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IN QUESTO NUMERO FOGLIO INFORMATIVO DI RIFLESSIONE POLITICA E PROGETTUALE SUL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE Prodotto in proprio da Arci Servizi Civile Sicilia nell’ambito del progetto “Promozione Locale del SCN” DICEMBRE 2007 Palermo 1-7 dicembre 2007 Presso: PalaOreto, Via Santa Maria di Gesù 15 Centro Giovani Borgonuovo, Via Castellana 150 Istituto Professionale S.I.A. “Ernesto Ascione”, Via Centuripe Borgo Nuovo Centro storico Da una recente indagine si evidenzia che i servizi dedicati ai giovani dai 15 ai 28 anni, che rappresentano il 25% della popolazione palermitana, sono scarsi e poco efficienti, non esistono spazi di aggregazione per i giovani, le periferie sono isolate rispetto al centro della città. E’ ufficiale che mancano luoghi e strumenti che diano cittadinanza ai gio- vani e li rendano soggetti di diritto. Non esistono luoghi di produzione culturale né tanto meno si stimolano i giovani a fare cultura. In una società che sta cambiando in conseguenza di un mercato libero e globalizzato, i giovani non hanno nessuna opportunità di sperimentare e sperimentarsi in percorsi o progetti che li accompagnino nel mondo del lavoro. Se pensiamo al 2010, alla liberalizzazione del Mediterra- neo, alla possibile integrazione e alle possibili mediazioni che bisognerà attivare è quasi obbligatorio attivare per- corsi che educhino i Giovani alla Pace e alla solidarietà. Per rispondere a tutte queste problematiche, l’Arciragazzi, associazione di volontariato socia di Arci Servizio Civile, da anni, insieme ad altre associazioni, ha costruito percorsi che vedono i GIOVANI soggetti attivi di cambiamento, soggetti di Diritto, che giornalmente sperimentano percorsi di progettazione e partecipazione alla vita della comunità, attraverso l’ascolto e il confronto con i giovani stessi. Il Festival dei Giovani nasce con l’obiettivo di: Facilitare il percorso dei giovani nell’identificazione di strumenti ed opportunità per partecipare in maniera attiva alla vita della città; attivare un PATTO di SOLIDARIETA’ tra i giovani di diversi quartieri e tra giovani di diverse estrazioni sociali; costruire con i giovani una coscienza lavorativa che parta dal proprio desiderio di autodeterminazione; stimo- lare nei giovani una coscienza della solidarietà e del volontariato; stimolare i giovani a creare percorsi culturali rivolti ad altri giovani; creare momenti di forte impatto culturale e ludico per i giovani. I) IL FESTIVAL DEI GIOVANI III) IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL VI) IL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE COME STRUMENTO DI NONVIOLENZA EFFETTIVO di Maria Sferrazza VII) NONVIOLENZA, OBIEZIONE DI COSCIENZA E SERVIZIO CIVILE NA- ZIONALE: DUE ESPERIENZE SEPARATE? XI) I FRUTTI DELLA LEGALITA’ di Miriam Di Peri XII) ARCI SERVIZIO CIVILE ALL’ONU DEI GIOVANI, TUTTI I DIRITTI UMANI PER TUTTI di Elisa Pizzillo XIV) RACCONTI DI SERVIZIO CIVILE di Rosaria Alaimo, Chiara Camiolo, Maria Luisa Grasso e Giuseppina Signorello, con la collaborazione dei volontari del progetto Lo Specchio

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IN QUESTO NUMERO

FOGLIO INFORMATIVO DI RIFLESSIONE POLITICA E PROGETTUALE SUL SERVIZIO CIVILE NAZIONALEProdotto in proprio da Arci Servizi Civile Sicilia nell’ambito del progetto “Promozione Locale del SCN”

DICEMBRE 2007

Palermo 1-7 dicembre 2007

Presso:

PalaOreto, Via Santa Maria di Gesù 15

Centro Giovani Borgonuovo, Via Castellana 150

Istituto Professionale S.I.A. “Ernesto Ascione”,Via Centuripe Borgo Nuovo

Centro storico

Da una recente indagine si evidenzia che i servizi dedicatiai giovani dai 15 ai 28 anni, che rappresentano il 25% dellapopolazione palermitana, sono scarsi e poco efficienti, nonesistono spazi di aggregazione per i giovani, le periferiesono isolate rispetto al centro della città. E’ ufficiale chemancano luoghi e strumenti che diano cittadinanza ai gio-vani e li rendano soggetti di diritto. Non esistono luoghi diproduzione culturale né tanto meno si stimolano i giovania fare cultura.

In una società che sta cambiando in conseguenza di unmercato libero e globalizzato, i giovani non hanno nessunaopportunità di sperimentare e sperimentarsi in percorsi oprogetti che li accompagnino nel mondo del lavoro.

Se pensiamo al 2010, alla liberalizzazione del Mediterra-neo, alla possibile integrazione e alle possibili mediazioniche bisognerà attivare è quasi obbligatorio attivare per-corsi che educhino i Giovani alla Pace e alla solidarietà.

Per rispondere a tutte queste problematiche, l’Arciragazzi, associazione di volontariato socia di Arci Servizio Civile, daanni, insieme ad altre associazioni, ha costruito percorsi che vedono i GIOVANI soggetti attivi di cambiamento, soggettidi Diritto, che giornalmente sperimentano percorsi di progettazione e partecipazione alla vita della comunità, attraversol’ascolto e il confronto con i giovani stessi.

Il Festival dei Giovani nasce con l’obiettivo di:Facilitare il percorso dei giovani nell’identificazione di strumenti ed opportunità per partecipare in maniera attiva allavita della città; attivare un PATTO di SOLIDARIETA’ tra i giovani di diversi quartieri e tra giovani di diverse estrazionisociali; costruire con i giovani una coscienza lavorativa che parta dal proprio desiderio di autodeterminazione; stimo-lare nei giovani una coscienza della solidarietà e del volontariato; stimolare i giovani a creare percorsi culturali rivoltiad altri giovani; creare momenti di forte impatto culturale e ludico per i giovani.

I) IL FESTIVAL DEI GIOVANI III) IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL VI) IL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE COME STRUMENTODI NONVIOLENZA EFFETTIVO di Maria Sferrazza VII) NONVIOLENZA, OBIEZIONE DI COSCIENZA E SERVIZIO CIVILE NA-ZIONALE: DUE ESPERIENZE SEPARATE? XI) I FRUTTI DELLA LEGALITA’ di Miriam Di Peri XII) ARCI SERVIZIO CIVILE ALL’ONUDEI GIOVANI, TUTTI I DIRITTI UMANI PER TUTTI di Elisa Pizzillo XIV) RACCONTI DI SERVIZIO CIVILE di Rosaria Alaimo,Chiara Camiolo, Maria Luisa Grasso e Giuseppina Signorello, con la collaborazione dei volontari del progetto Lo Specchio

Da sempre, l’Arciragazzi si impegna nella promozione enella pratica dei diritti dei bambini e delle bambine, cosìcome vengono sanciti dalla Convenzione ONU del 1989, elo fa realizzando con i ragazzi (e non semplicemente per iragazzi) attività che mirano a restituire loro cittadinanza, arenderli protagonisti attivi e consapevoli delle loro azioni,considerandoli soggetti portatori di diritti e capaci di pos-sedere e manifestare delle proprie idee e desideri.

Il Festival dei Giovani è il frutto dell’impegno dei giovanicoinvolti da Arciragazzi in quattro mesi di attività, durantei quali, coordinati da un gruppo di adulti, sono riusciti adessere insieme organizzatori, attori, utenti.

Le fasi del festivalIl festival si snoda lungo un percorso fatto di tre momenti:- una fase “introduttiva” nel mese di novembre;- la settimana principale al PalaOreto; - le tappe di avvicinamento all’edizione 2008

La Cittadella del benessereDal 3 al 7 dicembre all’interno del PalaOreto in via Di Gesùa Palermo, verrà allestito uno spazio aperto dedicato allacittadinanza, con particolare riferimento ai ragazzi dellescuole medie superiori, nel quale saranno strutturati spor-telli informativi, giochi interattivi e laboratori sulle temati-che riguardanti il benessere come suggeritodall’Organizzazione Mondiale della Sanità.Le scuole, all’interno della Cittadella, avranno la possibilitàdi partecipare alle attività previste e di esporre materialeinformativo del proprio Istituto. Inoltre, con la collabora-

zione del Coni e delle sue società sportive affiliate, ognimattina, gli studenti avranno la possibilità di partecipare aprove sportive e dimostrazioni:

Mattina:

seminariRealizzazione di 6 seminari tematici (informazione, benes-sere, percorsi gioco/lavoro, partecipazione, volontariato,politiche giovanili). Interverranno esperti di settore e rap-presentanti del Governo nazionale e locale.

Pomeriggio:

laboratorio artisticoSpazi aperti per mostre di pittura, fotografia, scultura. Rea-lizzazione di estemporanee di pittura, proiezione video rea-lizzati da registi professionisti e da gruppi studenteschi.Angolo lettura con presentazione libri ed incontri con edi-tori e scrittori. Workshop di teatro, musica, sport, danza,giocoleria, giochi di ruolo.

Sera:

eventi e spettacoliTutte le sere il Festival offrirà spettacoli teatrali, concerti eproiezioni cinematografiche aperte alla cittadinanza.

N.b.: la partecipazione a tutta la manifestazione ègratuita.

