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Le risposte a cura del Centro Studi Ancl pag. 11 Quesiti Edizione del 20 maggio 2013 Reg. Trib. Civile di Roma sez. stampa n. 371/2009 Il ruolo del Consulente del Lavoro in tempo di crisi economica Sicurezza sul lavoro, nuovi adempimenti pag. 5 Primo Piano Bilancio 2013 e ultime novità pag. 7 Focus

Il ruolo del Consulente del Lavoro in tempo di crisi economica · do – ad esempio – su come funziona il nuovo “rito Fornero” o ci stiamo ancora interrogando sulle varie insidie

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Le risposte acura del Centro Studi Anclpag. 11

Quesiti

Edizione del 20 maggio 2013

Reg. Trib. Civile di Romasez. stampa n. 371/2009

Il ruolo del Consulente del Lavoroin tempo di crisi economica

Sicurezza sullavoro, nuoviadempimentipag. 5

Primo PianoBilancio 2013e ultimenovitàpag. 7

Focus

REDAZIONE SOMMARIOEDIZIONE DEL20 maggio 2013

EDITORIALECrisi economica, il ruolo del CdLpag. 3

PRIMO PIANOSicurezza sul lavoro, nuovi adempimentipag. 5

FOCuSGli approfondimenti degli espertipag. 7

QuESITILe risposte a cura del Centro Studi Anclpag. 11

CHI SIAMODirigenti e sedipag. 20

chiuso alle ore 16:00del 20 maggio 2013

Bollettino ufficialeAssociazione NazionaleConsulenti del LavoroSindacato Unitario

Anno 6 - Numero 09 (74)Reg. Tribunale Civile di Romasezione stampan. 371 del 19.11.2009

Direttore ResponsabileFrancesco Lomgobardi

Capo redattorePaola Diana Onder

Coordinatori di redazioneSilvia BradaschiaGiuliana Della BiancaFrancesco PierroAntonella Scambia

Redazione e impaginazioneSolcom srlvia Salvatore Matarrese, 2/G70124 Bari

EditoreAncl - Segreteria Nazionalevia Cristoforo Colombo, 456Scala B, I piano00145 Roma

[email protected]@anclsu.com

Crisi economica, il ruolo del CdL

pag. 3 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

EDITORIALE

Si sta progressivamente ampliando la platea di settori produttivi, forze sindacali e datoriali, che avvertono ed esprimono la neces-sità di concreta riduzione del costo del lavoro e della tassazione sul lavoro che anche l’Ancl va auspicando da molto tempo ed in ogni sede istituzionale. Sembra ora che anche il mondo politico si sia reso conto della insostenibile pressione fiscale sul lavoro, che disincentiva ogni altro investimento sia nelle aziende che nelle risorse umane: è l’unica strada volta a liberare risorse “di scopo” mirate al sostegno occupazionale nelle imprese. E per dare un forte segnale alla volontà di ripresa economica, si passi senza indugio a detassare tredicesime e quattordicesime ove previste, perché tali mensilità aggiuntive sono da sempre considerate utili alla liberazione di risorse per agevolare i consumi e partecipare allo sviluppo dell’economia. Se una mensilità aggiuntiva è aggre-dita dalle tasse, probabilmente sarebbe preferibile perfino non corrisponderla se non assolve al suo compito di assegnare risorse aggiuntive alle famiglie anche per coltivare il risparmio o i piccoli investimenti. In tale prospettiva, si alzi anche la soglia di detassa-zione dei salari di produttività che, allo stato, per la sua modestia, rischia di non essere neanche avvertito dai lavoratori e dalla più generale esigenza di rilanciare consumi ed economia.

Né è più sostenibile che un sistema produttivo come quello Italia-no, con le sue eccellenze e con le sue unicità riconosciute in tutto il mondo, debba essere appesantito e costretto da un mercato del lavoro di dubbia efficienza. Mercato del lavoro che ancora stenta ad adottare un progetto obiettivo e complessivo che intervenga organicamente sulla promozione dell’occupazione delle donne, dei giovani, dei disoccupati, dei cassintegrati, sulle loro condizioni di lavoro e di carriera e sulla conciliazione dei tempi vita/lavoro. Abbiamo vissuto anni di incertezze con i contratti di inserimento destinati alle donne, con l’effetto che quelle lavoratrici sono rima-ste a casa, pur essendo nel contesto europeo, già considerati sog-getti svantaggiati. Il risultato di queste politiche che non condivi-diamo, è il persistere della cultura del lavoro nero ed irregolare, che inquina fortemente l’intero mercato produttivo e del lavoro.In questo particolare periodo di crisi economica, è evidente che il ruolo del consulente del lavoro diventa assai più delicato. La gestione dei rapporti di lavoro connessa alla obiettiva difficoltà di mantenere i livelli occupazionali, richiede oggi al Consulente anche una funzione strategica in favore dell’azienda e dell’impren-ditore. Quell’adempimento tradizionale che viene comunemente individuato nella busta paga, è solo il risultato di un complesso lavoro di adeguamento all’impresa delle tipologie di rapporti di lavoro e di comprensione delle reali esigenze d’impresa. La gestione dei rapporti di lavoro – specie in un gran momento di difficoltà per tutti – apre scenari ben più ampi per il Consulente del Lavoro, che è chiamato a gestire anche contrattazioni terri-toriali o aziendali, ammortizzatori sociali, incentivi, e quant’altro ruota intorno al coordinamento lavoristico e fiscale delle realtà d’impresa. Per lo svolgimento di questi compiti non semplicissi-

scriveFrancesco Longobardipresidente nazionaleANCL-SU

pag. 4 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

EDITORIALE

mi, occorre innanzitutto una nuova legislazione, certa ed efficace, che non sia adottata – come avviene ancora oggi – per prestarsi e mille interpretazioni e a mille difficoltà. Anche la recente riforma del mercato del lavoro, non ha affatto aiutato in questo senso: a quasi un anno da quella riforma, ci stiamo ancora interrogan-do – ad esempio – su come funziona il nuovo “rito Fornero” o ci stiamo ancora interrogando sulle varie insidie del tempo deter-minato; un apprendistato rimaneggiato in continuazione ma che ancora non è appetibile per i datori di lavoro, perché spaventano le complicazioni, i rischi, le diversità da regione a regione. Queste sono le vere priorità, perché come si è visto, non basta uno sgra-vio contributivo o uno spot televisivo per far crescere il numero degli apprendisti assunti; ci vuole ben altro: semplificazione e sburocratizzazione da mettere al centro della discussione per un vero rilancio dell’occupazione. Qui deve intervenire anche una più ampia apertura dei tavoli istituzionali al confronto con le strutture organizzative dei Consulenti del Lavoro che sono e rimangono i veri tecnici della materia e che hanno di fatto il polso delle impre-se e della loro organizzazione produttiva.

Come è successo anche nella recente riforma, ci si trova troppo spesso invece, di fronte a provvedimenti legislativi calati dall’ alto che spesso abbiamo difficoltà a comprendere perché non com-prendiamo a cosa servono o se servono davvero all’impresa. Si aggravano così non solo le politiche occupazionali, ma si frappon-gono difficoltà anche nello svolgimento quotidiano della nostra professione, nel momento in cui dobbiamo trasferire le nostre competenze e le nostre conoscenze ai datori di lavoro. Capire i molteplici rapporti di lavoro, capirne i risvolti e le complicanze è essenziale per un datore di lavoro che progetta lo sviluppo della propria azienda. Quanto più riusciremo a trasferire le nostre com-petenze alle imprese, tanto più le imprese stesse potranno deline-are con dovizia il proprio futuro ed i propri obiettivi. Non sfor-zarsi a svolgere questo ruolo essenziale, significherebbe venire meno alla reale “mission” del Consulente del Lavoro, che invece è capace di esprimere un patrimonio di competenze e conoscenze attuale e aggiornato.

