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Il ruolo del soggeo nel realismo gnoseologico (in confronto con la prospeva fenomenologica di Heidegger) Marco Reggiani

Il ruolo del soggetto nel realismo gnoseologico (in

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Page 1: Il ruolo del soggetto nel realismo gnoseologico (in

Il ruolo del soggetto nel realismo gnoseologico (in confronto con la prospettiva fenomenologica di Heidegger)

Marco Reggiani

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Uomo Realtà

Conoscenza

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Che cosa si intende per realtà?

•La realtà materiale?•La matematica?•Dio?

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È conoscibile la realtà?

•Qual è il ruolo del soggetto conoscente?•Cosa succede al soggetto dopo che ha conosciuto l’oggetto?

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Jaques Maritain (1882 – 1973) Martin Heidegger (1889 – 1976)

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Cosa si intende per realismo gnoseologico?

•La scienza è «realista»Ad es. l’uomo può essere conosciuto dalla biologia, dalla chimica, dalla psicologia… Ma la scienza non può rispondere a questa domanda:«C’è un’anima o non c’è? Esiste lo spirito o c’è soltanto la materia? Dobbiamo credere alla libertà o al determinismo? Alla finalità o al caso? Ai valori o ai semplici fatti?».

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Ma esiste un tipo di conoscenza che, con regole proprie e verificabili, permette all’uomo di acquisire verità di un tale livello?

Per Maritain è il compito proprio della filosofia

Tragedia della filosofia moderna:

• non riconoscere che vi sono diversi livelli di conoscenza che l’uomo può raggiungere e

• contrapporre come antitetiche filosofia e scienza, sapienza e verità.

Questa tragedia ha avuto un inizio preciso

Cogito ergo sum

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Per Maritain occorre tornare al principio aristotelico tomista:

daCogito, ergo res sunt

aScio aliquid esse

Il soggetto è cosciente di conoscere «almeno una cosa, che ciò che è, è»

(J. Maritain, Distinguere per unire)

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Per Maritain la metafisica è la scienza che permette di scoprire la res nella sua essenza, di scoprire«l’essere in quanto tale, sciolto dalla materia in cui prende corpo, l’essere con le sue pure necessità oggettive e con le sue leggi che non hanno alcun peso, con le sue costrizioni che non si toccano, con le sue evidenze invisibili»

La metafisica non ha nessuna utilità pratica perché «non è un mezzo, è un fine, un frutto, un bene honestum et delectabile, un sapere di uomo libero, il sapere più libero e più naturalmente regale».

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• Questa è la grandezza della metafisica che si pone come punto intermedio tra la conoscenza intelligibile (propria delle scienze naturali) e la conoscenza trans-intelligibile (frutto della rivelazione cristiana).

• Ma qui sta anche la miseria della metafisica, che accompagna l’uomo fino alle soglie della conoscenza di Dio, come Causa delle cause, ma non riesce a dargli un volto e un nome, permettendo di conoscerlo solamente per analogia:

• tocca alla saggezza mistica dare soddisfazione allo spirito dell’uomo di «conoscere Dio nella sua intimità più profonda, in modo soprannaturale, perché accanto alla ragione e alla fede vi è l’azione dello Spirito Santo, che prelude alla visione beatifica della vita eterna»

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La struttura della conoscenza secondo Maritain

• in che rapporto stanno il soggetto, il pensiero, la res e la nozione di verità?

• il realismo gnoseologico impone di riconoscere che uno è il modo in cui le cose sono in sé stesse, un altro è il modo in cui sono presenti nel nostro pensiero; l’immagine della cosa che il pensiero apprende non è semplicemente un calco della cosa stessa, o una sua copia. Vi è un’unità incomparabilmente più profonda…

• adaequatio res et intellectus

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La struttura della conoscenza secondo Maritain

• Tale adaequatio è ciò che definisce la verità come «conformità dello spirito con l’essere, in quanto dice essere ciò che è, e non essere ciò che non è».

verum sequitur esse rerum

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Critica alla fenomenologia

La fenomenologia fa iniziare la sua filosofia proprio dall’assunto: ego cogito cogitatum,

diversamente da quanto fa il realismo con il suo ego cogito ens

Viene “messa tra parentesi”, sospesa, la possibilità di pensare il mondo materiale come anche il mondo trascendente la vita della coscienza: «si ammette la possibilità di arrestare il pensiero ad un puro oggetto-fenomeno: cioè di pensare l’essere rifiutandosi di pensarlo come essere».(È la stessa differenza che intercorre – è lo stesso Maritain a chiarire con un esempio – tra il dire “mangio il mangiato” e “mangio il pane”.)

