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Il romanzo di centro e periferia

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Il romanzo di centro e di periferiaAlberto Bagnai

(per voi, e solo per voi, un paragrafo che ho deciso a malincuore di sopprimere dal "Tramonto dell'euro",per motivi di spazio. Nessuno dei miei referee ha gradito la scelta, e rimedio proponendovelo qui. Una storiache conoscete già, ma raccontata in un modo diverso.

Aggiungo due comunicazioni di servizio: presto sarà pronto l'ebook, e la seconda ristampa è stataavviata al magazzino. L'editore sta adottando una strategia più aggressiva. I lettori di Genova dovrebberogià da oggi trovare un congruo numero di copie alla Fentrinelli. Abbiate fede.)

I protagonisti sono due: quello maschile è un paese sviluppato, lo chiameremo “il centro”, con una f ortebase f inanziaria e industriale; quello f emminile è un paese, o un gruppo di paesi, relativamente arretrato,che chiameremo “perif eria”.

Fra centro e perif eria l’attrazione è subitanea e f atale (soprattutto per la perif eria), ma, come in ognitrama che si rispetti, la diversità di origini pone qualche problema. Dove sarebbe altrimenti l’interessedella storia? La storia è interessante proprio perché i protagonisti sono diversi, molto diversi.

Il centro è un ragazzo moderno, spregiudicato, mentre la periferia è una ragazza all’antica,risparmiatrice, saggia, e un po’ repressa. Che pensate? No, non sessualmente repressa! Questo, alcentro, non interessa. Non ricordate? Il centro è virtuoso. Lapida le adultere (dopo esserci andato aletto).

No, la perif eria è, come dicono gli economisti, un po’ repressa f inanziariamente, il che signif ica, in buonasostanza, che nella perif eria lo Stato mantiene un certo grado di controllo sul circuito del risparmio edell’investimento.

Ad esempio, pensate un po’ che idea bislacca, nella perif eria si considera la polit ica monetaria come unostrumento a disposizione dell’azione del governo, da mantenere, sia pure in f orma mediata, sotto ilcontrollo della sovranità democratica dei cittadini. Avete capito bene: è esattamente quello che gliintellettuali della nostra sinistra definirebbero “populismo”, che è poi il termine con il qualecerti sinistri intellettuali et ichettano qualsiasi circostanza nella quale il popolo non fa ciò cheloro hanno deciso che faccia. Che ne sa il popolo della moneta?

La perif eria è repressa e populista, e da questo scaturiscono tutta una serie di vetuste pratiche: la bancacentrale non è “indipendente” (che poi signif ica indipendente dai lavoratori, ovviamente, non daicapitalisti), e una serie di istituzioni f inanziarie (banche, f ondi pensione) sono sotto il diretto o indirettocontrollo dello Stato; il costo del denaro quindi non è f issato ad arbitrio del mercato, ma è gestito,indirizzato, dallo Stato; e per realizzare questo obiettivo i movimenti internazionali di capitali sonosottoposti a controlli, perché altrimenti i capitali f uggirebbero in cerca di miglior remunerazione altrove;ma non solo i def lussi, anche gli af f lussi di capitali sono controllati, dalla perif eria repressa: l’ideamoderna che le aziende (pubbliche o private) nazionali siano lì per essere messe in vendita al migliorof f erente, questa idea tanto progredita, nella perif eria ancora non è arrivata; e questo vale soprattuttoin ambito f inanziario, dove si applica alle banche estere quel principio che i paesi progrediti applicanosolo ai lavoratori esteri: “Io non sono razzista, basta che ognuno stia a casa sua”; principio che farabbrividire quando è applicato alle persone, e anche quando non è applicato alle banche ;invece, guarda un po’, la perif eria è talmente repressa che perf ino le istituzioni f inanziarie nazionalivengono controllate dallo Stato, che impone loro vincoli di portaf oglio, che poi signif ica che questeistituzioni sono obbligate ad acquistare una certa quota di t itoli del debito pubblico; e impone anche

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massimali sul credito, che signif ica che le banche non possono prestare troppo, cioè che i privati nonpossono indebitarsi troppo; del resto, nemmeno lo Stato si indebita troppo, e anzi il suo debito inrapporto al Pil scende, perché i tassi di interesse sono tenuti sotto controllo, e quindi non è necessariorincorrere, aumentando la pressione f iscale e diminuendo la spesa per i servizi essenziali, l’esplosionedella spesa per interessi (che poi signif ica redistribuire reddito dai contribuenti che contribuiscono aidetentori dei t itoli del debito... che spesso non contribuiscono).