“La gestione dei rapportidi lavororichiede oggial consulente anche unafunzionestrategicain favore dell’azienda”

PRIMO PIANO

pag. 5 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

Sicurezza sul lavoro, nuovi adempimentiIl facsimile della circolare informativa per le aziende

Circolare informativa dello studio avente valore di notifi-ca Gent.mo Cliente,nell’ottica di fornire le dovute informazioni utili per le Vostre Aziende per garantire il rispetto delle norme in materia di si-curezza sul lavoro, si riporta di seguito un breve riepilogo dei nuovi adempimenti obbligatori per tutte le aziende anche con un solo dipendente a decorrere dal 1° giugno 2013.Fine dell’autocertificazione: dal 31 maggio 2013 anche per le aziende che occupano meno di 10 lavoratori (quindi anche con un solo lavoratore ed anche se apprendista o tirocinante, con contratto a termine o di tipo flessibile) diventa obbligatorio dover redigere il Documento di Valutazione dei Rischi a termine della valutazione dei rischi fermi restando tutti gli obblighi già oggi esistenti. Non è più consentita l’autocertificazione.Pertanto anche le Aziende che hanno uno o più lavoratori an-che solo, per esempio, con con-tratto a chiamata, con contratto di collaborazione continuativa e coordinata, stagionali, interinali, dal 1° giugno dovranno avere il Documento di Valutazione dei rischi con data certa. Ricordo che la data certa viene certificata dalla firma congiunta del datore di lavoro, RSPP, RLS e Medico Competente. Ripeto: anche con un solo lavoratore per es. a chiamata. Il Ministero del Lavoro con interpello n. 7 del 22 novem-bre 2012 ha ribadito che anche le aziende fino a 10 lavoratori possano preparare il documento di valutazione dei rischi (DVR) applicando integralmente l’arti-

colo 28 del D.Lgs. 81/2008 senza, tuttavia, utilizzare le procedure standardizzate di valutazione dei rischi.Al riguardo la Commissione si è espressa rimarcando che “la scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro” (comma 2 lettera a art. 28), pertanto la dimostrazione di aver rispettato gli obblighi previsti in materia di valutazione dei rischi può essere fornita dal datore di lavoro in qualunque modo idoneo allo scopo e, quindi attraverso qualunque procedura che consenta di preparare un DVR coerente con le previsioni degli art. 17,28 e 29 del D.Lgs. 81/2008. Pertanto le aziende al di sotto dei 10 lavoratori che hanno già redatto il DVR a seguito della valutazione dei rischi, anche non seguendo le procedure standar-dizzate, potranno mantenere tale DVR se la situazione interna non si è modificata.Utilizzo delle procedure standar-dizzate: alcune Aziende, errone-amente, ritengono di utilizzare le allegate procedure standar-dizzate con una semplice compi-lazione dei propri dati. Ricordo che le procedure standardizzate sono solo uno schema da poter seguire nella valutazione dei rischi e conseguente redazione del DVR ma che non è possibile ritenere di aver ottemperato agli obblighi aggiungendo i propri dati a tale modello. Quello delle procedure standardizzate è solo un modello da poter seguire ed adattare secondo la propria realtà aziendale. Compilare solo con i propri dati tale modello è sicuramente causa di applicazio-ne delle sanzioni da parte degli Organi di Vigilanza.

Ciò premesso si rappresentano di seguito, a titolo indicativo, tutti gli adempimenti obbligatori per tutte le aziende con nota esplicativa accanto ad ognuno di essi. Obbligo anche con un solo lavoratore.

OBBLIGHI: - Nomina RSPP per datori di lavoro: hi ha già frequentato il Corso secondo il DM 16.01.1997 della durata di 16 ore non è tenuto a frequentare tale corso secondo l’Accordo Stato Regio-ni; chi non ha mai frequentato il corso da RSPP per Datori di lavoro dovrà farlo con durata da 16 a 48 ore a seconda se la sua attività è a rischio basso, medio o alto.Sanzione: ammenda fino a € 6.400,00.- Nomina Addetto alle emer-genze: obbligatorio un corso di formazione secondo il DM 10.03.1998 della durata da 4 ad 16 ore a seconda dell’attività svolta; aggiornamento di tipo pratico ogni anno.Sanzione: ammenda fino a € 4.000,00. - Nomina Addetto al Primo soccorso: obbligatorio un corso di formazione secondo il DM 388 della durata da 12 a 16 ore a seconda dell’attività svolta ed aggiornamento ogni 3 anni per la parte pratica di 4 ore.Sanzione: ammenda fino a € 4.000,00.- Elezione o designazione del Rappresentante dei lavoratori e comunicazione del nomi-nativo all’Inail: obbligatorio un corso di formazione della durata di 32 ore. Nessun aggior-namento per le aziende fino a 15 lavoratori.

Riportiamo di seguito un esempio di circolare informativa che il consulente del lavoro può inviare all’azienda cliente per la conoscenza dei nuovi adempimenti in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro.

PRIMO PIANO

pag. 6 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

Sanzione: ammenda fino a € 5.200,00.- Lavoratori: tutti i lavoratori, anche con contratto di tipo flessibile o a tempo determinato, devono frequentare un corso di formazione specifico composto da 4 ore di parte generale e da 4, 8 o 12 ore di parte specifica a seconda se l’attività è a rischio basso, medio o alto. Tale atti-vità DEVE essere preceduta da comunicazione all’Ente Bilaterale di appartenenza dell’azienda e firmatario del CCNL applicato.Sanzione: ammenda fino a € 5.200,00.- Valutazione dei rischi e redazione del Documento di valutazione dei rischi: tutte le aziende devono effettuare tale valutazione di tutti i rischi presenti e redigere il DVR con possibilità di farlo con procedure standardizzate se hanno fino a 10 dipendenti. Il DVR deve esse-re firmato dal datore di lavoro, RSPP, Medico competente e rap-presentante dei lavoratori. Dal 1° giugno 2013 tale documento è

obbligatorio e non può più esse-re utilizzata l’autocertificazione.Sanzione: ammenda fino a € 6.400,00.- Gestione delle emergenze e Piano emergenza interno: obbligo di garantire tale gestio-ne delle emergenze per tutte le attività anche con un solo lavo-ratore.Sanzione: ammenda fino a € 4.000,00.- Medico Competente: obbligo di dover procedere alla nomina del medico competente, parteci-pazione alla valutazione dei rischi e firma del DVR. Tutti i lavoratori per i quali necessita devono essere sottoposti a visita medica il giorno dell’assunzione e poi periodicamente (indicativamente una volta all’anno salvo casi par-ticolari). La sorveglianza sanitaria è necessaria anche per i lavora-tori a tempo determinato ovvero con contratto flessibile (chiama-ta, collaborazione continuativa e coordinata, stagionali, ecc.).Sanzione: ammenda fino a € 6.000,00 per mancata nomina ed

€ 6.400 per mancata sorveglian-za sanitaria.- utilizzo dei DPI da parte di tutti i lavoratori: tutti i lavora-tori per i quali la valutazione dei rischi ne prevede l’obbligo de-vono avere la consegna dei DPI e sono obbligati ad utilizzarli. Il datore di lavoro non è esonera-to da responsabilità con la sola consegna ma deve accertarsi che il personale li utilizza.Sanzione: ammenda fino a € 6.000,00.- Attrezzature: tutti i lavoratori che utilizzano attrezzature da lavoro come indicate dall’art. 73 (carrelli elevatori, trattori, piattaforme elevabili, macchine movimento terra, betoniere, gru fisse e su ruote, camion con gru) devono frequentare un corso di formazione specifico di durata variabile a seconda del tipo di attrezzatura.Sanzione: ammenda fino a € 5.200,00.- Misure di prevenzione e protezione: tutte le misure di prevenzione e protezione ne-cessarie secondo la valutazione dei rischi devono essere “appli-cate” in azienda. Ogni misura di prevenzione e protezione non attuata comporta una sanzione (per es mancata applicazione di carter di protezione sulle mac-chine, mancata applicazione di cartelli, mancata revisione degli estintori, ecc.).Sanzione: somma delle varie violazioni accertate.- Impianti elettrici: tutti gli impianti elettrici devono esse-re sottoposti a manutenzione periodica (2 o 5 anni) da parte di società autorizzate dal Mini-stero.Sanzione: ammenda fino a € 1.800,00.

