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Angela Cattaneo IL VILLAGGIO DEL SOLE E LA CITTA’ DI VICENZA La copertina di ABITARE IL VILLAGGIO – storie raccontate associazione Villaggio Insieme un’occasione di rinnovamento urbano

IL VILLAGGIO DEL SOLE E LA CITTA' DI VICENZA

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di Angela Cattaneo per l'Associazione Villaggio Insieme - Vicenza, 2009

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Angela Cattaneo

IL VILLAGGIO DEL SOLE E LA CITTA’ DI VICENZA

La copertina di ABITARE IL VILLAGGIO – storie raccontate associazione Villaggio Insieme

un’occasione di rinnovamento urbano

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Angela Cattaneo Architetto, libero professionista, per molti anni si è occupata del tema delle periferie urbane e del progetto ambientale attraverso scritti, progetti, concorsi e attività didattica presso il Politecnico di Milano. In particolare, per Vicenza: - pubblica il quaderno IO ABITANTE DI PERIFERIA, 1985 (cfr. Parametro n° 145 aprile '86; Recuperare n° 41 maggio-giugno '89), e lo studio UN PIANO PER VICENZA - 1992 - Egida ed. (cfr. Recuperare 2/93; Paesaggio Urbano maggio-giugno '95), - partecipa al CONCORSO nazionale di idee su PIAZZA MATTEOTTI (Progetto segnalato), 1990 (cfr. Casabella n° 569, giugno '90); Autore: Angela Cattaneo per l’associazione “Villaggio insieme” – Vicenza. settembre 2009 © Diritti riservati

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Propongo alcune linee di pensiero progettuale sul Villaggio del Sole in rapporto alla città. E’ prossima la celebrazione dei 50 anni di vita del Villaggio¹ e la presenza sul territorio dell’Associazione Villaggio Insieme - nata con l’obiettivo di cogliere questa opportunità per ripensare all’abitare nella dinamica del cambiamento che il quartiere sta vivendo – è interessante occasione per la presentazione di un progetto di idee a scala urbana. L’Associazione si fonda sulla forte esperienza di solidarietà e di storia condivisa del quartiere. Sente le incertezze che possono derivare dal cambiamento, soprattutto della tipologia della popolazione: c’è una forte presenza di immigrati e un aumento della popolazione anziana, ed è necessario riconoscere queste diversità di età e di culture da per elaborare “un’attività volta al positivo che ha come finalità la promozione di una piena cittadinanza degli abitanti del quartiere”¹. L’Associazione chiede la salvaguardia e la tutela del Villaggio del Sole e dintorni. Si interroga su qual è un buon abitare. Come si presenta, oggi, il quartiere nel rapporto con la città intera? Quale raggio di influenza può avere un suo rinnovamento per la riqualificazione della periferia? Ogni realizzazione edilizia modifica la percezione di un luogo. E dunque anche scelte piccole di riqualificazione di un quartiere vanno fatte avendo presente l’immagine desiderata per la città intera. Un grande e pur bello edificio che si intesti su un incrocio con facciata in curva darebbe eguale valore alle due strade, creando disorientamento se le due vie hanno in realtà un peso diverso; un’alberatura sbagliata può impedire prospettive interessanti alla vista; creare una piazza implica anche prevedere quanta importanza si vuol dare al luogo nel contesto dei suoi dintorni. Gli interventi fatti presupponendo di avere il vuoto intorno uno dopo l’altro hanno contribuito a creare le periferie indifferenziate, “prive di carattere, senza memoria”*, disorientanti. I vari modelli ideati nella cultura urbanistico-architettonica per dare forma urbana sono falliti: assi direzionali, interventi post-moderni, griglie geometriche. Le periferie in genere, salvo poche eccezioni, continuano a mancare di qualità. La mia esperienza mi ha portata a credere che solo progettando con una metodologia che si fonda sul rapporto con il preesistente si può continuare a dare forma alle città, così come succedeva nei tempi antichi. Se ieri il Villaggio del Sole era isolato, emarginato; se all’Università di Architettura o in “Casabella”* era valutato negativamente, oggi è una preesistenza interessante e riconoscibile nella periferia indifferenziata. Se ieri, nella sua autonomia, ha prodotto “spirito identitario e una forte esperienza di solidarietà”*, oggi, nella fase delicata del cambiamento, questa eredità dà un valore prezioso alla sua forma ormai radicata nel paesaggio urbano.

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1960 - 2010

Vicenza:planimetria IGM (1968) Vicenza: planimetria attuale

da quartiere emarginato a interessante preesistenza nella periferia indifferenziata

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E’ stata ufficialmente inoltrata agli uffici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali la richiesta di riconoscimento dell’importante carattere artistico della Chiesa di San Carlo*. La Chiesa sorge nella periferia della città, dove il rinnovamento urbano si realizza purtroppo quasi sempre attraverso operazioni di disconoscimento dell’esistente; la salvaguardia della Chiesa sarebbe preziosa anche per tutto il territorio circostante.

un punto di partenza

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LA CHIESA DI S. CARLO

Esempio notevole di architettura sacra contemporanea, la Chiesa di S. Carlo (progettisti Sergio Musmeci, Sergio Ortolani, Antonio Cattaneo). Sorta in un momento di grande tensione spirituale con una committenza d’eccezione: la comunità parrocchiale animata da don Gianfranco Sacchiero, è stata il cuore del quartiere e continua ad esserlo*. La Chiesa è ancora sorgente di energia e testimonianza d’arte. Riuscirà a generare bellezza? C’è bisogno che lo spazio intorno diventi una piazza (una delle poche della periferia). Potrebbe diventare una Piazza importante che dà il giusto risalto alla Chiesa e contribuisce all’aggregazione degli abitanti in questo momento delicato di cambiamento. Il quartiere ha soddisfatte le esigenze primarie (qualità degli alloggi, viabilità, verde): è tempo di esigenze estetiche. Quale Piazza dovrebbe essere anche indicazione dell’Associazione Villaggio Insieme, che connette il passato al presente dando voce ai nuovi abitanti, oltre che di una volontà politica che gestisce la trasformazione del contesto urbano ascoltando la città quando la città si esprime.

