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Il racconto di viaggio nel Novecento Corso di Laurea Magistrale Storia contemporanea, a.a. 2012-2013

Il racconto di viaggio nel Novecento

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Il racconto di viaggio nel Novecento. Corso di Laurea Magistrale Storia contemporanea, a.a. 2012-2013. Carta mondo arabo. Carta MO. Note di storia I. - PowerPoint PPT Presentation

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Il racconto di viaggio nel Novecento

Corso di Laurea MagistraleStoria contemporanea, a.a. 2012-2013

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Carta mondo arabo

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Carta MO

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Note di storia I Il declino dell’impero ottomano, già evidente

nella guerra di Crimea, si accentua con l’avanzata coloniale: alla vigilia della prima guerra mondiale tutto il nord-Africa è sotto controllo europeo. Solo il Medio Oriente è ancora governato dalla Porta.

Dopo la prima guerra mondiale, Francia e Inghilterra si spartiscono il controllo del Medio Oriente. L’Inghilterra ottiene il Mandato sulla Palestina, dove si impegna a favorire la nascita di una “national home” per gli ebrei in Palestina. La migrazione ebraica si intensifica.

Il mandato inglese dura fino al 1947

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Note di storia II

L’ONU con la risoluzione 181 stabilisce la divisione della Palestina in due stati, uno per gli ebrei e uno per i palestinesi, con Gerusalemme città internazionale. Gli ebrei accettano, i palestinesi rifiutano

Nel 1948 nasce lo Stato di IsraeleGli stati arabi dichiarano guerra a Israele,

ma vengono sconfitti. Israele ingrandisce il suo territorio, la Cisgiordania va sotto il controllo della Transgiordania, la Striscia di Gaza passa sotto l’Egitto, Gerusalemme divisa in due tra Transgiordania e Israele

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1949-1967

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Note di storia III

1967. Con la guerra dei Sei giorni Israele occupa il Sinai, la Cisgiordania, Gerusalemme, le altre del Golan.

1987. Scoppia la prima Intifada, la rivolta delle pietre dei palestinesi contro Israele

1993. Accordi di Oslo. Nei fatti la situazione rimane pressoché invariata

L’occupazione israeliana si fa più serrata con la costruzione del muro (2002) di separazione tra Israele e la Cisgiordania lungo oltre 800 km, con le operazioni ‘Piombo fuso’ (2008-2009)e ‘Pilastro di difesa’ (2012) contro la Striscia di Gaza

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Il viaggio nel Novecento

Il Novecento: diverse tipologie di viaggiatori e di racconti di viaggio

Le saghe familiari e le autobiografie Le guide per i pellegrini Il turismo politico La poetica del vagabondaggio Il corrispondente di guerra Gli antituristi politici e i cooperanti I reporter “per caso” e il web I racconti di israeliani e palestinesi

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Le saghe familiari

Le guide turistiche tolgono al diario di viaggio la sua valenza didattica

La prima metà del XX secolo è raccontata anche attraverso un nuovo genere:

racconti di chi dall’Occidente si è trasferito là racconti di emigrati o esiliati in OccidenteQueste opere non si possono includere nella

narrativa di viaggio, ma nei viaggi della memoria, come sostiene ad esempio Berta Spafford: ““Ho incominciato a registrar le esperienze dei miei genitori in Gerusalemme e altrove in modo che servissero da memoria ai miei figli e nipoti”.

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Quattro esempi di saghe familiari

Berta Spafford, Our Jerusalem. An American Family in the Holy City. 1881-1949

Sirine Husseini Shadid, Souvenirs de Jerusalem, 1999

Said Aburish, Children of Betany. The story of a Palestinian Family, 1991

John Melkon Rose, Armenians of Jerusalem. Memories of life in Palestine, New York, 1993

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Le autobiografie. Il caso di Rula Jebreal

Rula Jebreal, giornalista e scrittrice residente in Italia, racconta, ne La strada dei fiori di Miral, mezzo secolo di storia Palestinese.

