IL PICCOLO fantasma abitava tutto solo nel grande castello. Qualche volta si lamentava: – La mia vita e così noiosa!

Qui non succede mai niente! Qualche volta per la rabbia

pestava i piedi per terra. Qualche volta batteva i pugni sul tavolo. Qualche volta piangeva per la disperazione. Di solito i fantasmi

non ne sono capaci: non sanno piangere e non sanno ridere, non sanno pestare i piedi né battere i pugni.

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Sanno soltanto uscire dai loro nascondigli dopo la mezzanotte e andare in giro facendo «Uuuuh». Tutto qui. Ed è una cosa piuttosto sciocca! Il piccolo fantasma invece

non era affatto sciocco. Al contrario, era un tipo abbastanza giudizioso. Per questo, si asciugò le lacrime con un lembo del suo lenzuolo di fantasma e disse: – Basta piangere!

Piangere non aiuta. Devo fare qualcosa. Fare aiuta! Mi cercherò un amico.

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IL PICCOLO fantasma si fece un nodo nel lenzuolo, proprio sopra la testa.

Lo faceva sempre quando doveva pensare intensamente.

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«Dove lo potrei trovare, un amico? Al villaggio? Potrei andare ad abitare nel campanile della chiesa. Ma ci vivono già i pipistrelli e i fantasmi del villaggio. E ogni volta che suona la grossa campana morirei di spavento. O in città? Là ci sono già i fantasmi di città, e poi tutte quelle macchine fanno troppa puzza per me. O nella foresta? Anche là ci sono già gli spettri della foresta. E nei prati ci sono i folletti dei prati.»

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Pensa che ti pensa, al piccolo fantasma faceva male il nodo per il grande sforzo. – No! – esclamò ad alta voce.

– Io non sono uno spettro della foresta, né un folletto dei prati. Non sono un fantasma del villaggio, e neanche uno di città. Sono un autentico fantasma del castello, e rimango qui! SI ADAGIÒ nella sua amaca, si dondolò su e giù, e gridò – Amico! Io non vengo a cercarti!

Amico, sarai tu a venire da me!

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