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1 PERCORSO H L’analisi del reddito nazionale e le politiche di intervento dello Stato nell’economia h L’analisi del reddito nazionale e le politiche di intervento dello Stato nell’economia Lezione 3 Gli interventi dello Stato nel ruolo di operatore economico Il monopolio e l’intervento dello Stato Il monopolio è, sicuramente, un regime di mercato poco favorevole ai consumatori. Per questo motivo lo Stato adotta una serie di misure per tutelare la concorrenza: regolamenta i mercati, produce in prima persona i beni che altrimenti sarebbero offerti da imprese monopoliste private, controlla, mediante ap- positi organismi, che i monopoli esistenti siano smantellati e che non se ne costituiscano di nuovi (da A. BAlestrino, i. Pierro, Scienza delle finanze e diritto tributario, Edizione Simone). Il monopolio naturale In generale il monopolio è svantaggioso per la collettività rispetto alla concorrenza: i monopolisti ven- dono a prezzi più elevati delle imprese in competizione, con la conseguenza che la quantità complessiva di merce acquistata dai consumatori è inferiore. Questo fatto motiva certe politiche di tutela della con- correnza, note come politiche antitrust, di cui tratteremo più oltre. Tuttavia, esiste un caso particolare di monopolio, detto appunto monopolio naturale, dove l’introduzione della concorrenza non sarebbe vantaggiosa per i consumatori. Il monopolio naturale si verifica quando i costi medi calano all’aumentare della produzione; in altre parole, tanto maggiore è la produzione, tanto meno costa produrre ciascuna singola unità. Evidentemente, in questo caso è utile che il mercato sia occupato da una impresa sola, la più grande possibile: tale impresa infatti garantisce prezzi più bassi rispetto al caso in cui operano tante imprese, ciascuna di ridotte dimensioni. Da qui nasce l’uso dell’aggettivo «naturale», che sta ad indicare il fatto che la situazione di monopolio è dovuta alla natura stessa delle cose ed è fondamentalmente vantaggiosa per la comunità. Tuttavia — e qui sorge il problema — niente garantisce che, una volta insediatosi, un monopolista naturale si comporti in maniera coerente con le esigenze collettive, perché, ad esempio, egli potrebbe comunque imporre prezzi elevati, non fornire il bene in zone costose da raggiungere, e così via. Produzione pubblica e regolamentazione In questi casi, lo Stato, data la necessità di assicurare comunque la produzione del servizio di pubblica utilità, ha due alternative: o assume la produzione in prima persona o attua una regolamentazione della produzione privata. La prima alternativa (produzione pubblica) storicamente si è verificata per prima, anche se attualmente è sottoposta a forti critiche, particolarmente perché la gestione pubblica è risultata fonte di sprechi e ha dato scarse garanzie di qualità del servizio.

Il monopolio e l’intervento dello Stato

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1Percorso H • L’analisi del reddito nazionale e le politiche di intervento dello Stato nell’economia

h L’analisi del reddito nazionale e le politiche di intervento dello Stato nell’economia

Lezione 3Gli interventi dello Stato nel ruolodi operatore economico

Il monopolio e l’intervento dello StatoIl monopolio è, sicuramente, un regime di mercato poco favorevole ai consumatori. Per questo motivo lo Stato adotta una serie di misure per tutelare la concorrenza: regolamenta i mercati, produce in prima persona i beni che altrimenti sarebbero offerti da imprese monopoliste private, controlla, mediante ap-positi organismi, che i monopoli esistenti siano smantellati e che non se ne costituiscano di nuovi (da A. BAlestrino, i. Pierro, Scienza delle finanze e diritto tributario, Edizione Simone).

Il monopolio naturaleIn generale il monopolio è svantaggioso per la collettività rispetto alla concorrenza: i monopolisti ven-dono a prezzi più elevati delle imprese in competizione, con la conseguenza che la quantità complessiva di merce acquistata dai consumatori è inferiore. Questo fatto motiva certe politiche di tutela della con-correnza, note come politiche antitrust, di cui tratteremo più oltre. Tuttavia, esiste un caso particolare di monopolio, detto appunto monopolio naturale, dove l’introduzione della concorrenza non sarebbe vantaggiosa per i consumatori.Il monopolio naturale si verifica quando i costi medi calano all’aumentare della produzione; in altre parole, tanto maggiore è la produzione, tanto meno costa produrre ciascuna singola unità.Evidentemente, in questo caso è utile che il mercato sia occupato da una impresa sola, la più grande possibile: tale impresa infatti garantisce prezzi più bassi rispetto al caso in cui operano tante imprese, ciascuna di ridotte dimensioni. Da qui nasce l’uso dell’aggettivo «naturale», che sta ad indicare il fatto che la situazione di monopolio è dovuta alla natura stessa delle cose ed è fondamentalmente vantaggiosa per la comunità. Tuttavia — e qui sorge il problema — niente garantisce che, una volta insediatosi, un monopolista naturale si comporti in maniera coerente con le esigenze collettive, perché, ad esempio, egli potrebbe comunque imporre prezzi elevati, non fornire il bene in zone costose da raggiungere, e così via.