Ecco: questa è la repressione f inanziaria. Non se n’è occupato Sigmund Freud, ma Carmen Reinhart (f ragli altri). Qualcuno, più cortese, la chiama “regolamentazione” dei mercati f inanziari.

Vi sembra un mondo così strano, così vetusto? Be’, avete memoria corta: f ino agli anni ’80 questomondo è stato il nostro mondo, il mondo occidentale, ed è ormai chiaro che occorre che torninuovamente a esserlo.Comunque, quel mondo ora non è più il nostro, e quindi così non va: il centro, che è un ragazzoevoluto, non può mica presentare ai propri genitori, i mercati, una ragazza così fuori moda! Eallora il centro “suggerisce” alla perif eria qualche rif orma, anzi, due rif orme a caso, sempre quelle:l’adozione di un tasso di cambio f isso e la liberalizzazione, dei mercati f inanziari, e anche, a valle, deimovimenti internazionali di capitale.

Il centro, che è un po’ un f urbetto, ott iene così due vantaggi. Vantaggio numero uno: in perif eria laliberalizzazione dei mercati f inanziari necessariamente f a salire i tassi d’interesse. Pensate: lo Stato nonpuò più contare su una serie di acquirenti istituzionali per i suoi t itoli (non la Banca centrale, che diventa“indipendente”; non le banche e i f ondi pensione, che piano piano passano in mano al settore privato), equindi per f inanziarsi deve of f rire tassi d’interesse più alt i.

Ma anche i tassi del settore privato vengono liberalizzati, e quindi tendenzialmente crescono. Pensate: inperif eria di capitali in ef f ett i bisogno ce n’è, visto che, come abbiamo detto, la sua base industriale èarretrata, il che necessariamente comporta che i tassi d’interesse tendano ad essere alt i. Ma prima,quando la perif eria era repressa, lo Stato in qualche modo controllava il costo del denaro, mantenendoloentro limiti da lui stabilit i. Certo, in questo modo il denaro costava relativamente poco, ma se l’economiasi surriscaldava, perché gli imprenditori ne prendevano troppo in prestito, lo Stato interveniva, magari construmenti di t ipo quantitativo, come il massimale sugli impieghi: se, per un dato costo del denaro, ilsettore privato si stava indebitando troppo, f inanziando in debito la propria domanda di beni,semplicemente lo Stato proibiva alle banche di prestare oltre un certo limite. Ma ora i controlliquantitativi vengono abolit i: che brutta cosa, sa di economia pianif icata, mica siamo bolscevichi!Il mercato sa cosa fare, lasciamo che domanda e offerta siano guidate dal prezzo, liberalizziamoi tassi! Quindi, se si vuole evitare che venga erogato troppo credito necessariamente bisogna lasciareche il tasso di interesse cresca. Certo: in questo modo gli imprenditori locali ci pensano due volte aindebitarsi a tassi più alt i (legge della domanda e dell’of f erta: costa di più, compro di meno).

Ma... f orse avete dimenticato un dettaglio. Eh già! Abbiamo liberalizzato anche i movimenti internazionalidi capitali. E allora cosa succede? Succede che i creditori del centro, le grandi banche del sistema maturo,attirati dai tassi più alt i, esportano i capitali in perif eria. Capitali ne hanno, e come! Il centro haun’industria che guadagna bene, e gli industriali non son solit i tenere i soldi sotto il materasso, sapete?Quindi le banche del centro i soldi ce li hanno, e li spostano in perif eria, dove lo Stato e i privati paganointeressi più alt i che nel centro, maturo, sazio e repleto di capitali.

Come f anno? In mille modi: aprono f iliali delle loro banche nella perif eria (ora si può); aprono f inanziarieche gestiscono il risparmio o erogano credito al consumo (ora si può); magari integrano questef inanziarie nelle catene di distribuzione (supermercati, concessionarie) che nel f rattempo si sonoacquistate (ora si può); e poi possono sempre intervenire nei mercati borsistici e acquistare pacchetti dicontrollo di aziende nazionali (ora si può); e se qualche azienda nazionale che fa bei soldi fosse,malauguratamente, pubblica, non c’è problema: si comprano due o tre giornali (ora si può) e unpo’ di ministri (questo si è sempre potuto), e si comincia a diffondere ventiquattro ore suventiquattro l’idea che lo Stato è ineff iciente e fonte di ogni male, e che quindi bisogna

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privatizzare le aziende pubbliche, partendo da quelle che funzionano, e il gioco è fatto.

