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IL RITARDO MENTALE: Psicologia dell’handicap e della riabilitazione Prof. Maria Francesca Pantusa

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IL RITARDO MENTALE:

Psicologia dell’handicap e della riabilitazioneProf. Maria Francesca Pantusa

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CARATTERISTICHE DIAGNOSTICHE

Il DSM IV TR individua tre criteri necessari per poter effettuare la diagnosi di Ritardo Mentale (RM):

Criterio A: funzionamento intellettivo generale significativamente al di sotto della media : un QI inferiore a 70 sulla base dei test cognitivi specifici.

Criterio B: significative limitazioni nel funzionamento adattativi in almeno due delle seguenti aree delle capacità di prestazione: comunicazione, cura della persona, vita in famiglia, capacità sociali/interpersonali, uso delle risorse della comunità, autodeterminazione, capacità di funzionamento scolastico, lavoro, tempo libero, salute, sicurezza.

Criterio C: l’esordio deve avvenire prima dei 18 anni.

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DIAGNOSI

FUNZIONAMENTO ADATTIVO: efficacia con cui i

soggetti fanno fronte alle comuni esigenze di vita e al

grado di adeguamento gli standard di autonomia

personale previsti per la loro particolare fascia d’età,

retroterra socioculturale, contesto ambientale.

I problemi di adattamento sono più suscettibili di

miglioramento con la riabilitazione di quanto non sia

il QI cognitivo.

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DIAGNOSI

Il Ritardo mentale è diagnosticabile mediante la misurazione del quoziente intellettivo ottenibile tramite una divisione fra Età Mentale (E.M.) ed Età Cronologica (E.C.) e moltiplicando il risultato per 100.

l’Età Cronologica è l’effettiva età del soggetto.l’Età Mentale invece, è quella che viene attribuita al soggetto dopo che questi ha risolto dei problemi o delle prove attitudinali risolti già con esito positivo dai soggetti della sua stessa età.

Test Psicometrici: scale Wechsler, scala Leiter, Terman Merrill, Brunet-Lézeine, Matrici progressive di Raven ….

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GRADI DI SEVERITA’

Il RM si può presentare con diversi gradi diseverità che vengono classificati secondo l’intervallo di QI che

ilsoggetto presenta:

severità intervallo QI RM lieve da 50-55 a 70 RM medio da 35-40 a 50-55 RM grave da 20-25 a 35-40 RM profondo <a 20-25

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DIAGNOSI

Proposte alternative:

Misès ha individuato 2 strutture di personalità:

- Armoniche (senza problemi affettivi, ma con immaturità e difficoltà di adattamento);

- Disarmoniche (conflitti interni con ansia, fobie, ossessioni, scarsa

aderenza alla realtà e gravi difficoltà sociali);

Luckasson propose di sostituire i livelli di severità con il tipo di

intervento necessario: intermittente, limitato, estensivo e continuativo.

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Ritardo mentale: frequenze

Globale: 2,5 % di cui:

- 85% lieve

- 15% grave

- M>F: lieve 2:1

grave 1,5:1

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Ritardo mentale lieve

Il Ritardo mentale lieve solitamente è rappresentato dall’ 85% dei

soggetti

ha origini ambientali e organiche,

Qi= 55-70,

L’età mentale è pari a quella di un bambino di 8 o 11 anni, presenta

difficoltà di comprensione, minima compromissione sensomotoria e

un vocabolario povero.

Adeguatamente sostenuti possono raggiungere un sufficiente grado

di autonomia.

Ai livelli scolastici, sono in grado di svolgere compiti di quinta

elementare.

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Ritardo mentale moderato

Colpisce circa il 10% dei soggetti

eziologia prettamente organica

QI= 35-55

l’età mentale corrisponde a quella di un bambino di età

compresa fra i 6 e gli 8 anni.