A seconda della tipologia di attività svolta dalle aziende e della situazione reale presente al loro interno si potrà rendere necessario procedere ad altri adempimenti.

LA VIGNETTA

FOCuS

pag. 7 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

Bilanci 2013: attenzione alla valutazionedel principio della continuità aziendale

La crisi economica che perdura ormai da anni gioca un ruolo fondamentale anche in materia di approvazione del bilancio 2012 e diventa quindi fondamentale tenere ben presente uno dei principi cardine che guida i redattori dei bilanci di esercizio ossia il principio della continuità aziendale noto anche come principio del “going concern”. Secondo i principi contabili Internazionali (IAS 1) la direzione aziendale deve effettuare una precisa valutazione sulle capacità dell’impresa di continuare ad operare nel futuro. Non per ultimo anche l’art. 2423-bis del codice civile detta importanti regole volte ad indica-re che i valori iscritti in bilancio devono essere con-siderati secondo prudenza e nella prospettiva della continuità dell’attività dell’impresa nel presupposto che l’azienda possa normalmente proseguire la sua attività senza adire ad ipotetiche procedure di liquidazione o procedure concorsuali.

TABELLA NORMATIVA DA CONSIDERARE

Soprattutto nelle Piccole e medie imprese il concetto di continuità aziendale fatica a decollare e spesse volte l’imprenditore, che coincide con l’Amministra-tore, non evidenzia le difficoltà aziendali a discapito della correttezza e veridicità dei bilanci societari. In seconda battuta anche il principio contabile nazio-nale n. 29 precisa che si deve tenere conto anche dei fatti successivi alla data di riferimento del bilancio (periodo di 12 mesi dopo il 31 dicembre 2012) che possono far venire meno, totalmente o parzial-mente, il presupposto della continuità aziendale.

scriveCeleste Vivenzi

Gli amministratori pertanto possono manifestare l’intenzione di proporre la liquidazione della società o di cessare l’attività operativa. Gli indici che occorre tenere in considerazione ai fini del principio della continuità aziendale appar-tengono a variegate tipologie ovvero: Indicatori finanziari:- situazione di deficit patrimoniale o di capitale circolante netto negativo;- prestiti a scadenza fissa e prossimi alla scadenza senza che vi siano prospettive di rinnovo o di rim-borso ovvero eccessiva presenza di prestiti a breve termine per finanziare attività a lungo termine;- indicazioni di cessazione del sostegno finanziario da parte dei creditori/finanziatori;- bilanci storici o in prospettiva che mostrano cash flow negativi (gestione della liquidità delle aziende con lo scopo di indicare le variazioni positive e negative della liquidità con riferimento ad un de-terminato periodo di tempo);- principali indici economico-finanziari negativi;- consistenti perdite operative e perdite di valore delle attività;- mancanza o discontinuità nella distribuzione dei dividendi;- incapacità di saldare i debiti alla scadenza;- incapacità nel rispettare le clausole contrattuali dei prestiti;- cambiamento delle forme di pagamento concesse dai fornitori dalla condizione “a credito” alla condi-zione “pagamento alla consegna”;- incapacità di ottenere finanziamenti per lo svilup-po di nuovi prodotti ovvero per altri investimenti necessari.

Indicatori gestionali :- perdita di amministratori o di dirigenti chiave sen-za riuscire a sostituirli;- perdita di mercati fondamentali, di contratti di distribuzione, di concessioni o di fornitori impor-tanti;- difficoltà nell’organico del personale o difficoltà nel mantenere il normale flusso di approvvigiona-mento da importanti fornitori.

Altri indicatori :- capitale ridotto al di sotto dei limiti legali o non conformità ad altre norme di legge;- contenziosi legali e fiscali che, in caso di perdita in giudizio, potrebbero comportare obblighi di risarci-

IAS 1 – LA DIREZIO-NE AZIENDALE DEVE TENERE CONTO DI TUTTE LE INFORMA-ZIONI DISPONIBILI RELATIVAMENTE AL PREVEDIBILE FUTURO, CHE DOVREBBE ESSERE RELATIVO , MA NON LIMITARSI AI DODICI MESI DOPO LA DATA DEL BILANCIO.

ART. 2423-BIS C.C. - LA VALUTAZIONE DEVE ESSERE FATTA SECON-DO PRUDENZA E NELLA PROSPETTIVA DELLA CONTINUAZIONE DELL’ATTIVITÀ

FOCuS

pag. 8 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

mento che l’impresa non è in grado di rispettare;- modifiche legislative o politiche governative dalle quali si attendono effetti sfavorevoli all’impresa.

Relativamente al presupposto della continuità aziendale gli Amministratori possono identificare tre diverse situazioni:1) ragionevole aspettativa che la società continuerà con la sua esistenza operativa in un futuro prevedi-bile e quindi predisporre in tal senso il bilancio da approvare;2) presenza di elementi che possono far sorgere dubbi di lieve entità sulla capacità della società di continuare la propria operatività per un prevedibile futuro e procedere comunque alla redazione del bilancio in presenza della continuità aziendale;3) verificare la presenza di una improbabile/ remota possibilità che la società continui la propria esisten-za in un futuro prevedibile e quindi non redigere il bilancio sul presupposto della continuità aziendale.

Nella ipotesi di cui al punto 2 le motivazioni devono essere descritte nella relazione sulla gestione con le modalità che gli Amministratori intendono adottare per far fronte alle difficoltà riscontrate; in presenza invece del punto 3 occorre esplicitare i motivi nella

nota integrativa con la descrizione delle motivazio-ni che hanno indotto alla redazione del bilancio in assenza del presupposto della continuità aziendale.

IL REVISORE E LA CONTINuITà AZIENDALE

La problematica della continuità aziendale riguarda molto da vicino anche l’Organo di Revisione della so-cietà (principio di revisione n.570) ed infatti, secon-do i principi di revisione, i Revisori devono valutare utilizzando il presupposto della continuità aziendale e considerare l’esistenza di incertezze significative. Il revisore deve prendere in considerazione un pe-riodo di almeno 12 mesi (come gli Amministratori) ai fini della valutazione della continuità aziendale. Il revisore potrebbe trovarsi ad operare in assenza della valutazione della direzione aziendale e, nel caso di specie, deve discutere con gli Amministratori come intende applicare il principio della continuità aziendale pervenendo a diverse conclusioni:- esistenza della continuità aziendale;- dubbi e incertezze in materia di continuità azienda-le;- mancanza totale del presupposto della continuità aziendale.

FOCuS

pag. 9 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

Le ultime novità in materia di lavoroDal 730 alla sorveglianza sanitaria per stagisti

MODELLO 730-2013: NuOVO TERMINE PER LA PRESENTAZIONE AL SOSTITuTO D’IMPOSTA

Con la pubblicazione sulla G.U. n.99 del 29 aprile del DPCM del 26 aprile 2013 è stato differito al 16 maggio 2013 il termine di presen-tazione del modello 730/13 al sostituto d’impo-sta da parte dei contribuenti che presentano il modello attraverso i propri datori di lavoro o enti previdenziali. Conseguentemente slitta al 14 giugno 2013 la data di consegna entro cui i sostituti d’imposta potranno consegnare al contribuente la dichiarazione dei redditi e il relativo prospetto di liquidazione al sostituito (si ricorda che i termini iniziali erano rispettiva-mente il 30 aprile 2013 e il 31 maggio 2013).