Illustri economisti, dalle colonne di prestigiosi quotidiani, annuiranno compiaciuti.

Ma perché siamo partit i dalla f issazione del cambio? Ma è semplice! Perché i capitalisti del centrodesiderano (legitt imamente) lucrare lo spread, la dif f erenza, f ra i tassi d’interesse, senza patire rischio dicambio, cioè senza correre il rischio che la perif eria svaluti, come sarebbe in f ondo naturale per un paeseche diventa importatore netto di capitali e quindi di merci. In f ondo non c’è nulla di male: giochi innocenti,purché si sappia smettere al momento debito (cioè: al momento giusto, ma non so perché mi è venuta laparola “debito”).

E poi, pensateci un momento. Se anche i tassi d’interesse f ossero uguali al centro e alla perif eria,f issando il cambio, un effetto comunque lo si ott iene. Sapete quale? Ve lo dico subito: aumentalo spread. “Come?” direte voi “Ma adottando un cambio credibile non si abbassano f orse gli spread,com’è successo in Europa, dove i greci e gli spagnoli hanno potuto benef iciare di tassi tedeschi?”Aspettate un attimo: al vostro ragionamento manca un pezzo.

Se si ef f ettua un investimento in un’altra valuta, nel rendimento complessivo bisogna anche considerarela rivalutazione o svalutazione attesa di questa valuta. Esempio pratico: prima dell’euro, il tedesco cheprestava allo spagnolo doveva guardare non solo ai tassi d’interesse (più alt i in Spagna), ma anche acosa avrebbe f atto il cambio. Ti serve a poco guadagnare un punto di interesse in più prestando a Carlosanziché a Hans, se poi Carlos svaluta, poniamo, del 4%, giusto? Dice: ma noi quando parliamo di spreadconf rontiamo solo due tassi di interesse, mica parliamo di cambio. E certo, appunto: oggi il cambio nonc’è più: è 1 euro (italiano) per 1 euro (tedesco). Per questo non parliamo di cambio, perché il cambio nonc’è. Ma quando c’era se ne parlava.

Vuoi un esempio? Nel 1998, un anno prima dell’entrata in Eurolandia, il tasso d’interesse sui t itoli a lungotermine era 4.8 in Spagna contro 4.6 in Germania (dati IFS, 2010), e quindi lo spread era 0.2, cioè 20 puntibase. Ma siccome la peseta nel 1998 perse circa l’1.2% sul marco, lo spread ef f ett ivo, cioè corretto per lasvalutazione, f u negativo: 0.2-1.2=-1.0, cioè l’investitore tedesco prestando a Carlos in f ondo ci avrebberimesso. Meglio prestare a Hans. Nel 1999 i due tassi erano entrambi scesi, di conserva: Spagna 4.7,Germania 4.5. Lo spread quindi era 0.2, come l’anno prima. E quello corretto per la svalutazione? Ehi,amico, sveglia! Nel 1999 c’era l’euro, quindi non bisognava più correggere per la svalutazione. Capiscicosa signif ica? Signif ica che lo spread della Spagna era passato da -1.0 a 0.2, cioè era aumentato di 1.2,di 120 punti base. Con l’euro, meglio prestare a Carlos, no? Sembra poco, lo so, a me e a te chemovimentiamo un conto corrente a tre zeri (se va bene): ma se tu muovessi milioni di euro, questadif f erenza di rendimenti diventerebbe signif icativa, credimi, e porteresti i tuoi soldini dove essa è posit iva:nell’esempio, in Spagna.

