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IL SIGNIFICATO DEL C. 49 DI CATULLOAuthor(s): DOMENICO ROMANOSource: Aevum, Anno 28, Fasc. 3 (MAGGIO - GIUGNO 1954), pp. 222-229Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25820564 .
Accessed: 14/06/2014 22:04
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DOMENICO ROMANO
IL SIGNIFICATO DEL C. 49 DI CATULLO
La questione sul significato del c. 49 di Catullo ha origine nella se
conda meta deH'800 (1). Prima di allora nessuna voce autorevole si era
levata contro la tradizionale interpretazione del carme ritenuto univer
salmente un carme di ringraziamento, che il poeta indirizza a Cicerone
per un favore ricevuto, e dove loda la eloquenza del piu grande degli avvocati quot sunt quotque fuere... quotque post aliis erunt in annis. Si dubito della sincerity del grazie. Le espressioni di lode esagerata con
cui il poeta esalta Yoptimus omnium patronus, mentre svaluta troppo se
stesso, chiamandosi pessimus omnium poeta, parvero esagerate e insin cere. Esse svelerebbero Tintento di colpire Cicerone, ribattendo il poeta un giudizio sfavorevole che Cicerone avrebbe espresso sulle sue capa city poetiche, e di cui finge di rendergli maximas gratias. II carme
avrebbe quindi intenzione satirica e testimonierebbe di un'ostilita tra
Catullo e Cicerone; mentre se si ritengono sinceri e il grazie e la lode, il carme viene ad acquistare valore di documento di un apprezzamento favorevole su Cicerone ancora vivo da parte di un contemporaneo. Cio
spiega perche gli studiosi si siano tanto affaticati intorno a questo car
me, senza peraltro giungere ad una soluzione soddisfacente della que stione. Gli e che sia i difensori della tesi deirepigramma ironico sia
i sostenitori della tesi contraria non sono riusciti ancora ad individuare
Toccasione del carme. Quando e perche Catullo compose il c. 49? Se
prima non si risponde a questa domanda, qualunque ipotesi si possa avanzare, viene a mancare Telemento risolutivo del problema (2).
(1) II primo che, slando al Gandiglio (Cantores Euphorionis 1904 p. Ill) ?espresse il sospetto circa V intenzione nascosta delle espressioni catulliane? fu il RiBBECK, Valerius
Catullus. Ein Litt. Hist. Skizze, p. 22. Da allora, sino alia fine dell' 800, si sono alternati i sostenitori della sincerita del ringraziamento e gli assertori dell'epigramma ironico. Nel nostro secolo, e specialmente negli ultimi trenta anni, ha finito col prevalere la opinione che il c. 49 sia un carme satirico, e pero la critica si e quasi del tutto disinteressata del
problema.
(2) La ragione per la quale Catullo ringrazia Cicerone e stata variamente spiegata nel secolo passato. Che nel carme Catullo ringrazi Cicerone per l'orazione Pro Coelio
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IL SIONIFICATO DEL C. 49 DI CATULLO 223
II Pascal (1) fu il primo da noi ad affermare con vigore di argomen tazioni il carattere ironico del c. 49, che ?se Caiullo si chiamava il
pessimo dei poeti, egli non poteva dirlo che per celia, e cioe per ripe tere in senso derisorio il giudizio di un nemico?. Egli crede che la ra
gione del carme e, quindi, del ringraziamento debba ricercarsi nel fatto
che doveva esistere tra Cicerone e Catullo diversity di tendenze per criteri d'arte: Cicerone lo avrebbe chiamato ? pessimo poeta?, e Catullo
avrebbe risposto a Cicerone ringraziandolo e ripetendo il giudizio. La
tesi del Pascal secondo cui il c. 49 e ironico, tesi non nuova, ma pre sentata in modo originale, fini con Tessere accettata dagli studiosi. Anche
oggi e opinione quasi generale che il c. 49 abbia intenzione ironica. E
recentemente il Funaioli ha ripubblicato un suo articplo di molti' anni
fa (2) dove si afferma addirittura che ?il c. 49 rappresenta il primo ap
parire nell'antichita della caricatura ciceroniana?.
