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Scuola Primaria Gianni Rodari Cerbaia IL N STRO GIORNALINO … SE IL NOSTRO GIORNALINO LEGGERAI… FELICE TU SARAI !!! Anno Scolastico 2019/2020 Classe 4 A Testi davvero fantastici

IL N STRO GIORNALINO · 2020. 6. 23. · Gli uccelli parlarono al gatto e gli dissero di seguirli. Li portarono su una montagna ricoperta di neve che ai piedi era bianca e sulla cima

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Scuola Primaria

Gianni Rodari

Cerbaia

IL N STRO

GIORNALINO

… SE IL NOSTRO GIORNALINO LEGGERAI…

FELICE TU SARAI !!!

Anno Scolastico 2019/2020

Classe 4 A

Testi davvero fantastici

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Le scarpette magiche

di Allegra

C’era una volta una bambina di nome Alessandra che amava danzare.

Una sera tornò a casa dopo la sua lezione di danza, cenò e andò a dormire.

La notte, però, sentì dei rumori provenienti dalla sua borsa da danza.

Impaurita andò a controllare, ma non vide niente, allora si tranquillizzò e tornò a letto.

Appena si sdraiò, di nuovo, ricominciarono gli stessi rumori… allora tornò a controllare

e questa volta vide le sue scarpette da danza che ballavano! Allora chiamò subito la sua

mamma e le disse di venire a vedere le sue scarpette: la mamma andò a vedere ma

quando arrivò lì, le scarpette smisero di ballare.

La mamma disse ad Alessandra che aveva sognato, ma Alessandra non ci credeva… a

quel punto però le scarpette si misero a ballare anche davanti alla mamma, allora lei

disse ad Alessandra di indossare le scarpette e di iniziare a ballare. Alessandra seguì

l’incitamento della mamma: ora ballava benissimo grazie alle scarpette magiche.

Questa storia me la raccontava sempre la mia nonna quando ero piccola, infatti l’ha

inventata lei e ora io la racconto ai miei fratelli.

La fine del mondo di Mirko

C’era una volta un signore di nome Samuele e un giorno andò a lavoro, ma non era il

lavoro sognava di fare fin da quando era piccolo. Lui faceva lo spazzino che era tutta un’altra cosa rispetto a il suo lavoro che sognava. Quando tornava a casa, dopo aver lavorato, era distrutto e, quindi, iniziò a cercare un

altro lavoro. Dopo un mese non trovò nulla, ma continuò a cercare.

Visto che non trovò lavoro continuò a fare lo spazzino e quindi, quando era a casa, era distrutto. Dopo due mesi di ricerca per un nuovo lavoro trovo quel lavoro che sognava da

quand’era bambino: lo scienziato. All’esame per entrare a lavorare come scienziato prese A+, perciò venne preso.

Iniziò a lavorare come scienziato. Il suo capo gli disse che doveva studiare il mondo. Dopo anni e anni di ricerca la scoprì tutta ciò che riguardava la conoscenza del mondo.

Dopo circa quattro mesi scoprì una cosa terribile: la fine del mondo!!! Non lo disse a nessuno, tornò a casa.

In casa lui, per fortuna, aveva un bunker segreto resistentissimo. Portò tutte le cose alimentari nel bunker. Ma prima che ci fosse la fine del mondo andò al supermercato e comprò altro cibo.

Dopo un mese circa il mondo finì.

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Lo scoiattolo Norman

di Andrea

C’era una volta uno scoiattolo di nome Norman, la sua vita era miserabile: aveva la

tana piccola e aveva poco cibo.

Ogni giorno durava tantissima fatica, perché usciva a fare tantissimi chilometri per

cercare il cibo, soprattutto le noccioline.

Norman era molto astuto ma… una mattina primaverile di marzo cercando cibo incontrò

un orso che per superbia gli rubò le noccioline.

Tornò a casa senza cibo ma gli venne una idea: aveva visto una casa non molto lontano

dalla sua.

Ci andò per vedere se c’era delle noccioline, infatti c’erano, lui né prese un po’ facendo

rumore, riuscì a scappare nonostante fosse rincorso da due uomini loschi: erano

pericolosi, indossavano entrambi un giubbotto con un cappuccio nero ma erano poco

abili per inseguire uno scoiattolo così agile.

Norman tornò a casa prima del tramonto e così riuscì a mangiare e a dormire

tranquillamente.

La mattina seguente non era andato a caccia perché aveva ancora abbastanza cibo per

sfamarsi.

Lui non era abituato a stare nella sua tana quindi diventò nervoso e si mangiò tutte le

noccioline che aveva a disposizione dalla sera precedente.

Norman ultimamente era molto stanco e non riusciva ad andare a cacciare quindi restò

a casa sua.

Il giorno dopo arrivò l’inaspettata morte di Norman, lo scoiattolo.

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La ricerca di una nuova casa

di Caterina

In una foresta, gli animali si stavano preparando per l’inverno. Tutti avevano preparato

il cibo. Ciò che gli animali non sapevano, è che gli umani avevano pensato di disboscare

la foresta per fare dei campi. Questa fu la prima decisione anche se poi la cambiarono

volendoci costruire uno zoo.

Per fortuna, il gufo saggio era passato dal paese e aveva visto che negli uffici si stava

progettando uno zoo.

Il gufo andò nella foresta e avvisò gli animali. Essi fecero un’assemblea. Erano tutti

spaventati, nessuno sapeva dove andare, gli animali più anziani credevano che

sarebbero morti a stare rinchiusi nelle gabbie.

Gli animali volevano andarsene, ma alcuni erano anziani, alcuni troppo fragili.

Il gufo guardando e ascoltando le opinioni di tutti, pensò ad una soluzione.

Placò la confusione e spiegò che ci sarebbe stata tanta strada, ma più in là c'era un

bosco. Era molto grande con una radura al centro. Il gufo convinse tutti ad affrontare il

viaggio.

Gli animali costruirono con dei rami un carro dove mettere le provviste da condividere.

Dopo tre giorni di tragitto, le provviste iniziavano a mancare.

Si concessero una notte di riposo, gli animali più forti facevano la guardia a turni.

Anche il gufo era sveglio, e sentì una voce: era il mago Flor!

Gli disse che avrebbe dato un mezzo di trasporto lunghissimo, trainato da trecento

cavalli, era dorato, con gemme preziose e brillanti, c’erano delle stanze con dei cuscini

per tutti; avevano una vasca dorata e un camino per renderle più confortevoli.

Passarono altri tre giorni e le provviste erano finite.

Tutti avevano una fame tremenda ma dovevano continuare, perché sennò sarebbero

arrivati troppo tardi.

Si fermarono una notte per far riposare i cavalli, anche se non mangiavano erano

comunque stanchi.

In quella notte, il gufo sentì una voce femminile, il gufo la riconobbe subito: era la fata

del bosco, lei si chiamava Natura.

La data gli diede frutti, ma in cambio ordinò di trattare il bosco come un bambino.

Il gufo ringraziò Natura e all' alba si misero tutti in viaggio.

Dopo altri tre giorni finalmente arrivarono al bosco, che al centro aveva una radura.

Era bellissimo pieno di frutti e con dei luoghi dove poter costruir delle tane.

Gli animali erano molto felici anche se avrebbero dovuto adattarsi alla sua nuova casa.

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Aurora e Puntino nel regno magico

Da Cecilia ☺

C’era una volta una bambina di nome Aurora che aveva un gatto a cui aveva dato il

nome di Puntino.

Una sera andò a letto e Puntino dormiva nella sua cuccetta al lato del letto.

