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L’editoriale di Delia Cajelli pag. 2 Teatro Sociale di Busto, il programma della stagione ’11/’12 pag. 3 In questo numero IL PALCOSCENICO ottobre - novembre 2011 ISSN 2035-3685 Copia omaggio ILLUSIONI E RIFLESSIONI IN SCENA Quattro opere liriche e sette lavori di produzione, per un totale di undici spettacoli e quindici repliche: questa l’offerta culturale del teatro Sociale per la stagione 2011/2012. Due le rassegne in programma: «Il teatro dei ragazzi e per i ragazzi», per gli studenti di ogni ordine e grado, e «…Se centoventi anni vi sembrano pochi…», con otto spettacoli per la stagione cittadina «BA Teatro». Il sipario si alza il 16 novembre 2011 con lo spettacolo «Libertà», viaggio tra le pagine di Giovanni Verga e Luigi Pirandello dedicate alla cosiddetta «questione meridionale

Il palcoscenico - ottobre/novembre 2011

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Quattro opere liriche e sette lavori di produzione, per un totale di undici spettacoli e quindici repliche: questa l’offerta culturale del teatro Sociale di Busto Arsizio per la stagione 2011/2012. All'intera programmazione della sala teatrale lombarda è dedicato il numero di ottobre 2011 del mensile «Il palcoscenico», edito dall'associazione culturale «Educarte». Less

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L’editoriale di Delia Cajelli pag. 2Teatro Sociale di Busto, il programma della stagione ’11/’12 pag. 3

In questo numero

IL PALCOSCENICOottobre - novembre 2011

ISSN 2035-3685Copia omaggio

ILLUSIONI E RIFLESSIONI IN SCENAQuattro opere liriche e sette lavori di produzione, per un totale di undici spettacoli e quindici repliche: questa l’offerta culturale

del teatro Sociale per la stagione 2011/2012. Due le rassegne in programma: «Il teatro dei ragazzi e per i ragazzi», per gli studenti di ogni ordine e grado,

e «…Se centoventi anni vi sembrano pochi…», con otto spettacoli per la stagionecittadina «BA Teatro». Il sipario si alza il 16 novembre 2011 con lo spettacolo

«Libertà», viaggio tra le pagine di Giovanni Verga e Luigi Pirandello dedicate alla cosiddetta «questione meridionale

Caro lettore/compilatore e, speriamo, futuro spettatore,

se stai leggendo sei già a buon punto.«[…] Due sono le cose sulle quali ho più meditato il «Teatro» e il «mondo» […]» (C. Goldoni)Hai già scoperto che le due cose sono in relazione strettissima tra loro?«[…] Non è mostruoso che quest’attore qui, solo in una finzione, in una passioneimmaginaria, possa forzare la sua anima così al suo proprio concetto che per operadi quella tutto il suo volto impallidisca; lagrime ne’ suoi occhi, smarrimento nel suoaspetto, una rotta voce, e tutto il suo contegno rispondente nei modi al suo concetto?[…] E tutto per nulla […] Che farebbe egli se avesse il motivo e l’incentivo che ho ioalla passione? Inonderebbe la scena di lagrime, e spaccherebbe l’orecchio del pub-blico con orrendo discorso, farebbe impazzire i colpevoli e sbigottire gl’innocenti,confonderebbe gli ignoranti e lascerebbe attonite davvero le stesse facoltà degli occhi e degli orecchi[…]»(W. Shakespeare, «Amleto»)Amleto utilizza gli attori per costringere il re/assassino al crollo. Il teatro al tempo di Shakespeare svolgevaquesta funzione. E oggi?«[…] Ora che i miei incanti son tutti spezzati, e quella forza che ho è mia soltanto e assai debole […] Ungentil vostro soffio deve gonfiar le mie vele, altrimenti fallisce il mio scopo che era quello di divertire. Oranon ho spiriti a cui comandare, né arte da far incantesimi[…]» (W. Shakespeare, «La tempesta»)Il «mago» Prospero, nel prologo de «La tempesta», rinuncia ai suoi incantamenti poiché non c’è più spazio perl’arte. Shakespeare conclude, quindi, pessimisticamente, come Luigi Pirandello, la sua avventura d’artista.«[…] Non propriamente giganti […] sono detti così; perché è gente d’alta e potente corporatura […]il coraggio che han dovuto farsi contro tutti: rischi e pericoli d’una immane impresa, scavi e fondazioni, […]fabbriche, strade non hanno soltanto sviluppato enormemente i loro muscoli, li hanno resi naturalmenteanche duri di mente e un po’ bestiali. Gonfiati dalla vittoria, offrono però facilmente il manico per cui pren-derli: l’orgoglio: lisciato a dovere, fa presto a diventar tenero e malleabile […]» (L. Pirandello, «I gigantidella montagna»)I «giganti» di Pirandello rifiutano il teatro e la poesia; i loro servi/sudditi travolgono l’attrice Ilse che si osti-na a recitare e a fare teatro uccidendo così il teatro stesso. E i «giganti» di oggi, chi sono? E che cosa fannoper far vivere il teatro?«[…] Signore e signori, i tempi sono tristi: è saggio chi è in ansia, cretini i vanesi. Non vince le angustie chiha perso del riso il gusto» (B. Brecht) Chi sono, secondo te, oggi i cretini e i vanesi?«[…] Il paradiso è sprangato, infatti, e il Cherubino dietro di noi; dobbiamo metterci in viaggio, fare il girodel mondo e vedere se non ci sia per caso un’altra entrata sul retro […]». (H. Kleist, «Il teatro delle ma-rionette»)Saremo capaci di trovare l’entrata sul retro? Se avete trovato in voi tutte le risposte, siete dei nostri e vi aspettiamo con gioia. Se non avete ancora indi-viduato le risposte, avete bisogno di venire a teatro, dove troverete quello che vi serve. Aspettiamo anche voicon una gioia ancora maggiore e insieme, noi, gli uni e gli altri, daremo il nostro contributo per ritrovarcicome «Uomini» sul pianeta dell’«Umanità» perduta prima e ricomposta poi. Data l’importanza della «mis-sione» quasi impossibile abbiamo tenuto conto della crisi nei contenutissimi prezzi degli abbonamenti e deibiglietti. Buona avventura.

