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Impianto pneumatici SPA Sintesi Mar 09 (2) · Studio preliminare ambientale - Sintesi ... suo recepimento in Italia con il D.Lgs. 36/03, la modalità prevalente di ... specifico business-plan

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Impianto di recupero e riciclaggio di pneumatici fuori uso in Z.I. CASIC - Comune di Assemini (CA)

Studio preliminare ambientale - Sintesi

- I -

INDICE

1 MOTIVAZIONI DEL PROGETTO ED OBIETTIVI DELLO STUDIO

PRELIMINARE AMBIENTALE .............................................................................1

2 LA GESTIONE DEGLI PNEUMATICI FUORI USO..............................................3

2.1 Produzione di pneumatici fuori uso ................................................................. 3

2.1.1 Il contesto nazionale ....................................................................................... 3

2.1.2 Il contesto regionale........................................................................................ 4

2.2 Problematiche ambientali associate ad una gestione non corretta degli pneumatici fuori uso ......................................................................................... 5

2.2.1 Dispersione di contaminanti nell’ambiente ...................................................... 5

2.2.2 Altri rischi correlati all’abbandono o stoccaggio non autorizzato dei PFU ........ 6

2.3 Caratteristiche del sistema regionale di gestione dei pneumatici fuori uso. 7

3 ANALISI DELLA COERENZA DELL’INTERVENTO CON IL QUADRO DELLA

PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE E DI SETTORE......................................8

4 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E CARATTERISTICHE DEL PROGETTO10

4.1 Inquadramento territoriale ...............................................................................10

4.2 Tipologie di rifiuti ammessi al conferimento ..................................................12

4.2.1 Caratteristiche qualitative.............................................................................. 12

4.2.2 Bacino di utenza e caratteristiche quantitative .............................................. 13

4.3 Criteri generali di progetto...............................................................................13

4.3.1 Dati dimensionali e caratteristiche tecnico-funzionali dell’impianto ................ 13

4.3.1.1 Descrizione dell’area ........................................................................................14

4.3.1.2 Configurazione generale dell’impianto..............................................................14

4.3.1.3 Il processo di riciclaggio della gomma per la produzione di pavimentazioni ....16

4.4 Opere di verde...................................................................................................16

4.5 Dati urbanistici del progetto ............................................................................17

4.6 Destinazione dei materiali recuperati..............................................................18

4.7 Misure di monitoraggio ambientale.................................................................18

4.8 Tempi di realizzazione......................................................................................19

4.9 Fase di dismissione..........................................................................................19

5 ANALISI DEI POTENZIALI EFFETTI AMBIENTALI DELL’OPERA E POSSIBILI

CRITERI DI CONTENIMENTO ...........................................................................21

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- II -

5.1 Premessa.......................................................................................................... 21

5.2 Produzione di rifiuti ......................................................................................... 21

5.3 Emissioni atmosferiche e qualità dell’aria..................................................... 22

5.4 Traffico indotto ................................................................................................ 22

5.5 Aspetti igienico-sanitari .................................................................................. 22

5.6 Interferenza paesaggistica .............................................................................. 24

5.6.1 Elementi per la valutazione di compatibilità paesaggistica ............................ 24

5.6.2 Interferenze sotto il profilo estetico-percettivo ............................................... 25

5.6.3 Possibili misure di mitigazione....................................................................... 27

5.7 Alterazione del clima acustico........................................................................ 27

5.8 Iterazioni con la componente suolo, sottosuolo e ambiente idrico............. 27

5.8.1 Rischi di dispersione di sostanze inquinanti nel sottosuolo............................ 27

5.8.2 Aspetti geologico-tecnici................................................................................ 28

5.9 Interazione con le componenti biotiche......................................................... 28

5.9.1 Vegetazione e flora ....................................................................................... 28

5.9.2 Fauna............................................................................................................ 28

5.10 Rischio di incidenti e salute pubblica ............................................................ 29

5.11 Cumulo con altri progetti ................................................................................ 30

ALLEGATO – VISTE AEREE TRIDIMENSIONALI DELLA LOTTIZZAZIONE “GRIMM” ........................................................................................................... 32

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Studio preliminare ambientale - Sintesi

- 1 -

1 MOTIVAZIONI DEL PROGETTO ED OBIETTIVI DELLO STUDIO

PRELIMINARE AMBIENTALE

Fino all’emanazione della direttiva europea 99/31/CE ed al suo recepimento in Italia con il

D.Lgs. 36/03, la modalità prevalente di smaltimento controllato degli pneumatici fuori uso

(PFU) nella nostra nazione è stata certamente la discarica. Peraltro, come ben evidenziato

da un rapporto dell’Agenzia di Protezione dell’Ambiente degli U.S.A. (EPA-Environmental

Protection Agency) datato 1991, gli pneumatici fuori uso costituiscono una tipologia di rifiuti

che non si presta ad uno smaltimento negli scarichi controllati a causa di una intrinseca

resistenza della gomma all’azione di compattazione, spesso all’origine di problemi estetici

(gli pneumatici tendono a fuoriuscire dal terreno di copertura) nonché funzionali, in termini di

locali alterazioni delle proprietà geotecniche del corpo rifiuti. Anche per tali ragioni, in

passato, si è registrato negli U.S.A., così come in Europa, un proliferare di attività di

stoccaggio permanente in depositi non autorizzati. Solo per dare un’idea dell’entità e della

complessità del fenomeno, nel 1991 si stimava che nel territorio degli Stati Uniti risultassero

accatastati tra i 2 e 3 miliardi di PFU, grossomodo equivalenti a 320÷480 milioni di

tonnellate.

Con l’entrata in vigore del citato D.Lgs. 36/03, coerentemente con gli indirizzi generali di

gestione dei rifiuti che spingono verso la riduzione dei quantitativi prodotti, incentivando il

recupero ed il riciclaggio, la destinazione obbligatoria per tali categorie di residui è stata

individuata proprio negli impianti di recupero di materia e/o energia. Peraltro, in

conseguenza di una ancora troppo diffusa inosservanza delle norme ambientali, il fenomeno

dell’abbandono sul terreno o dello stoccaggio non autorizzato degli PFU risulta ancora molto

frequente sia a livello nazionale che regionale, come segnalato dagli operatori del settore e

riscontrabile agli occhi di un osservatore attento. In Italia la percentuale degli PFU avviata

verso destinazioni non censite (frequentemente ascrivibili a depositi/stoccaggi irregolari) è

infatti piuttosto elevata (48% circa).

In tale scenario generale, considerata la carenza di specifici impianti di recupero e riciclaggio

degli PFU nella provincia di Cagliari, all’origine dello smaltimento degli stessi tramite

termovalorizzazione, la presente iniziativa, consistente nella realizzazione di un impianto di

recupero del granulato di gomma e di riutilizzo del materiale recuperato per la produzione di

stampati per uso impiego nell’edilizia civile, si propone come punto di riferimento per

assicurare un efficace recupero di materia, in coerenza con lo spirito della normativa

internazionale e nazionale in tema di gestione ecosostenibile del ciclo dei rifiuti.

Il processo di trattamento e riciclaggio PFU oggetto della presente proposta progettuale, da

realizzarsi nell’area industriale di Macchiareddu in territorio comunale di Assemini, si articola

sui seguenti cicli distinti di lavorazione:

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Studio preliminare ambientale - Sintesi

- 2 -

− Recupero di materia da PFU attraverso triturazione meccanica e separazione con

riduzione degli pneumatici alle seguenti componenti recuperabili:

− granulato di gomma;

− polverino di gomma;

− fili di acciaio;

− fibra tessile.

− Riciclaggio del granulato di gomma attraverso la produzione di stampati (c.d.

pavimentazioni antishock).

L’iniziativa imprenditoriale trova la sua ragion d’essere nelle seguenti condizioni favorevoli

del mercato:

− adeguata disponibilità di pneumatici fuori uso nel territorio regionale, anche in ragione

della verosimile sussistenza di locali condizioni di stoccaggio/smaltimento non

autorizzato degli PFU, analogamente a quanto riscontrabile in altri contesti

extraregionali;

− ricettività del mercato verso prodotti ottenuti attraverso processi di riciclaggio di rifiuti;

− conseguente sostenibilità economico-finanziaria dell’iniziativa, come attestato

dall’elaborazione di specifico business-plan propedeutico alla progettazione, allegato

all’istanza di screening.

