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REPUBBLICA ITALIANA sent.n.32/2015 In nome del Popolo italiano La Corte dei conti Sezione giurisdizionale per la Regione Abruzzo composta dai seguenti magistrati: dott. Luciano Calamaro, presidente, dott. Federico Pepe, consigliere relatore, dott. Gerardo de Marco, consigliere, ha pronunciato S E N T E N Z A nel giudizio di responsabilità iscritto al n. 18987/R del registro di segreteria e promosso dalla Procura regionale della Corte dei conti presso la Sezione giurisdizionale in intestazione nei confronti di: Fausto Berardi, nato a Pescara il 4 marzo 1958, rappresentato e difeso dall’avv. Fabrizio Foglietti, ex procura a margine dell’atto di costituzione in giudizio, elettivamente domiciliato presso lo studio del medesimo legale in L’Aquila, via Corradino Giacobbe, 2; uditi, alla pubblica udienza in data 16 dicembre 2014, il magistrato relatore, dott. Federico Pepe, l’avv. Fabrizio Foglietti, per il convenuto, ed il rappresentante del pubblico

In nome del Popolo italiano La Corte dei conti · 3 BRRFST58C04G482U), nato a Pescara il 04.03.1958 ed ivi residente in Strada Colle di Mezzo, n. 27, già contabile del Provveditorato

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REPUBBLICA ITALIANA sent.n.32/2015

In nome del Popolo italiano

La Corte dei conti

Sezione giurisdizionale per la Regione Abruzzo

composta dai seguenti magistrati:

dott. Luciano Calamaro, presidente,

dott. Federico Pepe, consigliere relatore,

dott. Gerardo de Marco, consigliere,

ha pronunciato

S E N T E N Z A

nel giudizio di responsabilità iscritto al n.

18987/R del registro di segreteria e promosso

dalla Procura regionale della Corte dei conti

presso la Sezione giurisdizionale in

intestazione nei confronti di:

Fausto Berardi , nato a Pescara il 4 marzo 1958,

rappresentato e difeso dall’avv. Fabrizio

Foglietti, ex procura a margine dell’atto di

costituzione in giudizio, elettivamente

domiciliato presso lo studio del medesimo

legale in L’Aquila, via Corradino Giacobbe, 2;

uditi, alla pubblica udienza in data 16

dicembre 2014, il magistrato relatore, dott.

Federico Pepe, l’avv. Fabrizio Foglietti, per

il convenuto, ed il rappresentante del pubblico

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ministero, dott. Erika Guerri;

con l’assistenza del segretario, dott.

Antonella Lanzi;

esaminati gli atti ed i documenti della causa.

Rilevato in

F A T T O

Con atto di citazione depositato in data 21

marzo 2014, il vice procuratore generale presso

la Sezione giurisdizionale in intestazione

chiamava in giudizio Fausto Berardi, nella

qualità di seguito indicata, per ivi sentirsi

condannare al pagamento in favore del Ministero

della Giustizia della somma di € 29.500,00,

oltre gli interessi legali, o di quella diversa

somma che risulterà in corso di causa,

aumentata della rivalutazione monetaria, degli

interessi legali e delle spese del giudizio,

queste ultime in favore dello Stato .

I fatti contestati dalla Procura regionale

erano i seguenti: Questo Ufficio requirente

prima di promuovere un giudizio di

responsabilità nei confronti della seguente

persona, emetteva il rituale invito a dedurre,

debitamente notificato nei termini di legge in

data 5 febbraio 2014: BERARDI Fausto (CF.:

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BRRFST58C04G482U), nato a Pescara il 04.03.1958

ed ivi residente in Strada Colle di Mezzo, n.

27, già contabile del Provveditorato Regionale

per l’Abruzzo ed il Molise – Dipartimento

dell’Amministrazione Penitenziaria - con sede

in Pescara. L’attività istruttoria svolta da

questa Procura accertava i fatti che seguono.

Il Tribunale di Pescara, il 29 ottobre 2013

trasmetteva a questa Procura regionale copia

della sentenza penale di condanna nr. 1255,

depositata il 26 agosto 2013, nei confronti di

Berardi Fausto, per i reati di cui agli artt.