L’arrivo di liquidità in perif eria apre nuove opportunità d’investimento e di consumo, sia perché l’af f lussodi denaro dall’estero, piano piano, dopo la f ase iniziale, f a diminuire tassi e spread (legge della domandae dell’of f erta), sia perché la liberalizzazione dei mercati f inanziari crea nuove possibilità di spesa. Nelmondo represso non si “fanno le rate” per un televisore. In quello libero sì. Gli economisti lichiamano “mercati f inanziari perfett i”, quelli dove si può avere tutto subito, perché trovisempre qualcuno che t i f inanzia, ovviamente pagando un prezzo. Quindi la perif eria è euf orica: lesembra di toccare il cielo con un dito: t it illata dai capitali del centro raggiunge vette di piacereconsumistico per lei insospettate f ino a pochi mesi prima. Orgasmi multipli, lubrif icati dalle rate: nuovaautomobile, nuovo f rigorif ero, nuovo televisore... Per non parlare della possibilità di contrarre mutui peracquistare prime, e anche seconde case (perché spesso, nella perif eria, la prima casa una f amiglia cel’ha)...

Come avrete capito, qui subentra il secondo vantaggio per il centro: drogando coi propri capitali lacrescita dei redditi della perif eria, il centro si assicura un mercato di sbocco per i propri beni, che icittadini della perif eria possono ora acquistare grazie agli ef f ett i dirett i e indirett i di un più f acile accessoal credito.

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Insomma: è la solita storia. Il centro versa da bere, la perif eria, distratta (d’accordo, non sempre), beve, eaccorda al centro gli estremi f avori... dei suoi cittadini, che comprano, comprano, comprano, assorbendoil sovrappiù del maturo sistema industriale del centro.

Inizia la parte triste della storia.

La perif eria si gonf ia.

E anche qui siete f uori strada: non è una gravidanza, ma una bolla.

Cos’è una gravidanza lo sapete, questo è decisamente un libro per adult i. Ma siete sicuri disapere cos’è una bolla? Come la def inireste? Va bene, dai, non voglio mettervi in dif f icoltà. In f ondo,se qualcuno chiedesse a me cos’è esattamente una gravidanza, non sono sicuro che saprei risponderein modo tecnicamente esatto. Una bolla è lo scostamento del prezzo di un’att ività f inanziaria dal suovalore f ondamentale. Mi spiego. Il valore attuale di un’azione, in linea teorica, dipende dal valore deidividendi f uturi, da quanto reddito l’azione ti garantisce nel lungo termine. Un valore incerto,naturalmente. L’azione però può anche essere comprata e venduta liberamente, lo sapete. Ora, succedeche se qualcuno si aspetta che i rendimenti f uturi crescano, of f rirà di più per acquistare una data azione.E se qualcuno si aspetta che qualcun altro of f ra di più per acquistare un’azione, cercherà di acquistarla,per venderla quando l’altro sarà disposto a pagarla di più, ma così f acendo (cioè acquistandola)contribuisce a f arne salire il prezzo. Si chiama “aspettativa che si autorealizza” (self-fulfilling expectation).Ora, siccome al primo che f a questo ragionamento le cose vanno, evidentemente, bene, anche unsecondo, e poi un terzo, e poi un quarto, si accodano, domandando quell’azione, il cui prezzo vienespinto su da una domanda che non ha più alcuna relazione con il rendimento atteso a lungo termine (idividendi f uturi), ma solo con l’aspettativa che tutt i hanno che il prezzo cresca.

Capite cosa vuol dire che il prezzo si scosta dal valore f ondamentale? La matematica f inanziaria ciinsegna che con tassi al 5%, ha un senso pagare 20 un pezzo di carta che ogni anno ti paga un redditodi 1. Ma se per qualche motivo quel pezzo di carta lo vogliono tutt i, tu magari t i trovi a pagarlo 100, e lof ai volentieri, perché pensi che dopodomani lo vendi a 150. Perbacco! Vuoi mettere il 50% in due giornirispetto al 5% in un anno?

Ma quanto possano essere lunghe quarantotto ore lo sanno bene quelli che avevano azioni inportaf oglio il 25 ottobre del 1929, aspettando la riapertura dei mercati il lunedì successivo, sì, proprioquello passato alla storia come “lunedì nero”.

E la bolla immobiliare? Semplice: tornate indietro di qualche riga, sostituite alla parola “azione” la parola“appartamento”, e alla parola “dividendo” la parola “af f itto”, ed ecco la bolla immobiliare. La quale, però,una dif f erenza ce l’ha: che gli appartamenti sono meno “liquidi” delle azioni: non basta telef onare alproprio promotore f inanziario per disf arsene...

