Upload
maurizio-sacchi
View
228
Download
1
Embed Size (px)
Citation preview
Il pensiero modernoIl pensiero moderno(L’idealismo tedesco: Hegel)(L’idealismo tedesco: Hegel)
Prof. Daniele PeliniProf. Daniele PeliniEmail: Email:
[email protected]@yahoo.it
KantKant
L’idealismo tedescoL’idealismo tedescoa) Fichtea) Fichteb) Schellingb) Schellingc)c) HegelHegel
KantKant
L’idealismo tedescoL’idealismo tedescoa) Fichtea) Fichteb) Schellingb) Schellingc)c) HegelHegel
Il materialismoIl materialismoa) Feuerbacha) Feuerbachb) b) MarxMarx
KantKant
L’idealismo tedescoL’idealismo tedescoa) Fichtea) Fichteb) Schellingb) Schellingc)c) HegelHegel
Il materialismoIl materialismoa) Feuerbacha) Feuerbachb) b) MarxMarx
Il positivismoIl positivismoa) Comtea) Comteb) Darwinb) Darwinc) c) SpencerSpencer
KantKant
L’idealismo tedescoL’idealismo tedescoa) Fichtea) Fichteb) Schellingb) Schellingc)c) HegelHegel
Il materialismoIl materialismoa) Feuerbacha) Feuerbachb) b) MarxMarx
Il rifiuto della ragione assolutaIl rifiuto della ragione assolutaa) SchopenhauerSchopenhauerb) KierkegaardKierkegaard
Il positivismoIl positivismoa) Comtea) Comteb) Darwinb) Darwinc) c) SpencerSpencer
KantKant
L’idealismo tedescoL’idealismo tedescoa) Fichtea) Fichteb) Schellingb) Schellingc)c) HegelHegel
Il materialismoIl materialismoa) Feuerbacha) Feuerbachb) b) MarxMarx
Il rifiuto della ragione assolutaIl rifiuto della ragione assolutaa) SchopenhauerSchopenhauerb) KierkegaardKierkegaard
La libertà del divenireLa libertà del divenirea) a) BergsonBergsonb) b) NietzscheNietzsche
Il positivismoIl positivismoa) Comtea) Comteb) Darwinb) Darwinc) c) SpencerSpencer
G.W.F. Hegel (1770-1831)G.W.F. Hegel (1770-1831)
“Secondo il mio modo di
vedere che dovrà
giustificarsi soltanto
mercé l’esposizione del
sistema stesso, tutto
dipende dall’intendere e
dall’esprimere il vero
non come sostanza, ma
altrettanto decisamente
come soggetto”
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
Il punto di vista dell’idealismo tedesco emerge dal confronto critico
con la filosofia kantiana e muove dalla messa in questione del
presupposto fondamentale del criticismo: la finitezza della ragione
che si esprime nella distinzione tra fenomeno e cosa in sé.
L’idealismo tedesco guadagna la propria posizione rilevando la
contraddizione insita nel concetto di «cosa in sé»: proprio perché è
concepita, la «cosa in sé» non può essere «in sé», giacché se essa
fosse veramente chiusa al conoscere non potremmo averne il
benché minimo pensiero (neanche un concetto indeterminato)
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
“Il dogmatismo parte da un essere in quanto
assoluto e il suo sistema non si eleva mai
pertanto oltre l’essere. L’idealismo non conosce
affatto alcun essere come qualcosa di
sussistente per sé. In altre parole: il primo parte
dalla necessità, il secondo dalla libertà. I due si
trovano perciò in due mondi completamente
diversi”
(Fichte, Seconda introduzione alla Dottrina della
scienza, § 10)
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
L’idealismo rileva che qualunque cosa si costituisca a vario titolo
come oggetto per il pensiero si risolve integralmente nelle
determinazioni mediante cui tale oggetto è pensato: se nella
considerazione del fenomenico prescindo dall’insieme dei concetti
entro cui esso si presenta ed esiste dinanzi a me come insieme di
oggetti, ciò che mi resta non è l’esistenza indeterminata di qualcosa
di indipendente ed estraneo al pensiero (la «cosa in sé»), bensì un
puro nulla
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
“La presupposizione dell’idealismo sarà perciò
questa: l’intelligenza agisce. […] l’intelligenza
non sente un’impressione dall’esterno, ma sente
in quell’agire i limiti della sua propria essenza.
Nella misura in cui l’idealismo compie questa
presupposizione delle leggi necessarie
dell’intelligenza, unica presupposizione
razionalmente determinata e davvero
esplicativa, si chiama critico o anche
trascendentale”
(Fichte, Prima introduzione alla dottrina della
scienza, § 7)
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
“Lo sappiamo bene, […] la cosa non è nient’altro
se non tutte queste relazioni unite
dall’immaginazione e tutte queste relazioni
messe insieme sono la cosa; l’oggetto è in ogni
caso la sintesi originaria di tutti quei concetti.