Aurora si svegliò all’improvviso durante la notte e vide un tappeto disteso accanto alla

cuccetta di Puntino.

Si alzò, si sedette sul tappeto e Puntino la seguì sul tappeto. In quel momento il tappeto

volò fuori dalla finestra ed era l’Alba.

In poco tempo Aurora si trovò in volo tra uno stormo di uccelli con le piume blu e oro.

Gli uccelli parlarono al gatto e gli dissero di seguirli. Li portarono su una montagna

ricoperta di neve che ai piedi era bianca e sulla cima era blu.

Entrarono in una grotta piena di cristalli, il gatto e gli uccelli colsero i cristalli e Aurora

fu l’ultima a coglierlo.

Quando Aurora, Puntino e gli uccelli uscirono dalla grotta e la luce del sole batté sul

cristallo, si aprì una strada che li portò fino ad un portale e loro ci entrarono dentro.

Arrivarono in un giardino floreale con una cascata di acqua cristallina.

Appena Aurora appoggiò il cristallo la luce si diffuse in una miriade di colori e i suoi

vestiti diventarono un solo vestito blu e rosa con una corona blu con delle gemme rosa.

Il cristallo diventò un trono dove Aurora si sedette; tutto diventò magico e la montagna

si alzò in volo.

Si aprì un portale, ci entrarono dentro e arrivarono in un posto meraviglioso. Aurora

diventò la regina di questo posto e la maggior parte dei cristalli diventarono persone.

Si svegliò a letto ed era giorno, si alzò con il gatto e andò a fare colazione ma non notò

alcuni cristalli, fiori e neve blu.

Aveva sognato?

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Viaggio nello spazio

di Davide

C’era una volta un ragazzo di nome Mike che aveva 17 anni. Aveva il sogno di diventare

astronauta ed esplorare la galassia, ma pensava che non si sarebbe mai avverato.

Un giorno, all’età di 22 anni, mentre studiava all’università scientifica, dalla porta entrò

un signore che lo chiamò. Gli chiese se voleva diventare un astronauta e lui rispose

naturalmente di sì pieno di gioia.

Lo aspettava un anno di addestramento (che in realtà è poco), ma non era preoccupato

per quello, pensava a quando sarebbe stato nello spazio.

Un anno passò in un secondo.

Il 22 marzo 1962 Mike partì dall’isola Merritt (Florida) con il razzo 12C42FVNA.

Quando oltrepassò l’atmosfera, si ritrovò avvolto dall’oscurità.

Dopo un’ora si videro dieci luci rosse. Erano cinque navicelle nemiche!

Iniziarono a scappare in direzione di Giove.

Riuscirono a scomparire nella nebbia e a non farsi vedere. Avevano viaggiato per 787

000 000 di km in un’ora e mezza!

Su Giove trovarono un popolo di marziani Blu, con cui fecero subito amicizia.

Restarono su Giove per cinque anni.

Un giorno, durante la notte, sbarcò sul pianeta la nave gigante del popolo nemico: i

marziani Neri!

Scoppiò una grande guerra che durò mesi e mesi, fin quando, di nuovo, il razzo di Mike

riuscì a scappare con i marziani Blu (che avevano anche loro una navicella).

Ormai i nemici avevano conquistato il territorio dei marziani amici.

Mentre andavano verso Marte, l’antenna della navicella andò in tilt e un amico di Mike

andò a vedere cosa stesse succedendo.

Ad un certo punto Mike vide nel buio una navicella che stava per sparare al suo amico,

quindi andò velocemente a riprenderlo.

Arrivato all’antenna, però, il nemico sparò e colpì Mike, che cade nell’oscurità!

Allora la truppa tornò sulla Terra per raccontare l’accaduto, ma si dimenticarono dei

marziani Blu.

I marziani, invece, non li seguirono, ma andarono in soccorso di Mike, lo portarono su

Marte e lo curarono.

Sulla Terra erano disperati, invece.

Quando Mike non fu più malato fortemente, i marziani lo riportarono sulla Terra.

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Al suo ritorno ci fu una mega festa, ma alla fine dei festeggiamenti scoprirono che Mike

aveva una malattia grave al cuore.

Un giorno mentre camminava, in una piazza vide una statua raffigurante lui stesso e,

sotto, c’era scritto: “MIKE L’ASTRONAUTA”.

Da quel giorno si fece coraggio e continuò ad essere un grande astronauta anche con il

cuore malato.

Testo fantastico

di Luca

C’era una volta un bambino di nome Cap, aveva nove anni e viveva a Banchestain, un

piccolo paesino immerso nella natura.

Nella sua città non vivevano animali perché gli abitanti non avevano bisogno di averli.

Una notte Cap sognò di (fare) VIVERE un’avventura ed il sogno si avverò. Lo stesso

giorno lui partì con una zebra. Appena arrivato alla città di Zurigo, prese un mezzo di

trasporto ibrido tra l’aereo e l’elicottero che si chiamava aleoplano per portare la zebra

in Egitto. Successivamente (scesi) CAP SCESE dallo strano mezzo, (Cap) E salì su un

cammello che lo portò davanti ad una grande forma tridimensionale a punta chiamata

piramide. Lasciata la zebra in uno zoo safari del Cairo, Cap esplorò la piramide

accompagnato da un guardiano. All'improvviso si accorse che la guardia era scomparsa

in un buco profondissimo e così comprese che stare nella piramide era pericoloso

... quindi corse verso l’uscita. Per sbaglio Cap toccò un pulsante che bloccò l’uscita

stessa quando udì una voce che lo avvertiva ... "finché non avesse trovato il tesoro non

sarebbe uscito dovendo, inoltre, fare attenzione alle trappole!". Così lui iniziò a cercare

l’uscita e camminando in una stanza vide il sarcofago vuoto, in un’altra sala c’erano

delle frecce, finché trovò un ambiente dove c’erano cinque sassi ed anche la lava. Vicino

all'ultimo sasso VIDE uno scrigno, ma Cap non si accorse di alcuni buchi in un sasso che

sparavano delle freccette. OLTREPassati tre sassi, salì sul quarto che iniziò a sparare,

ma Cap riuscì a bloccare tutte le freccette. Arrivato allo scrigno, lo aprì trovando un

gattino appena nato: era il gatto da compagnia del Faraone. Lo prese, riuscì ad uscire

dalla piramide tornando a Banchestain con l’aleoplano e, da quel momento, nella sua

città iniziarono ad addomesticare i gatti. Si realizzò il sogno che Cap aveva fatto prima

di affrontare questa meravigliosa avventura.

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Un viaggio nello spazio.

di Melania

C'era una volta un troll di nome Poppy, che era la più allegra di tutti i troll, la più

fortunata ed era la regina del popolo, quindi si assicurava che tutto andasse per il

meglio. Poppy adorava andare nello spazio. Un giorno lei chiamò tutti i suoi migliori

amici e disse che il giorno successivo sarebbe andata nello spazio. Brench, il troll più

serio, le disse che era troppo pericoloso e che era meglio se ci andavano degli esperti

ma, alla fine, Poppy lo convinse e disse che non sarebbero stati solo loro due perché

sarebbero andate con loro anche Minuta, la troll più coraggiosa, Gai Diamante , tutta

coperta di glitter, Cimillia e Milia le due gemelle e infine Cuper il più timido.

Il giorno tanto atteso era arrivato, pronti con la tuta e il casco salirono sul missile e

partirono. Si organizzarono con Poppy e Brench al comando e gli altri nei sedili di dietro.

Dentro al missile c'era tutto il necessario per bere e mangiare.