Delia Cajellidirettore artistico del teatro Sociale di Busto Arsizio

presidente dell’associazione culturale «Educarte»

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QUESTIONARIO PER L’ASPIRANTE «UOMO» DEL PIANETA «UMANITÀPERDUTA» E RITROVATA (se, forse,… siamo ancora in tempo)

Delia Cajelli, direttore artistico del teatro

Sociale di Busto Arsizio. Foto: Silvia Consolmagno

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TEATRO SOCIALE DI BUSTO ARSIZIOIL PROGRAMMA DELLA STAGIONE 2011/2012MERCOLEDÌ 16 NOVEMBRE 2011 - ORE 21.00 [rassegna «BA Teatro 2011/2012»]GIOVEDÌ 17 NOVEMBRE 2011 - ORE 10.15 [rassegna «Il teatro dei ragazzi e per i ragazzi»]LIBERTÀdall’opera letteraria di Giovanni Verga - pagine scelte da «Vita dei campi» (1880) [«Fantasticheria»,«L’amante di Gramigna»], «I Malavoglia» (1881), «Novelle rusticane» (1883) [«Libertà», «Cos’èil Re»]e dall’opera letteraria di di Luigi Pirandello - pagine scelte da «L’altro figlio» (1902-1923) e dal rac-conto «I vecchi e i giovani» (1913) riduzione scenica e regia di Delia Cajellicon gli attori del teatro Socialeproduzione associazione culturale «Educarte» - teatro Sociale di Busto Arsiziospettacolo di prosa

È il 1882 quando Giovanni Verga scrive «Libertà», racconto breve pubblicato nel marzo di quello stes-so anno sulla «Domenica letteraria» e compreso, poi, nella raccolta «Novelle rusticane», edita nel 1883dall’editore Treves di Milano. In queste pagine, l’autore catanese pone in scena un fatto storico real-mente accaduto, figlio di quel clima d’attesa di radicali cambiamenti che si era creato in Sicilia con l’ar-rivo di Giuseppe Garibaldi, a seguito della spedizione dei Mille, e con il suo proclama del 2 giugno1860, nel quale venivano promessi una divisione equa delle terre demaniali e sostanziali miglioramentinella condizione di vita del popolo. Scenario del racconto è Bronte, paesino alle pendici dell’Etna, dovela mancata realizzazione di questi accordi causò, nelle giornate tra il 2 e il 5 agosto 1860, una sangui-nosa insurrezione contadina, repressa duramente dal generale Nino Bixio e dalle truppe garibaldine, conla fucilazione sommaria di cinque rivoltosi e un lungo processo, che terminò con la condanna al carce-re a vita per tutti gli altri sovversivi.Dalle pagine di «Libertà», dove la piccola comunità brontina viene descritta prima sfrenata nello spar-gimento del sangue, poi incapace di capire gli interventi esterni di esercito e giustizia, emerge tutta lasfiducia per il corso preso dal Risorgimento italiano e, in particolare, dalla politica post-unitarianei territori del Sud. La riflessione sulla cosiddetta «questione meridionale» non compare, però, soloin questa novella, ma è anzi uno dei capisaldi dell’intera produzione romanzesca e novellistica diGiovanni Verga, uno dei massimi rappresentanti del Verismo. Oggetto costante di rappresentazionedella sua opera sono, infatti, i modi di vivere, i valori e i tipi umani del mondo contadino e marinaromeridionale, nel quale convergono e si coagulano sentimenti come il rifiuto delle novità, la sfiduciaprofonda nell’agire umano e la fatalistica accetta-zione dell’esistente. Il canone fondamentale al quale l’autore si ispiraper questi suoi affreschi popolari è quello del-l’impersonalità, o meglio dell’oggettività, intesacome «schietta ed evidente manifestazione del-l’osservazione coscienziosa» (lettera a SalvatoreVerdura, 21 aprile 1878). Lo scrittore sicilianovuole, cioè, indagare nel misterioso processo deisentimenti umani, esponendo il «fatto nudo eschietto» come è stato, «raccolto per viottoli deicampi, press’a poco con le medesime parole sem-plici e pittoresche della narrazione popolare» (let-tera a Salvatore Farina, 1880). L’obiettivo è direalizzare un lavoro nel quale il processo della

Immagine promozionale dello spettacolo «Libertà»,viaggio tra le pagine di Giovanni Verga e di Luigi Pirandello

dedicate alla «questione meridionale», per la regia di Delia Cajelli. Sul palco saliranno gli attori del teatro Sociale di Busto Arsizio.

Foto: Silvia Consolmagno

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creazione rimane un mistero, la mano dell’autoreè invisibile e «l’opera d’arte sembrerà essersi fattada sé» (lettera a Salvatore Farina, 1880). La dichiarazione tecnica del principio di oggetti-vità e dell’adesione a quello che Luigi Pirandellodefinì uno «stile di cose» è contenuta nella lette-ra dedicatoria a Salvatore Farina, premessa allanovella «L’amante di Gramigna», pubblicataall’interno della raccolta «Vita dei campi»(1880). Un racconto, questo, nel quale lo scrittorecatanese affronta anche una delle piaghe più san-guinose del Meridione post-risorgimentale, il fe-nomeno del banditismo, raccontando la storia diuna giovane donna che, innamoratasi di un fuori-legge per la sua fama, fugge di casa e sceglie dipassare con lui la sua vita, tra stenti e difficoltà. «La più vera e profonda dichiarazione di poeticache il Verga abbia fatto», per usare le parole di Leonardo Sciascia, è, però, contenuta all’interno dellanovella «Fantasticheria», uscita in rivista nel 1879 e pubblicata anch’essa in «Vita dei campi». In que-ste pagine, nelle quali vengono descritti alcuni personaggi popolari del paese marinaro di Aci Trezza,che diventeranno poi i protagonisti del romanzo «I Malavoglia» (1881), viene teorizzato l’«ideale del-l’ostrica», «il tenace attaccamento» dei più umili alla terra natale e alla famiglia, «allo scoglio sul qualela fortuna li ha lasciati cadere», pena il dolore, la sciagura e la morte. La «questione meridionale» è alcentro anche del racconto breve «Cos’è il Re», pubblicato nella raccolta «Novelle rusticane», nel qualesi descrive la storia di un lettighiere, che rimpiange il tempo dei Borboni, quando non esistevano anco-ra le «strade carrozzabili» ed egli poteva esercitare il proprio mestiere e pagare così i debiti contratti.Protagonista di quest’opera è, dunque, un «vinto», uno sconfitto dalla «fiumana del progresso». Cosìcome vinti sono i personaggi principali dei due romanzi più celebri di Giovanni Verga, «I Malavoglia»

e «Mastro Don Gesualdo» (1888), ma anche lapovera raccoglitrice di olive della novella «Ned-da» (1874), prima opera verista dell’autore sici-liano, dopo un periodo romantico, di ispirazionesentimental-patriottica, nel quale videro la lucelavori come «Amore e patria» (incompiuto), «Icarbonari della montagna» e «Sulle lagune», tuttiispirati alla storia del Risorgimento. È questo il substrato culturale che sta alla basedella pièce «Libertà», promossa in occasione deicentocinquant’anni dell’Italia unita. Una pièceche getterà luce anche sulla sfiducia di LuigiPirandello per il corso preso dal Risorgimentoitaliano e, in particolare, dalla politica post-uni-taria nei territori del Sud, attraverso la rappre-sentazione di brevi brani tratti da «L’altro figlio» (1902-1923) e dal racconto «I vecchi e i giova-ni» (1913).«Il testo drammaturgico - spiega la regista DeliaCajelli - si configura come una commedia unita-ria, non frazionata nelle singole novelle e opereletterarie, dalle quale trae spunto. In perfetta ade-

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Immagine promozionale dello spettacolo «Libertà»,viaggio tra le pagine di Giovanni Verga e di Luigi Pirandello

dedicate alla «questione meridionale», per la regia di Delia Cajelli. Sul palco saliranno gli attori del teatro Sociale di Busto Arsizio.

