accanite fumatrici e molto disinvolte, salutano gli uomini di Ulisse. Sembra andare tutto bene fino a quando il nostro protagonista non sente il richiamo di Circe, decritta da Savinio come una donna affranta e piena damore per il Capitano, a tal punto che arriva a sottomettersi e supplicare luomo pur di farlo restare al suo fianco; ma tutte le sue preghiere sono vane, in quanto Ulisse decide di lasciare lisola.Questo primo atto si conclude con labbandono della dimora di Circe da parte del protagonista, cui segue un malessere avuto dalla donna per il troppo dispiacere, essa, addirittura, esce di scena aiutata dallo spettatore che sempre presente e interloquisce con i personaggi in scena. In questo atto, dice lautore, Ulisse abbandona Circe, poich, in lei non riesce a vedere che la donna del suo desiderio, Penelope[footnoteRef:35]. il richiamo del desiderio che lo fa partire verso una nuova avventura. [35: Ivi, p.110.]

Se nel primo atto troviamo la figura di Circe, nel secondo compare unaltra donna ovvero Calipso, che con il suo atteggiamento verso Ulisse la copia perfetta di Circe, una donna passionale che fa di tutto per non far partire il Capitano. In questo secondo atto compaiono anzich uno, come nel primo, due spettatori che dialogano e commentano quello che appare in scena. Troviamo il personaggio di Telemaco, un giovanotto di circa 16 anni in veste da collegiale che suona svogliatamente il pianoforte e, un po timoroso, segue alla lettera ci che il mentore gli raccomanda di fare. Nel terzo ed ultimo atto, Ulisse, giunto finalmente a Itaca, incontra Penelope oggetto del suo desiderio ma, inizialmente, non la riconosce. la donna che dopo aver avuto a che fare con tanti impostori che fingevano di essere suo marito, molto dubbiosa sulla vera identit delluomo ed convinta, lo ripete continuamente al figlio Telemaco, che suo marito fosse ormai morto. Dopo aver osservato bene luomo, Penelope riconosce il suo Ulisse, il quale nel vedersi Penelope improvvisamente davanti, si scuote come destandosi da un sogno[footnoteRef:36], indietreggia e respinge la donna accusandola di averlo perseguitato anche in sogno in tutti gli anni in cui sono stati lontani. La donna, che allinizio dellatto descritta come una figura diffidente in seguito a tante delusioni, una volta riconosciuto suo marito, diventa una moglie premurosa ed affranta, in particolare verso la fine dellatto, dopo essersi resa conto che il suo Ulisse non pi lo stesso, che non laveva riconosciuta e aveva rinnegato in un certo senso il loro matrimonio e il loro amore. [36: Ivi, p. 120.]

In questa Penelope, replica fedelissima di Circe e di Calipso, Ulisse scopre improvvisamente un impedimento, un ostacolo al suo cammino, e decide cos di lasciarla, diventando addirittura incapace di udire l'ultimo lamento della moglie. Il finale in linea con quell'atteggiamento misogino che caratterizza spesso l'opera di Savinio: la donna, meta del desiderio, appare infatti talvolta come un ostacolo, una catena, come ci che impedisce il libero sviluppo dell'iniziativa umana.Ulisse afferma che una sola la meta, la conclusione del viaggio; la Penelope che ritrova tornando a casa non esiste nella realt ma solo nel sogno e nel desiderio, prigione da cui davvero difficile fuggire: La mia vita tutta chiusa, serrata in questo desiderio, unico desiderio[footnoteRef:37]. [37: estratto nellhome page teatro e recensioni]