Produzione pubblica e regolamentazioneIn questi casi, lo Stato, data la necessità di assicurare comunque la produzione del servizio di pubblica utilità, ha due alternative: o assume la produzione in prima persona o attua una regolamentazione della produzione privata.La prima alternativa (produzione pubblica) storicamente si è verificata per prima, anche se attualmente è sottoposta a forti critiche, particolarmente perché la gestione pubblica è risultata fonte di sprechi e ha dato scarse garanzie di qualità del servizio.

2 Percorso H • L’analisi del reddito nazionale e le politiche di intervento dello Stato nell’economia

Lezione 3 • Gli interventi dello Stato nel ruolo di operatore economico

Per regolamentazione si intende un insieme di norme di condotta che garantiscano a tutti i consumatori l’accesso ad un determinato bene prodotto in regime di monopolio naturale da un’impresa privata.In generale, possiamo ricondurre sotto l’etichetta regolamentazione due tipi di intervento pubblico, che mirano entrambi all’obiettivo di tener bassi i prezzi del servizio e diffonderlo sull’intera cittadinanza, ma seguono strade diverse:

• lo stimolo della concorrenza limitata;• la regolamentazione vera e propria.

Lo stimolo della concorrenza parte dal presupposto che in un monopolio naturale sia possibile avere, se non centinaia di imprese in concorrenza, almeno due competitori. Questo, ad esempio, è stato realiz-zato nell’ambito della telefonia comune nel Regno Unito, dove la British Telecom (impresa un tempo pubblica, ora privata) gestiva originariamente in monopolio la comunicazione telefonica; nella seconda metà degli anni ’80 è stato introdotto, su iniziativa pubblica, un concorrente (Mercury) che tenta di attrar-re nuovi clienti praticando tariffe più favorevoli, scatenando così la stessa reazione da parte di British Telecom. Il risultato di tutto ciò è che gli utenti del servizio telefonico nel Regno Unito hanno di fronte un’ampia gamma di opportunità a prezzi vantaggiosi, con ovvi guadagni in termini di benessere collettivo.Invece, la regolamentazione in senso stretto influenza direttamente l’operato del gestore privato di un servizio di pubblica utilità, ponendo, ad esempio limiti al prezzo praticabile, oppure obblighi di distri-buzione in certe zone.

Le politiche antitrustUn’ulteriore forma di intervento pubblico che ha molti collegamenti con la regolamentazione è la cosid-detta politica antitrust o tutela della concorrenza. Tale politica si basa sull’idea che il monopolio sia una forma di mercato che crea una perdita di benessere rispetto alla concorrenza perfetta, per cui sareb-be desiderabile eliminare i monopoli che già esistono ed agire affinché non se ne creino di nuovi.Le politiche pubbliche miranti a reintrodurre la concorrenza in mercati monopolistici e ad impe-dire che si creino monopoli nei mercati di concorrenza perfetta si chiamano appunto politiche antitrust.In Italia, seguendo l’esempio di altri paesi, è stata creata negli anni ’80 un’apposita agenzia statale, det-ta comunemente «Antitrust», ma più correttamente denominata Autorità per la Tutela della Concor-renza e del Mercato. Essa ha il compito di vigilare sull’attività di tutti i mercati, assicurandosi che vi si attuino principi di concorrenza e non si abusi della posizione di monopolio. In quest’ultimo caso, come è di fatto accaduto nel campo delle telecomunicazioni, l’Autorità può raccomandare l’introduzione di concorrenti, al fine di ridurre il prezzo ed aumentare la quantità scambiata; laddove esiste la concorren-za, più o meno perfetta, può controllare che non si creino posizioni dominanti da parte di un’impresa oppure che non si costituiscano barriere all’entrata per nuovi concorrenti.Il primo tipo di attività (introduzione di concorrenti) è sostanzialmente lo stimolo alla concorrenza di cui abbiamo già parlato più volte. Per quanto riguarda il secondo caso (lotta alla posizione domi-nante e alle barriere), gli esempi abbondano: si va dai consorzi alimentari alle compagnie di taxi nelle grandi città, dalle televisioni alle associazioni di commercio. Per fare un esempio, i consorzi alimentari tentano di frapporre barriere all’ingresso di nuovi concorrenti registrando i nomi delle merci e vincolando l’utilizzo del nome all’area di origine del prodotto: in tal modo riducono la con-correnza e possono tenere alti i prezzi. In casi come questi ed altri ancora, l’Antitrust può e deve intervenire al fine di garantire la concorrenza.

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Lezione 3 • Gli interventi dello Stato nel ruolo di operatore economico

Rispondi alle seguenti domande:

1 • In caso di monopolio naturale, il passaggio ad una forma di mercato concorrenziale è utile per la collettività?

2 • Che cosa si intende con il termine «regolamentazione»?

3 • Perché la produzione pubblica di beni è oggetto di critiche?

4 • Cosa sono le «politiche antitrust»?

5 • Quale organismo si occupa, in Italia, della tutela della concorrenza?