Invero il carme dopo una prima lettura pud anche dare Timpressione di insinceriia; appunto per l'elogio esagerato che il poeta tributa a Ci
cerone, mentre svaluta tanto se stesso da dirsi T ultimo dei poeti. Una
tale dimostrazione di modestia ? e stato osservato ? se sincera, mal
si confa coll' indole del poeta Veronese. Ma il dubbio che si tratti di un
carme ironico sarebbe giustificato solo se si riuscisse a trovare il motivo
occasionale del carme, se si riuscisse cioe ad individuare la causa d'un
dissidio tra Cicerone e Catullo. Si crede comunemente che Catullo deve
essersi risentito d'un giudizio pronunziato da Cicerone sul suo talento
poetico e sulla sua scuola. Ma in realta non abbiamo alcuna prova che
Cicerone si sia espresso in termini sfavorevoli ne contro Catullo, ne
contro i poetae nooi, almeno prima che Catullo morisse, dato che le
Tusculanae (3) e la lettera ad Attico (4) dove Cicerone avrebbe mani
dove l'oratore difese dalle accuse di Clodia il suo amico Celio, lo suppose lo Schwabe,
in Quaestiones Catullianae 1862, e fu seguito da molti. II westphal, Catullus Gedichte in ihrem geschichtlichen Zusammenhang ubersetzt und erlautert, 1867 p. 238 sgg. ere
dette che Catullo nel c. 49 ringrazi Cicerone per averlo presentato a Clodia, aiutandoio
anzi a divenirne ramante. Per il Pleitner, Studien zu Catullus, 1876 p. 129 il poeta rin
grazia Cicerone per un'orazione Pro Catullo in cui lo avrebbe difeso contro un calun
niatore. Che Catullo ringrazi per essere stato difeso da Cicerone e anche l'opinione di
ronstand, Les poesies de Catulle, 1882 p. LXX (nota). (1) Pascal, Poeti e personaggi catulliani, 1916 p. 135 sgg. (2) Per il FjINAlOLl, in R. I. O. I, 1922 V, p. 17 sgg. e in Studi di left, ant, II torn,
p. 17 sgg., che parte dalle conclusion! del Pascal, la parodia dei superlativi, la solennita
delTapostrofe Marce Tulle, la valutazione comparativa di Catullo poeta e Cicerone ora
tore, non lasciano dubbi che nel c. 49 Tintento sia satirico.
(3) Cfr. ClC, Tusc. 3, 45 o egregium poetaml quamquam ab his cantoribus Eupho rionis contemnitur.
(4) Cfr. ClC, Ad Ait. 7, 2, 1 Flauit ab Epiro lenissimus Onchesmites. Hunc cwov
ostd^orra si cui voles twv vsuTepwv pro tuo oendito.
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224 D. ROMANO
festato il suo dissenso dal movimento neoterico, appartengono rispetti
vamente al 45 ed al 50 a. C. (1). E pur non potendosi escludere che
anche prima Cicerone possa avere espresso la sua antipatia verso Ca
lullo ed il suo indirizzo letterario (2) e pero arbitrario fondare su di
una semplice congettura la interpretazione del c. 49 inteso come carme
polemico, composto contro Tavversario della corrente poetica, di cui
Catullo era il principale rappresentante. Non deve dunque vedersi nel
c. 49 il riflesso d'una polemica letteraria, che forse mai ci fu, tra Cice
rone, ammiratore dei oeteres poetae, da un lato, e Catullo e la sua
scuola dairaltro.