Discreta capacità comunicativa, sono capaci di svolgere

semplici compiti.difficoltà nei rapporti interpersonali, scarsa comprensione delle regole sociali Le competenze scolastiche corrispondono circa alla seconda elementare.

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Ritardo mentale grave

Colpisce il 45% dei soggetti

QI= a 20-55,

ha origini organiche

l’età mentale è pari ad un bambino di 4/6 anni.abilità cognitive di tipo sensomotorio/preoperatorio

Presentano un eloquio molto povero, conoscono solo

semplici parole per esprimere i bisogni primari.

molto ridotti i livelli di autonomia e da adulti potranno

condurre attività molto semplici sotto supervisione.

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Ritardo mentale profondo

colpisce l’ 1% dei soggetti

QI=< 20

l’origine è prettamente organica

l’età mentale corrispondente è quella di un bambino minore di 4

anni.

livello di funzionamento proprio del periodo sensomotorio, il

linguaggio risulta incomprensibile

non autonomia, necessitano di assistenza infermieristica e di

supervisione costante

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LE FORME LIMITE O BORDERLINE COGNITIVI (QI 70)

Si parla di Forme Limite in presenza di soggetti con capacitàintellettive normali, ostacolate nella loro utilizzazione da fattorisociali o affettivi.

Non viene considerato come un disturbo mentale.

Il bambino percependo che l’ambiente lo considera deficitario, comincia a funzionare in modo povero e ridotto: da uno stato di blocco transitorio si può passare ad un deficitpermanente, dove la personalità si struttura in modo deficitario.

Il profilo psicometrico è caratterizzato da: basse prestazioni ai test verbali, buon livello nelle prove diperformance e nei test percettivi e motori di velocità e

precisione.

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Età 0-6 anni Età 6-18 anni Età adulta

RMProfondo

Ritardo motorio grave.Nessuno sviluppo delle funzioni simboliche.Nessuno sviluppo del linguaggio.

Sviluppo sensomotorio limitato.Assenza del linguaggio relazionale.Nessuna autonomia.

Arresto alla fase dell’intelligenza sensomotoria (0-2anni).Necessità di assistenza e sorveglianza totale.

RM Severo

Sviluppo motorio elementare con schemi relazionali poveri.Linguaggio molto ridotto.

Acquisizione di abitudini elementari ma senza apprendimenti scolastici.Limitata comunicazione verbale;qualche interesse affettivo e relazionale.Autonomia scarsa.

Arresto alla fase dell’intelligenza rappresentativa pre-operatiria (2-6anni).Autonomia parziale,necessità di ambiente protetto.

RM Moderato

Sviluppo motorio sufficiente.Linguaggio e funzioni simboliche povere e in lenta maturazione.

Acquisizioni scolastiche iniziali.Persistenza di immaturità espressiva.Autonomia sufficiente.

Arresto alla fase delle operazioni concrete semplici (7-9anni), apprendimento di un lavoro elementare.Discreta autonomia sociale.Necessità di aiuto in situazioni traumatizzanti.

RM Lieve

Ritardo senso motorio e del linguaggio lievi.

Apprendimento scolastico discreto nella scuola primaria.Difficoltà di apprendimento nelle classi secondarie.Autonomia sufficiente.

Arresto alla fase dell’intelligenza operatoria concreta (9-11anni)Capacità di adattamento sociale e professionale discrete con appropiato addestramento.Bisogno di aiuto in situazioni difficili e traumatizzanti.

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Segni predittivi di RM prima dei 3 anni Aspetti specifici (o nucleari). Scarsa iniziativa. Attività esplorativa ridotta. Difetto di utilizzazione simbolica degli oggetti. Scarso sviluppo dei mezzi per ottenere eventi desiderati.

. Aspetti complementari non specifici

. Ritardo posturale e motorio

. Ritardo linguistico, dell’espressione e della comunicazione

. Interazione povera con l’ambiente, specie quando gliadulti allevanti offrono stimoli inadeguati e danno unoscarso significato al comportamento del bambino.

