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CRONACHE 56 In rIcordo dI P adre amarolI Quando Padre Roberto mi ha chiesto di dire qualche parola in ricordo di Padre Amaroli sono stato a lungo incerto, preso da un senso di inade- guatezza. Ho pensato “non sono io la persona giusta, Roby” e ho realizzato, venti- cinque anni dopo, che ho conosciuto troppo poco Padre Amaroli anche soltanto per tentare di tracciarne il ritratto. Se ritorno ragazzo e penso a Lui, le prime sensazioni che vengono in mente hanno suoni difficili e dipingono un uomo sfuggente, complesso e distante. Padre Amaroli era un profes- sore fuori dell’ordinario: non inchiodava i ragazzi al banco con la severità e l’auctoritas di Annibaletto, non aveva l’ingenua mitezza di Amo- roso, non aveva la chiarezza espositiva né la spontanea vicinanza di Padre Covi. Camminava con passo spedi- to sotto la veste nera, rasen- tando i muri, con lo sguardo basso protetto da occhiali spessi; entrava in classe sen- za pretendere alcuna cerimo- nia e nemmeno un gesto di rispetto, come il semplice stare sull’attenti; non guarda- va nessuno, si sedeva e ini- ziava a parlare. Non chiedeva attenzione e lasciava noi ragazzi totalmente liberi, apparentemente padroni del nostro tempo con lui. C’era una sorta di accettazione in questo, quasi avvertisse che il legame tra Maestro e Discepolo è qualcosa di misterioso, che sfugge alle costrizioni e può riuscire sol- tanto come un esperimento, se le condizioni sono le medesime, cosa che tra i ragazzi non avviene pratica- mente mai. Per questo, occorreva l’apporto benigno anche del caso. Così, vi era soltanto uno sparuto gruppo di eletti che seguiva sempre con dedicata attenzione; altri tentavano per periodi più o meno lunghi, ma finivano pre- sto o tardi per gettare la spu- gna; altri ancora utilizzavano le sue ore per prepararsi all’interrogazione della lezio- ne successiva, chiacchieran- do o leggendo il giornale. Lui sapeva rispettare anche la nostra mancanza di rispetto nei suoi confronti. Mio zio mi ha raccontato tante volte un aneddoto go- liardico capitato nella sua classe. Durante un’ora di filo- sofia un ragazzo chiede al compagno del banco davanti di consegnare una versione dell’indomani, “se no ti sparo” gli dice. Quello fa un gesto con il braccio – come per dire “lasciami stare” – il ragazzo dietro tira fuori una pistola giocattolo ad aria compressa, si sente uno sparo, quello davanti si alza e dice “Professore, mi hanno sparato”. La classe scoppia a ridere, ma il ragazzo si toglie la mano e l’orecchio è effetti- vamente sporco di sangue. La confusione è totale, ma Padre Amaroli continua la sua lezione come se nulla fosse successo. Tutto questo non vuol affatto dire che non sen- tisse l’insegnamento. Non possedeva l’arte della didatti- ca, non in senso comune almeno, eppure il contenuto delle sue lezioni era molto, probabilmente troppo profon- do. Se gli chiedevi i suoi appunti, generosamente te li dava, e se eri desideroso di approfondimenti, sapeva aprirti mondi interi su brevi parentesi di storia o su figure di filosofi o scuole di pensiero anche minori. Quante volte ho pensato poi, non era un professore da Liceo, avrebbe dovuto inse- gnare all’Università o addirit- tura oltre, a quelli che degli studi storici e filosofici hanno fatto la loro strada. Un uomo apparentemente di- stante. Era l’unico professore che ci dava del lei, ma nep-

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In rIcordo dI

Padre amarolI

Quando Padre Roberto mi hachiesto di dire qualche parolain ricordo di Padre Amarolisono stato a lungo incerto,preso da un senso di inade-guatezza. Ho pensato “nonsono io la persona giusta,Roby” e ho realizzato, venti-cinque anni dopo, che hoconosciuto troppo pocoPadre Amaroli anche soltantoper tentare di tracciarne ilritratto. Se ritorno ragazzo e penso aLui, le prime sensazioni chevengono in mente hannosuoni difficili e dipingono unuomo sfuggente, complessoe distante. Padre Amaroli era un profes-sore fuori dell’ordinario: noninchiodava i ragazzi al bancocon la severità e l’auctoritasdi Annibaletto, non aveval’ingenua mitezza di Amo -roso, non aveva la chiarezzaespositiva né la spontaneavicinanza di Padre Covi.Camminava con passo spedi-to sotto la veste nera, rasen-tando i muri, con lo sguardobasso protetto da occhialispessi; entrava in classe sen -za pretendere alcuna cerimo-nia e nemmeno un gesto dirispetto, come il semplicestare sull’attenti; non guarda-va nessuno, si sedeva e ini-

ziava a parlare. Non chiedevaattenzione e lasciava noiragazzi totalmente l iberi,apparentemente padroni delnostro tempo con lui. C’erauna sorta di accettazionein questo, quasi avvertisseche il legame tra Maestro eDiscepolo è qualcosa dimisterioso, che sfugge allecostrizioni e può riuscire sol-tanto come un esperimento,se le condizioni sono lemedesime, cosa che tra iragazzi non avviene pratica-mente mai. Per questo,occorreva l’apporto benignoanche del caso. Così, vi erasoltanto uno sparuto gruppodi eletti che seguiva semprecon dedicata attenzione; altritentavano per periodi più omeno lunghi, ma finivano pre-sto o tardi per gettare la spu-gna; altri ancora utilizzavanole sue ore per prepararsiall’interrogazione della lezio-ne successiva, chiacchieran-do o leggendo il giornale. Lui sapeva rispettare anche lanostra mancanza di rispettonei suoi confronti. Mio zio mi ha raccontatotante volte un aneddoto go -liardico capitato nella suaclasse. Durante un’ora di filo-sofia un ragazzo chiede alcompagno del banco davantidi consegnare una versionedell’ indomani, “se no tisparo” gli dice. Quello fa ungesto con il braccio – come

per dire “lasciami stare” – ilragazzo dietro tira fuori unapistola giocattolo ad ariacompressa, si sente unosparo, quello davanti si alza edice “Professore, mi hannosparato”. La classe scoppia aridere, ma il ragazzo si togliela mano e l’orecchio è effetti-vamente sporco di sangue.La confusione è totale, maPadre Amaroli continua la sualezione come se nulla fossesuccesso. Tutto questo nonvuol affatto dire che non sen-tisse l’insegnamento. Nonpossedeva l’arte della didatti-ca, non in senso comunealmeno, eppure il contenutodelle sue lezioni era molto,probabilmente troppo profon-do. Se gli chiedevi i suoiappunti, generosamente te lidava, e se eri desideroso diappro fondimenti, sapevaaprirti mondi interi su breviparentesi di storia o su figuredi filosofi o scuole di pensieroanche minori. Quante volte ho pensato poi,non era un professore daLiceo, avrebbe dovuto inse-gnare all’Univer sità o addirit-tura oltre, a quelli che deglistudi storici e filosofici hannofatto la loro strada.Un uomo apparentemente di -stante. Era l’unico professoreche ci dava del lei, ma nep-