Forma e materia non sono elementi separati;
l’intera formalità è la materia e solo nell’analisi
noi otteniamo forme singole”
(Fichte, Prima introduzione alla dottrina della
scienza, § 7)
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
“In quanto dunque il pensiero soggettivo è il
nostro più proprio ed intimo atto, e il concetto
oggettivo delle cose costituisce la loro stessa
natura, noi non possiamo tirarci fuori da
quell’atto, non possiamo stare al di sopra di
esso, come nemmeno possiamo sorpassare la
natura delle cose. […] per noi la cosa non può
essere appunto altro che i vari concetti che di
essa abbiamo”
(Hegel, Scienza della logica, Prefazione alla
seconda edizione )
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
“Quando la filosofia critica intende il rapporto di
questi t r e termini come se noi mettessimo i p
e n s i e r i come mezzo fra n o i e le c o s e
nel senso che questo mezzo ci escluda fuor delle
c o s e piuttosto che concluderci, o unirci, con
esse, ad una tal maniera di vedere è da opporre
la semplice osservazione che coteste cose
appunto, che dovrebbero trovarsi all’altro
estremo, al di là di noi e al di là dei pensieri che
ad esse si riferiscono, sono esse stessi enti di
ragione, anzi, come affatto indeterminate, un u
n i c o ente di ragione – la cosiddetta Cosa in sé
della vuota astrazione”
(Hegel, Scienza della logica, Prefazione alla
seconda edizione )
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
Ma se il concetto di una «cosa in sé» è assurdo tanto quanto quello
di un «triangolo quadrato», bisogna concludere che l’oggetto da
esso designato, ossia una dimensione indipendente e indifferente al
pensiero, non esiste e non può esistere: ciò implica che il pensiero
debba comprendersi come realtà infinita (= non limitata da altro) e
creatrice (= fonte di tutto ciò che è), ossia come l’unica realtà
assoluta: spirito e natura non sono altro che differenti, necessari
momenti del processo di autoproduzione e automanifestazione
dell’Assoluto
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
Contraddittorietà del Contraddittorietà del concettoconcetto di di ««cosa in sécosa in sé»»
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
Contraddittorietà del Contraddittorietà del concettoconcetto di di ««cosa in sécosa in sé»»
Negazione dell’Negazione dell’esistenzaesistenza della della ««cosa in sécosa in sé»»
La posizione dell’idealismo tedescoLa posizione dell’idealismo tedesco
Contraddittorietà del Contraddittorietà del concettoconcetto di di ««cosa in sécosa in sé»»
Negazione dell’Negazione dell’esistenzaesistenza della della ««cosa in sécosa in sé»»
Affermazione del pensiero come realtà Affermazione del pensiero come realtà infinitainfinita e e creatricecreatrice
NoumenoNoumeno(cosa in sé)
FenomenoFenomeno(cosa per noi )
Intuizione derivataIntuizione derivata(intuitus derivativus)
Intelletto ectipoIntelletto ectipo(intellectus ectypus)
«M«Mondoondo»»
Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno
uomouomo
NoumenoNoumeno(cosa in sé)
FenomenoFenomeno(cosa per noi )
Intuizione derivataIntuizione derivata(intuitus derivativus)
Intelletto ectipoIntelletto ectipo(intellectus ectypus)
Intuizione originariaIntuizione originaria(intuitus originarius)
Intelletto archetipoIntelletto archetipo(intellectus archetypus)
«M«Mondoondo»»
Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno
==
uomouomo
DioDio
NoumenoNoumeno(cosa in sé)
FenomenoFenomeno(cosa per noi )
Intuizione derivataIntuizione derivata(intuitus derivativus)
Intelletto ectipoIntelletto ectipo(intellectus ectypus)
Intuizione originariaIntuizione originaria(intuitus originarius)
Intelletto archetipoIntelletto archetipo(intellectus archetypus)
«M«Mondoondo»»
Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno
==
uomouomo
DioDio
NoumenoNoumeno(cosa in sé)
FenomenoFenomeno(cosa per noi )
Intuizione derivataIntuizione derivata(intuitus derivativus)
Intelletto ectipoIntelletto ectipo(intellectus ectypus)
Intuizione originariaIntuizione originaria(intuitus originarius)
Intelletto archetipoIntelletto archetipo(intellectus archetypus)
«M«Mondoondo»»
Fenomeno e noumenoFenomeno e noumeno
==
uomouomo
DioDio
Il fenomeno è lo Spirito come autoproduzione dell’AssolutoIl fenomeno è lo Spirito come autoproduzione dell’Assoluto
Il fenomeno è lo Spirito come autoproduzione dell’AssolutoIl fenomeno è lo Spirito come autoproduzione dell’Assoluto
Il vero è l’Intero e questo è Il vero è l’Intero e questo è soggettosoggetto
La tesi centrale della filosofia hegeliana afferma che il vero (= tutto
ciò che esiste effettivamente) è l’Assoluto, l’Infinito. Ma questo
non può esser inteso come sostanza, ossia come un essere
immutabile interamente ed eternamente presente a se stesso: al
contrario, l’Assoluto deve comprendersi come attività in divenire
producente se stessa e che soltanto alla fine di un processo di
sviluppo giunge a conoscersi come totalità autosufficiente in cui si
risolve ogni realtà finita
Il vero è l’Intero e questo è Il vero è l’Intero e questo è soggettosoggetto