81 cpv e 314 C.P. L’inchiesta penale accertava

che il Berardi Fausto, con più azioni esecutive

di un medesimo disegno criminoso, si

appropriava in data anteriore e prossima al 27

agosto 2003, della somma complessiva di €

29.500,00, sottratta dai fondi della cassa

della quale aveva il possesso per ragioni del

suo ufficio. Quanto sopra emerge dai fatti

accertati nel procedimento penale: Con una nota

del 03.06.09, l’Avvocatura dello Stato chiedeva

al Provveditorato Regionale per l’Abruzzo ed il

Molise – Dipartimento dell’Amministrazione

Penitenziaria – notizie sul fatto se il

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predetto ente avesse effettivamente incassato,

nell’anno 2003, un assegno circolare di €

30.000,00, emesso in suo favore nel predetto

anno dalla MEIE Aurora ASSICURAZIONI SPA, in

esecuzione di una transazione intervenuta tra

le parti il 18.12.2002 su una controversia

stragiudiziale insorta a seguito di un sinistro

stradale, avvenuto nel 1999 nel territorio del

Comune di Lecce e nel quale era rimasta

coinvolta una autovettura di proprietà del

citato Provveditorato. La Direzione del

Provveditorato Regionale – non essendo in alcun

modo a conoscenza di tale circostanza – aveva

delegato per le dovute indagini i propri

ispettori i quali, attraverso l’acquisizione e

l’esame della documentazione relativa alla

segnalata operazione nonché per mezzo di

indagini interne, accertavano che: BERARDI

FAUSTO, all’epoca dei fatti (anni 2002/2003)

ragioniere contabile del Provveditorato

Regionale per l’Abruzzo ed il Molise –

Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria

– nell’anno 2002 aveva contattato l’Avv. Monica

RUSCILLO, del Foro di Pescara, presentandosi

falsamente come rappresentante del citato

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Provveditorato ed, in tale veste, le aveva

conferito (pur non avendone i poteri) un

mandato ad intimare alla MEIE Aurora

ASSICURAZIONI (assicuratore per la R.C. Auto

dell’asserito responsabile) il risarcimento dei

danni subiti dal proprio ente a seguito del

danneggiamento riportato da una autovettura

della Amministrazione in occasione del sinistro

stradale sopra menzionato. L’avv. RUSCILLO, di

conseguenza, aveva rivolto alla MEIE Aurora

ASSICURAZIONI la richiesta intimazione di

risarcimento, alla quale aveva fatto seguito

l’instaurazione di trattative per la

risoluzione bonaria della vicenda,

successivamente sfociate, il 18.12.02, nella

sottoscrizione di una transazione con la

predetta compagnia da parte del BERARDI, il

quale non aveva alcun potere di transigere per

conto del Provveditorato. In forza di tale

accordo transattivo, la Compagnia emetteva,

nell’aprile del 2003, in favore dell’ente

ultimo citato (la cui direzione non era stata

in alcun modo informata di alcunché da parte

del BERARDI) tre assegni circolari dell’importo

complessivo di € 30.000,00 consegnandoli nelle

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mani del BERARDI; costui, il 30.04.03, si

recava presso la Banca Unipol di Pescara, dove

si faceva cambiare i predetti 3 assegni

circolari in 14 assegni circolari dell’importo

complessivo di € 30.500,00 (provvista derivante

dall’importo cartolare dei tre assegni e dalla

ulteriore somma di € 500,00 che lo stesso aveva

fatto prelevare dal suo conto personale),

facendoli intestare in favore di una serie di

fornitori dell’Amministrazione Penitenziaria

che vantavano all’epoca crediti verso

quest’ultima di importi singolarmente

corrispondenti alle somme degli assegni emessi

in loro favore e complessivamente pari alla

citata somma di € 30.500,00; quindi,

nell’aprile del 2003, i citati fornitori

ricevettero dal BERARDI ed incassarono i

predetti assegni circolari; tuttavia,

dall’esame del Registro di Cassa del

Provveditorato Regionale per l’Abruzzo ed il

Molise, Dipartimento dell’Amministrazione

Penitenziaria, all’epoca redatto e gestito in

via esclusiva dal BERARDI, emerse, da un lato,

che quest’ultimo già a marzo del 2003 aveva

annotato l’uscita dalle casse dell’ente della

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somma in contanti di € 29.500,00 (risultata

effettivamente da lui prelevata in quel

periodo), indicando – come causale del prelievo

– il pagamento di quegli stessi crediti che il

mese successivo (aprile 2003) sarebbero stati

effettivamente soddisfatti attraverso la

consegna da parte sua ai fornitori dei predetti

quattordici assegni circolari e, dall’altro,

che né sul citato Registro di Cassa né altrove

il BERARDI annotò mai l’avvenuto incasso dalla

MEIE Aurora ASSICURAZIONI del predetto assegno

circolare di € 30.000,00 né tanto meno la

conversione del predetto titolo nei

summenzionati quattordici assegni circolari; di

conseguenza, risultarono palesi sia l’effettiva

uscita, a marzo 2003 e per mano del BERARDI, di

denaro contante dalle casse dell’ente per

complessivi € 29.500,00, sia la falsità della

causale (pagamento di fornitori) di tale uscita

come annotata dal BERARDI sul relativo registro

di cassa, sia la effettiva e successiva

destinazione da parte del BERARDI di denaro

dell’ente (30.000,00 € provenienti dall’assegno

circolare emesso dalla MEIE Aurora

ASSICURAZIONI) ai citati fornitori per il

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pagamento di quegli stessi debiti che il

