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Gianna Baucero I In viaggio n viaggio con il cardinale con il cardinale Guala Bicchieri in Inghilterra (1216-1218): dalla corte inglese alla fondazione della basilica di S.Andrea in Vercelli Con immagini e notizie inedite sulla storia della basilica vercellese

In viaggio con il Cardinale

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di Gianna Baucero Guala Bicchieri in Inghilterra (1226-1218): dalla corte inglese alla fondazione della basilica di S. Andrea in Vercelli

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Page 1: In viaggio con il Cardinale

Gianna Baucero

IIn viaggion viaggiocon il cardinalecon il cardinale

Guala Bicchieri in Inghilterra (1216-1218): dalla corte inglese alla fondazione della basilica di S.Andrea in Vercelli

Con immagini e notizie inedite sulla storia della basilica vercellese

ISBN 978-8895125107

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Gianna Baucero è docente ordinaria di Lingua e Letteratura Inglese.

Appassionata di storia medievale inglese, ha fondato nel 2005 l’Associazione Culturale Chesterton, che si occupa della riscoperta e della valorizzazione della fi gura di Guala Bicchieri e dei legami che univano Vercelli all’Inghilterra in epoca medievale.

Nel 2005, in occasione della mostra “Scrinium Cardinalis” ha realizzato con Dr. James Gardom, attuale Dean and Chaplain of Pembroke College Cambridge, e con l’assessore alla Cultura del Comune di Vercelli, Dott. P. Giorgio Fossale, la ripresa dei rapporti tra Vercelli e St.Andrew’s Chesterton, la chiesa che fu donata a Guala dal re inglese Henry III.

Si occupa di ricerca storica e dell’organizzazione di eventi che avvicini-no Vercelli alla cultura inglese e promuovano l’immagine di Vercelli nei Paesi anglo-sassoni: ha organizzato il tour del Choir of Ely Cathedral a Vercelli e provincia nel 2006, il tour del Pembroke College Chapel Choir a Vercelli nel 2007 e numerose conferenze dedicate a Guala Bicchieri e alla sua legazione inglese.

Ha collaborato con l’Assessorato alla Cultura di Vercelli in occasione dell’evento espositivo “Peggy Guggenheim e l’Immaginario Surreale” del 2007/8, organizzando il ciclo di conferenze “Da Guala a Guggenheim”.

Nel corso dei suoi frequenti viaggi in Inghilterra ha realizzato diversi reportages fotografi ci, dai quali ha tratto alcune delle immagini contenute nel volume.

SAVIOLOEDIZIONI

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SAVIOLOEDIZIONI

Page 2: In viaggio con il Cardinale

Con il patrocinio di:

Comune diVercelli

Arcivescovado diVercelli

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Gianna Baucero

In viaggiocon il cardinale

Guala Bicchieri in Inghilterra (1216-1218): dalla corte inglese alla fondazione della basilica di S.Andrea in Vercelli

Con immagini e notizie inedite sulla storia della basilica vercellese

SAVIOLO

EDIZIONI

Page 5: In viaggio con il Cardinale

ISBN 978-88-95125-10-7

Finito di stampare nel mese di settembre 2008

© Tutti i diritti sono riservati a Paolo Saviolo© Tutti i diritti dei testi sono di Gianna Baucero

Nessuna parte del libro può essere riprodotta in alcuna forma di stampa e/o con mezzi digitali e/o elettronici (incluse fotocopie, registrazioni o recupero e immagazzinaggio di informazioni), senza il consenso scritto dell’editore.I fotografi possiedono i diritti delle immagini che hanno creato autorizzando l’editore alla loro pubblicazione. Vietata la riproduzione.

Impaginazione grafica e copertina di Elisabetta Cavagnino

Prima pubblicazione - Edizione limitata

SAVIOLO

EDIZIONI

Page 6: In viaggio con il Cardinale

Così, nel XIX secolo, scriveva il poeta roman-tico inglese Wordsworth, pensando alla King’s College Chapel di Cambridge. Ma i versi ben si addicono anche alla basilica vercellese di S.Andrea e al suo fondatore, Guala Bicchieri, protagonista di questo libro. Otto secoli dopo la sua costruzione, il dono del cardinale è ancora maestoso e bellissimo. Esso testimonia la gran-dezza di Guala e della sua Vercelli, città d’arte e crocevia del pensiero nel lontano Medio Evo come nel XXI secolo. Anche questo volume na-sce come un dono: è un omaggio al cardinale e al ruolo che egli interpretò sulla scena poli-tica internazionale. Un ruolo di statista, prima che di ecclesiastico, di intelligente giurista e di sensibile riformatore, oltre che di raffi nato amante dell’arte. Gianna Baucero vi ha dedicato anni di studio e di ricerche, ripercorrendo sul suolo inglese le orme del nostro concittadino, ricostruendo i rapporti con Chesterton, esami-nando antichi manoscritti che da secoli riposa-vano negli archivi di colleges e cattedrali inglesi. Dell’autrice è anche gran parte delle fotografi e del volume, in cui prende forma l’Inghilterra di Guala con le sue chiese, le sue guglie, i suoi cieli

“…lassù nel cielo non si pratica il calcolo accuratodei risparmi e delle spese: tali i pensieri di chi plasmò

per i sensi umani queste alte colonne, di chi tracciò questavolta spiovente, sospesa nell’aria (…) dove luce ed ombra

si posano, e la musica ama indugiaree aggirarsi all’intorno come se non volesse morire,come pensieri la cui intima dolcezza testimonia

che nacquero per essere immortali.”

tormentati e i suoi paesaggi di un verde strug-gente che certamente non mancarono di com-muovere anche il cardinale. Su tutto domina la maestosità del gioiello vercellese, S.Andrea, con la pace antica del suo chiostro e il miracolo delle sue alte volte dove “la musica ama indugiare”, oggi come al tempo del cardinale. Un ponte sul-la storia, dunque, questo libro. Collegamento ideale tra la Vercelli di Guala e quella di oggi, ma anche doveroso tributo al fi glio più illustre della nostra città.

Un ringraziamento specialissimo a Gianna Baucero che con determinata passione e pro-fonda conoscenza delle tematiche trattate ha realizzato questo dotto e affascinante volume che consentirà alla città di Vercelli di collegarsi idealmente e culturalmente con tutti i luoghi, i tempi, le persone che credono che le radici sto-riche di una comunità siano indispensabili per proiettarsi verso un futuro di speranza e di pro-duttività artistica orientata al Bello e al Bene.

Pier Giorgio FossaleAssessore alla Cultura, Comune di Vercelli

Prefazione

Page 7: In viaggio con il Cardinale

R ingraziamenti

Desidero ringraziare tutti coloro che, a vario

titolo e con mezzi diversi, mi hanno aiutata nelle

ricerche e nella realizzazione di questo lavoro:

• il professor Nicholas Vincent della East

Anglia University di Norwich, massimo esperto

della missione di Guala Bicchieri in Inghilterra

e autore dell’unica monografi a esistente sulle

lettere e gli acta del legato. Senza gli studi del

professore, i documenti da lui pubblicati e i suoi

consigli il mio lavoro non sarebbe mai esistito.

Il libro è dedicato anche a lui.

• Il professor Mario Guilla, “faro sempre fi sso”

durante il mio viaggio nel tempo alla ricerca di

storie lontane. Sua è la riproduzione (posta in

alto su ciascuna pagina, in funzione di delizioso

elemento decorativo) dell’iscrizione della lunetta

sinistra situata sulla facciata della basilica di

S.Andrea in Vercelli.

• Il professor David Carpenter, autore di

fondamentali studi sul Medio Evo inglese e

particolarmente sui regni di King John e Henry

III. La copia autografata di “The Minority of

Henry III” che il professore mi ha donato rimane

tra gli oggetti a me più cari.

• L’amica e collega professoressa Donatella

Crovella, che ha tradotto alcune delle lettere del

cardinale e ha curato la revisione di tutti i testi

in latino contenuti nel presente volume.

• The Master and Fellows of Trinity College

Cambridge per l’autorizzazione alla pubblica-

zione delle immagini dei manoscritti.

• Il dottor Jonathan Smith del Trinity College

di Cambridge, che mi ha permesso di consultare

i manoscritti relativi a Vercelli e Chesterton e

mi ha fornito aiuto, supporto e materiale;

la sua competenza e disponibilità sono state

determinanti per la nascita di questo lavoro.

• The Chapter of Durham Cathedral, per aver-

mi concesso l’enorme privilegio di pubblicare le

foto della Magna Carta di Durham, della Forest

Charter e di una lettera di Guala Bicchieri anco-

ra perfettamente conservata.

Mrs. Anne Robinson e Mr. Alan Piper.

