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Corso di Impianti tecnici – a.a. 2010/2011 - Docente: Prof. Carlo Isetti CAPITOLO 7 CARICHI TERMICI ATTRAVERSO IL PERIMETRO 7.1 Generalità Come visto nel precedente capitolo, per controllare in un ambiente le condizioni termo-igrometriche e la purezza dell’aria si deve immettere nell’ambiente aria trattata (raffreddata/deumidificata o riscaldata/umidificata a seconda dei casi). Questi processi di trattamento dell’aria comportano rilevanti consumi di energia. Mentre il condizionamento dell’aria invernale ricade nell’ambito dei già ricordati provvedimenti legislativi, per il contenimento del fabbisogno di energia primaria negli edifici non è stata ancora del tutto completata la legislazione riguardante la prestazione energetica per il condizionamento estivo degli edifici. La figura riassume un tipico impianto costituito da un’unità centrale di trattamento ove l’aria, dopo essere stata sottoposta a filtraggio, al riscaldamento e/o al raffreddamento, all’umidificazione o alla deumidificazione, viene avviata (per mezzo di un ventilatore) nei canali di distribuzione, pervenendo infine agli elementi terminali di impianto (bocchette di immissione e ripresa). CARICHI TERMICI ATTRAVERSO IL PERIMETRO Capitolo 7 1

IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO - unige.it€¦  · Web viewLa crescente domanda di comfort estivo e la sempre più crescente diffusione degli impianti di condizionamento ha comportato

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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO

Corso di Impianti tecnici – a.a. 2010/2011 - Docente: Prof. Carlo Isetti

CAPITOLO 7

Carichi termici attraverso il perimetro

7.1 Generalità

Come visto nel precedente capitolo, per controllare in un ambiente le condizioni termo-igrometriche e la purezza dell’aria si deve immettere nell’ambiente aria trattata (raffreddata/deumidificata o riscaldata/umidificata a seconda dei casi). Questi processi di trattamento dell’aria comportano rilevanti consumi di energia. Mentre il condizionamento dell’aria invernale ricade nell’ambito dei già ricordati provvedimenti legislativi, per il contenimento del fabbisogno di energia primaria negli edifici non è stata ancora del tutto completata la legislazione riguardante la prestazione energetica per il condizionamento estivo degli edifici. La figura riassume un tipico impianto costituito da un’unità centrale di trattamento ove l’aria, dopo essere stata sottoposta a filtraggio, al riscaldamento e/o al raffreddamento, all’umidificazione o alla deumidificazione, viene avviata (per mezzo di un ventilatore) nei canali di distribuzione, pervenendo infine agli elementi terminali di impianto (bocchette di immissione e ripresa).

)

h

h

(

G

i

a

a

lat

sen

Tot

-

=

j

+

j

=

j

7.2 Precisazioni sulla valutazione dei flussi latenti e sensibili

Come già visto, i bilanci di energia e di massa del locale condizionato a regime stazionario forniscono:

Bilancio di energia (

Bilancio di massa (

)

x

x

(

G

g

i

a

a

v

-

=

Per realizzare il controllo delle condizioni termo-igrometriche interne (e cioè ottenere durante il ciclo giornaliero dta/d( ( 0 ( ta ( cost. e dxa/d ( 0 ( xa ( cost.), si dimensionerà l’impianto per i massimi valori orari dei flussi sen e lat.

Con flussi minori dei valori di dimensionamento l’impianto opererà a regime ridotto grazie all’azione di dispositivi di regolazione per adeguare agli effettivi carichi del locale lo stato dell’aria o la portata immessa. Il flusso latente lat da considerarsi corrisponderà, quindi, alla maggiore produzione interna di vapore gv che si presume potrà verificarsi nel locale mentre il flusso sensibile sen corrisponderà al maggior valore orario della somma dei contributi sensibili.

Per valutare con sufficiente approssimazione questi contributi, è opportuno operare una distinzione tra le condizioni climatiche invernali e quelle estive.

7.3 Regime invernale ed estivo

La valutazione di p nella stagione invernale viene svolta in modo analogo a quanto già visto nel caso degli impianti di riscaldamento e cioè ipotizzando condizioni di regime stazionario. In particolare si ha:

p = ( Ki Si (te - ta)

ove:

te = temperatura esterna di progetto. Se l'ambiente confina con locali non riscaldati, ad esempio, a

temperatura ta’,

Si ha anche:

pi = ( Kj Sj (ta - ta’)

Nel regime invernale non si tiene normalmente conto sia del contributo vt > 0 che del contributo da sorgenti interne ( (C + R) + ( Pi in quanto la potenzialità dell’impianto deve essere sufficiente a far fronte ai disperdimenti verso l’esterno anche in assenza di tali contributi.

Nel regime estivo i contributi p e vt trasmessi all’ambiente variano in modo significativo durante il giorno in conseguenza del forte irraggiamento solare e non possono quindi essere considerati come contributi costanti e indipendenti dal tempo (.

Più in particolare, in condizioni di cielo sereno (ipotesi da considerare per sicurezza ai fini del dimensionamento degli impianti), il flusso incidente su una superficie 'T risulta pari alla somma delle tre componenti diretta, diffusa e riflessa dal terreno:

'T = 'dir + 'dif + 'rif [W/m2]

In una località (latitudine fissata) e data prefissata (in genere per il dimensionamento degli impianti di condizionamento si considera il 21 luglio), il flusso 'T dipende dall’orientazione della superficie interessata come qualitativamente riportato nella figura.

È opportuno osservare che il flusso incidente è flusso potenziale, in quanto la superficie in questione, opaca o trasparente che sia, potrà risultare ombreggiata da altri edifici od ostacoli che intercettino l'irraggiamento solare diretto.

I contributi vt assumono spesso peso rilevante: ad esempio, in un pomeriggio sereno estivo, il flusso specifico 'vt, trasmesso attraverso una finestra esposta ad Ovest può raggiungere alle nostre latitudini (circa 45° Nord) valori di punta dell'ordine dei 600 [W/m2].

Il problema da affrontare è, dunque, quello di valutare ora per ora i contributi p e vt trasmessi all’interno attraverso il perimetro quando sull’esterno di questo vi sia un contributo solare 'T.