Poiché l’opera in argomento risulta ascrivibile alla tipologia progettuale di cui all’Allegato B1

punto 7, lettera w, della D.G.R. 24/23 del 23/04/08 (Impianti di smaltimento e recupero di

rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni

di cui all'allegato C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile

2006, n. 152), è stata inoltrata, presso l’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente della Regione

Sardegna, richiesta per l’attivazione della procedura di Verifica di assoggettabilità del

progetto alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.

Lo Studio preliminare ambientale, del quale il presente rapporto costituisce una sintesi, è

stato sviluppato sulla base dei contenuti tecnici del progetto preliminare ed ha l’obiettivo di

illustrare i principali elementi di conoscenza circa i possibili riflessi ambientali dell’intervento

al fine consentire all’Autorità competente di esprimersi in modo oggettivo in merito

all’assoggettabilità o meno del progetto alla procedura di VIA.

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2 LA GESTIONE DEGLI PNEUMATICI FUORI USO

2.1 Produzione di pneumatici fuori uso

2.1.1 Il contesto nazionale

La situazione italiana del 2006, concernente la produzione degli PFU, mostra un trend

sostanzialmente stabile rispetto a quello dell’anno precedente.

Se si confrontano i dati nazionali con i dati europei relativi al 2006, possono formularsi le

seguenti considerazioni (Figura 1):

− la quota destinata al recupero energetico (25% circa) è inferiore alla media europea

(34,5%);

− la percentuale destinata alla ricostruzione (12% circa) è più o meno in linea con la media

europea;

− la quota di recupero di materia prima risulta di gran lunga inferiore alla media europea

(13% contro il 31,8% nell’UE);

− la quota di export inferiore alla media europea (2% contro il 7% nell’UE);

− la percentuale destinata alla discarica, stoccaggi o destinazioni non censite risulta

alquanto elevata rispetto alla media europea (quest’ultima è per il nostro Paese pari al

48%, quasi la metà dell’intera quota, contro il solo 18% della media UE).

La quota di recupero energetico in Italia è rimasta sostanzialmente invariata negli ultimi anni,

anche se, con i dovuti consensi da parte soprattutto delle amministrazioni locali, ma anche

delle popolazioni, tale quota potrebbe essere potenzialmente incrementata.

I dati evidenziano la necessità di intervenire per assicurare l’incremento delle percentuali di

recupero di materia prima. In questo senso, se è vero che la quota nazionale è ancora di

gran lunga inferiore alla media europea, è da sottolineare un incremento registrato rispetto

all’anno 2005 (il 13% del 2006 contro l’8,5% dell’anno precedente).

Da tali dati si evince come il mercato dello pneumatico appaia sostanzialmente stabile, ma

dato l’enorme potenziale a tutt’oggi inespresso, emerge la necessità, da parte degli operatori

del settore, di mirati interventi che favoriscano sbocchi commerciali per i materiali ottenuti dal

riciclaggio degli pneumatici.

Attraverso l’analisi dei dati raccolti tramite il Censimento di settore per l’anno 2006 e sulla

base della stima dei quantitativi dei pneumatici usati (PU), è possibile determinare le

quantità di PFU trattate e avviate al recupero.

Ai fini delle stime si considera lo PFU come il rifiuto di un prodotto pervenuto al termine del

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suo ciclo di vita e quindi destinato al trattamento per recupero energetico o di materia prima

e come PU un insieme comprendente anche i pneumatici ricostruibili e riutilizzabili; la quota

di PFU sarà determinata quindi detraendo dalla quota di PU la quota di pneumatici destinata

alla ricostruzione e quella destinata all’esportazione. In tal modo, sulla base di dati del 2005

resi disponibili dall’AIRP (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici), detraendo dal

monte di pneumatici usati (pari a 410.000 t) quelli destinati alla ricostruzione (47.288 t) e

quelli esportati (7.000 t) si determina un totale di pneumatici fuori uso di 355.712 t,

equivalenti ad un dato di produzione medio procapite di poco superiore ai 6 kg/ab×anno.

Figura 1 - Destinazione finale degli PU nel 2006 (Fonte ARGO)

2.1.2 Il contesto regionale

Preso atto dei dati registrati a livello nazionale, probabilmente anche a causa di un ancora

troppo diffuso ricorso allo smaltimento/deposito incontrollato, e quindi di una gestione non

sempre legale del ciclo di fine vita degli pneumatici, i dati di produzione di PFU forniti da fonti

ufficiali ed operatori del settore del recupero degli pneumatici nella Regione Sardegna

risultano abbastanza contrastanti.

I più recenti dati ufficiali di produzione PFU in ambito regionale, tratti dal Rapporto sulla

Gestione dei Rifiuti Speciali in Sardegna del 2005 e ricavati dall’elaborazione dei MUD,

indicano in circa 6.200 t/a il quantitativo degli pneumatici fuori uso avviati a regolare

smaltimento/trattamento.

Volendo estrapolare il dato di produzione regionale sulla base della produzione specifica

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stimata su base nazionale (circa 6 kg PFU/ab×anno) ne deriverebbe un dato complessivo di

produzione di poco superiore alle 10.000 t/anno.

Tale quantitativo risulterebbe, peraltro, ancora sottostimato sulla base di statistiche rese

disponibili da alcuni fornitori di apparecchiature per il trattamento/recupero PFU che

valutano, per la Sardegna, una produzione pari a circa 20.000 t/anno. In effetti il dato

sembrerebbe esprimere la produzione complessiva regionale di PFU se si volesse tener

conto del contributo (pari a circa il 50% della produzione complessiva) dei flussi di PFU

avviati a destinazioni non censite (così come risultanti dai dati su base nazionale).

In questo quadro di dati alquanto variegato, ai fini del dimensionamento dell’impianto, anche

in previsione di un sempre maggiore controllo del ciclo di fine vita degli pneumatici e della

generalizzata tendenza all’aumento nella produzione di rifiuti, si è ritenuto sufficientemente

realistico ipotizzare per la Sardegna un trend di produzione che si attesti attorno alle 10.000

t/anno, in linea con i dati medi registrati a livello nazionale.

2.2 Problematiche ambientali associate ad una gestione non corretta degli

pneumatici fuori uso

Nell’ottica di evidenziare l’importanza di una gestione corretta del ciclo di fine vita degli

pneumatici, nel seguito saranno sinteticamente illustrati alcuni dei principali fattori di rischio

per l’ambiente e la salute umana associati ad un improprio utilizzo degli stessi o ad un loro

smaltimento incontrollato.

2.2.1 Dispersione di contaminanti nell’ambiente

Come evidenziato dalla Direttiva 2005/69/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16

novembre 2005, che modifica per la ventisettesima volta la direttiva 76/769/CEE relativa alle

restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati

pericolosi, gli pneumatici vengono fabbricati utilizzando oli diluenti che possono presentare

un contenuto variabile di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) non aggiunti intenzionalmente.

Nel corso del processo di fabbricazione, gli IPA possono essere incorporati nella matrice di

gomma e risultare quindi presenti, in quantità variabili, nel prodotto finale.

Il benzo(a)pirene (BaP) può essere un indicatore qualitativo e quantitativo della presenza di

IPA. Il BaP e altri IPA sono stati classificati come sostanze cancerogene, mutagene e

tossiche per la riproduzione. Inoltre, a causa della presenza di IPA, numerosi oli diluenti

sono automaticamente classificati come cancerogeni, mutageni e tossici per la riproduzione.

Il Comitato scientifico della tossicità, dell'ecotossicità e dell'ambiente (CSTEA) ha

confermato i risultati scientifici che evidenziano gli effetti negativi sulla salute degli IPA.

La Commissione Europea ha dunque valutato che si dovrebbe limitare l'immissione sul

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mercato e l'uso di oli diluenti ricchi di IPA e di miscele utilizzate come oli diluenti nella

fabbricazione degli pneumatici.

Fatte salve le condizioni previste dalle altre disposizioni legislative europee, la direttiva

69/2005/CE riguarda gli pneumatici per autovetture, gli pneumatici per autocarri leggeri e

pesanti, gli pneumatici di tipo agricolo e quelli per motocicli.

In definitiva, secondo quanto disposto dalla citata direttiva, tutti gli pneumatici fabbricati dopo

il 1° gennaio 2010 dovrebbero essere rigenerati con un nuovo battistrada contenente nuovi

oli diluenti a basso tenore di IPA.