• The Chapter of Worcester Cathedral e

dr. David Morrison della Biblioteca della

Cattedrale.

• The Chapter of Salisbury Cathedral.

• Dr. James Gardom, Dean and Chaplain

of Pembroke College, Cambridge e già Vicar

of St.Andrew’s Chesterton: la sua intelligenza

e sensibilità hanno permesso di realizzare un

nuovo legame tra Vercelli e Chesterton.

• The Dean and Chapter of Ely Cathedral.

• Rev.nd Dr. Nicholas Moir, attuale Vicar of

St.Andrew’s Chesterton, Mr. e Mrs. Dazeley,

Paul Clarkson e tutti gli amici che a Chesterton

mantengono vivo il “Vercelli link”.

• I compagni di viaggio Claudia Bergamini,

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Silvano Alboresi e Daniela Saglio per la loro in-

sostituibile e generosa collaborazione. Silvano e

Daniela sono anche autori di alcune delle foto

scattate in Inghilterra.

• Tutti i soci dell’Associazione Culturale

Chesterton Onlus, con cui ho condiviso alcuni

dei viaggi in Inghilterra sulle orme del cardinale

Guala Bicchieri e la rinascita dei legami tra

Vercelli e Chesterton.

• I musei e le biblioteche vercellesi (Museo

Leone, Museo Borgogna, Museo del Tesoro

del Duomo, Biblioteca Civica e Biblioteca del-

l’Archivio Capitolare), che mi hanno concesso

immagini e preziosa collaborazione. Un grazie

speciale al presidente del Museo Leone e Acca-

demia di Belle Arti di Vercelli Amedeo Corio,

alla dott.ssa Anna Maria Rosso e alla dott.ssa

Cinzia Lacchia.

• La Biblioteca Reale di Torino.

The Ely Choral Society and the Mayor of Ely.

• La dott.ssa Elisabetta Cavagnino, paziente ed

esperta autrice del progetto grafi co del volume.

Mio marito e mio fi glio. Il libro è dedicato

a loro.

• L’Assessorato alla Cultura della Città di

Vercelli e il suo Assessore dr. P. Giorgio Fossale:

senza la sua mostra “Scrinium Cardinalis” i

miei studi non avrebbero trovato terreno fertile,

questo libro non sarebbe mai nato e Vercelli

non si sarebbe mai riavvicinata agli ambienti

ecclesiastici e culturali inglesi che un tempo

ospitarono Guala Bicchieri e furono legati alla

basilica di Sant’Andrea.

• Ma il ringraziamento più sentito e commosso

va a Paolo Saviolo, il mio editore, che ha voluto

credere in questo lavoro e concedermi la sua

fi ducia, permettendomi di realizzare un progetto

a cui ho dedicato anni di studio e di speranza.

Page 9: In viaggio con il Cardinale
Page 10: In viaggio con il Cardinale

Gianna Baucero

Questo libro nasce come un tributo tardivo

ad uno degli uomini che hanno scritto la

storia. Senza la missione diplomatica di Guala

Bicchieri le sorti dell’Inghilterra e dell’Europa

sarebbero state certamente diverse:

• la corona inglese sarebbe stata affi data al

delfi no di Francia e la Gran Bretagna sarebbe

diventata una sorta di colonia francese

• il popolo inglese forse non avrebbe ottenuto la

conferma della Magna Carta e di conseguenza

l’Inghilterra non sarebbe passata alla storia per

i principi democratici che sin dal Medio Evo

hanno ispirato il suo governo.

Pochi uomini possono vantarsi di aver

raggiunto traguardi così importanti. E tuttavia

Guala Bicchieri non ha ancora ricevuto la gra-

titudine e i riconoscimenti che la sua carriera

avrebbe meritato. Solo in tempi recenti Vercelli,

città natale del cardinale, ha riscoperto e valoriz-

zato le imprese di quel fi glio così grande, la cui

missione inglese ha i contorni di un affascinante

romanzo medievale nel quale intrigo, ardore mi-

litare e lotte religiose si stagliano contro lo sfon-

do della corte d’Inghilterra.

Mi auguro che i miei studi contribuiscano

a restituire a Guala ciò che la polvere del tempo

gli ha ingiustamente sottratto.

Premessa

Page 11: In viaggio con il Cardinale

«Chi tiene gli occhi bassi per paura di inciampare non vedrà mai le stelle».

Questa affermazione certo non si addice

alle aspirazioni e alle imprese del cardinale

Guala Bicchieri, che per tutta la vita seguì

una linea di alto profi lo, regalando a coloro

che ebbero la fortuna di incontrarlo il ricordo

di un uomo forte, coraggioso, volitivo. Pochi

seppero eguagliarlo come giurista e legato

pontifi cio e pochi furono altrettanto generosi

nei confronti della loro città natale.

Grazie alla sua legazione la corona inglese

rimase saldamente in capo al legittimo

sovrano Henry III, l’Inghilterra ritrovò la

pace e le Isole Britanniche si salvarono dalla

conquista francese. Sotto il tocco dolce ma

fermo del cardinale Vercelli si arricchì di

una meravigliosa abbazia che tuttora è il

gioiello e l’orgoglio della città.

Grazie a Guala, Vercelli diventò

centro d’interesse artistico, tappa

obbligatoria per i viaggiatori, polo

culturale di fama internazionale. Un

anno dopo la morte del cardinale,

inoltre, nel 1228, il Comune di

Introduzione

Page 12: In viaggio con il Cardinale

Vercelli fondò la locale università, considerata a

buon diritto tra le più prestigiose d’Italia. Che

Guala fosse un uomo speciale lo aveva capito

anche Innocenzo III, il Papa più potente di

tutto il Medio Evo. Egli volle Guala come legato

pontifi cio e gli affi dò le missioni più delicate sia

in Italia, sia all’estero.

E Guala viaggiava di continuo, in rappre-

sentanza del Pontefi ce, proprio quando l’asso-

lutismo papale trionfava su tutto il continente

e competeva con le più importanti monarchie

europee. E attraverso i suoi viaggi e le sue mis-

sioni Guala imparò a trattare con i potenti della

terra, che si inchinavano a lui come al legittimo

rappresentante del Papa. Uno degli interlocu-

tori più illustri di Guala fu il re inglese John

(Giovanni Senzaterra), che da anni si ostinava

a respingere l’ingerenza del Papa nelle vicende

politiche inglesi. Innocenzo III dapprima lanciò

un interdetto contro l’Inghilterra, poi scomuni-

cò il re e poiché la questione era particolarmen-

te spinosa inviò a Londra il suo uomo migliore:

Guala Bicchieri. Più politica che spirituale, la

missione di Guala in Inghilterra si protrasse per

quasi tre anni, dal 1216 al 1218, durante i quali

il cardinale lavorò contemporaneamente su più

fronti: tentò di piegare King John ad una sin-

cera obbedienza al Papa, intervenne nell’annosa

lotta tra Francia e Inghilterra salvando quest’ul-

tima da una nefasta dominazione francese e in-

fi ne ratifi cò la Magna Carta Libertatum.

Page 13: In viaggio con il Cardinale

Alla morte di John la missione di Guala

si intrecciò con le vicende politiche e perso-

nali di Henry III, che salì al trono nel 1216

alla tenera età di nove anni. Troppo giovane

per regnare da solo, il nuovo re fu affi ancato

da Guala, che lo guidò e consigliò con leal-

tà, quasi come un padre. E’ diffi cile affermare

quanto intensa e sincera fosse l’amicizia tra

Guala e il piccolo sovrano, ma certo la gra-

titudine del re doveva essere profonda, visto

che egli donò al cardinale la chiesa e le ren-

dite di St.Andrew’s Chesterton in segno di

riconoscenza. E’ anche alla generosità di quel

piccolo re che oggi Vercelli deve il suo gioiello

più bello: il cardinale, infatti, investì i proven-

ti ricavati da Chesterton nella costruzione di

Sant’Andrea e di tutto il complesso abbaziale.

E la volle bella, quell’abbazia. La volle nello

stile che dominava nelle grandi capitali euro-

pee e volle che a costruire il suo capolavoro

accorressero i maestri migliori, gli artigiani

più esperti, gli spiriti più raffi nati.

La vide nascere, la sua creatura, posan-

done le prime due pietre nel 1219, al ritor-

no dalla corte inglese. La vide crescere, con-

tinuando a scegliere gli artisti più apprezzati

e le decorazioni più belle. Volle che crescesse

alla svelta, perché era ansioso di vederla fi ni-

ta. E quando cominciò a pensare alla morte,

come tutti i padri previdenti si preoccupò di

assicurarle un futuro: dettò le sue volontà e

lasciò proprio a lei, alla sua creatura, tutte le

ricchezze ed i beni accumulati in una vita di

viaggi e successi. Gli architetti furono gentili

con il cardinale e completarono la costruzione

in soli otto anni. Chissà cosa pensava Guala

mentre la contemplava, fi ssando lo sguardo

lassù, sul rosone, sulle loggette, sulle torri.