BERARDI aveva falsamente attestato di avere

pagato con il prelievo in contanti di €

29.500,00 dalle casse dell’ente, la cui

effettiva destinazione rimase di conseguenza

sconosciuta. I suddetti fatti rivelano in modo

inequivoco la responsabilità, anche in termini

contabili, del BERARDI per la dolosa

appropriazione di denaro della Pubblica

Amministrazione, compiuta all’esito di una

sofisticata e prolungata attività illecita

dallo stesso con evidenza preordinata al

compimento di una tale indebita appropriazione

pecuniaria; si è trattato infatti, come visto

di una dolosa condotta articolatasi, prima,

nella indebita iniziativa dell’incolpato

(indebita perché tenuta senza averne i poteri

ed all’insaputa dell’Amministrazione di

appartenenza) volta ad ottenere la “segreta”

disponibilità, personale di denaro spettante

all’Ente (ossia l’indennizzo assicurativo dalla

Compagnia Meie Aurora S.p.a.) disponibilità che

appunto – nelle intenzioni dell’agente –

sarebbe dovuto restare segreta dalla

prospettiva del Provveditorato (come di fatto

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avvenne sino all’anno 2009, per via tanto della

omessa contabilizzazione della relativa

operazione di incasso dell’assegno e di sua

riconversione in altri quattordici assegni,

quanto del fatto che l’ente medesimo non era né

sarebbe stato in seguito mai messo dal Berardi

al corrente della stessa esistenza di

trattative e della transazione intervenute con

la Meie Assicurazioni), quindi proprio in

previsione in capo all’imputato del futuro

incasso di denaro dell’ente per via della già

intervenuta transazione assicurativa, nella

illecita appropriazione da parte del medesimo,

per fini personali e con una causale falsa

(pagamento fornitori), di denaro contante dalle

casse dell’ente in un importo sostanzialmente

pari a quello dell’indennizzo assicurativo che

egli di lì a poco, a totale insaputa dell’ente

di appartenenza, avrebbe incassato dalla

Assicurazione, infine una volta incassato,

all’insaputa dell’ente, l’indennizzo

assicurativo nella destinazione delle relative

somme all’effettivo pagamento dei citati

creditori, il tutto all’evidente fine di

mantenere occultato (con il pareggio di cassa

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che di fatto ne conseguiva rispetto

all’indebito prelievo di 29.500,00 € eseguito a

marzo 2003), il prelievo ultimo citato, da lui

evidentemente eseguito per fini personali. A

seguito della contestazione dei predetti fatti,

l’intimato trasmetteva una memoria con la quale

comunicava che la sentenza n 1255 del 2013 del

Tribunale di Pescara era oggetto

d’impugnazione, con appello presentato alla

Corte di appello dell’Aquila e, dunque, non era

passata in giudicato. In base a ciò solo le

sentenze irrevocabili hanno forza esecutiva.

Sulla base di queste deduzioni l’intimato

riteneva di avere adeguatamente dedotto in

merito … Tutto ciò premesso, a giudizio di

quest’Ufficio requirente emerge, nella vicenda

in parola, una responsabilità amministrativa

del sig. BERARDI Fausto per danno patrimoniale

all’Amministrazione penitenziaria del Ministero

della giustizia, in ragione degli importi di

cui aveva avuto la disponibilità ed ha

trattenuto indebitamente. La stringata memoria

difensiva presentata dal convenuto nulla

apporta a suo vantaggio, perché non ha fornito

nessuna prova sia in ordine alla restituzione

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delle somme indebitamente trattenute, sia in