Del resto, anche a volere ammettere che nel c. 49 Catullo replichi a Cicerone servendosi deH'arma dell'ironia, non si pud non riconoscere
che qui quest'arma e spuntata, e che non e consono al temperamento di Catullo (3) il rispondere ad una offesa in modo cosi blando e cosi
poco chiaro, specialmente se si pensi che Catullo non esita a scagliar si apertamente contro uomini potenti come Cesare, Pompeo, Mamurra, senza avere paura della loro vendetta. E avrebbe egli temuto la reazione
di Cicerone? Di ironia si puo invece parlare a proposito di altri carmi
catulliani (4). Ne per un altro verso, si puo vedere nel c. 49 un riflesso
(1) Per Harnecker, in Philologus, 1882 p. 468, le espressioni ciceroniane non alludo no a Catullo ne all'indirizzo dei vswTspsu, ma probabilmente a Cornelio Gallo. Anche il
Gandiglio, op. cit. p. 112, crede che le critiche di Cicerone non si possono riferire a
Catullo gia morto da qualche anno quando fu scritta la lettera ad Attico, e che il c. 49
potrebbe essere ?testimonianza di rapporti amichevoli* tra Cicerone e Catullo. Sul pre
sunto giudizio sfavorevole di Cicerone nci confronti della scuola di Catullo, si leggano le
osservazioni di Bione, in M. CL, 1941 p. 160 sgg. Sulla ipotesi che i cantores Euphorio
nis, a cui allude Cicerone, fossero i neoteri che si raccolsero intorno a Partenio, di cui
facevano parte Cornelio Gallo e Virgilio, si vedano Rostagni, Virgilio Minore, 1933 p. 240
e Alfonsi, Poetae Nooi, 1945 p. 93.
(2) E quello che crede per es. Friedric, Catulli Veronensis liber, 1908 p. 229 (Komm.). Per Lenchantin, // libro di Catullo, 1927 p. 88 ?l'autore del De meo consulato avra po
tato esprimere verbalmente giudizi non entusiastici sulla scuola di cui Catullo e antesignano>.
(3) Cfr. Baehrens, Catulli Veronensis liber, 1885 p. 252 (Komm.) *nego omnino hanc tectam irrisionem quadrare in Catulli indolent, aperte ille aut amare solet aut
odisse: haec media per eipwvetav inimicum agendi ratio, aut non noui Valerium, aut ab
eo alienissima es/?.
(4) II Pascal, op. cit., p. 131 sgg. adduce il c. 49 come esempio di ironia catulliana insieme con il c. 25, il c. 29, il c. 11, come se esso presenti le stesse caratteristiche del
T ironia che si ravvisano in questi carmi. In realta nel c. 25, dove Catullo si rivolge al cinaedus Thallus che gli ha involato il pallium, risulta evidente che le espressioni con cui il poeta dice a Tallo che e mollior cuniculi capillo vel anseris medullula vel imu/a oricilla sono insincere e ironiche dal fatto che subito dopo egli si scagliera contro di lui, minacciandolo che lo fara fustigare se non gli rendera cio che gli ha rubato. Lo stesso dicasi a proposito del c. 29, dove e chiaro che Catullo se chiama Cesare unicus impe rator, ripetendo a scopo di invettiva sanguinosa gli elogi degli ammiratori (Pascal), lo fa
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1L SIGNIFICATO DEL C. 49 DI CATULLO 225
politico. Catullo non si interessava di politica anche se taluni suoi at
tcggiamcnti contro Cesare fanno pensare che egli fosse un anticesaria no (1). Sul piano politico, quindi, in ogni caso, Catullo e Cicerone non
potevano non essere d'accordo.
