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7/28/2019 IL MUSEO DEL MONDO 30 - Sphinx Di Edvard Munch (1894) - La Repubblica 21.07.2013 http://slidepdf.com/reader/full/il-museo-del-mondo-30-sphinx-di-edvard-munch-1894-la-repubblica-21072013 1/1 R CULT 52 DOMENICA 21 LUGLIO 2013 l la  R Re ep pu ub bb bl li ic ca IL MUSEO DEL MONDO FOTODIBASSOCANNARSA L’ARTISTA Edvard Munch (1863- 1944), pittore norvegese. Grande interprete del simbolismo degli anni ‘80 e ‘90 dell’800, è stato uno dei principali precursori dell’espressionismo tedesco. La sua opera più famosa è L’urlo (1893) avita è nemica delle ambizioni e si affretta a spegnerle. Solo i gio- vani osano concepire progetti smisurati, perché non si preoc- cupano delle difficoltà, degli ostacoli o della resistenza iner- zialecheopporrannola tradizio- ne, i pregiudizi, il mondo. Fragi- le di salute, Munch si credeva braccato dalla morte: temendo di avere poco tempo fu da subito audace. A meno di trent’anni, mentre in Francia con una borsa di studio si perfezionava nel me- stiere della pittura, concepì un ciclo di quadri che poi intitolò il Fregio della Vita: in essi intende- va raccontare ogni aspetto di quella battaglia tra uomo e don- na chiamata amore. La vita di ogni anima, ma in primo luogo la sua. Credeva nell’arte come esa- me di coscienza, comprensione della realtà attraverso la rielabo- razione delle esperienze perso- nali: insomma, autobiografia. Il Fregio della Vita lo realizzò nei febbrili anni successivi: in- cludeva le sue opere più celebri – fra cui Madonna , Il Bacio, Vam- piro, L’Urlo. Munch sperava che qualche istituzione lo acquistas- se per decorare un edificio pub- blico, ma incontrò solo scherno e disprezzo. Quando lo espose nel 1902, a Berlino, inserìSphinx fra Gelosia e Malinconia , nel ca- pitolo “Fioritura e declino del- l’Amore”. Lo aveva dipinto nel 1894 – un anno turbolento di in- digenza, intossicazioni alcoli- che, dispute filosofiche e spiriti- stiche con gli amici della bohè- me di Berlino, scrittori come Strindberg e Przybyszewski, donnevotatealliberoamore,sa- tanisti e anestetisti che speri- mentavano fluidi al cloroformio con cui lui voleva spegnere le tin- te dei suoi quadri. Sphinx è un modello di sem- plificazione e sintesi. Gli esseri umani e i tronchi formano linee verticali, come colonne. La fron- talità rende le figure solenni e re- mote. Solo l’onda sinuosa della spiaggia rompe la staticità della composizione e suggerisce lo spazio. Ma la natura è diventata astrazione e simbolo. Il quadro, dai colori smorti, è diviso radi- calmente in due dalla luce – di qua il chiarore di un’estiva notte boreale, di là ombra e tenebra fit- ta. È da questa che bisogna parti- re: a destra, contro un tronco, c’è un uomo pensoso e melanconi- co. La colatura rossa allu de al suo cuore sanguinante. È l’Edipo al bivio, che come l’eroe mitico per salvarsi deve rispondere al que- sito della Sfinge. Nel suo caso: cos’è, la donna? Le tre figure fem- minili rappresentano la sua ri- sposta. «Quella scura che sta fra i tron- chi degli alberi», spiegava Mun- ch, «è la suora – sorta di ombra della donna – tristezza e morte – e la nuda è una donna col gusto per la vita. La pallida bionda che cammina verso l’oceano, l’eter- nità – è la donna dello struggi- mento». Dunque la fanciulla sul- la riva del mare è la donna ange- lo, idealizzata. Il bianco dell’abi- to e il mazzolino di fiori segnala- no l’innocenza, la purezza; l’as- senza di volto la sua funzione archetipica. La nuda sfacciata dai capelli rossi che campeggia al centro, le braccia incrociate die- tro la testa (come nel quadro Le  Mani ,percuiposòl’affascinante Dagny Juel, femme fatale del cir- colo del Porcellino Nero, e in Ce- neri , laica rilettura della caduta diAdamoedEva),èla donnaero- tizzata, forza primigenia della sessualità. È l’unica che ci guar- da. La nera figura con le palpebre abbassate, ieratica come un ido- lodiGauguin,èla donna-dolore. Santa, puttana, vittima. Sono tre donne, colte in diverse epoche della vita – ma anche una sola, negli aspetti molteplici della sua psiche. Perché «tutte le altre so- no una, tu sei mille», recitava il