7.4 Contributi p trasmessi attraverso le pareti opache e trasparenti

Si usa affrontare il problema introducendo il concetto di temperatura fittizia o temperatura aria-sole tf. Nella figura seguente è rappresentata una parete opaca su cui incide il flusso solare 'T.

tempo [ore]

0

5

10

15

20

25

30

35

40

0510152025

tempo [ore]

temperatura [°C]

· sulla parete incide, per irraggiamento, il flusso specifico

'

T

j

;

· Il flusso assorbito

'

a

j

dipende dal fattore di assorbimento medio

a

della superficie nello spettro solare;

· la parete, a sua volta, scambia il flusso specifico

,

s

j

con l’ambiente esterno per convezione ed irraggiamento.

Si può scrivere:

'

T

'

a

j

×

a

=

j

)

t

t

(

pe

e

e

'

s

-

×

a

=

j

Il flusso ' totale sulla superficie esterna della parete è:

'

s

'

T

'

s

'

a

'

j

+

j

×

a

=

j

+

j

=

j

Il flusso ' può anche essere espresso in termini di una temperatura fittizia tf e della temperatura tpe:

)

t

t

(

'

pe

f

e

-

×

a

=

j

.

La temperatura fittizia tf può essere quindi considerata come la temperatura che dovrebbe caratterizzare l'ambiente esterno e cioè l'aria ed i corpi esterni al fine di poter simulare la situazione reale.

Risulta:

)

t

t

(

)

t

t

(

pe

e

e

'

T

pe

f

e

-

×

a

+

j

×

a

=

-

×

a

E quindi la tf detta anche temperatura aria-sole può essere espressa:

e

'

T

e

f

t

t

a

j

×

a

+

=

Nell’arco diurno la te può essere valutata (UNI 10349) con:

max

max

e

t

)

(

F

t

t

D

×

t

-

=

ove:

tmax = massima temperatura giornaliera aria esterna;

Δtmax = escursione giornaliera della temperatura aria esterna;

F() = fattore orario di distribuzione della temperatura (cfr. tabella).

Ora

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

F()

0.87

0.92

0.96

0.99

1

0.98

0.93

0.84

0.71

0.56

0.39

0.23

Ora

13

14

15

16

17

18

19

20

21

22

23

24

F()

0.11

0.03

0

0.03

0.10

0.21

0.34

0.47

0.58

0.68

0.6

0.82

Ad esempio, per Genova si ha:

tmax = 30 [°C];

Δtmax = 5 [°C].

Nella figura a alto si riporta l’andamento qualitativo della temperatura tf in funzione del tempo per una parete con esposizione Est.

Dopo aver adottato questa schematizzazione, è ora opportuno discutere brevemente il problema della propagazione del calore in regime variabile attraverso una parete perimetrale.

La seguente figura illustra la situazione che si determina quando una temperatura tf () solleciti la superficie esterna di una parete opaca mono-strato di una ambiente. Si possono distinguere due casi: la temperatura interna ta è controllata dall'azione dell'impianto per cui si ha ta =cost. (caso a) oppure non vi è impianto (caso b). In quest’ultimo caso la temperatura interna non rimarrebbe ovviamente costante, ma varierebbe nel tempo all’interno dell’ambiente confinato.

In riferimento al caso a) si può osservare che il flusso trasmesso in regime variabile attraverso la parete potrà valutarsi nelle varie ore del giorno, nota la tpi = tpi (), sulla base della relazione:

'p = i (tpi - ta)

Per conoscere la tpi = tpi () occorrerà però risolvere l'equazione generalizzata di Fourier per lo strato:

¶t

=

t

x

t

a

2

2

La soluzione di questa equazione differenziale, qualora ottenibile esplicitamente, fornirebbe la t = t (x, ) e quindi anche tpi = t (L, ). In generale, una soluzione analitica esplicita può essere ottenuta solo introducendo l'ipotesi di regime termico sinusoidale stabilizzato. Per illustrare cosa significhi questo regime termico si supponga che la temperatura della faccia esterna di un strato piana, vari con legge sinusoidale attorno al valore medio stazionario tmpe:

tpe(() = tmpe + (t sen(2(/T* ()

ove:

(t = ampiezza dell’oscillazione termica;

T = periodo dell’oscillazione;

( = tempo.

Se la perturbazione di temperatura superficiale esterna tpe(() si ripete ciclicamente, dopo un transitorio iniziale, all’interno dello strato si osserveranno variazioni sinusoidali di temperatura attorno al valore medio stazionario (regime armonico stabilizzato). In questo caso può ottenersi una soluzione analitica esplicita dell’equazione generalizzata di Fourier.

A titolo di esempio ipotizzando la temperatura iniziale dello strato costante e pari a tmpe la variazione nel tempo della temperatura risulta ancora sinusoidale come rappresentato in figura (curva tratteggiata). L’andamento a tratto continuo rappresenta la tpe(() assunta variabile con un’ampiezza (t = 15 °C intorno al valor medio tmpe = 20 °C.

Si può notare che l’onda termica si trasmette attenuando la propria ampiezza di oscillazione (da 15 [°C] a 5 [°C]) e ritardando (sfasando) il raggiungimento del picco di 8 ore (dalle 6 alle 14).

Risulta possibile fare riferimento a soluzioni analitiche di questo tipo (esplicite) anche nel caso di un andamento di tf non sinusoidale semplice, purché ancora stabilizzato.

Infatti, in accordo con il teorema di Fourier ogni funzione periodica (periodo T = 2/) può essere approssimata con l’accuratezza desiderata sommando funzioni sinusoidali semplici (armoniche).

E cioè:

tf = tme + A1 cos + A2 cos 2 +.... + B1 sin + B2 sin 2 +...

nella quale è detta pulsazione fondamentale, mentre le altre (2, 3,..,n) sono dette seconda, terza,…, ennesima armonica.

Spesso, considerare n = 3 può già risultare sufficiente per una buona approssimazione della tf. Sui testi di matematica si trova come determinare i valori delle costanti A1,..An e B1,.. Bn .

L'equazione di Fourier è un'equazione differenziale lineare (la diffusività termica a è costante, non compaiono termini, ad esempio, elevati a potenza). Nel caso di equazione lineare risulta che se:

t1 (x, )

t2 (x, )

tn (x, )

sono soluzioni relative alle armoniche (, 2.., n), anche la loro somma è una soluzione dell’equazione differenziale. In questo modo è possibile risolvere il problema anche per un regime della tf () non sinusoidale purché questo sia assimilabile a un regime periodico stabilizzato. Nel caso di regime qualunque la soluzione si può ottenere mediante metodologie numeriche (ad esempio metodo delle differenze finite).