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PREESISTENZA E PROGETTO E’ difficile far emergere dal contesto compromesso delle periferie urbane un disegno: è risultato di una ricerca all’interno di una metodologia di intervento fondata sul rapporto con la preesistenza. Solitamente si procede in modo diverso, senza consapevolezza dell’appartenenza; e l’esito è una serie di edifici inseriti in luoghi non indagati. Non si trova un filo conduttore perché non si cerca: nessuna necessità interiore spinge a farlo. Progettare è un processo creativo - quindi soggettivo - fin dalla fase della ricerca: è instaurare un rapporto con il territorio e accogliere i suggerimenti che ogni luogo offre, percorrendo una via di autenticità. Se si privilegiano metodi oggettivo-scientifici, il passaggio dalla ricerca al progetto non appartiene a una dinamica creativa. Fra ricerca e progetto resta un salto assolutamente arbitrario. Non solo: in questo modo il ‘progettante’ non assume la piena responsabilità del progetto. La periferia delle città continua a crescere e la responsabilità della sua mancanza di qualità si cerca altrove, non nella cultura urbanistica. Il titolo della Biennale di Architettura del 2000 di Venezia era meno estetica, più etica, mentre una qualsiasi città testimonia negli interventi contemporanei, soprattutto nelle periferie, la distruttività e la superficialità, l’inadeguatezza dei modelli culturali di riferimento. Etica ed estetica dovrebbero essere due percorsi in parallelo, quando l’espressione creativa è anche sintesi di un processo evolutivo. Noi abitiamo la nostra casa, la città, il mondo. Nell’habitat si riflette ogni percorso soggettivo e la storia dell’umanità. Nell’architettura attuale si trovano i segni di un’involuzione. A Paestum - per fare un esempio - si venerano i frammenti e non ci si accorge che il recinto originario è stato dissacrato da una strada che ne cambia i confini. Il centro dell’antico insediamento è diventato periferia. Se non si ha la coscienza del centro, si perde la coscienza dei rapporti: dentro-fuori, est-ovest, vicino-lontano, tu ed io – premessa perché si generi un confronto.

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il Villaggio del Sole

la città oggi (particolare) – vista da Sud

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Il mare, oppure una collina o un fiume, sono elementi naturali che configurano una città, caratterizzandone la specificità e accrescendone la bellezza. Vicenza a Sud è protetta dal Monte Berico che, con gli storici portici che conducono al Santuario e al belvedere, è diventato mèta consueta di passeggiata urbana per gli abitanti. A volte questi elementi naturali sono “di impaccio” per l’applicazione alle città di schematiche soluzioni urbanistiche. Per anni a Vicenza si sarebbe quasi voluto azzerare la collina perché impediva la realizzazione della classica circonvallazione rotonda. Il Villaggio del Sole, quasi ultima propaggine a Nord-Ovest della città, si trova ai piedi del Monte Crocetta*. Potrebbe essere l’occasione per avvicinare anche questa collina - e il Parco che vi sorge - agli abitanti di questa parte di città, e non solo, realizzando un percorso per una nuova passeggiata urbana.

1) il Monte Crocetta dal belvedere di Monte Berico 2) il santuario di Monte Berico dal belvedere di Monte Crocetta

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LA COLLINA E LA CITTA’

nuove simmetrie urbane

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Legenda: 1) parco naturale; 2) Villa Rota-Barbieri (villa del Sole): attualmente ospita un Polo di cura Alzheimer; 3) belvedere; 4) torretta; 5) scalette; 6) pista ciclabile; 7) parco-giochi; 8) campo di calcio; 9) canonica e opere parrocchiali; 10) giardini con panchine (tutto il quartiere è immerso nel verde: quasi un quartiere-parco); 11) strada interna; 12) scuola Colombo; 13) centro socio-culturale; 14) campo di bocce; 15) fico e salice piangente; 16) Chiesa di S. Carlo.

il Villaggio del Sole( particolare) e il Monte Crocetta: lo stato di fatto

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...... // strada principale di accesso al Villaggio – interromperla prima dell’attuale rotatoria per realizzare una grande piazza pedonale?