DETASSAZIONE PREMI PRODuTTIVITà 2013: I CHIARIMENTI DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE

Con la circolare n. 11/E/2013 l’Agenzia delle Entrate ha fornito i chiarimenti sui profili fiscali e applicativi in materia di modalità di calcolo dell’imposta sostitutiva e di adempimenti. Si ri-badisce l’applicazione di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comu-nali con l’aliquota del 10% sulla retribuzione di produttività, nei limiti di 2.500 euro lordi, per i soggetti che nell’anno 2012 hanno conseguito redditi di lavoro dipendente non superiori a 40.000 euro e l’Agenzia, per quanto riguarda i profili fiscali, rimanda alle disposizioni dettate dal D.L. n. 93/2008. Per poter accedere al be-neficio il lavoratore deve aver conseguito nel periodo 2012 un reddito da lavoro non supe-riore a euro 40.000 tenendo in considerazione i redditi relativi a più rapporti di lavoro e sot-toposti a tassazione ordinaria aumentati delle somme assoggettate alla stessa imposta sosti-tutiva (occorre considerare anche le pensioni e gli assegni equiparati mentre non rientrano nel calcolo i redditi soggetti a tassazione separata). L’agevolazione si applica su un importo massi-mo di 2.500 euro lordi per l’anno 2013 conside-rando l’importo al lordo della ritenuta fiscale del 10% applicata dal sostituto di imposta al

netto delle trattenute previdenziali obbligatorie. L’imposta del 10% è applicata in via automatica dal sostituto ma se il sostituto che deve appli-care l’imposta sostitutiva non è lo stesso che ha rilasciato il CUD è necessario che il lavoratore comunichi al datore di lavoro l’importo del red-dito di lavoro dipendente conseguito nel 2012 ( resta salva la possibilità per il contribuente di avvalersi della detassazione in sede di dichiara-zione dei redditi ovvero la possibilità di optare per la tassazione ordinaria). L’agevolazione deve riguardare le somme corrisposte in esecuzione di accordi e contratti riguardanti l’aumento della produttività aziendale da depositarsi entro 30 giorni presso la Direzione del lavoro territorial-mente competente. L’Agenzia delle Entrate ha specificato che per tutti i contratti già sottoscrit-ti alla data del 13 aprile 2013 (15° giorno succes-sivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto attuativo), il termine per considerare il deposito tempestivo è il 13 maggio 2013. Ultima precisazione riguardante i datori di lavoro che, in virtù di contratti firmati prima dell’entrata in vigore del decreto, hanno applicato l’impo-sta sostitutiva sui premi di produttività erogati nei primi mesi del 2013 : “tali soggetti devono verificare il rispetto dei presupposti e dei limiti stabiliti dal D.P.C.M. e, in presenza e nel rispetto dei requisiti, l’applicazione dell’imposta sostitu-tiva si intende correttamente effettuata.

SORVEGLIANZA SANITARIA PER STAGISTI E STuDENTI MINORI

Il Ministero del Lavoro, interpello n.1 del 2 mag-gio 2013, ha chiarito che la visita medica obbli-gatoria per il lavoratore minorenne sussiste solo laddove vi sia un rapporto di lavoro e pertanto non sussiste per l’adolescente stagista e per lo studente minorenne.

LA VALuTAZIONE DEL RISCHIO LAVORO DA STRESS CORRELATO

Il Ministero del Lavoro, con interpello n.5 del 2 maggio 2013, ha chiarito che la valutazione del rischio da stress lavoro correlato rientra tra le competenze esclusive del datore di lavoro e pertanto non è delegabile a terzi anche quan-do il datore decida di avvalersi di soggetti in

scriveCe. Vi.

FOCuS

pag. 10 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

possesso di specifiche competenze tecniche in materia.

IDONEITà AL LAVORO NEI CANTIERI MOBILI DEI SOGGETTI AuTONOMI

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con interpello n.7 del 2 maggio 2013, ha chia-rito che il committente o il responsabile dei lavori per i cantieri temporanei o mobili dove verificare l’idoneità tecnico professionale del lavoratore autonomo ed accertare il possesso della documentazione prevista dal D.Lgs. n. 81/08 ma senza pretendere la contestuale

presentazione degli attestati inerenti la forma-zione e l’idoneità sanitaria. Il Ministero conclu-de ribadendo che è possibile affidare il lavoro sia al prestatore autonomo che è in possesso della suddetta documentazione e sia al soggetto privo degli attestati stessi in virtù del seguente concetto dettato dalle norme sulla sicurezza del lavoro che prevede una facoltà e non un obbligo perentorio ovvero cita testualmente ” il lavoratore autonomo può “beneficiare della sorveglianza sanitaria” e “partecipare ai corsi di formazione in materia di salute e sicurezza”.

QuESITI

a cura di

Paola Diana OnderCoordinatriceCentro Studi Nazionale Ancl

Nuove societàprofessionali eregime di neutralitàfiscale.

pag. 11 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

Un collaboratore del mio studio ha conseguito l’abilitazione a CDL quest’anno, dal primo gennaio p.v. si iscriverà all’Ordine di Prato, attualmente è titolare con altra collaboratrice nella sas che cura le mie elaborazioni di Studio. Da gennaio vorremmo costituire una società professionale fra noi due Consu-lenti del Lavoro e la collaboratrice non professionista. Ho letto però che per ora non ci sono certezze in materia nel definire il trasferimento del mio studio nella nuova società in merito al “regime di neutralità fiscale”. Sembra infatti che detto trasferimento potrebbe comportare l’emersione di reddito imponibile in capo allo studio. Potete aiutarmi a trovare il giusto modo per operare? C’è forse da attendere l’emis-sione di qualche decreto attuativo?

QuESITO

Il quesito in oggetto ci offre l’occasione per analizzare in dettaglio il Regolamento per le società tra professionisti che è ormai ad un passo dal suo traguardo finale. Infatti, dopo l’approvazione da parte del Ministero della Giustizia, anche quello dello Sviluppo economico ha firmato, nel mese di febbraio 2013, il provvedimento che disciplina il nuovo modello societario per i professionisti, in attuazione alla delega contenuta all’art.10, comma 10, della legge 12 novembre 2011 n.183 che incaricava il Governo di emanare un testo recante norme che disciplinassero «le modalità di conferimento e di esecuzione dell’incarico da parte dei soci professionisti e l’incompatibilità di partecipazione degli stessi a altre Stp».Ricordiamo, infatti, che la legge delega pur delineando gli elementi essenziali della disciplina primaria delle società tra professionisti, rimette alla regolamentazione secondaria la disciplina di materie quali:- “i criteri e modalità affinché l’esecuzione dell’incarico professionale conferito alla società sia eseguito solo dai soci in possesso dei requisiti per l’esercizio della prestazione professionale richiesta; la designa-zione del socio professionista sia compiuta dall’utente e, in mancanza di tale designazione, il nominati-

RISPOSTA Esperto:Rosario D’Aponte

QuESITI

pag. 12 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013

vo debba essere previamente comunicato per iscritto all’utente” (comma 4, lettera c);- “la partecipazione ad una società è incompatibile con la partecipazione ad altra società tra professioni-sti” (comma 6);- “i professionisti soci sono tenuti all’osservanza del codice deontologico del proprio ordine, così come la società è soggetta al regime disciplinare dell’ordine al quale risulti iscritta. Il socio professionista può opporre agli altri soci il segreto concernente le attività professionali a lui affidate” (comma 7).