La conoscenza della funzione o dei valori numerici di tpi consente di valutare, ora per ora, il flusso trasmesso attraverso la parete attraverso la relazione:

'p = i (tpi - ta)

La tpi () viene a dipendere per un monostrato dalla del materiale, dal calore specifico del materiale c, dalla sua densità e dallo spessore L. Nei casi concreti il fenomeno si presenta particolarmente difficile da analizzare a causa della complessità della legge con la quale varia la temperatura esterna e della costituzione della parete, generalmente multistrato, per cui occorre utilizzare metodi di calcolo più complessi (metodi numerici).

In prima approssimazione (vedi esempio alla fine del capitolo) una parete “pesante”, costituita cioè da materiale di elevata capacità termica volumetrica (mattoni, pietra), attenuerà il propagarsi delle onde termiche esterne svolgendo un’azione termostatica. Una parete “leggera”, ad esempio una parete in polistirolo, mentre può risultare un buon isolante in regime permanente non svolge in generale un’efficace azione “isolante” e cioè smorzante in regime variabile. In pratica il perimetro, con la propria capacità termica, costituisce un volano termico interposto tra esterno e interno. É comune esperienza la sensazione di fresco che si prova, nel periodo estivo, all’interno di vecchi edifici con murature molto spesse.

Considerazioni di questo tipo presentano grande interesse nella fisica degli edifici, ad esempio pareti con un buon smorzamento e sfasamento della sollecitazione esterna di temperatura consentono di ridurre notevolmente i carichi sensibili trasmessi all'ambiente cui l'impianto dovrà far fronte (riduzione della potenzialità). Le stesse pareti, in assenza del controllo dell’impianto, contribuiscono a rendere l'ambiente interno più indipendente dall'ambiente esterno, "isolandolo" dalle azioni perturbanti esterne. Attualmente sono molto diffusi codici di calcolo che consentono una valutazione rapida del flusso sensibile trasmesso attraverso una parete opaca.

Oltre a ciò, il flusso orario trasmesso attraverso le più comuni tipologie di parete opaca può essere valutato in modo semplice con l’uso di tabelle precalcolate costruite sulla base dei metodi generali prima accennati. In questi casi il flusso trasmesso si valuta con l'espressione:

'p K teq ()

ove teq () = differenza di temperatura equivalente.

I valori di teq () caratteristici della parete sono tabulati in funzione del colore, dell’ora del giorno, della sua orientazione, della stagione, nonché della latitudine. Alcune tabelle (vedi un esempio, qui di seguito) riportano valori orari di teq () calcolati in corrispondenza al 21 Luglio, data di riferimento per il dimensionamento degli impianti di condizionamento. Le tabelle suddette sono, a rigori, valide solo per le tipologie cui si riferiscono e tengono conto dell’esposizione, della massa specifica della parete [kg/m2] e del colore della parete.

Nel caso invece di una parete sottile (ad esempio, vetro di finestra) lo scambio termico 'p si può valutare supponendo il processo a regime permanente (ora per ora) e cioè con l’espressione:

)

t

t

(

K

a

e

v

'

p

-

×

=

j

Complessivamente, quindi, il totale flusso sensibile p () trasmesso attraverso i pareti perimetrali opache e j vetrate delimitanti l'ambiente è

p () = ( Kvj Svj (te - ta) + ( Ki Si teq

7.5 Contributo solare diretto vt attraverso le superfici vetrate

Il flusso termico solare direttamente trasmesso attraverso le superficie vetrate sulla quali incida il flusso 'T può essere, come già osservato, assai rilevante durante una giornata estiva serena. In generale il flusso trasmesso all’interno dipende in modo complesso dall'angolo di incidenza della radiazione solare diretta ’dir e quindi anche dall'esposizione geografica (Est, Sud,..etc.) della superficie, dalla latitudine, dal giorno dell'anno e risulta variabile a seconda delle ore del giorno.

Per dimensionare gli impianti di condizionamento dell’aria si usa far riferimento alla data del 21 Luglio ipotizzando un giornata serena. Il flusso termico trasmesso all’interno ’vt non risulta di semplice valutazione in relazione alla complessità del fenomeno e alla natura della vetratura.

Su questa giungono, come già illustrato, tre contributi: oltre al più rilevante flusso diretto ’dir vi sono anche altri contributi dovuti all'incidenza di radiazioni diffuse da parte della volta celeste ’dif e di radiazioni riflesse da parte del terreno ’rif. Si consideri il caso di una lastra di vetro su cui incida il totale flusso 'T.

Come schematizzato in figura (frecce nere) una parte del flusso verrà riflessa verso l’esterno, una parte trasmessa direttamente all’interno ed una parte assorbita nella lastra. Si usa fare riferimento ad un vetro standard (sodico-calcico spesso 3 [mm])

Il flusso assorbito dalla lastra viene poi ad essere trasmesso in parte all’ambiente interno e in altra parte all’ambiente esterno.

Se si pone:

assorbito

flusso

totale

erno

int

'

all

trasmessa

assorbito

flusso

del

frazione

N

i

=

il flusso trasmesso attraverso il vetro di riferimento (pedice 0) è esprimibile come:

F

)

N

(

N

'

T

i

'

T

'

T

i

'

T

'

vto

×

j

=

a

×

+

t

×

j

=

j

×

a

×

+

j

×

t

=

j

ove:

( = fattore assorbimento medio della lastra nello spettro solare;

F = fattore di guadagno solare del vetro standard.

Il flusso ’vto è detto guadagno solare attraverso vetro di riferimento e risulta direttamente correlato al flusso totale incidente 'T. Nella seguente tabella si riporta il guadagno solare 'vto trasmesso attraverso vetro standard diversamente esposto per unità di superficie della finestra misurata all'esterno del telaio [W/m2] (Lat.42° N).