................... il nuovo percorso alla collina, aperto verso gli spazi pubblici del Villaggio (studiare: pavimentazione, illuminazione, recinzioni...) ................... pista ciclabile esistente SNODI PRINCIPALI 1 – incrocio con strada (segnalare) e pista ciclabile; restauro scalette esistenti 2 – incrocio con strada interna (segnalare) 3 – inizio percorso – nuova fontana – controllare visuale ( ) della chiesa (modificare attuale recinzione?)

il Villaggio del Sole (particolare) e il Monte Crocetta: appunti per un progetto

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Nel 1746 Francesco Muttoni iniziava la costruzione dei portici che conducono al Santuario di Monte Berico. Settecento metri di arcate finite più di trent’anni dopo. Scrive Franco Barbieri nelle “premesse” a ILLUMINISTI E NEOCLASSICI A VICENZA * “... l’eredità del Muttoni, che concludeva la sua vita nel successivo ’47, appare complessa e larga di risonanze. Maturata in un ventennio di riflessioni e di studi (...) l’opposizione muttoniana all’idea dell’Arnaldi – che avrebbe voluto coprire con volte addirittura le antiche “scalette” salendo al Santuario dalla lontana Porta Monte – significava, preferendo l’aggancio alla più vicina Porta Lupia, ricercare un più stretto contatto tra il centro cittadino e la nuova passeggiata coperta, quasi prevedesse la futura moderna articolazione col nodo di convergenza stradale in Campo Marzo. Implicitamente, si valorizzava (...) la villa seicentesca dei Volpe, che diveniva adesso, con il suo grandioso parco disteso fino alle soglie della Lupia, il monumentale antefatto dei portici. Proprio per questo, molto probabilmente, non si sentì la necessità di raggiungere con le arcate la porta della città (...): una soluzione aperta a sottili interferenze tra architettura e natura (...).” Fu un’opera contestata ma “il tempo darà ragione all’idea del Muttoni (...) anche se i responsabili la accetteranno con notevole perplessità”. Nella votazione presso il consiglio cittadino, composto da 150 membri, sono 87 i sì e 62 i no, e “le guide locali stenteranno a convincersene (...). Il Bertotti Scamozzi (...) liquida i portici ricordando che servono a riparare i passeggeri dal sole e dalle intemperie: non una parola sull’architettura, silenzio assoluto sul nome del progettista (...)”. “I portici non ancora finiti diventano immediatamente elemento catalizzatore riguardo i quartieri adiacenti (...)”. Viene sistemata Contra’ Valmerlara e la salita di S. Libera, fino alla decisione “di sistemare il Campo Marzo a passeggio pubblico secondo i piani di Bartolomeo Malacarne (...)”. E in epoca moderna altri interventi come l’apertura di contra’ S. Silvestro “definita nel 1951 di fronte alla salita per i portici, riconfermano la funzione stimolante esercitata dall’intuizione del Muttoni, per quasi due secoli, su uno dei gangli più vitali del complesso urbano”*.

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I portici muttoniani mostrano come una scelta giusta di architettura possa generare positive reazioni a catena nella dinamica di un rinnovamento urbano.

Francesco Muttoni: progetto per i portici di Monte Berico - 1741

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IL VILLAGGIO DEL SOLE

Vi sono alcune considerazioni generali di grande condivisibilità sul quartiere: che è molto interessante, che c’è un buon abitare*, e soprattutto che è percepibile la fase critica che sta vivendo. Lo testimoniano da più anni anche articoli apparsi sui giornali locali che ne evidenziano con commenti e immagini il senso di abbandono e le risposte dell’Associazione Villaggio insieme che giustamente riconducono l’attenzione alla bellezza del quartiere.* Il Villaggio è oggi a un punto di svolta, e per questo la presenza sul territorio dell’Associazione potrà contribuire a decidere la direzione del cambiamento. Il Villaggio non è un luogo di passaggio ma un grande cul-de-sac e si sa che questi luoghi, per non diventare zone emarginate della città, devono essere ricchi per contenuti sociali e/o per qualità architettonica. Gli stranieri che stanno sostituendo gli abitanti locali possono portare arricchimento o degrado (a Vicenza un esempio è il rapido deterioramento di viale Milano e dintorni). La fisicità del luogo accompagna l’una o l’altra tendenza, ma può anche favorire l’una o l’altra. Attraverso la successione delle scale di lettura (dalla planimetria in scala 1:10.000 fino ad una in scala 1:500) e i sopralluoghi, mi sono proposta di individuare e segnalare le caratteristiche del quartiere e del suo contesto, i rapporti urbani, le visuali, i centri di vita, i percorsi, gli elementi di disturbo, le tendenze, le carenze. Ma la prima questione a cui era importante dare una risposta professionale e soggettiva, è questa: chiusura o apertura? E’ preferibile - nell’interesse della vita del quartiere - pensare al suo recupero con l’ottica di riportarlo di fatto all’autonomia di un tempo, oppure aprirlo alla città e a nuove vitali funzioni urbane? Si potrebbe proteggere e impreziosire il Villaggio del Sole - dopo aver provveduto alle consuete operazioni (tinteggiature, sistemazione dei marciapiedi e del sagrato della Chiesa, riordino delle zone di sosta) - attraverso la definizione dei suoi margini e accessi, fino a farlo diventare, con una esagerazione esemplificativa, un quartiere-parco che a una certa ora della sera chiude i cancelli. Chiusura, come succede ad esempio a Milano, dove si è via via nel tempo modificata la popolazione residente nelle vecchie case popolari a ballatoio, affacciate su grandi corti silenziose all’interno dei quartieri storici della città, i cui alloggi sono stati via via ristrutturati dai proprietari portando all’ interno i servizi igienici, un tempo comuni fuori dagli alloggi. Queste case sono oggi un esempio di buon abitare, proprio perché spesso vi convivono italiani e stranieri, ricchi e meno ricchi, o poveri e meno poveri, universitari di passaggio e anziani da sempre lì residenti; e a una cert’ora da sempre il portinaio chiude il portone che dalla strada dà sulla corte. Il senso di protezione è in quel contesto una qualità determinante.