Savinio mette in scena ripetutamente la figura di Minerva che Ulisse invoca come la matrice del suo destino. Nel rapporto di Ulisse con la dea, Savinio legge il modello stesso del rapporto con la donna attraverso il legame del Desiderio. Alla fine della tragedia, dunque, liberarsi dalla prigione del desiderio significa anche affrancarsi dal legame con la divinit. C un drastico cambiamento rispetto al mito classico, dove vediamo Ulisse tornare a casa con la speranza di poter ricostruire i rapporti con suo figlio Telemaco e sua moglie Penelope ormai interrotti da anni. In Capitan Ulisse, il protagonista decide di non affidare pi la sua vita nelle mani di qualcuno, lascia i suoi familiari ed esce di scena assieme allo spettatore, libero e fiero del suo gesto. Capitano Ulisse racconta la metamorfosi di Ulisse, uomo caratterizzato dallostinata ricerca dappagamento, con un cuore dolorante ma consapevole di essere libero dalle passioni; Ulisse uomo che abbandona la dimensione umana per diventare unimmortale icona solitaria.Capitano Ulisse un dramma che vuole essere una beffa al concetto di eroismo tanto sostenuto dallideologia fascista dellepoca. Secondo Savinio eroismo sinonimo di beotismo e di insensibilit coronati da successo e celebrati dallopinione comune[footnoteRef:38]; in parole povere il processo di direroicizzazione di Ulisse un pretesto volto a svelare gli errori e le ipocrisie della societ dove viveva; lo scrittore si accinge a togliere ad Ulisse il naso di cartone e labito di carnevale per colpire superficialit morale ed intellettuale della societ che lo circonda[footnoteRef:39] [38: Ugo Piscopo, Alberto Savinio- civilt letteraria del novecento, Milano, Mursia, 1973, p. 232.] [39: Ivi, p. 233.]

In conclusione, possiamo dire che Ulisse secondo Alberto Savino, lintelligente puro, luomo liberato dalla necessit e dal desiderio, individuo isolato e autosufficiente, artefice di un destino segnato da una scelta radicale, da una impossibile lontananza dal mondo e dalla storia.Il protagonista di questopera, alla fine della rappresentazione, a parere di Ugo Piscopo, trova la forza di andare avanti non negli amori o nei sogni, ma, solo nel suo oscuro, tortuoso ma autentico monologo interiore [footnoteRef:40]. [40: Ivi ,p. 236]

3.2 Orfeo

Con questopera in un atto, Savino segna il suo ritorno alla musica. Orfeo Vedovo unopera ambientata nellepoca contemporanea dove lautore descrive un ironico ambiente borghese nel quale tutto a lutto, dal cestino nero al divano scuro. Questatto unico fu ultimato nel 1950, Savino fece tutto da s: soggetto, musica e costumi, mettendo a disposizione tutte le sue conoscenze artistiche per ottenere uno spettacolo completo.Lopera Orfeo Vedovo tutta ambientata in un salotto borghese interamente a lutto. La scena si apre su Orfeo che, con una rivoltella in mano, si dispera per la perdita di Euridice. Intanto bussa alla porta lAgente dellIRD, Istituto Ricostituzione Defunti, ma Orfeo, tutto preso com dalla sua vedovanza, non se ne accorge nemmeno. LAgente si presenta e spiega che il compito dellIRD quello di restituire i defunti ai loro cari dopo lufficio delle pompe funebri. Orfeo, sulle prime, crede ad uno scherzo di pessimo gusto. Orfeo si lascia convincere e lAgente entra in scena con il macchinario dellIRD. Naturalmente, spiega lAgente, si tratta di un prototipo ancora in fase di sperimentazione e potrebbero verificarsi inconvenienti ma nonostante ci, Orfeo decide di fare un tentativo e si passa cos al momento della ricostituzione di Euridice. Ad operazione ultimata, Orfeo si accorge che Euridice sta parlando con qualcuno che lui non riesce a vedere. La scena diventa, cos, surreale: Orfeo vede Euridice ma non visto da lei, ed Euridice vede un Orfeo a noi invisibile ed entrambi si disperano. Entra in scena Maurizio, amico di Orfeo, e la donna, seduta su un divano, si lamenta per la noia ed inizia ad avere atteggiamenti particolari con luomo, ignorando del tutto il suo amato. Orfeo resta attonito quando vede che i due, ad un certo punto, si baciano, impugna la rivoltella e spara senza naturalmente sortire alcun effetto. LAgente cerca di spiegare ad Orfeo cosa sta succedendo, egli, tuttavia, crede che la sua rivoltella sia difettosa e la prova su di s sparandosi un colpo alla tempia. Orfeo si uccide consapevolmente ed determinato a raggiungere la sua Euridice, poich, quello che sta per accadere, dice , molto di pi che il ricongiungersi di due sposi; il Poeta che torna ad incontrare la Poesia![footnoteRef:41]. [41: Alessandro Tinterri,, Savino e lo spettacolo, Il Mulino, 1993 p.144.]

