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TEATRO DEI COLORI Progetto ARTE TEATRO SCIENZA Scheda Didattica dello spettacolo Il Pifferaio magico Il progetto si pone come obiettivo la produzione e di spettacoli, dove le tecniche recitative e narrative del teatro si coniugano alla ricerca visiva, al fine della conoscenza giocosa di forme d’arte che con il teatro diventano accessibili, e producono studi e ricerche che i docenti conducono prima e dopo la fruizione dello spettacolo. Da molti ani il Teatro dei Colori è uno dei riferimenti in Italia per la ricerca sui processi percettivi, la conoscenza dei processi logico e creativi che portati attraverso il teatro generano produzioni, rielaborazioni e nuove conoscenze. Lo spettacolo Il Pifferaio magico, vuole quindi coniugare il livello estetico, sinestetico, narrativo e contenuto dei messaggi. Lo spettacolo si compone delle seguenti partiture: musicale originale, narrata, figurativa basata su riferimenti artisti delle ricerche del novecento semplificate, azioni mimiche e danzate. Principali riferimenti artistici attraverso i quali i Docenti possono fare attivare ricerche con gli alunni: Il Cubismo e Picasso nella rappresentazione geometrica delle figure umane, spaziali, oggettuali. Il Futurismo e Depero per le immagini sia bidimensionali statiche e dinamiche e le sculture verso il cinetismo. Le Corbusier per le rappresentazione dello spazio e delle figure umane modulari. Il Bauhaus in particolare per le figure danzanti geometriche del balletto triadrico di Oskar Sclemmer. Il Dadaismo e Marcel Duchamp per i corpi geometrici in movimento come le spirali… L’Arte cinetica per gli spazi e le prospettive virtuali. Il pifferaio magico Fiaba musicale in 5 quadri per flauto e colori Appunti sulla regia Spettacolo a tecnica mista: Teatro Nero, Mimica , Danza, Narrazione. Durata effettiva dello spettacolo 50 min. Appunti teorici e cenni storici La fiaba trae spunto dal celebre “Pifferaio di Hamelin” redatto dai Fratelli Grimm e riportato, con variazioni, sia nelle “Saghe Germarniche” che nelle “Fiabe del Focolare”. Come ebbe a dire Brentano, la vicenda del Pifferaio di Hamelin è tra le più oscure del corpus sassone, e di origini poco chiare. Se pure esiste nella realtà una cittadina di nome Hamelin, in cui una targa commemora la sparizione di un folto gruppo di fanciulli ad opera di uno straniero, il significato metaforico della vicenda, sia ad un livello strettamente favolistico, che, come è ovvio, ad un livello più profondo, non può essere ignorato. Il trauma sociale (nel periodo che va dalla fine del medioevo in poi) riguardante la morte di molti fanciulli, causata da malattie come la peste, o dalle semplici carestie annuali, si lega strettamente nella coscienza collettiva del nascente popolo tedesco, con la nascita dei primi centri urbani, delle varie riforme civili e religiose, con la stesura dei primi statuti cittadini. Si tratta di una fase di passaggio repentino da uno stato di vita bucolica (ma non felice, una vita bucolica comunque

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TEATRO DEI COLORI Progetto ARTE TEATRO SCIENZA

Scheda Didattica dello spettacolo Il Pifferaio magico Il progetto si pone come obiettivo la produzione e di spettacoli, dove le tecniche recitative e narrative del teatro si coniugano alla ricerca visiva, al fine della conoscenza giocosa di forme d’arte che con il teatro diventano accessibili, e producono studi e ricerche che i docenti conducono prima e dopo la fruizione dello spettacolo. Da molti ani il Teatro dei Colori è uno dei riferimenti in Italia per la ricerca sui processi percettivi, la conoscenza dei processi logico e creativi che portati attraverso il teatro generano produzioni, rielaborazioni e nuove conoscenze. Lo spettacolo Il Pifferaio magico, vuole quindi coniugare il livello estetico, sinestetico, narrativo e contenuto dei messaggi. Lo spettacolo si compone delle seguenti partiture: musicale originale, narrata, figurativa basata su riferimenti artisti delle ricerche del novecento semplificate, azioni mimiche e danzate. Principali riferimenti artistici attraverso i qual i i Docenti possono fare attivare ricerche con gli alunni: Il Cubismo e Picasso nella rappresentazione geometrica delle figure umane, spaziali, oggettuali. Il Futurismo e Depero per le immagini sia bidimensionali statiche e dinamiche e le sculture verso il cinetismo. Le Corbusier per le rappresentazione dello spazio e delle figure umane modulari. Il Bauhaus in particolare per le figure danzanti geometriche del balletto triadrico di Oskar Sclemmer. Il Dadaismo e Marcel Duchamp per i corpi geometrici in movimento come le spirali… L’Arte cinetica per gli spazi e le prospettive virtuali.