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Oppure la sua interessante tipologia, la sua esemplarità nella storia urbanistica della città e i suoi grandi spazi aperti, suggeriscono di privilegiare una scelta di apertura? E’ il caso dei quartieri operai, sorti negli anni ’50 in Italia e in Europa per rispondere alla pressione dell’inurbamento, e che oggi sono grandi riserve all’interno delle città. Il loro recupero non dovrebbe restare un fatto locale, ma potrebbe essere l’espressione di un pensiero originale nella cultura urbanistica perché il problema è nuovo nella storia urbana, e comune a molte città.

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il Villaggio del Sole visto dall’alto

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Il Villaggio del Sole può avere una forza di attrazione per la città? Ovvero: quali sono le sue potenzialità nella visione di un rinnovamento urbano che tenti di rompere l’antitesi centro-periferia? Questa domanda è questione di fondo per ogni periferia urbana, poiché fino a quando si privilegerà il centro si continueranno a vivere i disagi di questa antitesi, che significa poi anche: bello-brutto. Franco Barbieri*, intervenendo sulla questione della periferia durante la presentazione di un mio lavoro* nell’86, affermava che “le periferie (...) sono state sempre viste, dalla fine dell’Ottocento in avanti, come una specie di depositi nei quali si può far tutto e il contrario di tutto perché sta bene tutto perché è in periferia. Del resto fino a quando (...) si sono concepite sì delle aggregazioni che uscivano dal centro ma che erano destinate diciamo già a priori a diventare parte integrante del centro, abbiamo avuto delle aggregazioni che diremo sono valide (...) dal punto di vista architettonico e urbanistico. (...) I borghi di S. Pietro, i borghi di S. Felice, il borgo Berga, oppure, meglio ancora, l’aggregazione scaligera della metà del Trecento – che è esemplare sotto tutti i punti di vista; questa del quartiere di S. Croce e di S. Rocco - erano aggregazioni per le quali il concetto di periferia non esisteva (...). Io credo che il concetto delle mura – queste mura che adesso noi troviamo molto belle, molto pittoresche e vogliamo salvarle e facciamo benissimo – però nell’Ottocento questa specie di barriera dentro la quale esistono cose da salvare, esiste un habitat che ha valore.. fuori dalle mura invece (esistono) dei terreni su cui appunto si può fare di tutto e il contrario di tutto (...) e purtroppo a Vicenza è avvenuto così (...). Questo limite delle mura fu come un confine tra il lecito e l’illecito (...) mentre dovevamo avere una coscienza generale della città (...)”. L’eredità del Palladio a Vicenza ha prodotto conservatorismo. Ed è positivo il fatto che la città abbia saputo salvaguardare il suo centro. Ma l’eredità del Palladio, o del Muttoni, va oltre le loro opere. E’ aver saputo risolvere con il linguaggio dell’architettura, in maniera innovativa e originale, i problemi del proprio tempo. E’ aver voluto lasciare un insegnamento. “Mi è parso cosa degna di uomo; il quale non solo a se stesso deve essere nato, ma ad utilità anche degli altri (...).... onde così poco a poco si impari a lasciar da parte gli strani abusi, le barbare invenzioni, e le superflue spese”. Il visitatore dell’interessante mostra allestita in occasione della celebrazione del quinto centenario della nascita di Andrea Palladio è così accolto: “questa mostra racconta storie di uomini che vissero i tempi difficili di una società in trasformazione, continuando a credere che l’architettura possa servire a migliorare il mondo intorno a noi.” Vicenza città bellissima: potrebbe essere non solo slogan. Vicenza è una città bellissima se si considera la periferia altro. Se si guarda solo al suo centro storico – quasi un caso di rimozione freudiana. Il guaio è che nell’occultamento del disagio si contamina tutto il sistema (tutta la città).

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Vicenza nella “Guida” di A, Ciscato (1870)

VICENZA CITTA’ BELLISSIMA

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“(…………) l’Associazione Villaggio insieme ritiene che il PAT (Piano di Assetto del Territorio) debba proporsi la salvaguardia e la tutela del Villaggio del Sole e dintorni, per esempio attraverso un’azione di controllo e di guida per la conservazione nell’uso. Una attenzione particolare, a nostro avviso, merita la chiesa di San Carlo. Per Villaggio del Sole intendiamo il quartiere che comprende le attuali vie Colombo, Malaspina, N. de Conti, Usodimare, V. de Gama, Cadamosto, Verrazano, Caboto, Vespucci. Per dintorni il Monte Crocetta, le due strade Biron e via Brig. Granatieri di Sardegna, il complesso “Romita”, il Villaggio Produttività/Gardella, e, a est, gli 84 appartamenti a riscatto fatti costruire dal Comune(...).”* E’ interessante questa iniziativa di tutela, e sarebbe importante affrontare in modo unitario il recupero del Villaggio del Sole e del quartiere Gardella*, nati nella stessa epoca con un disegno architettonico molto diverso e per entrambi ben definito, tenendo contemporaneamente il filo del percorso “verde” a Monte Crocetta. Vicini e pur separati inesorabilmente dalla circonvallazione, entrambi i quartieri oggi sono poco attraversati. Per entrambi si ha la sensazione di percorrere spazi privati. Nella tranquillità piacevolmente percepita si insinua però un sentimento di abbandono. La piazzetta del quartiere Gardella, pensata originariamente per un piccolo mercato, oggi è vuota. E non esiste più l’asilo nido, né i pochi negozi di un tempo. Anche il Villaggio del Sole ha poche botteghe. Restano il Centro Sociale, le scuole, la Biblioteca, la Chiesa, la Parrocchia e il mercato settimanale a far gravitare sull’area gli abitanti dei nuclei abitativi limitrofi. La circonvallazione taglia il quartiere Gardella dal Villaggio del Sole lasciando il quartiere Gardella dalla parte della città, ma per il Villaggio del Sole il taglio subìto è emarginante. E’ stato realizzato un sottopassaggio, c’è un semaforo sulle strisce pedonali, c’è, ultimo, un progetto di passerella. Da anni gli abitanti del Villaggio del Sole chiedono di attraversare più agiatamente la grande strada. In verità chiedono di fare parte della città.