Erano diretti sulla Luna. Arrivati atterrarono, si misero il casco e uscirono a esplorare.

Stavano fluttuando, ma per fortuna avevano la corda? Che li teneva ancorati al missile

e che serviva per non farli allontanare troppo.

Esplorarono la Luna e fecero delle foto. Videro le stelle più da vicino e presero della

polvere da far vedere agli abitanti del villaggio. (dal villaggio, il villaggio non ha occhi).

Dopo qualche giorno trascorso sulla Luna sentirono la mancanza di casa: si misero in

viaggio…

Era stata l'esperienza migliore che avessero mai fatto.

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Viaggio nello spazio di Niccolò

C’era una volta un bambino di nome Marco che abitava in una grande città.

Tutti i giorni dalla finestra di camera sua vedeva la mamma e il babbo andare via e

Marco li salutava con la mano sorridendo anche perché sapeva che presto sarebbero

tornati.

I giorni passavano e Marco cresceva e diventava sempre più curioso delle uscite dei

genitori, così iniziò a chiedere informazioni su dove andassero, ma loro gli rispondevano

che ancora era troppo piccolo e non doveva chiederlo più.

Passarono alcuni giorni ma Marco, sempre chiuso nella sua cameretta da solo, non ce

la faceva più ad aspettare e così una mattina quando vide uscire mamma e babbo decise

di seguirli. Lungo il tragitto i genitori di Marco si sentivano seguiti e ogni tanto si giravano

indietro, ma Marco era bravissimo a nascondersi.

A circa metà strada però Marco non aveva nessun nascondiglio e così fu scoperto.

La mamma lo brontolò, ma il babbo decise che forse era giunto il momento di farlo

andare con loro. Marco era felice. La camminata fu lunga, uscirono dalla periferia della

città verso la campagna fino a un grande spazio dove con grande meraviglia Marco vide

una grande astronave spaziale.

Marco era incredulo ma felicissimo e ci voleva salire subito. La porta si aprì e ci salirono

sopra: c’era una grande sala con tanti macchinari e luci. Era bellissima!

Marco iniziò a pigiare i tasti e il babbo non fece in tempo a fermarlo che l’astronave

partì. Era velocissima e dopo pochi minuti, dalla grande finestra, Marco vide un piccolo

pallone che era la Terra. La mamma gli spiegò che loro erano venuti da un pianeta

lontano: un giorno per un guasto erano atterrati sulla Terra e siccome a loro era piaciuta

così tanto, decisero di rimanerci.

Tutti i giorni, però andavano a trovare i nonni a casa perché loro vivevano ancora

sull’altro pianeta. Marco meravigliato guardava sempre fuori e vedeva tante stelle e la

Terra sempre più piccola. Ad un certo punto vide anche una stella cadente, era

veramente felice. Poi finalmente il babbo fece atterrare l’astronave su un piccolo pianeta

e fece mettere a Marco una tuta bianca con un casco. Marco scese e si accorse che

volava. Mentre babbo e mamma andarono a cercare i nonni Marco si divertiva a volare.

Finalmente Marco conobbe i nonni e vide che loro non usavano la tuta per stare con i

piedi per terra e gli fu spiegato il motivo: lui era terrestre. Si salutarono e risalirono

sull’astronave e tornarono a casa. Lungo il viaggio la mamma spiegò a Marco che non

doveva dire nulla ai suoi amici e compagni di scuola e in cambio una volta alla settimana

sarebbe andato con loro a fare un’avventura nello spazio. Marco disse di sì felicissimo.

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TESTO FANTASTICO

di Laerte

C'era una volta un comandante romano con i suoi cavalieri che cercavano una città da

conquistare per metterle nome Firenze. Spesso si fermavano a far bere i loro cavalli nel

fiume che si chiamava Arno. Il comandante, di nome Odisseo era cattivissimo e

prendeva gli schiavi di tutte le città che trovava. Un giorno si svegliò rinchiuso in una

stanza di una casa fatta di pietre rosa e cristalli. Aprendo gli occhi si ritrovò davanti una

fata altissima che si chiamava Emilia Romagna che gli fece un incantesimo

trasformandolo nell'uomo più buono del mondo. Così liberò tutti gli schiavi e li mise tutti

insieme ad abitare e costruirono insieme la città di Firenze. E ai suoi cavalieri fece aprire

un luna park pieno di bambini e zucchero filato e chupa chups.

Una giornata strana

C’erano una volta due bambini di nome Luca e Davide, avevano tutti e due nove anni.

Erano molto birichini e molto furbi.

Un giorno andarono nel bosco alla ricerca di asparagi.

Ad un certo punto si presero paura e videro dietro ad un albero uno strano uomo: tutto

rosso e poi diventò invisibile e urlarono insieme aiuto!

Poi cominciarono a correre più veloce che potevano, ma il fantasma era sempre dietro

di loro, si fermarono, si nascosero dietro un cespuglio e lì c’era uno gnomo, quindi

corsero ma c’erano fantasmi e gnomi dappertutto e allora loro ritornarono a casa e

videro tutti gli oggetti sollevati in aria, i quadri che cascavano, i vasi che camminavano,

le pentole sorridevano, il divano saltava e i letti si rotolavano per terra.

Luca e Davide cominciarono a piangere, chiamarono la mamma, ma il telefono era

scarico!

Allora andarono da un loro amico, ma anche da lui era uguale.

Poi tutti insieme si trovarono un nascondiglio: Davide nel camino, Luca nella vasca da

bagno e l’amico nello stanzino delle scope. Stettero per tre ore fino al ritorno delle

mamme.

Ritornarono tutti e tre andarono ad abbracciarle e raccontarono quello che era successo.

Forse era stato solo un sogno?

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L’ uomo pescatore e cacciatore.

In una casetta isolata nel bosco, vicino ad un fiume, vive un uomo di nome Luca.

Lui è particolarmente buffo, ma non vi voglio rovinare la sorpresa, quindi lo scoprirete

alla fine.

Mentre Luca va a pescare, distratto, mette un secondo i piedi nell'acqua e si accorge di

aver indossato gli stivali bucati, quindi tutta l’acqua vi entra dentro.

Luca esclama: “Oh mamma mia! Ho tutti i piedi bagnati!”

Tornato a casa toglie gli stivali e li scola, mentre esce tutta l’acqua escono anche i pesci.

Pensa così: “Ho fatto una buona pesca!”

Si prepara un buon pranzo, ma poco tempo dopo ha ancora fame, un certo languorino

lo stuzzica tanto che decide di andare a caccia: prende il fucile, il coltellino e parte.

Arrivato nel bosco, mentre cammina quatto, quatto calpestando dei rami di quercia stesi

per terra, cade in una buca, si trova intrappolato in una delle sue trappole per cinghiali,

caprioli e lepri.

Appena si rende conto della sciagura esclama: “Oh my God! Cosa ho combinato?” Con

molta fatica si alza ed esce dalla buca tornando a casa tutto dolorante.

Si medica le ferite, mentre pensa alla sua mancata preda. Sente bussare forte alla porta.

Luca apre ed i suoi amici gridano in coro: “Sorpresa! Ti abbiamo portato del cinghiale

pronto per mangiare!”

Mangiano tutti insieme mentre Luca racconta loro le sue disavventure di pesca e caccia.

Tutti scoppiano a ridere, compreso Luca.

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Lorenzo

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Le avventure di Giacomo e Alessio

di Melania

C'era una volta un ragazzo di nome Giacomo , che era sordo e capiva quasi sempre

“fischi per fiaschi”. Un giorno andò a trovare un suo amico di nome Alessio e quando lo

vide gli disse :

“Come sei elegante oggi!”