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Critica alla fenomenologia

Le posizioni che hanno preso il via con Cartesio e che ritengono che l’oggetto stesso sia presente alla coscienza come un’impronta o una copia, come un’idea: «questa idea-ritratto ha come doppione una cosa cui assomiglia, ma che non è colta dall’atto intellettivo». L’idea e la cosa sono separate, e il pensiero coglie soltanto sé stesso: occorre chiamare in causa una divinità per essere sicuri che dietro all’idea ci sia una cosa che le corrisponde. In fondo - pensano idealisti e fenomenologi - perché cercare un “fuori” del pensiero?

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Orgoglio della fenomenologia

Umiltà del realismo che «allunga la mano verso le cose»

solo nella prospettiva realista, l’intelletto umano si trova di fronte alla possibilità di ammettere un Altro Trascendente, esistente in sé e per sé: «è sufficiente vi siano delle cose perché Dio sia inevitabile. È sufficiente che assegniamo a un filo di muschio, alla più piccola formica il loro valore ontologico, perché non possiamo sfuggire alla mano terribilmente potente che ci ha fatti.

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Che cosa accade al soggetto conoscente?

conoscere secondo la prospettiva di Maritain è un certo modo di diventare altro da sé: non consiste nel “fare” qualcosa, ma nell’essere “meglio” sé stessi

il conosciuto è nel conoscente «come un rimedio all’imperfezione, essenziale ad ogni soggetto conoscente creato, di avere un essere di natura limitata, e di non essere, per sé stesso, tutto il resto».

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La conoscenza secondo Heidegger

Anche per Heidegger il problema dell’essere è centrale

«Abbiamo noi oggi una risposta alla domanda intorno a ciò che propriamente intendiamo con la parola “essente”?».

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La conoscenza secondo Heidegger (1/4)

Chi si pone il problema dell’essere se non l’ente uomo?

Dasein / Esserci

L’uomo è un poter-essere, «si rapporta al suo essere come alla possibilità più propria. L’Esserci è sempre la sua possibilità».

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La conoscenza secondo Heidegger (2/4)

Essere-nel-mondoEssere-per-la-morte

Le res sono strumenti«le cose non sono anzitutto “in sé”, ma anzitutto in rapporto con noi come strumenti … è questo il primo passo per una revisione generale del concetto di essere». (G. VATTIMO)

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La conoscenza secondo Heidegger (3/4)

Il mondo, le cose, si danno all’uomo già fornite di una funzione/significato, nel senso che l’uomo ha già un patrimonio di pre-giudizi, che lo guidano alla scoperta delle cose stesse. Questi pre-giudizi non sono concetti ricavati dalla res per astrazione, come insegna il realismo, o calchi della realtà, come supponeva Cartesio;

L’esserci non è una tabula rasa su cui si imprimono le immagini e i concetti. Egli utilizza le res per realizzare il progetto di sé. Egli esiste nel mondo, come un essere-gettato (significato del “ci” dell’Esserci) in questa relazione.

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La conoscenza secondo Heidegger (4/4)

• Cosa rimane in questa impostazione del concetto classico di verità come adaequatio res et intellectus? • «tutto sta nel liberarsi da quel concetto artificiale di

“adeguazione”»• Il termine verità indica per lui uno svelare (aletheia) l’ente, un

tirarlo fuori dal suo nascondimento per lasciarlo essere in quanto fenomeno. Anzi, questo è proprio il senso del termine fenomenologia: «lasciar vedere da sé stesso ciò che si manifesta, così come si manifesta da sé stesso».

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L’uomo ha accesso all’essere?

«L’uomo è il pastore dell’essere»

è il custode: non tocca a lui decidere se e come e quando l’ente, sia esso Dio, la natura, o la storia, entrano nella radura dell’essere. L’uomo è quell’ente destinato a dimorare vicino all’essere: «E-sistenza (vale a dire l’uomo, ndr) è …l’abitare e-statico nella vicinanza dell’essere. Essa è la guardia, cioè la cura dell’essere».L’uomo e-siste, e in quanto e-siste rimane fuori, nella radura dell’essere in attesa che l’essere stesso si riveli a lui.

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L’uomo ha accesso all’essere?

È questo il punto massimo cui può arrivare la filosofia di Heidegger nel trattare il problema dell’essere.

«il poetare è più vero dell’indagine dell’ente».

“Ormai solo un Dio ci può salvare”.

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Voglio sapere ciò che è (Raissa)

Raissa ha detto tutto nelle sue poesie … La poesia traspone direttamente, con una trama di parole così fragile, esatta e delicata da non essere più che trasparenza, ciò che è stato ineffabilmente patito nella contemplazione (Jaques)

Raissa Oumançoff Maritain