Foto: Silvia Consolmagno

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sione con i dettami del Verismo, gli attori si rifaranno all’«artificio dello straniamento», alla tecnicadell’oggettivazione dei fatti narrati. Colonna sonora dello spettacolo saranno canti popolari siciliani,nell’interpretazione di Rosa Balistreri».

Ingressospettacolo serale: posto unico € 16,00, ridotto (giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari e Cral,biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone) € 12,00; matinèe per le scuole:posto unico € 7,00 (fascia d’età consigliata: scuola secondaria di primo e di secondo grado).

GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2011 - ORE 21.00 [rassegna «BA Teatro 2011/2012»]CARMEN (I colori della passione)opera lirica in quattro atti dalla novella «Carmen» di Prosper Mériméemusica di Georges Bizet; libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévyregia e ideazione scenica di Mario Riccardo Migliaracon il Teatro dell’Opera di Milano, l’Orchestra Accademia UECO (direttore: Claudio Morbo) e con ilcoro del Teatro dell’Opera di Milano (direttore: Damiano Cerutti)attrezzeria e scenografia: Arti in Scenacostumi: Accademia del costume per lo spettacoloproduzione: Teatro dell’Opera di Milanoopera lirica

«Ho udito ieri - lo credereste? - per la ventesima volta il capolavoro diBizet. Ancora una volta persistetti in un soave raccoglimento, ancorauna volta non fuggii. Questa vittoria sulla mia impazienza mi sor-prende. Come rende perfetti una tale opera! Nell’udirla si diventa noistessi un «capolavoro». [...] Questa musica [...] mi sembra unica. Siavvicina leggera, morbida, con cortesia. [...] La sua serenità è africa-na: […] la sua felicità è breve, improvvisa, senza remissione. […]Finalmente l’amore, […] l’amore come fatum, come fatalità, cinico,innocente, crudele». Così il filosofo Friedrich Nietzsche, in una let-tera del dicembre 1888, elogiava «Carmen», l’ultima opera di GeorgesBizet, quella che, secondo alcuni biografi, gli fu fatale. Il composito-re e pianista francese morì, infatti, tre mesi esatti dopo la «prima»,tenutasi il 3 marzo 1875 all’«Opéra-Comique» di Parigi. C’è chi ipo-tizza che la grande freddezza, con la quale il pubblico e la criticaaccolsero la storia dell’avvenente sigaraia di Siviglia, causò all’auto-re del «Don Procopio» e de «L’Arlèsienne» una forte depressione, chelo condusse al suicidio; c’è chi parla di un attacco d’angina. Sta difatto che, nei mesi che seguirono la «prima», Georges Bizet, subissa-to dalle critiche per il soggetto giudicato «immorale» e per la musicaaltrettanto controcorrente, non avrebbe mai potuto lontanamenteimmaginare che nell’autunno 1875, a Vienna, la sua «Carmen», allaquale aveva lavorato con passione dal 1872 all’autunno del 1874, sarebbe divenuta un successo mon-diale. Un successo destinato a incantare personalità del calibro di Otto von Bismark, della reginaVittoria, di Giuseppe Verdi e di Pëtr Il’ic Cajkovskij, che parlò di «invenzioni piccanti e gustoseche accarezzano l’orecchio e che tuttavia toccano e commuovono il cuore». Per l’edizione viennese,Ernest Giraud, da sempre amico di Georges Bizet, compose la musica per i recitativi che nella ver-sione originale erano parlati, secondo i dettami dell’opéra-comique. «Carmen» divenne così un grand-opéra, e come tale viene applaudita ancora oggi.

Immagine promozionale dell’opera lirica «Carmen» di Georges Bizet,

per la regia di Mario Riccardo Migliara e con il Teatro dell’Opera di Milano

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La trama è imperniata su sentimenti forti, come l’amore passionale e la morte, l’illegalità e la sfida aldestino e alle sue regole imperscrutabili. La sigaraia di Siviglia, con il suo temperamento sfrontato eil suo fascino magnetico, porta fuori dalla ragione il brigadiere don José, caporale dei Dragoni del Re,che per lei lascia l’esercito e si dà alla macchia, vivendo con zingari, contrabbandieri e fuorilegge. Ma«il gioco non vale la candela»: la donna, presto, si invaghisce di un altro uomo. Il finale è degno di unarticolo di cronaca nera: Carmen muore per mano del suo stesso amante, mentre nell’arena di Sivigliaè in corso una corrida e il matador sta sferrando il colpo mortale al toro. Indimenticabili rimangononell’immaginario collettivo alcuni brani musicali, come la voluttuosa e civettuola habanera «L’amourest un oiseau rebell», la funerea «Aria delle carte» o la fatale «C’est toi! C’est moi!» del finale.L’allestimento del Teatro dell’Opera di Milano, che si avvale della collaborazione dell’associazione«Istituto del colore» e della rivista «Colore», rilegge cromaticamente il capolavoro di Georges Bizet.Tutte le sfumature del rosso in primis, e poi giallo oro, blu notte e nero sono le tinte che il registaMario Riccardo Migliara ha scelto per raccontare la Spagna di feste, passione e sangue, che fa dasfondo alla storia d’amore e di morte della seducente sigaraia Carmen. Gli abiti, realizzatidall’«Accademia del costume per lo spettacolo» di Milano, sono delle vere e proprie «macchinesceniche», che alimentano ed enfatizzano le emozioni trasmesse dall’opera. Una «ragnatela in fibraottica» caratterizza la scenografia, emblema - scrive lo stesso regista - della «seducente ineluttabilitàdella protagonista che si trova preda della sua stessa seduzione».

