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1 IL REVIVAL GOTICO NEL XIX SEC.: IL GOTICO COME VERA ARCHITETTURA CRISTIANA Chateaubriand, Génie du Christianisme,1802 “Avrai bell’affaticarti a murar templi greci, ben eleganti e chiari per adunarvi il popolo e fargli adorare un Dio metafisico, che si augurerà sempre le chiese di Notre Dame di Reims e Parigi e ciò avviene perché un monumento non è mai tanto venerabile come quando una lunga istoria del passato sta, per così dire, stampata nelle sue volte, arrugginite dai secoli. Tu non puoi metter piede in una chiesa gotica senza provare una specie di tremito, un vago sentimento della Divinità. Quivi ti pare che la Francia antica riviva (…). Come possono le forme di un’arte quali quelle greche e romane, legate alla schiavitù, alla crudeltà, alla corruzione dei costumi, al piacere pagano della vita, comparire nelle nostre costruzioni religiose, nelle chiese cristiane?” Georg Wilhelm Friedrich Hegel, L’architettura romantica, 1817 L’architettura gotica del Medioevo che costituisce il centro caratteristico del romantico vero e proprio è stata considerata per lungo tempo, specialmente a partire dalla diffusione e dal dominio del gusto artistico francese, come qualcosa di rozzo e barbarico (…) ma noi ci curiamo sempre di più di imparare ad apprezzare in queste opere grandiose quel che vi è di peculiarmente rispondente al culto cristiano, ed insieme l’accordo della forma architettonica con lo spirito interno del Cristianesimo. Questi edifici si mostrano assolutamente rispondenti al culto e ad altri usi, ma il loro carattere vero e proprio risiede nell’andare oltre ogni fine determinato e nell’esistere per se stessi” IL REVIVAL GOTICO NEL XIX SEC.: IL GOTICO COME VERA ARCHITETTURA CRISTIANA VIOLLET LE DUC E IL GOTICO GOTICO COME ARTE NAZIONALE Risposta a Raul Rochette, 1846 “Ma chi ha mai seriamente preteso che il gotico assumesse in sé tutta l’arte cristiana? Quel che domandiamo a tutti, signori, è il ritorno a un’arte nata nel nostro paese”. “Noi abbiamo in tutte le nostre città un’arte compiuta, applicabile, nata sul nostro suolo, invidiataci da tutta l’Europa; un’arte che provoca in voi intense emozioni; e com’è allora che è proprio questa l’arte che non volete?” “E che ne fate dell’unità, signori, di quella grande legge che gli antichi hanno saputo insegnarci così bene (…) vi fate eclettici (…) e in questo modo gettate a mare il vostro più prezioso bagaglio: rinunciate all’unità per salvare il vessillo dell’Académie (…) Oggi voi predicate l’anarchia, l’eclettismo, signori! (…) L’Académie crede che con questo avremo un’architettura del nostro tempo. Ma avremo piuttosto quel che abbiamo da vent’anni: disordine” 2. GOTICO COME ARTE RAZIONALE Risposta a Raul Rochette, 1846 “Per costruire qualunque cosa, non foss’altro che una garitta, ci vuole un’arte definita, coordinata da un sistema che sia sottoposto a princìpi e a regole che non possono essere infranti. E’ per aver ignorato per un istante queste regole e questi princìpi, nell’intento di mescolare l’architettura antica con con le tradizioni medioevali, che il Rinascimento ha prodotto solo opere spurie (…) che di caduta in caduta, ci hanno portato all’anarchia (…). In nome di Dio Signori, ritornate all’antichità pura se vi pare, ma non fate appello al disordine per combatterci” “Dateci un’arte logica, bella di forma, o lasciateci riprendere a sola che ha riunito al più alto grado queste due qualità, da noi, sul nostro suolo, quando non sia stata mutilata <dall’ignoranza e dalla barbarie>” 3. GOTICO COME ARTE FUNZIONALE E PROPORZIONALE Risposta a Raul Rochette, 1846 “se esaminiamo per qualche istante una chiesa duecentesca vedremo innanzitutto che tutta la costruzione soggiace ad un sistema invariabile. Vedremo l’ogiva adottata per tutti gli archi, per tutte le volte; vedremo tutte le forze e le spinte rinviate verso l’esterno; una disposizione che lascia all’interno i maggiori vuoti possibili (…); che tutte le parti di queste costruzioni, indipendenti le une dalle altre formano un insieme di una elasticità e di una leggerezza assolutamente necessarie in edifici di così grandi dimensioni” “Passando poi alle proporzioni vedremo (…) che in ogni monumento vi è sempre un rapporto relativo tra larghezza e altezza delle navate laterali, tra l’altezza di queste navate e quella della galleria, tra l’altezza della galleria e quella delle finestre superiori; che i rapporti di altezza e di larghezza sono gli stessi per la navata centrale e le navate laterali. Vedremo ancora – e questa è una caratteristica esclusiva di questa architettura – che la proporzione umana vi diviene una legge fissa4. GOTICO COME LINGUA Ad Adolphe Lance, 1856 “noi chiediamo che la nostra architettura del XIII secolo sia innanzitutto studiata dai nostri artisti, ma studiata come si deve studiare la propria lingua, vale a dire in modo da conoscerne non solo le parole, ma anche la grammatica e lo spiritoDictionnaire, 1869, voce “Restauro” “quest’arte medioevale (...) è così duttile, così sottile, così estesa nei suoi mezzi di esecuzione che non esiste programma che non possa essere attuato. Essa si basa su dei principi e non su un formulario e può sovvenire in tutti i momenti a soddisfare tutti i bisogni, come una lingua ben fatta può esprimere tutte le idee senza venir meno alla propria grammatica. È dunque questa grammatica che bisogna conoscere e conoscerla bene”