ordine all’esclusione della sua personale

responsabilità. Nessun dubbio sulla circostanza

che il convenuto abbia avuto la disponibilità

di somme di pertinenza dell’amministrazione e

solo attraverso le regole della responsabilità

contabile, egli deve dimostrare la regolarità

sull’uso di queste somme, con la presentazione

di tutta la documentazione contabile

giustificativa. Per questi motivi la Procura

regionale ritiene del tutto insufficienti le

giustificazioni presentate attraverso la

memoria difensiva, dove il sig. Fausto BERARDI

si rimette all’esito definitivo del processo

penale e non fornisce alcuna prova in grado di

rappresentare la correttezza delle operazioni

contabili sopra ricordatale. Tra l’altro come

la giurisprudenza insegna da molto tempo non

sussiste un nesso di pregiudizialità tra il

processo penale e quello amministrativo

contabile, anche quando entrambi sono basati

sui medesimi fatti. Infatti, con l’entrata in

vigore del nuovo codice di procedura penale, è

stato abrogato l’art. 3 del vecchio codice di

rito, che prevedeva il cosiddetto principio

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della pregiudizialità penale. Pertanto, è

pacifica l’affermata autonomia dei due giudizi,

penale e contabile. La disposizione di cui

all’art. 295 c.p.c. applicabile al giudizio

contabile in virtù del rinvio dinamico di cui

all’art. 26 del R.D. n. 1038 del 1933 – può

trovare applicazione soltanto nei casi in cui

il giudice ne ravvisi la necessità, tenuto

conto della stretta pregiudizialità tra i fatti

illeciti oggetto del processo penale e il danno

contestato avanti al giudice contabile. Il

giudizio contabile di responsabilità

amministrativa è diverso dal processo penale,

perché questo mira a sanzionare le condotte

illecite qualificate dalla legge come reati;

invece, il giudizio di responsabilità

amministrativo/contabile ha natura

essenzialmente risarcitoria e assume finalità

ripristinatorie delle risorse pubbliche

indebitamente sottratte all’Amministrazione

titolare – in termini di maggiore spesa o

minore entrata – attraverso la condanna degli

autori del comportamento illecito alla

restituzione del quantum del pregiudizio

arrecato. Alla luce di ciò le brevi deduzioni

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difensive non superano la convinzione della

Procura regionale ad avviare l’iniziativa

risarcitoria, perché il convenuto non ha

dimostrato di non avere avuto maneggio di

risorse pubbliche, così come non ha dimostrato

la regolarità contabile del suo utilizzo. Per

quanto sopra sussiste la sua piena

responsabilità per il danno erariale prodotto,

pari all’importo di € 29.500,00, al quale si

devono aggiungere gli interessi legali e la

rivalutazione monetaria.

In relazione a tali accadimenti, il pubblico

ministero instaurava il contraddittorio

preliminare, ex art. 5, primo comma, del d.l.

n. 453 del 1993, convertito in legge n. 19 del

1994 (invito a dedurre in data 28 gennaio 2014,

notificato il successivo 5 febbraio).

L’intimato presentava brevi deduzioni in data 5

marzo 2014 e non chiedeva di essere ascoltato

personalmente.

Seguiva, come descritto, l'emissione dell'atto

di citazione in giudizio, notificato in data 12

aprile 2014.

Con atto depositato in data 16 giugno 2014,

l’avv. Fabrizio Foglietti, per Fausto Berardi:

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chiedeva la concessione di un nuovo termine a

difesa per mancato rispetto del termine minimo

di 90 giorni di cui all’ art. 163 bis c.p.c. ;

precisando che il convenuto non intende

contestare la sua responsabilità per danno

erariale , deduceva tuttavia la minore

consistenza di esso rispetto a quanto

contestato e formulava conseguente richiesta

istruttoria ;

invocava, infine, l’esercizio del potere di

riduzione dell’addebito.

Con ordinanza n. 28 in data 10 luglio 2014, il

giudicante, al fine di consentire adeguata

difesa al convenuto, nel rispetto della norma

ricavabile dall’art. 163 bis c.p.c., disponeva

il rinvio dell’udienza al 16 dicembre 2014.

Con memoria depositata in data 24 novembre

2014, l’avv. Fabrizio Foglietti, insistendo per

lo svolgimento di ulteriori accertamenti presso

l’amministrazione, eccepiva la prescrizione

quinquennale .

In occasione della pubblica udienza in data 16

dicembre 2014, l’avv. Fabrizio Foglietti,

producendo copia della nota in data 3 dicembre

2014 del Ministero della giustizia, D.A.P.,

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Provveditorato regionale per l’Abruzzo e il

Molise, non si discostava dalle conclusioni di

cui ai precedenti scritti ed il pubblico

ministero insisteva per la condanna del

convenuto.

Considerato in

D I R I T T O

L’ordine di esame delle questioni è rimesso al

prudente apprezzamento del giudice (Corte dei

conti, Sezioni riunite, sentenza n. 727 del

1991).