II

Domenica 25 novembre

H 9,30/12,30Scopriamo la nostra città: Le mura Puniche Visita guidata a piedi. Partenza da Piazza Indipendenza,bar Santoro. (a cura di Pippo Lo Cascio e Francesca Mercadante);

Mercoledì 28 novembre

Centro Giovani di Borgo Nuovo, via Castellana 150 H 15,30/18,30Appuntamento “internazionale” sul tema della par-tecipazione.Incontro laboratoriale tra i giovani delle scuole palermi-tane e giovani provenienti da Estonia, Spagna, Portogallo,Romania

Sabato 1 dicembre

Istituto Professionale S.I.A. “Ernesto Ascione“Via Centuripe, Borgo NuovoH 9,30Mattinata dedicata a Danilo Dolcinel 10° ann. dalla morte del sociologo ed educa-tore.Incontro con On. Rita BorsellinoPresentazione del libro “Una rivoluzione nonviolenta”di Giuseppe Barone, a seguire proiezione delfilm “Danilo Dolci, memoria e utopia”di Alberto Castiglione.Partecipano: Amico Dolci (Presidente Centro “Danilo Dolci”)Pasquale D’Andrea (Presidente Nazionale Arciragazzi)Salvatore Ferlita (Giornalista de “La Repubblica”)

Centro storicoH 16Spettacolo itinerante artisti di stradaDistribuzione materiale informativo sul “Festival dei gio-vani”

Lunedì 3 dicembre

PALAORETOH 9,30Inaugurazione Cittadella del Benessere

Cosa, e chi c’è, nella Cittadella del Benessere:

Stand Arci Servizio Civile SiciliaLaboratorio e dimostrazione sistema operativo LINUXBanchetto Cooperativa “Lavoro e non solo”WWF: informazione sul ricicloLaboratori ed esibizioni sportive di società affiliate al CONIStand informativo CesvopScambi e cooperazione InternazionaleProtezione civile: tenda esterna ed esibizioniForestale: mostre e materiali informativi Mostre del DemanioInformazioni della AslCorsi di primo soccorsoH 10,00Seminario sul tema “L’informazione come primomomento di partecipazione”Presentazione documento sull’informazioneInterventi degli studentiPartecipano:Dott. Vincenzo Morgante (Direttore TG3 Sicilia)Dott. Vincenzo D’Antona (Direttore de “La Repubblica”)Maria Lombardo (Capo Redattore Spettacolo de “La Sicilia”)Dott. Massimo Marino (Presidente rete televisiva Telesud)Prof. Antonio La Spina (Professore Ordinario Facoltà diScienze della Comunicazione Palermo)Al seminario partecipano delegazioni di giovani prove-nienti da: Milano – Ferrara – Vicenza – Napoli – Castel-fiorentino – Genova – Brescia – Salerno – Taranto –Roma – Pontedera – Terni – Amelia – Trapani – Siracusache si confronteranno sul tema con i giovani palermitani H 16Laboratorio artistico a cura del collettivo precari dellospettacolo di Palermodal titolo “Assenza di casa”H 16Gioco di ruolo tratto da “Compass – manuale di educa-zione ai diritti umani con i giovani” sul tema dell’infor-mazioneH 17Laboratorio maièutico a cura di Amico DolciH 17Spazio apertoLaboratorio di giocoleriaH 18,30Inaugurazione mostra collettiva alla presenza degliartisti:Alessandro Baldi, Gianpaolo Castiglione, Cristina Cor-renti, Alessandro Costagliola, Pietro D’Angelo, Cristina In-grao, Mario Lo Coco, Elia Mammina, Sara Montalbano,Igor Accardo Palumbo, Giovanni Proietto, TommasoSerra, Accursio Truncali.

III

IL Percorso del Festival dalla periferia al centro città e poi nuovamente alla periferia….

H 21 “Nel blu dipinto di blu” Omaggio al MareLiberamente ispirato al romanzo Cecità di Josè SaramagoSpettacolo teatrale della compagnia dei Quartiatri

Martedì 4 dicembre

PALAORETOH 9,30Cittadella del benessereH 10,00Seminario “I Giovani e la Partecipazione”Presentazione dei dati della ricerca sulla partecipazione acura della Dott.ssa Anna MilioInterventi degli studentiPartecipano:Prof. Raymond Lorenzo (Urbanista, Professore City Univer-sity di New York)Prof. Barry Percy-Smith (Professore University of the Westof England, coordinatore “the UK wide Children’s Partici-pation Learning Network”).Alessandra Siragusa (Capogruppo al Consiglio Comunaledi Palermo del Partito Democratico)Prof. Giuseppe Cipolla (Preside del Liceo Linguistico “NinniCassarà)Noemi Ruzzi(Forum Nazionale dei Giovani)Luca Bergamo (Direttore Agenzia Nazionale Gioventù inAzione)Dott. Raoul Russo (Assessore al Turismo e Politiche Giova-nili Comune di Palermo)Al seminario partecipano delegazioni di giovani provenientida: Milano – Ferrara – Vicenza – Napoli – Castelfiorentino– Genova – Brescia – Salerno – Taranto – Roma – Ponte-dera – Terni – Amelia – Trapani – Siracusa che si con-fronteranno sul tema con i giovani palermitani H 16Laboratorio artistico a cura del collettivo precari dello spet-tacolo di Palermo dal titolo “Assenza di casa”H 16Gioco di ruolo tratto da “Compass – manuale di educazioneai diritti umani con i giovani” sul tema della PartecipazioneH 17Laboratorio di teatro-danza a cura di Dàimon KybernetesH 21Spettacolo teatrale “STIRRU – LA DISCESA”Il viaggio surreale nelle viscere di una zolfara abbandonatadi e con Alberto Nicolinoregia di Ambra D’Amicoallestimento di Sebastiano RomanoH 22,30“Na vuci a la scurata” (tra ciauri e duluri), recital di poesie di Lina La Mattina

Mercoledì 5 dicembre

PALAORETOH 9,30Cittadella del benessereH 10,00Seminario sul tema “GIOVANI E VOLONTARIATO”Spazio alle esperienze:Addio PizzoAGESCIScuola e volontariato CesvopInterventi degli studentiPartecipano:Prof. Ferdinando Siringo (Presidente CESVOP)Dott. Guido Di Stefano (Direttore USR Sicilia)Antonio Montanino (Sottosegretario Ministero del lavoro edelle politiche sociali)Pasquale D’Andrea (Presidente Nazionale Arciragazzi)Al seminario partecipano delegazioni di giovani provenientida: Milano – Ferrara – Vicenza – Napoli – Castelfiorentino– Genova – Brescia – Salerno – Taranto – Roma – Ponte-dera – Terni – Amelia – Trapani – Siracusa che si con-fronteranno sul tema con i giovani palermitani H 16Laboratorio artistico a cura del collettivo precari dellospettacolo di Palermo dal titolo “Assenza di casa”H 16Gioco di ruolo tratto da “Compass – manuale di educazioneai diritti umani con i giovani” sul tema del VolontariatoH 16Laboratorio teatro-danza a cura della compagnia di Clara BurgioH 17 Libero spazio creativoLaboratorio aperto di espressione artisticaPerformance pittorica a cura degli studenti dell’ Istitutod’Arte per il Mosaico “M. D’Aleo” di MonrealeH 21“Le serve” di J.GenetLibera rielaborazione e regia di Carlo Terzo, Compagnia deiFuocolieri (dur. 40’)H 22Spettacolo teatrale “Sutta Scupa”Ass. Cult. Sutta Scupa/Teatro Garibaldi alla Kalsa/TeatriUniti d’Europa di Giuseppe Massa, con G.Massa e G.Provinzano, F.Ferracanevoce :E.Amato

Giovedì 6 dicembre

PALAORETOH 9,30Cittadella del benessere

IV

H 10,00Seminario sul tema “Dal Gioco al Lavoro”Apertura dei lavori: “il percorso dal gioco al lavoro” a curadella Dott.ssa Marcella SilvestreInterventi degli studentiPartecipano:Dott.ssa Paola Menetti (Presidente Nazionale LegaCoop)Tobia Zevi (Forum Nazionale dei Giovani)Giuseppe Caruana (Presidente Auser Sicilia)Dott. Ivanhoe Lo Bello (Presidente Confindustria Sicilia)On. Antonello Cracolici (Capogruppo Partito Democraticoalla Regione Sicilia)On. Dore Misuraca (Assessore Regionale al Turismo)Al seminario partecipano delegazioni di giovani provenientida: Milano – Ferrara – Vicenza – Napoli – Castelfiorentino– Genova – Brescia – Salerno – Taranto – Roma – Ponte-dera – Terni – Amelia – Trapani – Siracusa che si con-fronteranno sul tema con i giovani palermitani H 16Laboratorio artistico a cura del collettivo precari dello spet-tacolo di Palermo dal titolo “Assenza di casa”H 16Gioco di ruolo tratto da “Compass – manuale di educazioneai diritti umani con i giovani” sul tema dei Salari differenziatiH 17Laboratorio sull’orientamentoH 18Proiezione lavori di videoarteA cura degli Allievi dell’Accademia di Belle Arti di PalermoH 21Esibizione musicale a cura di Danilo Conigliaro H 21,30Consegna Premi Festival dei GiovaniSezioni Teatro, Musica, Sport, Impegno sociale, Pittura.H 22“La vita è una palla”Spettacolo teatrale di chiusura del “laboratorio festival deigiovani”regia di Carlo Terzo, testi e soggetto di Fabrizio Scibilia

Venerdì 7 dicembre

PALAORETOH 9,30Cittadella del benessere H 10,00Seminario sul tema “Le Politiche Giovanili”Dott.ssa Annalisa Cicerchia (Consulente del Ministero delloSport e delle Politiche Giovanili)Dott. Gabriele Lenzi (Ricercatore Scienze della FormazioneUniversità di Bologna)Dott.ssa Morena Cuconato (Ricercatrice Scienze della For-mazione Università di Bologna)Dott. Massimo Costa (Presidente Regionale CONI)Anna Bucca (Presidente Regionale ARCI)