L’essere infinito cui tradizionalmente ci riferiamo con il termine
«Dio», si fa altro da sé, si aliena nel finito per appropriarsi di sé,
per giungere a conoscersi in quanto fonte di ogni essere. «Dio» non
può giungere all’autocoscienza assoluta se non fa esperienza della
finitezza, della morte e in generale del suo liberarsi, del suo
svincolarsi dal finito: deve inizialmente perdersi nel finito e
nell’incoscienza per poi potersi riconquistare, ossia rivelare sé a se
stesso gradualmente e faticosamente nel corso del concreto
processo storico
“Il vero è l’intero. Ma l’intero è soltanto
l’essenza che si completa mediante il suo
sviluppo. Dell’Assoluto devesi dire che esso è
essenzialmente Risultato, che solo alla fine è ciò
che è in verità; e proprio in ciò consiste la sua
natura, nell’essere effettualità, soggetto o
divenir-se-stesso”
(Fenomenologia dello spirito, Prefazione)
L’Assoluto è sviluppoL’Assoluto è sviluppo
“nel germoglio è contenuto l’intero albero; non
ne vien fuori niente che non fosse già in esso: il
germoglio è semplice, è un puntino; attraverso il
microscopio in esso si scopre ben poco, tuttavia
questa cosa semplice è gravida di tutte le
qualità costituenti l’albero; i rami, la
configurazione di tronco e foglie, i fiori, il loro
profumo, eccetera si trovano in questa cosa
semplice: sebbene non siano presenti in maniera
sensibile, sono assolutamente contenuti in essa.
È essenziale sapere che esiste qualcosa di
semplice che contiene in se stesso la
molteplicità, però in modo tale che essa ancora
non esista”
(Lezioni sulla storia della filosofia, Introduzione)
L’Assoluto è sviluppoL’Assoluto è sviluppo
“La proposizione che il finito è ideale costituisce
l’idealismo. […] L’idealismo della filosofia
consiste soltanto in questo: nel non riconoscere
il finito come vero essere”
(Scienza della logica)
L’idealità del finitoL’idealità del finito
Il finito, di per sé preso – ossia ogni determinazione del mondo
considerata nel suo isolamento –, ha un’esistenza puramente ideale
(= non reale) o astratta, nel senso che non esiste di per sé, di contro
o al di fuori dell’infinito:
“Il finito è soltanto questo: diventare infinito
esso stesso per sua natura. L’infinità è la sua
destinazione affermativa, quello che esso è
veramente in sé. Così il finito è scomparso
nell’infinito, e quello che è, è soltanto l’infinito”
L’idealità del finitoL’idealità del finito
Il finito, di per sé preso – ossia ogni determinazione del mondo
considerata nel suo isolamento –, ha un’esistenza puramente ideale
(= non reale) o astratta, nel senso che non esiste di per sé, di contro
o al di fuori dell’infinito:
“Questa conciliazione con sé dello spirito,
questo suo tornare a se stesso può esser
considerato come il suo scopo supremo e
assoluto: ciò soltanto egli vuole e null’altro.
Tutto ciò che avviene, che avviene eternamente
in cielo e sulla terra, la vita di Dio e tutto ciò che
si compie nel tempo, tende soltanto allo scopo
che lo spirito conosca se stesso, che faccia di sé
il proprio oggetto, che diventi per se stesso, che
si concili con sé”
Lo scopo dell’Assoluto: la libertàLo scopo dell’Assoluto: la libertà
“Egli è sdoppiamento, alienazione, ma solo al
fine di poter trovar se stesso e di poter ritornare
in sé. Solo questa è autentica libertà: giacché è
libero solo ciò che non si riferisce ad altro, né
dipende da altro. E lo spirito, mentre torna in se
stesso, ottiene appunto di esser libero”
Lo scopo dell’Assoluto: la libertàLo scopo dell’Assoluto: la libertà
La dialettica hegelianaLa dialettica hegeliana
Con l’espressione «dialettica» Hegel intende non soltanto il
«metodo» della filosofia in quanto conoscenza concettuale che
l’Assoluto ha di sé, bensì anzitutto la legge che regola l’apparire
delle determinazioni particolari del mondo ed il loro costituirsi
quali momenti necessari del processo di sviluppo dell’Intero. Che il
reale abbia una struttura dialettica significa che ogni cosa nasce e si
sviluppa dalla lotta, emergendo come la sintesi di due
determinazioni antitetiche: l’infinito è il positivo che si realizza
mediante la negazione di quella negazione che è propria di ogni
finito, è il superamento (Aufhebung) sempre realizzantesi del finito
La dialettica hegelianaLa dialettica hegeliana
DialetticaDialettica
a) legge dell’autoproduzione dell’Assoluto (legge della manifestazione del reale)
b) logica dell’autocomprensione dell’Assoluto (metodo della scienza)
La dialettica hegelianaLa dialettica hegeliana
Lo sviluppo dell’autocomprensione dell’Assoluto, ossia il suo
progressivo riconoscersi come l’Intero autoproducentesi, presenta
dunque tre aspetti:
a) l’astratto o intellettivo
b) il dialettico o negativamente razionale
c) lo speculativo o positivamente razionale
La dialettica hegelianaLa dialettica hegeliana
a) Tesi – La coscienza che si è elevata alla considerazione
dell’universale è l’intelletto, la cui caratteristica è la riflessione: in
essa le determinatezze della realtà («vita», «morte», «bene»,
«male», etc.) vengono isolate e poste come sussistenti per sé.