Ingresso spettacolo serale: intero € 32,00, ridotto (giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari e Cral, biblio-teche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone) € 25,00, abbonamento «Tutti all’Opera»(quattro spettacoli, ossia «Carmen», «La Bohème», «Tosca» e «La Cenerentola») € 80,00

GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2011 - ORE 21.00 [rassegna «BA Teatro 2011/2012»]VENERDÌ 16 DICEMBRE 2011 - ORE 10.15 [rassegna «Il teatro dei ragazzi e per i ragazzi»]VITA DI KAROL (Il mio Wojtyla)testo e regia di Delia Cajellicon gli attori del teatro Socialeproduzione: associazione culturale «Educarte» - teatro Sociale di Busto Arsiziospettacolo di prosa

Una casa privata, cinque attori, venti spettatori, una candela e qualche brano di Frédéric Chopin alpianoforte: inizia così l’avventura del Teatro rapsodico clandestino di Cracovia, fondato neglianni Quaranta, in pieno regime nazista, dal professore Mieczyslaw Kotlarczyk, insegnante di linguapolacca e teorizzatore di una forma di rappresentazione legata al culto della «parola viva», dove sicessava di far uso di sipario e palcoscenico tradizionale, nonché di scene, costumi e trucco, per darespazio prioritario alle rime e al ritmo di un’opera teatrale. Un’esperienza, questa, che segnò profon-damente la gioventù di Karol Wojtyla. Nacquero in quegli anni testi teatrali come «La bottega del-l’orefice», «Fratello del nostro Dio» e «Giobbe», che rivelano un talento capace di esprimere poe-ticamente i più profondi concetti di carattere teologico e filosofico. La passione del futuro papaGiovanni Paolo II, allora studente di filologia polacca all’Università Jaghellonica di Cracovia, nonsi limitò, però, alla sola stesura di commedie e drammi: Karol Wojtyla - lo si evince da un testo auto-biografico come «Dono e mistero nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio» (1996) - spe-rimentò e visse in prima persona tutte le componenti del teatro, esercitando i ruoli di voce recitan-te, attore, regista e, persino, critico teatrale per il settimanale «Tygodnik Powszechny», dove scris-se dal 1959 al 1961, quando era già sacerdote, con lo pseudonimo di Andrzej Jawien. A questa espe-rienza giovanile di papa Giovanni Paolo II e alla storia, romantica e avventurosa, del Teatro rapso-dico - definito anche «teatro delle catacombe», perché recitato in clandestinità, per pochi «iniziati»

e con il costante timore di una retata nazista -guarda l’incipit di «Vita di Karol». Lo spetta-colo inizia, infatti, con un itinerario evocativoattraverso la produzione teatrale del futuro papaGiovanni Paolo II, per poi soffermarsi breve-mente sulla sua scelta sacerdotale e sui tantivolti del suo lungo pontificato, dai viaggi per ilmondo al rapporto con i bambini e i giovani,dalla grande capacità comunicativa all’espe-rienza della sofferenza e della malattia. Lapièce si propone, inoltre, di illustrare il pensie-ro del beato Giovanni Paolo II sul lavoro, sulladonna, sull’amore, sulle altre grandi religionimonoteiste, sulla multiculturalità, sulla fede,sugli avvenimenti che hanno segnato la sto-ria del Novecento (dal nazismo alla caduta delmuro di Berlino). Non mancheranno, poi, un excursus nella ricca produzione poetica di KarolWojtyla e un richiamo all’ultima immagine che tutti noi abbiamo del «papa degli artisti», dell’uo-mo capace di radunare folle oceaniche e di conversare con la stessa sensibilità e attenzione con gliumili come con i potenti: quella del funerale, trasmessa dalle televisioni di tutto il mondo, con ilferetro dalla semplicità francescana e l’evangeliario sfogliato dal vento.

Ingressospettacolo serale: posto unico € 16,00, ridotto (giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari e Cral,biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone) € 12,00; matinèe per le scuole:posto unico € 7,00 (fascia d’età consigliata: scuola secondaria di secondo grado)

VENERDÌ 27 GENNAIO 2012 - ORE 10.15 [rassegna «Il teatro dei ragazzi e per i ragazzi»]SE QUESTO È UN UOMOdall’omonimo romanzo di Primo Leviriduzione scenica e regia di Delia Cajellicon gli attori del teatro Socialeproduzione associazione culturale «Educarte» - teatro Sociale di Busto Arsiziospettacolo di prosa (teatro-documento)

Sul palco per non dimenticare. Sul palco per ricordare i milioni di vit-time, ebrei e prigionieri politici, che morirono nei campi di concen-tramento nazisti. In occasione della Giornata della memoria 2012,il teatro Sociale di Busto Arsizio propone un recital per conoscere oriscoprire una delle testimonianze più alte sullo sterminio ebraico:«Se questo è un uomo». Lo spettacolo, in repertorio dall’aprile 1997, è tratto dall’omonimoracconto che Primo Levi compose, tra il dicembre 1945 e il gennaio1947, per documentare la drammatica condizione degli ebrei (e nonsolo) nei campi di concentramento e per raccontare la sua stessavicenda di deportato ad Auschwitz. Un racconto, questo, pubblicatonel 1947 per i tipi dell’editore De Silva e ristampato nel 1958 da

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Una scena dello spettacolo «Vita di Karol (Il mio Wojtyla)»,di e per la regia di Delia Cajelli

e con gli attori del teatro Sociale di Busto Arsizio. Foto: Silvia Consolmagno

Ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, il lager nel quale venne

internato Primo Levi. Al suo «Se questo è un uomo» è dedicato lo spettacolo che il teatro Sociale di Busto Arsiziopropone alle scuole per la Giornata

della memoria 2012.Sul palco saliranno gli attori del teatro

Sociale di Busto Arsizio

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Einaudi, che la critica ha definito testimonianza alta del dramma della Shoah e del sistema di disuma-nizzazione e di morte in vigore nei lager nazisti.Il recital, che racconta anche la drammatica «marcia della morte» vissuta dal bustocco AngiolettoCastiglioni (prigioniero politico, deportato nel campo di concentramento di Flossenbürg, e «angelocustode» del Tempio civico di Sant’Anna, «casa della Memoria» della città di Busto Arsizio, fino allasua scomparsa, avvenuta nel maggio 2011), si configura come un documento-reportage dal lager. Undocumento-reportage, in cui attraverso parole, rumori come lo sferragliare del treno, musiche deltempo e non, quali «Auschwitz (Canzone del bambino nel vento)» di Francesco Guccini e l’aria «LiliMarlene» di Hans Leip (resa famosa dall’interpretazione di Marlene Dietrich), si viene condotti allascoperta dei ritmi di vita e delle storie di chi è stato prigioniero nelle fabbriche della morte del regimenazista, di chi è sopravvissuto e ha potuto raccontare l’orrore del folle «piano hitleriano di epurazionedella razza ebraica», ma anche dei tanti che non hanno fatto più ritorno alle proprie case.