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pure questo atteggiamento –che all’inizio spiazzava nel -l’ingenuità dei nostri sedicianni – voleva esprimere real -mente lontananza. Ce ne sa -remmo accorti dopo la matu-rità, ormai maggiorenni e piùtardi adulti, quando in con -trandolo per strada invertivala logica del tempo e ti ferma-va dandoti del tu, con unacordialità mai avuta prima. Lo avremmo compreso almatrimonio di un nostro com-pagno, in cui emozionatofece una delle più belle ome-lie che mi sia mai capitato diascoltare. In realtà, la sua eradavvero soltanto una distanzaapparente. Anche se sembra-va sempre immerso nei mas-simi sistemi, chi lo conoscevasapeva quanto impegno pro -fondesse non soltanto per noistudenti, ma soprattutto perle persone ai margini dellasocietà. E non a caso eral’unico che cercava di aprire iragazzi al mondo, portava inclasse la radio, i giornali e lapolitica, ci portava – o forse sifaceva portare – al cinema(ricordo una bellissima uscita,una sera, tutti insieme con luia vedere Il nome della rosa),discuteva di temi potenticome la pena di morte el’eutanasia e per quanto sor-retto da una Fede autentica ecombattente, tendeva dareun’immagine laica, per noncreare condizionamenti di

sorta, anche se in quello cheinsegnava spesso ritrovava-mo Dio, che fosse il Dio deif i losofi medievali o i l Dioimmanente con la natura diSpinoza. Non voleva essere un uomodistante; non ti guardavaquasi mai, ma quando lofaceva eri tu ad abbassare losguardo e a cercare di sfug-girgli, perché comprendeviche a dispetto delle apparen-ze quegli occhi malati guizza-vano e sapevano leggertidentro. Era estremamente profondo,insegnava a ragionare, a for-marsi una coscienza, in posi-tivo e in negativo, per cercaredi cavarcela in un mondopoco decifrabile anche per-ché sempre meno riconosci-bile a se stesso. Questa è l’ultima lezione chemi lascia Padre Amaroli, chenon esiste verità su questaterra, perché ogni cosa puòessere allo stesso tempoun’immagine, un riflesso ouna semplice apparenza.Come la complessità di unavita, del pensiero, degli studi,che si sbriciola in questomomento, di fronte alla sem-plicità di una bara. Come ladistanza che viene meno nonsoltanto per Lui, oggi alcospetto di Dio, ma ancheper noi, in questo luogo checi ha fatto da casa, da pale-stra di vita, da ponte per i tra-

guardi futuri che avremmorealizzato. Ci lascia ricordan-doci che non bisogna maismettere di riflettere, di cer-care anche soltanto un mini-mo frammento del prismache è il significato dell’esse re,realizzando che in fondocomplessità e distanza sonosoltanto nomi nudi di fronte algrande mistero che oggiPadre Amaroli si porta den-tro.Milano 14 gennaio 2012

Filippo danovi

ex alunno

SPorT

Corsi di Calcio 2012/2013

Grande successo per i corsidi calcio dello Zaccaria.Abbiamo raggiunto 245 iscrit-ti con ragazzi dalla prima del -la primaria alla quarta dellasecondaria di secondo grado.Certo non sono tutti campio-ni, ma tanti, forse lo divente-ranno e proprio per cercare diottenere il massimo rendi-mento è stato scelto di farlicominciare a giocare in primaprimaria da ormai un buonnumero di anni. Partecipiamoa tre campionati invernali acui seguirà un quarto prima-veri le: All ievi (1997/98),Esordienti (1999/00), Ragazzi(2000), Giovanissimi (2001).La squadra Allievi è allenatada Francesco Fantin, ex alun-

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no, un’ottima squadra forma-ta da un gruppo di ragazziche giocano insieme daparecchi anni con un tassotecnico elevato e buoni risul-tati raggiunti negli anni scorsi.La squadra Esordienti è alle-nata da Matteo Arienti, exalunno, che dopo aver trova-to nuovi rinforzi ha iniziato ilcampionato con le vittorie econ la convinzione di rimane-re in testa alla classifica. Lasquadra Ragazzi è allenatada Carmine Calabrese, è unabuona Squadra con ottimigiocatori che inizierà il cam-pionato nella seconda partedella stagione. La squadraGiovanissimi al lenata daEmilio Carnevale, è un grup-po che partecipa per la primavolta a un campionato e hainiziato con solo vittorie chedanno tante speranze. Viaspettiamo al sabato pome-riggio a fare il tifo per tutte lenostre squadre. Ciao

S.c.

S. meSSa d’InIzIo anno

Il giorno 4 ottobre, festa di sanFrancesco d’Assisi, patronod’Italia, è stata celebrata lasanta Messa di inizio d’anno: incappella sono scesi successi-vamente gli alunni della scuolaprimaria (ore 9), quelli dellasecondaria di primo grado (ore11) e quelli della secondaria disecondo grado (ore 13)

chI va e chI vIene

Ogni anno, pur nella com-plessiva stabilità del corpodocente, c’è qualche cambia-mento, infatti non manca chilascia l’ istituto per unasopraggiunta nomina nellascuola statale, dopo un perio-do più o meno lungo passatotra noi. A chi va e, natural-mente a chi viene, è doverosooffrire il saluto e l’augurio,perché, dovunque uno sitrovi, porti a compimento confrutto e con gioia il suo impe-gno per sè e per gli altri. Quest’anno tuttavia il cam-biamento appare particolar-mente forte insieme a uncoinvolgimento più diretto deidocenti laici. Dopo sei anni come rettore epreside ha terminato il suomandato padre Mario Zardi,che i superiori hanno desti-nato alla parrocchia GesùAdolescente di Genova comeparroco. A succedergli èstato chiamato padre Ambro -gio Valzasina, ben conosciu-to come ex alunno e soprat-tutto come Rettore dal 2004al 2006. Padre Giovanni Giovenzana,giovane di belle speranze, èora al Collegio San Francescodi Lodi come Rettore.

Padre Roberto Caloni, dopo32 anni di solerte impegnocome animatore spirituale ditutto l’Istituto, è stato chia-mato ad altro incarico nellacongregazione. Al suo postoè venuto padre Ivano Cazza -niga già parroco a Voghera.Il simpatico padre GiovanniSala, dopo 35 anni di missio-ne in Africa e otto nellacomunità di san Barnaba enell’Istituto come docente direligione nella secondaria diprimo grado, è ora a Voghera,superiore e parroco della par-rocchia santa Maria dellaSalute. Il capitolo generale dei Bar -nabiti, tenutosi a Napoli dal 9al 25 luglio u.s. e i capitolidelle varie province, compre-sa quella del Nord d’Italia, dicui fa parte l’Istituto, hannopreso le decisioni: l’obbedien-za, se è una virtù per tutti,tanto più lo è per i religiosi e icambiamenti rientrano nellacomune vita di una congrega-zione. Veniamo ora ai ruoliaffidati ai docenti laici. Coordinatrice didattica dellascuola primaria è la prof.Domenica Arrigoni, con ilmedesimo incarico a Lodi.Coordinatore didattico dellascuola secondaria di primo esecondo grado i l prof.Gianpio Nana, da tutti cono-

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sciuto e docente di filosofia.Collaboratori del Rettore se -condo i vari plessi sono m.oAlessandro Sartini (scuolaPrimaria), prof.ssa CinziaSilva (scuola Secon daria diprimo grado), prof. EzioLosa (Liceo Classico), prof.Massimiliano Poli (LiceoScientifico). Un saluto grato a Delia DiStasi, docente di matematicae scienze nella secondaria diprimo grado, alla dr.ssa SaraSacco Granellini, psicologaper oltre trent’anni. Ben ve nuto a Giulio Borto -lotto, docente di matematicae scienze nella secondaria diprimo grado, ad AnnalisaPigni e Matteo Anelli, giàpresenti in Istituto, ora a titolopieno come psicologi. A tuttil’augurio perché nessuno sirisparmi a favore della cresci-ta culturale, umana e cristianadei nostri alunni. A tutti l’invi-to alla collaborazione sincerae disinteressata. Al nostropatrono sant’Antonio MariaZaccaria la preghiera, perchéinterceda per tutti, nessunoescluso l’aiuto dello Spiritodel Signore, lui, giovanemedico e sacerdote, che,come i suoi primi compagni,anche a noi chiede di “lottarecontro la tiepidezza, la peg-giore nemica di Cristo e deicristiani”. LAUS DEO

Facebook, Il decalogo

dI don Paolo

"Non è Dio, ma nemmeno ildiavolo"Il parroco 38enne di Staz zano,in provincia di Ales sandria,pubblica una guida per i genito-ri degli adolescenti di oggi. Condieci regole auree per utilizzareil social network più diffuso.