L’intelletto non può affatto vedere che le determinazioni così poste
sono momenti dello sviluppo dell’unica realtà assoluta
La dialettica hegelianaLa dialettica hegeliana
b) Antitesi – La coscienza che si è elevata alla considerazione della
totalità concreta di ciò che esiste è la ragione, la cui caratteristica è
la speculazione. Speculare significa innanzitutto scorgere
l’astrattezza delle determinazioni intellettive, ossia la loro
incapacità di essere poste per sé: sotto lo sguardo della ragione ogni
determinazione (posizione finita) dilegua, cioè si mostra in
connessione dinamica con un altra determinazione ad essa opposta
(ad es. non posso comprendere che cos’è «vita» se non collego
questo concetto a quello di «morte»)
La dialettica hegelianaLa dialettica hegeliana
“La dialettica, per contro, è
quell’oltrepassamento immanente in cui
l’unilateralità e la limitatezza delle
determinazioni intellettive si presentano per
quello che sono, cioè come negazione delle
determinazioni stesse. Ogni finito consiste nel
rimuovere se stesso. Il momento dialettico
costituisce quindi l’anima motrice del
procedimento scientifico, ed è l’unico principio
mediante cui il contenuto della scienza ottiene
nesso e necessità immanenti; analogamente, è
nel momento dialettico in generale che risiede la
vera elevazione, non esteriore, al di sopra del
finito”
(Enciclopedia delle scienze filosofiche in
compendio, § 81)
La dialettica hegelianaLa dialettica hegeliana
“non si deve pensare affatto che la dialettica sia
qualcosa di presente solo alla coscienza
filosofica, ma piuttosto il procedimento dialettico
si trova già in ogni altra forma di coscienza e
nell’esperienza generale. Tutto ciò che ci
circonda può essere pensato come un esempio
della dialettica. Noi sappiamo che ogni finito,
invece di essere un termine fisso e ultimo, è
piuttosto mutevole e transeunte, e questo non è
altro che la dialettica del finito, mediante la
quale il finito, in quanto in sé è l’altro da sé,
viene spinto anche oltre quello che è
immediatamente e si rovescia nel suo opposto”
La dialettica hegelianaLa dialettica hegeliana
c) Sintesi – La ragione non si arresta alla considerazione negativa
dell’universale opposizione delle determinazioni intellettuali, bensì
concepisce positivamente e determinatamente ogni relazione
oppositiva, nella misura in cui mostra come gli opposti di volta in
volta considerati si costituiscano quali momenti di una realtà più
alta che li ricomprende. Allorché la ragione concepisce tale realtà
che unifica le determinazioni opposte, essa realizza un
superamento (Aufhebung) dell’opposizione, ossia una soppressione
(toglimento, negazione) della contraddizione che è, al tempo stesso,
una conservazione della verità dei termini che la costituiscono in
una realtà più elevata che li ricomprende
La dialettica hegelianaLa dialettica hegeliana
“L’elemento speculativo nel suo vero senso è ciò
che contiene in sé come superate quelle
opposizioni a cui si ferma l’intelletto (e quindi
anche l’opposizione tra soggettivo e oggettivo) e
proprio così mostra di essere come concreto e
come totalità”
La posizione di HegelLa posizione di Hegel
La posizione di Hegel, definita da egli stesso come idealismo
assoluto, può dunque essere riassunta nelle seguenti tre tesi
capitali:
a) il vero (= il reale, l’esistente) è l’Intero, ossia l’Assoluto
b) l’Assoluto è soggetto (= spirito), ossia sviluppo, processualità
c) l’Intero si costituisce e si conosce dialetticamente
La prima formulazione del sistema (1807-1816)La prima formulazione del sistema (1807-1816)
“La vera figura nella quale la verità esiste, può
essere soltanto il sistema scientifico di essa.