Ingressomatinèe per le scuole: posto unico € 7,00 (fascia d’età consigliata: scuola secondaria di primo e disecondo grado)

VENERDÌ 27 GENNAIO 2012 - ORE 21.00 [rassegna «BA Teatro 2011/2012»]CHI DI VOI È WANDA? (I «coniglietti» di Ravensbrück)testo e regia di Delia Cajellicon gli attori del teatro Socialeproduzione: associazione culturale «Educarte» - teatro Sociale di Busto Arsiziospettacolo di prosa (teatro-documento)

«Da oltre vent’anni, da quando Andrzej mi disse per la prima volta: «Duska è stata a Ravensbrück»,è nata nella mia consapevolezza la convinzione che Dio mi dava e mi assegnava te, affinché in uncerto senso io «compensassi» quello che avevi sofferto lì. E ho pensato: lei ha sofferto al mio posto.A me Dio ha risparmiato quella prova, perché lei è stata lì. Si può dire che questa convinzione fosse«irrazionale», tuttavia essa è sempre stata in me - e continua a rimanerci». È il 20 ottobre 1978,pochi giorni dopo l’elezione al soglio pontificio, quando Giovanni Paolo II ricorda in una lettera,oggi pubblicata nel volume «Diario di un’amicizia. La famiglia Poltawski e Karol Wojtyla» (SanPaolo, Milano 2010), il momento in cui egli seppe della traumatica esperienza vissuta dall’amata«sorellina» Wanda Poltawska, allora poco più che diciottenne, nei campi di concentramentonazisti di Ravensbrück (dove fu detenuta dal 22 settembre 1941 al marzo 1945) e di NeustadtGlewe (nel quale rimase fino all’8 maggio 1945). Un’esperienza, questa, che la psichiatra polacca,membro della Pontificia Accademia Pro Vita e direttore dell’Istituto di Teologia della famiglia allaPontificia Accademia di Teologia di Cracovia, ha ripercorso nel libro «E ho paura dei miei sogni. Imiei giorni nel lager di Ravensbrück» (San Paolo, Milano 2010), scritto nell’estate del 1945 e pub-blicato per la prima volta a Varsavia, da Czytelnik, nel 1962. In queste memorie, Wanda Poltawska (la donna per la quale papa Giovanni Paolo II scrisse a padrePio da Petralcina, nel novembre 1962, chiedendogli di pregare per la guarigione da un tumore) rie-voca gli anni compresi tra il 17 febbraio 1941, data dell’inizio della sua detenzione nel castello diLublino, e il 7 maggio 1945, giorno nel quale venne liberato il campo di concentramento diNeustadt Glewe. Anni, questi, di autentico martirio, nei quali la giovane, rea solo di essere stata unadei tanti scout cattolici entrati a far parte della Resistenza partigiana polacca, subì quello che fupane quotidiano per molti internati: fame, freddo, violenze fisiche, soprusi morali, lavori pesanti.Wanda Poltawska fu, però, anche selezionata, insieme con alcune sue compagne di sventura, come«cavia» per misteriosi esperimenti medici sugli arti inferiori. Tra il luglio 1942 e il dicembre1943, nel campo di concentramento di Ravensbrück, un’ottantina di donne, in prevalenza polacche,

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vennero, infatti, sottoposte a interventi chirurgi-ci: orribili mutilazioni, asportazioni di pezzi diossa e di muscolo, iniezioni di batteri virulentiin ferite, nelle quali spesso, per provocare infe-zioni e cancrene, venivano introdotti anchepezzi di legno o di vetro. Un calvario spavento-so e interminabile, questo, che vide morirealcune ragazze e che condannò quasi tutte lesopravvissute, i cosiddetti «coniglietti» diRavensbrück, a una vita di pesanti sofferenzefisiche. La storia di queste donne, vittime inno-centi di un odio assurdo, freddo, cinico e uma-namente inconcepibile, è al centro dello spetta-colo «Chi di voi è Wanda (Poltawska)?», pro-posto in occasione della Giornata della memo-ria 2012. «Sul palco, insieme con gli attori professionisti, saliranno - racconta la regista Delia Cajelli - ungruppo di donne comuni, di differenti fasce generazionali, che interpreteranno «ruoli di contor-no». Queste persone verranno scelte, nelle settimane antecedenti lo spettacolo, tra il pubblico chefrequenta abitualmente il teatro Sociale di Busto Arsizio. La decisione di coinvolgere non attricinasce dal desiderio di creare un maggior coinvolgimento emotivo negli spettatori».

Ingressospettacolo serale: ingresso libero e gratuito

GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO 2012 - ORE 21.00 [rassegna «BA Teatro 2011/2012»]LA BOHÈME (La memoria dell’autore riemerge)melodramma in quattro quadri dal romanzo «Scènes de la vie de bohème» di Henri Murgermusica di Giacomo Puccini; libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illicaregia di Mario Riccardo Migliaracon il Teatro dell’Opera di Milano, l’Orchestra Accademia UECO (direttore: Daniela Candiotto) e conla Corale lirica ambrosiana (direttore: Roberto Ardigò)scenografia, attrezzeria e costumi: Maurizio De Caro (progetto) e Artiin scena (realizzazione)produzione: Teatro dell’Opera di Milanoopera lirica

Dopo l’affermazione ottenuta con «Manon Lescaut» nel 1893, GiacomoPuccini prende in considerazione come soggetto per la sua opera suc-cessiva le «Scènes de la vie de bohème» di Henri Murger, un romanzod’appendice pubblicato a puntate, più di quarant’anni prima nella rivistaparigina «Le corsaire Satan» (1845-1849), e trasformato, poi, dallo stes-so Murger e da Théodore Barrière, in una pièce in cinque atti, rappre-sentata con successo nel 1849. La stesura del libretto viene affidata dal-l’editore Giulio Ricordi ai letterati Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, unbinomio artistico destinato ad affiancare il compositore lucchese per piùdi un decennio, fino a «Tosca» (1900) e «Madama Butterfly» (1904). Lascelta fa immediatamente nascere una controversia con RuggeroLeoncavallo, che sostiene di essere stato il primo a voler trattare l’argo-

Immagine promozionale dello spettacolo «Chi di voi è Wanda? (I «coniglietti» di Ravensbrück)», spettacolo proposto in occasionedella Giornata della memoria 2012. Sul palco saliranno, sotto la

regia di Delia Cajelli, gli attori del teatro Sociale di Busto Arsizio.Foto: Silvia Consolmagno

Immagine promozionale dell’opera lirica «La bohème» di Giacomo Puccini,per la regia di Mario Riccardo Migliara

e con il Teatro dell’Opera di Milano

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mento. La polemica, che vede coinvolte anche lerispettive case editrici («Sonzogno» e «Ricordi»),finisce sui giornali, su «Il Secolo» e sul «Corrieredella Sera». Giacomo Puccini procede per la suastrada, anche se con lentezza: il libretto sarà pron-to solo due anni dopo. Il debutto ha luogo al tea-tro Regio di Torino, sotto la direzione del venti-novenne Arturo Toscanini, nella serata del 1°febbraio 1896. «La bohème» viene accolta conperplessità dalla critica, ma incontra nelle riprese,già a partire dalla rappresentazione palermitanadell’8 aprile 1896, un sempre crescente successodi pubblico, tanto da divenire una delle opere piùpopolari di tutti i tempi.Il libretto, un affresco in cui si alternano momenti di vivacità, di intimità, di rimpianto per il tempo tra-scorso, di tristezza dolorosa, prevede sei personaggi principali: un quartetto di giovani amici (il poetaRodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard e il filosofo Colline) e due fanciulle (la ricamatriceMimì e Musetta), tutti carichi di simpatia e di entusiasmo quanto poveri di quattrini. Il dramma si con-clude con la morte per tisi di Mimì tra le braccia dell’amato Rodolfo, dopo una separazione ricompostain extremis; ma più che di una trama vera e propria si può parlare di un susseguirsi di situazioni liricheaccomunate da un tema unitario, la celebrazione della giovinezza. Il libretto, ambientato a Parigi, èorganizzato non in atti e scene, ma in quattro quadri, all’interno dei quali non vi è la consueta divarica-zione tra recitativo e versi lirici, ma «una versificazione mobilissima e flessibilmente asimmetrica, ingrado - si legge in un recente commento - di stimolare una sintassi musicale non periodica». «Nella par-titura - prosegue la nota - non mancano accensioni liriche memorabili («Che gelida manina») o pezziriconducibili a forme chiuse («Vecchia zimarra»), ma i suoi pregi più evidenti sono la creazione di uncontinuum sonoro modellato sulle specifiche esigenze drammatiche del soggetto e l’invenzione di untessuto musicale fittissimo e cangiante ove l’uso delle reminiscenze collega instancabilmente presente e