In primis , il collegio rileva che, per

giurisprudenza oramai consolidata, il giudizio

contabile è autonomo e non sussiste, di

conseguenza, alcun rapporto di pregiudizialità

con il processo penale (Corte dei conti:

Sezione giurisdizionale per la Regione Abruzzo,

sentenza n. 25 del 2015; Sezione

giurisdizionale per la Regione Umbria, sentenza

n. 45 del 2013; Sezione giurisdizionale per la

Regione Piemonte, sentenza n. 160 del 2011;

Sezione III giurisdizionale centrale, sentenza

n. 135 del 2011; Sezione II giurisdizionale

centrale, sentenza n. 472 del 2010; Sezione I

giurisdizionale centrale, sentenza n. 195 del

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2010; Sezione giurisdizionale per la Regione

Lombardia, sentenza n. 405 del 2010).

Tanto premesso, si osserva che l’eccezione di

prescrizione, sollevata dal convenuto con

memoria depositata in data 24 novembre 2014,

appare priva di fondamento.

Nella fattispecie, l’occultamento doloso del

danno impediva la tempestiva tutela del

credito, attivabile soltanto dopo la scoperta

del nocumento medesimo.

La disciplina ex art. 1, secondo comma, della

legge n. 20 del 1994, come sostituito dall'art.

3 del d.l. n. 543 del 1996, convertito in legge

n. 639 del 1996 , prevedendo che in caso di

occultamento doloso del danno la prescrizione

decorra dalla data della sua scoperta,

costituisce applicazione, nello specifico

ambito della responsabilità amministrativa,

della norma ricavabile dall'art. 2941, n. 8,

c.c., per la quale si verifica la sospensione

del corso della prescrizione fra il debitore

che ha dolosamente occultato l'esistenza del

debito e il creditore, finché il dolo non sia

stato scoperto (Corte dei conti, Sezione

giurisdizionale per la Regione Abruzzo,

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sentenza n. 84 del 2014).

L'evidente connessione fra causa di sospensione

del corso della prescrizione e impedimento

all'esercizio del diritto derivante

dall'occultamento, comporta, quale logico

corollario, che la causa di sospensione cessi

nel momento della scoperta del danno da parte

del soggetto legittimato all'esercizio del

diritto stesso e, pertanto, da parte

dell'amministrazione danneggiata, soggetto

creditore, cui deve equipararsi la scoperta da

parte della Procura regionale presso la Corte

dei conti, in considerazione della sua

legittimazione a compiere atti di costituzione

in mora (Corte dei conti, Sezioni riunite,

sentenza n. 14/Q.M. del 2000) e ad esercitare

l'azione di responsabilità con effetti

interruttivi del corso della prescrizione

(Corte dei conti, Sezione giurisdizionale per

la Regione Abruzzo, sentenza n. 84 del 2014).

Con riferimento al caso di specie, si ritiene

che l'amministrazione danneggiata abbia avuto

possibilità concreta di tutelare il credito

soltanto dalla data della effettiva scoperta

(risalente al mese di giugno dell’anno 2009 –

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18

nota in data 3 giugno 2009 dell’Avvocatura

dello Stato, indirizzata al D.A.P.,

Provveditorato regionale per l’Abruzzo e il

Molise, e riguardante la richiesta di notizie

in merito al versamento dell’assegno emesso

dalla predetta società d’assicurazione) dei

fatti in questione.

Anteriormente alla data indicata, infatti, né

l’amministrazione né la Procura erariale erano

nella possibilità legale di far valere il

diritto al risarcimento del danno, per mancanza

di conoscenza del meccanismo perpetrato dal

convenuto (Corte dei conti, Sezione

giurisdizionale per la Regione Abruzzo,

sentenze nn. 25 del 2015 e 84 del 2014).

Viene in rilievo, al riguardo, il principio

contenuto nell'art. 2935 c.c. per il quale

contra non valentem agere non currit

praescriptio .

Tenuto conto di quanto sopra, deve ritenersi

che l’ actio del requirente sia stata

tempestivamente esercitata poiché l’invito a

dedurre in data 28 gennaio 2014 giungeva a

legale conoscenza (5 febbraio 2014)

dell’intimato entro il previsto termine

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19

quinquennale.