La versione 2.0 dei diecicomandamenti non è incisa sutavole di pietra, ma condensa-ta in un molto più maneggevo-le libro di nemmeno centopagine. L’autore di Facebook, Internete i digital media – Una guidaper genitori ed educatori èdon Paolo Padrini, 38enneparroco di Stazzano (in pro-vincia di Alessandria) che daanni lavora per agevolarel’incontro tra due mondi soloapparentemente distanti comefede e tecnologia. Forte dell’esperienza di edu-catore e di navigatore delweb, don Paolo ha stilato undecalogo rivolto a tutti i geni-tori che si trovano alle presecon ragazzi Facebook-dipen-denti:1. Facebook non è Dio e

neppure l’unico mezzo dicomu nicazione

2. Non chiedere l’amiciziaai propri f igl i sui socialnet work

3. La vita non è fatta solo di

amici: altre relazioni sonoimportanti

4. Non sminuire l’importanzadi Facebook nella vita delragazzo

5. Facebook o un l ibro difavole? Mangiare poco,mangiare di tutto

6. Chiedere ai figli le pas-sword, ma non spiarli inrete: anche Facebook puòessere luogo di fiducia

7. Facebook non è il luogodella fuga

8. Facebook non è il luogo delsegreto

9. Non condividere con tuttiqualsiasi cosa

10. Siate educatori, sempre.Anche attraverso Facebook.

Regole semplici e chiare, chedovrebbero aiutare gli over 40a districarsi in un labirintofatto di profili Facebook, tag,chat, Twitter e Instagram.Il volumetto, edito dalla SanPaolo, aff ianca ai consiglimolti esempi che sono fruttodi reali esperienze educative ecerca di fornire una rispostaagli interrogativi che ango-sciano tanti genitori del terzomillennio. Si spazia da infor-mazioni di base come ladescrizione del funzionamentodei principali social networkall’analisi dei rapporti familiarie di amicizia in rete. Per con-vincere mamme e papà delfatto che Facebook non è Dio,ma di sicuro nemmeno il dia-volo.

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Sono TornaTI

alla caSa del Padre

l’architetto giuseppe Spi -

nelli, di anni 80, il 2 novem-bre 2012, dopo una lungamalattia è passato a migliorvita. Ex alunno del nostroIstituto, dove dal 1947 al1950 ha frequentato tre annidel liceo scientifico. I figlianche loro ex alunni, durantela loro presenza il padre èstato presidente del Consigliod’Istituto. La sorella Savinaha insegnato nella ScuolaPrimaria dal 1968 al 1996 eancora fino a poche settima-ne fa veniva ogni 15 giorniper la Voce di S.A.M.Z., inmodo del tutto volontario.

Ricordiamo Giuseppe alSignore, che certamente loha già accolto tra le sue brac-cia di Padre e auguriamo allasua famiglia di conservarenon solo un buon ricordo, maanche un rapporto sereno evivo con l’Istituto, che develoro un grazie sincero.

battista carecchio, padre diCristina, docente di educa-zione fisica nella Secondariadi 2° grado. Le esequie il 12giugno 2012.

Paola Pernigotti, nonna diCristina e Alessandro Cerri –giugno 2012.

Il nonno di Riccardo (ex alun-no) e Alessandro Rusconi (IIISecondaria 1° grado).

laura, mamma di NiccolòMarelli, le esequie il 20 otto-bre 2012.

La mamma di Francesca eAlberto Zambeletti 14 giugno2012.

La preghiera del suffragio cri-stiano si eleva per tutti duran-te la celebrazione eucaristicanella Cappella dell’Istituto.

Martedì 18 dicembre 2012ore 21.00

presso il Santuario dei SS. Paolo e Barnaba all’interno del ciclo

“La Musica dei Cieli”

Concerto di Natalecon il soprano Timea Béres e il pianista Andrea Carnevali

organizzato dalla Provincia di Milano, dall’Istituto Zaccaria e dalle Associazioni: Ex Alunni Istituto Zaccaria, San Vincenzo e Noi Italiani.

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MUS

A ZA

CCAR

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SI rIcomIncIa!

Il faut recommencer Let’s start!

Vamos a empezar

Mari e monti nel ricordo,or finita è la vacanza:tutto in cuor è ben presente,ma ci attende “quella stanza”!

Stanza è poco, aula è il nome,aulico poi è l’aggettivo,c’est-à dire nobile, colto,raffinato, eppure vivo!

Vivo vivo, perché a scuolanoi veniam per acquisirenon nozioni fredde e astruse,una noia da morire!

“Non scholae sed vitae – il detto –discimus – dice il docente,anch’egli è stato sui banchied ora esorta il discente.

Insieme due anni trascorsigià son ed or siamo al “trito(s)”:tenere duro dobbiamo,vogliam, dobbiamo, capito?

Nella calda e afosa estatepur ci siamo ritemprati;la lettura, penso, amici,non ci avrà certo annoiati!

Leggi tu che leggo anch’io,il bagaglio cresce bene,cresce per abilitarcia pensare anche insieme.

Cominciamo il primo giornocon il piede giusto, serie sereni arriveremoalla meta, dotti e veri!

Lascio i nomi alla memoriae contemplo i volti chiari,una pagina di storiae una gioia senza pari!

a-nonymu-S

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Lettera del Presidente

Care amiche e cari amici,

mi accingo a scrivere questa lettera, come rieletto Presidente per il quinto man-

dato, poiché il Consiglio Direttivo che avete votato a giugno ha voluto, nonostante la

mia richiesta di un cambio, riconfermarmi all’unanimità alla guida dell’Associazione.

Nel ringraziare chi ha collaborato attivamente nel triennio precedente, nel saluta-

re il Consigliere uscente Cabras Laerte per il lavoro profuso e dare il benvenuto al

ritorno del Consigliere Giacomo Bruno, intendo rassicurarvi sul mio massimo impe-

gno nel garantire lo sviluppo e la crescita della nostra Associazione.

Vi comunico, oltresì, che sono stati eletti alla carica di Vice Presidente Carlo

Maria Tanzarella, alla carica di Segretario Giovanni Morlin Visconti Castiglione, men-

tre è stato riconfermato alla carica di Tesoriere Fabio De Feudis.

Ripartiamo così con gioia ed entusiasmo, ma anche con attenzione agli improv-

visi cambiamenti che, pochi mesi dopo le elezioni, sono avvenuti all’interno del

nostro Istituto.

Nel mese di agosto infatti, come a voi tutti noto, è giunta la notizia del cambio del

Rettore con la nomina a guida della scuola di Padre Ambrogio Valzasina, amico e

uomo amato da tantissimi Ex; siamo consapevoli che con lui dovremo intraprendere

un nuovo cammino di ricostruzione e rinnovo della scuola, che sarà certamente duro

e impegnativo e per l’ottenimento del quale dovrà avere tutto il sostegno possibile.

Quindi, caro Padre Ambrogio…. “diamoci da fare!!”.