passato, felicità e dolore».L’allestimento del Teatro dell’Opera di Milano -come ben spiega il sottotitolo, «La memoria del-l’autore riemerge» - porta lo spettatore tra le viedella Milano di inizio Novecento, restituendo ilclima del quartiere di Brera, vissuto dallo stes-so Giacomo Puccini (l’autore aveva casa in viaSolferino, 27). L’atmosfera dei bar degli artisti,con il fervore intellettuale che accompagnò lanascita delle avanguardie culturali di inizioNovecento, vecchi giocattoli Parpignol e costumitipici della Belle Époque sono gli strumenti utiliz-zati da Mario Riccardo Migliara per mettere inscena l’appassionante storia d’amore tra Mimì eRodolfo, un poeta dal cuore tenero e una dolcissi-ma e fragilissima fanciulla, malata di tisi, attacca-ta alle piccole gioie della vita, all’odore dei fioried al calore del primo sole di primavera.

Ingressospettacolo serale: intero € 32,00, ridotto (giovanifino ai 21 anni, ultra 65enni, militari e Cral,

SHOW ROOMCastellanza - Viale Borri, 32

Tel. 0331/628098

Una scena dell’opera lirica «La bohème» di Giacomo Puccini, per la regia di Mario Riccardo

Migliara e con il Teatro dell’Opera di Milano. Foto: archivio Teatro dell’Opera di Milano

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biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone) € 25,00, abbonamento «Tuttiall’Opera» (quattro spettacoli, ossia «Carmen», «La Bohème», «Tosca» e «La Cenerentola») € 80,00

VENERDÌ 9 MARZO 2012 - ORE 21.00 [rassegna «BA Teatro 2011/2012»]TRE CIVETTE SUL COMÒdi Romeo de Baggisregia di Delia Cajellicon gli attori del teatro Socialeproduzione associazione culturale «Educarte» - teatro Sociale di Busto Arsiziospettacolo comico

«Ambarabà ciccì coccò / tre civette sul comò /che facevano l’amore / con la figlia del dottore /il dottore si ammalò / ambarabà ciccì coccò».Inizia così una delle filastrocche per bambini piùconosciute del nostro Paese. Questa cantilena,gioiosa e senza senso, ha colpito l’attenzione didiversi protagonisti del mondo della cultura ita-liana, da Nilla Pizzi (che, in coppia con Ma-ria Teresa Ruta, ha cantato la canzone trash«Ambarabà») a Umberto Eco (che, nel suo volu-me «Il secondo diario minimo», ne ha tracciatol’analisi del testo, in uno spassoso saggio disemiotica). Nemmeno il teatro è rimasto indiffe-rente al fascino delle «tre civette sul comò». Questa vecchia conta, che secondo il linguistaVermondo Brugnatelli ha origini latine e derive-rebbe dall’espressione «Hanc para ab hac quidquid quodquod» (traducibile in «ripara questa mano daquest’altra che fa la conta»), ha, infatti, suggestionato anche la fantasia dello scrittore e drammaturgoromano Romeo De Baggis. È nato così il testo teatrale «Tre civette sul comò», portato in scena per laprima volta nel 1982 da Paola Borboni, Diana Dei e Rita Livesi, con la regia di Fabio Battistini. La commedia non presenta azioni, ma solo dialoghi nonsense, al limite del demenziale. Protagonistedella piéce comica sono tre anziane sorelle, economicamente povere: la stravagante Agnese, la pre-murosa e dolcemente svagata Virginia (che, pur essendo cieca, riesce a sbrigare tutte le faccendedomestiche) e la «futurista» Matilde, con il «chiodo fisso» per la moda e l’eleganza ricercata. Per evi-denziare la dimensione “assurda” di quest’ultimo personaggio, la parte sarà attribuita a un uomo. Talescelta rientra in quel filone di «teatro en travesti», molto in voga negli ultimi anni (basti pensare allacompagnia de «I Legnanesi» o alle sorelle Marinetti). Ma si rifà anche a una nobile tradizione di tea-tro sperimentale, che ha i propri antecedenti in Sarah Bernhardt, attrice che più volte ha interpretatoparti maschili (dall’«Amleto» di William Shakespeare all’«Aiglon» di Edmond Rostand). Una tradi-zione, questa, che, in tempi più recenti, ha portato sui palcoscenici italiani uno spettacolo come«Romeo & Giulietta - Nati sotto contraria stella» di Leo Muscato, interamente recitato da uomini,secondo il più autentico spirito elisabettiano, e nel quale la parte della giovane innamorata è stata affi-data a un anziano attore comico, che «ha il tutù come una ballerina di Degas e le «alucce» come lebambine alle recite scolastiche, ma veste la maglietta della salute ed esibisce la barba bianca».

Ingressospettacolo serale: posto unico € 16,00, ridotto (giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari e Cral,biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone) € 12,00

Immagine promozionale dello spettacolo «Tre civette sul comò»,di Romeo De Baggis e per la regia di Delia Cajelli.