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VILLAGGIO DEL SOLE – QUARTIERE GARDELLA – MONTE CRO CETTA

LEGENDA: 1) Chiesa di S. Carlo; 2) villa Rota Barbieri; 3) belvedere; 4) torretta; 5) scalette; 6) canonica e opere parrocchiali; 7) scuola Colombo; 8) centro socio-culturale; 9) strada pedonale; 10) piazzetta; 11) sottopassaggio pedonale.

lo stato di fatto

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Lo stato di fatto indica chiaramente che: 1) i due quartieri sono separati anche visivamente dalla circonvallazione alberata (viale del Sole) sulla quale si attestano.

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2) i due quartieri si concludono a Nord sulla stessa linea di sezione della circonvallazione appena cento metri dopo l’Albara, storico e strategico incrocio di direzioni. La foto mostra la modesta qualità urbana all’inizio del viale del Sole. La riqualificazione dei quartieri potrebbe contribuire anche alla riqualificazione di questo importante snodo.

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profilo Sud - lo stato di fatto

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3) il profilo Sud (via Brigata Granatieri di Sardegna) è già delineato come continuum di carattere residenziale, in un’alternanza di verde e costruito.

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sezione A-A - lo stato di fatto

4) si può individuare il loro ideale baricentro su una stessa linea di sezione della circonvallazione.

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1) il centro del Villaggio del Sole – uno spazio che potrebbe diventare 2) la piazzetta del quartiere Gardella, oggi priva delle attività previste una grande piazza pedonale (e potrebbero essere diradati gli alberi per all’origine, potrebbe diventare un piccolo tranquillo centro di vita dare un più giusto contesto alla Chiesa di S. Carlo) urbana 5) è possibile individuare le zone di superamento della circonvallazione per ottenere un percorso circolare di collegamento dei due quartieri con una interessante alternanza di spazi pubblici (strada pedonale, piazzetta, piazza grande, giardini).

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un percorso circolare

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Una soluzione non limitata al mero attraversamento della circonvallazione (A) ma pensata come percorso circolare (B) permette di saldare il Villaggio del Sole alla città, distribuendo il flusso di vitalità urbana anche al suo interno.

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Nota: COMPARARE LE AREE (1,2,3) Comparare aree di periferie con aree di eguale grandezza del centro storico permette di vedere per contrasto quante cose succedono nei centri storici. Spesso, nella periferia, le giuste dimensioni degli spazi - dettate dalla moderna normativa urbanistica - non sono accompagnate da una stessa attenzione per i dettagli, per i vuoti, per gli spazi piccoli, per le visuali. Spesso in periferia si spreca lo spazio. Ci sono troppi spazi di risulta – così chiamati perché sfuggiti al controllo di un pensiero progettuale. Molto spesso la prassi è edificare nelle zone compatibili senza la guida di un disegno d’insieme. Considerare sistema i due quartieri e il monte Crocetta significa avere una riserva urbana più grande per poter pensare in termini progettuali a una sua possibile positiva influenza sull’intera città.

provare a spostare la sagoma Monte Crocetta-Villaggio del Sole-quartiere Gardella nel centro storico

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Alla luce di tutte queste considerazioni si può ipotizzare un riassetto dei due quartieri, dove ogni spazio trovi una definizione più precisa nella qualità del buon abitare e nell’ipotesi della loro apertura alla città. Allora si potranno considerare le funzioni compatibili affinché il luogo diventi un centro di vita urbana

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VILLAGGIO DEL SOLE – QUARTIERE GARDELLA – MONTE CRO CETTA: UN SISTEMA URBANO

progetto

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Le scelte proposte sono scelte ‘possibili’, elaborate sulle base di un pensiero soggettivo per poter generare un confronto sul rinnovamento urbano desiderato. I principali temi (estrapolati dal progetto nelle pagine seguenti) sono: - un quartiere-parco: i suoi confini e i suoi accessi; - le strade: dal predominio delle automobili considerate come ricchezza alla riconosciuta qualità degli spazi pedonali; - la nuova piazza (Piazza del Sole?); - gli edifici-cerniera e il loro significato; - una gerarchia di percorsi; - nuova definizione degli spazi e usi compatibili; - verso un progetto ‘ecologico’ - il luogo rinnovato: visuali e riferimenti; - la Chiesa, la fontana e le campane.

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UN QUARTIERE-PARCO: I SUOI CONFINI E I SUOI ACCESSI ACCESSI PRINCIALI: A – ingresso pedonale alla piazza – nuovo edificio – sottopassaggio (esistente) con ampliamento nella piazza dell’area a quota sotto strada; B – ingesso pedonale e carraio (sotto portico nuovo edificio) al Villaggio con passerella di attraversamento della circonvallazione; C – altri accessi (esistenti) D – nuovo passaggio pedonale in corrispondenza delle scalette lungo il nuovo percorso alla collina.