Il pifferaio magico Fiaba musicale in 5 quadri per flauto e colori

Appunti sulla regia Spettacolo a tecnica mista: Teatro Nero, Mimica , Danza, Narrazione. Durata effettiva dello spettacolo 50 min. Appunti teorici e cenni storici La fiaba trae spunto dal celebre “Pifferaio di Hamelin” redatto dai Fratelli Grimm e riportato, con variazioni, sia nelle “Saghe Germarniche” che nelle “Fiabe del Focolare”. Come ebbe a dire Brentano, la vicenda del Pifferaio di Hamelin è tra le più oscure del corpus sassone, e di origini poco chiare. Se pure esiste nella realtà una cittadina di nome Hamelin, in cui una targa commemora la sparizione di un folto gruppo di fanciulli ad opera di uno straniero, il significato metaforico della vicenda, sia ad un livello strettamente favolistico, che, come è ovvio, ad un livello più profondo, non può essere ignorato. Il trauma sociale (nel periodo che va dalla fine del medioevo in poi) riguardante la morte di molti fanciulli, causata da malattie come la peste, o dalle semplici carestie annuali, si lega strettamente nella coscienza collettiva del nascente popolo tedesco, con la nascita dei primi centri urbani, delle varie riforme civili e religiose, con la stesura dei primi statuti cittadini. Si tratta di una fase di passaggio repentino da uno stato di vita bucolica (ma non felice, una vita bucolica comunque

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tormentata dai disordini del medioevo) a uno stato di vita urbana, con tutte le restrizioni e le frustrazioni che ne derivano. In un parallelo azzardato, si può pensare alla fase di trasformazione dalla organizzazione tribale alle polis, nella Grecia pre-classica, in cui si sono sviluppate tutte le saghe degli eroi, e in cui si è passati dalla legge di natura, o di sangue, a quella delle città, in cui i gruppi sociali si aprono e si mescolano, con tensioni e prescrizioni. Il corpus delle Fiabe del centro Europa è dunque ricchissimo di contenuti, e anche oggi continua ad informare il nostro inconscio collettivo ed il nostro immaginario. Una delle fonti che ha sicuramente ispirato la radice della fiaba, è la leggenda, semistorica, delle ultime crociate. Crociate ad opera di bambini, rastrellati da loschi figuri, che in cambio del sollievo di aver una bocca in meno da sfamare, si vedevano affidare dalle famiglie, giovani preadolescenti il cui triste destino era mendicare fino allo stretto di Gibilterra, e poi da lì, partire con bagnarole di fortuna alla volta della Terra Santa. Proprio la fine ignominiosa di questi giovani istituisce il parallelo con i topi, poiché spesso i sopravvissuti alle peregrinazioni nei mercati e nelle piazze (diventavano buffoni, saltimbanchi, suonatori di piffero e tamburelli, quindi un in certo senso “parassiti” e portatori di malattie) morivano in mare, all’interno delle pance oscure delle navi (altro dato fattuale trasferito per via metaforica in molte altre storie). La figura del pifferaio si può dunque accostare a quella del buffone e del giullare, ma con l’aggiunta di una componente negativa molto forte, avulsa dalla tradizione mediterranea, che ne fa un vero e proprio trickster, un personaggio in grado di mettere in moto le cose, di scardinare l’ordine, di attrarre e sconcertare allo stesso tempo. Nella figura del pifferaio rimane la memoria della dualità città/campagna mai sopita nel popolo tedesco, che tanto dolore ha causato in seguito, con la irrisolvibile necessità di uno “spazio vitale” e di una legge che tenga a freno gli istinti più ferini, fino al punto di diventare una legge tragica e distruttiva. Rilettura e nuova elaborazione In questa nuova versione del “pifferaio magico” si è scelto volutamente di eliminare la parola Hamelin dal titolo, per evitare paralleli troppo calzanti con la versione più diffusa della fiaba, ed avere la libertà creativa di riscrivere per intero un testo poetico che tenga comunque conto di tutte le tensioni che all’origine crearono il mito (anche quelle decadute) e per innestarvi dati derivanti dalla modernità. Il protagonista della vicenda non è in questo caso il pifferaio, ma, in ultima analisi, la creatività repressa dei bambini che si ribella e prende vita in un personaggio che coagula creatività, fantasia, curiosità, pensiero critico. Sullo sfondo vediamo una città, resa sulla scena da oggetti cinetici di colore bianco e nero, a significare la frenesia e la “autosufficienza” di un sistema in cui gli adulti sottostanno a leggi rigide, personificate dalla figura del Borgomastro, ed hanno ormai abdicato al colore, cioè alla vita e al gioco, che sono invece irrinunciabili per i bimbi. Proprio questo rifiuto del mondo adulto per il mondo infantile farà diventare topini tutti i bimbi, ma il pifferaio apparirà sulla scena come un gioioso vento di forme colorate, a scardinare e provocare, fino alla liberazione.

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La drammaturgia è dunque estremamente semplice, costruita per blocchi narrativi dal significato immediato e dalla scansione cronologica, che hanno il semplice scopo di illustrare la ricchezza della scena e dell’impatto visivo e sonoro dello spettacolo (vera drammaturgia del colore e della musica).

Fabula in sintesi, divisione in scene Quadro uno: Introduzione della storia: la città e gli oggetti cinetici dal movimento frenetico, costumi di tubolare creano gli abitanti e il Borgomastro, scena interamente in bianco e nero. Quadro due: Il pifferaio appare ed entra nella città, tensione tra i due motivi musicali,tra il colore e il bianco e nero:i bambini scappano per ascoltare il Pifferaio; confronto tra il Borgomastro e il Pifferaio. Quadro tre: La trasformazione dei bambini in topini, Il Borgomastro bandisce il Pifferaio, si decreta per legge l’abolizione del gioco e della fantasia, e i bambini si trasformano in topini. Quadro quattro: Il Pifferaio porta via i topini, nella caverna si compie la magia, grazie alla musica i topini tornano bimbi, scena della trasformazione. Quadro cinque: Finale: sfilata trionfale nella città, i bimbi tornano a casa, il Borgomastro si affloscia, il Pifferaio svanisce in un vortice di colori gioiosi, che cambiano la città per sempre.

Immagini dello spettacolo

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