Ne con ragioni di indole artistica ne di indole politica pud dunque
provarsi, almeno sul fondamento degli elementi di cui siamo in possesso, il presunto dissenso tra Cicerone e Catullo, dissenso che, ripetiamo, deve presupporsi alia interpretazione del c. 49 come carme ironico e
polemico. La quale si fonda esclusivamente su di un'impressione sogget tiva non confermata ne da elementi interni ne esterni. Non c'e dubbio
che abbia influito sui critici che hanno studiato il c. 49, e lo hanno ri
tenuto un carme anticiceroniano, il concetto negativo formatosi in epoca moderna di un Cicerone povero di pensiero, senza carattere, avvocato di tutti etc. (2). E non e senza significato il fatto che proprio nella se
conda meta dell'800 si sia fatto strada il sospetto che il c. 49 non fosse un carme di lode e di ammirazione per Cicerone, quando cioe nel clima
romantico imperava la critica svalutatrice di Cicerone. II dubbio che il carme catulliano avesse un'intenzione ironica una volta affacciatosi ri
mase, com'era naturale, anche quando passd la ventata anticiceroniana e si cercd, soprattutto in Italia, di porre Cicerone in una luce meno sfa
vorevole. In una eta in cui 1'ammirazione per Cicerone non era piu in
condizionata come prima, non si e creduto piu alia sincerita delle
espressioni di ammirazione e di lode che si leggono nel c. 49. E nata
ironicamente, giacche e evidente che egli vuole colpire Mamurra, ma anche Cesare, che
ha permesso al suo protetto di arricchirsi spudoratamente. L'unico carme, a proposito del
quale si pud forse parlare di nascosta ironia e I'll, dove Catullo si rivolge ai suoi ?co
mites ? Furio ed Aurelio, fingendo di esaltare la loro amicizia e la loro fedelta.
(1) Cfr. BlONE, art. c/7., p. 171.
(2) L'espressione omnium optimus patronus e da intendersi nel senso che Cicerone
e il migliore di tutti gli avoocati, non che e V otiimo avuocato di tuttit comescriveva nel
46 Cecina (Fam. VI 7, 4 Auges etiam tu mihi timorem, qui in Oratore tuo caves tibi per Brutum et ad excusationem socium quaeris. Ubi hoc omnium patronus facit, quid
me, veterem tuum, nunc omnium clientem sentire oportet?), perche e improbabile che
Catullo abbia voluto usare qui una costruzione diversa dal verso precedente omnium pes
simus poeta, dove omnium e intimamente connesso a pessimus. Lo Schmidt, in Rh. Mus.
1914 p. 273, interpreta la frase come se Catullo abbia voluto rispondere ad un giudizio sfavorevole espresso da Cicerone su di lui come poeta ?damit, dass er den Verteidiger des Vatinius in beabsichtigtem Doppelsinn den besten von alien Anwalten und den besten Anwalt aller, d. h. der Schuldigen wie der Unschuldigen nennt?. Certo gli avversari di Cicerone dovettero avere buon giuoco quando egli, che nel 56 aveva aspramente attacca
to Vatinio nel processo di Sestio, nel 54 poi lo difese (cfr. Sall. In v. in Cic. 4 Vatini causam agis, de Sestio male existimas), ma a parte il fatto che al tempo di quel pro cesso Catullo doveva essere ?se non ai suoi ultimi giorni, alle sue ultime prove a noi
note di poeta? (BlONE, op. cit.f p. 112), non si capisce perche Catullo avrebbe dovuto
ringraziare, anche se sarcasticamente, Cicerone per questo fatto qui.
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226 D. ROMANO
cosi, e si e sempre piu rafforzata, malgrado non siano mancate voci in
senso contrario, Topinione chc in questo carme Catullo prcnda in giro Cicerone, e che Telogio non sia in fondo che una burla. Percio con
viene esaminare il carme, senza preconcetti, per vedere se esso possa
ragionevolmente ritenersi un carme ironico. Ora nel c. 49, se ben si consider!, non c'e ironia. L'ironia consiste
nel dire l'opposto di quello che si pensa e si vorrebbe dire d' una per sona o d' una cosa. Catullo quindi avrebbe chiamato disertissimus (1)
? con questo superlativo si inizia il carme, e non senza ragione ? Ci
cerone per burlarsi di lui. E cosi, chiamandolo il piu grande di tutti gli avvocati di ogni tempo avrebbe detto il contrario di quello che pensava.