Collaborare a che la filosofia si avvicini alla
forma della scienza, – alla meta raggiunta la
quale sia in grado di deporre il nome di amore
del sapere per essere vero sapere, – ecco ciò
ch’io mi sono proposto”
(Fenomenologia dello spirito, Prefazione)
La prima formulazione del sistema (1807-1816)La prima formulazione del sistema (1807-1816)
“Quanto al rapporto esterno, alla prima parte
del Sistema della scienza, che contiene la
Fenomenologia, doveva tener dietro una
seconda parte, da contener la Logica e le due
scienze reali della filosofia, la Filosofia della
natura e la Filosofia dello spirito, colla qual
parte sarebbe stato terminato il Sistema della
scienza”
(Scienza della logica, Prefazione alla prima
edizione)
La prima formulazione del sistema (1807-1816)La prima formulazione del sistema (1807-1816)
Sistema Sistema della Scienzadella Scienza
I Scienza della Fenomenologia dello SpiritoI Scienza della Fenomenologia dello Spirito
II a) Scienza della LogicaII a) Scienza della Logica
II b) Filosofia realeII b) Filosofia realeFilosofia della naturaFilosofia della natura
Filosofia dello spiritoFilosofia dello spirito
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
Il primo capolavoro di Hegel si autocomprende come l’esposizione
scientifica dell’esperienza della coscienza. In quanto prima parte
del sistema essa ha il compito di mostrare il cammino di
liberazione compiuto dalla ragione (= sapere, pensiero), ossia le
stazioni fondamentali (= «figure» della coscienza) del processo
lungo cui essa è pervenuta alla comprensione di sé in quanto
Assoluto (= totalità del reale). Il sapere che ha raggiunto questa
condizione, il sapere che non ha più ostacoli dinanzi a sé, è lo
spirito giunto alla propria compiuta automanifestazione –
rivelazione che è, ad un tempo, il costituirsi di tutta la realtà
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
Il sapere diventa assoluto quando tramonta il suo carattere relativo,
ossia quando esso fa esperienza del progressivo dileguare della
supposizione che vi sia un qualche oggetto da esso indipendente:
quando ciò accade esplicitamente l’Assoluto acquista coscienza di
sé in forma concettuale
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
La fenomenologia è scienza perché espone il “Sistema
dell’esperienza dello spirito”, ossia la connessione necessaria delle
figure della coscienza (“il ciclo completo delle forme della
coscienza”): diversamente da Fichte, per il quale la liberazione
dell’io dalla propria originaria contraddizione si snoda lungo un
percorso indefinito, Hegel ritiene che i «gradi» della coscienza
costituiscano le tappe del cammino circolare lungo il quale
l’Assoluto è giunto a conoscersi in quanto spirito
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
La prima parte del sistema presenta dunque il movimento del
pervenire a se stesso del sapere assoluto, ossia il progressivo
superamento (Aufhebung) dell’insieme delle forme del sapere
relativo: ognuna di queste forme è una «figura della coscienza»
che, in quanto coscienza di un certo oggetto, si definisce di volta
nella sua qualità di sapere in relazione all’oggetto che essa sa
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
La Fenomenologia mostra come e perché ognuna di queste figure
debba fare esperienza del proprio dileguare, giungendo così a
presentare “la completa serie delle figure”: questa esibizione
“dell’intero sistema della coscienza” offre la storia ideale
dell’autocomprensione divina, ossia la storia di come egli sia
giunto all’esplicita conoscenza di sé
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
“Lo sviluppo assoluto, la vita di Dio e dello
spirito è solo processo, movimento universale,
ed in quanto è concreto esso consiste in una
serie di sviluppi. Serie che non dev’esser
raffigurata come una linea retta, bensì come un
circolo, come un ritorno in se stesso. Un circolo
che lungo la circonferenza presenta un gran
numero d’altri circoli: uno sviluppo è sempre
movimento che si verifica mediante parecchi
sviluppi. Ciascuno sviluppo esprime uno stadio
dello spirito”
(Lezioni sulla storia della filosofia, Introduzione)
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
“Il progresso dello sviluppo non si rivolge in
direzione dell’infinito astratto, bensì ritorna in
se stesso ed il processo nel suo insieme, il fine
dello sviluppo, è il fatto che lo spirito pervenga a
se stesso, sappia se stesso, poiché esso è presso
di sé, è il fatto che esso ha coscienza di sé, che
esso diviene oggetto a se stesso, che produce ciò
che esso è e che si crea interamente, che
diviene oggetto a se stesso in maniera integrale,
che palesa completamente il suo lato interiore,
che sprofonda in se medesimo mentre nel
medesimo tempo il suo lato profondo viene alla
luce”
(Lezioni sulla storia della filosofia, Introduzione)
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
“Dunque, scopo ultimo dello spirito è
comprendersi, cogliere ciò che esso è: che esso
non è più nascosto a se stesso, ma si sa, ed il
percorso che conduce a questo, la serie degli
sviluppi, dev’essere inteso come gli stadi del suo
sviluppo”
(Lezioni sulla storia della filosofia, Introduzione)
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
A.A.CoscienzaCoscienza
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
A.A.CoscienzaCoscienza
B.B. AutocoscienzaAutocoscienza
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
A.A.CoscienzaCoscienza
B.B. AutocoscienzaAutocoscienza
C.C.RagioneRagione
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
A.A.CoscienzaCoscienza
B.B. AutocoscienzaAutocoscienza
D.D.
