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Capitolo Primo
IL SISTEMA DELLE NOTIFICAZIONI NEL PROCESSO CIVILE
Sommario: 1. Il concetto di notificazione. - 2. L’ufficiale giudiziario. - 3. Il ruolo dell’ufficiale giudiziario quale “indispensabile” intermediario tra istante e notificatario. - 3.1. Segue. Le noti-fiche dirette e le successive evoluzioni legislative. - 4. La fase di impulso dell’attività notifi-catoria. Il soggetto notificante. - 5. La fase di trasmissione e consegna. I soggetti dell’attività notificatoria. - 6. La relazione di notificazione. - 7. Il momento conclusivo del procedimento notificatorio. - 7.1. Segue. Perfezionamento e scopo della notificazione. - 8. La scissione del momento perfezionativo. Premesse.
1. Il concetto di notificazione.
Con il termine notificazione è tradizionalmente definita, ad una prima appros-
simazione, la sequenza progressiva di una serie di attività preordinate alla trasmis-
sione, per il tramite di un soggetto qualificato, di una notizia o di un atto verso uno
o più determinati destinatari1, per provocarne la presa di conoscenza e realizzare gli
effetti che al compimento di tale attività conseguono2.
1 Sulla predeterminazione dei destinatari quale elemento che distingue la notificazione dalle altre forme di pubblicità, cf. diffusamente Punzi, La notificazione degli atti nel processo civile, Milano, 1959, 7 ss.
2 Così Punzi, Notificazione (dir. proc. civ.), in Enc. Dir., XXVIII, Milano, 1978, 641. Sul concetto di notificazione cfr. Balena, Notificazione e comunicazione, in Digesto civ., Torino, XII, 1995, 259; Caponi, Sul perfezionamento della notificazione nel processo civile (e su qualche disattenzione della Corte costituzionale), in Foro it., 2004, I, 645; D’Ajala Valva, Notificazione (dir. trib.), in Enc. Giur., XXI, Roma, 1990; D’Alessio, Notificazione, in Noviss. Dig. It., App., Torino, 1984, 250; La China, Comunicazione, in Enc. Giur., VII, Roma, 1988; La China, Notificazione (dir. proc. civ.), in Enc. Giur., XXI, Roma, 1988, 2; Lancellotti, Comunicazione, in Noviss. Dig. It., III, Torino, 1959, 846; Martinetto, Notificazione, in Noviss. Dig. It., XI, Torino, 1965, 395; Minoli, Le notificazioni nel processo civile, Milano, 1938; Murra, A proposito della notificazione inesistente, in Giust. civ., 2001, II, 514; Picardi, L’ufficiale giudiziario: una figura ambigua, in Giust. civ., 1993, I, 537; Punzi, Comunicazione (dir. proc. civ.), in Enc. Dir., VIII, Milano, 1961, 207; Punzi, Delle comunicazioni e delle notificazioni, in Comm. al codice di procedura civile, diretto da Allorio, 1, 2, Torino, 1973,
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L’obiettivo viene, generalmente, raggiunto attraverso l’opera di un soggetto
terzo, intermediario tra il richiedente ed il destinatario, che provvede alla consegna
o alla trasmissione di una copia conforme dell’atto da notificare, documentando nel
contempo debitamente la relativa attività sull’originale dell’atto stesso.
L’ufficiale notificante è tenuto ad attestare, in calce all’originale ed alla copia,
prima che questa sia consegnata, l’eseguita notificazione indicando la persona alla
quale è stata consegnata la copia, la sua qualità, il luogo della consegna, le ricerche,
anche anagrafiche, eventualmente svolte, i motivi della ipotetica mancata consegna
e, se del caso, le notizie raccolte sulla reperibilità del destinatario.
Il procedimento si sviluppa in tre fasi fondamentali: la prima fase generalmente
definita “di impulso”, la successiva denominata “di trasmissione e consegna” e
l’ultima “di documentazione”.
In tale sequenza sono incardinati sia l’atto di parte (e cioè l’istanza di notifica)
che provoca il sorgere del procedimento e ne guida lo svolgimento, sia gli atti
dell’ufficiale giudiziario e degli altri soggetti (ufficiale postale, consegnatario ecc.)
che, in misura maggiore o minore, cooperano al raggiungimento dello scopo finale3.
In conclusione, la notificazione può definirsi come una sequenza di atti in pro-
gressione rigorosa che, pur se posti in essere da soggetti diversi, sono tutti preordi-
nati allo scopo unico di conseguire la certezza legale4 della conoscenza di un atto da
parte del destinatario, ogni qualvolta tale certezza sia richiesta perché si producano,
in tutto o in parte, gli effetti propri dell’atto medesimo, ovvero altri effetti relativi al
procedimento in cui l’atto di inserisce5.
2. L’ufficiale giudiziario.
La dottrina tradizionale qualifica l’ufficiale giudiziario come figura centrale
dell’intero procedimento notificatorio e vero e proprio dominus della fase di tra-
smissione6. Ed invero, l’intermediazione necessaria dell’ufficiale giudiziario, nel
1438; Sorbello, La notificazione degli atti processuali, in Giust. civ., 2006, II, 239; Tarzia, Una proposta per le notificazioni di atti giudiziari, in Giur. it., 1975, IV, 106.
3 Così Punzi, Notificazione (dir. proc. civ.), I, cit., 644. In questo senso, anche Minoli, Le notifi-cazioni nel processo civile, cit., 163.
4 L’epressione è di Pugliatti, La trascrizione, I. La pubblicità in generale, Milano, 1957, 351, condivisa anche da Punzi, Notificazione (dir. proc. civ.), cit., 646. Circa l’utilizzo da parte del legi-slatore del termine notificazione al di fuori della legislazione processuale, cfr. Cass., 20.12.2011, n. 27782, secondo cui: “Per notificazione può intendersi in senso lato qualsiasi attività diretta a pro-durre conoscenza di un atto e che in detta ampia nozione la notificazione ai sensi del codice di rito costituisce una species; che il mezzo della notificazione mediante ufficiale giudiziario riguarda pro-priamente gli atti processuali per i quali essa è espressamente prevista; che pertanto deve ritenersi che l’uso da parte del legislatore, al di fuori dell’ambito processuale, del termine ‘notificazione’ può servire anche ad indicare una forma di comunicazione per gli atti di carattere recettizio diversa da quella tramite ufficiale giudiziario”.
5 Così Balena, Notificazione e comunicazione, cit., 261.6 Cfr. Punzi, Delle comunicazioni e delle notificazioni, in Comm. al codice di procedura civile,
diretto da Allorio, cit., 1443 ss. che precisa che, da un lato il soggetto istante ha l’onere di fornirgli tutte le indicazioni necessarie per il recapito dell’atto e, dall’altro, la sua attività risulta regolata da
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capitolo primo - il sistema delle notificazioni nel processo civile
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rapporto tra l’interessato ed il destinatario, costituisce uno degli elementi caratteri-
stici della notificazione degli atti processuali.
L’interessato alla notifica si limita a predisporre l’oggetto da trasmettere e a
predeterminare il destinatario e, quindi, a sollecitare l’ufficiale giudiziario allo
svolgimento dell’attività di notificazione nella direzione stabilita. Questi, dal canto
suo, provvede materialmente alla consegna dell’atto o, comunque, al compimento
di tutte quelle attività previste dalla legge per il completamento del procedimento
notificatorio.
Nell’ambito della attività riservatagli dal legislatore, è facile individuare la
partecipazione dell’ufficiale giudiziario ad una duplice serie di rapporti. Una
prima serie con il soggetto che richiede la notificazione e che non integra il con-
cetto privatistico di mandato, essendo l’ufficiale titolare di una pubblica funzione,
coordinata allo svolgimento del processo, al quale viene richiesto un atto del suo
ministero7. Una seconda serie di rapporti, invece, con il destinatario e, per esso,
con il consegnatario della copia dell’atto, che realizza quell’invasione nella sfera
giuridica di quest’ultimo che è proprio caratteristica dell’esercizio della giurisdi-
zione8.
Il soggetto istante alla notificazione si pone, perciò, di fronte all’ufficiale giudi-
ziario come dinanzi ad un titolare di una pubblica funzione – coordinata allo svol-
gimento del processo – al quale si richiede un atto del suo ministero9. L’ufficiale
giudiziario agisce, cioè, non in virtù di un potere trasmessogli dal soggetto istante
e, quindi, derivato, ma in forza di un potere proprio, nell’esercizio della pubblica
funzione, coordinata all’attuazione della giurisdizione.
Per delineare il sistema di divisione dei compiti tra gli ufficiali giudiziari del ter-
ritorio nazionale, la normativa cui fare riferimento è il D.P.R. 15.12.1959, n. 1229,
con cui è stato introdotto nel sistema “l’ordinamento degli ufficiali giudiziari”.
Il combinato disposto degli artt. 106 e 107 della richiamata disciplina attribuisce
all’ufficiale giudiziario, al pari dell’aiutante ufficiale giudiziario10, una “competenza”
precise norme di legge che gli impongono limiti e divieti. Secondo l’autore sarebbe proprio questo particolare modo di atteggiarsi e coordinarsi dell’atto d’impulso dell’interessato e dell’attività di inter-mediazione dell’ufficiale giudiziario per la trasmissione dell’atto verso il destinatario che si connotano le notificazioni degli atti processuali civili.
7 Cfr. per tutti Chiovenda, Principidi diritto processuale civile, Napoli, 1965, 452; Id., Istituzioni di diritto processuale civile, II, Napoli, 1936, 67; Satta, Diritto processuale civile, Padova, 1973, 61.
8 Sul punto, ampiamente, Punzi, Notificazione (dir. proc. civ.), cit., 648 ss.; Id., Delle comunica-zioni e delle notificazioni, cit., 1471.
9 In tal senso, tra gli altri, anche La China, Notificazione (dir. proc. civ.), in Enc. Giur., XXI, Roma, 2000, 2.
10 Il legislatore processuale del 1959 consentì che l’attività di notificazione fosse eseguita – oltre che dagli ufficiali giudiziari ed in deroga al regime generale di apparente esclusività previsto dall’art. 106, D.P.R. 15.12.1959, n. 1229 (“L’ufficiale giudiziario compie con attribuzione esclusiva gli atti del proprio ministero nell’ambito del mandamento ove ha sede l’ufficio al quale è addetto, salvo quanto disposto dal secondo comma dell’articolo seguente”) – anche dagli aiutanti ufficiali giudiziari che, ai sensi dell’art. 165 del medesimo testo normativo, furono equiparati pressoché totalmente agli ufficiali giudiziari, estendendo espressamente, in quanto applicabili, le disposizioni concernenti gli
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generalmente circoscritta al mandamento ove ha sede l’ufficio cui è addetto. Questi
può provvedere alle sole notifiche da eseguire in tale ambito territoriale; qualora,
però, si avvalga del servizio postale può eseguire senza limitazioni territoriali la
notificazione degli atti relativi ad affari di competenza delle autorità giudiziarie della
sede alla quale è addetto11.