Anche il Padre Vice Rettore Giovanni Giovenzana ci ha lasciati per andare a diri-

gere come Rettore il Collegio di Lodi; nel salutarlo con affetto per il lavoro che in

questi anni abbiamo svolto insieme, gli rivolgiamo i nostri migliori auguri per il suo

nuovo compito.

A queste notizie felici si è però affiancata quella triste del cambio del Padre

Spirituale, il nostro amato Padre Roberto Caloni dopo trentadue anni di presenza tra

tutti noi.

Insieme all’indimenticabile Rettore Emerito Padre Mario Salvadeo ha costituito lo

spirito e l’anima fino ad oggi dello Zaccaria.

Il sentimento che ci lega a Padre Roberto va oltre il mero riconoscimento del

ruolo di educatore sempre ben svolto, ma si basa sulla sua capacità di concretizzare

il significato autentico delle parole Comunità e Famiglia.

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In questi mesi abbiamo, con saggezza, valutato la scelta fatta dai Padri Superiori

di sostituirlo, quando ancora stava svolgendo il suo ruolo con forze ed energie

straordinarie, non riuscendo a trovare quali vantaggi potrà apportare alla nostra

scuola.

Siamo tuttavia sicuri che chi ha fatto tali scelte saprà assumersi le responsabilità

delle proprie decisioni.

Abbiamo ricevuto, una volta data la notizia, in poco tempo ed in periodo di

vacanze estive centinaia di e-mail di voi Ex e di tanti genitori di attuali alunni, che ci

chiedevano con grandissima forza di evitare, nei limiti del possibile, tale decisione.

Le parole espresse nel ricordo e nel ringraziamento per l’attività svolta da Padre

Roberto sono splendide e toccanti e mostrano quanto amore egli ha saputo donare

a tutti indistintamente in questi anni di presenza allo Zaccaria.

Questo affetto, che credo nessuno riuscirà ad eguagliare, Padre Roberto l’ha

guadagnato sul campo, grazie alla sua capacità di conoscere i giovani nelle loro esi-

genze e nei loro slanci, sapendo stimolarli e guidarli nel difficile mondo che oggi ci si

presenta.

Il mio e il vostro grazie per il tuo instancabile lavoro sono grandi, caro Padre

Roberto e la voce è corale.

Anche se per molti Ex, così come hanno scritto, dopo la morte del Padre

Salvadeo, eri l’ultimo legame con questa scuola, io penso che avremo ancora da

percorrere insieme un cammino, magari diverso, ma lungo e che il tempo darà

ragione di quanto, con impegno, si è seminato e cresciuto.

A svolgere il tuo difficile ruolo di Padre Spirituale è stato chiamato il Padre Ivano

Cazzaniga, al quale saremo vicini in questa difficile situazione con tutta la nostra

esperienza e il nostro affetto.

Dopo quanto detto non mi soffermerò a descrivere le attività dell’Associazione,

che ormai consolidate, conoscete da molti anni, Vi invito invece alla tradizionale

Messa di mezzanotte e rivolgo a tutti voi e alle vostre famiglie i miei più sinceri auguri di

BUON NATALEMaurizio Cernuschi

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Sul dorSo dI una TIgre

Accenni di EpistemologiaNietzscheana

Tra parentesi sono riportati i numeridelle note con i riferimenti bibliogra-fici consultabili in fondo allo scritto.

A. Un tremendo sospetto“In senso proprio, che cosasa l'uomo su se stesso?” (1) sichiedeva Friedrich Nietzschenelle prime pagine dell'agilepamphlet del 1873 Su verità emenzogna in senso extra-morale. E subito incalzava colsuo tipico gusto espressioni-stico: “forse che la natura nongli nasconde quasi tutto, per-sino riguardo al suo corpo,per confinarlo e racchiuderloin un'orgogliosa e fantasma-gorica coscienza, lontano dal-l'intreccio delle sue viscere,dal rapido flusso del suo san-gue, dai complicati fremitidelle sue fibre?”(2). L'uomo, eprimo fra tutti il filosofo, èconvinto che “da tutti i lati gliocchi dell'universo siano rivol-ti telescopicamente sul suoagire e sul suo pensare”(3), manon è cosciente di stare“sospeso su qualcosa di spie-tato, avido, insaziabile”(4), nonsa che “la verità è quel generedi errore senza di cui undeterminato genere di esseriviventi non potrebbe vivere”(5),non trova conferma di quel

tremendo sospetto che ha,che, cioè, si nasconda “dietroogni caverna, una cavernaancor più profonda, [...] unabisso sotto ogni fon do, sottoogni fondazione” (6).

B. Il martello e la dinamiteUno dei massimi pregi dellafilosofia “col martello”(7) diNietzsche consiste proprionella capacità di demolire concolpi vibranti e violenti (“iosono dinamite”(8) scriveva) lefondamenta, invero molto fra-gili a suo dire, della cono-scenza umana.Destreggiandosi con agilitàtra svariate formulazioni delrelativismo, dallo scetticismopiù austero, quasi sofistico,fino al prospettivismo mag-giormente avanguardista,Nietzsche infligge quasi conrabbia i colpi di martello cheintendono abbattere la catte-drale in cui gelosamente l'uo-mo custodisce il sapere.Detonazioni audacementepredisposte nei punti più fra-gili dell'architettura mirano ametter in luce quali macchino-se invenzioni - o, per megliodire, metafore - questo mise-ro uomo abbia escogitato purdi nascondersi dietro al mitodella verità: false intuizioni,leggendarie inferenze, miticheleggi della logica... No, secon-do Nietzsche, in questomondo di prospettive non c'è

il benché minimo spazio perla verità, neppure per la piùcontingente o provvisoria:“esiste soltanto un vedereprospettico, soltanto unconoscere prospettico; e […]quanti più occhi, differentiocchi sappiamo impegnare innoi per questa stessa cosa,tanto più completo sarà i lnostro concetto di essa, lanostra obiettività” (9).

C. Sotto ogni abisso un abissoLa verità, come tante altremenzogne, non è altro che unbisogno fisiologico degliuomini, che se ne servono perdistrarsi dall'angoscioso so -spetto, che talvolta emerge,di essere “profondamenteimmersi nelle illusioni” (10), digalleggiare pericolosamentesugli abissi della propria esi-stenza. Ma perché l'uomo hacostantemente bisogno dinascondersi nell'inganno?

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Illusioni, miti, sogni, menzo-gne, finzioni: l'uomo non vived'altro. Cosa lo spinge a cer-care maschere o pertugi in cuinascondere il volto? Lo fa piùperché ama le illusioni o piùperché teme la verità? Forseche non sia né per l'uno néper l'altro motivo? Forse cheha il tremendo sospetto chesotto la maschera si nascon-da un'altra maschera, ecomunque non si nascondanessun volto, che dietro lemetafore ci siano altremetafore e sotto gli abissi altriabissi, in un vortice ermeneu-tico privo di qualunque solu-zione di continuità? È possibi-le che più della menzognal'uomo tema la verità, cioè lascoperta che nessuna verità èdata? Ebbene è così: “se tuscruterai a lungo in un abisso,anche l'abisso scruterà den-tro di te” (11).