Cristian Carrara (Presidente Nazionale Forum dei Giovani)Fabrizio Ferrandelli (Consigliere Comunale, Altra Palermo)Dott. Francantonio Genovese (Segretario RegionalePartito Democratico)On. Francesco Cascio(Capogruppo Forza Italia alla Re-gione Sicilia)Pasquale D’Andrea (Presidente Nazionale Arciragazzi)Raoul Russo (Assessore al Turismo e Politiche GiovaniliComune di Palermo)Al seminario partecipano delegazioni di giovani prove-nienti da: Milano – Ferrara – Vicenza – Napoli – Castel-fiorentino – Genova – Brescia – Salerno – Taranto –Roma – Pontedera – Terni – Amelia – Trapani – Siracusache si confronteranno sul tema con i giovani palermitani H 16Laboratorio artistico a cura del collettivo precari dellospettacolo di Palermo dal titolo “Assenza di casa”H 17Laboratorio sul tema “La gestione dei rifiuti urbani”a cura di Angelo Palmeri del WWFH 17Momento conclusivo del Cineforum sul tema della famiglia.H 19 - 24Spazio musicaEsibizione di band palermitane

Marzo 2008

In occasione del 30° anniversario dai 55 giorni dal sequestroe dall’uccisione del Presidente della Democrazia CristianaAldo Moro verrà presentato in diversi appuntamenti cittadiniil film “Nel cuore dello Stato” di Alberto Castiglione.Si coinvolgeranno le scuole e la cittadinanza in percorsidi approfondimento e discussione sul tema del film.

I partner del FestivalPresidenza della Regione Sicilia; Città di Palermo; As-sessorato Regionale Turismo e Politiche Giovanili; Asses-sorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali edelle Autonomie Locali; CONI; Amia; Amap; Amat; Cre-dimpresa; Lega Coop; Arci Servizio Civile Sicilia; Cesvop.

Il comitato organizzativoDirezione organizzativa: Pasquale D’AndreaDirezione Artistica: Alberto CastiglioneSegreteria e direzione: Romina Vivono, Patrizia OpipariUfficio Stampa: Annalisa CastiglioneSettore audiovideo: Vera Naselli, Francesco Giglio, Gio-vanni TrojaSettore Musica: Danilo ConigliaroDirezione scientifica: Marcella Silvestre, Giuseppe Can-dolfo, Antonia Serio,Michela Uzzo, Alice Vitello SimonaLauri, Anna Milio, Vincenzo D’Amico, Angela Di Maio

V

I coordinatori dello staff nazionale dei formatori di Arci Ser-vizio Civile hanno organizzato lo scorso 12 ottobre a Fi-renze un incontro con una delle più autorevoli ricercatriciinternazionali nel campo della trasformazione e della ge-stione nonviolenta dei conflitti: Pat Patfoort.Per la nostra associazione, infatti, l’obiezione all’uso dellearmi e della violenza è uno dei fondamenti ideali che dasempre guida l’azione programmatica. Reputiamo, quindi,il Servizio Civile Nazionale (SCN) uno strumento di nonvio-lenza effettivo di cambiamento e di promozione della Pace.Il richiamo ai modelli teorizzati dalla Patfoort, durante leprime giornate di formazione generale, è perciò una sceltacoerente e appropriata alla funzione educativa svolta dalSCN nei confronti dei ragazzi che hanno scelto di dedicareun anno della propria vita ad un percorso di cittadinanzaattiva, utile per sé e per il proprio Paese.Lo schema concettuale da cui parte la Patfoort distingue tradue modelli comportamentali utilizzati dalle persone (conpunti di vista, abitudini, interessi valori, sentimenti diffe-renti) quando interagiscono tra loro. Il primo, il modelloMaggiore�minore (M�m) è quello che sta alla base delsistema della violenza, l’altro è il modello Equivalente(e�e), che sta alla base del sistema della nonviolenza.

Il modello M�m illustra una relazione asimmetrica tra duepersone, in cui una cerca di prevalere sull’altra: «ciascunocerca di presentare il suo punto di vista o comportamentoo caratteristica come migliore di quella dell’altro»2. Nel mo-dello dell’equivalenza, invece, si va alla ricerca dei fonda-menti comuni alle due persone, le risposte alla domanda“Perché?” uno ha un certo punto di vista. Sono i bisogni, isentimenti, i valori di questa persona o gruppo, che con-sentono di andare al di là dei conflitto, trasformandolo eaprendo prospettive nuove di soluzione e relazione.La forza interiore è un elemento molto importante per pen-sare, comportarsi, e reagire in modo e�e, che è alla basedella nonviolenza. La forza interiore ci rende capaci di evi-tare di venir messi in posizione m. ci rende anche capaci dievitare la tentazione di elevare noi stessi in posizione di M.Afferma la Patfoort: «è necessario ammettere delle cose chespesso cerchiamo di nascondere. Spesso gli insegnanti, cosìcome i genitori, cercano di dimenticare o di nascondere isentimenti negativi, le sofferenze che hanno passato dabambini. Questo avviene per diversi motivi, ad esempio per-ché non riescono a immaginare un modo di comportarsi di-verso rispetto a quello dei loro genitori, e cioè quello M�m. Nessuno vuole trovarsi nella posizione di m, per cui la conse-guenza è che le reazioni portano ad un’escalation di violenza,poiché ciascuno a sua volta cerca di porsi in posizione di M.In Paesi economicamente avanzati come il Belgio, graziealla nostra ricchezza siamo in grado di nascondere il con-flitto, ma questi problemi di relazione esistono.È importante, quando ci sentiamo feriti, essere onesti conse stessi (chiedersi: sono ferito o no?), avendone consa-pevolezza devo poi essere onesto con gli altri. Ma moltospesso non compiamo questo passo. Io devo riuscire a direin modo molto rispettoso che mi sento in una posizione mi-nore rispetto all’altra persona.Se ci sentiamo in colpa, spesso reagiamo in modo aggres-sivo (perché non conosciamo un altro modo di reagire) met-tendo l’altro in posizione inferiore. Oppure non reagiamosubito e ci teniamo tutto dentro, ritornando sulla questionesuccessivamente ma esplodendo in una reazione incontrol-

lata innescando una escalation che ci vedrà assumere ine-vitabilmente una posizione di superiorità sull’altro.Spesso non sappiamo comunicare il nostro stato secondoil modello dell’Equivalenza, perché tutta l’educazione checi è stata impartita è stata basata sul modello M�m.Abbiamo perciò bisogno che qualcuno ci dia l’esempio diun diverso modo di comportarci, perché non basta os-servare la sofferenza causata dalle conseguenze dellenostre azioni, in quanto siamo talmente immersi nel mo-dello M�m da collaborare inconsapevolmente alla per-petrazione di questa situazione.Di fronte a frasi del tipo: “Non si stava poi così male inCongo durante il colonialismo”, “Si stava meglio quando ledonne stavano a casa”, oppure “Era tutto più facile quandoi ragazzi facevano esattamente ciò che dicevano i genitori”,è importante chiederci: chi dice questo, M oppure m? Diventa sempre più difficile uscire dal modello M�m.Invece che scontrarci con argomentazioni l’uno contro l’al-tro e cercare di sopraffare l’altro, dobbiamo capire qualisono i nostri sentimenti, bisogni, abitudini, interessi e obiet-tivi e quali sono quelli dell’altro. Invece di esprimere giudizisugli altri, di continuare a non voler conoscere né comuni-care con l’altro, dobbiamo considerare i punti di vista di en-trambi, prenderne uno ed esaminarne le fondamenta.Perché quando le persone condividono ciò che sentono, illoro rapporto cambia completamente. L’importante è es-sere ascoltati da chi consideriamo ostile a noi. Andando aifondamenti riusciamo ad esprimere la nostra sensazione diessere in posizione di m, dopo averlo fatto ci si sente rilas-sati, rassicurati. Fa sentire bene sentire di essere ascoltati.Naturalmente, soprattutto all’inizio, le persone hanno biso-gno di un aiuto per riuscire ad esprimersi in modo non ag-gressivo con l’altro, ma questo è il modo per uscire dallaposizione minore.L’altro elemento importante è che l’altra persona capiscadi aver posto il suo rivale in una posizione minore.Spesso le persone non vogliono schiacciare gli altri in po-sizione m, ma succede che spesso non sanno come di-fendersi, non sanno che esistono altri modi diconfrontarsi e risolvere i conflitti, e quindi agiscono comeè stato loro insegnato da sempre.Nel modello M�m le persone hanno paura di finire in po-sizione di m, così cercano di apparire forti. È chiara in que-sto caso quindi l’esistenza di una forza esterna che cerca dinascondere una debolezza interna. Puniamo l’altro perchénon sappiamo come uscire da una situazione di M�m.

Nel modello e�e, invece, è essenziale lo sviluppo di unaforza interiore che agisce dentro di noi perché crediamofermamente che non vogliamo più usare il modello M�m.È infine utile ricordare che anche trovare persone dispostead ascoltare è un modo per uscire dalla posizione di m».