Non a caso l’emanando Regolamento è ripartito in quattro capi:- Capo I Disposizioni generali- Capo II Conferimento ed esecuzione dell’incarico professionale- Capo III Partecipazione alla società tra professionisti- Capo IV Iscrizione all’albo professionale e regime disciplinarePur ricordando che resta ora l’ultimo passaggio al Dipartimento affari giuridici e legislativi della Presi-denza del Consiglio dei ministri per un parere formale, e il definitivo vaglio della Corte dei conti prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, vediamone in dettaglio le singole disposizioni regolamentari

Campo di applicazione All’interno del capo I, accanto alle definizioni di società tra professionisti o società professionale e di società multidisciplinare, viene definito l’’ambito di applicazione del regolamento che resta limitato alle società per l’esercizio di attività professionali regolamentate nel sistema ordinistico e costituite ai sensi dell’articolo 10 legge 183/2012.Conferimento dell’incarico: obbligo di trasparenza Gli articoli 3 e 4 del Regolamento nel dare piena attuazione del principio espresso nella fonte primaria secondo cui tutte le prestazioni professionali devono essere eseguite da soci in possesso dei requisiti richiesti per l’esercizio della professione svolta in forma societaria, impone alla società obblighi di infor-mazione del cliente. Più precisamente, la società professionale, al momento del primo contatto con il cliente, deve informare lo stesso:a) sul diritto del cliente di chiedere che l’esecuzione dell’incarico conferito alla società sia affidata ad uno o più professionisti da lui scelti;b) sulla possibilità che l’incarico professionale conferito alla società sia eseguito da ciascun socio in pos-sesso dei requisiti per l’esercizio dell’attività professionale;c) sulla esistenza di situazioni di conflitto d’interesse tra cliente e società, che siano anche determinate dalla presenza di soci con finalità d’investimento. Ciò impone, ovviamente, che la STP consegni al cliente l’elenco scritto dei singoli soci professionisti, con l’indicazione dei titoli o delle qualifiche professionali di ciascuno di essi, nonché l’elenco dei soci con finalità d’investimento. L’avvenuto adempimento dell’obbligo informativo deve risultare da atto scritto e con la stessa forma deve risultare la scelta del professionista o dei professionisti eventualmente indicati dal cliente. Se il cliente non opera la designazione del professionista che svolgerà l’incarico, la società deve comunicargli per iscritto il nome del professionista scelto.

Esecuzione dell’incarico Una volta ricevuto l’incarico, il socio professionista deve provvedere personalmente alla sua esecuzione. Naturalmente può avvalersi, sotto la propria direzione e responsabilità, della collaborazione di ausiliari. Nella ipotesi di esigenze sopravvenute e non prevedibili il professionista potrà avvalersi anche di sosti-tuti. Il Regolamento sembra limitare la possibilità di sostituzione alla sola evenienza di esigenze soprav-venute e non prevedibili in relazione a particolari attività, e non anche alla sostituzione per casi riferibili al professionista. Ad ogni modo, sempre per nell’ottica di attuare il principio di trasparenza, i nominativi sia dei sostituti che degli ausiliari devono essere comunicati al cliente che ha facoltà di comunicare per iscritto il proprio dissenso, entro tre giorni dalla comunicazione.

Incompatibilità Il socio di una STP non può avere partecipazioni in più società professionali e nemmeno in società mul-tidisciplinare. L’incompatibilità vale per tutta la durata della iscrizione della società all’ordine di apparte-nenza.

Più stringenti i requisiti richiesti al socio d’investimento al quale è richiesto, per la sua partecipazione ad

QuESITI

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una società professionalea) il possesso dei requisiti di onorabilità previsti per l’iscrizione all’albo professionale cui la società è iscritta;b) di non aver riportato condanne definitive per una pena pari o superiore a due anni di reclusione per la commissione di un reato non colposo e salvo che non sia intervenuta riabilitazione;c) di non essere stato cancellato da un albo professionale per motivi disciplinari.Le incompatibilità sopra descritte si applicano anche ai legali rappresentanti e agli amministratori che siano anche soci di capitale.Se la Società non rileva e non rimuove la situazione di incompatibilità incorrerà in un illecito disciplinare unitamente al singolo professionista.

Registro Imprese Anche al fine di controllare le situazioni di incompatibilità ed onorabilità le STP hanno l’obbligo di iscrizione al Registro delle imprese con funzione di certificazione anagrafica e di pubblicità. L’iscrizione avviene in una Sezione speciale dello stesso Registro.ai sensi della legge 96/2011, articolo 16 comma 2). La certificazione relativa all’iscrizione nella Sezione speciale riporta la specificazione della qualifica di società tra professionisti.

Iscrizione all’Albo professionale Alquanto dettagliate le disposizioni di cui al Capo IV del Regolamento disciplinan-te l’iscrizione all’Albo professionale della STP ed il regime disciplinare cui è sottoposta. Anche presso gli Ordini o Collegi sarà istituita una Sezione speciale per l’iscrizione delle STP. L’Ordine o Collegio competente a ricevere la domanda di iscrizione è quello di appartenenza dei soci professioni-sti. Nel caso di Società multidisciplinare, la STP è invece iscritta presso l’Albo o il Registro dell’Ordine o Collegio professionale relativo all’attività individuata come prevalente nello statuto o nell’atto costitutivo della STP.La competenza territoriale è individuata dalla sede legale della società tra professionisti.

Alla domanda vanno allegati: - atto costitutivo e statuto della società in copia autentica; - certificato di iscrizione nel registro delle imprese; - certificato di iscrizione all’albo, elenco o registro dei soci professionisti che non siano iscritti presso l’ordine o il collegio cui è rivolta la domanda.

Nella Sezione speciale il Consiglio dell’Ordine o del Collegio professionale, indica per ciascuna società,la ragione o denominazione sociale, l’oggetto professionale unico o prevalente, la sede legale, il nomi-nativo del legale rappresentante, i nomi dei soci iscritti, i nomi dei soci iscritti presso albi o elenchi di altre professioni.In mancanza dei requisiti di iscrizione il Consiglio adotta un provvedimento negativo d’iscrizione previa comunicazione al legale rappresentante della società professionale dei motivi che ostano all’accogli-mento della domanda. La STP, nel termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, ha diritto di presentare le proprie osservazioni, eventualmente corredate da documenti.Il venir meno di uno dei requisiti previsti dalla Legge o dal regolamento impone al Consiglio dell’Ordine di provvedere alla cancellazione dall’Albo per difetto sopravvenuto di un requisito previsto dalla legge o dal Regolamento stesso, seppur nel rispetto del principio del contraddittorio e consentendo alla STP la regolarizzazione entro tre mesi dal verificarsi della situazione di irregolarità.

Regime disciplinare Il socio professionista di una STP è vincolato alle disposizioni del codice deontologico dell’Ordine o Collegio al quale è iscritto, mentre la STP risponde, dal punto di vista disciplinare, delle violazioni delle norme deontologiche dell’Ordine al quale risulti iscritta.Se, tuttavia, la violazione deontologica imputata al socio professionista che risulta iscritto ad un ordine o Collegio diverso da quello della società, è ricol-legabile a direttive impartite dalla STP, la responsabilità disciplinare del socio concorre con quella della STP. Nell’insieme il Regolamento risulta abbastanza indirizzato alla tutela dei terzi che in futuro utilizze-ranno le prestazioni delle STP. Qualche lacuna, invece, è riscontrabile sul regime fiscale e contributivo dei proventi, che lascerà spazio ad inevitabili interpretazione ambigue, come ad esempio nel quesito proposto.

Il consulente del lavoropuò certificare il requisitodi idoneità finanziariaai sensi del regolamento 1071/2009?

QuESITI

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Salve, In qualità di Consulente del Lavoro posso attestare il requisito di idoneità finanziaria ai sensi dell’ART. 7, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1071/2009 del 21 ottobre 2009?