Peraltro, i materiali elastomerici hanno generalmente la capacità di inglobare i vari

componenti in una matrice polimerica, rendendo quindi scarsamente bio-disponibili dette

sostanze contaminanti; ciò a meno che, per effetto dell’azione di degrado, la granulometria

del materiale sia tale da non escludere fenomeni di dispersione di polveri respirabili o

addirittura favorire un assorbimento attraverso la cute a seguito di contatto dermico.

2.2.2 Altri rischi correlati all’abbandono o stoccaggio non autorizzato dei PFU

Come evidenziato da numerosi Enti di protezione dell’ambiente nazionali ed internazionali, i

depositi non autorizzati degli pneumatici, oltre a rappresentare potenziali sorgenti di

contaminazione ed essere causa di deterioramento della qualità estetica del paesaggio,

rappresentano una non trascurabile fonte di rischio sanitario in relazione ai pericoli di

incendio ed alla proliferazione di insetti (in particolar modo zanzare) associati all’esistenza di

tali cumuli.

Nello specifico, gli incendi delle cataste di pneumatici risultano particolarmente pericolosi; ciò

in ragione delle difficoltà di estinzione conseguenti alla presenza di vuoti per il 75 % del

volume che rendono l’incendio difficilmente arginabile con l’acqua o con azioni di

soffocamento. A questo proposito, va peraltro precisato che, in caso di incendio, il granulato

di gomma, derivante da processi di frantumazione, può essere estinto molto più

agevolmente del materiale di origine in ragione di una presenza di aria sensibilmente

inferiore (EPA, 1991).

Tutti i processi di combustione, inoltre, rilasciano potenzialmente diossine nell’ambiente.

Quando gli pneumatici sono bruciati all’aperto a temperature sostanzialmente basse

(200÷500 °C), come può accadere durante i falò approntati dolosamente o per altre finalità,

si possono generare nei fumi diossine a livelli superiori a 4,6 ngI-TE/m3; tale formazione è

agevolata dalla presenza di materiali metallici (Cook e Kemm, 2002). Il valore limite di

emissione totale, in base al regolamento EU sull’incenerimento dei rifiuti, è di 0.1 ngITE/m3.

A temperature superiori agli 800 °C, PCDD e PCDF sono propriamente distrutti, mentre al di

sotto di 200 °C, la resa di formazione risulta non apprezzabile (Cook e Kemm, 2002).

Come accennato in precedenza, inoltre, a causa della geometria e dell’impermeabilità del

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materiale, gli pneumatici possono trattenere l’acqua per lunghi periodi assicurando un

habitat ideale per lo sviluppo delle larve delle zanzare.

Per quanto sopra, è palese che una gestione controllata di tali residui ed una sorveglianza

dei depositi riduca sensibilmente i suddetti rischi ambientali.

2.3 Caratteristiche del sistema regionale di gestione dei pneumatici fuori uso

Come riportato nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali, in Sardegna è stato

attivato da alcuni anni un impianto di trattamento dei pneumatici con recupero del granulato

di gomma nel settore della produzione di asfalti speciali; l’impianto, della potenzialità di 1.000

t/a è localizzato nella zona di Olbia.

Parimenti, ad oggi risulta autorizzata la realizzazione, nella zona di Iglesias, di un impianto di

trattamento e recupero PFU con tecnologia “water-jet”, per la produzione di polverino di

gomma commercializzabile, fibra di nylon e acciaio, della potenzialità teorica di circa 10.000

t/a. Da informazioni acquisite dal Proponente, ad oggi non risulterebbero, peraltro, ancora

avviati i lavori di realizzazione.

In questo quadro, la destinazione prevalente per lo smaltimento del materiale è

rappresentata al momento dal recupero energetico: la piattaforma del Casic di Macchiareddu

è attrezzata per il trattamento di frantumazione del materiale e la successiva alimentazione

al forno e si configura come l’attuale punto di riferimento in Sardegna per il conferimento del

flusso dei pneumatici non altrimenti recuperabili.

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3 ANALISI DELLA COERENZA DELL’INTERVENTO CON IL QUADRO DELLA

PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE E DI SETTORE

L’analisi degli atti di pianificazione territoriale e paesaggistica, nonché l’esame del quadro

dei vincoli, ha portato ad escludere l’esistenza di elementi urbanistico-territoriali preclusivi

alla realizzazione dell’opera.

Nello specifico, con riferimento alle principali interazioni del progetto con l’insieme degli

strumenti di pianificazione e programmazione analizzati, possono formularsi le seguenti

considerazioni.

Le aree vincolate per legge o comunque tutelate interessano ambiti ampiamente esterni

rispetto alle aree di intervento. In particolare il sito prescelto non ricade entro siti di interesse

comunitario istituiti ai sensi della Direttiva 92/43/CEE né in aree protette regionali.

L’analisi delle interazioni tra il Piano Paesaggistico Regionale ed il progetto proposto non ha

evidenziato elementi ostativi alla realizzazione dell’opera. Il P.P.R., nell’introdurre alcuni

principi generali di salvaguardia per le Aree ad utilizzazione agro-forestale dell’assetto

ambientale, qual’è quella di intervento, auspica la delocalizzazione, in aree industriali

attrezzate, delle attività produttive potenzialmente causa di inquinamento acustico,

atmosferico e idrico.

Con riferimento alle disposizioni degli strumenti di pianificazione territoriale, a livello locale, si

delineano generali presupposti di coerenza del progetto riconoscibili nella destinazione

industriale e produttiva delle aree, la cui disciplina urbanistica è affidata alle norme del

vigente Piano Regolatore Territoriale del CASIC.

Riguardo alle possibili interazioni dell’opera con il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico

(P.A.I.), non si segnala l’interessamento di aree individuate come a rischio frana o a rischio

idraulico.

Con riferimento agli obiettivi ed agli scenari delineati dalla normativa e dai piani di settore, il

progetto è certamente coerente con le finalità del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti

Urbani che auspica il conferimento degli pneumatici fuori uso alla filiera del recupero della

gomma. Allo stesso modo l’intervento è in linea con gli indirizzi tracciati dal Piano di

Gestione dei Rifiuti Speciali che, in accordo con le disposizioni comunitarie in materia, vieta

la destinazione in discarica degli pneumatici dismessi privilegiandone il recupero di materia

o, in subordine, la valorizzazione energetica.

In ultimo, considerato che il sito proposto per l’ubicazione dell’impianto in esame è

ricompreso all’interno della proposta di perimetrazione delle aree potenzialmente inquinate,

formulata nell’aprile 2004 dalla Regione Sardegna in attuazione di quanto disposto dal D.M.

12 marzo 2003, l'utilizzo delle aree è subordinato all'accertamento di conformità dei suoli ai

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valori limite fissati nel D.M. 471/99 (ora parte IV Titolo V del D.Lgs. 152/06) per le specifiche

destinazioni d'uso previste dagli strumenti urbanistici vigenti nonché alla verifica che detto

utilizzo non pregiudichi la bonifica della falda ove necessaria (art. 1 comma 5 del D.M.

12/03/03).

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4 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

4.1 Inquadramento territoriale

Il sito in oggetto è ubicato nel cuore dell’agglomerato industriale CASIC di Macchiareddu in

territorio comunale di Assemini, a circa 800 m a ovest della strada dorsale consortile. La

zona presenta un’orografia pressoché pianeggiante e si sviluppa ad un’altitudine media di

circa 20 m s.l.m.. Il lotto di intervento si inserisce all’interno di un più esteso e articolato

complesso edificatorio denominato “Grimm Center”, attualmente in fase di realizzazione.

Il sito (Lotti O e P del complesso “Grimm”), avente forma rettangolare e superficie

planimetrica di circa 8000 m2, è territorialmente identificabile attraverso le seguenti

coordinate geografiche Gauss-Boaga riferite ai vertici principali del poligono di confine

(Figura 2):

VERTICE EST (Gauss-Boaga) NORD (Gauss-Boaga)

1 1498748 4340724

2 1498913 4340795

3 1498932 4340752

4 1498766 4340681

All’interno della lottizzazione “Grimm”, come si evince dall’esame degli elaborati progettuali

(si veda la Tavola A03 Progetto preliminare), i lotti destinati alla Inf.Tel. Srl sono ubicati

lungo il confine meridionale, nella porzione orientale del complesso.