VI

Il servizio civile nazionale come strumento di nonviolenza effettivo

Incontro con l’antropologa belga che ha teorizzato un approccio teorico per una concreta gestione non violenta dei conflitti1

Pat Patfoort, la bibliografia

“Una introduzione alla nonviolenza. Presentazione di uno schema di ragionamento”,Quaderni di “Azione nonviolenta”,Verona (I), 1988

“Costruire la Nonviolenza. Per una pedagogiadei conflitti”, La Meridiana, Molfetta (BA), 1992

“Io voglio, tu non vuoi. Manuale di educazionenonviolenta”, EGA, Torino, 2001

“Difendersi senza aggredire. La potenza dellanonviolenza”, EGA, Torino, 2006

1 www.patpatfoort.be2 Pat Patfoort, Io non voglio, tu non vuoi. Manuale di educazione nonviolenta,

EGA, Torino 2001

DANILO CONTE: «abbiamo organizzato questo incontro sfi-dando l’ironia di chi ritiene che parlare di nonviolenza,obiezione di coscienza e disobbedienza civile sia organiz-zare un incontro di reduci un po’ fuori dalla storia e dallarealtà. A ben guardare la realtà non ci offre motivi validiper ritenere che questi temi appartengano al passato.Sul piano internazionale si deve registrare un ritorno daparte di molte potenze all’incremento di ricerche, spese einvestimenti nel settore delle armi atomiche. C’è chi nonha mai smesso di farlo, c’è chi negli ultimi tempi sta au-mentando le spese per la produzione di armi nucleari.Allo stesso modo il permanere o il riacutizzarsi di vecchie nuovi conflitti in vaste aree del pianeta, la sistematicaviolazione di diritti umani che in questi giorni ha riportatol’attenzione sulla Birmania, la crisi di democrazia che in-veste non solo gli stati che questa forma di governo nonhanno mai conosciuto, ma anche quelli a più forte tradi-zione democratica, ci consentono di dire, quanto meno,che la ricerca di forme alternative di soluzione dei con-flitti interni ed internazionali, costituisce non un capriccioda reduci, ma, piuttosto, un imperativo morale.Per molti l’obiezione di coscienza ha costituito una pa-rentesi nella storia del nostro Paese. Una parentesi lunga50 anni, ma conclusa. E’ opinione comune che la sospen-sione della leva obbligatoria abbia chiuso definitivamenteuna fase storica e che quindi nel nostro paese la parolaobiettore di coscienza resterà per sempre legata ad unmomento storico preciso e oramai alle nostre spalle. Noiriteniamo che non sia così. E non solo perché non possiamo dimenticare che in que-sto momento tanti giovani in diverse parti del mondo

(giovani israeliani, colombiani, turchi e a tanti altri), sonoancora reclusi per aver proclamato il proprio rifiuto dellearmi, ma anche perché ritengo, ne sono convinto, che ilmeccanismo che c’è alla base dell’obiezione di coscienzasia destinato nel futuro prossimo a ritornare di stretta at-tualità e di grande concretezza.Viviamo una fase storica in cui il livello di violenza nellasocietà è in constante aumento. Le relazioni umane sonosempre più connotate da modalità che si ispirano a mo-delli violenti. Dal linguaggio della politica a quello dellestrada, dagli omicidi in famiglia alle forche esibite ed in-vocate nei tribunali e nelle adunate di piazza, tutte leforme di comunicazione sembrano aver fatto proprio ilmodello unico di un odio sottopelle, allergico al ragiona-mento e alla complessità, che esaspera la vita quotidianae tiene alta la tensione sociale e che esplode improvvisa-mente nelle forme che suscitano sorpresa solo per chi,per dirla con Pat Patfoort, è abituato e vedere solamentela violenza che supera la soglia della visibilità e a nonguardare la violenza invisibile della nostra quotidianità.La risposta che normalmente viene data a questo pro-cesso in atto sembra ispirarsi ad un rinnovato processo dimilitarizzazione progressiva dei rapporti sociali e dellemodalità di gestione dei conflitti interni alle comunità.La tendenza in atto è quella di estendere la sfera del con-trollo militare all’interno delle nostre città. Tale tendenzache, come sapete ha indotto alcuni sindaci ad invocaremaggiori poteri di ordine pubblico, comporta che un nu-mero sempre maggiore di agenti di Polizia municipalevenga distolto da funzioni e competenze che si possonoassolvere disarmati (si pensi ai controlli in materia di am-biente, sicurezza dei cantieri ecc…) e assegnati a compitidi tipo “militare”. E’ bene ricordare che nei corpi di polizia municipale visono molti obiettori di coscienza. Se dovesse continuareil processo in atto di espansione delle funzioni di ordinepubblico per i corpi di polizia municipale e provinciale, po

VII

Nonviolenza, obiezione di coscienza e Servizio Civile Nazionale: due esperienze separate?Idee e azioni a 5 anni dalla nascita del Servizio Civile Nazionale

L’incontro con Pat Patfoort, in visita in Italia, è stato anche occasione di confronto tra diversi attori, istituzionali e non,sulla presenza e l’importanza del tema dell’azione nonviolenta e dell’educazione alla Pace nell’Obiezione di Coscienzaprima e nei progetti di Servizio Civile Nazionale poi. Ne hanno, infatti, discusso: Danilo Conte e Licio Palazzini, rispettivamente responsabile culturale dello staff formatorie presidente nazionale di Arci Servizio Civile; Diego Cipriani, direttore dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile (UNSC);Pierluigi Consorti, professore del Centro Interdipartimentale Scienze per la Pace dell’Università di Pisa ed ex-presidentedel Comitato di Consulenza per la Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta (DCNAN)1; Lisa Clark, presidente dell’asso-ciazione Beati i Costruttori di Pace e Massimo Paolicelli, presidente dell’Associazione Obiettori Nonviolenti (AON).

Attività del progetto Vivere Insieme

Una piazza per la Pace

1 La legge 8 luglio 1998 n. 230, all’articolo 8, comma 2, lettera e), affida al-

l’Ufficio nazionale per il servizio civile il compito di “predisporre, d’intesa con

il Dipartimento della Protezione civile, forme di ricerca e di sperimentazione di

difesa civile non armata e nonviolenta.

Con DPCM del 18 febbraio 2004 - successivamente integrato con DPCM del

29 aprile 2004 - è stato costituito un “Comitato di consulenza per la difesa

civile non armata e nonviolenta” composto da sedici membri.

tremmo avere presto i primi casi in cui il rifiuto dell’usodelle armi entrerà in conflitto con le opportunità di carrierae di crescita professionale. Con il paradosso che il vigileobiettore che si occupa della sicurezza stradale o delle frodialimentari o delle violazioni ambientali o della sicurezza deicantieri, venga considerato un agente di serie B rispetto achi si occupa di ordine pubblico e del decoro urbano sullescale del Duomo.

Allo stesso modo abbiamo visto alcune amministrazioni cit-tadine alzare i muri in pieno centro storico (e non mi rife-risco ai muri mentali, ma a veri e propri muri di pietra),abbiamo centri di prima accoglienza per immigrati nel mi-rino di tutte le organizzazione mondiali di difesa dei dirittiumani. In molti di questi casi non solo i militari ma persinolavoratori civili svolgono oramai funzioni di “polizia”. Inmolti di questi operatori, come d’altra parte in molti agentidi Polizia municipale cresce un malessere accompagnatoda una crisi di identità professionale. E alcuni lamentano:quando ho preso la divisa, quando ho accettato di portareun’arma non era questo il mio compito, non era questo chepensavo di fare. Cambia il quadro storico, cambiano le fun-zioni e le mansioni, cambiano anche le coscienze.Ed ancora. E’ stato dimostrato che le regole di ingaggio perle cosiddette missioni di pace all’estero sono sempre di dif-ficile interpretazione e segnano confini di difficile defini-zione, spesso demandati più all’iniziativa dei singoli o albuonsenso dei comandanti. In uno scenario in cui aumental’utilizzo di soldati italiani fuori dal territorio nazionale, nonè impensabile che anche tra i militari si possano verificarecasi di rifiuto nel compiere determinate specifiche azioni.Non è una obiezione di coscienza anche quella di chi puravendo accettato di indossare la divisa, di fronte ad unaazione che esce dagli intenti di pace che gli erano stati pro-spettati e mette a repentaglio la vita dei civili, rifiuta di ob-bedire all’ordine ricevuto per motivi di coscienza? E nondobbiamo farci carico di questo, non è attuale questo?E mi domando, come obiettore, perché devo vedere desti-nata l’intera quota delle mie tasse ad un bilancio della di-fesa in continua crescita e destinato solo ed esclusivamentea compiti di difesa militare e non posso optare che almenouna quota di ciò che verso debba essere destinata, semprealla difesa della Patria ma con modalità alternative già di-chiarate perfettamente legittime dalla Corte Costituzio-nale?»

PIERLUIGI CONSORTI: «la nonviolenza era evidente nell’Obie-zione di Coscienza, ma può rimanere ugualmente centrale

nell’attuale Servizio Civile Nazionale (SCN), si pensi a quandoil Comitato di Consulenza per la Difesa Civile Non Armata eNonviolenta si è insediato presso l’Ufficio Nazionale per il Ser-vizio Civile nel 2004 e si è discusso sulla sperimentazione dimodelli non violenti di intervento e di gestione dei conflitti. Ma questa esperienza è rimasta a metà. Il SCN è un’esperienzain cui la prassi della nonviolenza deve restare centrale. Ma perquesto, servirebbe la formazione anche degli Enti e non solo deivolontari. Spesso il SCN ha prospettive e fondamenti diversidall’Obiezione di Coscienza e questo rischia di rendere la non-violenza una delle radici nobili, appartenenti al suo passato».