Certificazione del requisito di idoneità finanziaria ex art. 7 del reg. (CE) n. 1071/2009 del 21 ottobre 2009 la circolare: Circolare Ministero Infrastrutture e Trasporti Prot. N.11551 del 11 maggio 2012 cita: 1. Premessa: il rispetto del requisito di idoneità finanziaria. Al fine di garantire che le imprese di au-totrasporto possano rispettare gli obblighi finanziari assunti con tutti coloro che entrano in contatto con l’impresa stessa nel corso della sua attività, il Regolamento (CE) n. 1071/2009 del 21 ottobre 2009 (articolo 7), prevede il rispetto di un requisito di idoneità finanziaria. In particolare il menzionato Re-golamento prevede che l’impresa dimostri di disporre ogni anno “sulla base dei conti annuali, previa certifìcazione di questi ultimi da parte di un revisore o di altro soggetto debitamente riconosciuto” di un capitale proprio (capitale più riserve), pari o superiore a 9.000 euro per il primo autoveicolo, a cui devo-no essere aggiunti 5.000 euro per ogni autoveicolo eccedente il primo (i rimorchi ed i semirimorchi in disponibilità dell’impresa sono fuori dal computo dell’importo dell’idoneità finanziaria). ... 5. L’obbligo di certificazione dei valori attestanti l’idoneità finanziaria Il menzionato Regolamento, come specificato anche nel citato Decreto del Capo Dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici 25/11/2011, indica espressamente che i valori presi a base per la verifica dell’idoneità finan-ziaria, oltre a risultare dai conti annuali, devono essere certificati da un revisore o da “altro soggetto debitamente riconosciuto”. Anche in questo caso le indicazioni saranno diverse a seconda della natura giuridica dell’impresa: a) per le società di capitali, il riferimento alla certificazione dei valori da parte di un revisore può intendersi rilasciata dal revisore, dal collegio dei revisori ovvero dalla società di revi-sione che ha rilasciato la certificazione del bilancio. In questi casi, infatti, il “patrimonio netto”, cui si fa riferimento per l’identificazione dell’idoneità finanziaria costituisce il risultato stesso del bilancio di esercizio, già sottoscritto dal collegio sindacale composto dal o dai revisori contabili deputati al control-lo contabile, in riferimento al quale si assumono la responsabilità della correttezza dei criteri di valuta-zione utilizzati per valutare il patrimonio netto della società; b) per le imprese individuali e le società di persone, invece, occorre effettuare un ulteriore distinzione, in quanto per esse non esiste alcun obbligo di controllo contabile e le stesse possono avere il regime di contabilità ordinaria o quello di contabilità semplificata. Per tali imprese la reale consistenza della voce “patrimonio netto” indicato nel bilancio di esercizio redatto per la dichiarazione annuale dei redditi può essere certificata da un commercialista iscritto nel registro dei revisori contabili. In tale fattispecie rientra ovviamente il CAF Imprese previsto dall’articolo 32, comma 1, lettere a), b) e c), del D.Lgs n. 241/1997 e disciplinato dal D.M. 31 maggio 1999, n. 164, attraverso il responsabile per l’assistenza fiscale. Il commercialista iscritto nell’albo dei revisori contabili ovvero il responsabile del CAF, potranno certificare la corretta applicazione dei criteri adottati per la valutazione degli elementi attivi e passivi del patrimonio indicati al precedente punto 4, lettere b) e c).

QuESITO

QuESITI

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In evasione al quesito proposto si precisa che l’art. 7 regolamento (CE) n. 1071/2009 del parla-mento europeo e del consiglio del 21 ottobre 2009 contenente le condizioni relative al requisito dell’idoneità finanziaria prevede la certificazione da parte di un revisore o di altro soggetto debita-mente riconosciuto per dimostrare l’idoneità finanziaria.

“Per soddisfare il requisito di cui all’articolo 3, paragrafo 1,lettera c), un’impresa deve essere in grado in qualsiasi momento di ottemperare agli obblighi finanziari che le incombono nel corso dell’esercizio contabile annuale. A tal fine, sulla base dei conti annuali, previa certificazione di que-sti ultimi da parte di un revisore o di altro soggetto debitamente riconosciuto, l’impresa dimostra di disporre ogni anno di un capitale e di riserve per un valore di almeno 9 000 EUR quando solo un veicolo è utilizzato e di5 000 EUR per ogni veicolo supplementare utilizzato.” Nella circolare - 11/05/2012 emanata dal MInistero delle Infrastrutture e dei Trasporti Dipartimento per i Trasporti, la Navigazione ed i sistemi informativi e statistici - Prot. n. 11551 - Requisito di idoneità finanziaria per trasportatore su strada avente per oggetto l’accesso alla professione di trasportatore su strada - Chiarimenti sulla dimostrazione del requisito dell’idoneità finanziaria - viene ripreso quanto pre-visto dall’art. 7 regolamento (CE) n. 1071/2009 e al punto 5 viene precisato implicitamente chi sono gli altri soggetti debitamente riconosciuti. 5. L’obbligo di certificazione dei valori attestanti l’idoneità finanziaria Il menzionato Regolamento, come specificato anche nel citato Decreto del Capo Dipar-timento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici 25/11/2011, indica espres-samente che i valori presi a base per la verifica dell’idoneità finanziaria, oltre a risultare dai conti annuali, devono essere certificati da un revisore o da “altro soggetto debitamente riconosciuto”.

Anche in questo caso le indicazioni saranno diverse a seconda della natura giuridica dell’impresa: a) per le società di capitali, il riferimento alla certificazione dei valori da parte di un revisore può intendersi rilasciata dal revisore, dal collegio dei revisori ovvero dalla società di revisione che ha rilasciato la certificazione del bilancio. In questi casi, infatti, il “patrimonio netto”, cui si fa rife-rimento per l’identificazione dell’idoneità finanziaria costituisce il risultato stesso del bilancio di esercizio, già sottoscritto dal collegio sindacale composto dal o dai revisori contabili deputati al controllo contabile, in riferimento al quale si assumono la responsabilità della correttezza dei crite-ri di valutazione utilizzati per valutare il patrimonio netto della società; b) per le imprese individuali e le società di persone, invece, occorre effettuare un ulteriore distinzione, in quanto per esse non esiste alcun obbligo di controllo contabile e le stesse possono avere il regime di contabilità ordina-ria o quello di contabilità semplificata.

Per tali imprese la reale consistenza della voce “patrimonio netto” indicato nel bilancio di esercizio redatto per la dichiarazione annuale dei redditi può essere certificata da un commercialista iscrit-to nel registro dei revisori contabili. In tale fattispecie rientra ovviamente il CAF Imprese previsto dall’articolo 32, comma 1, lettere a), b) e c), del D.Lgs n. 241/1997 e disciplinato dal D.M. 31 maggio 1999, n. 164, attraverso il responsabile per l’assistenza fiscale. Il commercialista iscritto nell’albo dei revisori contabili ovvero il responsabile del CAF, potranno certificare la corretta applicazione dei criteri adottati per la valutazione degli elementi attivi e passivi del patrimonio indicati al prece-dente punto 4, lettere b) e c). Come si può notare, a parte il Direttore del CAF, tutti gli altri soggetti individuali devono avere come requisito l’iscrizione nell’albo dei revisori contabili; si ricorda che an-che nell’ambito del collegio sindacale è previsto che almeno un membro effettivo ed uno supplente devono essere scelti tra gli iscritti nel registro dei revisori contabili (art. 2397 c.c.).

Peraltro la circolare sopracitata ha ampliato la platea dei soggetti abilitati alla certificazione della capacità finanziaria. L’articolo 7 del Decreto Dirigenziale - 25/11/2011 - n. 291 - Attività di autotra-sportatore su strada - limitava infatti al solo revisore contabile la possibilità di certificare la capaci-tà finanziaria. Articolo 7 - Requisito dell’idoneità finanziaria 1. Fermo quanto previsto dall’articolo 7, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1071/2009, l’impresa di trasporto su strada è tenuta a dimostrare la sussistenza del requisito di idoneità finanziaria ogni anno secondo una delle seguenti

RISPOSTA Esperto:Monticelli Giammaria

QuESITI

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modalità: a) attestazione rilasciata da un revisore contabile iscritto al registro dei revisori contabili, tenuto presso il Consiglio dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, che certifichi che, sulla base di quanto risulta dall’analisi dei conti annuali, l’impresa dispone di un capitale e di riserve non inferiori all’importo previsto ai sensi del citato articolo 7, paragrafo 1; b) attestazione rilasciata da una o più banche, da compagnie di assicurazioni o da intermediari finanziari autorizzati ed iscritti nei rispettivi albi, sotto forma di garanzia fideiussoria bancaria o assicurativa, inclusa l’assicurazio-ne di responsabilità professionale, per l’importo previsto ai sensi del citato articolo 7 paragrafo 1. Le imprese di trasporto su strada o i soggetti che hanno rilasciato le attestazioni di cui al presente comma hanno l’obbligo di comunicare in forma scritta all’autorità competente, entro il termine di quindici giorni da quando ne hanno avuto conoscenza, ogni fatto che determini diminuzione o perdita della capacità finanziaria attestata. Detto questo si può concludere che il Consulente del Lavoro può attestare il requisito di idoneità finanziaria solo se iscritto al registro dei Revisori Legali. Si vuole però puntualizzare un aspetto che non è secondario e può interessare i colleghi che, se iscritti, possono rilasciare la certificazione di idoneità finanziaria; ci si riferisce all’ultimo comma dell’art. 7 sopra riportato che prevede un obbligo di comunicare in forma scritta all’autorità com-petente, entro il termine di quindici giorni da quando ne hanno avuto conoscenza, ogni fatto che determini diminuzione o perdita della capacità finanziaria attestata. Per l’inosservanza di questo obbligo è previsto un pesante aspetto sanzionatorio, pertanto è necessario monitorare continua-mente la capacità finanziaria del soggetto certificato.