Diverse sono le analogie e le differenze che si possono tracciare tra il mito classico e la rilettura saviniana. Tanto per cominciare Savinio preferisce prendere il mito in un momento successivo alla morte di Euridice che comunque non viene raccontato nella tradizione. La disperata catabasi di Orfeo alla ricerca della sua donna, sostituita qui, dalla tecnologia che bussa alla porta nella persona dellAgente dellIRD che gli propone di usare un macchinario capace di riportar in vita un defunto. In questopera non pi Orfeo che scende agli inferi, ma la tecnologia che riconduce a lui la sua amata. LOrfeo-vittima del suo voltarsi indietro, responsabile quindi del suo gesto e della seconda perdita di Euridice sostituito da un Orfeo- vittima della civilt delle macchine contro cui non pu nulla. Inoltre, in Savino, c lelemento aggiunto al mito classico ovvero quello del tradimento di Euridice con Maurizio in maniera spudorata, proprio dinanzi agli occhi del suo Orfeo e, a questo proposito, torna utile la figura del pastore Aristeo. Nel mito classico Euridice non cede alla bramosia di Aristeo, qui invece tradisce Orfeo con il suo dattilografo, Maurizio Mezzetti, un uomo qualunque, banale, come si pu arguire dal suo nome.Questo episodio, oltre agli sfasamenti temporali di cui i protagonisti sono vittime, svela uno dei temi pi cari a Savino, quello dellincomunicabilit fra i coniugi e quindi dellillusione dellamore. Infine, un elemento davvero importante da sottolineare, quello dellassenza in Orfeo della sua caratteristica principale: il canto. Da sempre, nella storia della musica occidentale, ci che ha giustificato la messa in scena del mito di Orfeo era la possibilit di comporre e di riprodurre le bellezze del suo canto dai poteri straordinari. In Savinio, Orfeo ridotto ad uno scrittore, un poeta doccasione. Lautore si identifica con Orfeo ma, si pensa, che Savinio voglia dirci di non aver affatto rinunciato alla prerogativa principale di Orfeo, il suo canto. Inoltre laspetto della vedovanza presente in questopera mette in luce una nuova prospettiva: Orfeo vedovo di Euridice metafora dellartista vedovo della sua ispirazione, della Poesia[footnoteRef:42]. [42: Corriere dinformazione.]

Capitolo 4

Alcesti ed Emma B.