DIEGO CIPRIANI: «nel considerare passato e futuro del SCN,la storia dell’Obiezione di Coscienza, però, non va mitiz-zata. Nel senso che il perseguimento del valore della difesacivile e non armata della patria non ha caratterizzato sem-pre e tutti gli obiettori nella loro scelta. Faccio due esempi:l’aumento del 120% delle domande di obiezione di co-scienza nel 1999 rispetto a cinque o sei anni prima reputosia interpretabile come scelta dettata da opportunismo, inquanto l’anno prima era stata varata la Legge 230/98 conla quale era stata parificata la durata dei due servizi (finoal ’98 infatti la durata del servizio civile alternativo al ser-vizio militare obbligatorio era di 20 mesi).Inoltre, nel ’91 scoppiò la guerra in Iraq, a quel tempo vollivedere se tra le richieste di chi faceva obiezione di coscienzain quell’anno era presente qualche forma di riflessione suquanto stava accadendo e sui metodi di difesa e attacco ar-mato da parte degli eserciti delle nazioni. Nessuna di quelledomande faceva menzione della guerra in corso.Il contenuto di nonviolenza oggi presente nel SCN è mino-ritario, così come lo era durante l’ultimo periodo dell’OdC.Ma si può fare molto in futuro, perché la Legge 64/01 èmeno “violenta” della Legge 230/98, in quanto riconosce ilservizio civile come forma di difesa della patria. Però nonbasta aver obbligato gli Enti a trattare durante gli incontridi formazione generale il tema della nonviolenza, perchéper enti come Arci Servizio Civile è superfluo un simile ri-chiamo, ma per molti è stata una novità, e bisogna vederecome verrà effettuata questa formazione. Con il monito-raggio, quindi, saremo in grado di controllarne gli esiti.La ricostituzione del Comitato di Consulenza per la DifesaCivile Non Armata e Nonviolenta (DCNAN)2, è sul tavolo delMinistro della Solidarietà Sociale per fare in modo che ri-cominci a lavorare insieme all’Ufficio Nazionale per il Ser-vizio Civile. In particolare, il DCNAN dovrà aiutare l’UfficioNazionale per il Servizio Civile nel capire “quanta“ difesadella patria ci sarà e quanta ce ne dovrà essere nei pro-getti di servizio civile da qui in futuro.

VIII

Una piazza per la Pace

Attività del progetto sull’ambiente2 Scaduto il primo mandato perché le nomine delle cariche dei suoi membri nonsono state tempestive, il Comitato non è ancora stato ricostituito

Una conferma di quanto sia importante il riferimento co-stante dei progetti di SCN al valore della nonviolenza èstata la partecipazione ufficiale, per la prima volta que-st’anno, alla marcia per la Pace Perugina-Assisi».

MASSIMO PAOLICELLI: «la scelta dell’AON di chiamarsi così(Associazione Obiettori Nonviolenti) è stata dettata dallavolontà di rimarcare l’atto dell’obiezione all’uso della vio-lenza da parte di chi si opponeva all’uso della medesimacome strategia politica, sulla visione dei rapporti incen-trati sulla paura del diverso. Un grosso problema del SCNè la frammentazione: tutto è demandato agli Enti, con lesensibilità diverse che quindi essi hanno riguardo a talequestione.

Bisognerebbe invertire questo meccanismo: ci sonodue modi diversi di difendere la patria, uno di serie A(la difesa armata) e l’altro di serie B (il SCN). C’è unamissione da compiere all’estero e servono 190.000 uo-mini, mezzi, armamenti, ecc. e per fare questo serveuna certa quantità di soldi, che regolarmente si trova.Al Fondo nazionale per il SCN, invece, si destina un’al-tra certa quantità di soldi, e poi si chiede al Direttoredell’UNSC di fare il resto per far partire il più alto nu-mero possibile di volontari in servizio civile, senza pre-occuparsi della qualità e degli scopi dei progettiapprovati.Noi chiediamo che se il SCN è anch’esso difesa della pa-tria, bisogna avere chiara l’idea di quello che si vuole rag-giungere e rispondere col SCN approvando quei progettiche vanno verso questa direzione. Rispetto a un bando incui alle Pro Loco è stato approvato il 99% dei progettipresentati perché ritenuti di qualità, io mi chiedo: ma inquesto Paese c’è un’emergenza turismo? Forse no, e dob-biamo capire quali sono le vere esigenze del nostroPaese.Si può cominciare a mettere delle basi per costruire corpicivili di pace, perché la risposta nonviolenta ai conflitti siaun’alternativa completa. Si dovrebbe cioè cominciare adestinare minori risorse per la difesa armata e maggioririsorse al SCN per cominciare a costruire un’alternativache ha anch’essa una sua valenza, una sua importanza».

LISA CLARK: «è necessario spezzare il conflitto e fermarloun attimo per capirne le conseguenze. È pure necessarioeliminare la concezione del nemico da abbattere, cosa dif-ficile da attuare in una situazione di guerra. Noi dell’as-sociazione Beati I Costruttori di Pace ci siamo messi allaprova in Bosnia nel ’92, siamo andati lì per dimostrareche qualcosa è possibile fare. Una delle cose che face-

vamo era riunire le famiglie divise dalla guerra, o propriofisicamente dal fronte o perché erano famiglie miste, cioèappartenenti a due etnie. Spesso anche dopo la fine dellaguerra le persone avevano paura di attraversare il fronteper ricongiungersi con i loro familiari.Ci sono tanti piccoli modi in cui una piccola presenza puòfungere da catalizzatore.I mezzi militari (caccia, ecc.) utilizzati durante le nostremissioni di “pace” all’estero non servono assolutamenteagli scopi contenuti nelle dichiarazioni del Ministero dellaDifesa, ma sono mezzi da combattimento. Infatti, un par-ticolare modello di aereo militare, ad esempio, è adatto atrasportare delle bombe atomiche che però l’Italia ha di-chiarato di non voler mai utilizzare.Non è vero che noi nel nostro piccolo non possiamo mo-dificare gli impegni presi ad un più alto livello in ambitointernazionale dallo Stato. Con i nostri piccoli percorsi dianalisi ed intervento, noi possiamo contribuire ad uncambiamento più grande, anche a livello istituzionale».

LICIO PALAZZINI: «è opportuno in questa sede chiederci:il SCN che è stato attuato dal 2001 ad oggi quale modelloha praticato? Quello basato su M� m (Maggiore � mi-

nore) oppure quello basato su e � e (Equivalenza)? Enella riforma della Legge 64/01 quale modello ha inmente? Se non ci poniamo questi interrogativi rischiamodi frantumare tutto il percorso finora svolto.Il SCN non è stato considerato finora come una impor-tante risorsa per il nostro Paese. Come associazione, Arci Servizio Civile, ha la responsa-bilità di dare una direzione univoca alla domanda: cosa è“qualità” nel SCN? Per molti (ad esempio Enti e PoliticheGiovanili) è far vivere ai giovani una bella esperienza, at-traverso cui i servizi vengono migliorati e ampliati.Questa è una delle possibili interpretazioni, ma se questiservizi venissero attuati da un gruppo di organizzazioniche si basano sul modello e � e produrrebbero unmondo migliore.Una delle sfide nell’applicazione di uno dei due modelliesaminati dalla Patfoort è vedere come gli Enti tentano didialogare con le istituzioni. Il modo di relazionarsi tra Enti,Governo, Regioni e UNSC è un modo che promuove le di-verse soggettività reciproche o si riproduce la dinamicaM� m? Oggi il dialogo tra UNSC e Regioni viene prima diquello tra il primo e il resto dei soggetti coinvolti nellarealizzazione del SCN in Italia.La vera qualità del SCN è che tutte le persone acquisi-scano la consapevolezza del perché lo stanno facendo (epossano portare la loro testimonianza agli altri), e nonl’efficacia concreta di un intervento.Gli Enti hanno una precisa responsabilità educativa: lapresa di coscienza dev’essere prioritaria ed è ciò che fa ladifferenza tra esperienze positive ed esperienze negativedi servizio civile.La prima mossa in tale direzione che Arci Servizio Civilecompirà nell’immediato futuro sarà quella di una proget-tualità del 2008 collegata al tema di fondo del sessante-simo anniversario della Dichiarazione Universale dei DirittiUmani; aggiungere, in pratica, alla realtà territoriale, chepersegue obiettivi di miglioramento dei diritti nel territo-rio, elementi di identità culturale concreta ed unitaria.La sfida educativa sta anche nel rendere i gli stessi gio-vani in SCN promoter della loro esperienza nei confrontidella collettività.Tutti i progetti di ASC avranno quindi due precisi obiettivi:1) educare a lavorare in gruppo secondo un modello diinterazione equivalente (e � e) e 2) far maturare du-rante l’anno di SCN un’esperienza di cittadinanza attiva. Bisogna poi puntualizzare il ruolo degli Operatori Locali diProgetto, perché sono loro la “cinghia di trasmissione” diquesto processo.

IX

Attività di animazione con i bambini

Sono tre gli argomenti politici su cui chiediamo consenso ealleanze:sulla riforma della Legge 64/01 e del D. Lgs 77/02 è diffi-cile intervenire, ma si deve lottare per porre due lineeguida: la promozione della pace e della cittadinanza attiva;questi obiettivi valoriali saranno estremamente difficili daraggiungere se il finanziamento del SCN continuerà ad es-sere semestrale e non regolarmente pianificato. Cosa suc-cederà agli obiettori di coscienza se verrà riattivata la levaobbligatoria? E per i volontari in SCN che non potranno di-chiararsi obiettori? È questo il momento di affrontare similiquestioni;bisogna porre la meritata attenzione sulla questione degliobiettori alla militarizzazione della società e la privatizza-zione della difesa. Chi entra in questi corpi lo fa perchéspinto dal guadagno economico previsto, ed è quindi co-stretto ad assoggettare la propria coscienza al denaro per-ché altrimenti viene licenziato».