SpiritoSpirito
C.C.RagioneRagione
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
A.A.CoscienzaCoscienza
B.B. AutocoscienzaAutocoscienza
C.C.RagioneRagione D.D.
SpiritoSpirito
E.E.ReligioneReligione
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
A.A.CoscienzaCoscienza
B.B. AutocoscienzaAutocoscienza
C.C.RagioneRagione D.D.
SpiritoSpirito
E.E.ReligioneReligione
F.F.Sapere assolutoSapere assoluto
IntuizioneIntuizione ParticolareParticolare
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
IntuizioneIntuizione
IntellettoIntelletto
ParticolareParticolare
UniversaleUniversale
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
IntuizioneIntuizione
IntellettoIntelletto
RagioneRagione
ParticolareParticolare
UniversaleUniversale
TotalitàTotalità
La La Fenomenologia dello Spirito Fenomenologia dello Spirito (1807)(1807)
La prima tappa dell’itinerario fenomenologico offre l’esposizione
della dialettica della coscienza, ossia della figura iniziale in cui il
sapere trova se stesso: il sapere più naturale è quello che afferma
l’esistenza di un non-io quale oggetto particolare, estraneo e
indipendente. All’inizio la coscienza non ha occhi che per l’oggetto
che, di volta in volta, si presenta qui ed ora dinanzi a lei: di
conseguenza ritiene verità solo l’esistenza del particolare, rispetto
al quale essa si considera qualcosa di accidentale
A. La dialettica della A. La dialettica della CoscienzaCoscienza
La molteplice esperienza che la coscienza fa con il suo oggetto
conduce il sapere, attraverso numerosi capovolgimenti, ad una
posizione diametralmente opposta a quella iniziale: l’oggetto si
svela come un universale che dipende essenzialmente dalla
coscienza. Questa scoperta che ogni oggetto (non-Io) dipende dal
soggetto (Io) si realizza allorché l’iniziale certezza sensibile,
rovesciandosi nella percezione, si solleva fino all’intelletto e segna
il passaggio dalla Coscienza all’Autocoscienza
A. La dialettica della A. La dialettica della CoscienzaCoscienza
CertezzaCertezzasensibilesensibile
Il questo,Il questo,il qui ed orail qui ed ora
A. La dialettica della A. La dialettica della CoscienzaCoscienza
CertezzaCertezzasensibilesensibile
PercezionePercezione
Il questo,Il questo,il qui ed orail qui ed ora
La cosaLa cosa
A. La dialettica della A. La dialettica della CoscienzaCoscienza
CertezzaCertezzasensibilesensibile
PercezionePercezione
IntellettoIntelletto
Il questo,Il questo,il qui ed orail qui ed ora
La cosaLa cosa
La forzaLa forza
A. La dialettica della A. La dialettica della CoscienzaCoscienza
La seconda stazione del cammino fenomenologico presenta la
dialettica dell’autocoscienza, ossia l’esperienza nella quale si
mostra quale sia la verità della certezza di se stessa. Dapprima
l’autocoscienza scopre il proprio oggetto (l’Io) come realtà
individuale, indipendente e conchiusa in se stessa, ossia si
comprende in un modo che “esclude da sé ogni alterità”; ciò
implica una considerazione puramente negativa del prossimo, che
viene riguardato alla stregua di un oggetto qualunque
B. La dialettica della B. La dialettica della AutocoscienzaAutocoscienza
Ma siccome questo modo d’essere di ogni singola autocoscienza
comporta la tendenza di ognuno a “togliere l’alterità che si presenta
come vita indipendente”, ne scaturisce necessariamente una “lotta
per la vita e per la morte” che si conclude con la vittoria dell’una e
l’asservimento dell’altra
B. La dialettica della B. La dialettica della AutocoscienzaAutocoscienza
B. La dialettica della B. La dialettica della AutocoscienzaAutocoscienza
1. La posizione dell’autocoscienza1. La posizione dell’autocoscienza
B. La dialettica della B. La dialettica della AutocoscienzaAutocoscienza
1. La posizione dell’autocoscienza1. La posizione dell’autocoscienza
2. La dialettica signore-servo2. La dialettica signore-servo
3. Lo stoicismo3. Lo stoicismo
B. La dialettica della B. La dialettica della AutocoscienzaAutocoscienza
1. La posizione dell’autocoscienza1. La posizione dell’autocoscienza
2. La dialettica signore-servo2. La dialettica signore-servo
3. Lo stoicismo3. Lo stoicismo
B. La dialettica della B. La dialettica della AutocoscienzaAutocoscienza
4. Lo scetticismo4. Lo scetticismo