L’ufficiale giudiziario è competente a notificare atti del suo ministero anche a
persone residenti o domiciliate fuori dalla circoscrizione territoriale, purché l’atto
da notificarsi si riferisca ad un procedimento che sia, o possa essere, di competenza
del giudice cui il notificante è addetto12.
Per la notificazione degli atti stragiudiziali, la parte istante può, invece, avan-
zare la propria richiesta a qualsiasi ufficiale giudiziario. Tuttavia, se la notificazione
deve essere eseguita al di fuori del mandamento in cui ha sede l’ufficio al quale è
addetto l’ufficiale richiesto, questi non può compierla se non con l’ausilio del ser-
vizio postale.
In conclusione, la limitazione posta dall’art. 107, D.P.R. n. 1229/1959 alla com-
petenza degli ufficiali giudiziari per gli atti relativi ad affari di competenza delle
autorità giudiziarie della sede alla quale sono addetti opera solo ove tali atti deb-
bano essere notificati a persone residenti fuori della loro circoscrizione territoriale;
qualora, invece, la notificazione debba essere eseguita a persone residenti entro la
loro circoscrizione, tale restrizione della competenza non sussiste13.
obblighi, la competenza e le attribuzioni, eccezion fatta per ciò che concerne l’autenticazione delle copie dell’atto da notificare (“coadiuvano gli ufficiali giudiziari nella notificazione degli atti n materia civile, penale ed amministrativa”).
11 È nulla la notificazione effettuata fuori dalla circoscrizione territoriale dall’ufficiale giudiziario personalmente e non a mezzo del servizio postale: Cass., 26.8.1985, n. 4549, in Foro it., 1986, I, 1631 e ancora Cass., 26.3.1981, n. 1778.
In riferimento alla notifica del ricorso introduttivo il giudizio in Cassazione, Cass., SS.UU., 4.10.1996, n. 8683 ha ritenuto la competenza promiscua dell’ufficiale giudiziario di Roma e di quella del luogo di emissione della sentenza impugnata; Cass., 7.10.1996, n. 8748 (entrambe in Giur. it., 1996, recentissime, 68) ha invece negato la competenza di quest’ultimo.
Il vizio concernente la competenza dell’ufficiale giudiziario dà luogo a nullità non dell’atto, ma della sua notificazione che, se non sanato, si converte in motivo di impugnazione. Sul punto cfr. Cass., SS.UU., 12.2.1999, n. 51, in Giur. it., 1999, recentissime, 54; Cass., 29.3.1994, n. 3039; Cass., 6.6.1985, n. 3362. La notificazione eseguita da chi non è ufficiale giudiziario o suo aiutante o messo di conciliazione è inesistente.
L’omessa indicazione da parte dell’ufficiale giudiziario, nella relazione di notificazione, della pro-prie generalità e dell’ufficio di appartenenza, non è causa di invalidità della notificazione quando l’identificazione di quei dati, pur non desumibile dalla sottoscrizione, sia possibile attraverso la let-tura dell’impronta del timbro apposta dall’ufficiale e quando nessuna prova sia stata offerta contro la presunzione della sua appartenenza all’ufficio nel cui ambito territoriale la notificazione sia stata eseguita. Cass., 7.9.1970, n. 1288.
12 Cass., 6.8.2002, n. 11758, in Gius, 2003, I, 57; Cass., 12.11.1997, n. 11210, ivi, 1998, 4, 588; Cass., 20.12.1974, n. 4378.
13 In questo senso, in giurisprudenza, Cass., 11.1.2007, n. 322; Cass., 2.5.1975, n. 1692.
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3. Il ruolo dell’ufficiale giudiziario quale “indispensabile” intermediario tra istante e notificatario.
La legittimazione di chi provvede alla notificazione è condizione essenziale per-
ché essa esplichi, almeno in parte, gli effetti che le sono propri14.
Il principio generale secondo cui la legittimazione a compiere il complesso di
atti qualificati come procedimento di notificazione spetta, normalmente, all’uffi-
ciale giudiziario15 è fissato dal 1° comma dell’art. 137 del codice di rito, il quale
testualmente afferma che: “Le notificazioni, quando non è disposto altrimenti, sono
eseguite dall’ufficiale giudiziario, su istanza di parte o su richiesta del pubblico
ministero o del cancelliere”16.
In virtù di tanto, le successive disposizioni del capo dedicato alle notificazioni
disciplinano le diverse modalità notificatorie, sul presupposto fondamentale che
esse siano eseguite direttamente dal detto ufficiale giudiziario17.
Secondo la dottrina classica, l’intermediazione dell’ufficiale giudiziario è impo-
sta dalla legge in connessione con l’attuazione della giurisdizione ed in ossequio al
principio che afferma la necessità che con l’esercizio dell’azione non si realizzi un
rapporto immediato tra le parti18.
In particolare, si è sostenuto che l’inserimento di un soggetto terzo qual è l’uffi-
ciale giudiziario non solo offre maggiore garanzia di neutralità ed imparzialità, ma
dà anche certezza che l’atto, effettivamente conforme all’originale, giunga a cono-
scenza quantomeno potenziale del destinatario: in tal modo il ruolo dell’ufficiale
giudiziario è tanto più rilevante se si considera che dalla notificazione scaturiscono
effetti processuali e sostanziali riguardanti non soltanto le parti, ma anche i terzi
14 Ad esempio, la notificazione eseguita a mezzo di ufficiale di P.G. – soggetto assolutamente incompetente a compiere notifiche di atti processuali civili che, ove vi provveda, non ha veste ne’ poteri diversi da quelli di qualsiasi cittadino che si arroghi la medesima funzione – non consente di ravvisare una ipotesi di nullità, sanabile con il rinnovo della notifica in forma rituale, perché, non provenendo l’atto da persona investita del potere di certificazione, non assume rilievo né quanto atte-sta la relata, né il fatto che l’atto scritto sia materialmente pervenuto nella sfera del destinatario. Cfr. Cass., 17.3.2004, n. 5392; ed ancora Cass., 10.5.2005, n. 9772, secondo cui “È inesistente, trattandosi di modalità del tutto estranea al procedimento tipico delineato ‘ex lege’, la notificazione della cita-zione effettuata mediante consegna materiale al convenuto da parte dell’attore, come tale inidonea all’instaurazione di un valido rapporto processuale, ed insuscettibile di sanatoria (nella specie, per effetto dell’iscrizione a ruolo da parte del convenuto)”.
15 Così Andrioli, Commento al codice di procedura civile, Napoli, 1960, 381.16 Il medesimo articolo, dopo aver precisato che “la notifica si esegue mediante consegna al desti-
natario di copia conforme all’originale dell’atto da notificarsi”, chiude con un 3° comma, recente-mente introdotto, che disciplina l’ipotesi in cui l’atto da notificare sia costituito da un documento informatico ed il destinatario non possieda indirizzo di posta elettronica certificata.
17 In particolare, gli artt. 149 e 149-bis c.p.c. si occupano rispettivamente della notifica effettuata per il tramite del servizio postale ordinario e della posta elettronica certificata (p.e.c.).
18 Satta, Commentario al codice di procedura civile, I, Milano, 1957, 510; Punzi, La notifica-zione degli atti nel processo civile, Milano, 1959, 109 ss.; Id., Notificazione (dir. proc. civ.), in Enc. Dir., XXVIII, Milano, 1978, 4; Satta Punzi, Diritto processuale civile, Padova, 1994, 250.
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che possono essere coinvolti nel giudizio, ovvero indirettamente pregiudicati dalla
sentenza19.
È vero, però, che alla esigenza di certezza e garanzia se ne contrappone un’altra
antitetica, ma altrettanto meritevole di tutela, che è quella di garantire la celerità del
processo attraverso la semplificazione delle forme processuali; tanto sul presuppo-
sto che l’accrescimento di vincoli procedimentali, se non implica necessariamente
l’aumento proporzionale della possibilità che il destinatario acquisti l’effettiva
conoscenza dell’atto notificato, comunque determina l’aumento delle probabilità
di arrivare ad una notificazione invalida, da rinnovare nel corso del processo, con
conseguente pregiudizio per la sua durata20.
In tale contesto, il disegno originario del sistema notificatorio – con l’ufficiale
giudiziario quale indispensabile intermediario tra istante e destinatario – ha, in un
certo qual modo, perso di “attualità” e il legislatore stesso, unitamente alla giuri-
sprudenza ed alla dottrina, ha, negli anni, iniziato a considerare sempre più spesso
che un segmento essenziale di tale procedimento, ossia la materiale trasmissione e
consegna dell’atto, potesse essere affidato a soggetti diversi21, per il conseguimento
di una reale semplificazione della attività di intermediazione, senza pregiudizio
alcuno alla necessaria attività di certificazione.
In realtà, già il codice del 1940, nel medesimo art. 137, aveva individuato la pos-
sibilità di derogare al principio delle centralità dell’ufficiale giudiziario (“quando
non è disposto altrimenti”), probabilmente conscio della eventuale necessità di pro-
cedere ad un futuro adeguamento, nel senso di estendere ad altri soggetti il potere
di svolgimento dell’attività notificatoria, in funzione delle mutevoli esigenze che
sarebbero state determinate dal progresso sociale, economico e tecnico22.
Nel corso degli anni e con il mutare dei tempi e delle tecnologie di trasmissione,
sono così intervenute numerose disposizioni speciali che hanno innanzitutto attri-
buito il potere di notificazione ad altri soggetti pubblici (ad, esempio l’ufficiale
esattoriale, la segreteria delle commissioni tributarie, l’autorità che ha emanato
19 In questo senso anche Cass., 10.5.2005, n. 9772, in Giust. civ., 2006, 597.20 Così, in riferimento alle notifiche nel processo penale, Silvestri, Ragionevole durata del pro-
cesso e forme di comunicazione in funzione partecipativa dell’imputato e delle altre parti, in Cass. pen., 2004, 1092.