Chissà se si accorgeva che, oltre a quelle mera-

viglie, nel cielo erano rimasti anche il sole, la

luna e le stelle... Il sogno del cardinale fu com-

pletato nel 1227. E fa rabbrividire il pensiero

che nello stesso anno lui morì. Ma certamente

continuò a vegliare sulla sua creatura, proteg-

gendola dal suo nuovo trono tra le stelle.

E allora tu, visitatore sensibile, quando

ammiri la basilica nelle notti serene, cerca nel

cielo la stella più bella: la stella del cardinale.

Vercelli. Basilica di Sant’Andrea. Orgoglio e vanto della città natale di Guala Bicchieri,

il complesso fu costruito dal cardinale al ritorno dalla sua legazione inglese. Guala investì nell’impresa

i proventi ricavati dalla chiesa di St.Andrew’s Chesterton e, più in generale, dal patrimonio

che accumulò durante la sua missione inglese.

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Morte di Riccardo Cuor di Leone ed ascesa al trono di Giovanni

Senzaterra, suo fratello

Iniziano le lotte tra il re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra (King John)

e il Papa, alla morte dell’arcivescovo di Canterbury

17 giugnoInnocenzo III consacra Stephen

Langton Arcivescovo di Canterbury

1 ottobreNascita di Henry III,

fi glio di Giovanni Senzaterra

marzoInnocenzo III proclama un

interdetto contro l’Inghilterra

Cronologia degli avvenimenti più importanti

1199-1218

Page 16: In viaggio con il Cardinale

novembreInnocenzo III scomunica

Giovanni Senzaterra

13/15 maggioGiovanni Senzaterra accetta le volontà di Innocenzo III e si

dichiara vassallo del Papa.Pochi giorni dopo vieneassolto dalla scomunica

27 luglioBattaglia di Bouvines

La Corona inglese perde gran parte dei suoi

possedimenti francesi e il sovrano perde il consenso

dei baroni

15 giugnoPrima concessione della Magna Carta (a Runnymede), che verrà

annullata dal Papa in agosto.In settembre i baroni inglesi ribelli

dichiarano deposto Giovanni Senzaterra e offrono la sua corona al delfi no di Francia Luigi VIII.

Nello stesso periodo il Papa scomunica l’arcivescovo di

Canterbury Stephen Langton e lo richiama a Roma.

Tra novembre e dicembreIV Concilio Lateranense,

convocato a Roma da Innocenzo III: è il dodicesimo

concilio ecumenico della Chiesa, il quinto celebrato dopo

lo scisma d’Oriente

Page 17: In viaggio con il Cardinale

gennaioInnocenzo III assegna a Guala

Bicchieri la missione diplomatica in Inghilterra

febbraio/aprileGuala parte per l’Inghilterra e si

ferma in Francia per parlamentare con il sovrano Filippo Augusto e suo

fi glio Luigi VIII

novembreGrande assemblea a Bristol dei

notabili del regno. Seconda concessione della Magna Carta, con

sigilli di Guala Bicchieri e di William Marshal

ottobreMorte di Giovanni Senzaterra

Incoronazione di Henry III a GloucesterWilliam Marshal diventa reggente

e Guala diventa esecutore testamentario del re defunto, nonché

guida del giovane erede al trono

maggioGuala e Luigi VIII sbarcano

separatamente in Inghilterra. Luigi VIII conquista rapidamente il Sud.

Guala lo scomunica

16 luglioMorte di Innocenzo III.Gli succede Onorio III

Page 18: In viaggio con il Cardinale

20 maggioBattaglia di Lincoln

24 agostoBattaglia navale di Sandwich

settembreTrattato di Kingston-Lambeth

novembreTerza concessione della

Magna Carta, di nuovo siglata da Guala e Marshal

Concessione della Charter of the Forest, con i sigilli degli stessi

Henry III concede St.Andrew’s Chesterton in dono perpetuo a Guala Bicchieri, in cambio dei

servigi resi alla Corona nei suoi due anni di legazione pontifi cia

in Inghilterra

novembreAl re viene concessoil sigillo personale

Fine della legazione inglese di Guala Bicchieri e ritorno in Italia

alla fi ne dell’anno.

Nel febbraio 1219 è a Vercelli per la posa delle prime pietre di

Sant’Andrea, la basilica da lui donata alla sua città natale

Page 19: In viaggio con il Cardinale

I principali interlocutori

di Guala Bicchieri

Il rosone della basilica di Sant’Andrea

è uno dei simboli di Vercelli. Lo si riproduce in argento come

oggetto-ricordo della città.

Page 20: In viaggio con il Cardinale

PAPA INNOCENZO III (Pontefi ce dal 1198 al 1216)

PAPA ONORIO III (Pontefi ce dal 1216 al 1226)

JOHN LACKLAND meglio noto in Italia

come re Giovanni Senzaterra (regnò in Inghilterra dal 1199 al 1216). Era re d’Inghilterra, signore d’Irlanda,

duca di Normandia e Aquitania e conte d’Anjou

HENRY III noto in Italia come re Enrico III

(regnò in Inghilterra dal 1216 al 1272). La fi gura del sovrano è citata da Dante nella

Divina Commedia (Canto VII del Purgatorio):

“Vedete il re de la semplice vitaseder là solo, Arrigo d’Inghilterra:

questo ha ne’ rami suoi migliore uscita”1

FILIPPO AUGUSTOdi Francia, della dinastia dei Capetingi

(regnò dal 1180 al 1223)

LUIGI VIII principe e delfi no di Francia,

fi glio di Filippo Augusto (regnò dal 1223 al 1226)

ALEXANDER II,sovrano di Scozia dal 1214 al 1249

LWYWELYNprincipe del Galles (morto nel 1240)

WILLIAM MARSHALnoto in Italia come Guglielmo

il Maresciallo, grande condottiero e cavaliere, Earl of Pembroke e reggente dopo la morte di

King John. La sua data di nascita è sconosciuta, mentre si sa che egli morì nel 1219, l’anno

dopo la fi ne della legazione di Guala Bicchieri.

STEPHEN LANGTONarcivescovo di Canterbury dal 1207 al 1228.

Tra il settembre 1215 e il maggio 1218 Langton fu assente dall’Inghilterra, in seguito

al suo coinvolgimento nelle vicende che condussero alla prima concessione della Magna

Carta (giugno 1215).

PANDOLFOlegato pontifi cio in Inghilterra dal 1218 al

1221 e successore di Guala in Gran Bretagna. A lui William Marshal affi dò Henry III

all’epoca appena dodicenne, quando sentì avvicinarsi la morte. É noto in Inghilterra

come Pandulph e compare nella tragedia “King John” di William Shakespeare, poiché Pandolfo era già stato in Inghilterra prima dell’arrivo di

Guala Bicchieri.

PETER DES ROCHES (morto nel 1238) chief justiciar

d’Inghilterra e vescovo di Winchester (carica che occupò dal 1204 al 1238). Originario della

Touraine, era un abile amministratore, ma anche un esperto di guerra e un uomo d’azione.

Combattè a Lincoln nel 1217 con l’esercito di Henry III e fu determinante nel propiziare la

vittoria del suo schieramento. Alla morte di Gio-vanni Senzaterra fu tra i prescelti per il diffi cile compito di assistere il giovane erede al trono.

1 Dante, Divina Commedia, Purgatorio, canto VII, vv. 130-132.

Page 21: In viaggio con il Cardinale

May the road rise to meet you.

May the wind be always at your back.

May the sun shine warm upon your face.

The rain fall soft upon your fi elds.

And, until we meet again,

May God hold you in the palm of His hand.

Capitolo I In viaggio nel Medio Evo

“Che la strada possa levarsi per venirti incontro. Che il vento possa soffi are sempre alle tue spalle. Che il sole possa splendere dolce sul tuo viso. Che la pioggia possa cadere soffi ce sui tuoi campi. E, fi nché non ci ritroveremo, Che il Signore possa tenerti nel palmo della Sua mano”.

(Antica benedizione popolare irlandese, che si pronunciava in occasione della partenza per un lungo viaggio).