A e B collegano in modo circolare i percorsi pedonali dei due quartieri.

il villaggio del sole si apre alla città

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LE STRADE

In questa foto* del 1962, quando intorno al Villaggio tutto era campagna, - e quando le automobili erano viste come simbolo di modernità e ricchezza - , è molto evidente l’importanza data alle strade del quartiere, Oggi si preferisce, quando è possibile, realizzare anche nelle periferie aree pedonali.

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Poiché le strade esistenti non sono strade di transito, è possibile ripensare al traffico interno al quartiere e rendere pedonale la nuova piazza (anche per dare un maggiore risalto alla Chiesa nella sua dimensione tenda). La nuova sistemazione della piazza potrebbe consentire la realizzazione di un grande parcheggio sotterraneo.

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LA PIAZZA: UNO SPAZIO DA PROTEGGERE

La nuova piazza (Piazza del Sole?) LEGENDA: - due nuovi edifici (A e B) chiudono la piazza e segnano il collegamento (sottopassaggio e passerella) con i giardinetti situati alle estremità del quartiere Gardella; - nella piazza alberata si formano cerchi leggermente ribassati rispetto alla quota della piazza che invitano alla sosta; - altri cerchi (lucernari) servono per illuminare il parcheggio sotterraneo; - uno dei cerchi è d’acqua – la fontana vicina alla chiesa, in corrispondenza dell’inizio del percorso alla collina: - a Sud (appena accennato nel disegno a lato) la piazza scende alla quota del sottopassaggio pedonale esistente.

La Chiesa di S. Carlo non è, allo stato attuale, valorizzata dal contesto – un grande spazio che potrebbe diventare una grande piazza. Le foto mostrano la Chiesa vista dai quattro accessi principali della futura possibile piazza: 1) dal porticato del “biscione” all’inizio di via Colombo; 2) dal porticato centrale del “biscione” lungo viale del Sole (la circonvallazione); 3) dall’incrocio di viale del Sole con via Brigata Granatieri di Sardegna; 4) dalla strada interna (proposta come passeggiata alla collina) all’altezza del campo da bocce. Sono le angolature visuali che hanno guidato il pensiero progettuale.

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una piazza di terra rossa

A

B

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GLI EDIFICI-CERNIERA

Lungo la circonvallazione sorgono due edifici, cerniera del percorso circolare proposto. Raccolgono lo spazio della piazza e segnalano i principali accessi al quartiere.

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Traendo spunto dall’architettura della città gli edifici-cerniera potrebbero essere moderne torri rampanti o porte urbane; o essere come absidi che raccolgono lo spazio della piazza; oppure ci si potrebbe ispirare alla geometria poetica di Toyo Ito. Propongo qui solo alcune suggestioni, affinché il rinnovamento desiderato possa avere dei riferimenti d’immagine.

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Toyo Ito - Barcellona

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Il Villaggio del Sole resta un cul-de-sac. Come per il quartiere Gardella, le strade (con possibilità di sosta) sono per i residenti o per chi frequenta il luogo per le attività presenti (e future). La circonvallazione (che sarà alleggerita dal traffico più pesante con la realizzazione delle prevista bretella) continua ad essere una strada alberata di traffico veloce meglio ritagliata nel territorio. Si può ipotizzare di farla scorrere qui a una quota più bassa in modo da sottolineare la separazione tra i due quartieri creando un effetto fiume. Legenda:

circonvallazione; A e B : attraversamenti pedonali; P: accesso al nuovo parcheggio sotterraneo; ........ percorso carraio principale all’interno

dal Villaggio; ..................... percorsi carrai secondari; percorso ciclabile; ................. percorsi pedonali; il percorso alla collina.

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UNA GERARCHIA DI PERCORSI

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Con la riqualificazione del quartiere e del verde, e nell’ipotesi di aprire il luogo alla città, la nuova definizione degli spazi e usi compatibili dovrebbe essere frutto di una scelta partecipata. La residenza

Il verde (spazi pubblici, giardini da recintare, aiuole curate dagli abitanti, parco giochi, orti, giochi all’aperto, valorizzazione di Monte Crocetta......)

Le attività culturali, sociali, per il culto... (esistenti e proposte)

Le attività commerciali (negozi, mercato... Nota: è stato indicato con questo colore il “biscione” perché per la sua posizione

potrebbe anche avere in futuro una diversa destinazione d’uso)

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NUOVA DEFINIZIONE DEGLI SPAZI E USI COMPATIBILI

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VERSO UN PROGETTO ECOLOGICO?

Sarebbe molto auspicabile che l’intervento di riqualificazione fosse nel segno di una cultura ecologica; che fosse in questo senso esemplare. Si dovrebbe verificare se gli spazi (e gli abitanti e l’Amministrazione locale) si prestano alle nuove tecnologie ambientali già possibili, per esempio in rapporto all’acqua, con il ripensamento degli impianti abitativi (tubazioni, rubinetti, apparecchi sanitari), la realizzazione di sistemi di raccolta e riciclo dell’acqua piovana, di raccolta e riciclo biologico delle acque grigie, eccetera. “Siamo in una soglia epocale che potrebbe vedere rapide trasformazioni nel prossimo futuro, sia in senso catastrofico che in senso ecologicamente corretto. Fra le molte trasformazioni auspicabili, anche quelle di una migliore educazione all’ambiente e di una maggiore responsabilità verso il paesaggio, e, come testimoniano recenti realizzazioni, di una riacquistata sensibilità per il valore percettivo e simbolico dell’acqua in rapporto all’architettura. (...) Gli esempi europei dove il ciclo dell’acqua rappresenta un parametro importante di progetto si trovano in larga maggioranza in Germania e nei paesi nordici. In molti casi il progetto acqua/suolo è appena leggibile (...), in altri diventa elemento integrato all’architettura (v. quartiere Kupperbusch a Gelsenkirken, Germania*): in altri ancora assume una valenza paesaggistica (...)*