Alessio rispose:

“Grazie, anche tu sei un elefante.”

Giacomo si offese perché aveva capito che sembrava un elefante e quindi gli rispose:

“Io non sembro un elefante!!”

Alessio gli disse:

“Elegante!”

Giacomo:

“Elefante!”

Alessio:

“Nooo Elegante”

Giacomo:

“Non sembro un elefante!!!!”

Si misero a discutere per mezz'ora poi alla fine Alessio si ricordò che Giacomo era sordo

e quindi prese un cartoncino e scrisse sopra a caratteri cubitali: E L E G A N T E. Giacomo

capì e lo ringraziò, poi gli venne un'idea e disse a Alessio:

“Che ne pensi se si va in giro per il mondo?”

Alessio rispose: “Ni!”. Rispose così sperando che lui capisse “Si.”

E infatti Giacomo rispose:

“Perfetto , facciamo i bagagli.”

Giacomo tornò a casa mise in valigia tutto l'occorrente.

Alessio portò con sé anche una lavagnetta con il pennarello e una cimosa in caso

Giacomo non capisse bene le sue parole.

Come prima tappa partirono per la montagna.

Arrivati montarono una tenda e vedendo un'aquila lì vicino a loro provarono a

addomesticarla, perché li poteva difendere dagli altri animali e trovare da mangiare.

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Alessio disse a Giacomo: “Ci conviene andare a cacciare!”

Giacomo rispose: “Non c'è tempo per ballare bisogna andare a cacciare!”

Alessio rispose: “E' quello che ti ho appena detto!”

Giacomo disse: “No. Tu hai detto andare a ballare, ma non importa andiamo!”

Alessio capì che doveva usare sempre la lavagnetta per non perdere tempo.

Dopo un po' di giorni in montagna partirono per avventurarsi su un'isola, dove

continuarono ovviamente altri litigi di incomprensione.

Ma l'importante era divertirsi.

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I tre sordi

di Mirko

C’era una volta, un signore.

Questo signore ripetizione

C’era una volta un signore di nome Manico, perché aveva sempre un asso nella manica

e il suo difetto era di non sentire molto bene perché era sordo.

Aveva due amici, anche loro sordi.

Uno si chiamava Salzizza, a cui piaceva la pizza,

e poi Renato che amava il cioccolato.

Un giorno si ritrovarono in piazza del duomo di a Milano ed entrarono nel duomo.

Appena entrati Salzizza chiede presente

chiese urlando alla segreteria:

<<Voglio avere tre biglietti per il duomo, possiamo averli!!!>>.

La segretaria rispose:

<<Sì, ma non deve urlare>>

E Renato replicò: <<Eh…cosa?>>

La segretaria disse alla sua amica che aveva accanto: <<Che uggia… solo sordi in

questa settimana, speriamo che non facciano la stessa cosa dei sordi della scorsa

settimana, cioè hanno spaccato un quadro che abbiamo dovuto pagare noi, perché loro

non capivano.>>

Mentre erano a visitare il duomo, Salzizza inciampò

e battè la testa.

Quando uscì dal duomo inciampò sulla fontana e si bagnò tutto.

Meno male che Manico aveva come al solito un asso nella manica cioè un accappatoio.

Salzizza si asciugò addosso ma … i vestiti???

Camminò fino a casa nudo come un baco.

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La nonna sorda

di Hermes

C'erano una volta una nonna e il suo nipotino, la nonna non ci sentiva tanto bene quindi

al nipotino ci voleva un po' di pazienza.

Di solito per far capire alla nonna di fare qualcosa doveva urlare e poi i vicini si

lamentavano.

Quando i vicini si lamentavano delle grida del nipotino dicevano:

“Ehi, ehi!” e la nonna lo scambiava come un “Bee, bee”.

Quindi diceva:

“Zitte capre”così da far infuriare ancora di più le persone.

Con tutte le persone che si erano arrabbiate con loro, il nipotino cercava di scusarsi:

“Scusate, scusate tanto”.

E poi la nonna rispondeva:

“Certo che so ballare il tango!”

Il nipotino si era stancato dei lamenti: chiuse persiane e tutte le finestre tranne una e

poi andò di filata a letto!

Il giorno dopo a pranzo il nipotino chiese alla nonna di preparargli una minestra.

La nonna disse:

“Se lo dici tu allora ti butto fuori dalla finestra!”

Dopo averlo buttato, visto che il nipotino era caduto su un cespuglio anche se si è fatto

molto male, disse urlando a squarciagola:

“Chiama un'ambulanza!”

E la nonna rispose:

“Non si offendono le persone che hanno la panza!”

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Il signor Patapum

di Giovanni

C’era una volta un signore che si chiamava Patapum.

Patapum era basso e un po’ grassoccio, con i capelli neri, gli occhi verdi e gli occhiali.

Patapum aveva una caratteristica: inciampava sempre su tutto!!!

Addirittura, un giorno inciampò su una lucertola!!!Per fortuna non l’ammazzò.

Un giorno, Patapum passò accanto ad una casa che stavano imbiancando, inciampò sul

secchio con dentro la vernice colorata e si ricoprì tutto di colore. Era buffissimo.

Tutte le persone del villaggio, quando passava Patapum cominciavano a ridere perché

era davvero buffo vederlo inciampare ogni 50 metri!

Un’altra volta Patapum inciampò nella sedia del ristorante e fece cascare il cameriere

con il vassoio che andò a finire sulla testa di un altro cliente.

Patapum quando inciampava non si faceva mai male e sorrideva sempre a tutti. Per

questo tutti gli volevano bene.

Dopo 10 anni dimagrì e non inciampò mai più.

Bibi e Titti

di Cosimo

Bibi e Titti sono due ragazzi, sono amici, sembrano uguali.

Bibi è piccolo e indossa un vestito strano, ha le maniche enormi, il corpo stretto e il collo

a zigzag,é un vero maestro a fare casini e indossa un cappello ha forma di mutande.

Invece Titti é simile ha lui ma a una caratteristica, non ha il cappello a forma di mutande

lo a a forma di calzino.

Tutti in città li adoravano perché facevano ridere.

Ma adesso sono i più sconsiderati perché un giorno a una festa mentre Titti apriva la

Coca-Cola Bibi lì rovesciò l’acqua a dosso e Titti si arrabbió e lì tirò il piatto con dentro

la pasta in faccia e così tutti gli invitati iniziarono a tirarsi il cibo.

E così divennero i più sconsiderati.

Un giorno loro si decisero di chiedere scusa ma gli invitati della festa non accettarono

le scuse allora dissero che c‘era uno spettacolo e che loro dovevano venire. I cittadini

dissero va bene ma se facevano una cosa che non dovevano fare sarebbero buttati fuori

dalla città.

Fecero lo spettacolo è gli invitati dissero che era stato bellissimo.

E così tutti vissero felici e sorridenti.

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La famiglia Groven di Caterina

In una foresta abitava una famiglia un po' strampalata.

C'era la mamma Beky, il babbo Jack e le figlie Anastasia e Genoveffa ; nel paese erano

conosciuti come persone un po' strane.

In questa famiglia, si facevano le cose che fanno tutte le famiglie ma si facevano in una

maniera “rivoluzionaria”.

Per esempio: per colazione mangiavano fragole con sale, pepe e seppie frullati insieme.

Era estate e quindi decisero di andare in vacanza per un po'.