Il “Grimm Center”, avente estensione complessiva di circa 17 ettari, confina a sudest con lo

stabilimento per la produzione della birra di titolarità della Heineken Italia e, nelle restanti

direzioni, con terreni a destinazione industriale non ancora interessati dallo sviluppo di

insediamenti produttivi.

Il sito è individuabile nella Sezione in scala 1:25.000 della Carta Topografica d’Italia dell’IGMI

Serie 25 Foglio 556 Sez. II – Assemini e nella Carta Tecnica Regionale Numerica in scala

1:10.000 alle sezioni 556160 – Azienda Agricola Planemesu.

Al Nuovo Catasto del Comune di Assemini, l’area di interesse è individuata in base ai

seguenti riferimenti: Foglio 59, mappali 342, 343, 344, 345, 382, 383, 384, 385.

Rispetto al tessuto edificato degli insediamenti abitativi più vicini, il sito proposto presenta la

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seguente collocazione:

Centro abitato Posizionamento

rispetto al sito

Distanza dal sito

(m)

Capoterra SW 3.900

Assemini N 7.300

Uta NNW 7.300

Sotto il profilo delle infrastrutture viarie, l'agglomerato CASIC è attraversato da nord a sud

dall'asse consortile che collega la viabilità di penetrazione interna alla viabilità esterna.

Il sito di intervento è raggiungibile percorrendo la principale viabilità di servizio

dell’agglomerato industriale di Macchiareddu (c.d. Dorsale Consortile) e, da qui,

immettendosi, in corrispondenza della località Cotonosa ed all’altezza del Deposito Costiero

Syndial, nella viabilità consortile secondaria che conduce allo stabilimento della Heineken

S.p.A.

L’energia elettrica è distribuita capillarmente all’interno dell’area industriale grazie alla

presenza di elettrodotti a 15, 150 e 220 kV. L’area di Macchiareddu è inoltre servita da reti di

distribuzione dell’acqua industriale, reti fognarie per acque nere e industriali e un depuratore

per il trattamento dei reflui civili, reflui industriali, reflui misti e fanghi.

Nell’area è, inoltre, in costruzione una rete di gas (propano, gas combustibile e propilene)

alimentata dall'area petrolchimica dell'agglomerato di Sarroch.

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Figura 2 – Principali vertici di confine del lotto di intervento

4.2 Tipologie di rifiuti ammessi al conferimento

4.2.1 Caratteristiche qualitative

L’impianto in progetto si propone come centro di riferimento per il trattamento e riciclaggio

delle seguenti tipologie di residui:

pneumatici fuori uso codice CER: 16.01.03

Nello specifico il sistema sarà in grado di assicurare il recupero di materia degli PFU

provenienti da automobili, furgoni e camion, aventi le caratteristiche di composizione

indicativa riportate in Tabella 1.

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Tabella 1 - Composizione media dei PFU (Fonte Gimir Impianti S.r.l.)

PFU di automobili e furgoni

Gomma 63%

Acciaio 25% Composizione

Fibra 12%

Peso medio 8 kg

PFU di camion

Gomma 68%

Acciaio 28% Composizione

Fibra 4%

Peso medio 60 kg

Nota: i dati sono da ritenersi indicativi e possono variare in relazione all’usura ed alla taglia dello pneumatico

4.2.2 Bacino di utenza e caratteristiche quantitative

In considerazione delle favorevoli condizioni di accessibilità dell’area industriale di Cagliari,

l’impianto in progetto, si propone, principalmente, come punto di riferimento per il recupero e

riciclaggio degli PFU prodotti nella Sardegna centro-meridionale. Peraltro, in ragione delle

possibili economie di scala e delle sinergie realizzabili attraverso l’esercizio dell’annesso

processo di riciclaggio della gomma, non può escludersi che le condizioni del mercato

polarizzino nell’impianto il conferimento dei residui dall’intero territorio regionale. Quanto

precede in ragione di un progressivo auspicabile contenimento dei costi di trattamento,

rispetto alle altre realtà operanti o di prossima attivazione nel territorio sardo, favorito proprio

dall’implementazione di un processo di recupero/riciclaggio a ciclo chiuso con fabbricazione

di prodotti finiti e commercializzabili in gomma.

Sulla base di un dato di produzione annua degli PFU nel territorio regionale stimato in circa

10.000 t/a (cfr. par. 2.1.2), in accordo con i dati medi di produzione nazionale diffusi dalle

associazioni di categoria, il Proponente ha assunto come realistica l’ipotesi di un

conferimento annuo a regime di circa 5.000 t/a.

4.3 Criteri generali di progetto

4.3.1 Dati dimensionali e caratteristiche tecnico-funzionali dell’impianto

L’impianto previsto per il trattamento degli pneumatici fuori uso si basa su fasi di triturazione

e separazione meccanica che, partendo dallo pneumatico post-consumo, consentono di

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ottenere granulometrie di gomma separate e controllate delle dimensioni richieste e, nel

contempo, la separazione degli altri materiali costituenti il residuo da trattare quali l’acciaio e

la fibra tessile. Nel seguito si riportano i principali dati tecnico-dimensionali di targa

dell’impianto:

caratteristiche materiale da trattare pneumatici fuori uso da autovetture ed

autocarri (codice CER 160103)

quantità di materiale da trattare fino a 3 t/h

obiettivo del trattamento pezzatura omogenea

granulometria richiesta compresa tra 0÷2 mm e tra 2÷4 mm

quantità complessiva potenzialmente trattabile 7.040 t/anno (32 t/d × 220 d/anno)

prodotto finito in gomma potenzialmente recuperabile 4.576 t/anno

quantità di acciaio potenzialmente recuperabile 2.112 t/anno

quantità di fibra tessile potenzialmente recuperabile 704 t/anno

personale addetto alla conduzione della linea 3 Add./turno su 2 turni

area coperta per attrezzature 1.700 m2 circa

altezza utile minima capannone 7,40 m;

potenza installata 500 kW (P assorbita 320 kW).

4.3.1.1 Descrizione dell’area

Il centro di recupero e riciclaggio PFU verrà realizzato nell’agglomerato industriale di

Macchiareddu all’interno di un lotto, avente superficie in proiezione orizzontale di circa 8000

m2, censito al catasto al Foglio 59 mappali 342, 343, 344, 345, 382, 383, 384, 385 del

Comune di Assemini.

Nell’area, allo stato attuale, sono in corso i lavori di infrastrutturazione nonché la costruzione

dei primi capannoni della lottizzazione “Grimm Center”, entro la quale andrà ad inserirsi il

progetto proposto. Il sito, in origine destinato allo sviluppo di attività agricole, si presenta

delimitato, nella sua porzione sud, da un filare di Eucalyptus. Sullo stesso lato, una strada

sterrata di penetrazione separa l’area di intervento dallo stabilimento della società Heineken

S.p.A..

L’accesso al lotto sarà consentito in corrispondenza del lato nord, in adiacenza alla viabilità

interna alla lottizzazione Grimm.

4.3.1.2 Configurazione generale dell’impianto

L’area attrezzata, asservita alle fasi del processo produttivo di trattamento, recupero e

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riciclaggio PFU (operazioni di cui all’Allegato C alla parte quarta del D.Lgs. 152/06, punti R3

– Riciclo/recupero di sostanze organiche, R4 – Riciclo/recupero dei metalli, R13 – Messa in

riserva) consta delle seguenti sezioni principali:

− ricezione e pesatura PFU in ingresso;

− messa in riserva PFU;

− stallonatura;

− triturazione primaria;

− granulazione;

− macinazione;

− stoccaggio materiali recuperati commercializzabili;

− miscelazione gomma recuperata;

− stampaggio tappeti antishock;

− stoccaggio prodotto finito in gomma riciclata.

L’impianto è stato concepito e progettato per garantire una razionale utilizzazione delle

superfici disponibili, in osservanza degli standard urbanistici impartiti dal Piano Regolatore

Territoriale CASIC per i nuovi insediamenti, nonché in accordo con le indicazioni nella

normativa ambientale applicabile in materia di:

− protezione e tutela del suolo;

− protezione e tutela delle acque dall’inquinamento;

− gestione dei rifiuti solidi;

− inquinamento atmosferico e qualità dell’aria;

− emissioni di rumore.