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Diagnosi:

1. Test di sviluppo: Bayley Scale of Infant Development (II) Denver developmental Screening (II)

Test cognitivi: Wechsler Intelligence Scale for Children (WISC-IV) Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence (WPPSI-III) Stanford-Binet Intelligence Scale (SBS)

Test di valutazione delle capacità di comportamento adattivo = Vineland Adaptivebehavior

Scales

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EZIOLOGIA

Causa prenatale:

- Cromosomica

- Non cromosomica (malattie dismetaboliche, malformazioni, fetopatie, sindromi e in gravidanza malnutrizione, farmaci);

Causa perinatale: trauma da parto,anossia,traumatismi ostetrici;

Causa post-natale: infezioni,traumi,epilessia,vasculopatie etc.;

Cause psicosociali: carenza gravi e precoci di cure materne e/o insufficienze prolungate di stimolazione ambientale (carenze socio economiche familiari, carenza di accudimento, affettive patologia mentale dei genitori,abbandono,abuso).

nel 20-40% dei casi non è comunque possibile riscontrare una causa certa.

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Etiologia ritardo mentale grave(identificabile nel > 75% casi)

Tipo %

Anomalie cromosomiche 22

Sindromi genetiche 21

Anomalie di sviluppo dell’encefalo 9

Errori metabolici 8

Infezioni congenite 4

Ritardo mentale familiare

(genetico-ambientale)

6

Cause perinatali 4

Droghe e alcool in gravidanza 1

Cause postnatali 5

Sconosciute 21Da S.D. Hayberg 2000

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Fattori di rischio per ritardo mentale

Maternità Età < 16a >40a Consanguineità Pelvi Statura Nutrizione Educazione Livello sociale Malattie Fumo Tossico-dipendenza Storia (aborti, nati mortalità, mortalità neonatale) Abruptio placentae Polidramnios Parto cesareo dopo tentativi per via vaginale Alcool

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Sindrome feto-alcoolica

Difetto crescita pre-post natale QI intorno ai 70 Disfunzioni motorie Microcefalia Rime palpebrali corte Labbro superiore sottile Falange distale piccola Compromissione SNC

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Sindrome feto-alcoolicaSindrome feto-alcoolica

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RITARDO MENTALE:PATOLOGIE GENETICHE

Down o Trisomia 21: triplicazione del cromosoma 21; disarmonia nella capacità percettivo-visivo e linguistiche;

Angelman: alterazione del cromosama 15 materno (happy puppet);

Prader Willi: alterazione del cromosoma 15 paterno; obesità, iperfagia, difficoltà di apprendimento soprattutto nell’area matematica, ipogonadismo;

“X Fragile”: alterazione nel sito fragile del cromosoma X (FMR1); comportamenti ripetitivi e stereotipati, difficoltà attentive e iperattività;somigliano ai bambini autistici

Williams, microdelezione del cromosoma 7: estroversi,grandi parlatori, scarse capacità sintetiche e sincroniche e difficoltà visuo-spaziali, invecchiamento precoce (gene dell’elastina);

Turner (XO) e Klinefelter (XXY): aberrazione dei gonosomi.

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Angelman

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Williams

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Trisomia 21, sindrome di Downin Italia 40.000 casi

Ipotiroidismo, ipotonia

iperlassità articolare

viso tondo e mento piccolo

ipotelorismo (ridotta distanza tra gli occhi)

macroglossia (lingua grandee protrudente)Brachidattilia(dita corte)

solco palmare trasverso

cardiopatie congenite

leucemia

ritardo mentaleMorbo di Alzheimer

Occhi inclinati verso l’alto

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Funzionamento cognitivo nel RitardoMentale

Alcuni aspetti sembrano caratterizzare, in gradi e con modalità

differenti, il funzionamento intellettivo della persona con ritardo

mentale:

CONCRETEZZA: incapacità o difficoltà a raggiungere il pensiero

astratto. Il pensiero dipende da elementi concreti presenti nel campo

percettivo o d’azione.