21 Quali, ad esempio, l’agente postale, allorché la copia venga trasmessa a mezzo posta o l’autorità consolare, nel caso in cui la notificazione debba eseguirsi all’estero.
22 Cass., 21.7.2008, n. 20078: “La notifica del ricorso ex art. 28 della legge n. 300 del 1970, e dell’unito decreto di convocazione delle parti, mediante utilizzo del fax, previa autorizzazione del giudice ai sensi dell’art. 151 c.p.c., effettuato ad opera del procuratore del ricorrente, trova giustifi-cazione nelle esigenze di particolare celerità che caratterizzano il procedimento di repressione della condotta antisindacale, prevedendo la norma che il giudice decida nei due giorni successivi ‘convocate le parti’ (e, quindi, nel rispetto dell’imprescindibile garanzia del contraddittorio); conseguentemente, l’idoneità delle modalità di convocazione – non specificamente stabilite dalla norma – va valutata in funzione dell’effettiva attitudine a consentire la conoscenza del procedimento e il rispetto del diritto di difesa, dovendosi altresì escludere – attesa la prescrizione di cui all’art. 137 c.p.c., che, nel prevedere che le notifiche siano effettuate dall’ufficiale giudiziario, fa salva l’ipotesi che sia disposto altrimenti – la necessità di ricorrere all’ufficiale giudiziario”.
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l’ordinanza ingiunzione in materia di sanzioni amministrative) ed anche a privati,
pur se particolarmente qualificati, come gli avvocati del libero foro (dei quali “la
legge ha ragione di fidarsi”23).
3.1. Segue. Le notifiche dirette e le successive evoluzioni legislative.
A ben guardare, proprio la figura dell’avvocato sembra essere quella, che più
delle altre, ha acquistato un peso sempre maggiore nell’ambito del procedimento
notificatorio.
La l. n. 53/199424 ha autorizzato l’Avvocatura dello Stato25 e tutti gli avvocati
del libero foro – con esclusione dei praticanti abilitati all’esercizio della professione
forense e delle parti personalmente, quando l’ordinamento consente la difesa perso-
nale – previamente autorizzati dal Consiglio dell’Ordine di appartenenza, muniti di
procura ad litem e provvisti di un apposito registro cronologico da compilare quoti-
dianamente26, ad eseguire direttamente27 – senza, cioè, l’intervento di soggetti terzi
e senza doversi avvalere di una figura ad hoc inserita nell’organico giudiziario – la
notificazione di atti in materia civile, amministrativa e stragiudiziale, mediante con-
segna dell’atto all’avvocato domiciliatario della controparte, purché iscritto nello
stesso albo del notificante28.
23 Così Carnelutti, Istituzioni del nuovo processo civile italiano, I, Roma, 1942, 282.24 L. 21.1.1994, n. 53 “Facoltà di notificazioni di atti civili, amministrativi e stragiudiziali per gli
avvocati e procuratori legali”. In tema cfr. alcuni commenti della dottrina: Punzi, Le notificazioni ese-guibili dagli avvocati e dai procuratori legali, in Studi in onore di Mandrioli, I, 1995, 197; Balena, Facoltà di notificazioni di atti civili, amministrativi e stragiudiziali per gli avvocati e procuratori legali, in Leggi civ. comm., 1994, 723; Id., Sulle notificazioni eseguibili dal difensore (l. 21 gennaio 1994, n. 53), in Foro it., 1994, I, 2373; Dittrich, Le notificazioni di atti ad opera di avvocati e procu-ratori legali, in Riv. dir. processuale, 1994, 425; Brunelli, Prime riflessioni intorno alla nuova legge sulle notificazioni affidate agli avvocati, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 1994,645; Maienza, L’illusione della legge sulle notifiche a cura degli avvocati, in Corriere giur., 1994, 276.
25 L’art. 55, l. 18.6.2009, n. 69 ha esteso anche all’Avvocatura dello Stato la possibilità di eseguire direttamente le notifiche secondo le modalità previste dalla l. 21.1.1994, n. 53, fino a quel momento applicabile unicamente agli avvocati del libero foro. In riferimento alla estensione della normativa anche all’Avvocatura dello Stato, cfr. AA.VV., La riforma del processo civile, Milano, 2010, 420 ss.
26 Nell’ipotesi di notificazione da parte dell’Avvocatura dello Stato, ovviamente, non è richiesta l’autorizzazione del consiglio dell’ordine, non essendo gli avvocati dello stato soggetti ai poteri di vigilanza, autorizzazione e controllo di detto organo, né la procura alle liti, in quanto gli avvocati dello stato, ai sensi dell’art. 1, R.D. 20.10.1933, n. 1611 non necessitano di mandato.
27 L’art. 4, l. 26.12.2005, n. 263 ha introdotto nel tessuto originario della l. n. 53/1994 il comma 3-bis dell’art. 3, autorizzando l’avvocato notificatore a servirsi delle procedure informatiche così come disciplinate dal D.L. 23.1.2002, n. 10 e dal TU di cui al D.P.R. 18.12.2000, n. 445; successiva-mente, l’art. 25, l. 12.11.2011, n. 183 ha sostituito il suindicato comma 3-bis prevedendo la possibilità per l’avvocato di notificare atti giudiziali e stragiudiziali mediante l’utilizzo della posta elettronica, secondo le modalità previste dall’art. 149-bis c.p.c. in quanto compatibili e sempre che l’indirizzo del destinatario risulti da pubblici elenchi.
28 La previsione della l. n. 53/1994 offre lo spunto per precisare che, allo stato, è possibile indi-viduare, in linea generale, due distinti procedimenti notificatori: l’autonotificazione e l’eteronotifica-zione, a seconda che la consegna al destinatario dell’atto sia compiuta dal suo autore direttamente o da un soggetto terzo.
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In tale ottica devono altresì inquadrarsi gli interventi legislativi in materia di
questi ultimi anni, evidentemente indirizzati dalla volontà di sveltire il procedi-
mento notificatorio e, contemporaneamente, di liberare l’ufficiale giudiziario dal
gravoso lavoro che, oramai, gli deriva dal sovraffollamento degli uffici giudiziari. Il
tutto, con una particolare attenzione alla modernizzazione tecnologica che il mondo
intero sta vivendo in questi anni e quindi avendo come obiettivo fondamentale
quello di prevedere una trasmissione dell’atto certa e celere mediante l’utilizzo di
adeguati sistemi tecnologici.
Si ricordano, poi, le modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 5/2003 istitutivo
dell’allora “rivoluzionario” rito societario (oggi miseramente fallito ed abrogato29)
che, di fatto, autorizzava le notifiche “dirette” tra gli avvocati a mezzo telefax o
posta elettronica, senza neanche le formalità previste dalla l. n. 53/199430.
Sempre in tale prospettiva la l. 14.5.2005, n. 80 è intervenuta nella medesima
direzione per semplificare oneri di cancellerie e modalità di comunicazioni per il
tramite di sistemi informatici31 e, comunque, andando a modificare l’art. 250 c.p.c.,
che oggi consente al difensore della parte di bypassare l’ufficiale giudiziario nella
notifica dell’intimazione ai testimoni, attraverso l’invio di copia dell’atto mediante
lettera raccomandata con avviso di ricevimento o a mezzo telefax o posta elettro-
nica32.
Carnelutti, Istituzioni del nuovo processo civile italiano, I, Roma, 1956, qualificava con il ter-mine di “auto notificazione” lo scambio delle rispettive comparse conclusionali, allora possibile tra i difensori in linea diretta e senza il tramite della cancelleria. Sulla distinzione tra auto ed etero notifica-zione cfr. Frassinetti, La notificazione nel processo civile, Milano, 2012, 46 ss.
29 L’art. 54, 5° comma, l. 18.6.2009, n. 69, dispone: «Gli articoli da 1 a 33, 41, primo comma, e 42, del decreto legislativo 17 gennaio 2003, n. 5, sono abrogati». Ai sensi del successivo 6° comma, tuttavia, «gli articoli da 1 a 33, 41, primo comma, e 42, del decreto legislativo 17 gennaio 2003, n. 5, continuano ad applicarsi alle controversie pendenti alla data di entrata in vigore della presente legge».
30 L’art. 17, D.Lgs. n. 5/2003 autorizzava la notificazione e la comunicazione alle parti costituite, oltre che a norma dell’art. 136 c.p.c. anche con trasmissione a mezzo fax o posta elettronica o con lo scambio diretto tra difensori, attestata da sottoscrizione per ricevuta sull’originale, apposta anche da parte di collaboratore o addetto allo studio del difensore.
La notifica eseguita direttamente a mezzo fax dall’avvocato senza l’intermediazione dell’ufficiale giudiziario era stata ritenuta dalla giurisprudenza di merito nulla per incertezza assoluta sulla data, salva la sanatoria del vizio per raggiungimento dello scopo, qualora la parte non lo avesse eccepito nella prima difesa utile. In tema cfr. Mancuso, Ancora sulla trasmissione degli atti processuali via fax o posta elettronica, in Giur. di Merito, 2007, 1695.
31 La giurisprudenza di legittimità sembra, sul punto, orientata per un principio di libertà delle forme e di raggiungimento dello scopo dell’atto. Di recente, cfr. Cass., 18.2.2008, n. 4061, in www.ricercagiuridica.com secondo cui, in relazione alla questione di diritto se la comunicazione del prov-vedimento ad opera della cancelleria debba avere luogo nele forme specificate dall’art. 136 c.p.c. e art. 45 disp. att. c.p.c. o possa, viceversa, avere rilievo anche la conoscenza del provvedimento acqui-sita per altra via, «si possono ammettere forme equipollenti a quelle stabilite dall’ordinamento (volte a garantire in via generale la conoscenza di un atto al fine dell’osservanza dei termini di decadenza relativi), ogni qual volta ci sia un’attività del cancelliere, sia assicurata la completa conoscenza della comunicazione da parte del destinatario, nonché la certezza della data».
32 Nel caso di notifica mediante lettera raccomandata, è previsto l’onere a carico del difensore di depositare nella cancelleria del giudice sia copia dell’atto inviato, sia l’avviso di ricevimento e di attestare la conformità dell’atto inviato all’originale.