In particolare le scelte progettuali sono state orientate a dislocare in spazi confinati, o

comunque coperti, le operazioni di messa in riserva dei residui nonché le attività di

trattamento e riciclaggio, al fine di isolare adeguatamente tutte le attività che potessero

originare rischi apprezzabili di deterioramento delle matrici aria, acqua e suolo nonché del

clima acustico (Tavola A04 Progetto Preliminare). La configurazione ed il dimensionamento

dei piazzali esterni e della piattaforma di messa in riserva, il rivestimento impermeabile degli

spazi di stoccaggio, movimentazione e lavorazione degli PFU, l’approntamento di una rete di

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drenaggio delle acque meteoriche con annesso impianto di trattamento acque di prima

pioggia, sono stati concepiti per consentire un’agevole gestione del materiale in ingresso e in

uscita, scongiurare rischi di filtrazione di acque contaminate nel terreno sottostante e

smaltire gli eventuali residui liquidi attribuibili ad operazioni di lavaggio delle pavimentazioni,

o a perdite accidentali, in condizioni di assoluta sicurezza.

4.3.1.3 Il processo di riciclaggio della gomma per la produzione di pavimentazioni

L’impianto per la produzione di articoli tecnici realizzati con il granulato di gomma ricavato

dal riciclaggio PFU sarà composto da:

− Gruppo alimentazione pneumatica granulo da big – bag;

− Gruppo di miscelazione granulato con relativi dosatori di granulato e di legante;

− Pressa di stampaggio con prolungamenti per il carico e lo scarico completi di estrazione

e stampi per pavimentazioni.

L’impianto si caratterizza per un fabbisogno di materia prima (granulato di gomma) pari a 24

kg/m2 di tappeto e si stima possa essere in grado, sulla base dei quantitativi di PFU trattati

(realisticamente stimabili in circa 5.000 t/anno), di produrre circa 24.000 m2/anno di stampati

a regime.

Sotto il profilo operativo, il big bag contenente la materia prima (granulato di gomma) viene

svuotato nella tramoggia con coclea che a sua volta alimenta una tramoggetta su celle di

carico per l’alimentazione del mixer. In automatico il sistema consente l’ingresso del legante

a base di isocianato, del catalalizzatore e del colore; la miscela viene poi omogeneizzata e

successivamente scaricata negli stampi da un operatore. Il materiale viene steso con una

raspa e pressato.

Decorsi circa 7-8 minuti lo stampato viene estratto dalla pressa e si procede all’esecuzione

dei fori laterali che servono a fissare tra di loro le mattonelle.

Una volta conclusa l’operazione le stesse vengono posizionate su di un pallet e predisposte

per la spedizione.

4.4 Opere di verde

Il progetto ha rivolto particolare attenzione alla sistemazione a verde all’interno del lotto di

intervento, destinando a superficie inerbita e piantumata una fascia della larghezza di circa 3

metri lungo l’intero perimetro, per una superficie complessiva di circa 1.200 m2.

In particolare, al fine di mitigare l’impatto percettivo dell’impianto ed assicurarne un miglior

inserimento nel paesaggio circostante, è stata prevista la messa a dimora di essenze

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arboree ed arbustive lungo l’intero confine dell’area. La scelta delle specie arboree è stata

orientata verso essenze coerenti con il contesto vegetazionale locale quali ulivi e lecci. Allo

stesso modo gli arbusti saranno costituiti da specie della macchia mediterranea.

Oltre alla preminente funzione di barriera visiva, la cortina verde potrà utilmente assolvere

anche una funzione di ostacolo alla propagazione del rumore ed alla diffusione di polveri

verso l’esterno; quest’ultima, peraltro, sarà, di per sé, verosimilmente contenuta alla luce

delle caratteristiche dei rifiuti in ingresso e dell’organizzazione funzionale prevista per

l’impianto.

4.5 Dati urbanistici del progetto

Si riassumono nel seguito i dati planovolumetrici dell’intervento.

Dati P.R.T. CASIC

- Superficie del lotto 8.350 m2

- Rapporto di

copertura

<50 % (<4175 m2)

- Indice di

sfruttamento

<0.60 m2/ m

2 (< 5010 m

2)

- Distacchi dai

confini

- lato strada 15 m

- confini laterali 12 m

Dotazione minima parcheggi

(1,00 m2/3.50 m

2

di sup. lorda realizzata)

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Dati di progetto

- Superficie

coperta

- capannone industriale 1680 m2

- edifico per uffici 150 m2

- tettoie (250 + 115.50 ) = 365.50 m2

somma superficie coperta 2195.50 m2 (< 4175 m

2)

Volume in progetto 17025 m3

Dotazione minima parcheggi 825 m2> (2195.50/3.5)= 627 m

2

4.6 Destinazione dei materiali recuperati

Come più diffusamente argomentato negli elaborati progettuali, la vitalità del mercato dei

prodotti in gomma riciclata rappresenta un presupposto di base per assicurare la redditività

economica dell’investimento. In questa fase il progetto prevede di realizzare una filiera

chiusa di recupero/riciclaggio attraverso l’installazione di una specifica sezione di

stampaggio di tappeti antishock. I quantitativi di gomma in esubero costituiranno, in ogni

caso, materia prima commercializzabile nel settore della fabbricazione dei prodotti in

gomma. D’altro canto, proprio in funzione della risposta del mercato, non si esclude in futuro

di estendere la gamma di prodotti finiti in gomma riciclata attraverso la realizzazione di nuovi

investimenti per l’acquisizione dei necessari macchinari di lavorazione.

Per quanto attiene alla destinazione dell’acciaio recuperato dal processo di trattamento si

prevede di far riferimento al relativo circuito di filiera (Consorzio Nazionale Acciaio) o, in

alternativa, di assicurarne la distribuzione diretta presso aziende direttamente operanti nella

lavorazione di prodotti in acciaio.

Allo stesso modo è auspicabile la commercializzazione della fibra tessile recuperata. In caso

alternativo, la destinazione naturale del materiale sarebbe la termodistruzione in idoneo

impianto, considerato l’elevato potere calorifico del materiale.

4.7 Misure di monitoraggio ambientale

Considerati i rischi ambientali contenuti sottesi dalla realizzazione ed esercizio dell’impianto,

così come più estesamente argomentato nella versione integrale dello Studio, non si ritiene

necessaria l’esecuzione di particolari attività di monitoraggio ambientale, ulteriori rispetto a

quelle già rese obbligatorie dalla vigente normativa in materia di inquinamento acustico,

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atmosferico e sulla sicurezza ed igiene nei luoghi di lavoro.

In particolare, al fine di garantire il rispetto dei limiti di rumorosità ambientale, a conclusione

dei lavori e durante gli orari di esercizio dell’impianto, si dovrà prevedere una campagna di

misure fonometriche atta a verificare la conformità dei livelli sonori agli standard di legge

nelle aree esterne all’impianto.

4.8 Tempi di realizzazione

Per la fase di realizzazione degli interventi è stimata una durata temporale di circa 12 mesi.

4.9 Fase di dismissione

Come più oltre evidenziato, tra gli impianti che operano nel campo della gestione dei rifiuti,

quello in esame configura certamente modesti rischi a carico delle componenti ambientali

suolo e sottosuolo, ambiente idrico e atmosfera. Ciò in ragione delle caratteristiche

qualitative dei rifiuti in ingresso (rifiuti non pericolosi allo stato solido, non pulverulenti e

stabili biologicamente) e delle materie in uscita, nonché delle peculiarità del processo

produttivo che, unitamente ai presidi ambientali previsti, assicurano un adeguato

contenimento del rischio di dispersione di contaminanti solidi, liquidi e gassosi verso

l’esterno.

In ogni caso, nell’ottica di restituire il sito ad un uso alternativo al termine della vita utile

dell’impianto (ad oggi non stimabile), così come previsto dalla vigente normativa regionale

(D.G.R. 39/23 del 15 luglio 2008), il gestore del sito dovrà prestare idonea garanzia

fidejussoria al fine di assicurare la copertura delle spese necessarie, o comunque connesse,

a eventuali operazioni di smaltimento, bonifica e ripristino, nonché per il risarcimento di

eventuali danni all’ambiente derivanti dall’esercizio, dalla chiusura e dalla messa in sicurezza

e ripristino del sito, determinati da inadempienze o da qualsiasi atto o fatto colposo, doloso o

accidentale nel periodo di efficacia delle garanzie stesse.