4.1 Alcesti di Samuele

LAlcesti di Samuele si colloca nel periodo in cui lautore torna ad interessarsi del teatro, periodo che caratterizz gli ultimi anni della sua vita.Alberto Savino immerge il mito di Alcesti durante il periodo della persecuzione ebraica da parte dei tedeschi; nella trama infatti la donna ebrea, e scende negli inferi per amore del marito. Questo atto unico fu scritto nel 1949 e rappresentato una sola volta al Piccolo nel 1950 con la regia di Strehler. In sintesi, l'Alcesti di Savinio la storia di una donna ebrea che si uccide per non intralciare la carriera del marito. Savinio, racconta cos la genesi dell' opera: Ero critico musicale in un quotidiano a Roma. Tenevo dietro ai concerti e alle prime. Nell'ottobre and in scena l'opera di un tedesco. Un dodecafonista, allievo di Schoenberg. Per studiarmela meglio seguii alcune prove. Una mattina arrivo in teatro alle undici. L' atto fin e in sala fecero un po' di luce. Il direttore depose la bacchetta, si volt, si mise a parlare da sopra la balaustra con un tale in platea. Uno col cappello in testa e la sciarpa al collo. Si capiva che non era italiano. Il tragico della sua faccia mi affascin. Domandai a un collega se conosceva quel tale. Mi rispose che era l'editore dell'opera in prova, venuto apposta dalla Germania. E io chiesi di nuovo: "Perch ha quella faccia stravolta?". E il collega: "Aveva per moglie un'ebrea. Pochi mesi fa, inasprite le leggi di Norimberga fino a colpire il coniuge di un ebreo o di un'ebrea, gli fu ingiunto di divorziare o di abbandonare la direzione della casa editrice. Quello che rispose l'editore non lo so e qui non importa. Sua moglie, per liberare lui, si uccise. A me, balen subito l'analogia tra la morte volontaria di quella moglie ebrea e la morte volontaria di Alcesti, moglie di Admeto. Morte che fa vivere. La nuova Alcesti mi apparve in una grande luce[footnoteRef:43]. [43: Alberto Savino, Alcesti di Samuele e Atti unici, Adelphi, Milano, 1991, p. 1.]