1. La posizione dell’autocoscienza1. La posizione dell’autocoscienza
2. La dialettica signore-servo2. La dialettica signore-servo
1. La posizione dell’autocoscienza1. La posizione dell’autocoscienza
2. La dialettica signore-servo2. La dialettica signore-servo
3. Lo stoicismo3. Lo stoicismo
B. La dialettica della B. La dialettica della AutocoscienzaAutocoscienza
4. Lo scetticismo4. Lo scetticismo
5. La coscienza infelice5. La coscienza infelice
La Logica è la pura filosofia speculativa ed esprime la “coscienza
che lo spirito ha della sua pura essenza”. «Oggetto» della logica è
dunque l’Idea assoluta (“idea in sé e per sé”), ossia la ratio essendi
(Wesen = realitas = ) immanente all’intero sviluppo del
reale che, da parte sua, esiste concretamente in quei due modi
fondamentali che sono la natura (cose, piante, animali) e lo spirito
(uomini)
La La Scienza della logica Scienza della logica (1812-1816)(1812-1816)
In quanto espone l’autentico fondamento dell’Intero, la logica è di
diritto anteriore ad ogni altra scienza, ossia è la filosofia prima.
Tuttavia, siccome il movimento dell’apparire dello Spirito dinanzi
a se stesso è la ratio cognoscendi dell’Idea assoluta, l’esposizione
della Fenomenologia dello Spirito precede di fatto quella della
Scienza della Logica. Il pensiero hegeliano, in quanto prende corpo
nel Sistema della scienza, presenta dunque se stesso come la forma
definitiva e insuperabile della filosofia
La La Scienza della logica Scienza della logica (1812-1816)(1812-1816)
“Nella Fenomenologia dello spirito […] esposi la
coscienza nel suo avanzare dalla prima
immediata opposizione sua e dell’oggetto fino al
sapere assoluto. […] Il concetto della scienza
pura e la sua deduzione vengono dunque
presupposti nella presente trattazione, in quanto
la Fenomenologia dello spirito non è appunto
altro che la deduzione di tal concetto”
(Scienza della Logica, Introduzione)
La La Scienza della logica Scienza della logica (1812-1816)(1812-1816)
“Il sapere assoluto è la v e r i t à di tutte le
guise di coscienza, perché, come risultò da quel
suo svolgimento, solo nel sapere assoluto si è
completamente risolta la separazione dell’ o g g
e t- t o dalla c e r t e z z a d i s è, e la verità si
è fatta eguale a questa certezza, così come
questa alla verità”
(Scienza della Logica, Introduzione)
La La Scienza della logica Scienza della logica (1812-1816)(1812-1816)
La logica costituisce dunque “la vera e propria metafisica”, ossia
intende se stessa come l’autentica realizzazione dell’idea
dell’ontologia (metaphysica generalis), “la parte dell’antica
metafisica che doveva ricercare la natura dell’ e n t e (ens) in
generale”: essa offre “la struttura dell’intero presentato nella sua
più pura essenza”, ossia espone lo sviluppo sistematico delle eterne
categorie che configurano il concreto accadere storico di tutte le
cose
La La Scienza della logica Scienza della logica (1812-1816)(1812-1816)
“La logica è perciò da intendere come il sistema
della ragion pura, come il regno del puro
pensiero. Q u e s t o r e g n o è l a v e r i t à,
c o m’ e s s a è i n s é e p e r s é s e n z a
v e l o. Ci si può quindi esprimer così, che
questo contenuto è la e s p o s i z i o n e d i D
i o, c o m’ e g l i è n e l l a s u a e t e r n a e s
s e n z a p r i m a d e l l a c r e a z i o n e
d e l l a n a t u r a e d i u n o s p i r i t o f i n i
t o”
(Scienza della Logica, Introduzione)
La La Scienza della logica Scienza della logica (1812-1816)(1812-1816)
La prima formulazione del sistema (1807-1816)La prima formulazione del sistema (1807-1816)
Scienza della LogicaScienza della Logica
Metafisica generale, ontologia: esposizione del sistema delle categorie, costituente la ratio essendi dell’esistente (= natura e spirito)
Fenomenologia dello SpiritoFenomenologia dello Spirito
Scienza del sapere apparente: esposizione del sistema dell’esperienza dello spirito, costituente la ratio cognoscendi dell’essenza dell’esistente (= idea assoluta)
La definitiva formulazione del sistema (1817-1831)La definitiva formulazione del sistema (1817-1831)
Sistema Sistema della Scienzadella Scienza
I.I. LogicaLogica
II.II. Filosofia della naturaFilosofia della natura
III.III. Filosofia dello spiritoFilosofia dello spirito