Le fasi dismissione e ripristino possono così articolarsi:

− accertamento dei livelli di qualità delle matrici ambientali terreno e acque sotterranee al

termine della vita utile dell’impianto e confronto con i valori di concentrazione dei

contaminanti riscontrati preliminarmente all’avvio delle attività. A tal fine, in particolare,

potranno essere assunte come riferimento (“bianco ambientale”) le risultanze del piano

della caratterizzazione che dovrà obbligatoriamente essere predisposto per effetto delle

disposizioni del D.M. 12/03/03;

− eventuale espletamento degli adempimenti previsti dal Titolo V parte IV del D.Lgs.

152/06 (bonifica e ripristino ambientale) qualora sia accertata la contaminazione delle

matrici ambientali per effetto di attività svolte nel sito;

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− smantellamento degli impianti e delle attrezzature impiegate per le attività di trattamento

avendo cura di separare adeguatamente i materiali recuperabili (metalli, plastiche, ecc.)

e le apparecchiature elettriche ed elettroniche, da destinare ad uno specifico circuito di

recupero e/o riutilizzo.

Trattandosi di un intervento inserito all’interno di un contesto a destinazione industriale e

artigianale, caratterizzato dalla presenza di fabbricati con caratteristiche geometrico-

costruttive pressoché standardizzate, si ritiene che, verosimilmente, alla cessazione

dell’attività, i corpi di fabbrica e le infrastrutture allestite all’interno del lotto possano essere

proficuamente riutilizzate da altri soggetti, operanti anche in settori differenti dalla gestione

dei rifiuti.

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5 ANALISI DEI POTENZIALI EFFETTI AMBIENTALI DELL’OPERA E POSSIBILI

CRITERI DI CONTENIMENTO

5.1 Premessa

All’interno dello Studio preliminare ambientale, a valle dell’analisi degli elementi tecnico-

progettuali prefigurati dall’intervento e della ricostruzione dell’attuale qualità paesistico-

ambientale del contesto territoriale in esame, con specifico riferimento alle componenti

dell’ambiente potenzialmente soggette ad un impatto significativo, si è proceduto ad una

prima individuazione e stima delle principali criticità o benefici ambientali associati al

proposto impianto di recupero e riciclaggio PFU.

In relazione agli aspetti maggiormente problematici sotto il profilo della compatibilità

ambientale, sono stati evidenziati o proposti alcuni accorgimenti progettuali e gestionali, o

interventi collaterali al progetto stesso, finalizzati a garantire un più armonico inserimento

ambientale degli interventi.

5.2 Produzione di rifiuti

L’impianto in esame non è all’origine di significative produzioni di rifiuti, soprattutto in

considerazione dell’elevata percentuale di materiali recuperabili (90% circa) contenuti negli

pneumatici fuori uso (cfr. par. 4.2.1) e dell’efficacia del processo di trattamento.

Il principale flusso in uscita è ascrivibile alla produzione di fibra tessile (codice CER 19 12 08

– Prodotti tessili da trattamento meccanico di rifiuti) per un quantitativo annuo stimato in

circa 500 tonnellate, nell’ipotesi di un quantitativo annuo complessivo di PFU trattati pari a

5000 tonnellate. Detti rifiuti saranno verosimilmente conferiti presso l’impianto di

termodistruzione della Tecnocasic, in virtù del loro elevato potere calorifico.

Ulteriori flussi rappresentativi in uscita sono costituiti dalle polveri separate attraverso i

processi di trattamento dell’atmosfera aspirata durante le fasi di granulazione e macinazione

meccanica (Codice CER 19 12 12 – Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal

trattamento meccanico dei rifiuti).

I restanti rifiuti sono rappresentati da quantitativi scarsamente rappresentativi, caratteristici di

un tipico stabilimento di produzione industriale.

Tutti i predetti rifiuti saranno gestiti in conformità alla normativa vigente, avendo cura di

separare le varie frazioni recuperabili e provvedendo a conferire i flussi di materiali a ditta

autorizzata per il corretto recupero/smaltimento.

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5.3 Emissioni atmosferiche e qualità dell’aria

Al fine di assicurare che le operazioni di trattamento PFU, con particolare riferimento alle fasi

di granulazione e macinazione, avvengano in assenza di dispersione di materiale fine

derivante dalla comminuzione degli pneumatici, dette sezioni del processo produttivo

saranno provviste di un efficace sistema di aspirazione dell’aria. Un tale accorgimento

comporta l’esigenza di prevedere il convogliamento dell’aria ed il successivo scarico in

atmosfera da camino, previa depurazione a mezzo di un sistema di filtri a maniche.

In accordo con quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale vigente in materia (art.

269 D.Lgs. 152/06 e L.R. 9/2006), preliminarmente all’entrata in esercizio dell’impianto sarà

inoltrata alla Provincia di Cagliari, domanda di autorizzazione per le emissioni in atmosfera

completa delle informazioni tecniche all’uopo richieste.

Sulla scorta delle informazioni disponibili circa le caratteristiche delle sorgenti di emissione e

dei presidi ambientali previsti è ragionevole ritenere che le emissioni conseguenti al

convogliamento in atmosfera dell’aria di processo non determineranno effetti apprezzabili.

In considerazione della stabilità biologica dei rifiuti avviati a trattamento, infine, è da

escludere che l’esercizio dell’impianto possa essere causa di emissione di odori sgradevoli.

5.4 Traffico indotto

Un aspetto non trascurabile per la scelta di un sito in cui ubicare un impianto di trattamento

per rifiuti solidi è certamente la sua accessibilità da parte dei potenziali utenti.

Da tale punto di vista, l’area prescelta, può ritenersi ottimale in ragione di un efficiente

sistema viario che la collega ai principali centri abitati della nuova provincia di Cagliari,

rappresentato dal sistema della viabilità costituito dalle strade statali 195 e 130, nonché,

localmente, dalla SP 92 e dalla c.d. Dorsale Consortile.

In ragione dei modesti conferimenti giornalieri previsti può ragionevolmente ritenersi che

l’esercizio del centro di recupero e riciclaggio non determinerà effetti apprezzabili sul traffico

e la circolazione automobilistica a livello locale. Allo stesso modo, considerata la natura dei

materiali da trattare, aventi stato fisico solido e non pulverulento, le attività di trasporto dei

PFU possono ritenersi certamente a basso rischio per l’ambiente.

In definitiva l'impatto sul traffico esercitato dalla presenza dell’impianto può ritenersi

certamente non significativo, anche in considerazione del fatto che il traffico si distribuirà su

una rete viaria di servizio all’area industriale e conseguentemente dimensionata per la

circolazione intensa, anche di mezzi di grosse dimensioni.

5.5 Aspetti igienico-sanitari

Le misure di prevenzione e protezione dai rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori

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prevedono l’attribuzione di precise responsabilità individuali per ciascuna figura

professionale coinvolta nella gestione dell’impianto, secondo quanto dettato dalla normativa

vigente.

La Inf.Tel. Srl recepirà le regolamentazioni legislative in materia di sicurezza dei lavoratori e

provvederà quindi alla valutazione delle misure di prevenzione dettagliandole in un

documento, custodito presso l’impianto, contenente indicazioni specifiche sui criteri di

valutazione adottati, sulle misure preventive già in atto e sul programma di attuazione di tutte

le procedure finalizzate alla tutela della sicurezza e della salubrità del posto di lavoro.

I principali aspetti da tenere in considerazione nella definizione delle misure generali di tutela

dei lavoratori comprenderanno:

− la qualità dei rifiuti, dei materiali e di sostanze chimiche utilizzate o presenti nell’ambito

della gestione dell’impianto di recupero e riciclaggio PFU;

− i macchinari ed impianti, che devono essere costruiti secondo la normativa nazionale ed

internazionale vigente e conservati in buono stato di manutenzione;

− la manutenzione degli impianti e delle attrezzature, con particolare riguardo ai dispositivi

di sicurezza in conformità alle indicazioni dei fabbricanti ed ai dispositivi di legge;

− la viabilità ed i percorsi dei mezzi operativi in impianto (indicazione dei percorsi,

segnalazione e delimitazione delle aree di pericolo, informazione degli utenti);

− l’illuminazione generale dell’impianto e delle aree di lavoro confinate, durante l’attività

lavorativa;

− l’organizzazione dei posti di lavoro secondo principi ergonomici riguardo alle attrezzature,

ai metodi di lavoro ed alle procedure e regole di comportamento per i lavoratori ai fini

della sicurezza;

− la disponibilità ed il regolamento d’uso degli indumenti ed i dispositivi di protezione

individuale;

− le procedure per la gestione delle emergenze e del primo soccorso;

− le strutture igieniche (spogliatoi, docce, lavabi, ecc.);

− la sorveglianza sanitaria dei lavoratori in funzione dei rischi specifici, a cura del medico

competente, che deve provvedere alla valutazione dell’idoneità specifica ed ai controlli

periodici.