Dunque, giacche Catullo si rivolge al pafronus, si deve pensare che per lui Cicerone come avvocato fosse tutt'altro che facondo e tutt'altro che
optimus omnium pafronus. Ma come poteva Catullo mettere in dubbio la
eloquenza e l'abilita dialettica di Cicerone, del principe del foro roma
no? come poteva credere di colpire Tavversario, ironeggiando proprio sulla di lui eloquenza, dinanzi alia quale si inchinera lo siesso Cesare, che pur era un suo avversario politico? (2). Eppure si parla quasi sem
pre di ironia a proposito di questo carme. Gli e che non si pone at tenzione abbastanza al fatto che e al pafronus, e soltanto al pafronus che Catullo indirizza il suo carme. Ed e inconcepibile che Catullo abbia creduto di smontare il suo supposto censore colpendo Cicerone la dove era invulnerabile. E allora le espressioni con cui Catullo si rivolge a
Cicerone, pur cosi solenni e ampollose, non possono che significare la
profonda ammirazione che il poeta, come tutti i contemporanei, sentiva
per l'uomo piu eloquente ed il pafronus piu abile di quel tempo. Ma se
Catullo si rivolge all'avvocato, loda l'avvocato, ringrazia l'avvocato, la occasione del carme non pud ricercarsi che in un processo, in cui Ci cerone era l'avvocato difensore, un processo che Catullo deve aver se
guito con sommo interesse, e che dovette concludersi nel modo deside
(1) funaioli, art. cit., p. 19, richiamandosi alia distinzione che fa Cicerone tra diser tus ed eloquens (de orat. 1, 94), crede che Catullo, chiamando disertissimus Cicerone voglia mettere in evidenza non la eloquenza, ma la verbosita deil'autore. Ma a parte il fatto che Catullo nel c. 53 chiama disertus Y amico Calvo, lodandone la facondia, lo stesso
Cicerone adopera disertus per indicare un uomo veramente eloquente: cfr. Brutus 104
Diophanem Mytilaeneum Graeciae tempohbus illis disertissimum; Ep. ad Att. 2, 24, 3 (de Cicerone ipso) me non nominaoit, sed dixit consularem dtsertum. Si veda anche Sen. epist. 107, 10 Ciceronist disertissimi viri.
(2) Cfr. Cic, Brutus 253, dove e riportato l'elogio che nel De analogia Cesare tri buta al maestro e creatore della bellezza oratoria: nam scripsit fscil. Caesar) his ver bis cum hunc nomine esset affatus. Ac si, ut cogitata praeclara eloqui possent, non nulli studio et usu elaboraoerunt, huius te paene principem copiae atque inventorem bene de nomine ac dignitate populi romani meritum esse existimare deb emus,
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IL SIONIFICATO DEL C. 49 DI CATULLO 227
rato dal poeta, se qucsti sente il bisogno di ringraziarlo in un carme cosi
complimentoso. Dunque si tratta d'una difesa che Cicerone avrebbe as
sunto in favore di Catullo stesso o d'un suo amico o contro un nemico
di Catullo (1)
* *
Tra i carmi composti da Catullo subito dopo il suo arrivo a Roma, il 108, che egli scrisse contro un certo Cominio, e una tremenda invet
tiva che denota un odio ed un' avversione profondi da parte del poeta verso questo personaggio
Si, Comini, populi arbitrio tua cana senectus
Spurcata impuris moribus, intereat, Non equidem dubito quin primum inimica bonorum
Lingua execta avido sit data vulturio, Effossos oculos voret atro gutture corvus,
Intestina canes, cetera membra lupi.