PAT PATFOORT: «vorrei porre l’attenzione sul lavoro praticosvolto durante l’anno di SCN: molti credono che sia impor-tante aiutare gli altri e in alcune culture è una cosa che av-viene più facilmente, quasi spontaneamente. Se tutti lofacessero, la nostra società sarebbe molto diversa. Iopenso che il lavoro svolto dai giovani in SCN sia importantee sia un buon modello per la società intera. Nell’attuale si-

stema però, sono due le cose da cambiare: una è l’idea dicome dobbiamo garantire la difesa dello stato e l’altra ècome le persone interagiscono fra loro all’interno dell’or-ganizzazione militare (qui, infatti, il modello M� m è por-

tato all’eccesso). È ancora M� m il modello su cui si basala nostra società, è quindi necessario sostituirlo con altrimodelli.La gradualità del cambiamento, però, è altrettanto impor-tante. Ci sono persone che sono state allevate secondo ilmodello militare, sarebbe molto violento dir loro di fare di-versamente; quindi dobbiamo agire in modo graduale eprogressivo per far sì che agiscano col tempo con scheminonviolenti. Altri si sentiranno minacciati e si porranno insituazione di M con noi. Alla fine, per il SCN dobbiamo lavorare su tre aspetti: ilcontenuto del lavoro concreto, come si svolgono le rela-zioni tra le persone all’interno del SCN e sviluppare gra-dualmente un altro strumento di difesa.Nessuno è colpevole ma tutti contribuiamo all’esistenza delsistema M� m. il colpevole non è una persona ma è il si-

stema, il sistema, appunto, M� m».

Maria Sferrazza

X

Arci Servizio Civile – SEDE REGIONALEvia Carlo Rao 16 – 90133 Palermoinfo LUN MER VEN 10:00/13:00MAR GIO 15:00/17:[email protected]

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Lo sportello informativo di Arci Servizio Civile Attività del progetto Vivere Insieme

XI

Il Natale di Libera 2007Anche quest’anno, la Cooperativa confeziona e distribuisce i pacchinatalizi, contenenti i prodotti che provengono dai terreni confiscati

alla mafia, coltivati con metodo biologico.Saranno proprio i giovani volontari dei campi di lavoro, a realizzare

una parte dei pacchi natalizi, nell’ambito della campagna

“Il Natale di Libera 2007”.

I pacchi verranno confezionati in Toscana, insieme ai giovani della comu-nità “Il Doccio” e all’ Arci Toscana.

Per info: [email protected]; tel: 091.6101000

I frutti della legalitàLa cooperativa “Lavoro e non solo” è una struttura dell’Arci Sicilia, nata all’interno dell’esperienzaassociativa e in particolare della Carovana Antimafia, che è probabilmente la manifestazionepiù visibile di un lavoro di sensibilizzazione e costruzione di legami sociali che l’Arci porta avantida tanti anni.

“Lavoro e non solo” è una cooperativa sociale di tipo B (aisensi della legge 381/91 art 1, comma B), nata nel gennaio1998 a Canicattì (AG), che mira al reinserimento sociale disoggetti portatori di svantaggio.Dal febbraio 2000 gestisce un’azienda agricola su terreniconfiscati alla mafia nei territori di Corleone (PA), Mon-reale (PA) e Canicattì (AG).La cooperativa ha avuto affidati dal Consorzio Sviluppo eLegalità (costituito dai Comuni di: Altofonte, Camporeale,Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena,San Cipirrello e San Giuseppe Jato), 100.00 ha di terreno,di cui 28.00 ha nel territorio di Corleone e 72.00 ha nelterritorio di Monreale.Inoltre nel settembre del 2004 la Cooperativa ha avutoaffidati dal Comune di Canicattì (AG) altri 19.00 ha di ter-reno confiscati alle famiglie mafiose del territorio.È composta da 11 soci ed aderisce a Libera (associazioni,nomi e numeri contro la mafia) nell’ambito del progettoLiberaTerra.Da alcuni anni, attraverso la campagna “Adotta un alberodi vite”, è possibile sostenere il progetto della Coopera-tiva, adottando uno degli alberi di vite del vigneto im-piantato nel 2006 a Canicattì.Sostenere concretamente il progetto della Coop, ma nonsolo: lo scopo dei giovani soci di “Lavoro e non solo” èsoprattutto quello di fare rete, di coinvolgere quanto piùpossibile i cittadini siciliani nel sogno di vedere, un giorno,la Sicilia libera dal giogo mafioso.Per questo motivo, nell’ambito del progetto “LiberArcidalle Spine”, Lavoro e non solo organizza i campi di la-voro e di studio sui terreni confiscati alla mafia, a cia-scuno dei quali partecipano circa 25/30 ragazze/i.La partecipazione attiva alla vita della Cooperativa deter-mina diversi impegni nel corso della giornata. Si spaziadal lavoro diretto sui terreni, alla partecipazione ed agliincontri di educazione alla legalità democratica. Le attività riguardano la mietitura del grano, la manuten-zione dei vigneti, la sistemazione e messa a dimora dellepiantine di pomodoro, la raccolta di pomodori, mandorle,

melanzane e peperoni, la vendemmia.Durante i campi di lavoro sono previsti momenti di in-contro con le realtà presenti nel territorio e momenti se-minariali a cui danno il proprio contributo alcuni deiprotagonisti delle lotte antimafia, che in questi annihanno operato nell’associazionismo, nelle istituzioni, neimovimenti, nei sindacati.Nell’ ambito del progetto “LiberArci dalle Spine” sono,inoltre, organizzate alcune visite in luoghi simbolo, qualila casa di Totò Riina, a Corleone, la foiba in cui fu gettatoil cadavere di Placido Rizzotto, a Rocca Busambra, il me-moriale di Portella della Ginestra, il covo di Bernardo Pro-venzano, in contrada Montagna dei Cavalli.In questi anni il progetto è cresciuto in maniera espo-nenziale: da 84 partecipanti durante i primi due campi,nel 2005, si è passati a 204 ragazzi in 4 campi nel 2006,fino ad arrivare ad oltre 340 ragazzi e 10 campi attivi nel2007.«Abbiamo già cominciato a liberarci da qualche piccolaspina- dice il presidente della Cooperativa, Calogero Pa-risi- il rapporto con la comunità locale, per esempio, è mi-gliorato notevolmente. Da una diffidenza iniziale, stiamoriuscendo a trasmettere al territorio le motivazioni cheogni giorno ci spingono ad andare sui campi ed affron-tare nuove sfide»«Un esempio su tutti- continua Parisi- è indice dei passiavanti fatti in questi 7 anni: durante la scorsa primavera,alcuni gruppi di studenti della Syracuse University sonoscesi in Sicilia per vivere l’esperienza dei campi di lavoro.Questi studenti non sono stati ospiti né della palestra co-munale, né di un ostello. Sono stati accolti dalle famigliecorleonesi, che li hanno ospitati per tutta la durata delloro soggiorno. Qualche spina si è aggiunta, le intimida-zioni subite negli scorsi mesi ne sono un chiaro sintomo.Di spine ne rimangono ancora tante, ma siamo fiduciosi.Abbiamo la fortuna di incontrare lungo la nostra stradatanta gente disposta a mettersi in gioco e allora andiamoavanti con maggior determinazione.»

Miriam Di Peri

Campo di lavoro estivo a Corleone

XII

Dall’obiezione di coscienza, diritto prima non tutelato, al ser-vizio civile nazionale.È stato questo il leit motiv del workshop dedicato dal serviziocivile, all’interno della terza Assemblea dell’Onu dei Giovani suidiritti umani, che ha visto la partecipazione delle volontarie diArci Servizio Civile di Genova, Roma, Milano e Palermo, delprogetto Promozione locale del SCN e che ha raccolto le testi-monianze di servizio civile del Cesv e del Focsiv. La manifestazione, intitolata Giovani in azione per i dirittiumani e la pace, si è svolta a Terni dal 5 al 7 ottobre 2007, allavigilia del 60esimo anniversario della Dichiarazione dei dirittiumani, e si è conclusa con la marcia della pace Perugia-Assisi.Una tre giorni, in cui 500 giovani provenienti da tutto il mondosi sono confrontati per costruire un programma di azione co-mune per la difesa dei diritti umani e della pace, e per pro-muovere la “globalizzazione dei diritti umani”. Da cui, lo slogandella manifestazione, “Tutti i diritti umani per tutti”,Sono stati più di venti i Workshop in calendario, in cui sonostati discussi ed elaborati progetti e azioni concrete a so-stegno della Pace e dei diritti umani. Poi confluiti nell’As-semblea plenaria finale, un momento d’incontro e confrontodi tutte le idee sviluppate. Quattro le macroaree dei temitrattati all’interno dei Workshop: la scuola, il territorio, l’as-sociazionismo e il volontariato. Tra cui anche, il “laboratorio”sul servizio civile I giovani e la coscienza civile.

Ad aprire i lavori sono state le volontarie di ASC Roma, chehanno parlato del percorso che ha portato dall’obiezione dicoscienza, come forma non violenta di difesa della Patria edel territorio, al servizio civile nazionale, partendo propriodall’articolo della Costituzione che “riconosce e garantiscei diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle for-mazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Il percorsoche ha portato al riconoscimento dell’obiezione di coscienzacome diritto non è stato semplice né lineare, a dimostra-zione del fatto che molti diritti umani che diamo per scon-tati hanno richiesto uno sforzo in più della società civile,richiedendo talvolta anche l’uso della disobbedienza civile.I due volontari di Genova hanno portato la loro testimo-nianza sulla formazione “atipica”, a cui hanno partecipatovisitando i luoghi della memoria, durante due viaggi a San-t’Anna di Stazzema, tra Liguria e Toscana, luogo di un ec-cidio nazista e in Bosnia a Srebrenica, dove c’è stato ilgenocidio degli ebrei. «Abbiamo fatto una vera e propriaformazione sul campo», spiega Laura Rossi, una delle vo-lontarie di ASC Genova, «scoprendo come il servizio civile

Arci Servizio Civile all’Onu dei Giovani, “Tutti i diritti umani per tutti”

All’art. 2 la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sianelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Ma non tutti i diritti hanno avuto vita fa-cile prima di essere riconosciuti come tali. Tra questi anche l’Obiezione di coscienza, il cui rico-

noscimento ha portato successivamente alla nascita del Servizio civile nazionale

sia non solo cooperazione e difesa non violenta della pro-pria patria ma anche di altri territori e soprattutto un modoper mantenere memoria della storia».Le due volontarie di Palermo hanno raccontato le esperienzedi SCN dei volontari siciliani che hanno terminato il loro servi-zio i primi di settembre del 2007, attraverso il racconto cheemerge dalle relazioni di fine servizio. Un anno che ha vistoprotagonisti 261 giovani, nei diversi settori dell’Assistenza, del-l’Ambiente, dell’Educazione e della Promozione culturale, edella Salvaguardia del patrimonio artistico e culturale. Un annoche emerge, tra le righe delle varie relazioni, come un periododi crescita personale e umana, e soprattutto come importantetappa del percorso di cittadinanza attiva intrapreso.