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LA CHIESA, LA FONTANA E LE CAMPANE

iniziare (o finire) qui il percorso alla collina, davanti alla Chiesa, in una pausa di prato a passi perduti e acqua che zampilla sommessamente sotto il salice e il fico

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Si delinea nella periferia una zona ‘polivalente’ di qualità, in uno snodo viario importante.

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Questo polo offre l’occasione di un nuovo disegno a Nord di Vicenza: margini definiti e nuovi rapporti, tra il dentro della città e il fuori, e interquartiere - nuovi flussi che si intrecciano con quelli consolidati. La città prende respiro. Ambiente costruito e paesaggio naturale si intersecano lungo percorsi ben delineati. Un disegno urbano percepibile crea orientamento. “So dove sono”. La coscienza dell’appartenenza è la radice della bellezza che l’abitante può riconoscere nei confronti della città. Investire oggi sul Villaggio del Sole alla luce di questa prospettiva significa portare un effetto città nella periferia, invertendo la tendenza a scegliere il centro per la localizzazione di funzioni che creano prestigio. Bisognerebbe avere il coraggio, nelle periferie, di affiancare, ai centri commerciali e alle palestre, edifici per attività culturali. Perché non un centro di cultura multietnica al Villaggio del Sole? e perché non la Casa di riposo nel centralissimo ex Tribunale, anziché edificarla, come sembra sia previsto, sul Monte Crocetta? Chi ha esperienza di accudimento di persone anziane sa che sicuramente preferirebbero una breve passeggiata nella Piazza dei Signori piuttosto che tra alberi pur salubri. A Venezia, per fare un esempio, a un vecchio basta varcare un portone per trovarsi nel Campo di San Giovanni e Paolo, pieno di vita. Se il centro si consolida attorno alla sua storia, dalla periferia vengono le nuove istanze. Saper rispondere con gli strumenti dell’urbanistica e dell’architettura ai nuovi problemi: degli immigrati, dell’emarginazione, delle scelte ecologiche e, almeno simbolicamente, all’irrisolto problema degli anziani con il riconoscimento del carattere sacrale che dovrebbe avere un vecchio nella società. I tempi forse sono maturi, l’occasione sicuramente c’è.

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LEGENDA: A – dall’Albera a villa Circoli B – l’evolvente e i centri di vita C – una nuova geometria interseca la trama della città

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DALL’ALBERA A VILLA CRICOLI (1) dalla collina al piccolo lago

inizio del percorso lungo l’Astichello, subito dopo i piccoli giardini pubblici esistenti a fianco del Cimitero ebraico. La passeggiata è piacevole.

Ci sono molti alberi e, nel piccolo fiume, germani reali e gallinelle d’acqua. Bisognerebbe impedire che nuove costruzioni vengano

ad interrompere questo percorso. VERDE + ACQUA: un’occasione per mettere in evidenza i pregi naturali della città. “L’Astico, quando in antico passava per Vicenza, formava un lago a Nord della città. Di tale lago è tuttora chiara traccia la vasta depressione che esiste a destra della contrada del Laghetto (...). Lo Zago afferma che il bacino del lago era molto esteso, cominciando fra il ponte Pusterla e la chiesa d’Araceli (...).”* Piazza Matteotti, ex piazza dell’Isola, “era un tempo da ogni parte circondata dall’acqua come una vera isola e cioè, da un lato, dal torrente Astico che scorreva nell’attuale letto del Bacchiglione e, dall’altro, da un ramo di quest’ultimo fiume che, deviato poco dopo il Ponte Pusterla (...) scorreva dove oggi è la stradella del teatro Olimpico sfociando nel Retrone presso l’attuale Macello”* E lì c’era un porto fluviale. Ogni epoca ha trattato i corsi d’acqua secondo diverse esigenze. Oggi una nuova consapevolezza ecologica e paesaggistica tende a rivalutare il verde e l’acqua. Studi opportuni potrebbero verificare la possibilità di percorrere il Bacchiglione (dall’Albara al Ponte Pusterla e dal Ponte Posterla alla Rotonda) e di far riemergere un lago all’incrocio di villa Circoli. LEGENDA: 1 - Monte Crocetta; 2 - quartiere parco; 3 - Albara (grande rotatoria con salvaguardia di alberi e edifici storici); 4 – viale di circonvallazione a senso unico di marcia; 5 – nuovo viale a senso unico di marcia; 6 - Villa Circoli; 7 – lago; 8 - foto.

pista ciclabile (in parte esistente);

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L’EVOVENTE E I CENTRI DI VITA (2)

Sulla base di un mio disegno elaborato per UN PIANO PER VICENZA* quando erano in discussione i Piani Particolareggiati che interessavano la periferia (soprattutto Ovest) della città, scelto perché rappresenta per me la sintesi di un progetto a scala urbana tendente a superare l’antitesi centro-periferia, segno il nuovo disegno che si potrebbe creare con la riqualificazione del Villaggio del Sole in rapporto alla città intera.