Orientazione

Ora solare

Superfici

06

07

08

09

10

11

12

13

14

15

16

17

18

19

Orizzontale

84

257

440

595

717

795

824

805

737

623

474

296

116

3

Sud

38

76

106

172

262

331

359

341

279

191

115

83

47

2

Ovest

38

76

106

129

147

158

162

257

446

584

648

616

435

29

Nord

109

104

106

129

147

158

162

159

150

133

111

100

115

12

Est

369

593

650

604

481

295

164

159

150

133

111

83

47

2

Nel caso di vetrature diverse da quella di riferimento il flusso trasmesso ’vt viene stimato correggendo il valore di riferimento ’vto con l’introduzione di un fattore correttivo SC (Shading coefficient) funzione delle caratteristiche delle vetrature in esame.

Il fattore SC tiene conto della diversa struttura e dello spessore del vetro in confronto con quello preso come riferimento (ovviamente può porsi SC = 1 per il vetro standard e SC < 1 per vetro più spesso o colorato).

Nella tabella che segue sono riportati valori del fattore SC per alcune comuni superfici vetrate.

Tipo di vetro

Spessore [mm]

SC

e

a

=23 [W/m2K]

Vetri singoli

Chiaro

3

1.00

6

0.94

10

0.90

13

0.87

Termoassorbente

3

0.83

6

0.69

10

0.60

13

0.53

Ovviamente, quanto riferito riguarda una superficie vetrata completamente investita dal flusso 'T. In generale occorrerà valutare se la superficie vetrata sia ombreggiata e in che proporzione da edifici etc. esterni o da elementi stessi dell’edificio (schermi verticali od orizzontali). In questi casi sarà necessario considerare l’effettiva porzione irraggiata e non la superficie totale. Calcoli relativi alla dinamica delle ombre verranno presentati successivamente.

Ai presenti fini, nota la superficie vetrata ombreggiata So, la frazione irraggiata di una finestra è (ST-S0)/ST ove ST è la totale superficie vetrata.

Si può definire un fattore di ombreggiamento fo (< 1) e scrivere:

'

T

'

rif

'

dif

T

O

T

'

dir

o

S

S

S

f

j

j

+

j

+

-

×

j

=

Si deve, inoltre, considerare che il flusso termico sensibile effettivamente necessario per mantenere un ambiente a temperatura costante o “carico termico” non coincide con la somma dei guadagni termici istantanei a causa degli effetti di smorzamento e sfasamento che intervengono nei meccanismi di scambio termico. In figura si riporta un tipico andamento dei profili temporali provocato da un apporto termico radiativo e del corrispondente carico termico.

Da quanto sopra esposto, si deduce che, mentre i flussi termici convettivi corrispondono direttamente a carichi termici, quelli radiativi contribuiranno al carico termico complessivo solo dopo essere stati assorbiti dalla superfici interne ed averne quindi innalzato la temperatura con un conseguente scambio termico convettivo.

Si tiene conto di questi effetti con un ulteriore fattore correttivo detto di accumulo fa < 1. Valori orari indicativi sono riportati nella seguente tabella in dipendenza delle caratteristiche di inerzia termica delle strutture interne ed esterne dell’edificio.

In conseguenza di quanto esposto, il carico termico dovuto ad una superficie vetrata può valutarsi con:

'

vto

v

a

o

vt

S

f

SC

f

j

×

×

×

×

=

j

[W]

Ovviamente se il locale fosse caratterizzato da j superfici vetrate si dovranno sommare tutti i contributi. Si ricorda che le superfici vetrate contribuiscono significativamente al carico termico estivo di un edificio. È pertanto sempre opportuno, soprattutto nel caso delle climatologie più calde, che il progettista dell’edificio consideri adeguatamente la possibilità di schermare almeno in parte queste superfici, per ridurre i carichi termici. A questo scopo si può ricorrere a schermi verticali ed orizzontali (frangisole) del tipo rappresentato in figura.

Tali dispositivi, se adeguatamente dimensionati in relazione alla dinamica delle ombre, possono consentire apporti solari durante la stagione invernale, con sole basso sull'orizzonte (contributo gratuito ai fini del riscaldamento) e un carico termico minore durante l’estate per gli ambienti grazie all’ombreggiatura che gli schermi possono esercitare con il sole alto sull'orizzonte. A parte gli interventi di ombreggiatura, è possibile anche prendere in considerazioni superfici vetrate con caratteristiche tecniche più sofisticate.

7.6 Cenni su caratteristiche e criteri di scelta delle superfici vetrate

La scelta delle superfici trasparenti da impiegare in un edificio risulta comunque sempre articolata in quanto essa viene ad implicare oltre alla problematica termica, la visione, l’illuminazione naturale interna e significativi effetti estetici. Per quanto attiene alla problematica termica si può ricordare come la trasmittanza termica della superficie Kv sia importantissima nel determinare i disperdimenti invernali. Ovviamente se si cerca di ridurre i disperdimenti, ad esempio mettendo in opera con doppi vetri, o particolari tipologie vetrate, inevitabilmente si verrà anche a influenzare la quantità di luce trasmessa. Ad esempio, nella figura seguente si schematizza il comportamento termico e luminoso di alcune diverse tipologie di superfici trasparenti rispetto al caso del vetro singolo di riferimento (nella legenda si riporta anche la relativa trasmittanza termica).

51%

5%

15%

82%

3%

8%

30%

7%

90%

44%

80%

67%

7%

8%

3%

5%

10%

a)

b)

c)

est

est

est

int

int

int

flusso

luminoso

flusso

termico

Comportamento termico e luminoso di un vetro semplice, uno

riflettente e di un vetro doppio dotato di film basso

-

emissivo

a) cristallo semplice sodico calcico – 3 [mm]. – Kv = 5.6 [W/m2°C]

b) cristallo riflettente – 6 [mm]. – Kv = 5.5 [W/m2°C]

c) pannello isolante costituito da una lastra trasparente – 6 [mm] – e da una di cristallo bassoemissivo – 6 [mm]. – Kv = 1.7 [W/m2°C] - posta sul lato interno.

Attualmente sul mercato sono disponibili vetrature sofisticate, con migliori caratteristiche prestazionali. Al fine di poter effettuare paragoni si possono fare le seguenti sintetiche considerazioni.