RIGIDITA’: difficoltà ad estendere una conoscenza a situazioni diverse da quelle in cui è stata acquisita. incapacità a mediare fra due obiettivi diversi; incapacità a cambiare il proprio assetto quando le condizioni oggettive lo richiedono, perciò incapacità ad adattarsi a mutabilità del realePerseverazione; Vischiosità;

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PROBLEMI DI MEMORIA: le difficoltà di memoria sono

spesso disomogenee. Persone con ritardo mentale

medio lieve possono non ricordare quello che hanno

visto in televisione, ma possono ricordare facilmente

episodi e storie che hanno contenuti fortemente emotivi.

In particolare nel confronto tra il ricordo del materiale

visivo e materiale verbale, il materiale visivo è più

accessibile.

Difficoltà sia nella memoria a breve termine, sia nella

memoria a lungo termine legate alla carenza nell’uso

spontaneo di strategie come quella della reiterazione.

Lo sviluppo cognitivo nel RitardoMentale

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CARENZE NELLE ABILITA’ COMUNICATIVE-LINGUISTICHE :

le abilità di comprensione e di espressione si evolvono con

un ritardo più o meno marcato.

Povertà lessicale, estrema semplicità, scorrettezze nella

struttura sintattica, difficoltà ad usare il linguaggio in modo

adeguato rispetto ai diversi contesti comunicativi.

Particolarmente compromesso è anche l’aspetto fonologico

in concomitanza a difficoltà articolatorie legato a

compromissioni dell’apparato vocale o a difficoltà

nell’organizzazione dei movimenti

Lo sviluppo cognitivo nel RitardoMentale

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Difficoltà a carico delle varie funzionicognitive

Percezione: processo percettivo rallentato, incompleto ed

impreciso in quanto improntato.

Sincretismo = incapacità a collegare e integrare diversi dati percettivi in unità strutturate, a cogliere la relazione fra diverse parti di una configurazione nonché i rapporti fra le parti ed il tutto.

Attenzione e concentrazione: tempi di reazione più lenti e

minor accuratezza delle abilità di rilevazione dei dati.

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Impossibilità di accedere al pensiero astratto: incapacità di

stabilire relazioni complesse tra gli oggetti. Tutti i contenuti

del pensiero rimangono, anche dopo la pubertà, ancorati al

concreto, all’esperienza, alle impressioni sensoriali, manca

inoltre la proiezione di sé nel tempo o la prevedibilità dell’atto.

Difetto metacognitivo o di autocoscienza: difficoltà nella gestione consapevole dei propri strumenti mentali e delle proprie conoscenze, che porta a un difetto di utilizzazione dell’esperienza e dei meccanismi di autoregolazione

Lo sviluppo cognitivo nel RitardoMentale

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Difetto metacognitivo ridotte conoscenze metacognitive e scarse

capacità diriflettere sul funzionamento mentale

ridotte capacità di attivare adeguati processi di controllo (in fase di pianificazione, monitoraggio e verifica)

deficit nella conoscenza e nell’uso delle strategie

deficit motivazionale e stile attributivo tipico dellalearned helplessness

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Difetto di organizzazione motoria: incapacità di

programmare il movimento nello spazio e nel

tempo; persistono fino ad età avanzata i

comportamenti parassiti (tonici e cinetici) della

motricità che rendono i soggetti spesso torpidi o

instabili.

Lo sviluppo cognitivo nel RitardoMentale

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Lo sviluppo affettivo nel Ritardomentale

Il soggetto con Ritardo Mentale è generalmente

identificato con il suo deficit cognitivo ma, per capirlo

meglio nella sua globalità, è importante considerare anche

il suo mondo affettivo.

Il Ritardo Mentale non è solo un insieme di carenze

intellettive ma un modo complessivo di essere.