Trattasi, inoltre, di fattispecie da ascrivere

al preciso e rigoroso novero della

responsabilità contabile: ai sensi degli

articoli 74 del r.d. 18 novembre 1923, n. 2440,

e 178 del r.d. 23 maggio 1924, n. 827, la

figura dell’agente contabile è caratterizzata

dal tipico elemento inerente al maneggio di

denaro, valori e beni di pertinenza

dell’amministrazione e si configura in ogni

soggetto, anche privato, che svolga in concreto

attività riconducibili al suddetto maneggio,

sia di diritto, ossia a seguito di una formale

investitura, sia di fatto, quindi

indipendentemente dalla sussistenza di una

specifica attribuzione (Corte dei conti,

Sezione giurisdizionale per la Regione

Piemonte, sentenza n. 10 del 2015).

Il Berardi, come esattamente prospettato da

parte attrice anche in ordine alla sussistenza

del necessario rapporto di servizio, aveva la

disponibilità di somme dell'amministrazione ed

era sottoposto, di conseguenza, a precisi,

manifesti ed ineludibili obblighi di natura

contabile.

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La responsabilità degli ammanchi de quibus ,

tipica, ricorrente e pacifica ipotesi di danno

(Corte dei conti: Sezione giurisdizionale per

la Regione Abruzzo, sentenze nn. 24 del 2015,

215 e 155 del 2013; Sezione giurisdizionale per

la Regione Marche, sentenza n. 70 del 2013;

Sezione III giurisdizionale centrale, sentenza

n. 181 del 2007; Sezione I giurisdizionale,

sentenze nn. 69 del 1992 e 43 del 1987), deve

essere attribuita esclusivamente al convenuto.

Invero:

la responsabilità contabile deriva dal maneggio

di denaro o beni di pertinenza pubblica

(secondo i principi generali di cui agli

articoli 74 e seguenti del r.d. 18 novembre

1923, n. 2440, e 178 del r.d. 23 maggio 1924,

n. 827) e costituisce una species rispetto al

più ampio genus della responsabilità

amministrativa patrimoniale, con la quale ha

peraltro in comune gli elementi costitutivi

(condotta antigiuridica; evento dannoso; nesso

eziologico; elemento soggettivo); ai fini

dell'affermazione della responsabilità

contabile non è necessaria l'assunzione di una

particolare qualifica nell'ambito della

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pubblica amministrazione, essendo sufficiente

che l'agente abbia avuto effettivo maneggio di

denaro o beni pubblici (Corte dei conti:

Sezione I giurisdizionale centrale, sentenze

nn. 633 del 2010 e 143 del 2008; Sezione II

giurisdizionale, sentenza n. 300 del 1993); in

materia, come da univoca giurisprudenza,

incombe al pubblico ministero di provare i soli

fatti costitutivi della pretesa risarcitoria -

cioè l'esistenza del rapporto di servizio,

nonché la non corrispondenza della prestazione

effettiva con quella cui il convenuto era,

invece, obbligato - mentre quest'ultimo è

tenuto a fornire la prova di fatti impeditivi

che si oppongono alla pretesa risarcitoria

(Corte dei conti, Sezione I giurisdizionale

centrale, sentenza n. 34 del 2015);

la responsabilità dell’agente contabile si

presenta come obbligazione di restituzione,

nella quale il collegamento funzionale con

l’art. 1218 c.c., in diretta connessione con le

disposizioni che disciplinano gli obblighi del

depositario di bene altrui, determina

l’esonero, per l’attore, dall’onere di fornire

la prova della colpevolezza in capo al

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debitore; l’orientamento in rassegna è

condiviso dalla giurisprudenza assolutamente

maggioritaria, secondo cui la parte convenuta a

titolo di responsabilità contabile è tenuta a

dimostrare che l’ammanco o la deficienza

qualitativa è conseguenza di un danno alla

stessa non imputabile, dovuto a causa di forza

maggiore o caso fortuito, e che sono stati

adottati tempestivamente i provvedimenti e le

cautele procedimentali necessari per la

conservazione del denaro o dei beni ricevuti in

consegna; in altri termini, e con maggiore

ampiezza esplicativa, nel caso dell’agente

contabile opera una vera e propria presunzione

di colpevolezza in funzione dell’ammanco,

qualificata in termini di inversione legale

dell’onere della prova, con l’effetto che il

requisito soggettivo del dolo o della colpa

grave emerge in re ipsa ; dall’applicazione

delle disposizioni sopra indicate, deriva che,

nel caso degli agenti contabili, l’eventuale

ammanco di somme di denaro produce

responsabilità contabile per il solo fatto

dell’accertato disavanzo (Corte dei conti,

Sezione giurisdizionale per la Regione

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Piemonte, sentenza n. 10 del 2015);