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IL REVIVAL GOTICO NEL XIX SEC.: IL GOTICO COME VERA ARCHITETTURA CRISTIANA

Chateaubriand, Génie du Christianisme,1802

“Avrai bell’affaticarti a murar templi greci, ben eleganti e chiari per adunarvi il popolo e fargli adorare un Dio metafisico, che si augurerà sempre le chiese di Notre Dame di Reims e Parigi e ciò avviene perché un monumento non è mai tanto venerabile come quando una lunga istoria del passato sta, per così dire, stampata nelle sue volte, arrugginite dai secoli. Tu non puoi metter piede in una chiesa gotica senza provare una specie di tremito, un vago sentimento della Divinità. Quivi ti pare che la Francia antica riviva (…). Come possono le forme di un’arte quali quelle greche e romane, legate alla schiavitù, alla crudeltà, alla corruzione dei costumi, al piacere pagano della vita, comparire nelle nostre costruzioni religiose, nelle chiese cristiane?”

Georg Wilhelm Friedrich Hegel, L’architettura romantica, 1817

“L’architettura gotica del Medioevo che costituisce il centro caratteristico del romantico vero e proprio è stata considerata per lungo tempo, specialmente a partire dalla diffusione e dal dominio del gusto artistico francese, come qualcosa di rozzo e barbarico (…) ma noi ci curiamo sempre di più di imparare ad apprezzare in queste opere grandiose quel che vi è di peculiarmente rispondente al culto cristiano, ed insieme l’accordo della forma architettonica con lo spirito interno del Cristianesimo. Questi edifici si mostrano assolutamente rispondenti al culto e ad altri usi, ma il loro carattere vero e proprio risiede nell’andare oltre ogni fine determinato e nell’esistere per se stessi”

IL REVIVAL GOTICO NEL XIX SEC.: IL GOTICO COME VERA ARCHITETTURA CRISTIANA

VIOLLET LE DUC E IL GOTICO• GOTICO COME ARTE NAZIONALE

Risposta a Raul Rochette, 1846

“Ma chi ha mai seriamente preteso che il gotico assumesse in sé tutta l’arte cristiana? Quel che domandiamo a tutti, signori, è il ritorno a un’arte nata nel nostro paese”.

“Noi abbiamo in tutte le nostre città un’arte compiuta, applicabile, nata sul nostro suolo, invidiataci da tutta l’Europa; un’arte che provoca in voi intense emozioni; e com’è allora che è proprio questa l’arte che non volete?”