I visitatori occasionali, pur se autorizzati, dovranno essere accompagnati durante la

permanenza all’interno dell’impianto ed essere preventivamente muniti di idonei indumenti e

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- 24 -

dispositivi di protezione individuale, dovranno essere informati sui rischi connessi alle

lavorazioni e seguire le procedure ed i regolamenti relativi alla gestione del processo.

Al fine di contenere i rischi per la salute associati alle lavorazioni saranno previste, inoltre, le

seguenti misure di prevenzione e protezione specifica per le lavorazioni della gomma:

− Adottare un impianto di aspirazione localizzato idoneo, ed assicurare una corretta

aerazione dei locali.

− Richiedere ai fornitori delle sostanze e/o preparati le schede di sicurezza dei prodotti,

valutando per ognuna di esse la pericolosità per la salute e la sicurezza dei lavoratori e

dell’ambiente.

− Effettuare una valutazione del rischio chimico come previsto dal D.Lgs. 25/02

(Protezione da agenti chimici), con un metodo di valutazione idoneo, nel caso in cui

fosse necessario anche tramite monitoraggio ambientale.

− Utilizzare dispositivi di protezione individuale idonei per le vie respiratorie, per gli occhi e

per le mani.

− Informazione e formazione degli addetti.

5.6 Interferenza paesaggistica

5.6.1 Elementi per la valutazione di compatibilità paesaggistica

All’interno dello Studio preliminare ambientale sono stati analizzati, nel dettaglio, i principali

aspetti del progetto suscettibili di incidere sulla modifica dei preesistenti caratteri

paesaggistici.

L’assenza di beni paesaggistici o beni identitari nelle aree di intervento, così come individuati

nel D.Lgs. 42/04 e nel Piano Paesaggistico Regionale, rappresenta un presupposto

certamente favorevole per assicurare la coerenza dell’opera con il contesto paesistico e

ambientale. La realizzazione del progetto all’interno di un’area espressamente destinata

all’insediamento di attività industriali e produttive, inoltre, contribuisce a favorire

l’integrazione dell’intervento con le funzioni ed i caratteri urbanistico-territoriali propri del

quadro paesistico di riferimento; in questo senso, l’opera andrà ad insistere direttamente su

ambiti marcatamente antropizzati, alquanto prossimi ad importanti stabilimenti produttivi

(Deposito Costiero Syndial e stabilimento Heineken).

I principali presidi ambientali previsti per la costruzione e gestione dell’opera (pavimentazioni

impermeabili, sistemi di trattamento acque di prima pioggia, sistemi di aspirazione ed

abbattimento del particolato nelle fasi di processo, misure per limitare il rischio incendio)

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assicurano la possibilità di realizzare condizioni di esercizio adeguate al contenimento dei

rischi ambientali sottesi dall’operatività dell’impianto.

5.6.2 Interferenze sotto il profilo estetico-percettivo

Al fine di riprodurre lo scenario percettivo derivante dalla realizzazione del progetto, la Figura

4 e la Figura 4 illustrano il fotoinserimento realistico dell’intervento da un punto di visuale

posto sulla viabilità di lottizzazione, opportunamente scelto per assicurare una percezione

completa e distinta delle opere. A tale proposito si ritiene opportuno precisare che la scelta

del punto di ripresa fotografica, piuttosto che orientarsi sulla ricerca di ambiti di visuale

significativi per uso o frequentazione, ha privilegiato quello da cui le opere fossero visibili

distintamente nel loro insieme. Ciò in ragione del fatto che le opere previste, per dimensioni

e tipologia, sono del tutto coerenti con il paesaggio antropizzato dell’area industriale CASIC.

Come accennato in precedenza, l’impianto in progetto si inserisce strutturalmente all’interno

di un settore di espansione edilizia dell’area industriale di Macchiareddu, interessato dalla

realizzazione di un più vasto complesso edificatorio (“Grimm Center”) distribuito su una

superficie complessiva di circa 17 ettari. Ne consegue che un’adeguata rappresentazione e

stima degli effetti estetico-percettivi del progetto sul paesaggio non può prescindere dal

considerare l’inserimento dell’opera nell’insieme dei numerosi capannoni industriali che

verranno prevedibilmente realizzati nell’area in esame.

Al fine di prefigurare le condizioni di futura visibilità del fabbricato, si è pertanto ritenuto

opportuno riproporre le ricostruzioni tridimensionali prospettiche facenti parte integrante del

progetto generale della lottizzazione Grimm, utili per rappresentare in modo organico gli

effetti sul campo visivo attribuibili all’introduzione di nuovi volumi ed all’occupazione di suolo

(si veda l’Allegato alla presente sintesi).

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Figura 3 - Simulazione fotorealistica dell’intervento con punto di ripresa all’interno della viabilità interna alla lottizzazione “Grimm Center” (impianto senza barriera verde)

Figura 4 – Simulazione fotorealistica dell’intervento con punto di ripresa all’interno della viabilità interna alla lottizzazione “Grimm Center” (impianto con barriera verde)

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5.6.3 Possibili misure di mitigazione

Considerata la destinazione urbanistica del sito, l’assenza di beni soggetti a tutela

paesaggistica unitamente alla marcata antropizzazione degli ambiti di intervento, non si

ritiene necessaria l’adozione di particolari misure di mitigazione, ulteriori rispetto a quelle già

previste dal progetto. In particolare, al fine di contenere adeguatamente gli impatti estetico-

percettivi nonché per contribuire all’attenuazione della propagazione del rumore, si ritiene

efficace la messa a dimora di una cortina verde lungo i confini del lotto di intervento. Nello

specifico il diaframma verde sarà approntato contestualmente all’inizio dei lavori di

costruzione e sarà costituito da una barriera arbustiva composta da essenze della macchia

mediterranea, affiancata dalla messa a dimora di specie arboree rappresentate da ulivi e

lecci (Figura 4).

5.7 Alterazione del clima acustico

Il processo per il trattamento e riciclaggio degli PFU prevede l’utilizzo di vari macchinari e

attrezzature, alcuni dei quali caratterizzati da significativi livelli di rumorosità.

Nell’ambito dello Studio, pertanto, si è ritenuto necessario procedere ad una stima

preliminare della rumorosità imputabile all’esercizio dell’impianto in esame, al fine di

valutarne l’incidenza sul clima acustico attuale.

Le analisi condotte evidenziano che l’incidenza sul clima acustico imputabile al rumore

generato dall’esercizio dell’impianto in esame sarà verosimilmente modesta, essendo i livelli

di pressione sonora prevedibili all’esterno del capannone significativamente al di sotto dei

limiti stabiliti dalla normativa vigente per le aree industriali, pari a 70 dB (A).

Si evidenzia, infine, che i risultati ottenuti dal modello di calcolo sono da ritenersi

verosimilmente più elevati rispetto a quelli effettivamente riscontrabili nelle corrispondenti

condizioni operative dell’impianto, in quanto nella simulazione non si è tenuto conto nè della

presenza della copertura del capannone, che avrebbe fornito un’ulteriore attenuazione dei

livelli, fungendo da ostacolo alla propagazione del rumore, nè delle effettive caratteristiche

fonoassorbenti delle pareti del capannone.

5.8 Iterazioni con la componente suolo, sottosuolo e ambiente idrico

5.8.1 Rischi di dispersione di sostanze inquinanti nel sottosuolo

In ragione dei presidi ambientali previsti dal progetto per assicurare il contenimento di

eventuali sostanze inquinanti che si dovessero disperdere dagli PFU (sia in fase di messa in

riserva che di trattamento) e delle rigorose procedure previste per la gestione dell’impianto,

si ritiene che il rischio di veicolazione nel sottosuolo di contaminanti possa essere

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Studio preliminare ambientale - Sintesi

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adeguatamente controllato.

5.8.2 Aspetti geologico-tecnici

Dagli studi effettuati in via preliminare, non si rilevano elementi sotto il profilo geologico,

morfologico, idrologico, idrogeologico e geotecnico che possano sconsigliare di destinare

l’area all’utilizzo previsto.