D. Un mondo di metaforeLe verità altro non sono chemetafore indurite, immaginiillusorie pietrificate da un usoeccessivo. Non c'è da vantar-si di aver trovato ciò che si èin anticipo opportunamenteoccultato: non c'è nessunaverità nel dire che il cammellosia un mammifero, scrive

Nietzsche, perché questaverità ha un valore del tuttolimitato, “è completamenteantropomorfica e non contie-ne neppure un solo elementoche sia vero in sé” (12).L'uomo che tutto vede amisura di sé ha cominciato adimenticarsi che le metaforesono metafore e le ha scam-biate per le cose stesse.Come i sogni eternamenteripetuti vengono sentiti e giu-dicati come realtà, così le me -tafore si irrigidiscono fino asostituire le cose: i suoni leparole, le parole i pensieri, ipensieri gli oggetti. “Ma l'in-durirsi di una metafora nonoffre assolutamente alcunagaranzia per la necessità oper l'autorità esclusiva di que-sta metafora” (13).Nietzsche scrive altrove:“senso della conoscenza:come le nozioni di bene e dibello, il concetto va preso insenso strettamente e rigoro-samente antropocentrico ebiologico” (14), la conoscenzaè, dunque, strumento dellavolontà di potenza e il suofine è la sopravvivenza. “Unaspecie si impadronisce dimolta realtà per diventarnepadrona, per prenderla al pro-prio servizio” (15).

E. Il disorientamento erme-neutico e il prospettivismoL'uomo si accontenta diaccarezzare con un sensualegioco tatti le i l dorso dellecose, scrive Nietzsche, senzapreoccuparsi di brandire tra lemani la verità vera di unacosa, e lo fa perché teme chetra le mani non gli resti nulla,come la sabbia che filtra tra ledita non appena la si cerca diraccogliere. Un filosofo checerchi di scoprire se unaverità esiste sarebbe comequell'occhio che disperata-mente cerca l'angolazionegiusta per vedersi vedere,come quell'uomo che, inge-nuo, cerca di illuminare l'o-scurità per vedere come èfatto il buio, come chi fermauna trottola per scoprirecome gira. “Contro il positivi-smo, che ci ferma ai fenomenidicendo - ci sono soltanto deifatti-, io direi: no, appunto ifatti non esistono, esistonosolo interpretazioni. […] Voidite: tutto è soggettivo; magià questo è una interpreta-zione. […] Il mondo […] nonha un senso dietro di sé, mainnumerevoli sensi” (16).Nietzsche anticipa, sotto moltiaspetti, il prospettivismo, ter-mine peraltro già presente neisuoi scritti (17), e il prospettivi-smo ermeneutico di tanti filo-sofi, semiotici in particolare,che, con molta meno visiona-

A. Hitler incontra Elisabeth Foerster Nietzsche.

Nella pagina accanto foto di AndreasSalomé.

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rietà, teorizzeranno, condiversi gradi di radicalità, un“mondo di interpretazioni eprospettive”: L. Wittgenstein,C. S. Peirce, W. James, G.Deleuze, H. G. Gadamer, G.Simmel, M. Foucault, K.Popper... “L'in tel letto umanonon può fare a meno di vede-re se stesso sotto le sueforme prospettiche e soltantoin esse. […] Siamo lontanidalla ridicola presunzione didecretare dal nostro angoloche solo a partire dal nostroangolo si possono avere pro-spettive. Il mondo è piuttostodivenuto per noi ancora unavolta infinito: in quanto nonpossiamo sottrarci alla possi-bilità che esso racchiuda in séinterpretazioni infinite”(18). Ilmaggior limite, ma anche lamaggior ricchezza, dello sta-tuto epistemologico dell'er-meneutica è la provvisorietà:un approdo definitivo di unsapere ermeneutico non c'è,perché il suo processo cono-scitivo è costantemente indivenire, eternamente proiet-tato a un oltre e immancabil-mente attento a smentire efalsificare interpretazioni con-cluse in favore di prospettivealternative e in f ieri. È unsapere che non può mai dirsicompiuto e, volendo essereradicali, che non può neppuredirsi impossibile da compiere.La paradossale struttura spi-raliforme, o meglio frattalifor-

me, del circolo ermeneuticogià la si trova nelle parole diNietzsche, quando scrive chedietro a caverne ci sonocaverne ancor più profonde eabissi sotto ogni fondo.L'ingestibilità di un sapereche scivola tra le mani, comeè quello a cui conduce la filo-sofia di Nietzsche, ben siarmonizza con lo smarrimentoconoscitivo generato dal cir-colo ermeneutico; non a caso,infatti, Nietzsche è stato defi-nito “profeta del disorienta-mento” (19).

F. La gnoseologia dell'ideanormalePiù che il nulla è l'assurdo, ilcaotico, il casuale, che terro-rizza l'uomo: l'assenza dischemi e matrici logiche nel-l'esistenza rende impossibileper l'uomo comprendere ilsuo esistere e, conseguente-mente, l'incomprensibilità delsuo non-comprendere.Nietzsche ritiene che per l'uo-mo conoscere equivalga sem-plicemente a codificare, regi-strate e organizzare cosenuove (ignote) in schemi vec-chi (noti): è un processo logi-stico più che speculativo, per-ché non c'è arricchimento,ma, anzi, semplificazione. Unafoglia non è mai perfettamenteuguale a un'altra e il concettodi foglia si genera semplice-mente “mediante un arbitrariolasciar cadere queste differen-

ze individuali, mediante undimenticare l'elemento discri-minante”(20), per poi elevarequesto concetto a una rappre-sentazione ideale, all'infuoridella natura, che costituirebbela foglia in sé, modello primor-diale su cui tutte le altre fogliesarebbero state disegnate etessute in modo più o menoimperfetto. Tutto questo risul-ta, però, un'esperienza disemplificazione e banalizza-zione delle specificità: se laverità che possiamo ambire diconoscere sulle foglie è lamedia aritmetica delle foglie dicui abbiamo esperienza -similmente a quanto proponeKant, in modo molto menorozzo, con la sua “idea nor-male” (21) - rischiamo di essereincatenati ai limiti del lingui -stico e dell'empirico. “Tuttociò che distingue l'uomo dal-l'animale dipende da questacapacità di sminuire le me -tafore intuitive in schemi” (22).

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G. L'argomentazione genea-logica e le matrici del fallibi-lismoNell'epistemologia di Nietz -sche è, in realtà, rintracciabileuno spiraglio per la verità, masi tratta, ancora una volta, diuna nozione in negativo, chesmentisce anziché affermare:è quella che si potrebbe defi-nire la verità genealogica,secondo la quale i l luogomigliore dove predisporre idispositivi di detonazione èl'apparato radicale di una teo-ria avversaria. Non dimostra laverità della propria tesi, ma lapotenzia attraverso l'abbatti-mento delle fondamentagenealogiche (ricordiamocisempre che Nietzsche è unottimo filologo) delle posizioniavversarie: non è, in effetti,molto differente dal fallibilismodi Karl Popper, che eleva ilmodus tollens a principio epi-stemologico. Scrive, infatti,Nietz sche: “in una teoria, lapiù trascurabile attrattiva nonconsiste certo nel fatto cheessa sia confutabile: appuntocon ciò essa attrae cervelli piùsottili. Sembra che la centovolte confutata teoria del 'libe-ro arbitrio' debba anche aquesta attrattiva la sua durata:arriva sempre di nuovo qual-cuno che si sente abbastanzaforte per confutarla” (23).