Insomma: la perif eria, grazie ai capitali esteri, cresce. Crescono i consumi, crescono anche gliinvestimenti. Allettati dalla sua crescita, i mercati convogliano verso di essa capitali in misura sempremaggiore, tanto più che la crescita drogata dal debito privato (i capitali esteri prestati a f amiglie eimprese) causa un miglioramento delle f inanze pubbliche: il rapporto debito pubblico/Pil si stabilizza oscende. I grulli (o i furbi?) per i quali “l’unico debito è quello pubblico” sono così rassicurati.Quanto sembra virtuosa la periferia agli sceriff i (ingenui o conniventi?) del Fondo MonetarioInternazionale! Vedi? La perif eria è una brava ragazza, ha f atto quello che dicevamo noi, gli scerif f i: si èdata un cambio “credibile” (inf austo euf emismo), si è f atta un tantinello zoccola, cioè si è liberalizzata, e irisultati si vedono...

Libertà (f inanziaria), quanti delitt i si commettono in tuo nome!

L’af f lusso di capitali non è più guidato dallo spread, dalla dif f erenza f ra tassi della perif eria e tassi delcentro. Può inf att i accadere (ma non sempre accade) che questa dif f erenza si riduca: la mobilità dei

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capitali, dicono i libri degli economisti, eguaglia i rendimenti da un paese all’altro (legge della domanda edell’of f erta). Non è sempre così, ma anche f osse, ormai quello che att ira i capitali in periferia non èil tasso d’interesse, il rendimento a lungo termine, ma il guadagno in conto capitale, la crescitaconvulsa del prezzo delle att ività.

Nell’economia drogata sale la f ebbre: l’accesso al credito f acile f a salire l’inf lazione, e se all’inizio ci sirivolgeva all’estero per comprare beni di lusso, col tempo i prodotti esteri diventano competit ivi anchesulle f asce più basse, perché i prezzi interni sono cresciuti, quindi il def icit commerciale si approf ondisce,e occorrono nuovi capitali esteri per f inanziarlo. Del resto, lo abbiamo detto prima: un importatore nettodi capitali è anche un importatore netto di beni.

Proprio così: drogata, la periferia è drogata di capitali esteri, e la dose deve essere sempremaggiore, per fare effetto. Non c’è crimine verso se stessa che la periferia non perpetri pur diottenerla. Si prostituisce in ogni modo, distruggendo in pochi anni lo stile di vita e le ragionevoliaspettative di reddito dei suoi cittadini, che si vedono privati dall’oggi al domani di diritt i cheritenevano acquisit i, come quelli all’assistenza e alla previdenza; smantellando il proprio sistemaindustriale, che tanto non le serve più, perché i capitali arrivano, quindi arriveranno sempre, esarà sempre possibile acquistare all’estero, dove lo fanno tanto meglio, quello che non si ha piùconvenienza a produrre in casa; cedendo insomma il meglio di se stessa, tutta se stessa, alcentro.

“Mi ami, centro?” “Certo, perif eria!” “E mi amerai sempre, vero?” “Certo, sciocchina, che domande sono! Aproposito, ma cosa te ne f ai di quell’industria petrolif era, come si chiama... Ani, Azienda nazionaleidrocarburi... Dai, dammela, su, dammi l’Ani, che in cambio avrai un af f lusso di capitali che neanche tel’immagini” “Ma devo darti anche questo?” “Ormai mi hai dato tutto!” “Ma la mamma mi ha detto...” “Lamamma? Ma hai visto Solone e Licurgo dalle colonne del Corriere? Vedi come ti incitano a vendere l’Ani”“Ma io ho un po’ paura...” “Ma io t i amo, perif eria. Dai, dimmi di sì, e vedrai quanta liquidità inietterò nel tuocircuito...”

La sventurata rispose.

Il f atto però è che esiste una legge non so se dell’economia o proprio della natura, quella che dice che “iltroppo stroppia”. In economia penso la chiamino legge dei rendimenti decrescenti. Trovare impieghiproduttivi per masse enormi e crescenti di capitali non è f acile, e gli aff lussi di capitali (sì, proprioquelli dei quali i nostri Quisling tanto lamentano la carenza in Italia), sono, per il paese che liriceve, debit i esteri, che occorrerà rimborsare, e che però, quanto più crescono, tanto menoproducono i reddit i necessari a ripagarli.