sottotitolo che Munch appose al quadro nella mostra di Stoccol- ma. Era tratto dal Balcone , dram- ma di Gunnar Heiberg, in cui una donna mostrava tre differenti personalità ai tre amanti. La donna come Sfinge, enig- matica custode della vita e della morte, avrebbe rappresentato il tema ossessivo dell’arte di Mun- ch – e anche della sua vita. Quan- do nel 1895 fu esposta a Christia- nia (oggi Oslo), Sphinx suscitò la riprovazione dei benpensanti e, insieme al resto del Fregio della Vita, scatenò un dibattito pub- blico sulla sanità mentale del pit- tore. Munch avrebbe voluto essere uno scrittore. Il Fregio della Vita era stato pensato come opera letteraria. Ma già a 7 anni dise- gnava a carboncino sulle ricette del padre, medico militare; a 17 dipingeva e poco dopo esponeva in pubblico: la pittura divenne presto il fulcro della sua esisten- za. La famiglia Munch era predi- letta dalla morte e dalla follia: la madre morì di tubercolosi quan- do lui aveva 5 anni, la sorella Sophie quando ne aveva 14, la sorella Laura fu internata per malattia mentale, il padre vedo- vo soffriva di depressione, il fra- tello Andreas morì giovane. Munch stesso flirtava con la fol- lia – almeno fino al ricovero in una clinica psichiatrica. Ma la sua era anche una famiglia di let- tori. Agli inizi, posarono per i suoi ritratti il padre, la sorella In- ger, il fratello, la zia. Tutti in pol- trona, con un libro in mano. I Munch leggevano di tutto – la Bibbia, i giornali, storie di fanta- smi, romanzi di Dostoevskij. In seguito Munch ripudiò il “ritrat- to con libro”, sterile prodotto del naturalismo borghese, incapace di cogliere le pulsioni che ribol- lononellepersone.Mala lettera- tura continuò ad alimentare la sua immaginazione, e lui semi- nava parole sui fogli caotici dei suoi diari. Quei frammenti di narrazioni, le epifanie, i dialoghi, i ricordi, gli aforismi, i versi – che accompagnavano la creazione delle sue opere e ne fissavano la genesi – rivelano un talento. Lo scrittore Munch era notevole quanto il pittore. E non per caso il primo estimatore di Sphinx fu Ibsen. Incompreso e denigrato in Norvegia per il suo teatro “im- morale”, Ibsen si era inflitto un lungo esilio. Nel 1895 visitò la mostra di Munch e lo incoraggiò a resistere: nel connazionale bi- strattato in patria, più giovane di 35 anni, rivedeva se stesso. Guardarono i quadri insieme, uno per uno. Ibsen trovò parti- colarmente interessante Sphinx , e Munch glielo spiegò (con le parole sopra citate). Nel 1899, notò che Ibsen se ne era servito per concepire Quando noimorticidestiamo. Le tre don- ne del quadro erano diventate le protagonistedeldramma.Mun- ch invece non aveva più bisogno delleparole.Avevatrovatounal- tro modo per narrare la vita. Ma anche in pittura «voler raccon- tare non è un errore», osservò: «tutto sommato il racconto è lo scopo di ogni arte». © RIPRODUZIONE RISERVATA  La donna è un’anima divisa in tre nell’opera-enigma dipinta da Munch L’OPERA Edvard Munch Sphinx (1894) Bergen Rasmus Meyer Collection L BURNE-JONES “Il destino compiuto” (28 aprile) TIEPOLO “L’educazione di Maria” (21 aprile) POLLOCK “Full Fathom Five” (3 febbraio) BEATO ANGELICO  Annunciazione” (13 gennaio)  ACHEROPITA “Il Santissimo Salvatore” (27 gennaio) RAFFAELLO “Ritratto di Leone X” (10 febbraio) BÖCKLIN “L’isola dei morti” (17 febbraio) DI COSIMO “La morte di Procri” (24 febbraio) KOKOSCHKA “La sposa del vento” (20 gennaio) KLEE “Ad Parnassum” (6 gennaio) MONDRIAN “L’albero grigio” (3 marzo) CORREGGIO “Giove e io” (10 marzo) MATISSE “Violinista alla finestra” (17 marzo) GIOTTO “Resurrezione di Lazzaro” (24 marzo) DE STA ËL “Footballeurs” (31 marzo) LEONARDO “Uomo vitruviano” (7aprile) CÉZANNE “La montagna Sainte- Victoire” (14 aprile) GRÜNEWALD “Crocifissione” (5 maggio) KANDINSKY “Lirica” (2 giugno) O’KEEFFE “BlackIris” (12 maggio) DEGAS “La stiratrice” (19 maggio) PISANELLO “San Giorgio e la principessa” (25 maggio) MELANIA MAZZUCCO GOYA “Cane” (9 giugno) HOPPER “Cinema” (16 giugno) MICHELANGELO “La creazionediEva” (23 giugno) BACON “Duefigurenell’erba” (30 giugno) ROUSSEAU “Il sogno” (7 luglio)  TIZIANO “VenerediUrbino” (14 luglio)