H. La divagante bionda bestiaNietzsche sembra propriovoler fare piazza pulita dellevecchie teorie e dei logorisistemi, vuole abbattere ognimetafisica, ogni logica e ognignoseologia che non sianoancorate all'esperienza (“viscongiuro, fratell i, restatefedeli alla terra e non credetea coloro che vi parlano disperanze ultraterrene”(24), scri-ve nello Zarathustra), mavuole farlo, questa volta, assi-curandosi che nessun idolosostituisca i precedenti: allavecchia tavola dei valori nondeve seguirne nessuna dinuova, non si tratta infatti diriscriverla, ma di rifondare ilvalore dei valori, di effettuare,appunto, una trasvalutazionedei valori. Al cristianesimo e algiudaismo, abbattuti con lamorte di Dio, non deve segui-re alcun nuovo idolo o falsomito: scienza, ascetismo,socialismo, filosofia... Nientedel genere deve succedergli:e l'antidoto principale per evi-tare che questo accada è l'ar-te. Ma ancora molto tempobisogna attendere perchéarrivi Zarathustra, l'anticristo el'antinichilista, l'anti-tutto el'anti-nulla. Per ora l'uomo “siaccontenta di ricevere stimolie di giocare per così dire ungioco tattile sul dorso dellecose”25), ma vivrà costante-mente con un orrendo pre-sentimento. “Dietro ogni

caverna [c’è] una cavernaancora più profonda – unmondo più vasto, più strano,più ricco al di sopra d’unasuperficie, un abisso sottoogni fondo, sotto ogni ‘fonda-zione’. Ogni filosofia è filoso-fia di proscenio…V’è qualco-sa di arbitrario nel fatto checostui si sia arrestato qui, nonabbia scavato più profonda-mente e abbia messo indisparte la vanga – c’è purequalcosa di sospetto in tuttociò. Ogni filosofia nascondeanche una filosofia; ogni opi-nione è anche un nascondi-glio, ogni parola anche unamaschera” (26). L'uomo cercainvano di auto-ingannarsi, manon potrà reprimere in eternoquel tremendo sospetto ditrovarsi sospeso su qualcosadi straordinario: su una diva-gante bionda bestia(27). “Lanatura ha gettato via la chiavee guai alla fatale curiosità cheuna volta [l'uomo] riesca aguardare attraverso una fes-sura dalla cella della coscien-za, in fuori e in basso, e cheun giorno abbia il presenti-mento che l’uomo sta sospe-so nei suoi sogni su qualcosadi spietato, avido, insaziabilee, per così dire, sul dorso diuna tigre” (28).

Bibliografia

1. F. Nietzsche, "Su verità e menzo-gna in senso extramorale", inOpere, a cura di G. Colli e M.

Friedrich Nietzsche in un dipinto di Edward Munch.

Nella pagina accantofoto di Elisabeth FoersterNietzsche.

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Montinari, Adelphi, Milano 1968,vol. 3, tomo 2, p. 357.

2. Ibidem.

3. Ibidem, p. 355.

4. Ibidem, p. 357.

5. F. Nietzsche, F. Nietzsche, Lavolontà di potenza. Frammentipostumi ordinati da Peter Gast eElisabeth Förster-Nietzsche, acura di M. Ferraris e P. Kobau,Bompiani, Milano 2000, p. 276.

6. Aforisma n. 289 in F. Nietzsche,Al di là del bene e del male.

7. F. Nietzsche, Crepuscolo degliidoli ovvero come si filosofa colmartello, Adelphi, Milano 1983.

8. F. Nietzsche, Ecce homo. Comesi diventa ciò che si è, Adelphi,Milano 1991, p. 127.

9. F. Nietzsche, Genealogia dellamorale. Uno scritto polemico,Adelphi, Milano 2011, p. 113.

10. F. Nietzsche, "Su verità e men-zogna in senso extramorale", inop. cit., p. 365.

11. Aforisma n. 146 in F. Nietzsche,Al di là del bene e del male.

12. F. Nietzsche, "Su verità e men-zogna in senso extramorale", inop. cit., p. 364.

13. Ibidem.

14. F. Nietzsche, La volontà dipotenza. Frammenti postumiordinati da Peter Gast eElisabeth Förster-Nietzsche, op.cit., p. 271.

15. Ibidem.16. Ibidem.17. Ibidem.18. F. Nietzsche, La gaia scienza e

idilli di Messina, Adelphi, p. 310.

19. O. Nuccio, “I pensieri dinamitardicon cui Nietzsche demolì ognicertezza”, Corriere della Sera del23/02/2011, p. 50.

20. F. Nietzsche, "Su verità e men-zogna in senso extramorale", inop. cit., p. 360.

21. P. Giordanetti, M. Mazzocut-Mis, Rappresentare il brutto,Scriptaweb, 2006, p.27.

22. F. Nietzsche, "Su verità e men-zogna in senso extramorale", inop. cit., p. 362.

23. Aforisma n. 18 in F. Nietzsche,Al di là del bene e del male.

24. F. Nietzsche, “Così parlòZarathustra. Un libro per tutti eper nessuno”, in Opere, Adelphi,Milano 1968, vol. VI, 1, p. 6.

25. F. Nietzsche, "Su verità e men-zogna in senso extramorale", inop. cit., p. 356.

26. Aforisma n. 289 in F. Nietzsche,Al di là del bene e del male.

27. F. Nietzsche, Genealogia dellamorale. Uno scritto polemico,op.cit., p. 30.

28. F. Nietzsche, "Su verità e men-zogna in senso extramorale", inop. cit., p. 357.

Tiziano Fossati

ex-alunno

maturità classica 2011

La trinità laica: Lou Andreas Salomé, Paul Rée e Friedrich Nietzsche

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I luoghI della memorIa

Seconda parte (Prima parte v. VITA n. 2 - 2011)

Ci sono luoghi e luoghi.Alcuni si fanno notare laprima volta che li si visita,ostentano, si esibiscono, mapoi scivolano via dalla memo-ria. Altri sono più modesti, equasi non li noti quando livedi, ma poi, per qualchestrano motivo, ti restano den-tro e non ti abbandonano più.Allo Zaccaria ci sono ambe-due le tipologie, luoghi gla-mour, ma senza spirito e luo-ghi modesti, ma ricchi di sto-ria per gli alunni e gli ex-alun-ni. Ci eravamo lasciati qual-che mese fa con la descrizio-ne dell’ala ovest dell’istituto,l’area degli accessi e delleporte, regno del PappagalloImmortale e dei suoi adepti.Oggi mi occuperò dell’ala est,apparentemente più tranquil-la, ma in realtà foriera di peri-coli e misteriosi segreti. Prima di accedere all’alaorientale bisogna passaredavanti a due luoghi assaidiversi tra loro: il primo è laSegreteria, regno della gioia edell’allegria, dove i segretarihanno sempre una battutapronta e, per le personalità dialto livello, anche una tazza dicaffè degna di questo nome.Proseguendo verso l’ingres-

so, di fronte a voi trovereteuno dei luoghi più oscuridell’istituto: l’antro infermieri-stico. Non fermatevi, o incautiviaggiatori, non esitate da -vanti alle sue porte! Potrestenon tornare più, irretiti dal -l’imperscrutabile infermiera edalla sua misteriosa bevanda,una panacea che donal’oblio: il tè caldo.Se riuscirete a resistere alletentazioni dell’antro infermie-ristico e dei suoi avvisi per laprevenzione della pediculosida capo, potrete finalmenteaccedere allo scalone dell’alaest, preceduto dalle macchi-nette del caffè e dalla Pa -lestra dell’Infamia. La Palestraè chiamata così perché è unareliquia dei tempi infausti chehanno preceduto l’inaugura-zione del Grande Progetto,anni oscuri in cui la palestrapolifunzionale non aveva an -cora portato luce nel mondo,e in cui i poveri alunni eranocostretti a giocare a basket epallavolo in una palestra di tremetri per quattro, con cane-stri bassissimi e una rete cheveniva sollevata con un siste-ma di argani e carrucole idea-to da un cugino problematicodi Leonardo da Vinci. Chi hafrequentato i corsi di miniba-sket dello Zac caria conservaancora il ricordo misto a ter-rore delle urlate di Pucci inquello spazio ristretto, doveraggiungevano un livello di

decibel pari a quello di unoshuttle in decollo.Salendo le scale, si passadavanti alla Cappella, luogo diculto principale dello Zac -caria. Una Cappella che, purmantenendo intatti i suoi con-fessionali, il suo altare e i suoiaffreschi, da quest’anno nonsarà più la stessa a causadell’addio di Padre Roberto,indefesso e instancabile pa -dre spirituale da quando sonoentrato allo Zaccaria. I luoghirestano, le persone, purtrop-po, passano, anche se nonvorremmo: mi sento di man-dare un grazie gigantesco aRoberto, e di fargli l’in boccaal lupo per il suo futuro.Salendo ancora, sulla destratroviamo l’ufficio di Paolo, lostakanovista responsabile delpiano delle superiori, di fronteal quale è stato collocato unodei più grandi misteri delloZaccaria: il Salottino delleTorture. Ho già parlato in pre-cedenza del Salottino, maancora non mi capacito dellasua presenza: un buon nume-ro di poltroncine sono ele-gantemente posizionate difronte al bagno delle ragazze,e circondano un tavolino divetro. All’interno di questoquadrato del terrore vengonoconfinati gli studenti in ritar-do, condannati a bere uncappuccino e leggere ungiornale mentre i compagnisudano su disequazioni e