“E che ne fate dell’unità, signori, di quella grande legge che gli antichi hanno saputo insegnarci così bene (…) vi fate eclettici (…) e in questo modo gettate a mare il vostro più prezioso bagaglio: rinunciate all’unità per salvare il vessillo dell’Académie (…) Oggi voi predicate l’anarchia, l’eclettismo, signori! (…) L’Académie crede che con questo avremo un’architettura del nostro tempo. Ma avremo piuttosto quel che abbiamo da vent’anni: disordine”

2. GOTICO COME ARTE RAZIONALE

Risposta a Raul Rochette, 1846

“Per costruire qualunque cosa, non foss’altro che una garitta, ci vuole un’arte definita, coordinata da un sistema che sia sottoposto a princìpi e a regoleche non possono essere infranti. E’ per aver ignorato per un istante queste regole e questi princìpi, nell’intento di mescolare l’architettura antica con con le tradizioni medioevali, che il Rinascimento ha prodotto solo opere spurie (…) che di caduta in caduta, ci hanno portato all’anarchia (…). In nome di Dio Signori, ritornate all’antichità pura se vi pare, ma non fate appello al disordine per combatterci”

“Dateci un’arte logica, bella di forma, o lasciateci riprendere a sola che ha riunito al più alto grado queste due qualità, da noi, sul nostro suolo, quando non sia stata mutilata <dall’ignoranza e dalla barbarie>”

3. GOTICO COME ARTE FUNZIONALE E PROPORZIONALE

Risposta a Raul Rochette, 1846

“se esaminiamo per qualche istante una chiesa duecentesca vedremoinnanzitutto che tutta la costruzione soggiace ad un sistema invariabile. Vedremo l’ogiva adottata per tutti gli archi, per tutte le volte; vedremo tutte le forze e le spinte rinviate verso l’esterno; una disposizione che lascia all’interno i maggiori vuoti possibili (…); che tutte le parti di queste costruzioni, indipendenti le une dalle altre formano un insieme di una elasticità e di una leggerezza assolutamente necessarie in edifici di così grandi dimensioni”

“Passando poi alle proporzioni vedremo (…) che in ogni monumento vi èsempre un rapporto relativo tra larghezza e altezza delle navate laterali, tra l’altezza di queste navate e quella della galleria, tra l’altezza della galleria e quella delle finestre superiori; che i rapporti di altezza e di larghezza sono gli stessi per la navata centrale e le navate laterali. Vedremo ancora – e questa èuna caratteristica esclusiva di questa architettura – che la proporzione umana vi diviene una legge fissa”

4. GOTICO COME LINGUA

Ad Adolphe Lance, 1856

“noi chiediamo che la nostra architettura del XIII secolo sia innanzitutto studiata dai nostri artisti, ma studiata come si deve studiare la propria lingua, vale a dire in modo da conoscerne non solo le parole, ma anche la grammatica e lo spirito”

Dictionnaire, 1869, voce “Restauro”

“quest’arte medioevale (...) è così duttile, così sottile, così estesa nei suoi mezzi di esecuzione che non esiste programma che non possa essere attuato. Essa si basa su dei principi e non su un formulario e può sovvenire in tutti i momenti a soddisfare tutti i bisogni, come una lingua ben fatta può esprimere tutte le idee senza venir meno alla propria grammatica. Èdunque questa grammatica che bisogna conoscere e conoscerla bene”

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5. GOTICO COME ARCHITETTURA MODERNA

Ad Adolphe Lance, 1856“l’architettura nata in Francia (...) alla fine del XII secolo (...) ha questo di particolare, che si presta a tutte le combinazioni, a tutti i bisogni, a tutti gli usi: èun modo di produrre, prima ancora che una produzione. Da questo punto di vista essa può essere molto utile. La sua vera essenza sta nel progresso, nella possibilità di trasformarsi, di adattarsi alla civiltà qualunque sia la rapidità del suo cammino: è l’architettura moderna”“un’arte pratica in rapporto con il nostro genio, la nostra civiltà, i nostri bisogni e i nostri materiali, un’arte che consenta l’impiego di tutti i mezzi che l’industria moderna offre e offrirà(…). Poniamo il caso della costruzione di una stazione ferroviaria, vale a dire di una navata che copra un vasto spazio con il minor impiego possibile di materiale. Qual è il monumento antico che può servire da riferimento per l’architetto che debba costruire una stazione di tale tipo?(…) Ponete lo stesso problema a un architetto francese del XIII sec.: egli apprezzeràfino in fondo gli strumenti che gli mettete a disposizione e costruirà probabilmente una stazione bella e funzionale.