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7/28/2019 IL MUSEO DEL MONDO 30 - Sphinx Di Edvard Munch (1894) - La Repubblica 21.07.2013

http://slidepdf.com/reader/full/il-museo-del-mondo-30-sphinx-di-edvard-munch-1894-la-repubblica-21072013 1/1

RCULT■ 52

DOMENICA 21 LUGLIO 2013

llaa   RReeppuubbbblliiccaa IL MUSEODELMONDO

FOTODIBASSOCANNARSA 

L’ARTISTA 

Edvard Munch (1863-1944), pittorenorvegese. Grandeinterprete delsimbolismo degli anni‘80 e ‘90 dell’800, èstato uno deiprincipali precursoridell’espressionismotedesco. La sua operapiù famosa è L’urlo(1893)

avita è nemica delle ambizioni esi affretta a spegnerle. Solo i gio-vani osano concepire progettismisurati, perché non si preoc-cupano delle difficoltà, degliostacoli o della resistenza iner-ziale che opporranno la tradizio-ne, i pregiudizi, il mondo. Fragi-le di salute, Munch si credevabraccato dalla morte: temendodi avere poco tempo fu da subitoaudace. A meno di trent’anni,mentre in Francia con una borsadi studio si perfezionava nel me-stiere della pittura, concepì unciclo di quadri che poi intitolò ilFregio della Vita: in essi intende-va raccontare ogni aspetto diquella battaglia tra uomo e don-na chiamata amore. La vita diogni anima, ma in primo luogo lasua. Credeva nell’arte come esa-me di coscienza, comprensionedella realtà attraverso la rielabo-razione delle esperienze perso-nali: insomma, autobiografia.