5.9 Interazione con le componenti biotiche

5.9.1 Vegetazione e flora

Il contesto ambientale in cui si inserisce l’opera proposta, caratterizzato da una spiccata

antropizzazione, prefigura di per sé modesti impatti a carico della componente vegetazionale

e floristica. I caratteri del paesaggio sono propri di un’area a destinazione mista, dove si

esercitano ancora diffusamente le attività agro-pastorali, accanto a importanti realtà

industriali e artigianali. Gli unici lembi di vegetazione di un certo pregio ecologico e

naturalistico possono infatti riferirsi alle foreste di latifoglia ed alla macchia mediterranea

vegetante nei rilievi montuosi alle pendici del Monte Arcosu, distanti circa 4 km dal sito di

intervento, nonché alle associazioni vegetali proprie dei settori parastagnali del sistema

umido di Santa Gilla (posizionati a circa 1-2 km dall’area in esame).

Il ristretto ambito interessato dalla realizzazione dell’opera, al netto delle infrastrutture

accessorie, non occuperà più di 8000 m2. Peraltro le imprescindibili infrastrutture di accesso

al lotto di intervento risultano ad oggi già realizzate, così come si evince dall’esame della

documentazione fotografica prodotta.

Gli unici rischi concreti di degrado della vegetazione attribuibili alla presenza dell’impianto

devono riferirsi al manifestarsi di eventi accidentali conseguenti allo sviluppo di fenomeni di

incendio. Come precisato nello Studio, il rischio incendio consegue principalmente ai non

trascurabili quantitativi di gomma che verranno provvisoriamente stoccati in impianto ed

all’elevato potere calorifico del materiale. Per far fronte a tali potenziali situazioni di

emergenza, peraltro, il progetto ha previsto l’adozione di mirate misure di prevenzione e

protezione (attiva e passiva) atte a contenere adeguatamente la probabilità di innesco di

potenziali fenomeni di combustione e le conseguenze dell’incendio.

5.9.2 Fauna

Per quanto riguarda l’individuazione di eventuali impatti a carico della componente

faunistica, sono stati analizzati separatamente i due principali momenti di vita dell’opera: la

fase di cantiere, in cui si realizzeranno le strutture e verranno istallati i macchinari per la

lavorazione degli PFU, e quella di esercizio ordinario, che presuppone il regolare

funzionamento dell’impianto.

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La fase di cantiere è, nel caso specifico, certamente la più invasiva sotto il profilo delle

potenziali interazioni con la fauna.

Peraltro, si ritiene che, già al termine delle fasi lavorative più problematiche sotto il profilo dei

disturbi ambientali (p.e. lavorazioni rumorose) o, in taluni casi, ad ogni fine giornata

lavorativa (cioè alla cessazione momentanea dei fattori di disturbo), si possa assistere ad un

primo ripopolamento del sito da parte delle specie meno schive e più abituate alla presenza

umana.

Considerate le caratteristiche del sito, localizzato all’interno di un’area industriale e già

marcatamente antropizzato, non si ritiene che sussista un rischio di perdite significative di

esemplari per effetto delle attività di cantiere.

D’altro canto corre l’obbligo di ribadire come gran parte degli impatti conseguenti alla fase

costruttiva siano ineluttabili, in relazione alla prevista realizzazione del più esteso complesso

“GRIMM”, già autorizzato ed i cui lavori risultano in corso al momento della redazione del

presente studio.

Gli impatti attribuibili alla fase di costruzione avranno, in ogni caso, una durata limitata nel

tempo ed è ragionevole ipotizzare che le specie interessate ritorneranno spontaneamente e

gradualmente ad occupare stabilmente le aree limitrofe al sito di impianto una volta conclusi

i lavori.

In fase di esercizio il principale impatto potenziale a carico della componente in esame può

ricondursi ai disturbi esercitati dall’aumento della rumorosità ambientale, indotta dai

macchinari per la lavorazione degli pneumatici, nonché dall’ineluttabile incremento della

presenza antropica. Peraltro, a tale proposito, corre l’obbligo di evidenziare come, essendo

le principali sorgenti di rumore confinate entro ambienti chiusi, l’alterazione del clima

acustico indotta dall’impianto sia pressoché trascurabile.

Per quanto attiene agli impatti in fase di dismissione valgono le considerazioni già formulate

a proposito della fase di costruzione, trattandosi di effetti negativi associati alle lavorazioni

per la disinstallazione delle strutture, dei macchinari e delle opere connesse nonché per gli

eventuali interventi di bonifica e ripristino ambientale.

5.10 Rischio di incidenti e salute pubblica

Come più volte ribadito in precedenza, in condizioni di funzionamento ordinario l’esercizio

dell’impianto non determina intrinsecamente rischi apprezzabili di decadimento della qualità

ambientale. Ciò in virtù delle caratteristiche qualitative dei rifiuti da trattare (rifiuti allo stato

solido, non pulverulento e stabili biologicamente) e dei presidi ambientali previsti.

Peraltro, trattandosi di rifiuti combustibili ad elevato potere calorifico, tra i principali pericoli

associati alla loro gestione vi è certamente il rischio incendio (cfr. par. 2.2). Muovendo da

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tale presupposto il progetto ha previsto l’adozione di sistemi di protezione e misure di

gestione di seguito sinteticamente richiamate:

− adozione di un sistema di estinzione a idranti con bocche antincendio posizionate

internamente ed esternamente al capannone;

− qualora ritenuto necessario in sede di rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi,

installazione di un sistema di rilevatori automatici di incendio collegati ad una centralina

di controllo e segnalazione completa di combinatore telefonico per l’avviso del più vicino

Comando dei VVF, della Direzione del centro e del Responsabile Tecnico dello

stabilimento;

− adozione di specifiche procedure operative finalizzate a ridurre il rischio di sviluppo

dell’incendio ed a limitarne le conseguenze (sistematica verifica dell’efficienza dei presidi

antincendio, addestramento del personale preposto alle attività antincendio, imposizione

di specifici divieti per ridurre le probabilità di innesco, ecc.).

Trattandosi di un’attività obbligatoriamente soggetta al controllo dei Vigili del Fuoco, il

progetto di prevenzione incendi sarà presentato al competente Comando dei VVF per la

necessaria approvazione ed il successivo rilascio del CPI.

5.11 Cumulo con altri progetti

Come ampiamente sottolineato in precedenza, il progetto proposto si inserisce in un settore

dell’area industriale di Cagliari che, sebbene limitrofo ad importanti stabilimenti produttivi,

risulta ad oggi caratterizzato, prevalentemente, da terreni non ancora interessati dallo

sviluppo estensivo di attività industriali. Attualmente, pertanto, non si registra, nel settore in

esame, un significativo accentramento di interventi di carattere infrastrutturale o insediativo,

se si eccettua la recente installazione di alcuni generatori per la produzione di energia

elettrica da fonte eolica e la realizzazione delle infrastrutture stradali e del primo capannone

industriale della citata lottizzazione GRIMM. Tale complesso edificatorio, già autorizzato ed

in fase di realizzazione, entro il quale andrà ad inserirsi l’intervento edilizio sotteso dal

presente progetto, interesserà una superficie di circa 17 ettari, con un’articolazione in circa

40 lotti e la prevista edificazione di altrettanti capannoni industriali di varie metrature.

Al fine di fornire utili elementi per una valutazione cumulata degli interventi che saranno

realizzati nelle aree in studio, in termini di occupazione di suolo e di nuovi volumi, si riportano

in Allegato alcune viste aree tridimensionali degli interventi costruite dal gruppo di

professionisti incaricato della progettazione del “GRIMM Centre”.

D’altro canto la destinazione urbanistica dei terreni, presupponendo una utilizzazione

specifica del territorio per funzioni industriali o produttive, determina intrinsecamente la

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Studio preliminare ambientale - Sintesi

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possibilità che si manifestino in futuro ulteriori impatti sinergici (soprattutto sotto il profilo

estetico-percettivo) per effetto dello sviluppo di nuove iniziative; impatti, peraltro, difficilmente

stimabili sulla base delle informazioni ad oggi disponibili.

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ALLEGATO – VISTE AEREE TRIDIMENSIONALI DELLA LOTTIZZAZIONE

“GRIMM”

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Lottizzazione GRIMM: Ipotesi di progetto – Vista aerea da sudest

Lottizzazione GRIMM: Ipotesi di progetto – Vista aerea da ovest