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UNA NUOVA GEOMETRIA INTERSECA LA TRAMA DELLA CITTA’ (3 )

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Bacchiglione all’Albera Villa Circoli: immaginando il piccolo lago

Dall’Albera e da Villa Circoli, cerniere fra il dentro e il fuori a Nord della città, segnate dal paesaggio di una collina e di un lago, al Parco Querini dove l’Astichello confluisce nel Bacchiglione. Un percorso storico (borgo Trento e la pista ciclabile esistente) lungo il corso del Bacchiglione reso, se possibile, navigabile, e un nuovo percorso-parco pedonale e ciclabile lungo l’Astichello avvicinano il margine della città al centro. E all’inverso, partendo dal centro (da Parco Querini), si raggiunge il margine della città mentre la vista si apre alla corona di montagne.

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la corona di montagne a Nord della città

il cuore di Vicenza

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L’obbiettivo è tendere a creare bellezza. La città ha bisogno di bellezza, che è manifestazione di un buon abitare: sentirsi a proprio agio negli spazi, poterli godere, orientarsi, guardarli con piacere, viverli con amore. La bellezza in architettura è il risultato di una ricerca autentica, che accoglie i suggerimenti che ogni luogo offre, riconosce la storia di un quartiere, risponde a chi chiede appartenenza.

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PREGHIERA

LA CHIESA DI S: CARLO - disegno di Nicole*

“Quando prego, non prego mai per me stessa, prego sempre per gli altri, oppure dialogo in modo pazzo, infantile o serissimo, con la parte più profonda di me (...). E questo probabilmente esprime meglio il mio amore per la vita: io riposo in me stessa. E quella parte di me, la parte più profonda e la più ricca in cui riposo, è ciò che io chiamo ‘Dio’”.* *dal Diario di Etty Hillesum

confidando nel tempo futuro, quando sarà possibile riunirsi nello stesso luogo anche se si prega un Dio diverso

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NOTE 1 - la più importante ed interessante iniziativa urbanistica della città di Vicenza nel XX secolo. E’ un quartiere INA CASA realizzato a cavallo del 1960 (fine 1959 – inizi 1961, inaugurato nel 1960) (arch. S. Ortolani – arch. T. Panciera - arch. G. Ferrari - ing. P. Grazioli – ing. R. Todesco). Cfr. Il quartiere del Villaggio del Sole: dal progetto alla realizzazione, U. Satterin in “Villaggio del Sole – Scritti e immagini” a cura di Anna Brusutti e Antonio Ranzolin – VICENZA 1989 - BIBLIOTECA PUBBLICA DEL VILLAGGIO DEL SOLE. 2 - dalla presentazione dell’ Associazione Villaggio insieme (16 novembre 2005) 3 - Bernardo Secchi “MODIFICARE LA CITTA’: IL NUOVO PIANO PER L’EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE DI VICENZA” luglio 1992 4 - “inchieste edilizie nelle città italiane: Vicenza” in Casabella – rivista di architettura e urbanistica - n°226 (anno 1959) 5 - cfr nota 2 6 - In data 30 gennaio 2008 l’associazione Villaggio insieme ha inoltrato alla DARC (Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee, presso il Ministero BAC) la richiesta di catalogare la chiesa di San Carlo al Villaggio del Sole, come opera di architettura di particolare interesse. 7 - v. “INNO DI ARTE E PAROLA” a cura di Elisabetta e Roberto Brusutti – settembre 2002. 8 - per gli aspetti ecologico-vegetazionali del Monte Crocetta v. Michele Carta in “Villaggio del Sole – Scritti e immagini” (op. cit.). 9 - Franco Barbieri: “ILLUMINISTI E NEOCLASSICI A VICENZA” – ACCADEMIA OLIMPICA – 1972. 10 – dalla rassegna stampa dell’associazione Villaggio insieme 11 - “Io abitante di periferia” – cfr. Raffaele Mazzanti in PARAMETRO n°145 – apri le 1986 12 – “Osservazione e contributo alla formazione del PAT” presentata dall’Associazione al Sindaco di Vicenza (15 dicembre 2006) 13 – storico dell’arte e dell’architettura – cfr, nota 9 14– progettato da Ignazio Gardella, architetto, ingegnere e designer (1905 – 1999) – una delle figure fondamentali dell’architettura italiana del XX secolo 15 – fotografia dello studio Borracino 16 – Maria Bottero in “PROGETTO AMBIENTE” - Libreria Clup - 2005 17 - Giambattista Giarolli “VICENZA NELLA SUA TOPONOMASTICA STRADALE” scuola tip. istituto san gaetano – VICENZA -1955 18 – UN PIANO PER VICENZA – Edizioni Egida, 1992 18 – attività della scuola Primaria Colombo del Villaggio del Sole.

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Questa preziosa iniziativa dell’Associazione Villaggio Insieme, creando ascolto intorno alla storia del Villaggio del Sole, ha posto le basi per una partecipazione al rinnovamento e alla miglior vivibilità del quartiere, e di tutta la città.

Desidero ringraziare tutti coloro che – con idee, informazioni, incoraggiamenti, correzioni, materiali documentari – mi sono stati di aiuto

durante questo lavoro, e in particolare: Gianfranco Boschetti, Maria Bottero, Roberto Brusutti, Girolamo Leder, Paola Muscari,

Giuseppe Paiusco, Luisella Paiusco, Edi Roan, Maristella Tonin, Miriam Zambet.

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