Arrivati non avendo pianificato la vacanza, non sapevano dove andare, si trovarono in

montagna ma non se ne accorsero; per fortuna passavano di lì dei turisti, le chiesero

indicazioni e dopo una conversazione durata cinque minuti si misero in marcia per

andare in un albergo; era notte , videro una luce e una casetta , non vedendo nessuno

entrarono erano stanchissimi perciò si distesero sui letti che erano belli soffici e si

addormentarono.

Ad un certo punto Anastasia sentì una presenza morbida che le sfiorava il braccio ,

anche Genoveffa sentì la stessa cosa le due ragazze allora accesero la luce, pensando

che fosse stata l' altra sorella ma... non era così erano una mucca e un maiale e quel

letto era di paglia.

Anche i genitori si svegliarono; la famiglia dopo si accorse di essere in una fattoria.

La mattina decisero di andare in passeggiata in sella alle mucche e ai maiali.

TESTO COMICO di Andrea

C’era una volta in America due amici di nome Niccolò e Tommaso.

Abitavano vicini e ogni volta dopo scuola uno andava a casa dell’altro.

Andavano sempre in bici a combinare guai.

Un giorno erano andati in piazza e avevano suonato tanti campanelli anche quello del

preside Simone, ma li ha scoperti e il giorno dopo a scuola li ha chiamati nel suo ufficio.

I guai erano sempre grossi.

I genitori di Tommaso partirono per un giorno, allora lui andò da Niccolò e nel

pomeriggio andarono in giardino a giocare a calcio mentre pioveva e sul campo c’era

tutta la mota: scivolavano mentre tiravano, Tommaso addirittura mentre cadeva si era

sporcato tutto di mota e Niccolò stava morendo dal ridere.

Il giorno dopo Tommaso tornò a casa tutto sporco!!!

Si erano divertiti da morire.

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A scuola con Lello e Lollo.

Lello e Lollo sono due gemelli pazzerelli che fanno arrabbiare molta gente.

Lello e Lollo sono persone molto strane; hanno i capelli ritti a spazzola, le orecchie una

più grande e una più piccola…sono nati così!

Una mattina arrivano a scuola molto in ritardo e la maestra chiede :

<< Vi sembra l’ora di arrivare?! Perché siete arrivati così in ritardo?>>

Lello rispose:<<Perché c’era il vento contrario!>>

La maestra gli lanciò un’ occhiataccia e lo fulminò!!!

Poco dopo la maestra disse :

<< Ragazzi ora facciamo una verifica di geografia a sorpesa!>>

E distribuì le schede. Dopo averle corrette e vedendo che erano tutte sbagliate disse

molto arrabbiata:

<< Siete dei CIUCHI !!!>>

Lello alzò la mano e le chiese:

<< Maestra pensi un po’, ma se i ciuchi volassero questa scuola sarebbe un

aeroporto???>>

E la classe scoppiò a ridere!

La maestra voleva continuare la lezione, ma non appena si girò, vide Lello sdraiato sul

banco e urlò:

<< Che fai!??! Non si può dormire a scuola!>>

Lello alzò leggermente la testa e le rispose:

<< Se parlasse meno e non gridasse ci riuscirei, no???>>

E i compagni risero ancora.

Continuando la lezione la maestra chiamò Lollo alla cattedra e gli chiese:

<<Dimmi il nome di alcuni mari che hanno un colore nel nome.>>

<<Sì certo, il Mar Nero, il Mar Rosso e… il MARRONE!!!>>

Alla maestra uscì il fumo dalle orecchie e svenne, il bidello chiamò l’ambulanza e la

portarono all’ospedale.

Dopo una settimana la maestra tornò a scuola e disse alla sua classe:

<<Sono diventata pazza!>>

E i due gemelli in coro risposero:

<< Per noi lo era già!!!>>

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DAL DOTTORE

di Amanda Un giorno un signore con la testa rossa come un pomodoro andò dal dottore e gli

disse:

“ Dottore ho un problema!”

Il dottore gli chiese:

“Cosa sente?”

Il signore rispose:

“Sento bruciore alla testa.”

Il dottore rispose ridendo:

“Ovviamente... con quella testa rossa!”

Il signore allora disse:

“Mia moglie, mi ha detto che c'è un tipo di erba che fa passare il mal di testa... così ho

seguito il consiglio, allora mi sono incamminato e appena l'ho trovata mi sono

buttato dentro.”

Il dottore gli chiese:

“Che erba era?”

Il signore rispose:

“Non lo so... ma … ricordo che pizzicava.”

Il dottore disse:

“Ah! Ho capito la causa della sua testa rossa, lei si è buttato nelle ortiche!”

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Il tesoro e il drago

C’era una volta, un bambino di nome Tymmi che voleva una barca per andare dal

nonno Fabbio.

Il nonno Fabbio era stato in guerra e aveva delle ferite, ma anche delle armi.

Tymmi chiese alla mamma i soldi per la barca e la mamma rispose di sì!!!

Insieme andarono a comprare la barca e poi il bambino andò dal nonno da solo.

Tymmi partì per un lungo viaggio senza genitori e nonni e dopo tanto tempo, trovò

un’isola immensa.

Voleva attraversarla ma era da solo… la sua curiosità era troppa e, quindi, si

avventurò… Purtroppo torno subito indietro perché c’era un castello con un drago,

il bambino ritornò dal nonno Fabbio e gli chiese se poteva dargli qualche arma o

se poteva andare con lui.

Il nonno rispose che lui era troppo piccolo e il nonno troppo vecchio.

Allora Tymmi ripartì per il castello e quando rivide il drago urlò di paura.

Il nonno Fabbio lo sentì e noleggiò una zattera: prese uno zaino grande con un po’

di armi, tra cui un lanciafiamme, scar, un mitra e si fece accompagnare da un

cecchino e prese anche tutte le munizioni.

Partì all’arrembaggio.

Quando il nonno Fabbio arrivò vicino al nipote, lo vide impaurito, allora gli chiese

che cosa avesse visto.

Tymmi rispose che aveva visto un drago e, dietro di lui, un tesoro.

Fabbio andò subito ad uccidere il drago e dopo una lunga guerra, il drago sputò un

veleno bollente di 100.000°C.

Il nonno Fabbio cercò di tornare indietro ma quando arrivò alla porta cadde.

Stava morendo!?

Tymmi prese il lanciafiamme con la mano destra, poi prese lo scar, un potente

fucile d’assalto, e lo mise nella mano sinistra e iniziò a sparare.

Il drago morì!

Quando Tymmi tornò alla porta vide il nonno ferito e cercò qualcosa da mangiare

e bere, ma poco più tardi il nonno Fabbio morì.

Tymmi era molto triste e dispiaciuto per il nonno, ma prese il corpo del nonno e lo

mise nella barca, poi andò dal mago Merlino e comprò un tappeto volante e ci fece

montare la mamma e tutti e due andarono dal nonno in paradiso e così poteva

vederlo tutte le volte che voleva.

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Il tesoro e il drago

C’era una volta in un paese lontano un signore di nome Peson che abitava in una piccola

casetta in cima ad una collina lontana da tutto il paese insieme alla moglie.

Lui era mezzo sordo, basso, grasso, era pelato e aveva dei piedi giganti, in parole povere

brutto; non pensate che la moglie fosse meglio… Era alta, magra, con un naso lungo e

bitorzoluto e le sue unghie blehhh!!! Non se le tagliava mai!!! Anche lei era bruttissima.

Un giorno sua moglie che era mezza cieca disse a Peson:

“Pefon mi puoi poftare una pefca dalla cucina?”

E lui rispose di sì.