Il Fregio della Vita lo realizzònei febbrili anni successivi: in-cludeva le sue opere più celebri –fra cui Madonna, Il Bacio, Vam-piro, L’Urlo. Munch sperava chequalche istituzione lo acquistas-

se per decorare un edificio pub-blico, ma incontrò solo schernoe disprezzo. Quando lo esposenel 1902, a Berlino, inserìSphinx fra Gelosia e Malinconia, nel ca-pitolo “Fioritura e declino del-l’Amore”. Lo aveva dipinto nel1894 – un anno turbolento di in-digenza, intossicazioni alcoli-che, dispute filosofiche e spiriti-

stiche con gli amici della bohè-me di Berlino, scrittori comeStrindberg e Przybyszewski,donne votate al libero amore, sa-tanisti e anestetisti che speri-mentavano fluidi al cloroformiocon cui lui voleva spegnere le tin-te dei suoi quadri.

Sphinx è un modello di sem-plificazione e sintesi. Gli esseriumani e i tronchi formano lineeverticali, come colonne. La fron-talità rende le figure solenni e re-mote. Solo l’onda sinuosa dellaspiaggia rompe la staticità dellacomposizione e suggerisce lospazio. Ma la natura è diventataastrazione e simbolo. Il quadro,dai colori smorti, è diviso radi-calmente in due dalla luce – diqua il chiarore di un’estiva notteboreale, di là ombra e tenebra fit-ta. È da questa che bisogna parti-re: a destra, contro un tronco, c’èun uomo pensoso e melanconi-co. La colatura rossa allu de al suocuore sanguinante. È l’Edipo albivio, che come l’eroe mitico persalvarsi deve rispondere al que-sito della Sfinge. Nel suo caso:cos’è, la donna? Le tre figure fem-minili rappresentano la sua ri-

sposta.«Quella scura che sta fra i tron-

chi degli alberi», spiegava Mun-ch, «è la suora – sorta di ombradella donna – tristezza e morte –e la nuda è una donna col gustoper la vita. La pallida bionda checammina verso l’oceano, l’eter-nità – è la donna dello struggi-mento». Dunque la fanciulla sul-

la riva del mare è la donna ange-lo, idealizzata. Il bianco dell’abi-to e il mazzolino di fiori segnala-no l’innocenza, la purezza; l’as-senza di volto la sua funzionearchetipica. La nuda sfacciatadai capelli rossi che campeggia alcentro, le braccia incrociate die-tro la testa (come nel quadro Le 

 Mani , per cui posò l’affascinanteDagny Juel, femme fatale del cir-colo del Porcellino Nero, e in Ce-neri , laica rilettura della cadutadi Adamo ed Eva), è la donna ero-tizzata, forza primigenia dellasessualità. È l’unica che ci guar-da. La nera figura con le palpebreabbassate, ieratica come un ido-lo di Gauguin, è la donna-dolore.Santa, puttana, vittima. Sono tredonne, colte in diverse epochedella vita – ma anche una sola,negli aspetti molteplici della suapsiche. Perché «tutte le altre so-no una, tu sei mille», recitava ilsottotitolo che Munch appose alquadro nella mostra di Stoccol-ma. Era tratto dalBalcone , dram-ma di Gunnar Heiberg, in cui unadonna mostrava tre differentipersonalità ai tre amanti.

La donna come Sfinge, enig-

matica custode della vita e dellamorte, avrebbe rappresentato iltema ossessivo dell’arte di Mun-ch – e anche della sua vita. Quan-do nel 1895 fu esposta a Christia-nia (oggi Oslo), Sphinx suscitò lariprovazione dei benpensanti e,insieme al resto del Fregio dellaVita, scatenò un dibattito pub-blico sulla sanità mentale del pit-

tore.Munch avrebbe voluto essere

uno scrittore. Il Fregio della Vitaera stato pensato come operaletteraria. Ma già a 7 anni dise-gnava a carboncino sulle ricettedel padre, medico militare; a 17dipingeva e poco dopo esponevain pubblico: la pittura divennepresto il fulcro della sua esisten-za. La famiglia Munch era predi-letta dalla morte e dalla follia: lamadre morì di tubercolosi quan-do lui aveva 5 anni, la sorellaSophie quando ne aveva 14, lasorella Laura fu internata permalattia mentale, il padre vedo-vo soffriva di depressione, il fra-tello Andreas morì giovane.Munch stesso flirtava con la fol-lia – almeno fino al ricovero inuna clinica psichiatrica. Ma lasua era anche una famiglia di let-tori. Agli inizi, posarono per isuoi ritratti il padre, la sorella In-ger, il fratello, la zia. Tutti in pol-trona, con un libro in mano. IMunch leggevano di tutto – laBibbia, i giornali, storie di fanta-smi, romanzi di Dostoevskij. Inseguito Munch ripudiò il “ritrat-to con libro”, sterile prodotto del

