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Illusione più meraviglioso, il modello `Metamorfosi' di MARIO CITRONI salutata con molta soddisfazione la scelta delle Edizioni della Normale di ridare vita aunlibro importantee ormai introvabile: Gianpiero Rosati, Nar- ciso e Pigmalione mu- sione e spettacolo neUe Metamorfo- si di Ovidio (pp. 177, € 25,00). Il saggio, agile e brillante (alla sua prima uscita, da Sansoni, nel 1983, fu finalista al Premio Via- reggio), muove dauna raffinata analisi di due celebri episodi del- le Metamorfosi per farne discen- dere un'interpretazione gene- rale del poema e della poetica che lo sostiene- Un'interpreta- zione che conserva oggi tutta la sua validità, e anzi si propone con l'ulteriore forza che le deri- va dal fatto di essere divenuta nel frattemp o unpunto di riferi- mento negli studi ovidiani: criti- ci italiani e stranieri di orienta- mentidiversi continuano a con- frontarsi con questo saggio di Rosati e a sviluppare, in direzio- ni anche in parte diverse, linee. interpretative in esso tracciate. Una sintetica serie di indicazio- ni su talipercorsi negli studi più recenti la offre Rosati stesso nel- la nuova prefazione che apre il volume. Quando il saggio apparve la prima volta, su Ovidio ancora gravava il pregiudizio postro- mantico di superficialità disim- pegnata, di virtuosismo godibi- lemaunpo' futile. Rosati è stato tra i primi. a cercare significati profondi e attuali entro questo presunto disimpegno.llsuo sag gio si è posto così, con pochi al- tri, alle soglie di quellaspettaco- lare ripresa di interesse per Ovi- dio che sarebbe poi presto segui- ta, che ancora continua anche fuori degli ambiti specialistici, e che ha fatto parlare di questi decenni, incampoletterario, co- me di una nuova aetas Ovidiana. E tema d domi nanU In quanto grande repertorio di miti, le Metamorfosi suscitavano interesse per gli approcci all'an- tico di tipo antropologico odi ti- po psicoanalitico. Un tratto par- ticolarmente originale di Rosati è la dimostrazione che nella s crit tura ovidiana dei mitidi Nar- ciso e di Pigmalione il tema do- minante non è quello erotico, non è la deviazione dell'oggetto del desiderio, come era parso a larga parte della ricezione suc- cessiva: aipadri dellaChiesa, adi- versi successivi moralismi e so- prattutto, appunto, alla psicoa- nalisi. Questo elemento è, certo, presente ma più importa a Ovi- dio il tema dell'illusione, che il poeta esalta anche attraverso il legame, non prima attestato, dell'inganno visivo di cui Narci- so è vittima per opera della sua immagine con l'inganno acusti- co di cui egli è vittima per opera della ninfa Eco. In Ovidio, Narci- so non ama se stesso ma il giova- ne che vede nello stagno creden- dolo altro da sé: quando scopre che quelgiovane è lapropriaim magine, muore per la sofferen- za dell'illusione frustrata. Pig- malione sa che la statua è solo una statua, l'ha creata lui: mata- le è la potenza illusionistica dell'arte, che è spinto a deside- rarla perché appare donna viva e non statua. Dalla dimostrazio- ne convincente, e coinvolgente, dellacentralitàdeltemadell'illu- sione, deltemadegliincertilimi- tit ra re altà eimmagine di e s s a in Narciso e in Pigmalione, Rosati ricava la valenza meta poetica dei due miti, come emblemi del le intenzioni di un poema dedica- to appunto alla universale ingan- nevolemutevolezza delle forme e del loro apparire. Narciso attribuì sce realtà autonoma a suoni (la vo- ce di Eco) o immagini (la propria) create da un mero gioco di riflessi. Pigmalione crea un'immagine ideale con arte così perfetta da ap- parire natura, ma che solo grazie al miracolo della metamorfosi sa- rà natura Così il poeta crea, nelle Metamorfosi, un mondo diimma- gini improbabili, cercando di il- ludere il lettore della loro realtà e al tempo stesso suggerendo- gli, con complici cenni di intesa e suggestioni ironiche, laconsa- pevolezza che si tratta solo di un gioco di illusioni. In tal mo- do Ovidio ci propone di vedere il mondo. come governato da una legge segreta di mutevolez- za, in cui ciò che sembra reale e definitivo rivela improvvisa- mente la sua natura transitoria, osi rivela come inganno, trave- stimento, identità camuffata, equivoco fatale. forma Sí fa contea L'ultimo capitolo sperimenta questa chiave di lettura attra- verso l'intero poema con anali- siacampione supassicheverifi cano sia gli aspetti che abbiamo qui riassunti, sia altri che non ho qui lo spazio per esporre. Se- gnalo solo le raffinate analisi sti- listiche che mostrano come in Ovidio la forma linguistica a vol te sappia mimare il contenuto fino al punto di identificarsi con esso, «di farsi essa stessa contenuto» (p. 38): caso emble- matico, gli effetti di specularità linguistica che accompagnano gli episodi di Eco e Narciso. Mol- ta evidenza ha in tutto il saggio il tema dellavisualità: le vicen- de dimetamorfosi sono sottopo- ste allo sguardo del lettore co- me uno spettacolo, stupefacen- te e ammaliante. Il lettore è in- dotto, sia da frequenti richiami all'atto del vedere, sia dalla tec- nica stessa dellarappresentazio-. ne, a sovrapporre la dimensio- ne verbale con quella dellavisio- ne, e questa a suavolta è visione di immagini in cui l'illusione di realtàpropriadellapoeticafigu- rativa classica si incontra, con effetti di grande suggestione, con l'ovvia irrealtà empirica del- le scene di metamorfosi. L'im- menso ruolo avuto dalle Meta- morfosi come fonte di temi e im- magini per le arti figurative an- L'intrinseca f guratività della maniera ovidiana nel saggio «Narciso e Pigmalione» di.Gianpiero Rosati, Edizioni della Normale