La tragedia personale del dottor P.S. raccontatagli dallamico divenne quella di Paul e Teresa Goerz, protagonisti della nuova novella di Alcesti. UnAlcesti semitica. UnAlcesti di Samuele. Lambientazione Monaco di Baviera, citt dove Alberto Savinio visse la sua adolescenza, proprio l che Teresa trov la morte nelle acque del fiume Isar. La scena si apre con una donna e un uomo seduti su due poltrone, lautore posto dietro di loro ed interviene in tutta la rappresentazione. Riprendendo la spiegazione che Savino d dellopera, all inizio vi un dialogo tra lautore e il signor Paul Goerz protagonista insieme a sua moglie (la nuova Alcesti della rappresentazione); proprio in questo scambio di battute iniziali lautore si scusa col protagonista in quanto sa bene che, parlandogli di Teresa, fa rivivere in lui il dolore della scomparsa della moglie. Sul viso addolorato e stravolto di Goerz, dice di riveder la stessa espressione che si dipinse sul volto di quelluomo tempo addietro al Teatro dellOpera la cui storia ispir la sua rappresentazione. A seguito delle persecuzioni razziali la signora Goerz decide di sparire in quanto, secondo la rivisitazione delle leggi di Norimberga, avendo sposato unebrea suo marito rischiava di perdere il lavoro. Teresa lascia tutta la spiegazione del suo gesto in una lettera posta sotto un ritratto che la raffigurava in salotto. Luomo apre la lettera e inizia cos una sorta di dialogo tra Goerz e la donna rappresentata in scena attraverso una voce narrante; la signora Goerz spiega a suo marito la sua decisione di abbandonare la sua casa e i suoi affetti pi cari, per amor suo, sottolineando per che compie questo gesto non da disperata, ma, consapevole di ci che sta per fare, essendo questo un atto cosciente e ragionato. Nella seconda parte dellopera appare il presidente Roosevelt e vi un dialogo tra questa figura e lautore. I due inizialmente parlano di svariati argomenti, tra cui la politica, e del ruolo che il presidente statunitense ebbe nella storia; proprio a questo riguardo Savinio attribuisce a Roosvelt il ruolo del nuovo Eracle, lEracle del nostro tempo. Ed proprio per questa ragione che il presidente si trova a teatro, per salvare la nuova Alcesti. Savinio spiega al suo interlocutore, che a suo parere il personaggio principale nellAlcesti, non la donna come tutti affermano, bens Ercole, in quanto individuo che compie una buona azione, senza tornaconto personale, merita il ruolo di protagonista. Ascoltata tutta la spiegazione data da Savinio Roosevelt accetta entusiasta il ruolo assegnatogli. Nellultima parte dell opera, vediamo la discesa agli inferi del presidente degli Stati Uniti pronto a salvare Teresa; qui vi un colloquio con il direttore del Kursaal dei Morti, un Ade moderno con tanto di registri e scrivania! I due uomini hanno un colloquio, dove il moderno Eracle racconta al direttore la storia di Alcesti cercando di convincere luomo a portar via dal regno dei morti Teresa Goerz. Roosevelt riesce nel suo intento e riporta in vita la signora. Dove prima cera il ritratto ora c un buco ovvero la porta dove apparir la signora Goerz, dentro la cornice vuota. La donna si presenta dinanzi al marito, c un dialogo tra i due, dove ella spiega che si trova benissimo nellaldil non percependo minimamente la mancanza del coniuge. Rispetto all' opera euripidea, lAlcesti di Samuele ha un finale 'capovolto', in quanto la donna ritorna nel mondo dei vivi non al fine di amare il suo uomo ma al contrario, per rinnegare e disprezzare il suo Admeto, preferendo a questo regno quello dei morti. Oltre a questa innovazione un altro cambiamento si ha per quanto riguarda il regno dei morti, che non piu il purgatorio dantesco dove ogni anima espiava i peccati; il Kursaal dei Morti un hotel a tutti gli effetti, con tanto di direttore, poltrone eleganti, e pieno di gentiluomini. Fa parte di questa cerchia solo chi ha dentro di s un grosso peso, che pu essere un suicidio, una vendetta damore e altro. Anche la figura di Eracle molto particolare; lautore, spiegando il ruolo di questo personaggio mitico al presidente statunitense, gli fornisce la sua personale concezione riguardante questa figura mitica; partendo dall Ercole classico, uomo forte e soprattutto ottuso, che calza a pennello gli abiti del benefattore che supera mille fatiche riportando lordine tra gli uomini, arriva allErcole dei nostri tempi, o meglio allercolismo dell800 , a cui sono strettamente connessi i principi liberali e democratici. Savino dice che la medesima ragione che muove Ercole ad abbattere lIdra di Lerna, muove lErcole del nostro tempo ad abbattere questultima versione dellIdra di Lerna che il totalitarismo[footnoteRef:44]. Nel trentaduesimo presidente degli Stati Uniti dAmerica, lautore vede lultimo Ercole, in ordine di tempo della ininterrotta serie di ercoli; avendo luomo affrontato le grandi fatiche che la storia gli pose dinanzi quando ricopriva tale carica nel suo Paese, non potr di certo rifiutare le fatiche minori, tra le quali appunto far tornare nel regno dei vivi Teresa Goerz, la nuova Alcesti. Il direttore dellalbergo, altra novit, non pi il perfido Ade re degli inferi, bens un uomo cordiale e disponibile; qui subentra nuovamente il tema della sessualit ricorrente in tutte le opere saviniane: il direttore un uomo, ma alloccorrenza, per rendere il soggiorno pi piacevole ai suoi ospiti, diventa anche donna, e cerca di ricoprire tutte le mansioni che a questo nome competono: stare vicino nei momenti difficili alle anime, dare loro limpressione che una donna, una mamma, esiste anche nel regno dei morti nel caso questi necessitino di un aiuto. citato anche Omero nel discorso che il direttore ha col presidente. Il nome del poeta compare perch Roosevelt dice di intravedere da lontano un vecchio cieco e, incuriosito, chiede al suo interlocutore chi sia quellindividuo. Il direttore risponde che quel vecchio non vedente era il poeta Omero, accecato perch cantasse meglio dei canarini. Il responsabile dellalbergo, nonostante avesse letto negli occhi del presidente l emozione nellincontrare il Principe dei Poeti, parla del grande scrittore quasi con aria annoiata, affermando che sarebbe meglio non nominarlo affatto, potrebbe togliersi finalmente da quella poltrona che sta scaldando da tremila anni[footnoteRef:45]. Sarebbe meglio afferma ancora luomo, che il poeta fosse dimenticato e non pi citato in alcun paese del mondo, tanto da poter avere anche lui la liberazione che tanto merita, e svincolarsi dalla fama di principe dei poeti che nel corso dei secoli tutti i paesi gli hanno attribuito. [44: Ivi, p. 96.] [45: Ivi, p.132]