I sei progetti di Arci Servizio Civile al top

Tre progetti di Educazione e Promozione culturale, due diAssistenza e uno sull’Ambiente. Sei progetti in tutto, sei di-verse realtà della Sicilia, dove il Servizio Civile Nazionale(SCN) è riuscito a portare avanti i suoi valori, a raggiun-gere gli obiettivi prefissi, e a soddisfare Olp (gli operatorilocali di progetto) e volontari.

Una delle delegazioni straniere presenti

I partecipanti al Workshop

XIII

Volontari e Olp di Legambiente

Attività di animazione con i bambini

Lo Specchio, Al Salam, Le migrazioni contemporanee, ri-spettivamente a Palermo, Messina e Catania, con tre targetdiversi: gli studenti universitari, i giovani migranti e gli im-migrati alla presa con le istituzioni del territorio. Il settoreEducazione e Promozione culturale, all’interno di Arci Ser-vizio Civile, ha raggiunto nell’annualità 2006/2007 risultatimolto positivi. «Gli elementi soddisfacenti di questo progetto» afferma To-nino Palmeri, Olp dello Specchio, «sono stati la capacità difare team dei volontari, di portare avanti iniziative rivolteall’utenza molto ampia dei giovani universitari, e non ul-timo l’attività di promozione del software libero, importantesia come pratica associativa che culturale. «Aver “contami-nato” i giovani all’utilizzo di software libero come Linux,sensibilizzandoli alla cultura dell’open source ci rende pa-recchio soddisfatti». Lo specchio nasce dall’idea di garantire il diritto allo studioa 360 gradi, offrendo allo studente fuorisede quei serviziche di norma non ha, alleviando il suo disagio con il mondouniversitario. La pratica del servizio civile s’innesta anchenell’attività di informazione e promozione del SCN all’in-terno dell’Ateneo palermitano, dove la conoscenza è spessolacunosa e incompleta.Dai giovani universitari ai giovani migranti di seconda ge-nerazione, quelli di cui si occupa il progetto Al Salam a Mes-sina: «Il servizio civile ha rappresentato una risorsacruciale, è stato grazie alla continuità del lavoro svolto daivolontari che siamo riusciti ad ottenere risultati». È quantoafferma Tania Poguish (Olp del progetto), che sottolineacome il territorio ne abbia guadagnato «nella misura in cuila nostra attività di mediazione con le scuole, rispetto aigiovani migranti, ha influito sul rendimento scolastico diquesti ultimi». Valutazione positiva, ovviamente, anche perl’operato delle volontarie, con cui lo scambio è stato co-stante, vivace, proficuo. È dalla relazione che nascono i risultati. O dalla “rete”. Dimensione, questa, che il progetto Le mi-grazioni contemporanee non ha perso per un attimo divista: il valore aggiunto che è riuscito a dare agli immigratidel territorio di Catania si misura dalla capacità di «raffor-zare la dimensione della rete, di proporla nel territorio»,afferma Saro Rossi (Olp del progetto), «attivando buoneprassi nel coordinamento con gli enti e le istituzioni».Il dialogo con il territorio di Arci Servizio Civile continuaanche con i progetti del settore Assistenza: Anemos a Pa-lermo e Prendiamoci per mano a Leonforte (En), dueaspetti del disagio legati alla salute mentale nel primo caso,e alla disabilità e ai minori a rischio nel secondo. «Per levolontarie il progetto Anemos 2 - afferma Mariella Liberti(tutor) - è sicuramente l’esperienza di Servizio civile piùformativa in assoluto dal punto di vista umano, per quantoriguarda il lavoro nel sociale. Si lavora molto sul pregiudi-

zio, in primis delle volontarie, che successivamente por-tano all’esterno l’esperienza fatta con la salute mentalenelle loro relazioni sociali. Alla fine è come se avesserocambiato il loro modo di pensare e di vedere il disagiopsichico e ne escono completamente trasformate. In me-glio». A Leonforte, Prendiamoci per mano «è stato un progettoutile da tanti punti di vista, soprattutto per la visibilità alivello istituzionale che è riuscito a dare nel territorio alnostro centro di aggregazione disabili e minori a rischio».Giovanna Sberna, olp del progetto, non manca di sotto-lineare l’importanza del SCN: «è stato grazie alla pre-senza dei volontari in servizio civile che abbiamo potutoportare avanti con continuità le nostre attività all’internodel centro». E aggiunge: «L’associazione ne ha tratto in-dubbi vantaggi. Un forte indicatore del successo del pro-getto è il numero dei ragazzi e delle famiglie che hannofrequentato il centro».E infine, non ultimo, il settore Ambiente. A Piazza Arme-rina è attivo da ben quattro anni il progetto La culturadell’ambiente, cosa che rende sicuro Riccardo Calamaio(Olp), nell’affermare: «non ci sono grandi cose da mi-gliorare, abbiamo maturato abbastanza esperienza checi permette di continuare tranquilli anche per il futuro. Il progetto ci ha permesso di svolgere un’attività conti-nuativa con le scuole sul tema della cultura ambientale,migliorando la sensibilità dei bambini nei confronti del-l’ambiente.I volontari hanno, inoltre, potuto sperimentare un’in-

terlocuzione nuova e inaspettata, quella con i bambini,che è l’aspetto che più li ha divertiti».In mezzo a tutte queste luci, questi 6 progetti, qualcheneo, ovviamente ce l’avranno: ma non sono critiche oautocritiche fini a se stesse, anzi. Diventano, infatti,buoni propositi per il futuro.Nel bagaglio per il futuro c’è…. l’esperienza fatta, c’èmaggiore consapevolezza, c’è ancora tanto da offrire ….nuovi e vecchi progetti che ripartono…il primo di otto-bre: il futuro è già cominciato.

Elisa Pizzillo

Basta anche un sorriso!

Il progetto a cui ho partecipato, Ospedale amico lontanoda casa, che si occupa di assistere i pazienti che vengonocurati dall’ospedale ISMETT (Istituto Mediterraneo per iTrapianti e Terapie ad Alta Specializzazione), mi ha dato lapossibilità di poter fare del volontariato in maniera co-struttiva, con impegno serio e costante, in modo da offrireun sostegno concreto a chi ne ha bisogno.L’incarico che mi è stato assegnato consisteva nel mante-nimento della cura della “Family House”, nello specificodella cura dell’ambiente e dell’accoglienza degli ospiti.La Family House è una casa famiglia che accoglie e ospitasia i pazienti che i loro familiari. Grazie a questa possibilità,i familiari dei pazienti possono trascorrere vicino ai propricari il periodo di degenza. Affrontare un’operazione grave,come può essere quella di un trapianto, non risulta pesantesoltanto per il paziente che la subisce, ma può provocareuno stress psicologico e fisico, non indifferente, anche aifamiliari che lo assistono.La Family House non può essere considerata semplice-mente come un luogo di soggiorno, infatti col tempo misono resa conto che si era istaurato un clima caloroso e fa-miliare nel quale i pazienti con i loro familiari hanno potutotrascorrere un periodo difficile, quello della malattia, in ma-niera meno traumatica, opportunità che in un albergo o inun appartamento in affitto verrebbe meno.In questo contesto è stato spontaneo offrire un supportoumano, anche dei piccoli gesti, una parola di conforto o unsorriso possono contare molto nell’animo di chi teme diperdere un proprio caro.Persone di ogni età, nazionalità ed estrazione sociale, riu-scivano a convivere costruendo rapporti di reciproco so-stegno e di amicizia, ma non sono mancate leincomprensioni relative proprio alla convivenza in un am-biente così variegato di culture. Di fronte a queste difficoltàl’obiettivo che ci si proponeva era di abbattere ogni sortadi pregiudizio e di intolleranza razziale.In questi dodici mesi di servizio civile la cosa che mi ha col-pito di più, e che rimarrà a lungo nella mia memoria, è ilrapporto che ho instaurato con i bambini. Molti di loro vi ri-mangono per più mesi. Ancora oggi la casa famiglia ospitaquattro bambine extracomunitarie con le rispettive madri,una delle quali a causa di problemi per l’invio di medicinalinel suo paese di origine, soggiorna da due anni nella nostrastruttura.È stato incredibile seguire il loro percorso di guarigione,che a tratti sembrava essere miracoloso, vederne le tra-sformazioni non solo fisiche, ma anche a livello comporta-mentale e dell’umore, dal momento che la sofferenzaimpedisce loro perfino di ridere, un atto così importanteper la loro crescita.Negli incontri di formazione che si sono tenuti durantel’anno organizzati da Arci Servizio Civile, ciò che premevadi più all’associazione è stato indirizzare le nostre personeverso lo sviluppo di una coscienza civica e una sensibilitàverso le problematiche che affliggono la nostra società.Io ho avuto la fortuna di confrontarmi con delle esperienzedi vita tutte molto diverse tra loro, ma soprattutto lontanodalla mia. Ciò ha inclinato la mia sensibilità verso la con-sapevolezza di una prospettiva che si discosta dal mondo“ovattato” che fin dalla nascita ha accompagnato la miacrescita.