Chi altri pud essere questo Cominio se non quel Cominio che nel
65 accusd Cornelio de maiestate? Nel 66 i due Comini, Gaio e Publio,
esponenti della oligarchia, presentarono contro Cornelio, gia tribuno del
popolo, l'accusa di lesa maesta, ma non furono presenti in tribunale nel
giorno del processo, che percid non ebbe luogo. Ma l'anno dopo C. Co
minio, per allontanare da se il sospetto di essere stato corrotto la prima volta dal denaro di Cornelio (2), ripresentd l'accusa. Ora il c. 108 di
Catullo contiene piu d'un indizio che ci permette di ritenerlo scritto per
Tappunto contro questo Cominio, e di collocarlo, quindi, al tempo del
processo contro Cornelio, vale a dire nel 63: 1) arbitrio populi intereat:
Cornelio era un rappresentante del popolo, ed e naturale che Catullo
dica a Cominio, che ha rinnovato l'accusa contro Cornelio, che morira
per volonta di popolo] giacche il popolo non avrebbe permesso che ve
nisse condannato chi aveva difeso i suoi interessi. 2) inimica bonorum
lingua: la lingua di Cominio e ostile ai buoni, ma il plurale invece del
singolare allude qui verosimilmente a Cornelio, probo difensore della
(1) BlONE, Catullo Poeta, 1946 pp, 111-112 riiiene giustamente che sia ?piu ovvio
pensare che il ringraziamento, sul serio o per burla, a Cicerone si riferisca a qualche sua
manifestazione oratoria, che desse nel genio o irriiasse Catullo per avere giovato note
volmente a persone care al poeta, o notevolmente urtato cose o persone a lui amiche*.
(2) Cfr. ASCON, p. 65 G. Comini autem magna infamia flagraverunt uendidisse silentium magna pecunia. ( cum ) Manilius... esset damnatus.recreavit se
C. Cominius ut infamiam acceptae pecuniae tolleret, ac repetiit Cornelium lege maiestatis.
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228 D. ROMANO
plebe. 3) impuris moribus: non e improbabile che qui si alluda alia voce
diffusasi dopo che i Comini ritirarono l'accusa nel 66, che Cornelio
comprd con denaro il loro silenzio. Che il Corrnnio del c. 108 ed il
Cominio che nel 65 accuso Cornelio fossero una stessa persona non mi
pare possa revocare in dubbio chi abbia intendimento storico (1). Un
carme, come questo di Catullo contro Cominio, che non fosse attuale, non avrebbe ne senso ne scopo. D'altra parte se Catullo mostra tanto
odio contro questo Cominio da attingere da Callimaco la macabra im
magine degli avvoltoi che rosicchiano la lingua, dei cani che divorano le budella e dei lupi che ingoiano le membra di Cominio sbranato dal
popolo infuriato (2), vuol dire che l'accusa di Cominio a cui e da rife rirsi il c. 108, doveva colpire un suo amico; e Cornelio pud benissimo essere quel Cornelio del c. 102, dove ad un Cornelio che gli ha confi dato un segreto
? il denaro sborsato perche i Comini ritirassero l'ac cusa? ? Catullo promette che non lo svelera ad alcuno (3).
In ogni caso, sia o non sia il Cornelio accusato da Cominio l'ami co di Catullo del c. 102, e certo che il processo che ebbe luogo allora nel 65, dovette essere seguito dal poeta con interesse, se proprio in
quella occasione secondo ogni probability, come abbiamo visto, egli scaglio contro Cominio quella feroce invettiva che e il c. 108. Ne e ne
cessario che Cornelio fosse amico di Catullo, anche se e supponibile che lo fosse. L'odio contro Cominio basta da solo a spiegare l'interes se del poeta per quel processo. Ora chi difese Cornelio contro Cominio fu Cicerone. La Corneliana, V orazione pronunziata da Cicerone pro Cor nelio non ci e giunta, ma di essa ci parla Asconio Pediano, che ne ri
porta anche qualche brano. La difesa era particolarmente difficile, anche
per l'abilita e la pertinacia di Cominio, che rintuzzava le argomentazioni di Cicerone. II quale mostro allora un coraggio davvero eccezionale (4), schierandosi apertamente contro i nobili in difesa della liberta minac ciata dal prepotere di pochi. Cicerone parlo per quattro giorni, e la sua
eloquenza fu smagliante. Quintiliano (5) ci dice che nec fortibus modo sed etiam fulgentibus armis proeliatur in causa Cornell' Cicero. Cominio fu battuto e Cornelio assolto. Catullo allora, nel 65, aveva venti anni: da
(1) Delia Corte, Due studi Catulliani, 1951 p. 113 crede che ?probabilmente Ca tullo si rivolga a Cominio proprio in occasione di quel processo, quando gia Cominio era ormai tutto bianco di capelli?.