Nel Ritardo Mentale l’incidenza di disturbi psichici e del

comportamento è notevolmente più alta che nella

popolazione normale (30-70%); ciò è in parte spiegato

dalle particolari caratteristiche della personalità, che

risulta più fragile, più suggestionabile e quindi più

suscettibile ad eventi esterni.

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I tratti comportamentali più frequenti sono:1. iperattività2. distraibilità3. bassa tolleranza alle frustrazioni4. impulsività, disturbi della condotta5. ansia6. timidezza, paura di essere rifiutato7. tendenza al ritiro8. comportamenti compulsivi9. dipendenza10. perseverazione

Lo sviluppo affettivo nel RitardoMentale

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IL TRATTAMENTO NEL RITARDO MENTALE

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Finalità del trattamento

Duplice Stimolare, sostenere, indirizzare le

capacità cognitive e l’ apprendimento

Arricchire, integrare, armonizzare la vita affettiva e l’adattamento sociale.

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LINEE GUIDA

La complessità del quadro clinico che caratterizza il RitardoMentale (RM) induce ad un trattamento riabilitativo con presa incarico del bambino nella sua globalità che tenga conto di tutti idiversi aspetti che lo caratterizzano in relazione a se stesso, allasua famiglia, all’ambiente in cui vive e con cui si relazionaquotidianamente.

E’ inoltre necessaria una programmazione che sia individualizzata

per ogni bambino, che tenga presente sia le caratteristichespecifiche sia lo specifico momento di vita di ognuno.

Il trattamento perciò richiede un approccio multidisciplinare in cui

competenze di diversi operatori si integrano e si completano perraggiungere un obiettivo comune che è il benessere psicofisico delsoggetto con ritardo mentale.

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Trattamento e riabilitazione delRitardo Mentale

Da un punto di vista psicoeducativo, viene impostato un PEI (Piano Educativo Individualizzato) dove, nelle diverse aree, vengono esplicitati gli obiettivi, le modalità e i tempi di verifica degli interventi educativi. Il PEI si articola attraverso le seguenti dimensioni:

1. . Dimensione Fisica e dell’Autonomia

2. • Dimensione Emotivo – affettiva

3. • Dimensione Dello sviluppo psicologico

4. • Dimensione Della sessualità

5. • Dimensione Relazionale – sociale

6. • Dimensione Intellettiva e Cognitiva

7. • Dimensione Spirituale

8. • Dimensione Scolastica o Lavorativa

9. • Dimensione Della Creatività

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Approcci riabilitativi in ambito cognitivo

In relazione alla gravità del quadro clinico, all’età del soggetto ed alla finalità che ci si pone

Approccio metacognitivo Approccio comportamentale;

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OBIETTIVI GENERALI

Gli obiettivi che generalmente ci si propone sono:

Facilitare la conoscenza (creando un contesto facilitante, conoscibile, prevedibile, mai monotono e sempre qualificante, cercando di lavorare sull’autostima del soggetto);

Promuovere la motivazione all’apprendimento

Promuovere le competenze specifiche; Favorire il trasferimento delle competenze

apprese in ambito terapeutico in altri contesti;

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In sintesi con “Metacognizione”:

si fa riferimento alla conoscenza che un individuo ha del proprio funzionamento cognitivo e dei processi di controllo che mette in atto nell’esecuzione di un compito

INTERVENTI METACOGNITIVI

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METACOGNIZIONE

PROCESSI DI CONTROLLO

STrATEGIA

STrATEGIA

STrATEGIA

STrATEGIA

STrATEGIA

STrATEGIA

STrATEGIA

STrATEGIA

A B I L I T À

PRESTAZIONE

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Cognizione &Metacognizione

Conoscenza e Prestazione: possono intervenire entrambi sul processo

cognitivo ma può esservi anche la prevalenza dell’uno sull’altro

In pratica: si possono avere buone conoscenze

metacognitive (ad es. conoscere le strategie per memorizzare un compito) ma cattive prestazioni (ad es. non impiegare nel compito effettivo le strategie che si conoscono)

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IL CASO DELLA METAMEMORIA

QUANDO I BAMBINI MOSTRANO PER LA PRIMA VOLTA QUALCHE SEGNO DI METAMEMORIA?