Irish Blessing

Page 22: In viaggio con il Cardinale

Per molti anni l’uomo moderno ha iden-

tifi cato il Medio Evo con un millennio oscuro,

tutto maghi e streghe, monaci e pellegrini, leg-

gende e superstizioni e l’“età di mezzo” è sempre

stata considerata una lunga fase di immobilità,

durante la quale non si lasciava mai il luogo na-

tale, tranne quando si partiva per la guerra. In

realtà il Medio Evo fu tutt’altro che un periodo

statico e buio: fu un’epoca di grande fermento

intellettuale, di profonde trasformazioni sociali

e anche di lunghi viaggi. Gli uomini medievali,

infatti, viaggiavano parecchio, sebbene il loro

concetto di viaggio fosse diverso dal nostro, dal

momento che in genere all’epoca non si viaggia-

va per diletto, ma per necessità.

Nell’Alto Medio Evo, per la verità, i viaggi

subirono un certo declino rispetto alle epoche

precedenti, per effetto delle invasioni barbari-

che, dell’espansione musulmana e del degrado

della antiche strade romane. In quei secoli viag-

giavano quasi esclusivamente i funzionari stata-

li, i feudatari, i messaggeri e i dignitari di corte

e i mercanti, i cui spostamenti rispondevano a

precise esigenze politiche ed amministrative.

Alla loro guida spesso si poneva lo stesso sovra-

no, che poteva controllare i suoi domini sol-

tanto visitandoli periodicamente di persona.

L’incontro con il sovra-

no rappresentava per i sudditi un momento im-

portante, che i più avrebbero ricordato per tutta

la vita, poiché l’origine divina del potere reale

esercitava sul popolo un fascino irresistibile. Per

quasi tutto il Medio Evo, i sovrani furono iti-

neranti, continuamente in viaggio da una capo

all’altro dei loro domini e quando non viaggia-

vano per necessità lo facevano per lunghe battu-

te di caccia in compagnia di valletti e cortigiani.

Il seguito dei sovrani variava tra le 300 e le 1000

persone, a seconda della ricchezza della corte e

delle ragioni del viaggio.

A causa delle pessime condizioni delle stra-

de nel Medio Evo ci si spostava preferibilmente

a piedi o a cavallo e per migliorare le prestazioni

delle cavalcature tra l’VIII e il IX secolo in Euro-

pa fu inventata la ferratura degli zoccoli. Sovrani

e pontefi ci al massimo si spostavano in portanti-

na, soprattutto quando erano malati o feriti, ma

il mezzo rallentava notevolmente la velocità del

convoglio e non era adatto a tutti i tipi di per-

corso.

Nel Basso Medio Evo la situazione mutò

sensibilmente: lo sviluppo agricolo e demogra-

fi co e l’affermazione dell’economia moneta-

ria urbana favorirono la ripresa degli scambi

commerciali, così

Viaggi e viaggiatori medievali

Page 23: In viaggio con il Cardinale

un numero sempre crescente di mercanti prese

a percorrere le vie di comunicazione. Le antiche

strade romane — ormai in pessimo stato, dopo

secoli di incuria e di usura — persero progres-

sivamente la loro primitiva funzione di uniche

arterie di collegamento e una rete di nuove stra-

de secondarie fu creata tra i villaggi e le città, a

tutto vantaggio dei contatti locali. Non si pensi,

però, che nel Medio Evo le uniche ragioni per

mettersi in viaggio fossero la politica o gli scam-

bi commerciali. Ci si spostava anche per cercare

lavoro, come facevano i muratori, i carpentieri

e i mille altri artigiani che si muovevano da un

centro all’altro in cerca di cantieri o di botteghe.

Inoltre si viaggiava per studiare ed i primi a farlo

furono i monaci, che affrontavano viaggi massa-

cranti per salvare dall’oblio o dalla distruzione

pagine di cultura e di civiltà che poi sarebbero

diventate preziose. A partire dal XIII secolo si

potevano incontrare sulle strade anche gruppi

di studenti diretti verso i principali centri uni-

versitari — Parigi, Oxford, Cambridge, Padova,

Vercelli e Bologna — dove la fama dei grandi

maestri richiamava schiere di intellettuali di di-

verse nazionalità.

Instancabili viaggiatori erano poi i saltim-

banchi, i trovieri, i giullari e i cantastorie che

vivevano sulla strada e si esibivano nelle piazze o

nei palazzi, in occasioni festose come fi ere, mer-

cati e banchetti. Di gran lunga meno allegra era

la condizione di chi viaggiava per fede, come i

missionari, i crociati o i pellegrini. Ognuno di

loro aveva un’impresa da compiere, un sogno

da coronare, una meta geografi ca, ma anche

un luogo mentale da raggiungere e per far-

lo doveva affrontare un viaggio pericoloso

ed estenuante. Ma mentre il viaggio di

missionari e crociati era funzionale al

raggiungimento di un obiettivo — dif-

fondere la parola di Dio o riconqui-

stare il Santo Sepolcro — nel caso dei

pellegrini il viaggio “era” l’impresa

Laura Mancinelli,Biglietto d’amore.

Cambridge. St.John’s College.

(…) Non posso nascondervi che

l’impresa che vi affi do non è priva di pericoli,

primo tra tutti i briganti delle strade

e delle foreste, osti e locandieri disonesti.

Cercate di percorrere vie battute

dai mercanti, chiedete

ospitalità nei monasteri e nei castelli

più grandi (…)

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Page 25: In viaggio con il Cardinale

stessa: il pellegrino era infatti il viaggiatore per

antonomasia, colui che lasciava gli schemi e

i ritmi della vita ordinaria per entrare in un

“luogo diverso” e lontano. Non a caso il termi-

ne “peregrinus” deriva dall’avverbio latino “pe-

regre” che signifi ca appunto “lontano”, “fuori”.

Il pellegrino medievale incarnava appieno la

condizione cristiana dell’HOMO VIATOR,

secondo la quale i cristiani sono stranieri di

passaggio (“peregrinus” signifi ca “viandante

estraneo ai luoghi che attraversa”) in un mon-

do che non è il loro e verso una meta ben più

alta dell’esistenza terrena. Il pellegrinaggio

diventava pertanto una metafora dell’espe-

rienza cristiana, una fase del viaggio verso la

vita ultraterrena. Nell’intraprendere il viaggio

i pellegrini “morivano al mondo” — sia pure

solo temporaneamente — e si allontanavano

dalla prosaica quotidianità entrando in una

dimensione mistica, tutta

proiettata verso la contem-

plazione e la trascendenza.

Per questo prima di par-

tire spesso dettavano le

loro ultime volontà. Non

erano soltanto i pellegrini,

tuttavia, a fare testamento

prima della partenza. Lo facevano anche altre

categorie di viaggiatori, perché tutti i viaggi

implicavano mille insidie mortali. Ladri, ban-

diti, assassini, malviventi di ogni sorta erano

sempre in agguato, così come le bestie feroci o

i serpenti velenosi. Inoltre si poteva incappare

in gruppi di lebbrosi, contrarre gravi malattie,

mangiare cibi avvelenati o rimanere vittime di

incidenti mortali.

In epoca medievale le grandi mete di pelle-

grinaggio erano Gerusalemme, Roma e Santia-

go de Compostela. I pellegrini vi si recavano

devotionis causa, ex poenitentia, pro voto o per

altre ragioni (c’era addirittura chi viaggiava

su ordinazione, pagato per affron-

tare un pellegrinaggio in vece

di qualcuno che non poteva o

non voleva viaggiare). Incon-

fondibili per il bordone e la

scarsella, cioè il bastone e la

sacca di cuoio, segni distin-

tivi della categoria, quando

potevano i pellegrini si sposta-

vano a gruppi, per proteggersi

reciprocamente e condividere

l’esperienza del viaggio.

Ely. The monastic buildings.

Page 26: In viaggio con il Cardinale

SIGILLO UTILIZZATO IN VERCELLI QUALE CREDENZIALE PER I PELLEGRINI IN TRANSITO NELLA CITTÀ.