Però essendo mezzo sordo aveva capito così:

“Pefon mi puoi poftare un rofolo di cafta iftenica dal bagno?”

Allora lui andò in bagno prese la carta igienica, gliela portò e lei, essendo cieca se la

mangiò e disse:

“Sai che è squisita?!”

Un giorno allo zoo

di Luca Angelini

L’anno scorso io, la mia famiglia e dei nostri amici siamo andati allo zoo di Verona. E’

uno zoo safari. Ci sono voluti un’ora e ventisette minuti per arrivare a destinazione.

Abbiamo percorso centotredici chilometri. All’interno siamo entrati con l’automobile,

alcuni animali tra cui zebre e giraffe erano libere sul percorso da noi tracciato

(obbligatorio). Dal percorso si vedevano tanti altri animali tra cui tigri, coccodrilli,

tartarughe, leoni dalla folta criniera, ippopotami, formichieri, rinoceronti, caprioli, uccelli

di varie specie, pavoni e altri animali. Ho visto soprattutto le ricostruzioni dei dinosauri

in grandezza naturale, sembravano veri nonostante sapessi che erano di plastica; anche

le tigri dai denti a sciabola erano così veritiere che parevano reali. L’animale piaciuta

maggiormente era una capretta nata da poco. Là mangiammo dentro l’automobile per

motivi di sicurezza in quanto alcuni animali liberi erano feroci e pericolosi per la nostra

integrità. La giornata era durate poco, in quanto come si dice in questi casi era volata.

Spero molto che chiunque possa provare le mie emozioni facendo quest’avventura e

spero anche di poter ritornare anch’io perché questo posto è molto bello, ma ci sono

anche tanti animali affettuosi come quelli che erano appena nati. Se avrò la possibilità

di tornare, porterò la macchina fotografica, per scattare molte foto e mostrare quelle

bellissime immagini ad i miei amici e le mie maestre delle quali una ha appena letto la

mia storia.

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Maestro per un giorno

di Niccolò

Io sono Niccolò e sono un maestro di tutte le materie.

Oggi è il mio primo giorno che insegno e sono emozionato.

Sono entrato in classe 4° e tutti gli alunni sono a sedere per aspettarmi.

Quando ho visto che erano già a sedere, ho pensato che fosse una classe educata.

Dopo ho chiesto ai miei alunni di dirmi i loro nomi e loro me li hanno detti.

Poi ho fatto fare una analisi grammaticale e logica.

Sono stati bravissimi: non hanno fatto neanche un errore.

Subito dopo ho fatto fare dei problemi e qualche operazione.

Dopo abbiamo fatto la merenda e siamo andati fuori in giardino.

Trascorsa la ricreazione ho spiegato l’antica Cina, cioè i Cinesi.

Successivamente, per vedere se mi hanno ascoltato ho fatto fare un esercizio.

Poco prima di andare a pranzo ho fatto fare delle frasi con gli avverbi di modo, di tempo,

di dubbio, di quantità, di negazione.

Dopo le frasi siamo andati a pranzo.

Abbiamo fatto la ricreazione e dopo la ricreazione abbiamo fatto un testo.

Poi abbiamo fatto un disegno del paesaggio.

Successivamente siamo andati via.

Sono stato molto contento perché erano educati e bravissimi.

Se dovessi rifare questa esperienza cambierei la spiegazione della Cina per farla più

specifica.

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9/3/2020

Come trascorro la mia giornata adesso che la scuola è chiusa

di Mirko

Buongiorno, la scuola è chiusa per colpa di un virus.

Questo virus (che si chiama CORONAVIRUS) sta infettando tutta l’Italia e io sono un po’

impaurito.

Oggi vi spiegherò la mia giornata quando è chiusa la scuola.

Oggi vi spiegherò come trascorro la mia giornata da quando è chiusa la scuola.

Io mi sveglio alle 9:30/10:00/10:30 ma a volte anche 11:00 e poi prendo

Io non ho un orario preciso per svegliarmi, poi carico

la mia sveglia e la metto che deve suonare 30 minuti dopo che mi sono svegliato e

quindi sveglio mio fratello.

Dopo vado in cucina, faccio colazione e dopo guardo un po’ di televisione.

Quando suona la sveglia vado ad aprire le persiane della finestra e faccio alzare mio

fratello.

Siamo da soli perché babbo e mamma sono a lavorare e quindi dobbiamo fare tutto in

autonomia.

Mi metto a fare i compiti e dopo mangiamo.

Dopo mangiato arriva la mia mamma e quindi posso uscire di casa.

Vado a chiamare i miei amici e vado un po’ in bici.

Sto con i miei amici fino alle 18:30, vado in casa

e faccio la doccia.

Ceno e, dopo, vado un po’ al computer.

Ciao, e alla prossima.

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Maestro per un giorno

di Cosimo

Io sono Cosimo, un supplente, e oggi andrò a fare una lezione alla classe 4° perché la

maestra è malata.

Ero preoccupato perché non sapevo cosa farli fare.

Allora chiamai la maestra e gli chiesi che cosa dovevo farli fare.

Una volta che la maestra mi ha dato i compiti mi tranquillizzai.

Il giorno dopo mi preparai e andai a scuola.

Quando entrai nella classe vidi tutti i bambini che si tiravano le palline di carta e

giocavano.

Ma un bambino era a sedere tranquillo.

Allora io dissi ciao e tutti si misero a sedere.

Erano strani, ma io facevo finta di niente.

Allora presi le schede e dissi di distribuirle.

Loro le distribuirono e si misero subito a farle.

Ero andato un attimo fuori a chiedere una cosa, ma rientrai e vidi che i bambini si

tiravano le palline di carta e si picchiavano.

Allora urlai “basta” e misi una nota a tutti quelli che facevano casino in classe.

Allora gli alunni si calmarono.

Ando tutto bene, ma poso prima di uscire mi ero dimenticato di dare le schede. Allora

presi le schede e gli distribuii e dissi di fatele a casa.

È stato molto bello, lo vorrei rifare.

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Maestro per un giorno

di Giammarco

Buongiorno, mi chiamo Giammarco, oggi mi hanno chiamato per fare il supplente di

Italiano per un giorno; mi hanno anche detto che sono nella classe 4° e che gli alunni a

cui devo insegnare sono diciannove.

Mi sono ritrovato davanti a una scuola enorme e, sulla porta, ad accogliermi c’era il

custode che mi ha detto dove era l’aula della 4°.

Dopo qualche minuto suona la campanella, stanno arrivando tutti gli alunni della 4°

cominciano a salutarmi e a dire buongiorno, poi suona un’altra campanella che significa

di andare nelle proprie aule.

Tutti entrano nella propria aula e, in pochi minuti, tutti gli alunni erano pronti ad

ascoltarmi.

Successivamente ho chiesto cosa avevano fatto per l’analisi logica e grammaticale e

loro, in coro, mi hanno detto dietro di lei e mi sono ritrovato migliaia di cartelloni.

Allora leggendoli un paio ho scritto due frasi per l’analisi logica e grammaticale: loro

hanno subito preso il quaderno di Italiano da sotto il (scriverei al) banco e si sono messi

ha scrivere tantissimo.

Passando fra i banchi ho visto che dopo averne analizzata una, la ricontrollarla subito

e così via.

Dopo un’ora tutti ebbero finito e gli ho detto che si controllava a voce.

Dopo pochi minuti avevamo finito di correggere e avevano fatto pochi errori.

Infine arrivò la loro maestra di Arte e io potevo andare a casa mia.