Superficie vetrata ideale

Bassa trasmittanza termica Kv, opaca UV ed IR, trasparente nel visibile, estetica

Ai fini di una scelta, oltre alla trasmittanza termica Kv, risulta importante la proprietà di trasmettere la porzione visibile della radiazione solare, e cioè la luce, contenendo il più possibile la trasmissione della porzione infrarossa che costituisce, per l’ambiente confinato, solo carico termico. Si precisa che la potenza complessiva della radiazione solare che giunge sulla superficie terrestre si ripartisce per circa il 50 % nel visibile mentre un altro 50 % interessa la porzione infrarossa. A titolo d’esempio, in figura, si paragona l’andamento del fattore di trasmissione del vetro di riferimento con i fattori di trasmissione di alcuni comuni vetri colorati.

Si può osservare come la riduzione di così ottenuta nella porzione infrarossa (utile !) si manifesti anche nella porzione visibile dello spettro (non desiderabile !).

Per caratterizzare con un parametro sintetico la prestazione offerta dalla vetrata si introduce la costante d’efficienza luminosa:

Ke = VT/SC

ove con VT si è indicato il relativo fattore medio di trasmissione della porzione visibile.

Ad esempio, il valore di Ke = VT/SC = 1 classifica il vetro semplice standard, mentre il valore limite Ke = 2 caratterizzerebbe una vetratura ideale perfettamente trasparente nel visibile e perfettamente riflettente nella rimanente parte dello spettro (e cioè un vetro perfettamente selettivo con VT = 1 ma con SC = 0.5).

È utile fare un breve cenno delle principali tipologie disponibili sul mercato:

· cristallo semplice: lastra di cristallo ottenuta per colata di impasto siliceo su bagno metallico fuso in atmosfera controllata (Float Glass); incolore, trasparente e liscio; elevata trasmittanza termica Kv; non in grado di ridurre la trasmissione della componente infrarossa solare Ke = 1.

· cristallo atermico colorato: ottenuto aggiungendo alla pasta vetrosa sostanze coloranti; elevata trasmittanza termica Kv; prodotti recenti raggiungono valori Ke pari a circa 1.35.

· cristallo riflettente: lastra di cristallo con faccia su cui si è realizzato un deposito di ossidi metallici (attraverso la pirolisi o per mezzo di polverizzazione catodica); utili quando l’esigenza di contenere i carichi trasmessi è prevalente. È tanto più efficace contro flussi di energia solare molto intensi, quanto più intensa è la sua capacità riflettente, a svantaggio tuttavia della luminosità degli ambienti, elevata trasmittanza termica Kv; presentano valori modesti di Ke compresi tra 0.25 e 1.

· cristallo bassoemissivo: lastra di cristallo che utilizza sottili strati di film metallici per ridurre l’emissività superficiale e quindi anche lo scambio termico per irraggiamento. Come nel caso precedente si assiste ad una significativa riduzione della luce naturale trasmessa all’interno. La trasmittanza termica Kv risulta minore dei casi precedenti; prodotti recenti raggiungono valori Ke compresi tra 1.4 e 1.7.

· vetrature a pannello isolante: formato da due o più lastre di cristallo unite sul perimetro, in modo da creare tra loro un’intercapedine riempita con aria disidratata o con gas pesanti (noto anche con il nome di pannello vetrocamera). I cristalli costituenti il pannello possono essere entrambi trasparenti (temprati o meno) oppure uno di essi può essere stratificato, riflettente o bassoemissivo, in modo da determinare qualità specifiche. Le prestazioni di coibenza termica sono funzione dei tipi di lastre adottate e, in misura minore, dello spessore dell’intercapedine d’aria secca. Il contenimento più consistente della trasmittanza si ottiene utilizzando un cristallo bassoemissivo sulla faccia interna ed un’intercapedine di 12 mm. In certi casi si riescono a realizzare trasmittanze termiche Kv < 1 [W/m2°C]. I consueti serramenti domestici utilizzano frequentemente due cristalli di 4 mm di spessore inframmezzati da un’intercapedine di 6 mm. Le proprietà termoisolanti del pannello isolante dipendono in larga misura dal giunto che unisce le lastre. Nella stagione invernale, i cristalli isolanti permettono di ridurre le dispersioni termiche attraverso le superfici vetrate e di migliorare notevolmente l’isolamento termico dei serramenti.

· cristallo a trasparenza variabile: può essere dotato di proprietà ottiche variabili in funzione di un impulso esterno. Se l’impulso esterno è l’entità della luce solare si parla di vetri fotocromici, se, invece, le proprietà ottiche risentono dei valori di temperatura raggiunti si parla di vetri termocromici. Si può osservare che in questi due casi il controllo della trasparenza è di tipo passivo. L’odierna tecnologia ha iniziato anche a produrre superfici vetrate con un controllo di trasparenza attivo e cioè con proprietà ottiche variabili in funzione di campi elettrici applicati (vetri elettrocromici). Vetri di questo tipo, ancora allo stato sperimentale, richiedono tecnologie di notevole sofisticazione. Ad esempio, vetri elettrocromici possono essere realizzati, mediante deposito sul supporto trasparente, di due films conduttivi esterni con funzioni d’elettrodi e di strati interni, uno dei quali con opportune proprietà elettrocromiche modulabili in relazione al campo elettrico applicato. Questi cristalli a trasparenza variabile consentono di seguire le fluttuazioni giornaliere di flusso solare così da consentire un più adeguato controllo del flusso termico e della quantità di luce trasmesse.

7.7 Cenni sulle prestazioni energetiche degli edifici nel regime estivo.

La crescente domanda di comfort estivo e la sempre più crescente diffusione degli impianti di condizionamento ha comportato l’esigenza di interventi legislativi per migliorare le prestazioni energetiche del sistema edificio-impianto nel regime estivo. Attualmente in estate si sono verificati grandi richieste di potenza elettrica fino al raggiungimento di vere e proprie condizioni di black-out). Infatti nel nostro clima temperato, ad elevata escursione termica diurna/notturna, non basta ragionare solo in termini di consumi invernali. È necessario pensare ad una casa confortevole tutto l’anno e a basso consumo (estivo e invernale), come insegnano gli edifici della tradizione, che ottimizzavano il comfort interno adeguandosi al clima specifico senza il ricorso agli impianti per la climatizzazione degli ambienti. Recenti disposizioni legislative (DPR n. 59 del 3 aprile 2009; Decreto legislativo n. 192/2005) introducono l’obbligatorietà di considerare la problematica energetica estiva nella progettazione e nella realizzazione degli edifici, ed operare conseguentemente a livello progettuale e realizzativo ricorrendo a specifici sistemi di schermatura esterni, verificando la massa superficiale delle pareti (che se adeguatamente dimensionata può fornire un valido contributo alla riduzione ed al controllo delle temperature interne), predisponendo alternativamente anche tecniche e materiali innovativi tali da contenere le oscillazioni della temperatura degli ambienti in funzione dell’andamento dell’irraggiamento solare.