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Infine, la l. 18.6.2009, n. 6933 ha definitivamente aperto il sistema notificatorio
alla tecnologia, pur se continuando a prevedere una centralità del ruolo dell’uffi-
ciale notificatore. Posto che l’Ufficiale giudiziario, ove richiesto, può avvalersi di
strumenti telematici per la notifica, inviando l’atto richiesto all’indirizzo di posta
elettronica certificata del destinatario o del suo difensore, il novellato art. 137 c.p.c.
prevede, in via residuale, che: «Se l’atto da notificare o comunicare è costituito da
un documento informatico e il destinatario non possiede indirizzo di posta elettro-
nica certificata, l’ufficiale giudiziario esegue la notificazione mediante consegna di
una copia dell’atto su supporto cartaceo, da lui dichiarata conforme all’originale, e
conserva il documento informatico per i due anni successivi. Se richiesto, l’ufficiale
giudiziario invia l’atto notificato anche attraverso strumenti telematici all’indirizzo
di posta elettronica dichiarato dal destinatario della notifica o dal suo procuratore,
ovvero consegna ai medesimi, previa esazione dei relativi diritti, copia dell’atto
notificato, su supporto informatico non riscrivibile».
4. La fase di impulso dell’attività notificatoria. Il soggetto notificante.
L’atto processuale della notificazione è dato dalla combinazione di due elementi
basilari che si integrano a vicenda, pur non confondendosi: l’atto dell’ufficiale giu-
diziario e l’istanza di parte (di cui il primo deve dare atto nella sua relazione), che
è la sola interessata al compimento della notificazione e, nel contempo, è l’unica
responsabile del procedimento stesso.
Benché il risultato della notificazione possa conseguirsi solo nel momento in
cui siano state espletate le attività della fase di consegna e della relativa documen-
tazione, la fase iniziale “d’impulso” del procedimento è quella che acquista, nel suo
ambito, un rilievo fondamentale: in essa si esaurisce l’attività del soggetto istante
attraverso un atto che, non solo serve ad indirizzare l’opera dell’ufficiale giudizia-
rio, ma fa anche concretizzare in quest’ultimo il dovere di agire per il compimento
dell’attività di trasmissione e di consegna.
L’atto d’impulso iniziale rappresenta, pertanto, un elemento costitutivo ed essen-
ziale della notificazione34: esso, secondo il dettato dell’art. 137 c.p.c., può essere
costituito da una “istanza di parte” o da una “richiesta del pubblico ministero”.
Il termine “parte” adoperato dal legislatore deve essere inteso in senso più o
meno ampio a seconda che oggetto della notificazione sia un atto giudiziale o
La nuova disposizione si adegua a quanto già da tempo previsto nel rito penale ed in partico-lare nell’art. 152 c.p.p., che dispone che le notificazioni richieste dalle parti possono essere sostituite dall’invio di copia dell’atto effettuata dal difensore mediante lettera raccomandata con avviso di rice-vimento.
33 Pubblicata in Gazzetta Uff., 19.6.2009, n. 140, suppl. ord. n. 95.34 Così Punzi, Delle comunicazioni e delle notificazioni, inComm. al codice di procedura civile,
diretto da Allorio, cit., 1463. In tal senso anche Satta, Diritto processuale, Padova, 1959, 196; Redenti, Diritto processuale, I, Milano, 1957, 223; Martinetto, Notificazione, in Noviss. Dig. It., XI, Torino, 1965, 395.
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stragiudiziale, nonché, nel primo caso, a seconda che si tratti di atti di parte o di
provvedimenti del giudice.
Il problema, peraltro, potrebbe avere rilievo solo ex post, ossia per valutare la
validità e gli effetti della notificazione, poiché all’Ufficiale Giudiziario non sembra
competere, invece, alcun sindacato circa la legittimazione attiva dell’istanza.
La legittimazione, intesa come titolarità del potere di richiedere la notificazione,
spetta alla parte. Non operando il principio della difesa tecnica35, la richiesta di noti-
fica può essere effettuata, oltre che dal difensore munito di procura36, anche dalla
parte personalmente37.
35 In tale senso, Punzi, Delle comunicazioni e delle notificazioni, cit., 1466 ss.; Minoli, Le noti-ficazioni del processo civile, cit., 163; Andrioli, Lezioni di diritto processuale civile, Napoli, 1959, I, 432. In posizione parzialmente difforme, cfr. Cass., 3.10.1991, n. 10311, in Riv. dir. processuale, 1992, 1173.
36 Punzi, Delle comunicazioni e delle notificazioni, in Comm. al codice di procedura civile, diretto da Allorio, cit., 1466, ritiene che il potere del difensore di dare impulso alla notifica trova un duplice limite nella durata e nell’ambito del mandato, per cui dovrebbero escludersi tutte le notifiche succes-sive all’esaurimento dello stesso e che comportino in qualche modo disposizione del diritto in contesa.
La giurisprudenza ne fa conseguire il principio in base al quale risulta affetta da inesistenza la notificazione ad istanza del domiciliatario (la cui funzione è limitata alla semplice sostituzione della parte nella ricezione degli atti ad essa notificati) salvo che lo stesso non sia stato a ciò espressamente delegato, anche verbalmente, dal soggetto legittimato, ovvero abbia anche semplicemente speso la sua qualità di incaricato del legittimato e le dette qualità risultino esplicitamente dalla relata di notifica o da altro atto utile in tal senso: Cass., 28.5.2004, n. 10268, in Fallimento, 2005, 523, con nota di Proto Pisani. In tempi più remoti, Cass., 26.4.1975, n. 1613; Cass., 18.6.1968, n. 2002.
In sostanza, l’inesistenza della notificazione può ravvisarsi soltanto quando essa sia stata richiesta da chi non ha la rappresentanza della parte, non essendo, in tal caso, a questa in alcun modo riferibile l’atto compiuto.
La notificazione richiesta da procuratore non abilitato – ad esempio, perché non iscritto nell’albo speciale dei patrocinanti in Cassazione – è dunque nulla, con conseguente possibilità di sanatoria a seguito del raggiungimento dello scopo: Cass., 14.10.2005, n. 19776; Cass., 8.5.1990, n. 3784.
Sulla inesistenza della notifica effettuata ad istanza di un soggetto diverso dalla parte o dal suo difensore munito di procura, cfr. Cass., SS.UU., 26.11.1990, n. 11356, in Foro it., 1994, I, 143, con nota di Sbaraglio.
Cass., 3.10.1991, n. 10311, in Foro it., 1992, 76 ed in Giur. it., 1992, I, 1, 230, in Riv. dir. proces-suale, 1992, 1173, con nota di Balena, sostiene che l’istanza di notificazione proveniente dalla parte non legittimata, pur essendo inesistente, resta sanata quando la riferibilità dell’atto alla parte interes-sata venga attuata, ex post, con il compimento ad opera sua di un successivo atto che indefettibilmente lo presuppone e, di conseguenza, non con la costituzione in giudizio della parte convenuta, bensì da quella della parte nel cui interesse l’istanza era stata fatta.
37 Cass., 19.3.1993, n. 3272, in Giust. civ., 1993, 1801; Cass., SS.UU. 6.9.1990, n. 9213, ivi, 1990, 2809, con nota di Murra, La fase d’impulso della notificazione ad istanza di parte, ed in Foro it., 1991, I, 484, con nota di Sbaraglio, Un intervento risolutivo delle sezioni unite in tema di notifica-zione avvenuta su richiesta materiale di soggetto non legittimato, che sostengono ciò generalizzando il principio desumibile dall’art. 163, ult. comma, c.p.c. ed argomentando dagli artt. 285 c.p.c., 47, 95 e 104 disp. att. c.p.c.
In dottrina, nello stesso senso Minoli, Le notificazioni nel processo civile, cit., 163; Andrioli, Diritto processuale civile, Napoli, 1979, 508; contra La china, Notificazione (dir. proc. civ.), in Enc. Giur., XXI, Roma, 2000, secondo il quale gli atti preordinati all’instaurazione di un processo e quelli all’interno dello stesso non possono essere notificati ad istanza di parte, a meno che questa non stia in giudizio personalmente.
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L’attività d’impulso – consistente, essenzialmente, nella consegna dell’atto da
notificare all’ufficiale giudiziario – non integra un’attività processuale in senso
stretto e, pertanto, può essere affidata ad altri, dal soggetto legittimato, anche con
semplice delega verbale, da presumersi conferita a colui che, avendo il possesso
dell’atto, lo consegna all’ufficiale giudiziario38 (e sempre che, dal contesto dell’atto,
si evinca l’identità del soggetto cui riferire la notificazione)39.
L’istanza non necessita di forme o formalità particolari, sicché nella pratica è
regola che essa venga avanzata verbalmente ed a mezzo di un soggetto a ciò espres-
samente delegato. Ne consegue l’irrilevanza dell’identificazione del soggetto che
materialmente consegna l’atto da notificare all’ufficiale giudiziario, nonché della
qualità in cui esso agisce40.
La giurisprudenza di legittimità, infatti, è oramai consolidata nel ritenere che la
mancata menzione, nella relazione di notifica, della persona che ha officiato l’uffi-
ciale giudiziario, ovvero la menzione dell’intervento di un soggetto diverso dal
legittimato (senza indicare la sua veste di incaricato) sono irrilevanti ai fini della
validità della notificazione se, alla stregua dell’atto da notificare, risulta ugualmente
certa la parte ad istanza della quale la notifica stessa deve ritenersi effettuata41.
Discende, poi, dai principi generali in materia di nullità processuali la regola
secondo cui della eventuale notificazione effettuata senza la necessaria autorizza-
zione del legittimato può dolersi esclusivamente il soggetto cui, ex art. 137 c.p.c.,
gli effetti della attività d’impulso in questione vanno imputati42.
5. La fase di trasmissione e consegna. I soggetti dell’attività notificatoria.
Una volta introdotta la richiesta di notificazione, si instaura automaticamente la
seconda fase del relativo procedimento, devoluta al materiale passaggio dell’atto
dalla sfera di disponibilità del mittente a quella del destinatario e definita “fase di
trasmissione e consegna”.
38 Cass., 12.4.2005, n. 7549, in Consulente impresa, 2006, 471 ed in Rass. forense, 2006, II, 1416. In tema cfr. anche Cass., 28.4.2006, n. 9941.
39 Cass., 28.5.1998, n. 8557, in Gius, 1998, 21, 3054; Cass., 13.3.1998, n. 2742, in Foro it., 1998, I, 1860 ed in Giust. civ., 1998, I, 1903; Cass., 15.5.1996, n. 4501, ivi, 1996, 17, 2128; Cass., 20.10.1994, n. 8572, ivi, 1995, 6, 518; Cass., SS.UU., 6.9.1990, n. 9213, cit.