Dal libro è stato tratto il film “Miral”, molto contestato, soprattutto negli Stati Uniti, da diverse organizzazioni ebraiche.

Una protesta è stata intrapresa anche dal governo israeliano che ha tentato, vanamente, di impedire la prima statunitense del film organizzata presso la sala dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 marzo 2011.

In seguito alle polemiche, Schnabel, lui stesso di origini ebraiche, ha replicato: “Io amo lo stato di Israele. Io credo in esso, e il mio film è per proteggerlo, non per arrecargli del male. Ma se non ascoltiamo l'altra parte non avremo mai la pace”

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Rula Jebreal

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Continuano i pellegrinaggi tradizionali

A Torino è nata l’Opera diocesana pellegrinaggi (1999)

I pellegrini hanno fatto e fanno riferimento alle Guide della Custodia di Terrasanta, a partire dal “Libro d’Oltramare” di Nicolo’ Poggibonsi (1346-1350) alla “Guida del pellegrino divoto in Terra Santa” di Francesco cassini di Perinaldo (1856), alla “Guida di Terra Santa” di Donato Baldi, 1953

Ultimo di questi prodotti: la “Guida di Terrasanta per il terzo millennio”

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Obiettivi e modalità del moderno pellegrinaggio secondo le Guide di Terrasanta

Le guide di Terrasanta: assicurano che il pellegrinaggio garantisce

l’indulgenza plenaria indicano le condizioni per ottenere l’indulgenza

(confessione, comunione, etc.) danno informazioni storico-politiche con pretesa

di neutralità considerano il testo biblico come fonte storicaCome Eteria e il Pellegrino di Bordeaux, la

descrizione dei luoghi è accompagnata da brani del Vangelo o della Bibbia

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L’orientalismo si ammanta di sentimenti filo-israeliani. Il caso Elkam

Alain Elkam è un giornalista americano. Visita Gerusalemme e pubblica il suo diario di viaggio nel 2000

Diario stile “romantico”- orientalista, secondo i canoni più tradizionali: “Ho cercato di scrivere alcune impressioni personali, alcuni ritratti, di riportare la sintesi di alcune conversazioni perché anche chi non può vedere o non può andare a Gerusalemme possa leggere una testimonianza sincera e vissuta con molto amore e molta passione”

Accetta passivamente la geografia sacra secondo gli schemi tradizionali

Prende in considerazione, fra la popolazione locale, solo cristiani ed ebrei: musulmani sono i grandi assenti

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La poetica del vagabondaggio

Nell’ultimo decennio, sono stati pubblicati molti i libri sul camminare, come antidoto alla rapidità che permea la nostra esistenza e come gesto trasgressivo e affermazione di libertà

David Le Breton, ne Il mondo a piedi. Elogio della marcia, (2003), sostiene che la marcia “è attività antropologica per eccellenza, che accende nell’uomo il desiderio di capire”

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Sebastiane de Fooz

Sebastiane de Fooz, in A piedi a Gerusalemme. 184 giorni, 184 volti, racconta il suo viaggio da Gand a Gerusalemme (2005)

“Ovunque, dal Medio Oriente alla Germania e all’Austria, ho incontrato gente che mi ha dato tutto quello di cui avevo bisogno. Sono partito senza denaro perché volevo vedere fino a dove può arrivare la bontà delle persone. Mi hanno colpito le raccomandazioni ricevute ogni volta che mi avvicinavo a una frontiera: fai attenzione di là, mi dicevano, è pericoloso. Più mi avvicinavo al Medio Oriente, più le raccomandazioni si facevano pressanti. Tuttavia in ogni paese sono stato invitato in famiglie che mi trattavano benissimo. Mi sono reso conto dell’importanza di accogliere l’altro, senza giudicarlo” (intervista Fooz da Il Manifesto, 3 dic 2010)

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Enrico Brizzi e Marcello Fini

Enrico Brizzi e Marcello Fini si recano a Gerusalemme nel 2008, e percorrono a piedi il tratto Akka-Gerusalemme

Nel loro diario, La via di Gerusalemme, lo spazio dedicato alla Terrasanta è molto scarso

Le notizie storiche sono proposte in modo superficiale e raffazzonate

È evidente una particolare attenzione a Israele e l’insinuazione che andare nei Territori Occupati palestinesi sia pericoloso, o anche solo nei quartieri arabi

Non vanno oltre il Monte degli olivi, l’antico confine tra la civiltà e il deserto.