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verbi irregolari greci. Sarò unpo’ antiquato, ma non riescodavvero a vedere come leg-gere un giornale in poltronapossa essere consideratouna punizione.Abbandonando il piano delliceo si arriva al piano dellemedie, al centro del quale sitrova l’ufficio del Prefetto, chefunge da centrale operativa,punto di avvistamento e salapunizioni per gli studenti piùintemperanti. Il Prefetto governa il tutto convoce tonante e con precisio-ne certosina, circondato damemorabilia dei trionfi dellaSampdoria ormai ricopertidalla polvere dei secoli. L’ufficio del Prefetto è ancheil deposito cancelleria più for-nito da qui al la cintura diOrione. Gessetti, carta, qua-derni dimenticati da studentidi epoche passate, graffette:tutto quello che vi può serviresi trova all’interno dei cassettio degli armadi dell’ufficio delPrefetto, ed è a vostra dispo-sizione, sempre che lui ve lovoglia concedere. Altrimentipreparatevi a essere fulminatida un “Negativo!” sparato adalmeno novemila megatoni, lacui intensità dipende dall’etàe dal livello di disciplina delrichiedente.Al terzo piano si trova l’ufficiodella signora Morena, già uffi-

cio di Padre Vicini e PadreAmbrogio. Qui ogni praticaviene sbrigata con apparenteserenità, ma in realtà lasignora Morena custodiscel’accesso a uno dei luoghi piùmisteriosi della scuola: laScala Oscura. Dietro a unaporta all’apparenza innocua,perennemente chiusa a chia-ve, si trova infatti una miste-riosa scala che dovrebbecondurre al quarto piano.Nessuno sa dove porti vera-mente, né cosa si celi al suoapice. Alcuni dicono che unavolta vi fosse nascosto il pro-getto originale del GrandeProgetto, custodito per secoliin attesa che l’umanità fossepronta per una rivelazione ditale portata; altri sostengonodi aver visto il Prof. Cariniaggirarsi furtivo intorno allaporta che conduce alla scala,e che in cima a essa sianonascosti tutti i vestit i dadisco-music del professore,compreso il vestito biancopoi imitato da Tony Manero inSaturday Night Fever, con cui

il Prof. impazzava nelle disco-teche romagnole. Altri, infine,sostengono che il Prof. Nana,neo-Preside con diritto dipotere temporale, abbiasituato lì, nel misterioso quar-to piano, i suoi uffici segreti,nei quali elaborerà un pianoper l’organizzazione di unacolossale e infinita gita scola-stica, coadiuvato da unamisteriosa figura conosciutacome “La Signora”.Termina così il nostro viaggioall’interno dei luoghi dellascuola. Alcuni di voi li ricor-deranno diversamente, altrine ricorderanno altri che nonho menzionato: è naturale. LoZaccaria non è lo stesso pertutti per il semplice fatto chenon è fatto di semplici spazi,ma dei luoghi dove abbiamovissuto, studiato, sofferto egioito per molti anni, è fattodei luoghi che, volenti onolenti, ci portiamo nel cuoree nella memoria.

Pier vittorio mannucci

Ex alunno

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rIcordI d’eSTaTe

Il 20 agosto scorso ho cono-sciuto Samanta, una giovaneManta Mobula dall’aperturaalare di due metri circa, cheda adulta può superare iquattro o cinque metri.Questo esemplare di pesce,diverso dalla Manta tropicale,che può raggiungere gli ottometri di larghezza, si nutre diplancton e piccoli pesci, ha ilcorpo romboidale, assai piùlargo che lungo, di colorenero-bruno sul dorso e bian-co sul ventre, testa bendistinta dal corpo e con dueprolungamenti ai lati e unacoda lunga.Dalla metà di luglio la Manta,battezzata Samanta, avevapreso letteralmente casa nelMar Ligure frequentando lospecchio d’acqua che va daSavona ad Arenzano, prefe-rendo in modo particolare lazona delle due Albissole.Ne parlavano la stampa loca-le e nazionale, la televisione;gli espertissimi biologi marinidell’Acquario di Genovaerano intervenuti, nuotandofianco a fianco del raropesce, per liberarlo da ami eresidui di lenze che si eranoconficcati nelle sue ampie alie che le impedivano un rego-lare e naturale movimento.

Il signor Caviglia, vecchiolupo di mare e ora proprie -tario di un grazioso bar nelporto savonese, mi ripeteva:“scignoa se la vuole vederevenga qui, di mattina possi-bilmente e aspetti, conpazienza…”.Ero curiosa di vederla e nonpotevo perdere quest’occa-sione.E proprio lunedì 20 agosto,verso mezzogiorno, mentremi trovavo nel porticciolo diSavona, che è situato di fian-co all’altro grande porto doveormeggiano le maestose navida crociera della Costa, sentoun ragazzino che guardandoverso il mare grida: “arrivaancora!!!”: incuriosita mi diri-go verso gli stretti pontili e lavedo finalmente arrivare,lenta, silenziosa, placida, ele-gante; le grandi ali nere eranoa pelo d’acqua e al suo pas-saggio il mare si increspavaleggermente.Nuotava tra le f i la dellebar che a vela e barconida pesca, nello specchiod’acqua davanti all’anticaTorre di Leon Pancaldo e almoderno ponte levatoio cheunisce la città di Savona alsuo porto.

Ho scattato un sacco di fotocon il mio cellulare, lottandocon i l sole che si trovavaquasi a picco sulla mia testae cercavo la posizione miglio-re sperando che la Manta siavvicinasse a me.Sono “rimasta“ con Samantafino verso le quindici, la os -servavo mentre nuotava coneleganza e tranquillità e ognitanto riuscivo a scorgere lasua lunga e sotti le coda,sembrava non avesse vogliadi lasciare il porticciolo e poi,improvvisamente, con lastessa dolcezza con cui eraarrivata, facendo un’abile gin-cana fra le numerose vele, siallontanò e non la vidi più.Sono tornata altre volte a cer-carla, ho chiesto sue notizieai pescatori, come si fa perun’amica cara, ma ancheloro l’avevano definitivamentepersa di vista: probabilmentele sue vacanze in Liguria era -no concluse e si stava trasfe-rendo in nuovi lidi per daregioia ed emozioni ad altriamanti delle bellezze dellanatura.