40 L’art. 104, 3° comma, D.P.R. n. 1229/1959 prevede che le richieste di notificazione possono farsi pervenire all’ufficiale giudiziario a mezzo di raccomandata con avviso di ricevimento, allorché pro-vengano da un ufficio postale di un comune e o mandamento diverso da quello ove risiede. Sul punto cfr. balena, Notificazione e comunicazione, cit., 263; La China, Notificazione, cit., 2; Redenti, Struttura della citazione e delle notificazioni, in Giur. it., 1949, 646.
41 Cfr., tra le tante, Cass., 22.6.2006, n. 14449; Cass., 20.4.2006, n. 9309; Cass., 3.7.2001, n. 8991, in Gius, 2001, 21, 2581; Cass., 6.8.1999, n. 8485, ivi, 1999, 21, 21700; Cass., 13.3.1998, n. 2742, in Foro it., 1998, I, 1860 ed in Riv. Corte Conti, 1998, II, 160 ed in Giust. civ., 1998, 1903, con nota di Murra. È, peraltro, nulla la notificazione eseguita su richiesta del semplice domiciliatario, privo di poteri di rappresentanza: Cass., 14.11.1996, n. 9972.
42 Tra le altre cfr. Cass., 5.1.2005, n. 164.
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Opera, in tale fase, il notificante stesso, nel caso di notifica diretta o il soggetto
super partes, particolarmente qualificato ad agire come intermediario tra le altre
due parti del procedimento.
Si è scritto in precedenza che tale figura “centrale” è tradizionalmente identifi-
cata nella persona dell’ufficiale giudiziario, ma deve comunque segnalarsi che esi-
stono anche altri soggetti “minori” abilitati dall’ordinamento a svolgere tale ruolo.
Si pensi, ad esempio, ai messi comunali, cui possono essere richieste notifiche nel
caso manchi o sia impedito l’ufficiale giudiziario e ricorrano motivi di urgenza43;
in tali casi il capo dell’ufficio dispone, con decreto scritto sull’atto originale, che la
notifica cui si riferisce l’autorizzazione, sia eseguita dal messo del luogo dove l’atto
deve essere notificato44.
Alla figura dell’ufficiale giudiziario possono aggiungersi, tra le altre, quelle
dell’agente postale, del messo di conciliazione45, del messo comunale46, dell’auto-
rità diplomatica o consolare o addirittura, come si vedrà in seguito, anche del gestore
del sistema informatico.
Oltre alla figura di colui che vi dà impulso (detto «notificante» o «richiedente»
o «istante») ed a quella “centrale” dell’ufficiale notificante è possibile individuare
altre due tipologie di soggetti cui tale procedimento si rivolge espressamente: colui
nei confronti del quale si vuole determinare la presa di conoscenza (definito «notifi-
cando» o «destinatario») e colui che è autorizzato dalla legge a ricevere la materiale
consegna dell’atto, definito “consegnatario”.
Il destinatario della notificazione è il soggetto verso il quale è precipuamente
indirizzata l’attività del notificante, ossia quello nella cui sfera di conoscenza l’atto
deve essere portato, possibilmente in via diretta e dunque senza alcuna intermedia-
zione47.
Atteso che l’obiettivo di trasmettere l’atto da notificare direttamente al destina-
tario è realizzabile in poche ipotesi circoscritte, il legislatore si è preoccupato di
43 Cfr. l’art. 34, D.P.R. n. 1229/1959 (ordinamento Ufficiali Giudiziari), come modificato dalla l. 11.6.1962, n. 546.
44 In proposito cfr. Cass., 6.5.2004 n. 8625: “La notificazione di un atto processuale effettuata dal messo comunale senza la specifica autorizzazione del presidente del tribunale prevista dall’art. 34 della legge 15 dicembre 1959, n. 1229, come modificato dalla legge 11 giugno 1962, n. 546, non è inesistente ma è affetta da nullità, con la conseguenza che è sanabile non solo a seguito della costitu-zione in giudizio della parte, ma anche in ogni altro caso in cui sia raggiunta la prova dell’avvenuta comunicazione dell’atto al notificato”.
45 La l. 21.11.1991, n. 374, istitutiva del giudice di pace dispone che alla notificazione di tutti gli atti relativi ai procedimenti di competenza del giudice di pace provvedono gli ufficiali giudiziari, gli aiutanti ufficiali giudiziari e i messi di conciliazione in servizio presso i comuni compresi nella circo-scrizione del giudice di pace, fino ad esaurimento del loro ruolo di appartenenza; a tali messi, ora del giudice di pace, si applicano le normedel menzionato D.P.R. n. 1229/1959.
46 Al messo comunale la legge attribuisce determinate funzioni di notificazione di atti ammini-strativi. In particolare, ai sensi dell’art. 10, l. 3.8.1999, n. 265, le pubbliche amministrazioni possono richiedere la notificazione dei propri atti da parte del messo comunale ove non possano avvalersi util-mente del servizio postale o delle altre forme di notificazione previste dalla legge.
47 Così Balena, Notificazione e comunicazione, cit., 262.
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individuare, con una certa minuziosità ed in relazione alle diverse situazioni possi-
bili, gli altri soggetti consegnatari dell’atto stesso, in base alla presunzione che trat-
tasi di persone che, legate da un particolare rapporto di fiducia, si prenderanno cura
di portare l’atto notificato a conoscenza del destinatario. Tali soggetti, al mero fine
materiale della trasmissione dell’atto, sono equiparati al destinatario, nel senso che
l’ufficiale giudiziario ha la possibilità di affidargli una copia e la conseguente notifica
si ha per eseguita, in tutto o in parte, fin dal momento in cui tale consegna si realizza.
Il legislatore ha previsto un vero e proprio ordine preferenziale da seguire nella
individuazione, e nella scelta, del soggetto abilitato a ricevere la consegna dell’atto,
in assenza momentanea del destinatario.
L’ufficiale giudiziario deve preferire o una persona di famiglia, ovvero (se estra-
nea alla famiglia) una persona addetta alla casa, all’ufficio od all’azienda48.
Solo nel caso in cui non sia rinvenibile un soggetto appartenente a queste due
categorie (oppure abbia opposto rifiuto a ricevere la copia) si potrà tentare la con-
segna al portiere dello stabile e, ancora in subordine, quando manchi il portiere, ad
un vicino di casa49.
La notifica a persona di famiglia non postula necessariamente un rapporto di
convivenza in senso stretto (di appartenenza al medesimo nucleo familiare) doven-
dosi riferire anche a quei soggetti, legati al destinatario da vincoli di parentela,
comportanti diritti e doveri reciproci e che implicano la presunzione della succes-
siva consegna dell’atto al destinatario da parte della persona che l’abbia accettato50.
La consegna materiale del plico a soggetti diversi dal destinatario è materia oggi
disciplinata ex novo dal codice della privacy51, il cui art. 174 prevede che l’agente
48 Per ufficio del destinatario si deve intendere non solo quello da lui creato, organizzato e diretto, ma anche quello dove egli svolge attività lavorativa o presti servizio a favore di terzi (Cass., 6.3.1997, n. 2012, in una fattispecie riguardante un Sindaco di un Comune). Presso l’ufficio la consegna può avvenire anche a familiare convivente e non necessariamente alla persona ivi addetta (Cass., 23.4.1999, n. 250).
49 La successione preferenziale dei consegnatari è tassativa, di talché è nulla la notifica nelle mani del portiere quando la relazione dell’ufficiale giudiziario non contenga l’attestazione del mancato rinvenimento delle persone indicate dall’art. 139 c.p.c. come preferite (Cass., 30.5.2005, n. 11332; Cass., 11.5.1998, n. 4739). In altri termini se la consegna avviene nelle mani, ad esempio, del portiere occorre che nella relata si specifichi che nessun altro consegnatario “utile” (nella gerarchia sopra espo-sta, persona di famiglia o persona addetta alla casa) è stato rinvenuto sul luogo.
50 Sul punto sono intervenute le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (sent. 23.4.1999, n. 250, in Giust. civ., 1999, I, 1976) le quali hanno ribadito che la consegna può avvenire a mani di persona di famiglia che si trovi in uno dei luoghi di cui all’art. 139 c.p.c., ancorché ivi non addetta, in quanto l’appartenenza di essa al nucleo familiare (rivelata dal rapporto di convivenza) nonché l’accettazione della copia dell’atto, la rendono idonea a curarne la sollecita consegna al destinatario in base ad un rapporto di fiducia, basato sulla solidarietà connessa a questi vincoli familiari e sul dovere giuridico conseguente all’avvenuta accettazione della notifica.
Per l’irrilevanza della omessa specificazione del rapporto di convivenza, accanto alle generalità del consegnatario, cfr. Cass., 22.1.1998, n. 599. La notifica non è nulla se sia indicato il solo prenome del consegnatario, con il grado di parentela corretto: così Cass., 10.2.1999, n. 1126.
51 Il c.d. codice della privacy è stato istituito con D.Lgs. 30.6.2003, n. 196 (codice in materia di protezione dei dati personali).
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notificatore si fornisca di buste da utilizzare per riporre al loro interno le copie degli
atti da lasciare ai consegnatari. Invero, se la notifica è fatta a mani di persona di fami-
glia od addetta al luogo di notificazione (casa, ufficio, azienda, negozio), la copia
non può consegnarsi aperta (come avveniva in precedenza), ma deve essere previa-
mente inserita in una busta, dopo che sull’atto è stata redatta la relata di notifica.
La busta, adeguatamente sigillata, non deve riportare segni esteriori particolari
(se si eccettuano il numero cronologico della notificazione ed il cognome del desti-
natario) che lascino desumere che tipo di atto è contenuto al suo interno. Essa viene
affidata, quindi, al consegnatario, che provvederà a farla avere nelle mani del desti-
natario52.
La violazione delle regole sulla individuazione dei luoghi e dei legittimi conse-
gnatari determina, non già l’inesistenza, ma la semplice nullità della notificazione,
a condizione che gli stessi luoghi abbiano un riferimento con il destinatario della
stessa53.
Per quanto riguarda, poi, l’intervallo di tempo entro il quale può validamente
porsi in essere una notificazione civile, occorre far riferimento al novellato art. 147
c.p.c. che, unificando i due originari periodi dell’anno, dispone che le notifiche
possono essere eseguite unicamente dalle ore 7 alle ore 2154.
La dottrina è concorde nel ritenere che tale norma tuteli esclusivamente l’inte-
resse al riposo del privato destinatario dell’atto e, pertanto, non la ritiene applicabile
allorquando la notificazione sia eseguita in una delle modalità che non prevede la
diretta consegna55.