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Viaggi in terre di conflitto: il corrispondente di guerra

A partire da metà Ottocento nasce la figura del corrispondente di guerra, per raccontare viaggi in territori di conflitto

Fino alla Guerra di Crimea gli articoli per i giornali e i racconti di guerra vengono scritti da ufficiali subalterni che partecipano alla guerra.

Con Crimea i direttori del Times decidono che si deve cambiare il metodo tradizionale con cui i giornali seguono l’andamento delle guerre, e inviano sul posto il primo tra i corrispondenti di guerra: William H. Russel.

Con la prima guerra mondiale cambiano le regole delle corrispondenze di guerra: i giornalisti vengono considerati come organo di propaganda del governo (demonizzazione del nemico)

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Una figura anomala: T.E. Lawrence

Nato 1888, acquisisce presto una vasta conoscenza del mondo arabo. Partecipa in qualità di archeologo alle spedizioni del PEF e viaggia dall’Egitto alla Giordania alla Siria

A partire dal 1914 è al servizio cartografico dello stato maggiore dell’esercito inglese, e poi all’Intelligence militare e politica inglese

Usato per sfruttare il malcontento arabo, partecipa attivamente alla prima guerra mondiale, mediando tra gli interessi inglesi e quelli del mondo arabo del Medio Oriente.

La sua esperienza è trascritta in un diario, I sette pilastri della saggezza, da cui nel 1962 David Lean ha tratto un film, Lawrence d’Arabia, diventato un classico del cinema

Il suo lavoro si situa a metà tra quello del corrispondente di guerra precedente alla guerra di Crimea e quello del moderno reporter di guerra

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La professione di corrispondente di guerra e di reporter secondo Ryszard Kapuscinski

Ryszard Kapuscinski (1932-2007) è il più importante corrispondente di guerra degli ultimi trent’anni

Secondo lui il giornalismo consiste nello studio della storia nel suo farsi.

La sua è un’attenzione antropologica verso i modi di vivere e di pensare delle persone oltre gli stereotipi dell’orientalismo: “Viviamo in un mondo molto complicato: sono emerse nuove culture e nuove società che hanno portato tensioni, guerre, conflitti etnici e religiosi; chi ha la possibilità di viaggiare ha il dovere di mostrare che anche gli altri hanno sentimenti e bisogni degni di essere conosciuti e compresi. Chi conosce le altre società deve testimoniare sul loro conto”

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I reporter di guerra in Palestina

Sin dal 1967, dopo l’occupazione israeliana della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, la regione è stata meta di giornalisti e reporter di guerra, alcuni dei quali hanno scelto di lavorare solo nella regione mediorientale.

Tra essi gli italiani Stefano Chiarini, Paola Cariddi, unica ad aver tradotto in libri i suoi servizi, Michele Giorgio, che ha scelto di vivere a Gerusalemme

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Il turismo politico

Si tratta di un fenomeno che inizia fine anni 20: si tratta di intellettuali occidentali che visitano l’URSS x capire il funzionamento del governo bolscevico

Negli anni Trenta poi molti scrittori studiano il nazismo e il fascismo. Negli anni Sessanta l’attenzione si concentra su Cuba, negli anni settanta sulla Cina e sul Vietnam, e negli anni Ottanta sul Nicaragua

I resoconti di questi viaggi spesso presentano mondi idilliaci che si muovono compatti verso il progresso

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Il Political Pilgrims di Paul Hollander (1981)

Paul Hollander (1932, Ungheria) è un giornalista conservatore e critico del comunismo.