Nellopera di Savinio si pu affermare che la tragedia appare tecnicamente un po improbabile in quanto il ricorrere alle forme del teatro surrealista ovvero ridurre il mito ad una semplice allusione, dimostra che impossibile riscrivere la tragedia nella forma classica anche se si riprendono i temi e le strutture. Nell Alcesti di Samuele il rifiuto del tragico da parte del mondo borghese espresso chiaramente con levento pi brutto che ha caratterizzato la nostra storia; la persecuzione razziale degli ebrei che fa da sfondo alla vicenda. Qui lesempio del mito tragico si dissolve rimanendo pressoch unindicazione vaga e lasciando posto ad un evento reale che ha coinvolto tutto il mondo.

4.2 Emma B. vedova Giocasta

Emma B. Vedova Giocasta fu pubblicato nel 1949, ma in realt fu interpretata per la prima volta dallattrice Paola Borboni solo tre anni dopo la pubblicazione nel marzo del 1952, al Teatro Valle di Roma. il testo teatrale di Savinio che ha avuto maggiore fortuna scenica: si tratta di un monologo nel quale i toni tragici convivono con il grottesco. In questo lungo monologo Emma, prima dellarrivo del figlio dopo molti anni di lontananza, ripercorre sul filo della memoria il cammino della sua autocoscienza di madre[footnoteRef:46]. [46: Alberto Savino, Alcesti di Samuele e Atti unici, Adelphi, Milano, 1991,p. 353.]

Il lungo monologo in scena ambientato esclusivamente nel salottino di casa della donna, dove la protagonista, di spalle al pubblico, ha un dialogo con la domestica invisibile, Angelina, che sta nel corridoio; Emma racconta alla ragazza della lettera ricevuta dal figlio, nella quale questo diceva a sua madre che dopo quindici anni di assenza stava per tornare a casa. La donna alterna lo sguardo in tutta la rappresentazione tra il foglio di carta inviatole da Millo e lorologio posto di fronte a lei, per controllare le ore che la separano dallincontrare il ragazzo. Emma durante lattesa racconta che suo figlio decise di andar via di casa per lodio che nutriva nei riguardi della donna, e. credendo che ella fosse un ostacolo alla sua felicit, cambi addirittura citt facendo perdere le sue tracce. Luomo si spos ben tre volte: per odio a me che si spos[footnoteRef:47] dice la protagonista, sperando di trovare la felicit tanto cercata. Una felicit che non trover mai perch nessuna donna pu amarlo come lei, sua madre, che vede il ritorno del figlio a casa come una conquista: il suo ritorno una vittoria, la mia vittoria. Angelina ho vinto. Sento che ho vinto[footnoteRef:48]. Una volta riuscita a mandar via la domestica, Emma narra lepisodio del 1945, quando i tedeschi bussarono alla porta di casa sua cercando il figlio Millo. Emma dice che, per salvare il ragazzo, si chiusero entrambi nel bagno, lui nascosto dietro la porta e lei sulla tazza del bagno. Una situazione molto intima dove la donna mise da parte il suo pudore di mamma: alla verit della nostra pelle, alla verit della nostra carne, alla verit dei nostri visceri[footnoteRef:49]. Quel linguaggio pi vero e pi profondo di tutto leg in maniera ancora pi morbosa la donna al ragazzo che a seguito di questo avvenimento lasci la casa paterna e part, non facendo avere pi sue notizie per parecchi anni, nel tentativo di costruirsi una vita lontano da Emma. [47: Ivi, p. 278.] [48: Ivi, p. 279.] [49: Ivi, p. 285.]