Il sigillo è stato progettato seguendo quanto richie-sto, o suggerito, dalla sfragistica. Si è adottata la forma a mandorla tipica degli antichi sigilli d’uso ecclesiastico che ritroveremo più avanti anche nel sigillo di Guala Bicchieri.All’apice è posta la mitra episcopale: segno distin-tivo del Pastore di una diocesi. Nel caso di Vercelli la diocesi, dal 1817, è retta da un Arcivescovo. Al centro, ad intersecarsi tra loro, il bastone o bordo-ne, segno distintivo dei pellegrini durante il loro cammino di fede; a destra il pastorale, segno di-stintivo della dignità dei Pastori della Chiesa (ci si è ispirati al pastorale degli orafi cremonesi Gia-como e Galeazzo Cambi (detti Bombarda), risa-lente al 1520 e custodito presso il Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli); a sinistra la croce astile nella forma riservata alle diocesi sede di un arci-vescovo metropolita. I tre simboli sono avvolti dal pallio, segno di grande dignità riservato in primis al Papa, poi agli Arcivescovi, ai Patriarchi e ai Pri-mati della Chiesa.Il pallio deriverebbe dalla toga contabulata, cioè ripiegata più volte nel senso della lunghezza. Nel sigillo si è scelto di rappresentare il pallio secondo la forma antica, che si mantenne fi no al IX sec.,

per trasformarsi, dopo l’XI sec., in una forma cir-colare chiusa, con due appendici, una anteriore sul petto, l’altra sul dorso, entrambe terminanti con brevi parti nere. Questa seconda forma è tuttora in uso, tuttavia per il sigillo in questione si è pre-ferito optare per la forma antica in omaggio a Be-nedetto XVI, che ha voluto indossare il pallio di foggia antica forse in memoria di quella centralità cristiana che caratterizzava il mondo occidentale dell’epoca. La confezione dei pallii è affi data alle monache di Torre de’ Specchi in Roma, le quali si servono della lana di due agnelli, benedetti ogni anno nella festa di Sant’Agnese (21 gennaio), presso la basilica omonima*. La scritta AD VIDENDA LOCA SANCTA è stata gentilmente suggerita dal prof. mons. Mario Capellino, Direttore delle Biblioteche Agnesiana e Diocesana di Vercelli, che ha estrapolato la frase dalla lettera di Sant’ Eusebio indirizzata ai Vercel-lesi dal suo esilio a Scitopoli (356).Si reputa particolarmente adatta tale scritta per-ché, oltre a ricordare il primo vescovo di Vercelli, essa è un invito a conoscere i “luoghi santi”, ovun-que essi siano.Sotto l’aspetto grafi co la scritta è stata disegnata ispirandosi fedelmente ai caratteri con i quali è stato composto il celebre Codex Vercellensis Evange-liorum, prima edizione nota dei Vangeli in latino, e per antica tradizione attribuito a sant’Eusebio (IV sec.).Trasversalmente al sigillo un cartiglio reca la scritta “VERCELLI” a memoria del pellegrino che transi-tò o fu ospite della nostra città.

* Le notizie relative al pallio sono tratte da Mario Rigetti, Storia di liturgia. Vol. I, Milano, 1950.

Disegno e commento di Mario Guilla.

Page 27: In viaggio con il Cardinale

Forse non tutti sanno che essi furono anche,

in un certo senso, gli inventori dei souvenirs, in

quanto tornando dal lungo viaggio non mancava-

no mai di portare con sé un oggetto ricordo — nel

caso di chi si era recato a Santiago poteva trattarsi

di una conchiglia raccolta sulle coste dell’Atlanti-

co — che testimoniasse il raggiungimento della

meta e simboleggiasse l’esperienza vissuta. E’ pur

vero che non tutti i pellegrini di cui abbiamo

tracce nella letteratura erano modelli di contri-

zione e virtù: i personaggi di Chaucer in viaggio

verso la tomba di Thomas à Becket a Canterbu-

ry, ad esempio, non lo sono affatto, né il loro

viaggio si avvicina all’esperienza totalizzante cui

abbiamo accennato più sopra. Ma i viaggiato-

ri di Chaucer si distinguono anche per un’altra

funzione, quella di ritrarre con garbato umo-

rismo la middle class inglese dell’epoca, con i

suoi vezzi e le sue debolezze.

Antonio Rimpatta (Bologna, documentato a Napoli dal 1509 al 1511).

San Sebastiano e San Rocco, olio su tavola (particolare). Vercelli, Fondazione Museo

Francesco Borgogna, per gentile concessione del Presidente, avv. Francesco Ferraris.

Vercelli. Basilica di S.Andrea. La facciata..

Page 28: In viaggio con il Cardinale
Page 29: In viaggio con il Cardinale
Page 30: In viaggio con il Cardinale

Per chi non conosceva il cammino, fi n

dall’antichità furono approntati dei manuali da

viaggio, inizialmente detti itinerari (in latino iter

signifi ca viaggio) che contenevano suggerimenti,

consigli, informazioni e descrizioni utili a chi af-

frontava una nuova esperienza. Gli itinerari più

forniti contenevano anche piccoli glossari ove

le parole più comuni erano tradotte in diverse

lingue.

Viaggiare e raccontare divennero presto

attività inscindibili. Il viandante era colui che

viaggiando riferiva notizie, racconti, curiosità,

usanze, testimonianze. Egli offriva la sua espe-

In viaggio con un libro

rienza a coloro che incontrava nei luoghi di

sosta: gli xenodochia, gli hospitalia, gli hospitia.

Così coloro che non potevano lasciare la loro

casa “vedevano” scorci di mondo attraverso gli

occhi dei viaggiatori, mentre magari chi era re-

stio a partire trovava in quelle testimonianze lo

stimolo necessario per mettersi in cammino.

E’ fatale che la trasmissione orale delle notizie

arricchisse di dettagli fantasiosi i racconti dei

viaggiatori, privandoli di una parte della loro

veridicità, ma questa commistione di fantasia,

verità e leggenda è uno degli elementi che ren-

dono suggestivo e intrigante lo studio dell’età

medievale.

In un’epoca ruvida come il Medio Evo, in cui

non si poteva contare sulle prenotazioni on line

o sugli agenti di viaggio, essere viandanti signi-

fi cava chiedere ospitalità a privati, monasteri,

taverne e locande.

La forma di ospitalità medievale oggi più

nota è quella benefi co-cristiana praticata dalla

Chiesa in xenodochia, monasteri, hospitalia ed

hospitia. Gli xenodochia erano speciali edifi ci

adibiti all’accoglienza dei forestieri; erano gestiti

da ecclesiastici e fi nanziati da monasteri, signori

Ospitalità

e persino monarchi. Essi fecero la loro comparsa

in Italia a partire dal IV secolo e si diffusero nei

secoli seguenti, soprattutto tra il V e il VII e tra

il X e l’XI. Gli xenodochia sorsero soprattutto

nelle città, nei grandi santuari, sui valichi alpini

e lungo le vie di pellegrinaggio. L’ospitalità che

vi si praticava si ispirava alla Regula Magistri e

alla Regola Benedettina: era limitata nel tempo

(in genere l’ospite poteva trattenersi al massimo

tre giorni, per non gravare eccessivamente sulle

risorse dell’istituto) e differenziata a seconda del

rango del viaggiatore.

Courtesy Fondazione del Museo del Tesoro del Duomo e Achivio Capitolare di Vercelli. Per gentile concessione del Presidente, avv. Enzo Pozzolo.

Page 31: In viaggio con il Cardinale
Page 32: In viaggio con il Cardinale

Con il passare del tempo il termine xenodochia

fu sostituito da hospitalia e hospitia e poiché pres-

so tali strutture venivano accolti anche poveri e

malati del luogo, la parola hospitale passò poi a

designare ciò che oggi è noto come ospedale.

A partire dai secoli XI e XII le antiche

forme di ospitalità gratuita non furono più suf-

fi cienti a soddisfare la sempre crescente richiesta

di accoglienza: fu così che si affermò l’ospitalità

professionale a pagamento, che veniva offerta

presso taverne e locande. Per la verità i primi

esempi di locande sorgevano presso i santuari già

nell’antichità, ma si trattava di locande gratuite

per lo più destinate a fedeli in visita ai luoghi di

culto. Le locande e le taverne del Basso Medio

Evo erano ben diverse: le frequentavano loschi

individui e donne di dubbia reputazione che

vi si ubriacavano, giocavano d’azzardo e spesso

truffavano gli ignari visitatori. Gli ospiti di que-

sti locali dormivano tutti insieme, in una con-

dizione di pericolosa promiscuità che suscitava

lo sdegno della Chiesa: salvo particolari ecce-

zioni, infatti, agli ecclesiastici era vietato sostare

in questi locali, considerati luoghi di perdizione

inadatti alle persone di sana moralità. Con il

passare del tempo, però, anche la Chiesa dovette

accettare che i chierici dormissero nelle taverne

laddove non si trovasse altra forma di riparo e

sulla base di questa eccezione si affermò poi il

principio di diritto ecclesiastico che permetteva

anche ai pellegrini di pernottare nelle taverne in

mancanza di altri istituti di accoglienza.

Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: “Sono stato ospite e mi avete accolto”

San Benedetto

Vercelli. Basilica di S.Andrea. Tiburio ottagonale e torre campanaria.

Ely. The Monastic buildings.