1. Idea in sé1. Idea in sé((EssenzaEssenza))
La definitiva formulazione del sistema (1817-1831)La definitiva formulazione del sistema (1817-1831)
1. Idea in sé1. Idea in sé((EssenzaEssenza))
2. Idea fuori di sé2. Idea fuori di sé((NaturaNatura))
La definitiva formulazione del sistema (1817-1831)La definitiva formulazione del sistema (1817-1831)
1. Idea in sé1. Idea in sé((EssenzaEssenza))
2. Idea fuori di sé2. Idea fuori di sé((NaturaNatura))
3. Idea che ritorna in sé 3. Idea che ritorna in sé ((SpiritoSpirito))
La definitiva formulazione del sistema (1817-1831)La definitiva formulazione del sistema (1817-1831)
La Filosofia della naturaLa Filosofia della natura
L’Assoluto si produce innanzitutto come natura, ossia giunge
all’esistenza perdendosi nella forma dell’estrema lontananza da se
stesso. Se il pieno dispiegarsi dell’Assoluto implica mediazione,
infinità, immaterialità, libertà e totale presenza a se stesso, il suo
immediato apparire è invece finitezza, materialità, automatismo e
totale incoscienza. La natura è l’alienazione dell’Assoluto, il suo
farsi-altro-da-sé, precisamente nel senso che essa si costituisce
come serie di corpi transeunti e inconsapevoli che si dispongono su
una scala gerarchica che va dalle masse inerti al mondo animale
La Filosofia della naturaLa Filosofia della natura
La filosofia della natura mira ad esibire la razionalità immanente
allo sviluppo del suo oggetto, che viene penetrato speculativamente
soltanto nel passaggio dalla considerazione astratta degli enti
naturali che è propria della meccanica e della fisica, a quella
teleologica che caratterizza l’organica. Questa considera
l’oggettiva conformità a scopi che soggiage all’inconsapevole
autoprodursi della natura geologica, vegetale e animale – regni che
costituiscono le principali «figure» (reciprocamente esteriori) cui
tende l’intero sviluppo naturale
La Filosofia dello spiritoLa Filosofia dello spirito
La filosofia dello spirito adatta il contenuto speculativo della
Fenomenologia dello spirito al più maturo punto di vista
conseguito da Hegel nell’Enciclopedia: in tal senso le tre sezioni in
cui essa si articola sono in larga misura la rielaborazione dell’opera
del 1807. La prima sezione considera lo spirito individuale nel suo
lento emergere dalla natura e nel suo progressivo porsi come
libertà. La seconda sezione tratta dello spirito oggettivo, ossia delle
forme in cui si incarna la volontà libera dell’Assoluto e che
animano il mondo umano e la sua storia. La terza ed ultima sezione
tratta dello spirito assoluto, vale a dire delle forme entro cui
l’Assoluto giunge all’esplicita conoscenza di sé
La Filosofia dello spiritoLa Filosofia dello spirito
I.I. soggettivosoggettivo
II.II. oggettivooggettivo
III.III. assolutoassoluto
La filosofia La filosofia dello spiritodello spirito
La Filosofia dello spiritoLa Filosofia dello spirito
I.I. soggettivosoggettivo
II.II. oggettivooggettivo
III.III. assolutoassolutoa)a) ArteArteb)b) ReligioneReligionec)c) FilosofiaFilosofia
La filosofia La filosofia dello spiritodello spirito
a)a) AntropologiaAntropologiab)b) FenomenologiaFenomenologiac)c) PsicologiaPsicologia
a)a) Diritto astrattoDiritto astrattob)b) Moralità Moralità c)c) EticitàEticità
Lo spirito oggettivo: l’eticitàLo spirito oggettivo: l’eticità
A.A. FamigliaFamiglia
B.B. Società Società civilecivile
C.C. StatoStato
a)a) Il diritto internoIl diritto internob)b) Il diritto esternoIl diritto esternoc)c) La storia del mondoLa storia del mondo
L’eticitàL’eticità
a)a) Il matriomonioIl matriomoniob)b) Il patrimonioIl patrimonioc)c) L’educazione dei figliL’educazione dei figli
a)a) Il sistema dei bisogniIl sistema dei bisognib)b) L’amministrazione della giustizia L’amministrazione della giustizia c)c) La polizia e la corporazioneLa polizia e la corporazione
Lo spirito assolutoLo spirito assoluto
A.A. L’arteL’arte
B.B. La religioneLa religione
C.C. La filosofiaLa filosofiaa)a) grecagrecab)b) medioevalemedioevalec)c) modernamoderna
Lo spiritoLo spiritoassolutoassoluto
a)a) simbolicasimbolicab)b) classicaclassicac)c) romanticaromantica
a)a) naturalenaturaleb)b) determinata o finita determinata o finita c)c) compiuta o rivelatacompiuta o rivelata