Mi sono divertito tanto, pensavo che mi capitasse una classe di alunni sguaiati e

logorroici ma, invece, molto meglio e spero di averne una uguale a questa.

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Maestra per un giorno

di Melania

Buongiorno, io mi chiamo Melania e oggi farò la supplente in 4°, perchè la vostra

maestra è malata. Dovete prendere il vostro banco, l’astuccio e l’album da disegno

perché oggi si farà una lezione all’aperto: vi insegnerò come si fanno le sfumature.

Sceglierete un luogo, lo disegnerete e poi lo colorerete con le matite. Potete fare un

disegno facendo delle sfumature per rappresentare il tramonto e, quindi, non importa

che sia qualcosa presente intorno a noi. Ho portato anche io il tavolo, così faccio un

disegno per farvi capire l’importante della sfumatura.

Se vi resta più facile fare le sfumature con le cere, ho portato anche quelle.

Ci sono anche i gessi che se gli (a lui) appuntate viene una polverina che la spalmate e

viene la sfumatura.

Ci sono anche i gessi che, se vengono appuntati, si ottiene una polverina che potete

sfumare.

Se volete fare il tramonto i colori sono: rosso, giallo, arancione.

Mi è piaciuta questa esperienza anche se la prossima volta farò sempre Arte cambierò

qualcosa tipo rappresentare il ritratto di una persona. non torna

Mi è piaciuta questa esperienza anche se la prossima volta, pur proponendo sempre

Arte, cambierò qualcosa e insegnerò a rappresentare il ritratto di una persona. Mi sono

proprio divertita oggi.

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Maestro per un giorno

di Lorenzo

Buongiorno, mi chiamo Lorenzo il maestro di Matematica e oggi vi insegno le frazioni

con i numeri decimali.

Cari miei alunni, come state?

Prima andiamo a fare una camminata intorno alla scuola per vedere il panorama! I

bambini dissero che è molto bello. Poi tornarono in classe continuarono le frazioni con i

decimali.

Quando suonò la campanella, i bambini uscirono e andarono a mangiare; una volta

finito di mangiare tutti quanti tornarono in classe e continuarono a fare le frazioni.

Poi il maestro Lorenzo le corregge e andavano tutte bene.

Poi risuona la campanella per andare via e misero tutto a posto.

Andarono tutti via a casa loro.

Il giorno dopo andarono a scuola e il maestro Lorenzo fece fare dei giochi fantastici: la

tombola, la ruota della fortuna.

I bambini si divertirono molto, super molto.

Andarono a mangiare e poi fecero delle operazioni con addizioni, sottrazioni,

moltiplicazioni e divisioni sul quaderno di Aritmetica; poi suonò la campanella e

andarono via a casa loro.

Essere maestro per due giorni è stato bello, mi è piaciuto molto insegnare ai bambini.

Questa esperienza è stata molto bella.

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Maestro per un giorno

di Andrea

Buongiorno, stamani sono felicissimo: perché andrò a far il supplente nella classe 4°

alla scuola Gianni Rodari.

Mi presento: mi chiamo Andrea e insegno Storia, Geografia e Italiano.

Mi piacciono molto i bambini e ora andrò a fare il supplente per quattro ore: farò fare a

loro un testo fantastico e gli darò il tempo di un’ora.

Successivamente spiegherò gli avverbi e poi gli farò fare una verifica sul Modo

Congiuntivo.

Adesso sono entrato a scuola e farò il programma che avevo preparato.

Dopo suonerà la campanella per la ricreazione che dovrebbe durare mezz’ora, invece io

la farò durare dieci minuti in più.

Mentre loro sono a fare la ricreazione, io correggerò le verifiche.

Subito dopo rientrati farò Storia per un’ora e poi Geografia per un’altra ora.

Di Storia gli spiegherò gli Ebrei.

Leggeremo sul libro due pagine e poi ai bambini che ho fatto leggere me la dovranno

ripetere.

Anche di Geografia avevo dato da studiare le Alpi per l’interrogazione.

Interrogherò otto bambini: Gian Luca, Tommaso, Niccolò, Mirko, Cosimo, Giovanni,

Caterina e Laura.

Poi arriverà l’altra maestra: Genoveffa che insegna Matematica, Scienze, Motoria e Arte.

Più tardi andrò a casa mia a mangiare e poi a preparare i compiti per il giorno

successivo.

Il giorno successivo insegnerò solo per due ore.

Mi sono molto divertito, lo vorrei fare tante volte.

Da grande vorrei fare il maestro con gli stessi alunni: simpatici, silenziosi, attenti e

gentili.

Ho provato molte emozioni che mi hanno fatto stare bene.

Mi è piaciuto molto il fatto che stanno tutti insieme e che tutti parlino con tutti.

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Maestro per un giorno

di Luca

Mi presento sono Luca, mi sono preso l’incarico di fare il maestro e sono

emozionatissimo.

La scuola in cui sto si chiama Gianni Rodari ed è vicina al mare, quindi ogni giorno, nelle

prime due ore, porto i bambini a far disegnare i pescherecci con tutti i pesci.

Appena suona la campanella gli faccio fare quarantacinque minuti di ricreazione perché

sono stati bravi; però non gli do la palla, perché gliela darò nella ricreazione lunga.

Io mi annoio a stare con gli altri maestri e preferisco stare con i bambini.

Poi andiamo a fare Motoria per un’ora con la maestra di nome Catia, con il tempo che

ci resta si fa un po’ Storia, siamo arrivati ai Cinesi.

Dopo la ricreazione lunga farò copiare a computer dei testi di Storia: ve lo dico sono

favolosi i loro testi!

Poi li stampo per Rodarinarte.

Nell’ultima ora, ai bambini, gli farò fare Religione, con alcune schede.

Infine, quando i bambini sono andati via, alle 16.30, pulisco la classe per il giorno dopo.

Spero che di andare avanti così.

Essere maestro è complicato, ma io mi sono subito bene con la classe; però la prossima

volta vorrei fare più ricreazione e spero che mi richiamino.

Se non tornerei mi sentirei triste, perché mi dispiacerebbe molto lasciare gli alunni che

sono stati con me e nei momenti più tristi, che mi sono stati vicini.

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La chiusura delle scuole

di Davide

Mercoledì 4/03/2020 è stato l’ultimo giorno di questo periodo che sono andato a scuola.

Infatti, verso le 18:00 di mercoledì, le persone del Governo Italiano hanno deciso di

chiudere tutte le scuole d’Italia.

Hanno fatto questa decisione perché, in questo periodo, un po’ in tutto il mondo, si sta

diffondendo un nuovo virus: il Coronavirus.

Questo virus è partito dalla Cina, ma ha colpito anche altri Paesi, tra cui l’Italia

notevolmente.

In particolare del nostro Paese la Lombardia.

Siamo in una situazione mondiale, che riguarda tutte le persone del Pianeta.

Quando hanno dichiarato la chiusura delle scuole, ero un po’ felice perché penavo questo

periodo a casa come una specie di vacanza; ma poi ho capito che dovevo restare chiuso

tutto il tempo in casa e questo, in fin dei conti, è noioso e brutto.

Dal quel momento ho voluto tornare a scuola, ma io non posso decidere, quindi resterò

fino al tre aprile a casa.

Io, però, non sono proprio rinchiuso dentro casa, al contrario delle persone che sono in

quarantena, cioè che non possono uscire dal luogo in cui sono stati messi per un certo

tempo.

In questo tempo a casa, io con la mia famiglia, facciamo delle passeggiate nei posti più

vicini.