Page 33: In viaggio con il Cardinale
Page 34: In viaggio con il Cardinale

Se i pellegrini viaggiavano armati solo di

bordone, scarsella e borraccia, gli ecclesiastici di

alto rango si spostavano con grande sfarzo, in-

numerevoli assistenti, cavalli e persino cani da

caccia e rapaci. Già nel V secolo a questa ca-

tegoria di viaggiatori furono concessi gli stessi

diritti di ospitalità riservati ai monarchi: parroc-

chie e monasteri dovevano accoglierli con tutti

gli onori, offrendo vitto e alloggio non solo ai

prelati, ma anche a tutto il loro seguito. Questi

tributi in natura, che erano noti come procura-

tiones (in Inghilterra: procurations), gettarono

sul lastrico non pochi monasteri e parrocchie,

come accadde al monastero inglese di Brindlin-

gton, che fu rovinato dalla visita dell’Arcivesco-

vo di Richmond. Il Concilio Laterano del 1179

cercò di risolvere il problema delle procurationes

ridimensionando il seguito degli altri prelati:

fu stabilito che un arcivescovo avrebbe potuto

viaggiare con 40-50 cavalli, mentre un cardinale

avrebbe potuto averne non più di 25.

A partire dalla fi ne dell’XI secolo alle procu-

rationes riservate ai vescovi si aggiunsero quelle

destinate ai legati pontifi ci e dopo il XII secolo

si affermò la tendenza a trasformare le procura-

tiones in veri e propri tributi in denaro. Come

vedremo più avanti, il cardinale Guala Bicchieri

era autorizzato ad esigere le procurationes e viag-

giava con un seguito certamente sfarzoso.

Ospitalità ai notabili e ai religiosi di alto rango

Ely. The monastic buildings.Firmary Lane. Sulla destra si nota la Black Hosterly.

Page 35: In viaggio con il Cardinale

In fatto di mezzi di trasporto l’uomo medie-

vale disponeva di una scelta alquanto limitata:

poteva viaggiare solo a piedi o in sella ad una ca-

valcatura, che poteva essere un cavallo, un asino,

un mulo. Solo per tratti molto brevi era possibile

ricorrere ad un carro a quattro ruote, che arran-

cava con grande fatica sulle strade dissestate del

tempo. Viaggiare a piedi signifi cava mantenere

una velocità media assai ridotta: non più di 3-4

chilometri all’ora, per un totale di una trenti-

na di chilometri al giorno (quando il tempo lo

consentiva ed il fi sico reggeva), erano in genere

i tempi e le distanze del viaggiatore medievale

medio. In sella ad un animale si poteva arriva-

re a 5-6 chilometri orari: viaggiare a cavallo era

certamente più comodo che procedere a piedi e

permetteva al viaggiatore di mantenere le estre-

mità inferiori asciutte ed integre, ma spesso la

strada era così impervia che il cavaliere doveva

scendere dall’animale e proseguire a piedi. An-

che le merci viaggiavano a dorso di mulo, asino

o cavallo, ma non era raro il caso di viaggiatori

che trasportavano da sé il loro bagaglio, carican-

doselo sulle spalle. Decisamente superiore era la

velocità dei corrieri a cavallo, che percorrevano

fi no a 60 chilometri al giorno, a tutto vantaggio

della diffusione delle notizie e della consegna di

pacchi leggeri. Grazie ai corrieri che si spostava-

no lungo la rete viaria locale una missiva poteva

Mezzi di trasporto

percorrere ampi tratti della Pianura Padana (ad

esempio il tragitto da Torino a Verona) in meno

di due giorni, il che sembra davvero sorpren-

dente anche per i mezzi di oggi.

In mancanza di strade adeguate alla circo-

lazione di veicoli su ruote, dov’era possibile si

ricorreva alle vie d’acqua, con tutti i limiti che

queste comportavano: non tutti i fi umi erano na-

vigabili da grandi imbarcazioni, perciò spesso gli

unici natanti consentiti erano chiatte. A questo

si aggiunga che, nel caso del trasporto via mare,

talvolta le avverse condizioni atmosferiche cau-

savano naufragi o lunghe soste in porto. Infi ne,

in assenza di navi destinate al trasporto esclusivo

di passeggeri, le condizioni dei viaggiatori erano

allucinanti: uomini, merci e animali viaggiavano

insieme, nella stessa stiva, avvolti dall’oscurità e

tormentati da topi, pulci, scarafaggi e miasmi

di ogni tipo. Solo i passeggeri “di alto bordo”

potevano sottrarsi alla promiscuità della stiva.

E’ impensabile che un personaggio importante

come Guala Bicchieri abbia viaggiato nell’oscu-

rità della stiva, tra parassiti e cibi avariati: con

tutta probabilità egli fu accolto nella parte più

confortevole delle navi su cui viaggiò, e godette

di alloggi relativamente arieggiati e riservati. E

tuttavia anche così la traversata della Manica non

dovette essere una crociera di lusso.

Ely. Le guglie della cattedrale si scorgono anche da molto lontano.

Page 36: In viaggio con il Cardinale
Page 37: In viaggio con il Cardinale

Vercelli. Basilica di S.Andrea. La facciata. Sulla sinistra, semi-nascosta dagli alberi, l’antica abbazia.

Page 38: In viaggio con il Cardinale
Page 39: In viaggio con il Cardinale

Capitolo IIL’Inghilterra al tempo di Guala Bicchieri

Quattro generazioni non erano bastate

a fondere il sangue ostile di normanni

e anglo-sassoni o a cementare in un

comune linguaggio e reciproci interessi

due razze avverse, di cui l’una sentiva

ancora l’esaltazione della vittoria mentre

l’altra gemeva sotto tutte le conseguenze

della sconfi tta.

W. Scott, Ivanhoe

Page 40: In viaggio con il Cardinale

Ripercorrere la missione inglese di Guala

Bicchieri signifi ca compiere un viaggio imma-

ginario che ci riporta alla corte dei Plantagenets

- Anjou2.

Alla corte dei Plantagenets

La dinastia ascese al trono d’Inghilterra

nel 1154, alla morte dell’ultimo re norman-

no3 Stephen of Blois, dopo circa vent’anni di

guerra civile. Erano gli anni dei “Pilastri della

terra” di Ken Follett, tempi intrisi di violenza

e di anarchia. Ma anche tempi misteriosi e bel-

li. I primi sovrani della dinastia plantageneta si

distinsero per il loro temperamento collerico e

furioso: si sussurrava che discendessero da Me-

lusine, fi glia di Satana, indicata da leggende

come moglie di uno dei primi conti d’Anjou4.

Il primo re d’Inghilterra della casata dei Plan-

tagenets-Anjou, Henry II, soleva scherzare sulle

sue presunte origini diaboliche, affermando che

i suoi consanguinei non potevano evitare di es-

sere malvagi. Ma queste sono antiche leggende

alimentate dalla fantasia popolare e forse raffor-

zate da qualche storico desideroso di enfatizzare

il potere del casato. A onor del vero, però, sul

nome di Henry II pesa l’ombra della tragica fi ne

dell’arcivescovo di Canterbury Thomas Becket,

assassinato — forse dai sicari del re — sull’altare

della cattedrale.

2 Il termine Plantagenet è un soprannome derivante da “planta genistra”, cioè “pianta di ginestra”. Sembra che il conte Geoffrey of Anjou (noto in Italia come Goffredo il Bello) solesse portare un ramoscello di questa pianta sulla tesa del cappello e che per questo sia passato alla storia come Geoffrey Plantagenet. Secondo un’altra versione, il termine Plantagenet deriverebbe dalla pianta di ginestra raffi gurata sullo stemma di famiglia degli Angioini. In realtà il cognome della famiglia era Anjou, dal nome dell’omonima regione francese della quale il casato era originario. Il primo ad adottare il termine Plantagenet come un vero e proprio cognome fu Richard of York, che intorno al 1460 — in piena Guerra delle Due Rose — volle sottolineare la sua appartenenza alla grande famiglia angioina per rafforzare il suo diritto di successione al trono.3 La dominazione normanna dell’Inghilterra iniziò nel 1066 con la battaglia di Hastings, nella quale si distinse l’astro di William the Con-queror, meglio noto in Italia come Guglielmo il Conquistatore. I Normanni introdussero in Inghilterra i loro usi e costumi, la loro lingua (che da quel momento divenne la lingua della corte e dell’aristocrazia) e il sistema feudale, che si sovrappose all’organizzazione tribale in uso presso le popolazioni anglo-sassoni autoctone. 4 Warren,W.L. King John (New Haven and London, 1997) pp.2-3.