Considera i visitatori dell’URSS dei pellegrini, perché vedono nel comunismo la panacea di tutti i mali, e dei turisti perché interpretano la realtà partendo da idee preconcette: “I resoconti di viaggio potevano costituire un materiale di studio originale su quelle società che sono, complessivamente segrete, chiuse poiché forniscono poche affermazioni attendibili sul loro conto. Quasi subito tuttavia mi resi conto che gli scritti di viaggio che descrivevano qs. Società rivelavano molte più cose sui loro osservatori che sui paesi osservati”.

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Gli antituristi politici

Sono viaggiatori che si sforzano di liberare la propria scrittura dalle griglie di lettura delle realtà imposte dal potere politico.

In questo filone si colloca il reportage dei cooperanti che viaggiano in Palestina.

Libri scritti da attori della cooperazione Sotto forma di diario (Muri, lacrime, zatar, di Gianluca

Solera) Sotto forma di raccolta di storie o monografie tematiche

(Marisa Musu, I bambini dell’intifada; A. Lonni, Fra Muri e check points)

Sotto forma di testimonianza diretta (Restiamo umani, di Vittorio Arrigoni)

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I racconti della solidarietà: Gianluca Solera

Da Muri, lacrime, zatar, di Gianluca Solera Il viaggio cominciò “nel settembre del 2004 un viaggio nel

tempo e nello spazio, che portò via due anni della mia vita tra andate e ritorni, in quella regione del mondo senza confini certi che alcuni chiamano Samaria, Giudea e Gaza, altri Territori palestinesi occupati, altri semplicemente Israele, altri quel che resta della Palestina, e altri ancora Terra Promessa, Terra Santa o Waqf islamico. Per me era qualcosa di indefinito, che volevo conoscere, spinto dal desiderio di lasciare i corridoi e gli uffici del Parlamento europeo e da quello di approfondire i miei studi di arabo

“Ci sono troppi fedeli che vengono in pellegrinaggio in Terrasanta, si fermano qui a Gerusalemme e non vedono niente”

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Solidarietà come percorso di conoscenza

A. Lonni, Fra Muri e check pointsSi tratta di un viaggio attraverso la quotidianità

dell’infanzia: sono storie di bambini, la componente più numerosa e fragile della società palestinese.

Sono bambini della Città vecchia, bambini delle zone residenziali, bambini dei villaggi di qua e di là del muro, bambini dei campi profughi

Particolare attenzione è rivolta alla dimensione sociale e al sistema educativo palestinese e sfida dell’istruzione

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La testimonianza in diretta del conflitto

Durante la prima intifada (1987-1992) il fax ha rappresentato la vittoria sulla censura

Al tempo di internet il reportage avviene in tempo realeLa testimonianza diventa un dovere, un atto di condivisione, una partecipazione, nel senso dell’esser di parte in modo consapevole

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Reporter per caso. Vittorio Arrigoni

Durante l’operazione ‘Piombo fuso’, nella Striscia di Gaza, il cooperante italiano Vittorio Arrigoni ogni giorno trasmette dagli internet point forniti di un generatore, la cronaca quotidiana della guerra

La testimonianza diventa un dovere, un atto di condivisione, una partecipazione

“Il console mi ha gentilmente pregato di cogliere quest’ultima opportunità, aggregarmi alla suora e scampare da questo inferno. L’ho ringraziato per la sua generosa offerta ma da qui non mi muovo, non ce la faccio.