Hanno dichiarato di non affollarsi in un unico luogo per non infettarci la malattia a

vicenda, ma molte persone, in particolare alcuni ragazzi, pensano che questo periodo

sia come una vacanza e allora vanno in giro a gruppi. Forse queste persone non

capiscono la gravità della situazione!

Io, però, non ho poi così tanta paura.

Forse ci sarà un prolungamento a questa “vacanza”, ma non sappiamo ancora nulla...

Quindi io aspetterò.

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La mia vita da egiziano

Di Davide

Quando ieri sono andato al museo degli Egizi mi sono immaginato molte cose: la forza

che ci voleva per costruire opere come le piramidi o la sfinge, come era difficile scrivere

sopra ai fogli di papiro...

Mi sono immaginato di essere un ragazzino che imparava a scrivere nella civiltà degli

antichi Egizi.

Ciao, io sono Amin, un ragazzino egiziano che vive nella città di Menfi.

Inizio a imparare la scrittura perché da grande vorrei diventare uno scriba, come mio

padre Ali.

Il babbo mi ha detto di non fare tanti pasticci, perché a scuola ci sono maestri

severissimi.

Il primo giorno di scuola ero molto emozionato!

A scuola abbiamo subito iniziato a scrivere sulle tavolette d’argilla e vi dico che è

difficilissimo!

Inizio un po’ ad abituarmi a scrivere, ma qualche mio compagno non riesce e viene

bastonato dai maestri tutti i giorni.

Il babbo aveva ragione, i maestri sono severissimi!!!

Oggi abbiamo fatto un dettato ed è stato difficile tenere il passo.

A scuola sto iniziando a scrivere sul papiro, perché dicono che sono pronto per farlo,

ma scrivere sul papiro è più difficile che sulla tavoletta di argilla!

A casa l’ho detto subito a tutti e si sono congratulati con me.

Inizia il tempo delle prove per vedere se posso diventare scriba.

Sono molto bravo, ma ancora non posso dire che sono uno scriba perché devo passare

l’esame finale, il più difficile.

Quest’esame è un dettato lungo tre lunghi fogli di papiro!

Ho appena finito un foglio abbastanza complicato, me ne mancano due.

Quando avrò finito sarò contento!

Prima che mi dicano se è andata bene devo aspettare una settimana.

La settimana è finita e vado a scuola con il babbo per sapere com’è andato l’ultimo

esame.

Appena entrati abbiamo sentito una voce che diceva che ero passato!

Siamo corsi a casa ed abbiamo festeggiato tutto il giorno.

Evviva, sono diventato uno scriba!!!

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Giorgio e la macchina del Tempo

Di Davide

C’era una volta un ragazzino di nome Giorgio, che aveva undici anni e viveva a Milano.

Giorgio era appassionato di scienze e di astronomia. Ogni giorno, infatti, prima di andare

a letto prendeva il suo amato telescopio e osservava le stelle i pianeti.

A scuola aveva un bel rapporto con i compagni che, ormai, erano diventati amici.

Giorgio aveva un migliore amico di nome Marco, che anche lui, era appassionato di

astronomia; così una volta alla settimana andava a casa del suo migliore amico ad

ammirare con lui il cielo.

Purtroppo Marco scomparve e nessuno sapeva più dove fosse. Giorgio da quel giorno si

sentì solo e triste: non faceva più le cose che gli piacevano e restava sempre solo. I

suoi genitori erano preoccupati perché il loro figlio era sempre triste.

Un giorno decisero di portarlo al museo di scienza di Londra.

Durante il viaggio Giorgio non disse neanche una parola e guardò tutto il tempo fuori

dal finestrino del treno.

Quando arrivarono, però, a Giorgio spuntò un grande sorriso, perché era da tempo che

voleva andare a quel museo! Lui pensava che stessero facendo un viaggio per il lavoro

del papà!

Dentro c’era tutta la storia della scienza!!!

Giorgio era diventato la persona più felice dell’ universo e si era scordato di Marco!

Ad un certo punto vide un laboratorio, con dentro una strana macchina, che lo attirò.

Mentre i suoi genitori continuavano la visita, lui entrò nel laboratorio e vide la macchina

del Tempo e ci entrò...

In quel momento la porta si chiuse e lui si trovò avvolto da una nebbiolina azzurra e

sentì un forte rumore: PAM!

Quando la porta si riaprì si trovò in una caverna dove trovò Marco!

Marco gli spiegò che anche lui era stato attirato dalla macchina. Poi gli spiegò che quella

era una macchina che andava all’ indietro nel tempo, perché fuori era pieno di

dinosauri!!!

Decisero di uscire per vedere la situazione.

Ad un certo punto un dinosauro alato li prese!

Poi li lanciò in terra e furono inseguiti da un T-REX!

Riuscirono a nascondersi e a non farsi prendere.

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Più tardi tornarono nella caverna e rientrarono nella macchina del tempo... ma quando

uscirono si trovarono al tempo dei Sumeri!!!

Entrarono nella città-stato di Uruk e furono portati dal re.

Il re gli chiese da dove venivano e se erano mercanti che erano venuti a scambiare delle

merci.

Loro dissero che erano mercanti, così, forse gli avrebbero trovato un riparo.

Ed infatti gli diedero una piccola casa.

Dopo qualche tempo le guardie capirono che non erano mercanti, perché non avevano

nessuna merce. Allora li imprigionarono e li costrinsero a lavorare.

Una mattina, però, si trovarono a lavorare vicino a dove avevano posteggiato la

macchina del tempo. Così riuscirono a fuggire!

Appena tornati nel museo andarono ad abbracciare i propri genitori.

Così Giorgio restò per sempre felice e con il suo migliore amico!

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Due mummie terrificanti

di Davide e Lorenzo

C’erano una volta due ragazzini che si chiamavano Davide e Lorenzo.

Erano due amici che si conoscevano da quando avevano tre anni.

tutti e due amavano molto inventare e costruire oggetti e quasi tutti i giorni si

ritrovavano a realizzare nuove invenzioni.

Un giorno assemblarono una macchina per viaggiare nel Tempo.

Entrarono dentro al marchingegno, ma le porte si chiusero di colpo: quando si riaprirono

si ritrovarono al Tempo degli Egizi!

S’ incamminarono nel deserto e, ad un certo punto, si ritrovarono davanti una piramide!

Visto che loro non avevano studiato le civiltà antiche, pensarono che all’ interno

potevano trovarsi delle persone che potevano aiutarli a andare avanti nel Tempo, però

non trovavano l’ entrata. Improvvisamente si ricordarono che nello zaino avevano un

EMPIRE, che serviva per trovare le fessure nelle rocce: era un attrezzo che avevano

inventato e così riuscirono ad entrare.

Dentro c’ era molto buio che rendeva tutto spaventoso.

Ad un certo punto una mano li toccò: si girarono di scatto e videro... una mummia!!!

Si misero a correre e si nascosero in una scatola che in realtà era il sarcofago di un

Faraone, ma dentro si accorsero che erano in dolce compagnia di una mummia.

Corsero verso la porta ma pigiarono un pulsante che fece spuntare la statua del dio

Anubi che bloccò l’uscita. Furono accerchiati da sette mummie che cadevano a pezzi.

Tentarono di scappare ma non ci riuscirono. Erano bloccati dentro la piramide!!!

Restarono lì per moltissimo tempo e alla fine si mummificarono anche loro.

Qualche tempo dopo, alcuni archeologi, entrarono nella tomba e si spaventarono

moltissimo vedendo quelle due mummie!

Moltissimo tempo dopo, le mummie uscirono dalla piramide e tantissime persone

morirono per la paura...