Il DPR n. 59 del 2 aprile 2009, fornisce importanti precisazioni al riguardo delle prestazioni estive involucro edilizio. Come si ricorderà durante la stagione di riscaldamento il fabbisogno di energia termica di un edificio QH,nd si valutava mese per mese con la equazione di bilancio:

QH,nd = Qve + Qtr - (H,gn(Qint + Qsol) [kWh/mese]

La somma dei valori mensili forniva il fabbisogno totale QH,nd che forniva l’indice di prestazione dell’involucro EPi,inv e l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale EPi del sistema edificio-impianto in termini di energia primaria. Nel caso estivo si introducono in corrispondenza gli indici EPe,inv ed Epe.

Allo stato attuale i requisiti richiesti per edifici di nuova costruzione e per interventi di ristrutturazione riguardano solo l’indice di prestazione energetica per il raffrescamento estivo dell’involucro edilizio Epe,invol. Le normative per il calcolo indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva EPe sono ormai in via di definizione. L’indice Epe,invol. è quindi pari al rapporto tra energia termica richiesta per il raffrescamento QC,ht e la superficie utile A o il volume V dell’edificio. L’indice Epe,invol deve risultare minore dei seguenti limiti:

a) per edifici residenziali della classe E1, esclusi collegi, conventi, case di pena e caserme:

40 [kWh/m2anno] nelle zone climatiche A e B;

30 [kWh/m2anno] nelle zone climatiche C,D,E, e F;

b) per tutti gli altri edifici:

14 [kWh/m3anno] nelle zone climatiche A e B;

10 [kWh/m3anno] nelle zone climatiche C,D,E, e F.

Ulteriori requisiti e valutazioni richiesti dal DPR sono:

a) Per le superfici vetrate la valutazione dei sistemi di schermo della radiazione solare al fine di contenere i relativi contributi trasmessi all’interno.

b) Per le superfici opache, ad esclusione della zona climatica F e per località con un

valore medio mensile di radiazione solare sul piano orizzontale ( 290 [W/m2] si prevede rispetto di almeno uno dei seguenti requisiti:

· Superfici verticali esposte ai quadranti S, SW,SE, massa superficiale della parete Ms > 230 [kg/m2] oppure in alternativa modulo della trasmittanza periodica (Y12) < 0,12 [W/m2K];

· Superfici orizzontali /inclinate modulo della trasmittanza periodica (Y12) < 0,20 [W/m2K].

Pertanto, si può osservare che per quanto attiene alle pareti perimetrali opache (oltre ai requisiti di trasmittanza già discussi per il riscaldamento invernale (regime termico stazionario) si richiedono ulteriori requisiti caratteristici del regime estivo e cioè requisiti relativi alla capacità di una parete perimetrale di sfasare ed attenuare il flusso termico trasmesso attraverso la parete perimetrale a regime variabile. Dal punto di vista quantitativo si fa riferimento alla “ trasmittanza termica periodica YIE ([W/m2K]) numero complesso che rappresenta sinteticamente lo smorzamento e lo sfasamento temporale del flusso termico trasmesso all’interno in corrispondenza ad una variazione di temperatura sinusoidale della temperatura giornaliera esterna. Per la valutazione di questo requisito occorre riferirsi alla norma UNI EN ISO 13786 “Prestazione termica dei componenti edilizi - Caratteristiche termiche dinamiche Metodi di calcolo”.

Al fine di meglio inquadrare questa importante problematica è opportuno approfondire il problema della propagazione del calore in regime variabile (estivo) attraverso una parete perimetrale. Si ricorda che, in questo regime termico, per smorzamento della temperatura superficiale interna (o del corrispondente flusso termico) s’intende il rapporto tra la sua ampiezza d'oscillazione e l'ampiezza esterna. Per sfasamento s’intende, invece, l'intervallo di tempo che intercorre tra l'istante in cui si verifica il massimo valore della temperatura superficiale interna (o del corrispondente flusso termico) rispetto all'istante in cui si verifica all'esterno. Ad esempio, se la temperatura esterna raggiunge il valore massimo alle ore 12 (parete esposta ad Ovest) e il massimo valore della temperatura superficiale interna si realizza alle ore 15, il suo sfasamento è pari a 3 h. La figura illustra qualitativamente la situazione di carattere generale che si determina quando una parete monostrato viene sollecitata da un'oscillazione di temperatura esterna sinusoidale (regime armonico stabilizzato) attorno al valore medio esterno tme. Sul lato interno la temperatura dell'aria ambiente è variabile attorno al valore medio interno tmi.

Nell’ipotesi di regime termico armonico stabilizzato la temperatura interna oscilla attorno al suo valore medio e così pure il flusso termico specifico trasmesso all'ambiente. L'oscillazione della temperatura interna risulta caratterizzata da minore ampiezza ed in ritardo temporale rispetto all'oscillazione esterna come già osservato e qualitativamente illustrato in figura.

É opportuno accennare brevemente alla valutazione della trasmittanza termica periodica YIE (W/m2K) e del suo modulo (Y12). Il calcolo illustrato nella UNI EN ISO 13786 fa riferimento alla soluzione analitica della seguente equazione della conduzione di Fourier:

EMBED Equation.3

¶t

=

t

x

t

a

2

2

Senza entrare in particolare dettaglio si può accennare che, nel regime dinamico considerato, la temperatura all'interno di uno strato di materiale t(x,τ) è somma di due soluzioni indipendenti, una (la prima) stazionaria e la seconda variabile:

t

~

t

)

t(x,

_

+

=

t

La soluzione stazionaria ( ben nota !) comporta una distribuzione di temperatura lineare del tipo:

B

x

A

t

_

+

×

=

per cui, tenendo conto delle resistenze liminari αi ed αe sulle due facce dello strato, la componente stazionaria del flusso termico può essere espressa dalla seguenti relazioni:

1

e

i

'

'

)

1

L

1

(

K

)

tmi

tme

(

K

)

tmi

tme

(

K

-

a

+

l

+

a

=

-

j

=

-

×

=

j

Per trovare la soluzione variabile in regime sinusoidale dell'equazione di Fourier :

¶t

=

t

~

x

t

~

a

2

2

è utile (non indispensabile) utilizzare il campo complesso al fine di semplificare il formalismo. Un numero complesso z può essere rappresentato in forma cartesiana come z = a + ib oppure anche in forma polare z = ((e i( .