in ipotesi di responsabilità contabile - e ciò

costituisce ius receptum - incombe sull’agente

contabile la dimostrazione, con inversione

dell’onere della prova, che l’ammanco si è

verificato per cause di forza maggiore o per

qualsiasi altro fatto escludente l’imputabilità

del danno (Corte dei conti, Sezione III

giurisdizionale centrale, sentenza n. 115 del

2015);

i soggetti che rivestono la qualifica di agenti

contabili (Corte dei conti, Sezione

giurisdizionale per la Regione Lazio, sentenza

n. 1107 del 2012) possono incorrere, in quanto

tali, nella relativa responsabilità di cui

all'art. 194 del r.d. 23 maggio 1924, n. 827

(Corte dei conti: Sezione giurisdizionale per

la Regione Abruzzo, sentenza n. 700 del 2002;

Sezione I giurisdizionale, sentenza n. 57 del

1994);

spetta all’agente la prova della regolarità

della gestione e dell’esistenza di cause di

giustificazione (Corte dei conti: Sezione

giurisdizionale per la Regione Toscana,

sentenza n. 473 del 2010; Sezione I

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giurisdizionale centrale, sentenza n. 167 del

2009; Sezione giurisdizionale per la Regione

Piemonte, sentenza n. 87 del 2008; Sezione III

giurisdizionale centrale, sentenza n. 249 del

2007);

in mancanza di prova circa eventuali

circostanze idonee, ai sensi dell'art. 194 del

r.d. 23 maggio 1924, n. 827, ad escludere la

sua colpa, il convenuto nel giudizio di

responsabilità contabile deve essere ritenuto

colpevole della accertata mancanza di valori

erariali (Corte dei conti, Sezione I

giurisdizionale, sentenza n. 104 del 1993);

l’agente contabile, quale consegnatario di

valori dello Stato, è tenuto all'osservanza

degli obblighi derivanti dalla vigente

normativa in materia e di quelli correlati alle

cosiddette obbligazioni di restituzione (Corte

dei conti, Sezione I giurisdizionale, sentenza

n. 78 del 1985).

In estrema sintesi, in caso di ammanco di somme

senza alcun dato esimente , si deve ricorrere al

principio res ipsa loquitur (Corte dei conti,

Sezione giurisdizionale per la Regione Toscana,

sentenza n. 31 del 2009).

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Palese, per di più, è il grado d'intensità,

particolarmente qualificato (dolo),

dell’atteggiamento psicologico - elemento

richiesto, in alternativa alla colpa grave,

dall’art. 1, primo comma, della legge n. 20 del

1994, come sostituito dall’art. 3 del d.l. n.

543 del 1996, convertito in legge n. 639 del

1996 - atteso che l’appropriazione delle somme

in questione deve essere ricondotta,

univocamente, alla volontà intenzionale del

Berardi, come ben lumeggiato con il libello

introduttivo del giudizio .

D’altronde, sul soggetto che disponga di

somme dell’amministrazione grava uno

specifico ed immanente dovere di protezione

(Corte dei conti: Sezione giurisdizionale per

la Regione Abruzzo, sentenze nn. 215 e 155 del

2013; Sezione giurisdizionale per la Regione

Lombardia, sentenza n. 188 del 2013; Sezione

I giurisdizionale centrale, sentenza n. 216

del 2008) .

La giurisprudenza è uniforme nel configurare,

in casi analoghi, la responsabilità contabile

di coloro che abbiano avuto la disponibilità

anche solo giuridica del denaro riscosso e che

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non ne abbiano curato il riversamento all'ente

(Corte dei conti, Sezione giurisdizionale per

la Regione Abruzzo, sentenza n. 109 del 2014).

In particolare, si afferma che, in materia di

contabilità pubblica, l’orientamento della

giurisprudenza è costante nel ritenere che il

maneggio e la custodia di denaro e valori di

pertinenza dell’erario pubblico, sia che

avvenga a seguito di legittima investitura sia

che avvenga in via di mero fatto, implica

l’assunzione da parte di chi li svolge, della

qualità di agente contabile (Corte dei conti,

Sez. I, 6 marzo 2006, n. 68; 16 febbraio 1998,

n. 28; Sez. II, 1 marzo 2006, n. 108; 3

febbraio 1999, n. 32; Sez. III, 9 novembre

2005, n. 682; Sez. Lombardia, 14 giugno 2006,

n. 373; 16 giugno 2003, n. 667; 2 dicembre 2002

n. 1943; Sez. Abruzzo, 30.5.2001, n. 98; Sez.