Ah, non lo sapevate? Come? Proprio voi, i luogocomunisti, gli spaghetti- liberisti, gli araldi del liberomercato e dell’economia ortodossa, mi ignorate quest’altra semplice verità: non ci sono pasti gratis, nofree lunch, non puoi avere qualcosa per niente. Ah, capisco, capisco... In ef f ett i, sì, mi era sembrato dileggere qualcosa del genere nei giornali italiani. Sapete, io ormai li uso solo per incartare il pesce, e così,f ra una squama di branzino e uno schizzo di nero di seppia mi era sembrato in effett i di intravvedereche esiste in Italia una sinistra genia di imbecilli che pensa che i capitali arrivino dall’esterogratis, che gli imprenditori esteri comprino azioni italiane, o comunque acquisiscano il controllodi aziende italiane, perché noi siamo simpatici, creativi, insomma, perché ci vogliono bene. E chequindi gli af f lussi di capitali sono un bene: noi ne abbiamo bisogno, loro ce li danno, e la storia f inisce lì.Ma pensavo di aver letto male, sapete, nella f retta, la padella sul f uoco, gli ospit i in terrazza... Invece voimi dite che c’è veramente qualcuno che è così cretino da pensare che l’estero i capitali li regali!? E quindiche la svendita delle aziende pubbliche e private italiane a investitori esteri vada non solo nonostacolata, ma addirittura f avorita!? E mi dite addirittura che glielo f anno scrivere sui giornali!?

Ma io, da domani, con quei giornali non ci incarto più nemmeno il pesce. Il nobile branzino non merita unsudario tanto abietto...

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Vi spiego: chi presta, che deve f arsi ridare i soldi con gli interessi, lo sa. Mica pensa di regalarli. Fossescemo! E questo vale per tutt i i t ipi di prestit i, capite?

Esempio: chi acquista un’azienda in perif eria non lo f a perché vuole portare in perif eria lavoro e crescita(in ef f ett i, in due casi su tre comincia col licenziare qualcuno, ci avevate f atto caso?). No: lo f a perchévuole giustamente f ar prof itt i e poi riportarli al centro (e magari, per f arne di più, di prof itt i, passa sopra aqualche regola, ci avevate f atto caso?). Ecco, cercate di chiavarvi in capo questa semplice realtà:quello che oggi è un aff lusso di capitali domani diventa un deflusso di reddit i. L’af f lusso di capitalidall’estero (per comprare un titolo pubblico, per f inanziare l’acquisto della seconda casa o del primotelevisore al plasma di un privato, per acquistare un’azienda), domani diventa un def lusso di redditi versol’estero (interessi o prof itt i). Capito? Oggi entrano i soldi, sotto f orma di credito (per il centro), cioèdebito (per la perif eria). Domani i soldi escono, sono reddit i passivi in bilancia dei pagamenti,reddit i che ampliano ancora di più il deficit estero della periferia, la quale, come usura insegna, aun certo punto è costretta a farsi prestare altri capitali, non più per f inanziare investimentiproduttivi, e nemmeno per f inanziare consumi, ma semplicemente... per pagare gli interessi! Equei capitali, la perif eria, all’inizio nemmeno voleva, all’inizio non ne aveva nemmeno bisogno, ricordate?Perché nel mondo “represso” il circuito del risparmio si chiudeva all’interno del paese: alla perif eriabastavano i risparmi dei suoi cittadini, che ne avevano, perché siccome non tutto era stato privatizzato,e quindi i servizi essenziali non costavano somme sempre maggiori, in f ondo non si stava così male,qualcosa si risparmiava.

Ci si avvicina al triste epilogo.

Un bel giorno la perif eria si sveglia, ha le nausee, vomita. Una grossa azienda va in crisi f inanziaria? Lebanche accusano “sof f erenze” (che poi signif ica che capiscono che i loro debitori non ce la f aranno arestituire i soldi)? Insomma, succede qualcosa, e l’amore f inisce, lasciando il posto a una certainsof f erenza. Il centro comincia a dubitare della capacità della perif eria di rimborsare i propri debiti. Esigecosì il pagamento di interessi sempre più alt i a copertura del rischio, lo spread, che era partito alto (viricordate?), e poi si era annullato, decolla di nuovo. La perif eria si avvita nella spirale del debito estero, sigonf ia sempre di più, e per sapere il seguito basta aprire un giornale. Non è un happy ending.