La figura mostra la rappresentazione del numero z sul piano di Gauss e le relazioni tra le componenti cartesiane ed il modulo ( e la fase (. Il modulo è dato da:

2

2

b

a

+

=

r

SHAPE \* MERGEFORMAT

Secondo questo formalismo la temperatura ed il flusso termico sono espressi:

wt

wt

×

×

l

-

=

×

l

-

=

j

×

=

i

'

i

e

dx

dt

x

t

~

~

e

)

x

(

t

t

~

ove :

EMBED Equation.3

ne

oscillazio

dell

periodo

T

T

'

;

2

=

p

=

w

Sostituendo nell'equazione di Fourier:

0

i

dx

t

d

a

e

i

dx

t

d

a

e

2

2

i

2

2

i

=

w

-

×

×

w

=

×

×

wt

wt

La soluzione è:

a

2

/

)

i

1

(

e

D

e

C

t

x

x

w

×

+

=

b

×

+

×

=

b

b

-

ove C e D sono costanti.

Manipolando algebricamente questa soluzione si può arrivare a scrivere le seguenti relazioni tra le temperature e flussi complessi sulle facce (x = L e x = 0).

)

,

0

(

~

z

)

,

0

(

t

~

z

)

,

L

(

~

)

,

0

(

~

z

)

,

0

(

t

~

z

)

,

L

(

t

~

'

22

21

'

'

11

11

t

j

×

+

t

×

=

t

j

t

j

×

+

t

×

=

t

ove le grandezze complesse z11, z12 etc, sono funzioni dello spessore L dello strato, del periodo T e della diffusività termica a del materiale.

In forma matriciale si può scrivere:

)

,

0

(

~

)

,

0

(

t

~

Z

)

,

0

(

~

)

,

0

(

t

~

z

z

z

z

)

,

L

(

~

)

,

L

(

t

~

'

'

22

21

12

11

'

t

j

t

×

=

t

j

t

×

=

t

j

t

ove la matrice complessa Z, caratteristica dello strato, è detta matrice di trasporto.

Solo per avere un'idea di quanto illustrato nella UNI EN ISO 13786 si riportano per esteso i singoli termini della matrice di trasporto.

[

]

{

}

[

]

{

}

)

sin(

)

cosh(

)

cos(

)

sinh(

i

)

sin(

)

cosh(

)

cos(

)

sinh(

z

)

cos(

)

sinh(

)

sin(

)

cosh(

i

)

sin(

)

cosh(

)

cos(

)

sinh(

2

z

)

sin(

)

sinh(

i

)

cos(

)

cosh(

z

z

c

a

;

L

;

aT

21

12

22

11

x

×

x

+

x

×

x

+

x

×

x

-

x

×

x

d

l

-

=

x

×

x

-

x

×

x

+

x

×

x

+

x

×

x

l

d

-

=

x

×

x

+

x

×

x

=

=

r

l

=

d

=

x

p

=

d

Tenendo conto delle resistenze liminari si può scrivere:

1

0

1

1

Z

1

0

1

1

Z

:

ove

i

~

i

t

~

Z

Z

Z

e

~

e

t

~

e

e

i

i

'

e

i

'

a

-

=

a

-

=

j

×

×

×

=

j

Nel caso di una parete di composta da n strati numerando questi dal lato interno si ottiene :

1

2

1

n

n

'

e

i

'

Z

Z

.....

Z

Z

Z

:

ove

i

~

i

t

~

Z

Z

Z

e

~

e

t

~

×

×

=

j

×

×

×

=

j

-

Imponendo che l'oscillazione complessa di temperatura sia nullo all'interno dell'ambiente (controllo di temperatura effettuato dall'impianto di climatizzazione) può definirsi come trasmittanza periodica:

e

t

~

i

~

12

Y

'

j

=

(W/m2K)

Il modulo (Y12) della trasmittanza periodica Y12 rappresenta quindi l'ampiezza della componente periodica del flusso termico specifico trasmessa all'interno in corrispondenza ad una oscillazione unitaria della temperatura esterna. Si può fare un’analogia con la trasmittanza stazionaria K e cioè il flusso termico specifico stazionario trasmesso in corrispondenza ad una differenza di temperatura di 1 K tra esterno ed interno :

)

tmi

tme

(

K

'

-

j

=

Si osserva subito un'importante differenza; la trasmittanza stazionaria K non dipende dall'ordine degli strati mentre il prodotto di matrici dipende dall'ordine dei termini moltiplicati non godendo, come noto, della proprietà commutativa.

Pertanto, Z = Zn ·Zn-1·…· Z2·Z1 è diverso da Z* = Z1· Z2 ·…· Zn-1n · Zn.

Nell’esempio riportato alla fine del capitolo si riportano alcuni risultati.

ESERCIZI ED ESEMPI

1) Per valutare i carichi termici estivi e dimensionare un impianto di condizionamento si deve disporre dell’andamento orario della temperatura esterna diurna di Genova il giorno 21 luglio. Per Genova si ha tmax = 30 [°C] e (tmax = 5 [°C].

Tale andamento si valuta con l’espressione

max

max

e

t

)

(

F

t

t

D

×

t

-

=

. Si può costruire la seguente tabella partendo dai valori tabellati del fattore di distribuzione della temperatura.