QuESITI

Art. 300, correttainterpretazione dellaparte speciale relativaai pubblici esercizi.

Si chiede cortesemente un parere sulla corretta interpretazione dell’art. 300 della parte speciale relativa ai Pubblici esercizi, in particolare a chi debba essere corrisposta la maggiorazione della retribuzione, ai soli contratti a termine nelle aziende stagionali (individuate dal Dpr 1525 modificato dal Dpr 378) oppure anche ai dipendenti a termine assunti per lavoro stagionale nelle aziende ad apertura annuale.Soluzione proposta. L’art, 77 individua la stagionalità considerando quelle che effettuano uno o più periodi di chiusura, l’art. 78 individua le causali di legittima apposizione del termine, tra queste cita i pe-riodi di intensificazione stagionale e/o ciclica delle attività in seno ad aziende al apertura annuale. L’art. 70 consente l’assunzione a termine rimandando alle specifiche normative contenute nelle parti speciali del contratto. gli artt, 298 . 299 - 300 disciplinano le norme del contratto a termine nei pubblici esercizi, Il contratto integrativo provinciale (SONdrio) dispone che solo nei comuni ad alto impatto turistico deve essere applicata la maggiorazione del 9% per i contratti a termine dalla durata del contratto stesso.

QuESITO

Ritengo il quesito ormai superato: le maggiorazioni previste non sono applicabili indiscriminatamente a tutti i lavoratori assunti con contratto a termine, bensì ai soli lavoratori per i quali l’apposizione di un termine, al contratto di lavoro, sia motivata dalla stagionalità.Il dubbio sorgeva dalla lettura dell’ex art. 300 del CCNL del settore Turismo-Pubblici esercizi che è stato più volte mal interpretato a causa della formulazione del titolo, indicato nel contratto, che ora è stato correttamente riscritto1. In riferimento al D.P.R. n. 1525 del 7 ottobre 1963, punto 48, D.P.R. n. 378 del 11 luglio 1995 e decreto legislativo n. 368 del 6 settembre 2001, confermate dalla legge 247/2007 (Protocollo del Welfare) tutte le aziende che effettuano una chiusura di 70 giorni continuativi o 120 giorni non continuativi nell’anno solare sono definite aziende stagionali. Nello specifico l’art.293 del contratto di lavoro per il personale dipendente del Turismo indica che fatte salve condizioni di miglior favore, in atto per Contratti Integrativi Provinciali, il personale “assunto a termine con contratto stagionale”, avrà diritto ad una retribuzione maggiorata del 20% se la durata del contratto è fino ad un mese e 15% per una durata fino a due mesi. Per il calcolo dell’indennità di stagionalità per contratti a termine, superiori a due mesi, fino alla fine della stagione, è fissata invece la percentuale del 8%.

1 - Il CCNL Turismo – Pubblici Esercizi del 20/2/2010 - CAPO II – che titola Contratti a termine e aziende di stagione, indica all’Art. 293 Maggiorazione contratti a termine in aziende di stagione:A) Ferme restando le condizioni di miglior favore in atto per effetto degli Accordi Integrativi provinciali, il personale dei Pubblici Esercizi avrà diritto alla retribuzione maggiorata dei: 20 per cento per ingaggio fino ad un mese; 15 per cento per ingaggio fino a due mesi; 8 per cento per ingaggio oltre i due mesi fino alla fine della stagione.

RISPOSTA Esperto:Paola Maschietto

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Trasformazione del rapportoa termine in rapportoa tempo indeterminato,computo sostituzionedi maternità.

QuESITI

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Questa dipendente ha diritto alla trasformazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato? Questa la sua storia: 1° assunzione a tempo determinato dal 01/04/2009 al 31/08/2009 (5 mesi) poi prorogata per 18 mesi fino al 28/02/2011 = totale 23 mesi Poi in data 28/03/2011 è stata riassunta a tempo determinato per sostituzione di maternità con data presunta del termine 23/11/2011 poi pro-rogata fino al 30/11/2011 sempre per sostituzione della maternità (parto tardivo) ed al termine cessata per fine rapporto a termine. In data 01/12/2011 è stata riassunta a tempo determinato per i restanti 13 mesi con scadenza del termine 31/12/2012.Soluzione proposta. Il lavoro a tempo determinato per sostituzione di maternità non rientra nel computo dei 36 mesi massimi e pertanto il termine del 31/12/2012 è legittimo e la dipendente non può chiedere la trasformazione a tempo indeterminato. Il mancato rispetto del periodo di pausa tra un rapporto e l’altro non è stato rispettato perchè non dovuto. Le causali sono completamente diverse. E’ corretta l’interpretazione? o la dipendente può richiedere la trasformazione?

QuESITO

Non si può concordare con le soluzioni proposte dal collega. In primo luogo, non è condivisibile l’affer-mazione secondo cui il contratto a tempo determinato per ragioni sostitutive non sia computabile ai fini del calcolo dei 36 mesi.L’art. 5, comma 4 bis, del D.Lgs. n. 368/2001 stabilisce che “qualora per effetto di successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro fra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore abbia complessivamente superato i trentasei mesi comprensivi di proroghe e rinnovi (…) il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato”. Il Legislatore, quindi, non ha considerato alcuna eccezione per i contratti a termine di natura sostitutiva, fatte salve diverse disposizioni della con-trattazione collettiva.Il Ministero del Lavoro, poi, nella circolare n. 13/2008 ha chiarito che entrano nel campo di applicazione della suddetta norma i rapporti di lavoro stipulati ai sensi del D. Lgs. 368/2001, escludendo quelli legati a logiche e a finalità diverse, come ad esempio il contratto a termine stipulato ai sensi dell’art. 8 della legge n. 223/91. Del resto, il contratto per ragioni sostitutive è una delle fattispecie previste dall’art. 1 del D. Lgs. n. 368/2001; pertanto anche il contratto a termine stipulato per ragioni sostitutive entra nel computo dei 36 mesi. Per quanto riguarda, infine, la successione dei contratti, in particolare del secondo e del terzo contratto a termine, non è possibile legittimare il terzo contratto a termine per il solo fatto che le causali sono diverse. Di recente, l’assunzione a termine senza soluzione di continuità è stata ritenuta possibile dal Ministero del Lavoro. Tuttavia, il caso preso in considerazione riguardava la successione di contratti aventi entrambi ad oggetto una sostituzione di maternità.