Sul palco saliranno gli attori del teatro Sociale di Busto Arsizio

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GIOVEDÌ 22 MARZO 2012 - ORE 21.00 [rassegna «BA Teatro 2011/2012»]TOSCA (Un mondo dove Dio è assente)melodramma eroi-comico in tre atti dal dramma «La Tosca» di Victorien Sardoumusica di Giacomo Puccini; libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illicaregia di Mario Riccardo Migliaracon il Teatro dell’Opera di Milano, l’Orchestra Accademia UECO(direttore: Damiano Cerutti) e con la Corale lirica ambrosiana (diret-tore: Roberto Ardigò)scenografia, attrezzeria e costumi: Arti in scena produzione: Teatro dell’Opera di Milanoopera lirica

Amore e gelosia, gioia e prostrazione, commozione e cinismo,tenerezza idilliaca e truce violenza: azioni e passioni, estreme eopposte, caratterizzano la trama di «Tosca», che i librettisti LuigiIllica e Giuseppe Giacosa trassero dall’omonima pièce del dram-maturgo francese Victorien Sardou, andata in scena, per la primavolta, a Parigi nel 1887. Giacomo Puccini ebbe modo di vedere questo spettacolo, nel febbraio emarzo del 1889, sui palcoscenici di Milano e Torino, interpretato da Sarah Bernardt. Il composi-tore lucchese si innamorò all’istante della storia d’amore e morte di Floria Tosca e MarioCavaradossi, una storia intrecciata al contesto politico tardo-settecentesco della restaurazione

papale, tanto da chiedere subito all’editore«Ricordi» di convincere lo scrittore parigino acedere i diritti d’autore. L’esordio dell’operapucciniana, composta tra l’estate 1895 e l’otto-bre 1899, si ebbe, però, solo una decina d’annidopo, il 14 gennaio 1900, al teatro Costanzi diRoma. Da allora «Tosca» è diventata uno deititoli più amati del repertorio, anche grazie al-la dirompente energia drammatica possedutadalla sua musica, delle quali sono emblemati-che le tre romanze più celebri: «Recondita ar-monia», «Vissi d’arte», «E lucevan le stelle».L’allestimento del Teatro dell’Opera di Milanoriproduce, con pannelli costruiti in fibra di ve-tro e resina, gli interni dei tre luoghi nei qualisi svolge l’azione: San’Andrea della Valle,Palazzo Farnese e le prigioni di Castel

Sant’Angelo. In questa rilettura del capolavoro pucciniano, il regista Mario Riccardo Migliaraintende, soprattutto, evidenziare l’«assenza di Dio» nel mondo di «Tosca». Un mondo dove, nel-l’arco di poco più di un’ora e mezza, si succedono un’evasione, una scena di tortura, un tentativodi violenza sessuale con l’uccisione del mancato stupratore, una fucilazione e un suicidio.

Ingressospettacolo serale: intero € 32,00, ridotto (giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari e Cral, biblio-teche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone) € 25,00, abbonamento «Tutti all’Opera»(quattro spettacoli, ossia «Carmen», «La Bohème», «Tosca» e «La Cenerentola») € 80,00

Immagine promozionale dell’opera lirica «Tosca» di Giacomo Puccini,

per la regia di Mario Riccardo Migliarae con il Teatro dell’Opera di Milano

Una scena dell’opera lirica «Tosca» di Giacomo Puccini, per la regia di Mario Riccardo

Migliara e con il Teatro dell’Opera di Milano.Foto: archivio Teatro dell’Opera di Milano

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GIOVEDÌ 19 APRILE 2012 - ORE 20.30 [rassegna «Il teatro dei ragazzi e per i ragazzi»]VENERDÌ 20 APRILE 2012 - ORE 10.15 [rassegna «Il teatro dei ragazzi e per i ragazzi»]IL PICCOLO PRINCIPEdall’omonimo romanzo di Antoine De Saint-Exupéryriduzione scenica e regia di Delia Cajellicon gli allievi del corso «Officina della creatività» - «Attori in erba» e con la partecipazione degli attori del teatro Socialeproduzione associazione culturale «Educarte» - teatro Sociale di Busto Arsiziospettacolo di prosa (favola)

Un bambino lo sfoglia come se fosse favola. Un adulto lo interpre-ta come una poetica, ma profonda riflessione sull’uomo e sui moltiaspetti della sua vita, a iniziare dall’inestimabile valore dell’ami-cizia. «Il piccolo principe», romanzo di formazione scritto e dise-gnato dal narratore-aviatore francese Antoine De Saint-Exupéry nel1943 ed edito nello stesso anno a New York per i tipi della Reynal& Hitchcock (prima in lingua inglese e poi in francese), è uno deilibri più venduti e letti al mondo. Si contano, infatti, più di cen-totrentaquattro milioni di copie stampate e traduzioni in oltre due-centoventi lingue e dialetti (la versione italiana, pubblicata daBompiani, è del 1949).La storia, portata in scena dagli allievi del progetto «Officinadella creatività» - «Attori in erba» (un corso triennale di educa-zione alla teatralità per studenti delle scuole primarie e secondariedi primo grado, che conta una quarantina di iscritti di età compre-sa tra i 6 e gli 11 anni), racconta dell’incontro tra un aviatore,costretto da un guasto ad un atterraggio di fortuna nel deserto delSahara, e un «ometto» bizzarro, dai ricci capelli dorati e dallalunga sciarpa sventolante, dallo sguardo vispo e dai rossori facili:il piccolo principe. Il ragazzino, di circa 6 anni, viene dallo spazio,più precisamente dall’asteroide B 612, un corpo celeste «poco più grande di una casa», così minu-scolo da offrire ben «quarantatré tramonti» al giorno solamente spostando, di pochi passi, la pro-pria seggiola. Nel microscopico pianeta, dove si trovano anche tre vulcani (due dei quali ancora in attività) e dovele radici di baobab devono essere estirpate periodicamente prima che ingombrino tutto il terreno,vive una rosa bellissima, il cui bulbo è arrivato lì chissà da dove. Un fiore vanitoso e capriccioso,questo, al quale il piccolo principe si dedica ogni giorno con grande attenzione, annaffiando leradici con acqua fresca e proteggendo i delicati petali dalle correnti d’aria e dai bruchi. Per sfuggire a tutte queste continue responsabilità e alle bizzarrie della sua rosa, complice lamigrazione di alcune rondini, il ragazzino parte per un lungo viaggio tra gli altri asteroidi vicini,incontrando così personaggi bizzarri, metafora, con i loro comportamenti irragionevoli e tal-volta inutili, dei difetti, dei falsi bisogni e dei ridicoli paradossi della nostra società. Ecco cosìuomini che sembrano aver dimenticato l’importanza delle piccole cose e dei gesti disinteressati,uomini incapaci di cogliere l’«essenziale», spesso «invisibile agli occhi». Ci sono il re, che crededi regnare sull’universo intero, malgrado nessuno sappia della sua esistenza, e l’uomo d’affari,che conta e riconta le stelle, sostenendo di possederle come fosse un proprio capitale. Ci sono, poi,il vanitoso, che vive nell’attesa di qualcuno che lo ammiri, l’«ubriacone», che si dedica all’alcolper dimenticare la «vergogna di bere», il lampionaio, che ogni minuto spegne e riaccende la luce,ligio al suo dovere al limite del paradosso, e il geografo, che non si muove mai dalle sue carte,attendendo l’arrivo di un esploratore che gli dica la struttura degli altri pianeti.