Risulta:

Ora

F()

max

t

)

(

F

D

×

t

max

max

e

t

)

(

F

t

t

D

×

t

-

=

1

0.87

4.35

25.65

2

0.92

4.60

25.4

3

0.96

4.80

25.2

4

0.99

4.95

25.05

5

1

5

25

6

0.98

4.90

25.10

7

0.93

4.65

25.35

8

0.84

4.20

25.80

9

0.71

3.55

26.45

10

0.56

2.80

27.2

11

0.39

1.95

28.05

12

0.23

1.15

28.85

13

0.11

0.55

29.45

14

0.03

0.15

29.85

15

0

0

30.00

16

0.03

0.15

29.85

17

0.10

0.50

29.50

18

0.21

1.05

28.95

19

0.34

1.70

28.30

20

0.47

2.35

27.65

21

0.58

2.90

27.1

22

0.68

3.40

26.6

23

0.76

3.00

26.2

24

0.82

4.10

25.90

2) Un locale rettangolare (h = 3.3 [m]) ad un piano intermedio di un edificio sito in Genova, è esposto a Est sul lato a = 9 [m]. La parete perimetrale opaca, completamente esposta alla radiazione solare presenta una finestra (Sv = 3 [m2]) munita di vetro termoassorbente (6 [mm]) (SC = 0.69). Si suppone che le caratteristiche geometriche, termofisiche ed il colore esterno della parete siano coerenti con le (teq (differenze di temperatura equivalente) riportata in precedenza per la massa specifica di 500 [kg/m2].

La trasmittanza della parete opaca sia K = 1.5 [W/m2K]; la trasmittanza della superficie vetrata Kv = 5.6 [W/m2K]. Nell’ipotesi che la temperatura interna sia ta = 26 [°C] si valutino i valori orari del carico sensibile trasmesso il 21 luglio e l’ora in cui questo assume il massimo valore. Si utilizzino i fattori di accumulo della tabella prima riportata per esposizione E (12 h di funzionamento, tapparelle, 490 [kg/m2] di pavimento ). Il carico termico per trasmissione termica a causa di differenze di temperatura è esprimibile con:

p= KS(teq + KvSv (te -ta)

Il carico termico diretto attraverso la superficie vetrata è:

vt Sv(SC( fa (’vto

Il carico complessivo è p+ vt . Nella tabella sono riportati i calcoli estesi.

Ora

(teq

KS(teq

te

(te-ta)

KvSv (te -ta)

(’vto

vt Sv(SC( fa (’vto

p + vt

6

2.5

101

25.10

-0.9

-15

369

764

850

7

2.5

101

25.35

-0.65

-11

593

896

986

8

3.0

122

25.80

-0.20

-3.4

650

982

1100

9

4.2

170

26.45

0.45

7.5

604

812

989

10

7.4

300

27.2

1.2

20

481

577

897

11

10.8

437

28.05

2.05

34

295

263

734

12

13.1

530

28.85

2.85

48

164

98

676

13

13.6

550

29.45

3.45

58

159

89

697

14

13.1

530

29.85

3.85

65

150

74

669

15

10.8

436

30.00

4.0

67

133

63

566

16

9.7

391

29.85

3.85

65

111

44

500

Come si può osservare, il carico trasmesso attraverso l’involucro del locale risulta massimo alle ore 8 del mattino.

3) Al fine di verificare il rispetto dei requisiti di Legge per pareti perimetrali opache nel regime estivo si considerano le seguenti tipologie di pareti.

Le pareti (caso A e caso B) sono costituite da due strati, uno pesante (10 [cm] di calcestruzzo) e l’altro leggero (12 [cm] di isolante termico polistirene) mentre la parete monostrato è costituita solo dallo strato di polistirene). Le caratteristiche termofisiche del calcestruzzo sono ρc = 2200 [kg/m3]; (c = 1.5 [W/mK] ; cc = 880 [J/kgK] mentre per il polistirene si è assunto ρp = 40 [ kg/m3] ; (p = 0.03 [W/mK] ; cc = 700 [J/kgK].

Tutte queste pareti hanno pressoché la stessa trasmittanza stazionaria KA = KB ≈ KC = 0.24 ([W/m2K]) < 0.36 ([W/m2K]) valore limite invernale richiesto per la per la zona climatica D (vedere Capitolo 5). Le pareti A e B si differenziano solamente per la disposizione dello strato isolante sul lato esterno (caso A) e sul lato interno (caso B). Poiché la loro massa superficiale (Ms = 220 [kg/m2]) risulta minore del limite di 230 [kg/m2] richiesto occorre procedere alla valutazione del modulo (Y12). La massa superficiale della parete nel caso C è assai minore (circa 3-4 [kg/m2])

I moduli della trasmittanza periodica sono (Y12A) = 0.10 ([W/m2K]), (Y12B) = 0.17 ([W/m2K]) e (Y12C) = 0.24 ([W/m2K]). Si può notare che la sola tipologia A rispetta il requisito (Y12) ≤ 0.12 imposto dall'attuale normativa nel regime estivo per pareti verticali. La seguente figura riporta gli andamenti dei flussi periodici all’interno per i tre casi A,B e C in corrispondenza ad un’oscillazione esterna della te con ampiezza pari a 20 [°C]. Passando dalla tipologia C, B e A si ha un sfasamento temporale del flusso termico progressivamente crescente.

Se tmi = tme il flusso totale trasmesso coincide con il flusso periodico altrimenti, per ottenere il flusso totale trasmesso all’interno, dovrà sommarsi alla componente periodica la componente stazionaria.

Il comportamento migliore del primo caso (caso A) è legato al fatto che quando il setto è affacciato al lato interno della parete (caso A) si manifesta un'azione di volano termico sulle oscillazioni di temperatura maggiore di quanto non si verifichi nel caso di un "leggero" (caso B) materiale isolante. Nel terzo caso la parete è troppo leggera per poter smorzare e sfasare l’onda termica (caso C).

b = ((sin(

te

tf

tpe

a = ((cos(

(

PAGE

26

CARICHI TERMICI ATTRAVERSO IL PERIMETRO

Capitolo 7

_1230712877.unknown
_1360575544.unknown
_1360575549.unknown
_1360575553.unknown
_1364224126.unknown
_1364389357.unknown
_1360575554.unknown
_1360575555.unknown
_1360575551.unknown
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_1360575550.unknown
_1360575547.unknown
_1360575548.unknown
_1360575545.unknown
_1360575540.unknown
_1360575542.unknown
_1360575543.unknown
_1360575541.unknown
_1360575538.unknown
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_1230811010.unknown
_1360575537.unknown
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_1230811004.unknown
_1078382806.unknown
_1094578110.unknown
_1230641338.unknown
_1230641372.unknown
_1094578987.unknown
_1094579058.unknown
_1094578118.unknown
_1078383661.unknown
_1078390087.unknown
_1078391168.unknown
_1078389052.unknown
_1078383118.unknown
_1078382282.unknown
_1078382650.unknown
_1078382656.unknown
_1078382449.unknown
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