naturalismo borghese, incapacedi cogliere le pulsioni che ribol-lono nelle persone. Ma la lettera-tura continuò ad alimentare lasua immaginazione, e lui semi-nava parole sui fogli caotici deisuoi diari. Quei frammenti dinarrazioni, le epifanie, i dialoghi,i ricordi, gli aforismi, i versi – cheaccompagnavano la creazione

delle sue opere e ne fissavano lagenesi – rivelano un talento. Loscrittore Munch era notevolequanto il pittore. E non per casoil primo estimatore di Sphinx fuIbsen.

Incompreso e denigrato inNorvegia per il suo teatro “im-morale”, Ibsen si era inflitto unlungo esilio. Nel 1895 visitò lamostra di Munch e lo incoraggiòa resistere: nel connazionale bi-strattato in patria, più giovane di35 anni, rivedeva se stesso.Guardarono i quadri insieme,uno per uno. Ibsen trovò parti-colarmente interessanteSphinx , e Munch glielo spiegò(con le parole sopra citate). Nel1899, notò che Ibsen se ne eraservito per concepire Quandonoi morti ci destiamo. Le tre don-ne del quadro erano diventate leprotagoniste del dramma. Mun-ch invece non aveva più bisognodelle parole. Aveva trovato un al-tro modo per narrare la vita. Maanche in pittura «voler raccon-tare non è un errore», osservò:«tutto sommato il racconto è loscopo di ogni arte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA 

 La donna è un’anima divisa in trenell’opera-enigma dipinta da Munch

L’OPERA 

EdvardMunchSphinx (1894)BergenRasmusMeyerCollection

L

BURNE-JONES

“Il destino compiuto” (28 aprile)

TIEPOLO

“L’educazionedi Maria”  (21 aprile)

POLLOCK 

“Full FathomFive” (3 febbraio)

BEATO ANGELICO

“ Annunciazione”(13 gennaio)

 ACHEROPITA 

“Il SantissimoSalvatore”(27 gennaio)

RAFFAELLO

“Ritratto di Leone X”(10 febbraio)

BÖCKLIN

“L’isola dei morti”(17 febbraio)

DI COSIMO

“La morte di Procri”(24 febbraio)

KOKOSCHKA 

“La sposa del vento”(20 gennaio)

KLEE

“Ad Parnassum”(6 gennaio)

MONDRIAN

“L’alberogrigio” (3 marzo)

CORREGGIO

“Giove e io”(10 marzo)

MATISSE

“Violinistaalla finestra”(17 marzo)

GIOTTO

“Resurrezionedi Lazzaro”(24 marzo)

DE STA ËL

“Footballeurs”(31 marzo)

LEONARDO

“Uomo vitruviano” (7 aprile)

CÉZANNE“La montagna Sainte-Victoire”  (14 aprile)

GRÜNEWALD“Crocifissione” (5 maggio)

KANDINSKY “Lirica” (2 giugno)

O’KEEFFE“Black Iris” (12 maggio)

DEGAS“La stiratrice” (19 maggio)

PISANELLO

“San Giorgioe la principessa” (25 maggio)

MELANIA MAZZUCCO

GOYA “Cane” (9 giugno)

HOPPER“Cinema” (16 giugno)

MICHELANGELO“La creazione di Eva” (23 giugno)

BACON“Due figure nell’erba” (30 giugno)

ROUSSEAU“Il sogno” (7 luglio)

 TIZIANO“Venere di Urbino” (14 luglio)