Illustrazione di Antoine De Saint-Exupéry per il libro

«Il piccolo principe», che gli allievi di «Officina della creatività» proporranno nell’aprile 2012

al teatro Sociale di Busto Arsizio

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Il piccolo principe atterra, dunque, sulla Terra, uno strano posto con «cento e undici re, settemilageografi, novecentomila uomini d’affari, sette milioni e mezzo di ubriaconi, trecentoundici milio-ni di vanitosi, due miliardi circa di adulti», tutti intenti a contare e a classificare con i numeri. Quiil ragazzino, grazie all’incontro con una volpe (propriamente un «fenec» del deserto), viene ini-ziato ai doveri dell’amicizia, comprende la responsabilità che lega ogni singolo individuo agli esse-ri umani dai quali si è fatto amare, che ha per così dire «addomesticato», e finisce per capire cosalo vincoli alla rosa lasciata sola sul suo pianeta. Quel fiore è unico, diverso da tutti gli altri dellasua specie, perché è il solo che egli ami.Colto da un’improvvisa nostalgia e approfittando di una notte di perfetto allineamento tra la Terrae l’asteroide B 612, il piccolo principe decide di ritornare a casa, non senza aver prima confortatol’aviatore, indicandogli le stelle come punto di incontro ideale. A volte, sembra dirci Antoine DeSaint-Exupéry, dobbiamo allontanarci da chi amiamo per capirne l’importanza e il valore. A volteabbiamo bisogno di un amico che si prenda cura di noi e che ci guidi in situazioni difficili da com-prendere, un amico al quale rimarremo sempre legati, nonostante il passare del tempo e le distan-ze geografiche.

Ingressomatinèe per le scuole e spettacolo serale per le famiglie: posto unico € 5,00 (fascia d’età consi-gliata: scuola primaria)

GIOVEDÌ 10 MAGGIO 2012 - ORE 21.00 [rassegna «BA Teatro 2011/2012»]LA CENERENTOLA (Il musical di e da in con su per tra fra Rossini)musica di Gioacchino Rossini; libretto di Jacopo Ferrettiadattamento musicale di Vito Lo Reregia, drammaturgia e ideazione di Mario Riccardo Migliara con il Teatro dell’Opera di Milanoproduzione: Teatro dell’Opera di Milanoteatroinmusical (musical da opera lirica)

«Una Cenerentola Alice, quattro fidi aiutanti del mago, il mondo fata-to delle lettere, un principe in cerca di moglie» e una scarpetta (o unbracciale) da cercare in ogni dove: sono questi gli elementi che carat-terizzano l’allestimento del dramma giocoso «La Cenerentola» diGioacchino Rossini, proposto per la nuova stagione dal Teatro del-l’Opera di Milano. La rilettura scenica, firmata da Mario RiccardoMigliara e Vito Lo Re, trasformerà l’opera lirica in «teatroinmusi-cal» e aggiornerà la musica ai tempi moderni, con l’inserimento di«strumenti particolari e armonie nuove». Otto cantanti e quattro attori coristi daranno vita alla celebre fiabanata dalla penna di Charles Perrault, in questa versione arricchita dacostanti colpi di scena. Cenerentola avrà anche qualche dubbio sul suoprincipe azzurro, ma - tranquilli! - la storia avrà il solito, inevitabilelieto fine. O forse no.

Ingressospettacolo serale: intero € 32,00, ridotto (giovani fino ai 21 anni, ultra65enni, militari e Cral, biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimodieci persone) € 25,00, abbonamento «Tutti all’Opera» (quattro spettaco-li, ossia «Carmen», «La Bohème», «Tosca» e «La Cenerentola») € 80,00

Immagine promozionale dell’opera lirica «La cenerentola» di Gioacchino Rossini,per la regia di Mario Riccardo Migliara

e con il Teatro dell’Opera di Milano

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Direzione, redazione e amministrazione: ridotto «Luigi Pirandello» c/o teatro Sociale, piazza Plebiscito, 821052 Busto Arsizio (Varese)tel. 0331.679000, fax. 0331.637289e-mail: [email protected] o [email protected]

Registrazione n. 11/08 del 13/10/2008presso il Tribunale di Busto Arsizio (Varese)

La tiratura di questo numero è di 6.000 copie

Chiuso in redazione giovedì 20 ottobre 2011

IL PALCOSCENICOISSN 2035-3685

Anno IVNumero II (ottobre-novembre 2011)Direttore responsabile: Annamaria SigalottiRedazione: Silvia Consolmagno (fotoreporter)Editore: associazione culturale «Educarte» (presidente: Delia Cajelli)Stampa: SO.G.EDI. srl, via Seneca 12 21052 Busto Arsizio (Varese)tel. 0331.302590 - fax. 0331.302560e-mail: [email protected]

GIOVEDÌ 31 MAGGIO 2012 - ORE 10.15 E ORE 20.30[rassegna «Il teatro dei ragazzi e per i ragazzi»]PARADISOdalla «Divina Commedia» di Dante Alighieririduzione scenica e regia di Delia Cajellicon gli allievi del corso «Officina della creatività» - «Dalla Divina Commedia»produzione associazione culturale «Educarte» - teatro Sociale di Busto Arsiziospettacolo di prosa

Saranno il tema della luce e della leggerezza extra-corporea a fare dafilo conduttore alla rilettura del «Paradiso» di Dante Alighieri, portatain scena dagli allievi del corso «Dalla Divina Commedia» (una tren-tina di giovani di età compresa tra i 13 e i 20 anni). Della terza canti-ca dantesca verranno presi in esame pochi canti, tra i quali il III, l’XI,il XV e il XXXIII. Sarà così possibile ripercorrere le storie di PiccardaDonati, Costanza d’Altavilla, san Francesco d’Assisi e di Caccia-guida; verrà, inoltre, portata in scena l’ardente preghiera alla Verginedi san Bernardo. Costumi e scenografie si ispireranno alle incisio-ni realizzate da Gustave Doré.

Ingressomatinèe per le scuole e spettacolo serale per le famiglie: posto unico€ 5,00 (fascia d’età consigliata: scuola secondaria di secondo grado)

Litografia di Gustave Doré per il canto31 del «Paradiso», terza cantica della

«Divina Commedia» di Dante Alighieri.Questo libro sarà al centro dello

spettacolo che gli allievi di «Officinadella creatività» proporranno nel maggio

2012 al teatro Sociale di Busto Arsizio

Il botteghino del teatro Sociale di Busto Arsizio, ubicato presso gli uffici del primo piano (ingres-so da piazza Plebiscito, 8), sarà aperto nelle giornate di mercoledì e venerdì, dalle 16.00 alle18.00, e il sabato, dalle 10.00 alle 12.00. È, inoltre, possibile prenotare telefonicamente alnumero 0331.679000, tutti i giorni feriali, secondo il seguente orario: lunedì, martedì e giovedì,

dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00; mercoledì e venerdì, dalle 9.30 alle 12.00; sabato,dalle 10.00 alle 12.00. Per informazioni: www.teatrosociale.it.

Il teatro Sociale di Busto Arsizio partecipa alla quinta edizione di «BA Teatro», stagione cittadina che,sotto l’egida e con il contributo economico del Comune di Busto Arsizio, annette anche le programmazioni di«PalkettoStage-International Theatre Productions» e dei teatri Manzoni e San Giovanni Bosco.