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IL CASO DELLA METAMEMORIA

I bambini di 1-2 anni mostrano segni della presenza di strategie semplici, soprattutto per la localizzazione degli oggetti

Bambini di 2 anni: istruiti a ricordare per un compito da effettuare nel tempo

attivano strategie semplici di controllo della memoriaBambini a 4 anni: riconoscono che elementi semplici sono più facili da ricordare

rispetto a quelli complessi (es. lista corta/lunga di oggetti) quindi: iniziano ad avere una capacità di riflessione sulle

caratteristiche del materiale e a porlo in relazione allo sforzo che devono impiegare

Bambini di 11 anni: riconoscono e applicano strategie più efficaci in base al

compito

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Per realizzare un intervento metacognitivo è necessario:

Conoscere il compito dal punto di vista cognitivo

Individuare i processi di controllo implicati per una corretta esecuzione

Saper valutare la presenza di conoscenze metacognitive nel soggetto

Aiutare lAiutare l’’allievo aallievo a conoscereconoscere le proprie modalitle proprie modalitàà di di apprendimento (monitoraggio cognitivo) apprendimento (monitoraggio cognitivo)

Aiutare lAiutare l’’allievo a riconoscere e applicare consapevolmente allievo a riconoscere e applicare consapevolmente comportamenti, comportamenti, strategiestrategie utili ad un piutili ad un piùù efficace processo efficace processo

di di apprendimentoapprendimento

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Tecniche comportamentaliLe tecniche comportamentali sono programmate in modo

tale da incoraggiare i comportamenti voluti e scoraggiare quelli indesiderati.

Esiste dunque un SISTEMA DI RINFORZI POSITIVI E NEGATIVI articolato, all’interno del quale si può scegliere quello più adeguato al raggiungimento dei propri scopi.

Rinforzi positivi = gratificazioni sociali (lodi) ericompense materiali (caramelle). Rinforzi negativi = vere e proprie punizioni ecomportamenti di estinzione (ignorare l’azione

indesiderata)

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Tecniche comportamentali Shaping = metodo attraverso il quale perapprossimazioni successive vengono rinforzaticomportamenti sempre più simili a quellodesiderato. Chaining = con finalità simili alla tecnicaprecedente consiste nel partire da unadettagliata analisi dei passi necessariall’esecuzione del compito e nel proporregradualmente ogni singola operazione pergiungere infine all’attuazione delcomportamento complesso.

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Tecniche comportamentali Prompting = consiste nel fornire l’aiutonecessario al completamento di unadeterminata attività (aiuto materiale-fisico overbale). Fading = una volta che il comportamentodesiderato si è stabilizzato e nei casi in cui ènecessario viene generalizzato, ossia applicatospontaneamente in situazioni diverse da quelladi apprendimento, il suggerimento può essereabbandonato sistematicamente e congradualità.

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TIPOLOGIA DEGLI INTERVENTI

Gli interventi possono essere individuali o di gruppo.

L’intervento individuale è mirato a potenziare le risorse del bambino e risulta a questo proposito particolarmente efficace

per gli aspetti linguistici,cognitivi e metacognitivi. L’intervento di gruppo è utilizzato soprattutto in quanto

permette il trasferimento delle competenze e si articola attraverso attività

disimbolizzazione, giochi di drammatizzazione e di ruolo, chestimolano fantasia e creatività.

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Raccomandazioni

Nell’ambito del trattamento del RM bisogna evitare unapprendimento di contenuti passivo e ipocritico e puntare su unosviluppo di capacità di ragionamento, di generalizzazione e gestionedelle problematiche proposte.