angela

Mamma di ex-alunni

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PremIo ISImbardI

Vi annunciamo con moltagioia che Venerdì 15 Giugno,presso l'Istituto dei Ciechi diVia Vivaio 7, alla presenza delCardinale Arcivescovo AngeloScola è stato conferito unpremio alla Memoria al nostroPadre Mario Salvadeo.Si tratta del Premio Isimbardi,un premio della Provincia diMilano dato a cittadini mila-nesi che si sono distinti coniniziative e attività a favoredella comunità.È un premio che vanta ormaipiù di mezzo secolo di esi-stenza. Dal 1953 la Provincia organiz-za la "Giornata della Rico -noscenza" per conferire unriconoscimento a cittadini eassociazioni del mondo cultu-rale, sociale, artistico, econo-mico, sportivo, legati al terri-torio del milanese e che sisiano distinti nella propriaattività a favore delle comu-nità. Dal 1999 al riconoscimentoprovinciale, che consiste inuna medaglia d'oro e un di -ploma con la motivazione èstato attribuita la denomi-nazione di "PREMIO ISIM-BARDI".Il Presidente Guido Podestà ei suoi collaboratori hanno for-

temente voluto questo rico-noscimento alla persona delnostro amato Padre Salvadeoche ha dedicato tutta la suavita a crescere ed educaregenerazioni di milanesi.Questo premio va a sommar-si ai numerosissimi premipresi in vita, basti ricordare idue Ambrogini dati dalla Cittàdi Milano.Essendo purtroppo i postilimitati, hanno partecipatoalla cerimonia solamente ilPadre Rettore, il Presidentedell'Associazione Exalunni eun Consigliere del Direttivo.

Descrizione della motivazione: Padre Mario Salvadeo Barna -bita, scomparso nel 2011,seppe rivelarsi non solo unuomo di fede, ma anche unasaggia guida spirituale. Sianelle vesti di insegnante sia inquelle di rettore dell’IstitutoZaccaria, si contraddistinseper l’impegno profuso conamore in favore dei suoi allie-vi. Per questa ragione, PadreMario Salvadeo è ricordatoda tutti come un’eccezionalepersonalità, capace, anchegrazie alla sua straordinaria evasta cultura umanistica, didestinare la sua vita all’edu-cazione dei più giovani.

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TroFeo Salvadeo:Terza edIzIone

Dopo mesi di contatti con iresponsabili degli ex alunnidel Leone XIII, del Gonzaga edel San Carlo per stabilire unadata che potesse andare benea tutti, il Consiglio Direttivo èriuscito ad organizzare la terzaedizione del quadrangolare dicalcio.Come ormai tradizione, i l“TROFEO SALVADEO” si èsvolto tra le 4 squadre vincentidei rispettivi tornei ex alunni.La data fissata per la giornatadi incontri era il 13 ottobrenella cornice del nostrocampo da calcio. Per lo Zaccaria sono scesi inCampo gli All I in FincapGroup, con le loro maglie gial-le e blu.La partita di apertura tra ilGonzaga e il Leone (2-1) faben intendere che quest annole squadre sono tutte moltomotivate e molto forti. Il secondo incontro ha vistoschierato i padroni di casacontro il San Carlo. Una bellapartita dove si cercava reci-procamente di lasciare i lminor spazio possibile agliavversari, 3-3.Nel terzo incontro anche ilGonzaga, contro un San Carloormai stanco, è riuscito astrappare la parità.

Lo Zaccaria dopo aver pareg-giato contro il San Carlo, con-siderata da tutti la favorita, hapreso coraggio stracciando ilLeone 4-1 e poi subito dopo ilGonzaga 4-2.

Quindi:

1° Classificato: Zaccaria 7 p.ti 2° Classificato: San Carlo 5 p.ti3° Classificato: Gonzaga 4 p.ti4° Classificato: Leone 0 p.ti

L’orgoglio Zaccarino degli AllIin ci ha finalmente portato allavittoria del Trofeo Salvadeo.Oltre alla gioia per aver vinto ilTrofeo, questa terza edizionesi è rivelata ancora una voltauna positiva esperienza diaggregazione tra gli istituti,ricordando anche da ex alunnil'amicizia che ci lega, ancor

prima della rivalità sportiva.Speriamo di aver fatto riviverelo stesso spirito goliardico e diappartenenza di un tempo atutti gli ex alunni delle nostrescuole, che basano i loro idealisugli stessi principi guida. Alla fine degli incontri si èsubito svolta la premiazionecui hanno partecipato il no stroPadre Rettore e i diversiresponsabili delle associazioniex alunni.È seguito un breve rinfrescoofferto e organizzato dalLeone e dal Gonzaga.Il primo premio è stato conse-gnato al Padre Rettore che loconserverà nel proprio studiofino alla prossima edizione. Un particolare ringraziamento aStefano Capellini per l’attenta escrupolosa organizzazione.

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maTrImonI

Sabato 23 giugno 2012nella chiesa di S. Andreaa Levanto, Fil ippo Forlani(Vicepresidente del Direttivoper lungo tempo) si è sposatocon Marta Testi. A Filippo e Marta il nostroaugurio di trascorrere insiemeuna vita felice!

rIconoScImenTI

Abbiamo il piacere di segna-lare che Filippo Usellini (atto-re e regista del Teatro AnimeAntiche) ed ex-all ievo dilungo corso dello Zaccaria havinto a nome del Liceo Tencadi Milano (dove insegna tea-tro da 11 anni) il premio dellaGiuria e la medaglia delPresidente della Repubblicaalla XVII Edizione del FestivalTeatrale Marinando con lospettacolo "Odissee" (Ostuni,16-22 settembre 2012).Complimenti vivissimi aFilippo!

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Vivissime Felicitazioni adAndrea e Gianluca Fogazzaroper il conseguimento dellalaurea in Economia Aziendalee Managament �all’UniversitàBocconi nel luglio 2012.

Bravo i l nostro FrancescoGiachi Carù, che si è Laureatoa pieni voti in Odontoiatria e

Protesi Dentaria all’Universitàdegli Studi di Milano nel luglio2012.

Auguri anche a Nicolò Turbaper il conseguimento a pienivoti della laurea in Economiae Scienze Sociali al laBocconi.

Bravo anche il nostro Fede -rico Digirolamo che il 26 luglio2012 si è Laureato in Designdel Prodotto Indu striale alPolitecnico di Milano.

Auguri un po’ in ritardo aCarlo Pirri per il consegui-mento della laurea inEconomia e gestione azien-dale all’università Cattolicadel Sacro Cuore di Milano nelnovembre 2011.

Bravissima la nostra GiuliaInnocenti per il conseguimen-to della laurea in EconomiaAziendale e Managementall’Università Bocconi il 23novembre 2012.

Vivissime Felicitazioni ancheal nuovo Segretario delConsiglio Direttivo, GiovanniMörlin Visconti Castiglione,per il conseguimento dellalaurea in Economia e Finanzaall’Università Bocconi il 24novembre 2012.

Infine, complimenti a EttoreServida, autore del sito inter-net dell’associazione, per ilconseguimento della laurea inIngegneria delle Telecomu -nicazioni al Politecnico diMilano nel luglio 2012.

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Dino FabbriniCiao, lavoro presso ParexelInternational, CRO clinicalresearch organization, dovemi occupo degli aspetti legali.

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Nello scorso mese di gennaioè venuto a mancare l’indi-menticabile Padre AgostinoAmaroli, docente di Storia eFilosofia per lungo tempo.Nei suoi anni di permanenzaallo Zaccaria ha saputo svol-gere con competenza, impe-gno e passione l’incarico diEducatore accompagnandogenerazioni di ragazzi.

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Sicuramente anche altri exalunni si sono recentementelaureati, sposati, o hannoavuto la gioia di un figlio, ola tristezza di un lutto. Fatecisapere tutti gli eventi belli ebrutti della vostra vita, iprimi per gioirne insieme ei secondi per superarli insie-me con la forza di una verafamiglia di amici. Per qualunque comunica-zione, potete scrivere all'in-dirizzo di posta elettronicadell'associazione: [email protected]

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