Sardegna, 13.01.1987, n. 2) ;

nell'occasione si chiarisce altresì che il

significato dell’espressione “maneggio” di

denaro deve essere latamente inteso, sì da

ricomprendere non soltanto gli agenti che, in

base alle norme organizzative, svolgono

attività di riscossione o di esecuzione dei

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pagamenti, ma anche coloro che abbiano la

disponibilità del denaro da qualificarsi

pubblico (in ragione della provenienza e/o

della destinazione) e siano forniti, in

sostanza, del potere di disporne senza

l’intervento di altro ufficio (Sez. I,

5.5.1989, n. 167; Sez. Abruzzo, 6.5.2005, n.

445; Sez. Sardegna, 9.10.1997, n. 1312) (Corte

dei conti, Sezione I giurisdizionale centrale,

sentenza n. 324 del 2008);

ne discende che, per la particolare disciplina

della responsabilità ex art. 194 del R.D. n.

827/1924, l’agente è tenuto a rispondere in

ogni caso delle somme riscosse ed a versarle

nelle casse erariali … con assunzione di

responsabilità in caso di ammanco, salvo i casi

di forza maggiore (Corte dei conti: Sezione II

giurisdizionale centrale, sentenza n. 324 del

2008; Sezione III giurisdizionale centrale, n.

323 del 2008; Sezione I giurisdizionale

centrale, sentenza n. 318 del 2002; Sezione

giurisdizionale per la Regione Toscana,

sentenza n. 256 del 2011; Sezione

giurisdizionale per la Regione Puglia, sentenza

n. 519 del 2009; Sezione giurisdizionale per la

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Regione Basilicata, sentenza n. 44 del 2014;

Sezione giurisdizionale per la Regione

Calabria, sentenza n. 113 del 2012).

Nulla quaestio sul nesso di causalità,

risultando evidente il legame tra il descritto

comportamento, in violazione della richiamata

normativa, ed il danno.

Ritenuti configurabili tutti gli elementi per

l’affermazione della responsabilità oggetto

della domanda di parte attrice, il danno deve

essere determinato complessivamente in €

29.500,00 (ventinovemilacinquecento/00).

Non è possibile ricorrere al potere riduttivo

dell'addebito (Corte dei conti, Sezione

giurisdizionale per la Regione Lazio, sentenza

n. 96 del 1998).

Pertanto, si condanna Fausto Berardi al

pagamento, in favore del Ministero della

giustizia, della somma indicata, oltre alla

corresponsione del maggior importo tra il

saggio degli interessi legali determinato per

ogni anno ed il tasso del rendimento medio

annuo netto dei titoli di Stato con scadenza

non superiore a dodici mesi (Corte dei conti:

Sezione giurisdizionale per la Regione Abruzzo,

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sentenza n. 194 del 2013 e successive conformi;

Sezione giurisdizionale per la Regione Toscana,

sentenze nn. 297 e 94 del 2013, 435 e 320 del

2012; Sezione giurisdizionale per la Regione

Emilia Romagna, sentenza n. 3 del 2013; Corte

di cassazione: Sezione II, sentenze nn. 22429

del 2013 e 12828 del 2009; Sezioni unite,

sentenza n. 19499 del 2008, tutte sulle

obbligazioni originariamente pecuniarie e,

quindi, sul cosiddetto debito di valuta ), dalla

data dei singoli eventi lesivi fino a quella di

pubblicazione del presente provvedimento, e gli

interessi, in misura legale sull’importo così

determinato, da quest’ultima data sino

all’effettiva ed integrale soddisfazione.

Le spese del giudizio, in favore dello Stato e

liquidate come in dispositivo, seguono la

soccombenza.

Nec plus ultra .

P. Q. M.

definitivamente pronunciando, respinta ogni

contraria istanza, eccezione o deduzione,

accoglie la domanda attrice e, per l’effetto

C O N D A N N A

Fausto Berardi , nato a Pescara il 4 marzo 1958,

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al pagamento, in favore del Ministero della

giustizia, della somma di € 29.500,00

(ventinovemilacinquecento/00) oltre gli

accessori da calcolare con le modalità di cui

in parte motiva;

liquida le spese di giudizio, in favore dello

Stato e sino alla data di pubblicazione

della sentenza, in € 308,66 (trecentootto/66)

a carico del soccombente;

manda alla segreteria per gli adempimenti di

rito.

Così deciso in L’Aquila, nella camera di

consiglio in data 16 dicembre 2014.

L'estensore Il presidente

F.to Federico Pepe F.to Luciano Calamaro

Depositata in segreteria il 19/03/2015

Il direttore della segreteria

F.to Dott. Antonella Lanzi