A questo proposito è importante: Lavorare su pochi obiettivi per volta; Utilizzare esperienze personali e di vita quotidiana; Ricorrere a materiale concreto; Non creare situazioni monotone; Non fornire risposte dirette, ma aiutare il soggetto, guidandolo

verso una soluzione autonoma; Ripresentare problemi già risolti per consolidare le acquisizioni; Proporre le stesse situazioni al di fuori del contesto individuale;

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TRATTAMENTO LOGOPEDICO E PSICOMOTORIO

Nel trattamento del RM fanno parte anche il lavoro logopedico equello psicomotorio. L’intervento logopedico è in primo luogo miratoallo sviluppo della comunicazione e dell’organizzazione sequenziale.Ciò al fine di sviluppare la strutturazione dei primi scambiinterpersonali e sociali che rappresentano il prerequisito per losviluppo della comunicazione verbale.

Il trattamento psicomotorio ha come obiettivo quello di migliorarela prestazione motoria nella sua complessità che in un secondomomento sarà sfruttata per migliorare la relazione con l’altro, lestrategie cognitive di approccio con l’oggetto per poi infine lavoraresu una migliore integrazione della motricità con l’ambiente.

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LA TERAPIA OCCUPAZIONALE

Tra le varie tecniche di trattamento riveste un ruolo importante laTerapia Occupazionale (TO), che ha come obiettivo principale ilmassimo recupero possibile dell’autonomia e dell’indipendenzafinalizzato all’integrazione sociale.

I tre punti focali della TO sono: Il raggiungimento dell’autonomia che si concretizza prima di tutto

nella cura della propria persona,nell’alimentazione e nelle varie attività che la vita quotidiana richiede;

Il miglioramento della comunicazione, dove molto utilizzati sono le attività di canto, di recitazione, il gioco drammatico, e per la comunicazione extraverbale il disegno, la pittura e le costruzioni;

Il miglioramento dell’apprendimento, soprattutto apprendimento dalle esperienze, con l’utilizzo anche in questo caso del gioco visto qui come complemento necessario all’apprendimento stesso.

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LA SCUOLA E GLI INSEGNANTI

Il bambino che presenta RM necessità di una scuola che nellapratica dell’insegnamento si avvalga anche di attività quali: l’educazione musicale, la drammatizzazione, la psicomotricità relazionale, laboratori con attività creative che, oltre ad

arricchire il patrimonio esperenziale ed intellettuale, permette di lavorare bene anche con un bambino che NON impara a leggere e a

scrivere.

Sono da tenere ben presenti in ogni caso i seguenti punti: L’insegnante deve conoscere bene il proprio alunno;

In riabilitazione e nell’educazione in generale non esiste un tetto oltre al quale non si può andare, perciò non è possibile stabilire a priori se un bambino con ritardo medio scriverà parole o meno, se leggerà o riconoscerà le insegne dei negozi.

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I GENITORI

Spesso i genitori dei soggetti con RM sembrano avere lo sguardoannebbiato dalla malattia ed è come se non vedessero il lorofiglio come un bambino con “bisogni di bambini”; non hanno

fiduciae la loro preoccupazione principale riguarda il futuro.

Proprio per questo bisogna pensare ad un piano di lavoro e adtrattamento riabilitativo/educativo che deve essere condivisocon la famiglia e vissuto anche all’interno della realtà domestica.

Occorre perciò riconoscere, valorizzare, rinforzare le risorsedella famiglia e puntare sulla ricostruzione di un accettabile

livello di fiducia in quello che il bambino potrà fare.

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BIBLIOGRAFIA

RITARDO MENTALE, P. Pfanner, M. Marcheschi - Il Mulino (2005)

IL RITARDO MENTALE IN ETA’ EVOLUTIVA, S. Bargnagna – ed. Del Cerro (2001)

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I.R.C.C.S. Eugenio Medea (2005)

“MA L’AMORE E’ IMPORTANTE”. Un’indagine sulla rappresentazione della sessualità dei ragazzi con disabilità intellettiva