Questo episodio, momento centrale del monologo, simboleggia la rivelazione da parte della donna della sua sessualit: rievocazione da un lato di unintimit prenatale, preludio dallaltro dellinconfessabile incesto.[footnoteRef:50] La donna, diversa di aspetto e di animo, in scena, riprende a parlare del suo uomo. Sostenendo che se su tre donne che Millo spos non gline rimase accanto nessuna, cera un motivo, formul un ragionamento, secondo il quale tutte erano donne, lei era donna, e facendo intuire al figlio che poteva trovar altro esclam che vai cercando figlio mio[footnoteRef:51]. [50: Alessandro Tinterri, Savino e lo spettacolo, Il Mulino,1993 p.152] [51: Alberto Savino, Alcesti di Samuele e Atti unici, Adelphi, Milano, 1991,p. 288]

Dal momento in cui Emma seppe che anche lultima storia amorosa del figlio era fallita, vide tutto sotto unaltra prospettiva, spinta anche da una frase che il figlio le aveva scritto nella lettera: Mamma, per me ci sei tu sola. Forte e motivata dalle parole di Millo, apre larmadio dove cera la storia di suo figlio, dove era conservato tutto labbigliamento del ragazzo: da una camicina che il figlio indossava quando era piccolo, fino allabito da uomo che il giovane indossava in et adulta; ogni giorno prendeva tutti gli indumenti e li appendeva su di una corda. Ricostituivo mio figlio. Lo ricostruivo per mezzo dei suoi abiti, ogni giorno ora non ho pi bisogno di ricostruire mio figlio come una statua di scavo. Vivo sar, qui[footnoteRef:52], affermando tutto ci con immensa gioia. [52: Ivi, p. 290.]

Frammiste ai ricordi, affiorano nella mente di Emma anche tante delusioni, prima fra tutte il senso di delusione con cui ebbe accolto, la nascita della figlia, quando mi svegliai e quella stupida, con una faccia da funerale, mi disse: C est une fille, Madame, poco manc che mi venisse un accidente[footnoteRef:53]. Emma racconta di esser stata felice quando nacque Marta sua figlia, una felicit provvisoria perch con il tempo si rendeva conto di aver messo al mondo una creatura che sarebbe diventa dipendente da un uomo. Mettere al mondo Millo, invece era stata una gioia travolgente che laveva fatta sentire finalmente una donna, non pi incompleta, perch aveva messo al mondo una creatura completa. [53: Ivi, p. 291.]

Parla poi di suo marito, un uomo che reputava estraneo, nonostante le fosse stato accanto una vita paragonato al figlio che lei stessa aveva fatto. Vedendo Milo dentro i panni riadattati del padre, Emma rivede in lui il suo uomo: Sei tu il mio uomo, il vero uomolaltro sparito[footnoteRef:54]. [54: Ivi, p.294.]