In ogni caso, la violazione del tempo della notificazione è deducibile solo dal
medesimo interessato e cioè dal destinatario, quale legittimo rifiuto a ricevere l’atto
al momento della consegna e non anche a posteriori, come ragione giustificatrice
della mancata accettazione56.
52 È ovvio che le persone di famiglia e/o addette alla casa, all’ufficio, all’azienda non debbano apporre alcuna sottoscrizione per ricevuta sulla copia dell’atto, ché – questa operazione – permette-rebbe loro di rendersi conto del contenuto dell’atto notificato (cioè proprio quello che la norma odierna non vuole consentire).
53 Cass., 15.5.1998, n. 4910; Cass., 27.2.1998, n. 2148. Nel caso in cui il consegnatario non rive-sta una delle qualifiche richieste dalla legge (persona di famiglia, addetta alla casa, ecc.), il vizio della notifica si reputa sanato se l’atto sia poi effettivamente giunto nelle mani del destinatario, ferma restando la facoltà di quest’ultimo di provare la tardività della ricezione, ove tale evento sia rilevante (Cass., 5.10.1998, n. 9875, in Giust. civ., 1999, I, 1073). In ordine alla capacità del consegnatario, che va presunta, si è statuita la nullità della notifica in caso di violazione dell’obbligo di accertare in capo al prenditore il possesso dell’età minima di 14 anni (Cass., 1.4.1996, n. 3011).
54 L’art. 147 c.p.c., rubricato “Tempo delle notificazioni”, dispone testualmente che “Le notifica-zioni non possono farsi prima delle ore 7 e dopo le ore 21”. L’articolo è stato così riformulato dalla l. 28.12.2005, n. 263; si riporta il testo previgente: “Le notificazioni non possono farsi dal 10 ottobre al 31 marzo prima delle ore 7 e dopo le ore 19; dal 1° aprile al 30 settembre prima delle ore 6 e dopo le ore 20”.
55 Cfr., per tutti, Balena, Notificazione e comunicazione, cit., 264.56 Va, peraltro, segnalato che il notificatore non è obbligato a specificare l’orario in cui la notifica è
avvenuta, almeno che la parte che ne abbia un qualificato interesse non lo chieda espressamente; così, tra le altre, Cass., 7.10.2002, n. 14342.
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6. La relazione di notificazione.
Il procedimento notificatorio si chiude con la consegna al destinatario di una
copia dell’atto notificando, conforme all’originale, secondo quanto riscontrato ed
attestato dall’ufficiale notificatore.
Il riscontro che la notificazione sia avvenuta nel rispetto delle regole che la legge
ha individuato come idonee a far entrare l’atto nella sfera di disponibilità del desti-
natario, si ottiene con la redazione, la datazione e la sottoscrizione della c.d. “rela-
zione di notifica” da parte dell’ufficiale notificatore.
Nella relata, redatta in calce all’originale ed alla copia (prima della consegna),
viene indicata la persona a cui è consegnata la copia dell’atto, il tempo ed il luogo
in cui si è perfezionata la notifica.
La relazione finale documenta anche le ricerche effettuate dall’ufficiale giudi-
ziario ogni qual volta la legge prevede un ordine obbligatorio da seguire nella scelta
dei criteri da seguire nell’attività di notificare57. Essa, certificando tutta l’attività
svolta nel corso della fase di trasmissione, concreta la fase della consegna, in modo
esclusivo rispetto ad ogni altra prova58; fa fede fino a querela di falso delle attività
svolte dall’ufficiale giudiziario e della conformità della copia all’originale59, ma
non anche della veridicità delle dichiarazioni a lui effettuate60.
Il principale ordine di problemi interpretativi attiene alla corretta individuazione
del luogo ove eseguire la consegna dell’atto. A tal proposito è stato più volte riaffer-
mato il principio per il quale, ai fini di una esatta determinazione del luogo di resi-
denza del destinatario, assume rilevanza esclusiva quello ove questi dimori di fatto
in via abituale, con la conseguenza che le risultanze anagrafiche rivestono un valore
puramente presuntivo e di orientamento61, essendo suscettibili di superamento con
una semplice prova contraria, ricavabile da qualsiasi fonte di convincimento62.
57 Così Punzi, Delle comunicazioni e delle notificazioni, cit., 1518.58 Cass., 9.2.1998, n. 1337, nonché, rispetto ad eventuali successive attestazioni dello stesso uffi-
ciale Cass., 1.6.1999, n. 5305.59 Cass., 11.1.1994, n. 224.60 Cass., 1.6.1999, n. 5305 e Cass., 26.11.1984, n. 6113. L’apposizione della relazione solo sull’ori-
ginale e non anche sulla copia non dà luogo a nullità se la notificazione ha raggiunto lo scopo: Cass., 14.3.1985, n. 1978; Cass., 1.6.1987, n. 4824. In ogni caso, in ipotesi di discordanza tra originale e copia, agli effetti della validità dell’atto occorre riferirsi a quest’ultima; d’altra parte, chi eccepisce la decadenza è onerato della relativa prova e, pertanto, si deve aver riguardo al primo rispetto a decadenze a carico del richiedente e ala seconda rispetto alle decadenze a carico del destinatario Cass., 9.8.1996, n. 7331, in Giur. it., 1997, I, 1, 1252; Cass., 13.10.1995, n. 10697, in Giur. it., 1996, I, 1, 1263; Cass., 8.5.1987, n. 4263, in Foro it., 1988, I, 507; Cass., 24.4.1993, n. 484 sostiene che, nell’ipotesi di noti-ficazione eseguita ai sensi dell’art. 140 c.p.c., la relata di notifica fa fede fino alla querela di falso in ordine all’attestazione delle operazioni compiute dall’ufficiale giudiziario ed al contenuto estrinseco delle dichiarazioni da lui ricevute, mentre l’attestazione che il luogo della notificazione fosse l’abi-tazione del notificando, in quanto risultante da attività meramente informativa, non può considerarsi assistita dalla fede pubblica privilegiata, ben potendo essere dimostrata non rispondente a verità con ogni mezzo di prova.
61 Cass., 20.3.2006, n. 6101.62 Cass., 5.5.1998, n. 4518; Cass., 18.4.1998, n. 3982.
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parte prima - il momento perfezionativo del procedimento notificatorio
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In conclusione, anche la fase finale della documentazione – che, si ripete, precede
quella della consegna e si realizza con la redazione della relata di notifica – diventa
“elemento essenziale affinché il procedimento notificatorio possa conseguire il suo
scopo, offrendo la giuridica certezza dell’avvenuta trasmissione dell’atto secondo
le modalità prescritte”63.
7. Il momento conclusivo del procedimento notificatorio.
In riferimento al destinatario, la notificazione rileva come fattispecie produttiva
di effetti, a suo favore o a suo carico, idealmente ricollegati alla ricezione dell’atto;
viceversa, quanto al notificante, essa rileva come esercizio di un diritto o di un
potere sostanziale o processuale che questi deve esercitare entro un determinato
periodo di tempo al fine dell’interruzione della prescrizione o della decadenza64.
Per evitare, quindi, che il diritto di azione della parte istante – pur costituzional-
mente garantito dall’art. 24 Cost. – sia compromesso dalla coincidenza tra perfe-
zione ed efficacia del procedimento, si rende necessario scindere le due fattispecie.
La dottrina tradizionale ha enucleato tre diverse teorie concernenti l’esatta indi-
viduazione del momento in cui può considerarsi concluso il procedimento notifica-
torio e, per lo effetto, perfezionatasi la notifica.
La “teoria della ricezione” considera perfezionata la notificazione nel momento
della mera entrata dell’atto da notificare nella sfera di disponibilità del destinatario.
La contrapposta “teoria della ricezione” considera, invece, perfezionata la notifica-
zione solo con la conoscenza effettiva dell’atto da parte del destinatario. La terza
teoria, detta “dell’indifferenza” considera sufficiente il semplice espletamento delle
formalità prescritte dalla legge, indipendentemente dalla percezione o ricezione da
parte del destinatario65.
La teoria della ricezione è sicuramente quella più garantista o, quantomeno,
maggiormente rispettosa del bilanciamento degli interessi in gioco tra le parti con-
trapposte.
Considerare perfezionata la notifica al momento della effettiva percezione
dell’atto da parte del destinatario rischierebbe una ingiustificata lesione del diritto
di azione del notificante, ogni qualvolta il tardivo perfezionamento del procedi-
mento notificatorio sia conseguenza del verificarsi di eventi eccezionali sottratti al
suo potere di controllo.
Applicare la teoria dell’indifferenza, viceversa, significherebbe sacrificare il
diritto di difesa del destinatario, in quanto al solo espletamento delle formalità pre-
viste dal legislatore si consoliderebbero in suo sfavore taluni effetti sostanziali e
63 Così Martinetto, Notificazione, cit., 403.64 Tarzia, Perfezione ed efficacia della notificazione, cit., 658; Carpi, Corte costituzionale 2 feb-
braio 1978, in Leggi civ. comm., 1978, 896.65 In tema, Punzi, Delle comunicazioni e notificazioni, cit., 1482. Più recentemente, Fabbri,
Appunti in tema di notificazione agli irreperibili, in Riv. dir. processuale, 1992, 408; Saraceni, Noti-ficazioni all’irreperibile: la pronuncia delle sezioni unite sulla scissione del perfezionamento del pro-cedimento notificatorio, in Giust. civ., 2005, 941 ss.
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capitolo primo - il sistema delle notificazioni nel processo civile
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processuali, senza che egli abbia avuto conoscenza o almeno conoscibilità del con-
tenuto dell’atto medesimo. La teoria delle ricezione dell’atto, quindi, sembra essere
quella più adatta a tutelare la posizione di entrambe le parti, atteso che può conside-
rarsi perfezionata la notificazione al momento del compimento delle modalità pre-
scritte dalla legge, da questa ritenute idonee a porre l’atto nella sfera di disponibilità
(o meglio di conoscibilità) del destinatario.
Generalmente l’atto si considera entrato nella sfera di disponibilità del destina-
tario nel momento in cui gli viene consegnato (rectius viene documentata la con-
segna) personalmente dall’ufficiale giudiziario (art. 138 c.p.c.) o quando lo stesso
atto è consegnato ad una persona da lui espressamente indicata (il domiciliatario
ex art. 141) o che si trova in uno dei luoghi dove si svolge la sua vita domestica o
lavorativa e che è legata al destinatario da un particolare rapporto di famiglia, dipen-
denza o vicinato (i cosiddetti consegnatari ex art. 139 c.p.c.).