Page 41: In viaggio con il Cardinale

Figlio di Geoffrey of Anjou e della principes-

sa normanna Matilda5, Henry II aveva ereditato

un Paese nel caos, ma aveva saputo ripristinare

l’ordine e la pace e introdurre riforme giuridi-

che6 così lungimiranti da fare di lui un pioniere

della giurisprudenza. I suoi domini si estende-

vano “dai Cheviots ai Pirenei”7, oscurando il

prestigio del re di Francia e dell’imperatore. E

quando, nel 1152, il giovane re sposò la duches-

sa Eleonora d’Aquitania, il suo già vastissimo

regno raggiunse dimensioni inaudite. Eleono-

ra era una donna ricchissima,

bella, potente, invidiata da tut-

ta l’Europa e cantata da poeti e

trovieri. Con lei Henry II ebbe

otto fi gli ( William, Henry, Ri-

chard, Geoffrey, John, Matilda,

Leonora e Joan), dei quali solo

sette sopravvissero. Da monarca

prudente e lungimirante, Henry

II (che aveva ereditato il nome

del nonno materno, discendente

di Guglielmo il Conquistatore)

provvide presto a dettare le sue

5 Matilda era la fi glia del re normanno Henry I, che nel 1135 morì senza eredi maschi. La principessa avrebbe dovuto ereditare il trono, ma Stephen of Blois lo usurpò. Ne nacque una guerra che fi nì solo nel 1153, con Matilda che concedeva il trono al rivale, ma a patto che alla morte di quest’ultimo il nuovo re fosse il principe Henry, fi glio di Geoffrey of Anjou e della stessa Matilda. Stephen morì un anno dopo e la corona effettivamente andò al fi glio della principessa. E’ proprio il giovane Henry — divenuto re come Henry II — il primo sovrano d’Inghilterra della dinastia Plantagenet-Anjou. 6 Le riforme giuridiche più note realizzate da Henry II possono essere così sinteticamente riepilogate 1)introduzione della Common Law 2) introduzione delle cosiddette Constitutions of Clarendon, con le quali il sovrano intendeva sottrarre il clero al giudizio della magistratura ecclesiastica, per affi darlo invece alla magistratura ordinaria. Fu questa la causa della lotta tra Henry II e l’arcivescovo di Canterbury Thomas Becket. Quest’ultimo fu assassinato nel 1170 nella sua cattedrale per mano, si dice, di cavalieri inviati dal re. Nel XX secolo l’argomento è stato ripreso da T.S. Eliot in “Assassinio nella cattedrale”3) l’istituzione di un corpo di magistrati itineranti, che istruivano processi nella varie città del regno, anziché in un unico tribunale centrale; 4) il trial by jury, cioè la sostituzione dell’ordalia con un processo in cui una giuria era chiamata ad esprimersi sulla colpevolezza o innocenza dell’imputato; 5) lo “scutage”, con il quale i feudatari potevano evitare di fornire ai loro signori il servizio militare annuale previsto dal sistema feudale, ma dovevano pagare ai loro signori una somma in denaro detta “shield money”; il signore se ne serviva per assoldare mercenari, che in tal modo poteva tenere al suo servizio ed addestrare per più dei quaranta giorni annui previsti dall’ordinamento feudale. 7 Warren,W.L. op.cit. p.60.8 In realtà successivamente Henry II decise di assegnare a John anche alcuni castelli in Touraine, ma questi erano già controllati dal primo-genito Henry e la decisione fece scoppiare una guerra fratricida.

ultime volontà. Al primogenito Henry, detto il

Giovane Re, erede designato al trono, assegnò la

Normandia; a Richard, futuro eroe della terza

crociata, offrì le terre del Poitou; a Geoffrey pro-

curò la contea di Bretagna attraverso un’oculata

politica matrimoniale. All’ultimo fi glio maschio,

John, invece, non assegnò alcuna delle terre di

Francia o d’Inghilterra, ma solo l’Irlanda8 e fu

così che il principe fu soprannominato “Lack-

land”, “Senzaterra”. Nessun appellativo sarebbe

potuto essere più profetico.

…questa gemma incastonata in un mare d’argento (…)

Questo angolo benedetto, questa terra, questo regno,Quest’Inghilterra.

W. Shakespeare, Riccardo II, atto II, scena 1

Page 42: In viaggio con il Cardinale

La sorte, però, aveva deciso diversamente: il

Giovane Re, infatti, morì prematuramente l’11

giugno 1183 e tre anni dopo scomparve anche

il principe Geoffrey. Alla morte di Henry II,

pertanto — nel 1189 — la

corona passò a Richard I,

il celeberrimo Riccardo

Cuor di Leone, che re-

gnò per dieci anni, ma

trascorse in Inghilterra

solo pochi mesi9. Hen-

ry II e i suoi fi gli “non

sciupavano il tempo

in affetti fraterni”10:

Richard e i suoi fra-

telli furono spesso

in confl itto con il

padre e John fu

9 Richard partecipò infatti alla terza crociata, tra il 1191 e il 1192, distinguendosi nell’assedio di Acri. E’ interessante sottolineare che, pur regnando per dieci anni, dal 1189 al 1199 (per un totale di 117 mesi), Richard si fermò in Inghilterra solo per 6 mesi, mentre trascorse 61 mesi in Francia (per quanto non consecutivamente), 16 mesi in diverse prigioni dell’Austria e della Germania, 15 mesi in Terrasanta, 7 mesi in Sicilia, 1 mese a Cipro e 3 mesi a bordo delle diverse navi crociate su cui si imbarcò. Alla stessa crociata partecipò anche un Vercellese di nome Guala Bicchieri, consanguineo del nostro cardinale. Secondo Mons. Mario Capellino quel Guala Bicchieri che partecipò alla terza crociata e si distinse nell’assedio di Acri del 1191 era il padre del legato pontifi cio protagonista di questo libro (si veda in proposito Documenti vercellesi collegabili ai temi del pellegrinaggio e della processione a cura di Capellino,M. (Vercelli, 2000 p.35). 10 Warren, W.L. op.cit. p.30.

(…) la data della nostra storia risale intorno alla fi ne

del regno di Riccardo, quando il suo ritorno dalla lunga

prigionia era diventato più un desiderio che una speranza

per i suoi sudditi infelici, soggetti nel contempo a ogni

specie di oppressione feudale. I nobili, il cui potere era

accresciuto oltre misura durante il regno di Stefano, mentre

la prudenza di Enrico II li aveva fi no a un certo punto

assoggettati alla Corona, avevano allora ripreso come

non mai l’antica libertà, disprezzando i deboli interventi

del Consiglio di Stato inglese, fortifi cando i loro castelli,

aumentando il numero dei dipendenti, piegando al

vassallaggio tutto il contado e sforzandosi con ogni mezzo

disponibile di porsi ognuno alla testa di forze in grado di

metterli in vista nelle lotte intestine che sembravano incombere.

talvolta sleale nei confronti di Richard, giun-

gendo a tramare con il re di Francia per impa-

dronirsi del trono inglese mentre il fratello era

impegnato nella crociata.

W. Scott, Ivanhoe

Page 43: In viaggio con il Cardinale

Vercelli. Basilica di S.Andrea. Particolari del portale centrale.

Page 44: In viaggio con il Cardinale

Si narra che quando King Richard, di ritor-

no dalla guerra, fu rapito e consegnato all’impe-

ratore, John e il sovrano Filippo di Francia of-

frirono un’enorme somma di denaro al rapitore

affi nché prolungasse la prigionia del re. John era

ostile al fratello Richard perché nel 1191 que-

st’ultimo aveva scelto come erede al trono il gio-

vane principe Arthur, fi glio del defunto Geof-

frey. Le losche trame contro il sovrano rapito

comunque non ebbero successo e così quando

Richard fu liberato, tutti coloro che in Inghil-

terra avevano appoggiato John tornarono ad es-

sere fedeli al loro legittimo re: questi perdonò il

fratello e da quel momento i due collaborarono

lealmente, al punto che negli ultimi istanti di

vita Richard nominò proprio John, e non più il

giovane Arthur, suo legittimo erede. Di lì a qual-

che anno, ereditata la corona del fratello, King

John avrebbe creato i presupposti della missione

inglese di Guala Bicchieri.

King John: da Senzaterra a re d’Inghilterra Era la notte del 10 aprile 1199 quando Wil-

liam Marshal — noto in Italia come Guglielmo

il Maresciallo — Earl of Pembroke e fedele col-

laboratore della Corona inglese, mentre si trova-

va in Francia fu svegliato dall’improvvisa notizia

della morte del re d’Inghilterra. Riccardo Cuor

di Leone era spirato il 6 aprile, colpito a morte

da una freccia nemica durante l’assedio al castel-

lo di Chalus.

Senza por tempo in mezzo, poiché la

successione doveva essere effettuata con la

massima tempestività, Marshal si precipitò a

Rouen dall’arcivescovo di Canterbury Hubert

Walter, e lo indusse ad accettare John come

nuovo sovrano. Ad essere sinceri l’arcivescovo

avrebbe preferito il giovane principe Arthur,

Vercelli. Basilica di S.Andrea. La lunetta di Guala Bicchieri, in

cui il cardinale è raffi gurato nell’atto di offrire

la basilica a S.Andrea.