VIOLLET LE DUC E LA STORIAVIOLLET E LA PALEONTOLOGIA DI CUVIER

Dictionnaire, 1869, voce “Restauro”

“Il nostro tempo e il nostro tempo soltanto, a partire dall’inizio dei secoli storici ha preso di fronte al passato un’attitudine inusitata. Ha voluto analizzarlo, paragonarlo, classificarlo e formare la sua vera storia, seguendo passo passo il cammino, i progressi, le trasformazioni dell’umanità. Un fatto così strano non può essere, come suppongono alcuni spiriti superficiali, una moda un capriccio, una malattia, perché il fenomeno è complesso. Cuvier, con i suoi lavori sull’anatomia comparata, con le sue ricerche geologiche, disvela all’improvviso agli occhi dei contemporanei, la storia del mondo prima del regno dell’uomo”

Le tesi di Cuvier:• visione statica della natura (fissista e creazionista), • teoria catastrofista in paleontologia (tempo geologico breve, discontinuitànelle serie paleontologiche, inefficacia delle lente modificazioni)• tesi dei quattro diversi piani di composizione degli esseri organizzati

• principio della correlazione delle parti: ciascun tipo di organismo può, a rigore essere riconosciuto da ciascun frammento di ciascuna delle sue parti

• principio della subordinazione dei caratteri: “ogni essere organizzato forma un insieme, un sistema unico e chiuso, le quale parti si corrispondono mutualmente e concorrono alla medesima azione finale attraverso una reazione reciproca. Nessuna di queste parti può mutare senza che anche le altre cambino e di conseguenza ciascuna di essa, presa separatamente, indica e fissa tutte le altre”

GEORGE CUVIER: UN ANTIEVOLUZIONISTA

Honoré de Balzac, La peau de chagrin

“il nostro immortale (...) ha ricostruito dei mondi con alcune ossa imbiancate, ha ricostruito città con alcuni denti, ha ripopolato mille foreste di tutti i misteri della zoologia con qualche frammento di carbone, ha ritrovato popolazioni di giganti nel piede di un mammuth. Queste figure si drizzano, aumentano di dimensione e ornano regioni in armonia con le loro stature colossali (...). Egli risveglia il nulla senza pronunciare parole artificialmente magiche, scava una particella di gesso, vi scopre un’impronta e vi grida: Guardate! Improvvisamente i marmi si mutano in animali, la morte prende vita, il mondo si sviluppa”

RITRATTO DI GEORGE CUVIER

Dictionnaire, 1869, voce “Restauro”

“l’Europeo è arrivato a questa fase dello spirito umano, camminando a passo doppio verso il destino a venire, e forse proprio perché cammina veloce, egli sente il bisogno di raccogliere tutto il suo passato come si raccoglie una numerosa biblioteca per preparare lavori futuri (..) Dissipare i pregiudizi, riesumare le verità dimenticate, non è (…) uno dei mezzi più attivi per sviluppare il progresso?”

“questo lavoro retrospettivo non fa che sviluppare i problemi posti nell’avvenire e facilitare la loro soluzione”

VIOLLET LE DUC E LA STORIAVIOLLET LE DUC E IL RESTAUROPALEONTOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA FABBRICA

•“La parola e la cosa sono moderne. Restaurare un edificio non è mantenerlo, ripararlo o rifarlo, è ripristinarlo in uno stato di completezza che può non essere mai esistito in un dato tempo”. •“restaurare, vale a dire riprodurre esattamente le forme degli edifici che hanno subìto degrado”•“ogni edificio od ogni parte di edificio devono essere restaurati nello stile a loro dovuto, non solamente dal punto di vista formale, ma anche dal punto di vista strutturale (…). E’ dunque essenziale prima di cominciare il lavoro di restauro, analizzare esattamente l’età e il carattere di ogni singola parte, di farne una specie di processo verbale appoggiato a documenti inconfutabilisia con note scritte, sia con rilievi grafici”.•“Se l’architetto incaricato di un restauro deve conoscere le forme, gli stili di quell’edificio e la scuola dalla quale proviene, egli deve meglio ancora, se è possibile, conoscere la sua struttura, la sua anatomia, il suo temperamento perché innanzi tutto egli deve farlo rivivere”.•“nella struttura del Medioevo ogni parte dell’opera svolge una funzione e possiede un’azione”