Chiara Camiolo

Al centro i ragazzi

Il mio anno presso Arci Servizio Civile è stato un anno riccodi esperienze straordinarie che ricorderò sempre con moltopiacere.Naturalmente non sono mancati i momenti di sconforto, imomenti in cui ti metti alla prova, i momenti in cui avven-gono duri confronti con te stessa e con gli altri; ma questesituazioni sono ancora più importanti delle altre perché tifanno capire tanto.Quattro settembre 2006; questa è la data in cui ho presoservizio. Ho conosciuto i ragazzi che avrebbero fatto la miastessa esperienza, ed ho conosciuto coloro che durantel’anno mi avrebbero guidata e affiancata, cioè gli operatoridella sede ed i responsabili.Durante i primi giorni mi sentivo un po’ disorientata perchénon sapevo cosa mi aspettasse, ma contemporaneamenteero molto incuriosita e piena di voglia di fare. Ogni giornoche passava era un tassello in più che si aggiungeva al-l’esperienza del mondo precedente. Non ci sono parole perdescrivere quello che provavo durante quei momenti. Misentivo libera di esprimere quello che pensavo, potevo con-frontarmi con altri coetanei, e poi ancora si discuteva suproblematiche attuali, sul mondo di noi giovani, sulla vita,sulla famiglia, sulla società e su tantissime altre cose.Tra le attività da svolgere c’era quella del sostegno pome-ridiano nei confronti di bambini di scuola primaria e di ra-gazzi di scuola media. È stato veramente gratificanteaffiancare dei ragazzi che a poco a poco sono riusciti a mi-gliorare il loro rendimento durante il percorso scolastico.Ma io sono contenta soprattutto del rapporto che si è venutoa creare con questi ragazzi al di fuori dell’attività prettamentedidattica. Come tutti ben sappiamo la fase adolescenziale èquella più difficile nella vita di ogni essere umano; io e i mieicolleghi ci siamo sentiti veramente appagati quando siamodiventati “amici” dei ragazzi che seguivamo, quando ci siamoresi conto che loro si fidavano di noi e si sentivano protetti esicuri. É stato bello sentirsi dire “grazie” quando qualcuno diloro ha avuto bisogno di un consiglio, di sfogarsi, di espri-mere i propri sentimenti. L’associazione era diventata perquesti ragazzi una seconda casa dove i ragazzi, i responsa-bili e i volontari formavano una grande famiglia.

RACCONTI DI SERVIZIO CIVILE

Attività del progetto Vivere Insieme

XIV

Molto coinvolgente e interessante è stata la costituzione diuno sportello “Centro Servizi Donna” con l’obiettivo di so-stenere tutte quelle donne che ne avessero bisogno. Altrimomenti indimenticabili sono stati “La Carovana Antima-fia”, le iniziative per i “Cinquant’anni dell’Arci”, ma in par-ticolar modo le iniziative inerenti “I Campi di Lavoro” deibeni confiscati alla mafia. É stata un’esperienza unica co-noscere e confrontarmi con ragazzi che provenivano daaltre regioni d’Italia. Ricordo simpaticamente quando Giu-lia appena arrivata mi chiedeva se in Sicilia si usa salutarele persone baciandole o meno. C’è stato proprio uno scam-bio di tradizioni e di cultura.Ho scelto l’Arci perché è stata da sempre un’associazionemolto vicina ai giovani, un’associazione che lotta per i di-ritti degli uomini e per un mondo migliore.... E come hodetto durante il colloquio di selezione: «Comunque vadasarà una bella esperienza», e così è stato!

Rosaria Alaimo

A confronto con l’”altro”

Tra le molteplici attività previste dal progetto Al Salam lapiù importante ha riguardato il sostegno scolastico per iminori figli di migranti. Nell’arco di una settimana, senza la pretesa di esserlo, hoassunto per i ragazzi il ruolo di un’educatrice. I rapportiumani creatisi con i ragazzi che vedevo giornalmente sonostati molto importanti, ma non hanno mai influenzatol’obiettività nel lavoro che svolgevo. Ho cercato di alternare gli insegnamenti prettamente sco-lastici a quelli che potrebbero avvicinarsi al concetto di“scuola di vita”, e di essere d’aiuto quando nascevano pro-blemi tra le complesse dinamiche interpersonali degli ado-lescenti. Spesso è stato necessario intervenire confermezza, e anche questo ha richiesto coraggio. D’altronde,ritengo sia stato stupefacente notare i progressi dei ra-gazzi, i loro sorrisi dopo le piccole vittorie, per loro cosìgrandi. Anche i ragazzi che all’inizio consideravo non moltoportati per lo studio di determinate materie, sono riusciti asorprendermi e a farmi capire che con le giuste attenzionie il tempo necessario chiunque può raggiungere determi-nati livelli. Inoltre ho appreso moltissimo dalle tradizioni e abitudinidelle diverse comunità presenti a Messina, ho preso mag-giore coscienza del loro disagio giovanile, dei disagi di unosradicamento.Circa a metà anno ho tenuto un corso di lingua italiana aclassi di migranti in età adulta e non, un insegnamento cheè diventato presto un’occasione per confrontarsi gli uni congli altri. E’ stato quindi indispensabile instaurare un rap-porto diretto e semplice, vivendo le difficoltà di chi si avvi-cina ad una nuova lingua per la prima volta come fosserole mie, visto che spesso durante le lezioni facevo riferi-mento a termini stranieri ed ero corretta nella pronuncia.Tra le varie classi la mia è stata sicuramente la più varie-gata (Argentina, Francia, America, Filippine, Sri Lanka, Tu-nisia). Purtroppo le classi numerose si riducono rapidamente siaper le enormi difficoltà incontrate nell’approccio alla nuova

lingua, sia perché alle volte al migrante lavoratore ba-stano pochi elementi di grammatica, ma anche perchéspesso i datori di lavoro non concedono loro molto tempoper apprendere.Un’ altra attività di gran rilievo è stata la sistemazionedel Centro di Documentazione. Ciò ha comportato: re-stauro del libro, catalogazione per argomento, inseri-mento in un database informatico, aggiunta del bollino diriconoscimento, collocazione ordinata nella scaffalatura.Ognuna di queste operazioni per ognuno dei 2000 libritrattati. Un lavoro immane, ancora oggi entrando nellanuova biblioteca ci chiediamo come sia stato possibileriuscirci, ma l’averlo fatto ci riempie d’orgoglio.Di questo anno ho un ottimo ricordo. Certo, essere unvolontario retribuito è una grossa responsabilità: ci sisente a tutti gli effetti un dipendente per il carico di re-sponsabilità che ci investe. Ma ho avuto accanto un’ot-tima equipe; ho semplicemente adorato i miei colleghi,con i quali si è instaurata una bellissima amicizia. E’molto più quello che ho ricevuto in termini di crescitapersonale ed esperienza lavorativa, di ciò che ho offerto.Non dimenticherò mai questa esperienza.

Maria Luisa Grasso

“Purtroppo molti di loro vivono in uncontesto in cui la speranza non è piùdi moda. La morte del futuro comeluogo di speranza è il lutto più grave.Insieme vivono la paura di non riu-scire a diventare socialmente visibili”.

Alessandra Nucera

XV

“A conti fatti credo che loro mi ab-biano dato più di quanto avrei potutodare io, e ciò che porto nel cuore è lalezione di vita che questi bambini mihanno lasciato”.

Carla La Mattina

A contatto con il disagio mentale

Mi lasciai subito entusiasmare dalla novità che avrebbecolorato questo mio anno: nuova gente, nuovi ambienti,nuove parole, nuove esperienze, nuove emozioni.Penso che non dimenticherò mai i primi giorni di servizio.Rimasi meravigliata, incantata: era come se mi stesseroaspettando da tempo. Questo mi riempì il cuore di pro-fonda gratitudine e mi ha fatto capire che se un individuoè trasfigurato dalla malattia mentale può continuare asperare e desiderare.Senza ombra di dubbio mi sono sentita subito ben accoltaed il desiderio di relazioni sane, genuine, spontanee hannoreso piacevole ogni minuto che abbiamo trascorso in com-pagnia. Mi piace stare con loro, mi piace impegnarmi conloro, pensare qualcosa per loro, vederli più attivi ed entu-siasti, tutti insieme come una grande famiglia, piuttostoche seduti soli ed in silenzio su una panchina.Durante l’intensa attività di drammatizzazione percepivoil gruppo come un unico cuore che prova diverse soffe-renze e che cominciava a desiderare tante cose: soffrivocon loro, desideravo che la loro vita si svolgesse nel mi-glior modo possibile, ho camminato con loro. Chi avrebbe mai potuto regalarmi un’esperienza cosìunica?È stato un lavoro continuo con me stessa, come in queimomenti in cui l’entusiasmo veniva meno e la situazionesembrava capovolgersi: erano loro a passare il tempo conme, a tenermi compagnia, a farmi ridere, a farmi pen-sare ad altro, nel semplice stare insieme c’è stata unasapiente pedagogia che mi ha consolato e spero abbiaconsolato. Tante volte mi sono chiesta se non è stato esa-gerato provare quello che ho provato, investire quantoho investito, ma una cosa mi tiene tuttora su e mi con-vince: la consapevolezza di voler godere della mia vitaed insieme la responsabilità naturale e culturale che honei confronti della vita stessa.