Quando in particolari condizioni è impossibile effettuare tale consegna (irre-
peribilità del destinatario, irreperibilità o rifiuto del consegnatario, destinatario
all’estero, numero rilevante di destinatari o difficoltà ad identificarli tutti), il legisla-
tore ritiene sufficiente che la copia dell’atto da notificare sia guidata verso il desti-
natario e che siano poste puntualmente in essere tutte le attività previste dalla legge,
ivi compresa la documentazione, in maniera tale che l’effettivo risultato del proce-
dimento si identifichi, per quanto possibile, con lo scopo finale per cui si ricorre alla
notificazione, che è quello di portare l’atto a conoscenza del destinatario.
La notifica può dirsi perfezionata solo nel momento in cui termina l’intero ciclo
del procedimento notificatorio, al cui compimento l’ordinamento fa conseguire la
conoscenza legale dell’atto da parte del ricevente, indipendentemente da quella
effettiva66.
Il legislatore, infatti, non prevede per il perfezionamento della notifica la perce-
zione dell’atto quale presa di conoscenza da parte del destinatario, ma il solo con-
seguimento di un processo di trasmissione dello stesso nelle forme predeterminate
dalla legge67, cosicché la sua conoscenza non si pone quale risultato necessario, ma
soltanto come fine del procedimento68.
In altri termini, la conoscenza effettiva dell’atto da parte del destinatario, pur
rappresentando l’obiettivo pratico del complesso di formalità prescritte dal legi-
slatore, rimane estranea allo scopo giuridicamente rilevante della notificazione. Il
sistema infatti – a parte l’ipotesi in cui la consegna dell’atto da notificare avvenga
direttamente nelle mani del destinatario dello stesso – può solo assicurare una pro-
babilità (più o meno alta) che la copia dell’atto notificando pervenga realmente al
soggetto cui è indirizzato.
66 Martinetto, Notificazione, cit., 396; Balena, Notificazione comunicazione, cit., 261; Gior-getti, Le nuove norme su comunicazioni e notificazioni, in Riv. dir. processuale, 2005, 701 ss.
67 Minoli, Le notificazioni nel processo civile, cit., 33 ss.; Punzi, La notificazione degli atti nel processo civile, cit., 69 ss.
68 Così Tarzia, Perfezione ed efficacia della notificazione a destinatari irreperibili o all’estero, cit., 658.
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7.1. Segue. Perfezionamento e scopo della notificazione.
Il problema di fondo dell’intero procedimento è che, a ben guardare, l’effettiva
presa di conoscenza da parte del destinatario dell’atto oggetto della notificazione,
pur costituendone lo scopo, è del tutto estranea alla sua struttura69.
Da un lato l’effettiva presa di conoscenza del contenuto rappresentativo di un
atto è pur sempre un fenomeno che rientra nella sfera volitiva del destinatario, che
è comunque tenuto a porsi in un atteggiamento di cooperazione per percepire e
comprendere70.
Nell’altro senso, l’opera di chi vuole comunicare con un altro soggetto si com-
pie, in ogni caso – nel mondo naturale prima che in quello dei rapporti giuridici –
nell’istante in cui l’oggetto della comunicazione sia stato sufficientemente espresso
nella direzione del destinatario; solo successivamente ha inizio l’opera del desti-
natario che mira a prendere conoscenza della comunicazione trasmessagli e che è
di intensità diversa a seconda che questa sia pervenuta in luogo a lui più o meno
vicino.
Per tali motivazioni, secondo la dottrina tradizionale, gli effetti che dipen-
dono dalla notificazione si producono non dal momento della presa di conoscenza
dell’atto, ma sin da quando termina il ciclo del procedimento notificativo. Se poi, in
alcune ipotesi, questi effetti sono procrastinati entro un periodo di tempo fisso, da
quel momento inizierà la decorrenza di questo termine71.
Posto quanto innanzi, devono necessariamente coordinarsi le conclusioni rag-
giunte in ordine al perfezionamento della notificazione, con lo scopo tipico della
notificazione stessa.
Se è vero che i procedimenti notificativi terminano prima della effettiva presa
di conoscenza materiale da parte del destinatario72, in quanto normalmente l’effetto
giuridico consegue alla semplice messa a disposizione del destinatario dell’oggetto
da notificare, si è portati ad ipotizzare un effetto giuridico che dovrebbe coincidere
con il raggiungimento dello scopo della notificazione, che consegue in realtà ad un
risultato materiale minore.
69 Per un’accurata distinzione tra perfezione ed efficacia della notificazione, vedi, per tutti, Tarzia, Perfezione ed efficacia della notificazione a destinatari irreperibili o all’estero, cit., 658-660 e Id., Problemi del processo civile di cognizione, Padova, 1989, 490, che evidenzia l’opportunità di fissare un momento comune di decorrenza di tutti gli effetti derivanti dalla notificazione, tranne far retroagire alcuni di essi, tassativamente indicati, ad un momento anteriore, in analogia con il sistema tedesco.
Per tutti cfr. Punzi, La notificazione degli atti nel processo civile, Milano, 1959, 59 ss.; Biavati, Commento all’art. 8 l. 20 novembre 1982, n. 890, in Leggi civ. comm., 1983, 1053 ss. che subor-dina alla separazione tra i due momenti perfezionativi l’applicabilità dell’art. 291 c.p.c. con riguardo all’ipotesi dell’insufficiente termine di comparizione.
70 Così la dottrina tradizionale. Pugliatti, La trascrizione, cit., 380; Minoli, Le notificazioni nel processo civile, cit., 73.
71 Per tutti, Punzi, La notificazione, cit., 72; Id., Delle comunicazioni e notificazioni, cit., 1438; In tal senso anche Martinetto, Notificazione, cit., 396; Balena, Notificazione e comunicazione, cit., 272.
72 Così Pugliatti, La trascrizione, cit., 380.
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Ed in effetti l’ordinamento ha dovuto operare, nel regolamento positivo delle
notificazioni, un contemperamento di interessi contrastanti, che non ha potuto evi-
tare un margine di sacrificio di una delle parti.
In considerazione dell’impossibilità di raggiungere con gli strumenti a disposi-
zione quell’optimum della presa di conoscenza effettiva (che si estrinseca nella con-
segna a mani proprie del destinatario), che costituisce peraltro lo scopo stesso del
procedimento di trasmissione, il legislatore ha avuto riguardo al risultato possibile.
Operazione questa necessaria e inevitabile, se è vero che “essendo il diritto opera
dell’uomo, inevitabilmente imperfetta, il risultato purtroppo non può mai coinci-
dere esattamente con il fine”73.
Ne consegue che, poiché la legge fa discendere da tale procedimento gli effetti
che presupporrebbero, invece, una presa di conoscenza effettiva da parte del desti-
natario e poiché tale divario può anche essere notevole, il legislatore stesso ha posto,
accanto alla prescrizione di minuziose forme determinate, una serie di norme di
garanzia, che devono essere applicate ogni qualvolta lo strumento usato non sembri
idoneo a rendere possibile, con una certa sicurezza, il conseguimento dello scopo
della notificazione e che si concretizzano innanzitutto in una rigorosa determina-
zione dei casi, in cui questi strumenti possono essere utilizzati; nella prescrizione di
un complesso di formalità essenziali, che devono essere rispettate nel procedimento
di trasmissione; in un eventuale controllo preventivo del magistrato sulla sussistenza
delle condizioni per cui si rende necessaria l’utilizzazione di questi strumenti74.
Il rispetto delle formalità legali previste per la consegna dell’atto, non è altro che
il mezzo attraverso cui il legislatore assicura la garanzia che l’atto stesso sia entrato
nella sfera di disponibilità del destinatario.
La notifica si perfeziona, ovviamente, solo se sono esattamente compiute le for-
malità di volta in volta previste dalla legge: rileva, pertanto, il momento temporale
nel quale tale perfezionamento può dirsi raggiunto, atteso che il tempo è un fattore
importante ai fini del rispetto di termini previsti a pena di decadenza (o che fanno
estinguere, per prescrizione, il diritto). Il rispetto di termini pone un problema in
relazione al fatto che la notificazione è un atto, ma che si compie pur sempre attra-
verso un procedimento distinto in varie fasi successive che, per svolgersi, richiede
del tempo, gran parte del quale è sottratto alla disponibilità dell’istante, nel senso
che il suo dipanarsi dipende dalle attività altrui.
8. La scissione del momento perfezionativo. Premesse.
Posto che la previsione di una coincidenza temporale tra perfezionamento della
notifica ed efficacia del procedimento avrebbe determinato il pregiudizio del diritto
di azione della parte istante, costituzionalmente garantito dall’art. 24 Cost., si è
ritenuto opportuno scindere le due fattispecie.
73 L’osservazione è di Carnelutti, Teoria generale del diritto, Roma, 1955, 7. In tema vedi anche De Marini, Il giudizio di equità nel processo civile, Padova, 1959, 11.
74 Cfr. Punzi, Delle notificazioni, cit., 1485.
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La tutela dei contrapposti interessi di notificante e notificatario non viene
raggiunta dall’ordinamento processuale attraverso un loro bilanciamento nella
determinazione del momento in cui la notificazione è compiuta, bensì tramite
l’individuazione di un doppio momento temporale (c.d. “doppio binario”) per il
perfezionamento della notifica stessa.
Gli effetti della notificazione di un atto processuale sono anticipati, a vantaggio
del notificante, al solo conseguimento delle formalità a lui direttamente imposte dalla
legge (ossia la consegna dell’atto all’ufficiale giudiziario) essendo la successiva atti-
vità di quest’ultimo sottratta al controllo ed alla sfera di disponibilità del notificante.
Gli effetti di cui si parla sono solo quelli collegati al rispetto di eventuali termini
perentori posti a carico del notificante, ossia quelli impeditivi di eventuali deca-
denze, che si andranno a consolidare con il perfezionamento definitivo del procedi-
mento di notificazione e cioè con la ricezione dell’atto da parte del destinatario o, ad
ogni modo, con il compimento di tutte le formalità prescritte dalla legge come equi-
valenti alla ricezione. Tutti gli altri effetti che l’ordinamento ricollega alla notifica
si produrranno, invece, dalla effettiva ricezione dell’atto da parte del destinatario75.