Illusione più meraviglioso, il modello `Metamorfosi

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Illusione più meraviglioso,il modello `Metamorfosi'

di MARIO CITRONI

salutata con moltasoddisfazione la sceltadelle Edizioni dellaNormale di ridare vitaaunlibro importanteeormai introvabile:Gianpiero Rosati, Nar-ciso e Pigmalione mu-

sione e spettacolo neUe Metamorfo-si di Ovidio (pp. 177, € 25,00). Ilsaggio, agile e brillante (alla suaprima uscita, da Sansoni, nel1983, fu finalista al Premio Via-reggio), muove dauna raffinataanalisi di due celebri episodi del-le Metamorfosi per farne discen-dere un'interpretazione gene-rale del poema e della poeticache lo sostiene- Un'interpreta-zione che conserva oggi tutta lasua validità, e anzi si proponecon l'ulteriore forza che le deri-va dal fatto di essere divenutanel frattemp o unpunto di riferi-mento negli studi ovidiani: criti-ci italiani e stranieri di orienta-mentidiversi continuano a con-frontarsi con questo saggio diRosati e a sviluppare, in direzio-ni anche in parte diverse, linee.interpretative in esso tracciate.Una sintetica serie di indicazio-ni su talipercorsi negli studi piùrecenti la offre Rosati stesso nel-la nuova prefazione che apre ilvolume.

Quando il saggio apparve laprima volta, su Ovidio ancoragravava il pregiudizio postro-mantico di superficialità disim-pegnata, di virtuosismo godibi-lemaunpo' futile. Rosati è statotra i primi. a cercare significatiprofondi e attuali entro questopresunto disimpegno.llsuo saggio si è posto così, con pochi al-tri, alle soglie di quellaspettaco-lare ripresa di interesse per Ovi-dio che sarebbe poi presto segui-ta, che ancora continua anchefuori degli ambiti specialistici,e che ha fatto parlare di questidecenni, incampoletterario, co-me di una nuova aetas Ovidiana.

E tema d dominanUIn quanto grande repertorio dimiti, le Metamorfosi suscitavanointeresse per gli approcci all'an-tico di tipo antropologico odi ti-po psicoanalitico. Un tratto par-ticolarmente originale di Rosatiè la dimostrazione che nellas crit tura ovidiana dei mitidi Nar-ciso e di Pigmalione il tema do-minante non è quello erotico,non è la deviazione dell'oggettodel desiderio, come era parso alarga parte della ricezione suc-cessiva: aipadri dellaChiesa, adi-versi successivi moralismi e so-prattutto, appunto, alla psicoa-nalisi. Questo elemento è, certo,presente ma più importa a Ovi-dio il tema dell'illusione, che ilpoeta esalta anche attraverso illegame, non prima attestato,dell'inganno visivo di cui Narci-so è vittima per opera della suaimmagine con l'inganno acusti-co di cui egli è vittima per operadella ninfa Eco. In Ovidio, Narci-so non ama se stesso ma il giova-ne che vede nello stagno creden-dolo altro da sé: quando scopreche quelgiovane è lapropriaimmagine, muore per la sofferen-za dell'illusione frustrata. Pig-malione sa che la statua è solouna statua, l'ha creata lui: mata-le è la potenza illusionisticadell'arte, che è spinto a deside-rarla perché appare donna vivae non statua. Dalla dimostrazio-ne convincente, e coinvolgente,dellacentralitàdeltemadell'illu-

sione, deltemadegliincertilimi-tit ra re altà eimmagine di e s s a inNarciso e in Pigmalione, Rosatiricava la valenza meta poeticadei due miti, come emblemi delle intenzioni di un poema dedica-to appunto alla universale ingan-nevolemutevolezza delle forme edel loro apparire. Narciso attribuìsce realtà autonoma a suoni (la vo-ce di Eco) o immagini (la propria)create da un mero gioco di riflessi.Pigmalione crea un'immagineideale con arte così perfetta da ap-parire natura, ma che solo grazieal miracolo della metamorfosi sa-rà natura Così il poeta crea, nelleMetamorfosi, un mondo diimma-gini improbabili, cercando di il-ludere il lettore della loro realtàe al tempo stesso suggerendo-gli, con complici cenni di intesae suggestioni ironiche, laconsa-pevolezza che si tratta solo diun gioco di illusioni. In tal mo-

do Ovidio ci propone di vedereil mondo. come governato dauna legge segreta di mutevolez-za, in cui ciò che sembra reale edefinitivo rivela improvvisa-mente la sua natura transitoria,osi rivela come inganno, trave-stimento, identità camuffata,equivoco fatale.