Con la rimozione di ogni traccia del marito ormai defunto la protagonista inizia lopera di riscatto della propria situazione di donna; infatti verso la fine dellopera Emma si guarda allo specchio e vedendosi trascurata e invecchiata decide di cambiarsi dabito e truccarsi un po per far rinascere la femminilit che ormai da tempo aveva dimenticato di avere. I ricordi della donna si trasformano via via in una prospettiva per il futuro, con il desiderio folle di trattenere quel figlio, di ricondurlo a s anche ricorrendo alla seduzione dei sensi: la protagonista si trasforma da grigia donnetta in una vistosa vamp. Nel finale del monologo, per, Emma rivela una certa esitazione dinanzi allamore incestuoso nei riguardi del figlio e del suo trasgredire lo status di madre per far rivalere quello da donna. Il vero eroismo della protagonista sta nellaccettare la condizione di madre, il suo egoismo sta nel aver usato il figlio per avere il suo riscatto di donna.Alberto Savinio a proposito della figura di Emma, mamma che farebbe di tutto per suo figlio, ha una visione ben precisa della figura della madre.La madre secondo lautore colei che apre le porte alla natura, ma anche lunica vera presenza per il bambino al quale le altre figure appaiono e scompaiono con discontinuit. Invece per Savinio la madre e il bambino, sono colti in un rapporto di interrelazione, per cos dire, metastorico. Sono gli elementi invarianti di una struttura di fondo. [] Fra loro c come un ininterrotto flusso di stati danimo, di attesa, di gioia, di disperazione [footnoteRef:55]. [55: Ugo Piscopo, Alberto Savinio- civilt letteraria del novecento, Milano, Mursia, 1973, p. 145.]

Secondo alcuni critici come Piscopo , il mondo di Emma pare una messa in scena, un rituale dellattesa materna al fine di evadere da una mortifera solitudine. Questo spettacolo fu il primo segnale che fece interessare la critica al teatro di Savino, fino ad allora non considerato in maniera positiva, rivalutato poi sempre pi nel corso degli anni.Ugo Piscopo considera il dramma di Emma B. Vedova Giocasta uno tra i documenti pi significativi della letteratura italiana degli anni Quaranta per profondit e novit dei motivi culturali abbracciati, che consentono allautore di tastare il polso della vita sociale del tempo[footnoteRef:56]. [56: Ivi, 242.]

Conclusione

Con questo elaborato ho tentato di fornire unidea dettagliata sulle opere di Savino la sua concezione del teatro e la rivisitazione dei miti in chiave moderna.I quattro personaggi che ho affrontato sono emblematici del pensiero di Alberto Savinio e dotati di un notevole spessore psicologico, che rende indubbiamente lautore un personaggio di spicco del 900.A mio parere la rivisitazione dei miti in chiave ironica non offusca n riduce limportanza dei miti classici. Al contrario li rende pi fruibili e interessanti. interessante, ad esempio, vedere leventuale comportamento di un Ulisse dei giorni nostri, non pi eroe ma giramondo contemporaneo.Oggi si compreso a pieno il genio moderno di Savinio e sicuramente le sue rappresentazioni, oggi, si porgono come uno degli esempi pi interessanti e attuali del teatro.

Bibliografia

Cirillo, S., Itinerario guidato nel mondo letterario di Savino e delle avanguardie, Roma, Euroma La Goliardica, 1994.

Piscopo, U., Alberto Savinio- civilt letteraria del novecento, Milano, Mursia, 1973..Savinio, A., Alcesti di Samuele e Atti Unici, Milano, Adelphi, 1991.Savinio, A., Capitano Ulisse, Milano, Adelphi, 1989.Savinio, A., Nuova Enciclopedia, Milano, Adelphi, 1977.Savinio, A., Palchetti romani, Milano, Adelphi, 1982.Tinterri, A., Savinio e lo spettacolo, Bologna, 1993. Tordi, R., Mistero per lo sguardo- studio per un profilo di Alberto Savinio, Milano, Il Mulino, 1992 .

Periodici

Brignone, M., Mito tradizione e avanguardia in Alberto Savinio, in Atti e memorie dellAccademia Clementina, n18, 1985.

Sitografia

http://www.corriere.it.http://www.cartescoperterecensionetesti.comhttp://www.finazzerflory.it/schede/istituzionale/savinio.html.http://www.teatrorecensioni.it

Conclusione

Con questo elaborato ho tentato di fornire unidea dettagliata sulle opere di Savinio e la sua concezione del teatro rivisitando i miti in chiave moderena