Il principio trova la sua genesi nella giurisprudenza costituzionale in tema di noti-
ficazione a mezzo posta di atti destinati all’estero76, cui sono seguiti i noti arresti della
Corte Costituzionale che, una volta introdotta la regola della scissione del momento
perfezionativo della notifica nel procedimento notificatorio a mezzo posta77, hanno,
75 La ratio è da ricercarsi nel tentativo di scongiurare risultati collidenti con il diritto di difesa costituzionalmente tutelato (quando la data della notificazione rileva come dies a quo di un termine assegnato al notificante per il compimento di un atto successivo della sequenza processuale) e, con-testualmente, ad evitare uno sbilanciamento, a favore dell’attore ed in danno del convenuto, dei meccanismi di produzione di effetti processuali molto delicati (quali, ad esempio, il fenomeno della litispendenza).
76 Cfr. in primis, Corte cost., 2.2.1978, n. 10, in Foro it., 1978, I, 550, con osservazioni di Proto Pisani; in Giur. cost., 1978, I, 54, e 787, con nota di Andrioli, Intorno agli art. 142 e 143, 3° comma, c.p.c., ed in Leggi civ. comm., 1978, 889, con nota di Carpi. Sul punto cfr. anche Frigo, Notificazione all’estero, in Digesto civ., XII, Torino, 1995, 247 ss.
Corte cost., 3.3.1994, n. 69, in Foro it., 1994, I, 2336, con nota di richiami cui si rinvia per un panorama della giurisprudenza in tema di notifica di atti all’estero; in Giust. civ., 1994, I, 1164; in Riv. dir. internaz. priv. e proc., 1994, 79; in Riv. dir. internaz., 1994, 193; in Giur. cost., 1994, 199.
Corte cost., 22.10.1996, n. 358, in Foro it., 1997, I, 1006, con nota di Gambineri; in Giur. cost., 1996, 3140; in Giust. civ., 1997, I, 604; in Riv. dir. internaz., 1997, 239; in Giur. it., 1997, I, 448, con nota di De Cristofaro, Sui termini per la notifica all’estero nel processo cautelare e sulla conse-guente articolazione del procedimento iniziato “inaudita altera parte”; in Riv. dir. internaz. priv. e proc., 1997, 681.
77 Corte cost., 26.11.2002, n. 477, dichiarativa dell’illegittimità costituzionale degli artt. 149 c.p.c. e 4, 3° comma, l. 20.11.1982, n. 890, nella parte in cui prevedevano che la notificazione postale si per-fezionasse anche per il notificante alla data di ricezione della copia da parte del destinatario anziché a quella, antecedente, di consegna all’ufficiale giudiziario dell’atto da notificare; in Foro it., 2003, I, 13, con nota di Caponi, La notificazione a mezzo posta si perfeziona per il notificante alla data di conse-gna all’ufficiale giudiziario: la parte non risponde delle negligenze di terzi; in Corriere giur., 2003, 23, con nota di Conte, Diritto di difesa ed oneri della notifica. L’incostituzionalità degli artt. 149 c.p.c. e 4 comma 3, l. n. 890 del 1982: una «rivoluzione copernicana»?; in Dir. e giustizia, 2002, n. 44, 21, con commento di Giacalone, Nuove regole per le notificazioni a mezzo del servizio postale.
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di poi, conferito alla stessa una valenza generale78, legittimandone l’applicazione a
tutte le modalità notificatorie; il tutto in ragione di una interpretazione sistematica
delle norme processuali che ritiene irragionevole che le notificazioni possano perfe-
zionarsi diversamente, a seconda delle modalità di trasmissione dell’atto79.
Alcuni anni più tardi, il legislatore ha codificato il suindicato principio aggiun-
gendo un 3° comma all’art. 149 c.p.c. che, disciplinando le notifiche eseguite a
mezzo del servizio postale, dispone che “la notifica si perfeziona, per il soggetto
Diverso il momento dell’efficacia per mittente e destinatario; in Guida dir., 2002, n. 48, 38, con nota di Gentile, Passa il principio di scissione degli effetti tra attori e destinatari dell’atto giuridico; in Studium iuris, 2003, 685 ss., con commento di Campus, Notificazioni a mezzo posta e principio di sufficienza delle «formalità che non sfuggono alla disponibilità del notificante»; in Giur. it., 2003, 1549, con nota di Dalmotto, La Corte manipola la norma sul perfezionamento della notifica postale: vecchie alternative e nuovi problemi.
Prima ancora, cfr. Corte cost., 23.9.1998, n. 346, in Corriere giur., 1998, 271, con nota di Caponi, La sentenza della Corte costituzionale sulle notifiche per posta: processi in corso e rapporti esauriti, e di Conte, Notifiche a mezzo posta, presunzione di conoscenza dell’atto ed effettività del contraddit-torio; in Giur. it., 1999, 1568, con nota di Balena, Le notificazioni a mezzo posta dopo l’intervento della Corte costituzionale.
La regola è stata, successivamente, recepita finanche dal legislatore con la modifica dell’art. 149 c.p.c. ad opera della l. 28.12.2005, n. 263.
78 Sul punto cfr. Corte cost., 23.1.2004, n. 28, in Foro it., 2004, I, 645, con nota di Caponi, Sul perfezionamento della notificazione nel processo civile (e su qualche disattenzione della Corte costi-tuzionale); in Giur. it., 2004, 939 ss., con nota di Delle Donne, Il perfezionamento della notifica per il notificante, tra diritto di difesa e principio del contraddittorio: riflessioni a margine di un recente intervento interpretativo della Consulta; Corte cost., 12.3.2004, n. 97, in Giur. cost., 2004, 2; in Giur. it., 2004, 2264, con nota di Falco; in Corriere giur., 2004, 1308, con nota di Glendi, La notificazione degli atti dopo l’intervento della Corte costituzionale; Corte cost., 2.4.2004, n. 107, in Foro it., 2004, I, 1321, con nota di Caponi, Sul perfezionamento della notificazione e l’iscrizione della causa a ruolo; in Giur. it., 2005, 91, con nota di Terroni, Perfezionamento della notificazione e termine per iscrivere la causa a ruolo.
Ed ancora, Cass., SS.UU., 13.1.2005, n. 458, in Foro it., 2005, I, 699, con nota di Caponi, Svolta delle sezioni unite nella disciplina della notificazione ex art. 140 c.p.c.; in Corriere giur., 2005, 351, con nota di Conte, Revirement delle sezioni Unite sulle formalità di notifica ex art. 140 c.p.c.: si sana un’incongruenza, ma ne resta aperta un’altra; in Giust. civ., 2005, I, 938, con nota di Saraceni, Notificazioni all’irreperibile: la pronuncia delle Sezioni unite sulla scissione del perfezionamento del procedimento notificatorio; in Corriere trib., 2005, 851, con nota di Glendi, Occorre la ricevuta di ritorno per la validità della notifica ai sensi dell’art. 140 c.p.c.; in Dir. e giustizia, 2005, 7, 14, con nota di Evangelista, Notificazioni, arrivano regole più eque; in Riv. dir. processuale, 2006, 389, con nota di Basilico, Riflessioni sull’orientamento della giurisprudenza di cassazione successivo alle recenti decisioni costituzionali in tema di notificazione. Sulla pronuncia delle Sezioni Unite cfr. anche Marzocco, Perfezionamento del procedimento di notificazione ex art. 140 c.p.c. e funzione dell’avviso di ricevimento, in Riv. dir. civ., 2006, II, 535; Gerla, I nuovi principi in materia di notifi-cazioni fissati dalla Cassazione, in Fisco, 2005, 7559.
79 In particolare, cfr., in relazione all’ipotesi di cui all’art. 140 c.p.c., Corte cost., 12.3.2004, n. 97, cit., 1308, con nota di Glendi, La notificazione degli atti dopo l’intervento della Corte Costituzionale. L’art. 149 c.p.c. specificherebbe, con riferimento alle notificazioni postali, una regola da ritenersi valida, in via generale, per tutte le forme di notificazione previste nel processo civile, atteso che sarebbe irragionevole privilegiare sotto questo profilo il notificante che si serve del servizio postale rispetto a chi impiega altri procedimenti di notificazione; in questo senso, Balena, in Balena e Bove, Le riforme più recenti del processo civile, Bari, 2006, 44.
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notificante, al momento della consegna del plico all’ufficiale giudiziario e, per il
destinatario, dal momento in cui lo stesso ha la legale conoscenza dell’atto”.
Nel 2010, la Corte Costituzionale ha avuto modo di pronunciarsi nuovamente in
materia di notificazioni – ed, in particolare, in tema di procedimento notificatorio nei
confronti di destinatario irreperibile – decretando l’incostituzionalità dell’art. 140
c.p.c. nella parte in cui non prevede che, per il destinatario, la notifica si intende
perfezionata solo con la ricezione dell’atto o decorsi dieci giorni dalla spedizione
della raccomandata da parte dell’Ufficiale giudiziario80.
Allo stato, dunque, anche nei confronti dell’irreperibile la notifica si perfeziona
per il destinatario, non con la spedizione della raccomandata informativa, bensì
con il ricevimento di quest’ultima o, comunque, decorsi dieci giorni dalla relativa
spedizione81.
In definitiva, risulta essere operante nel nostro ordinamento il principio generale
in base al quale, qualunque sia la modalità di trasmissione, la notifica di un atto
processuale si intende perfezionata in momenti diversi per il richiedente e per il
destinatario della notifica, dovendo le garanzie di conoscibilità dell’atto da parte di
quest’ultimo contemperarsi con il diverso interesse del primo a non subire le conse-
guenze negative derivanti dall’intempestivo esito del procedimento notificatorio per
la parte di quest’ultimo sottratta alla sua disponibilità82.
80 Corte cost., 14.1.2010, n. 3, in Foro it., 2010, I, 739, con nota di Caponi, La Corte costituzionale e le notificazioni nel processo civile; in Giust. civ., 2011, 6, 1413, con nota di Poli, Il momento perfe-zionativo della notifica a persona irreperibile.
81 In tema cfr. anche Mancuso, Momento perfezionativo della notifica all’irreperibile e giurispru-denza costituzionale, in Il giusto processo civile, 2010, 2, 373 ss.; Frassinetti, Sul perfezionamento del procedimento notificatorio ex art. 140 c.p.c., in Riv. dir. processuale, 2010, 1453 ss.
82 Così, testualmente, Cass., 2.2.2007, n. 2261; dello stesso tenore anche Cass., 11.10.2006, n. 21760 ed ancora Cass., 19.10.2006, n. 22480.
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