(2) Cfr. Ov. Ibis, 167 unguibus et rostro tardus trahet ilia vultur et scindent auidi perfida corda canes, deque tuo fiet... insatiabilibus corpore rixa lupis.
(3) Della Corte, op. cit, p. 114. (4) Cfr. Cic, pro Corn. II fr. 1M pugnem aperte contra nobilissimorum hominum
voluntates? studia consilia cogitationesque eorum aperiam? (5) Inst. VIII, 3, 3,
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IL SIONIFICATO DEL C. 49 DI CATULLO 229
poco era venuto a Roma ed aveva iniziato la sua attivita poetica. Egli dovette presenziare a quel processo clamoroso e niente e piu naturale che ancora picno di entusiasmo per la eloqucnza di Cicerone che aveva avuto ragione del suo odiato nemico, indirizzasse al patronus di Cornelio subito dopo la fine del dibattito il c. 49, come biglietto poetico di rin graziamento per avere saputo mozzare la maledica lingua di Cominio inimica bonorum. Si rispecchia nel carme, cosi nella ricchezza degli epi teti ammirativi come nella stessa enfasi e solennita espressiva (1) lo stato d'animo del poeta subito dopo Pesito felice del processo. II c. 49 non e che il corrispettivo, per quanto riguarda la forma ed il tono, del c. 108: come in questo Catullo esprime esageratamente il suo odio per Cominio, cosi in quello esalta esageratamente 1'avvocato disertissimus che ha smantellato Taccusa di Cominio e gli ha reso in questo modo un grande servigio. II ventenne Catullo ha significato cosi la sua grati tudine e la sua ammirazione sincera al piu grande avvocato del tempo. Al giovanissimo poeta Cicerone doveva apparire come una figura abba
gliante in tutto il fascino della sua magica parola. Spontaneo e cerimo nioso quindi il raffronto di Cicerone avvocato colla sua persona: di fronte a te che sei il piu grande di tutti gli avvocati io non sono che Pultimo dei poeti. Al giovane Catullo da poco venuto a Roma dalla provincia, desideroso di farsi conoscere e di farsi strada, un po' di modestia piu o meno sincera, di fronte all'uomo gia famoso in tutto il mondo, non
poteva che riuscire vantaggiosa. Poteva essere anche un modo questo per farsi amico l'uomo piu influente di allora. Niente dunque intento iro nico e polemico nel c. 49. Lungi dal costituire la prova d'un dissenso tra Catullo e Cicerone, esso testimonia della ammirazione e della sim
patia del poeta per il grande oratore romano. Ed e interessante per noi soprattutto perche e insito in esso il riconoscimento, da parte d'un con
temporaneo, dei grandi meriti di Cicerone come avvocato.
(1) La frase solcnne quot sunt... quotque post aliis erunt in annis, non e adope rata con intento parodistico, c l'essere usata anche per Aurelio e Giovenzio ?mostra solo ch'era formula convenzionale usata per complimenti sviscerati* (BlONE, op. cit., p. 113). Anche la espressione Romuli nepofum, anch'essa epicamente solenne, non e che una
perifrasi per indicare i Romani, e soltanto questo, ne ha nulla che vedere coll'apostrofe offensiva Romule Arpinas dell' Invectiva in Ciceronem di Sallustio.
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