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VIOLLET LE DUC E IL RESTAURO“CASO PER CASO”

“Spesso monumenti o parti di monumenti d’una certa epoca e di una certa scuola sono stati riparati in diverse riprese” (…):• “Bisogna tener conto di quest’ultime e ristabilire la sconvolta unità di stile”?• “oppure riprodurre esattamente il tutto con le modifiche posteriori”?“E’ necessario agire in virtù delle circostanze particolari (…) i principi assoluti in questa materia possono condurre all’assurdo”ESEMPI:•Se l’intervento successivo ha portato un miglioramento funzionale ed elementi che non erano presenti nell’originale, nel rifacimento si riprodurranno gli elementi successivi•Nel caso di ricostruzione di volte non originali si terrà conto della forma primitiva per rendere all’edificio la sua unità, a meno che non siano di particolare valore estetico•Nel caso di rifacimento di pilastri fragili e di sezione scarsa si dovranno ristabilire le sezioni primitive ma con un materiale più resistente, a meno che il rifacimento di epoca successiva non abbia particolare valore storico•“Nelle pareti nascoste degli edifici noi dovremo rispettare scrupolosamente tutte le tracce che possono servire a individuare aggiunte e modifiche alle disposizioni primitive”

VIOLLET LE DUC E IL RESTAURO LA RETROCESSIONE DEL TESTIMONE: IMMEDESIMARSI NELL’ARCHITETTO PRIMITIVO

•“Se si tratta di ricostruire a nuovo parti di monumenti di cui non resti alcuna traccia, sia per necessità costruttive che per completare un’opera mutilata, èallora che l’architetto incaricato del restauro deve ben compenetrarsi nello stile proprio del monumento che gli viene affidato”

•“è condizione preminente quella di avere sempre presente lo spirito del monumento. E di sostituire a ogni parte dell’edificio solo materiali migliori e mezzi più energici o più perfetti”•“E’ necessario che l’architetto si compenetri in tutte le parti di questa struttura come se lui stesso l’avesse diretta”

•“In simili circostanze è meglio mettersi al posto dell’architetto primitivo e supporre ciò che farebbe se tornando al mondo gli si ponessero i programmi che sono posti a noi, ma si comprende che allora bisogna possedere tutte le risorse di cui disponevano questi antichi maestri e che bisogna procedere come essi stessi procedevano”

VIOLLET LE DUC E IL RESTAUROUNO STORICISMO CANNIBALE

André Corboz, Une analyse de l’article «Restauration», 1980Viollet “invoca la storia, si bagna nella storia, interviene nel nome della storia, ma la sua dottrina mostra una assenza sorprendente di senso storico”

Marco Dezzi Bardeschi, Viollet-le-Duc: la teoria della progettazione nel cerchio ristretto del restauro, 1980“il «restauro» è essenzialmente una creativa riprogettazione attraverso la quale si realizza l’enfatizzazione infedele del testo storico”

Carlo Sini, Filosofia e scrittura,1994Lo storiografo “nella sua pretesa di dire la verità in sé del passato, non fa affatto ciò che crede ideologicamente di fare: cogliere il passato così come si verificò, cioè coglierlo nella sua supposta verità in sé e per sé; ciò che fa è invece produrre il passato in quanto «passato», cioè distanziato e proiettato in una sua posticcia realtà passata (...). Il passato è così «neutralizzato» in quanto oggetto correlato dello sguardo «neutrale» cioè indifferente, dello storico(...). La storiografia non studia semplicemente il passato; piuttosto «crea» il passato”

VIOLLET LE DUC E IL RESTAUROLA FOTOGRAFIA: DA DOCUMENTO A TESTIMONE D’ACCUSA

“La fotografia che ogni giorno acquista un significato più serio negli studi scientifici sembra essere venuta appunto per aiutare questo grande lavoro di restauro degli edifici antichi (…).

La fotografia presenta il vantaggio di instaurare processi verbali irrefutabili e documenti che si possono sempre consultare anche quando il restauro mascheri le tracce lasciate dalla rovina (…)

Nel restauro non si deve quindi lesinare l’uso della fotografia in quanto spesso si riesce a scoprire su un documento qualche testimonianza che non si riesce a vedere nemmeno sul monumento stesso”

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