RISPOSTA Esperto:Cristiana Michieli

NEWS

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Intesa in Veneto tra Ancl, Inps e AnivÈ partita in Veneto un’inedita collaborazione fra consulenti del lavoro e ispettori di vigilanza (di Inps, Inail, Di-rezioni territoriali del lavoro, ministero), volta al confronto fra le parti nell’ottica di prevenire fenomeni elusivi in tema di obblighi contributivi da parte delle aziende ed eventuali contenziosi. Le realtà venete dell’Ancl, il sindacato unitario dei consulenti del lavoro, e dell’Aniv, l’Associazione nazionale ispettori di vigilanza, hanno firmato infatti un protocollo d’intesa diventato operativo con i primi giorni di marzo.La collaborazione fra le due associazioni, l’Ancl Veneto presieduta da Alessandro Bonzio e l’Aniv Veneto guidata da Luciano Esposito, si concretizzerà in un tavolo tecnico mensile che analizzerà l’effettiva portata delle norme e delle circolari rispetto a problematiche di lavoro, contributive e fiscali, e le loro applicazioni. Da questo confronto nascerà un “avviso comune”, ovvero una interpretazione condivisa che sarà divulgata agli associati tramite newsletter e tramite la pubblicazione sui rispettivi siti web e riviste. «Lo scopo di questa col-laborazione - afferma Bonzio - è di creare una sorta di filtro e di scambio di conoscenze che possa agevolare il lavoro di tutti, dei colleghi consulenti del lavoro, che applicano le norme, e degli ispettori, che controllano la loro applicazione». L’esigenza di un confronto costruttivo fra le due associazioni nasce infatti dall’esperienza e dalla coscienza che più che le leggi sono le periodiche, nonché molto frequenti, circolari (ministeriali, degli enti previdenziali, etc.) che dettano alle aziende, e ai professionisti che le seguono, cosa fare. Avere una interpreta-zione comune delle stesse significa prevenire errori che possono portare a dispendiosi contenziosi. Solo due esempi per capire l’importanza dell’iniziativa: il 18 luglio scorso entrava in vigore la riforma Fornero, e in due mesi, in piena stagione turistica, dal ministero del Lavoro sono arrivate cinque comunicazioni diverse su come attivare i contratti di lavoro a chiamata, tipici del settore ricettivo. Oppure, la regolamentazione nei contratti degli oneri di trasferta in vent’anni ha subito almeno 50 interventi da ministero del Lavoro, Inps e Inail. Con lo stesso spirito, sempre in Veneto è stato formalizzato nei giorni scorsi un altro protocollo di intesa, operativa-mente simile, che vede l’Ancl regionale collaborare con l’Inps territoriale, diretta da Antonio Pone. Sindacato ed ente previdenziale si riuniranno periodicamente in una commissione mista per esaminare le problemati-che che si verificano nei rapporti fra consulenti del lavoro e istituto.

Nasce in Veneto un protocollo anti-burocrazia: una collaborazione fra Inps regionale e Ancl Veneto, che vede l’ente previdenziale e i professionisti dell’amministrazione del personale cooperare nel risol-vere dubbi e criticità che quotidianamente si manifestano, soprattutto da parte delle aziende e quindi dai consulenti che le seguono, nei rapporti con l’istituto. Un protocollo che, seppur partendo da una regione, risponde all’esigenza di “fare qualcosa” espressa da molti colleghi anche in sede dell’ultimo congresso nazionale dell’Ancl, tenutosi ad aprile a Rimini. Tra procedure rinnovate periodicamente, il funzionamento discontinuo dei servizi telematici e altri disservizi, non si contano infatti le difficoltà dei consulenti del lavoro nel rapportarsi con l’Inps. Ente che, dal canto suo, riceve una mole incredibile di richieste di chiarimenti, con la difficoltà di rispondere puntualmente a tutti. Ecco quindi che il proto-collo d’intesa, che vede la luce in Veneto si inserisce come una sorta di “filtro virtuoso” fra i soci del sindacato, che vivono quotidianamente la professione, e l’ente previdenziale. Il protocollo si concretizza in una commissione mista, la cui prima riunione si terrà entro il mese di maggio, che periodicamente esaminerà l’andamento dell’attività dell’Inps, le statistiche di produzione, risolverà le criticità di varia natura, interpretative o procedurali, sul tappeto. Il fine è pervenire all’ema-nazione di veri e propri “Avvisi comuni”, ossia posizioni condivise su questioni controverse, da fornire ai consulenti tempestivamente, affinché dispongano di maggiori certezze da riversare nel supporto professionale alle imprese. “Dare certezze agli operatori economici e con tempestività è ciò che ci chie-dono le aziende in questo difficile momento congiunturale - spiegano il presidente Ancl Veneto Ales-sandro Bonzio e il direttore regionale Inps Antonio Pone - La competitività del sistema-paese passa per uno stretto rapporto tra istituzioni e mondo delle professioni e il Veneto, che ha un ruolo trainante nell’economia italiana, si candida come regione guida. In questa regione il settore produttivo trova la sua vitalità nelle medie e piccole imprese, perciò Inps regionale e Ancl Veneto condividono la necessità di favorirne i processi competitivi e la dinamica gestionale attraverso regole certe per non appesantire ulteriormente i già significativi oneri burocratici”.

Nasce in Veneto un protocollo anti-burocrazia

CHI SIAMO

Dirigenti e sedi Associazione NazionaleConsulenti del Lavoro Sindacato unitariouFFICIO DI PRESIDENZA NAZIONALEDa chi è composto l’Ufficio di presidenzaPresidente Nazionale Francesco LongobardiVice Presidente Nazionale Vicario Stefano SassaraSegretario Tesoriere Luca BonatiSegretario Amministrativo Romana BettoniCoordinatore del Centro Studi Professionale Paola Diana OnderComponenti Claudio Faggiotto, Manuela Maffiotti, Roberto Morini, Guido Sciacca

CONSIGLIO NAZIONALE SINDACI REVISORIDa chi è composto il ConsiglioGiammaria Monticelli, Renato Boscutti, Luigi Sabatini

CONSIGLIO NAZIONALE PROBIVIRIDa chi è composto il ConsiglioRossano Zanella, Filippo Continisio, Luciano Ognissanti

CONSIGLIO NAZIONALEDa chi è composto il ConsiglioConsiglieri di estrazione congressualeWalter Agostini, Mario Alborno, Mario Annaro, Omar Barella, Giovanni Besio, Romana Bettoni, Paolo Bisca-rini, Francesco Blasini, Luca Bonati, Bruno Bravi, Luciana Bruno, Maurizio Buonocore, Biancamaria Burali, Stefano Camassa, Stella Crimi, Nestore D’Alessandro, Laura Della Rosa, Roberto Entilli, Claudio Faggiotto, Vittorina Faoro, Nicola Filippi, Carlo Flagella, Giovanna Formentin, Annarita Formicola, Debora Furlan, Mas-similiano Gerardi, Antonietta Giacomin, Zeno Giarola, Daniele Girini, Mariano Giunta, Alfonso Izzo, Manuela Maffiotti, Livio Masi, Domenico Monaco, Dario Montanaro, Roberto Morini, Piervittorio Morsiani, Loredana Nicoli, Paola Diana Onder, Marco Operti, Leonardo Pascazio, Roberto Pasquini, Valeria Rama, Alessandro Rota Porta, Alberto Saitta, Antonio Saporito, Roberto Sartore, Stefano Sassara, Guido Sciacca, Stefania Sco-glio, Roberta Sighinolfi, Antonella Spalletti, Giuseppe Trovato, Massimiliano Umbaldo, Enrico Vannicola.

Ex presidenti ed ex segretari generali nazionali - consiglieri nazionali di dirittoGiancarlo Bottaro, Roberto De Lorenzis, Franco Dolli, Giuseppe Innocenti, Gabriella Perini, Benito Pesenato

PRESIDENTI CONSIGLI REGIONALI ANCLI presidenti dei Consigli Regionali dell’Associazione Nazionale Consulenti del LavoroPasquale Arteritano (Campobasso), Crocifisso Baldari (Puglia), Elisabetta Battistella (Bolzano), Alessandro Bonzio (Veneto), Filippo Carrozzo (Piemonte), Maria Paola Cogotti (Sardegna), Paolo Dressi (Friuli Venezia Giulia), Luca Fedeli (Toscana), Luca Follatello (Lombardia), Giacobelli Gianni (Marche), Anna Maria Grana-ta (Campania), Giacomo Greco (Aosta), Francesca Antonia Laganà (Calabria), Giovanna Manca (Basilicata), Claudia Paoli (Umbria), Fabiano Paoli (Trento), Andrea Parlagreco (Lazio), Luca Piscaglia (Emilia Romagna), Elisabetta Plevano (Abruzzo), Luigi Schenone (Liguria), Stefania Scoglio (Sicilia).

pag. 20 - Edizione del 20 maggio - n. 74 - IX del 2013