forma Sí fa conteaL'ultimo capitolo sperimentaquesta chiave di lettura attra-verso l'intero poema con anali-siacampione supassicheverificano sia gli aspetti che abbiamoqui riassunti, sia altri che nonho qui lo spazio per esporre. Se-gnalo solo le raffinate analisi sti-listiche che mostrano come inOvidio la forma linguistica a volte sappia mimare il contenutofino al punto di identificarsi

con esso, «di farsi essa stessacontenuto» (p. 38): caso emble-matico, gli effetti di specularitàlinguistica che accompagnanogli episodi di Eco e Narciso. Mol-ta evidenza ha in tutto il saggioil tema dellavisualità: le vicen-de dimetamorfosi sono sottopo-ste allo sguardo del lettore co-me uno spettacolo, stupefacen-te e ammaliante. Il lettore è in-dotto, sia da frequenti richiamiall'atto del vedere, sia dalla tec-nica stessa dellarappresentazio-.ne, a sovrapporre la dimensio-ne verbale con quella dellavisio-ne, e questa a suavolta è visionedi immagini in cui l'illusione direaltàpropriadellapoeticafigu-rativa classica si incontra, coneffetti di grande suggestione,con l'ovvia irrealtà empirica del-le scene di metamorfosi. L'im-menso ruolo avuto dalle Meta-morfosi come fonte di temi e im-magini per le arti figurative an-

L'intrinsecaf guratività della manieraovidiana nel saggio «Narciso e Pigmalione»di.Gianpiero Rosati, Edizioni della Normale

tiche e moderne, e asuavoltalaprobabile (ma raramente dimo-strabile) dipendenza di moltadella immaginazione ovidianada rappresentazioni figurative,vengono da Rosati connessi aunaintrinseca 'figuratività' del-la maniera ovidiana di rappre-sentare personaggi , azioni, sce-ne e paesaggi.

Questo è uno dei temi del li-bro che ha avuto maggiore in-fluenza sugli studi successivi.Rosatilo connette aunatenden-za profonda della sensibilità deltempo verso l'estetizzazione, ilcompiacimento `narcisistico'per l 'elaborazione artistica.Unavisione appunto estetizzan-te che investe anche lapercezio-ne della realtà naturale , consi-derata attravers o ilfiltro dell' ar-te. Rosati identifica , nell'episo-dio di Pigmalione e in altri luo-ghi ovidiani , il concetto per cuil'arte, con la suaoperadiraffina-zione e idealizzazione, cheesclude l'accidentalità del datonaturale, diventa modello diperfezione per la natura, capo-volgendo la dominante conce-zione antica, e non solo antica,secondo cui l'arte è imitazione,sempre imperfetta , della natu-ra. Rosati segnala gli importan-ti sviluppi che questa idea avrànellaletteratura ,maanche, tipi-camente, nell'architettura deigiardini , e nella generale visio-ne della realtà in età flavia.

L'elemento meraviglioso erapresente nei miti, e dunque nellatradizione epica: in Omero,nellEneide. Ma nell 'epica latina

La Capra di Picasso,1950allauris

era marginalizzato rispetto aistanze generalmente umane, eanche storiche e senz 'altro politi-che. Orazio nell'Ars poetica rifiu-tailmeraviglioso. Proprio lame-tamorfosi gli appare il culminedell'irrealtà , impossibile perciòda porre sulle scene , davanti al-lo spettatore, che reagirebbecon disgusto . Vitruvio, neglistessi anni , esprime sdegno perle raffigurazioni pittoriche dimostri in base a un'esigenza dinaturalità e realismo analoga aquella di Orazio : ma così attestal'esistenza di una tendenza op-posta, impaziente di un'arte,standardizzata sui modelli`naturali '. Ovidio ha il coraggiodi fare ciò che Orazio vietava:'mette in scena', con la potenzadel suo illusionismo , tutto ununiverso di metamorfosi. Con-trastando la tendenza naturali-stica dominante, dando spazioalle istanze che Vitruvio e Ora-zio combattono , ha il coraggiodi dedicare un intero vasto poe-ma alla messa in scena di unmondo surreale di presenze in-gannevoli , di identità incerte efluttuanti, che induce ad ognipasso il lettore ametterein dub-bio la fondatezza del presunto`reale' con cui si confronta quo-tidianamente . Una scelta digrande audacia , una sfida chenon per caso hanuovamente af-fascinato la coscienza novecen-tesca e postmoderna , e di cui Ro-sati dimostra la piena consape-volezza da parte dell'autore.