Per i lutti che abbiamo vissuto, prima ancora che italiani, inglesi, spagnoli australiani, in questo momento siamo tutti palestinesi. Se solo per un minuto al giorno lo fossimo tutti, come molti sono stati ebrei durante l’olocausto, credo che tutto questo massacro ci verrebbe risparmiato”

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I racconti degli Israeliani

I viaggi sul territorio degli israeliani sono stati oggetto di attenzione da parte degli scrittori (ad esempio David Grossmann, A un cerbiatto somiglia il mio amore)

Gli itinerari proposti ai turisti includono: i luoghi santi i kibbutz il turismo balneare, di evasione e riposo il Turismo militare: far conoscere la potenza

militare israeliana

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VIP Tours Israel,  Israel Army Tours

Meet the IDF forces and become part of their life. Meet the soldiers; see demonstrations of equipment in use. Visit an Israeli Army Base and adapt an Israel  army units

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I racconti dei palestinesi e la conoscenza del territorio

Molti sono i racconti da parte palestinese: si tratta di una forma di denuncia della situazione politica e soprattutto dei cambiamenti e della trasformazione del territorio a seguito della occupazione

Elementi ricorrenti: - volontà di capire i diversi punti di vista e gli errori anche da parte dei palestinesi- confronto passato presente e il cambiamento

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Mourid Barghuti, Ho visto Ramallah

Murid Barguti era studente universitario al Cairo nel 1967. E’ stato costretto all’esilio fino agli Accordi di Oslo. Ritorna a Ramallah nell’estate del 1996 e racconta il viaggio e il mondo nuovo che gli appare nel volume Ho visto Ramallah

Per questo libro ha ricevuto il premio Mahfuz per la letteratura.

La sua è una scrittura priva di amarezza e risentimento

Tutto verte sulla trasformazione dei luoghi e la memoria, sulla trasformazione della vita quotidiana e la solidarietà

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Raja Shahade, Il Pallido dio delle colline

Raja Shahade, avvocato, residente a Ramallah, racconta nel suo libro , Il Pallido dio delle colline, sette passeggiate tra le colline e i villaggi della Cisgiordania, della zona di Gerusalemme e intorno al Mar morto, in un intervallo temporale di circa trent’anni.

“Quando ho cominciato a fare passeggiate sulle colline palestinesi, 25 anni fa, non mi rendevo conto di attraversare un territorio che stava scomparendo. Per secoli le colline dell’altopiano centrale della Palestina, che digradano da un lato verso il mare e dall’altro verso il deserto, erano rimaste relativamente immutate”

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… continua…. Ogni passeggiata rappresenta un viaggio nel

tempo e nello spazio. “La Palestina è stata costantemente reinventata,

con conseguenze devastanti per i suoi abitanti originari. Che si trattasse di cartografi che dovevano tracciare mappe oppure di viaggiatori che descrivevano il paesaggio nei loro racconti e libri di viaggio, ciò che importa loro non era il territorio reale con i suoi abitanti, ma la conferma delle convinzioni religiose o politiche dell’osservatore o del lettore. Posso soltanto sperare che questo libro non ricada in quella tradizione.”

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… continua….

La sahra, il viaggio sulle proprie colline“Mio nonno amava andare a fare una sahra con suo cugino, Abu

Amin… “prendevano un po’ di provviste, si incamminavano verso le aperte colline, e scomparivano per tutta la giornata, talvolta per settimane e per mesi. Spesso non avevano una meta precisa. Partire per una sahra vuol dire girovagare liberamente, a piacimento, senza limiti. La forma verbale del termine significa liberare il bestiame al pascolo il mattino presto, lasciandolo vagabondare e brucare in libertà… un uomo che parte per una sahra vaga senza meta, senza limiti di tempo né di spazio, va dove il proprio spirito lo conduce, per nutrire l’anima e ritrovare freschezza. Partire per una sahra significa lasciarsi andare . è una cosa tutta palestinese, uno sballo senza droghe” (Raja Shahade)

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… continua…

La scrittura come viaggio:“mentre lavoravo a questo libro mi sono reso conto che l’atto stesso di scrivere costituiva l’ottavo viaggio. Non sapevo dove mi stavo dirigendo in questa particolare ricerca, né come si sarebbe conclusa. Mentre la scrittura procedeva ho capito che talvolta ero colpevole di omissione e parzialità, esattamente come quei viaggiatori del XIX secolo che avevo criticato”.

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