Page 45: In viaggio con il Cardinale

ma Marshal fu molto persuasivo. Di lì a pochi

giorni, il 27 aprile 1199, John fu incoronato

nell’Abbazia di Westminster, e salutato come

nuovo legittimo sovrano da un’Inghilterra per

la verità non troppo entusiasta. Era il giorno

dell’Ascensione: il principe destinato a vivere

nell’ombra del celebre padre e dei valorosi fratelli

era asceso al trono e ci sarebbe rimasto per 17

anni, fi no all’ottobre del 1216, governando

contemporaneamente sui domini inglesi e sui

possedimenti francesi della sua famiglia. Con

la sua incoronazione si apriva una delle pagine

più importanti, memorabili e al contempo più

tragiche della storia d’Inghilterra: negli anni a

venire, infatti, la Corona inglese avrebbe perso la

Normandia e l’Anjou, tradizionali roccaforti del

potere angioino in Francia; nello stesso periodo

i baroni inglesi sarebbero insorti contro John

costringendolo a concedere la Magna Carta

e infi ne la Gran Bretagna avrebbe rischiato di

diventare una colonia francese. All’inizio del

suo regno, tuttavia, tutto questo non poteva

turbare i sonni del nuovo re ed egli si accingeva

a governare con il fasto e la grandeur propri di

uno degli uomini più potenti d’Europa.

I cronisti dell’epoca non ci hanno lasciato

descrizioni convincenti del nuovo sovrano e

se non fosse per il monumento funebre con-

servato nella cattedrale di Worcester forse per-

sino l’aspetto fi sico del sovrano non ci sarebbe

noto. Se leggiamo “Ivanhoe” di Walter Scott11,

tuttavia, troviamo il ritratto di un uomo aitan-

te, gioviale, elegante, sempre in sella ad un bel

destriero in compagnia di un’allegra brigata di

nobili. Scott racconta che, come tutti i sovrani

dell’epoca, anche John indossava vesti sfarzose

ricamate in oro, un mantello foderato di er-

mellino, un cappello di pelliccia ornato di per-

le, scarpe di marocchino e speroni d’oro. Non

mancava mai di indossare gioielli molto pre-

ziosi, che amava collezionare ed ostentare come

simboli di abbondanza e prestigio. Quanto alle

caratteristiche fi siche, sappiamo che in gioventù

il re portava capelli lunghi e ondulati, ma che

invecchiando diventò quasi calvo; parallelamen-

te, il fi sico del sovrano si appesantì, in conse-

guenza della vita oziosa, della buona tavola12 e

dei vini pregiati13 che il re amava sorseggiare in

compagnia dei suoi ospiti. Quando non era im-

pegnato nelle numerose attività politiche ed am-

ministrative, alle quali si dedicava con grande

passione, dal momento che il governo esercitava

su di lui un fascino irresistibile14, il re si con-

cedeva lunghe battute di caccia, usando falconi

che si faceva inviare appositamente dai sovrani

11 Scott,W. Ivanhoe (ed.Garzanti,1979, 1982) pp.111-112.12 Le leggende raccontano che per un banchetto natalizio nel palazzo di Winchester il re ordinò 1500 polli, 5000 uova, 20 buoi, 100 maiali e 100 pecore. D’altra parte è noto che i sovrani dovevano investire forti somme di denaro in feste e ricevimenti per enfatizzare la ricchezza ed il potere della loro dinastia. 13 A questo proposito vale la pena sottolineare che nel 1203 John esentò i mercanti francesi della regione di Bordeaux dal pagamento delle tasse sulle esportazioni di vino. Gli stessi mercanti ricambiarono il favore sostenendo la causa di John contro il re di Francia. L’alleggerimento della pressione fi scale sui commercianti di vino di Bordeaux favorì un’esportazione di vini pregiati francesi verso l’Inghilterra.14 John fu un sovrano operoso e amante dei suoi doveri di capo di stato. Era molto preciso, amava far catalogare i documenti e aveva capito che con una burocrazia effi ciente si poteva ottenere una migliore amministrazione dello stato. A lui va riconosciuto il merito di aver istituito la fi gura professionale dell’archivista e di aver compreso l’importanza della conservazione dei documenti e della memoria storica.

Page 46: In viaggio con il Cardinale

di Danimarca, Svezia e Scozia. Sappiamo che

era anche un appassionato lettore (possedeva

una ricca biblioteca e scambiava libri sacri con

importanti ecclesiastici) e che non disdegnava il

gioco d’azzardo, sia pure puntando cifre mode-

ste. Energico e dinamico, forte e determinato,

durante i suoi 17 anni al potere John fu con-

tinuamente in moto da un angolo all’altro del

regno: non si fermava mai più di qualche gior-

no nello stesso luogo, non aveva un’unica “vera”

casa e per questo ordinava che le sue residenze

fossero sempre pronte a ricevere la sua visita e

ad accogliere il suo incredibile seguito: con lui

viaggiavano almeno centocinquanta persone e

un’enorme quantità di bagagli. Egli portava con

sé anche barili e sacchi di monete d’argento, che

gli venivano inviati da Londra, dove i sudditi si

recavano a saldare i loro debiti (solo più tardi fu

istituito un sistema di pagamento in loco delle

rendite, in modo da evitare al contante di viag-

giare continuamente in direzione di Londra e

poi verso la corte itinerante del re). Del denaro

che portava con sé il re si serviva spesso per di-

spensare doni ai suoi collaboratori ed amici: era

generoso con i cortigiani fi dati, le donne, e in

generale con tutti coloro che riteneva inferiori a

lui ed ai suoi grandi antenati, forse per un mai

risolto complesso di inferiorità. Non dimenticò

mai di offrire regali alla sua prima moglie, agli

ordini monastici ed alle spose dei suoi dignita-

ri. Fu straordinariamente attratto dalle donne,

che amava corteggiare anche se erano sposa-

te: ebbe cinque fi gli illegittimi e fu osteggiato

da molti dei suoi baroni anche a causa del suo

comportamento licenzioso. Sapeva essere spie-

tato con chi gli era stato sleale, o chi riteneva

pericoloso. Certamente era collerico, dispotico,

autoritario e non esitava a ricorrere alle gabelle

per rimpinguare di continuo le casse dello stato.

Molti di noi lo ricordano rappresentato dal leo-

ne con il pollice in bocca magistralmente creato

da Walt Disney per “Robin Hood”. Il regno di

John infatti coincide con l’epopea del bandito

della Foresta di Sherwood che derubava i ricchi

per aiutare i poveri vessati dallo sceriffo di Not-

tingham e dagli altri funzionari del re. E’ noto

che John ricorreva alla violenza per reagire alla

sua mania di persecuzione e alla sua eccessiva

preoccupazione per le misure di sicurezza, ma

anche per affermare la sua supremazia: ad esem-

pio, soleva tenere in ostaggio15 i fi gli dei nobili,

per accertarsi che i loro padri non lo tradissero

e nel luglio 1212 fece uccidere 28 ostaggi, fi gli

di baroni gallesi, ritenendo che i loro genitori

avessero tramato contro di lui. La sua tendenza

all’uso della violenza trova conferma anche nella

15 Anche William Marshal fu costretto ad affi dare uno dei suoi fi gli in ostaggio al sovrano.

Vercelli. Basilica di S.Andrea.Il galletto di S.Andrea.

Page 47: In viaggio con il Cardinale

vicenda del principino Arthur, nipote del re, in

quanto fi glio di suo fratello Geoffrey. Conside-

rato un pericoloso avversario, nel 1202 il giova-

ne Arthur fu catturato da John durante l’assedio

al castello di Mirabeau e da allora sparì in circo-

stanze misteriose. I più ritengono che il ragaz-

zo sia stato assassinato per volere del re, in una

notte tempestosa, il 3 aprile 1203, mentre il so-

vrano si trovava sotto l’effetto dell’alcool. Ralph

of Coggeshall16 racconta che il principe sarebbe

dovuto essere accecato con un ferro rovente da

Hubert de Burgh, su incarico di King John. E’ a

questa versione della vicenda che probabilmente

si ispirò William Shakespeare nella sua tragedia

King John.

(…)

ARTURO: Se il Cielo vuole

Che tu mi faccia del male, devi farlo.

Mi caverai gli occhi? Quegli occhi

Che non ti hanno mai rivolto, né mai lo faranno,

Uno sguardo corrucciato?

UBERTO: Ho giurato di farlo.

E col ferro rovente te li dovrò bruciare17.

(Atto IV, scena 1)

Ma il giovane Arthur supplica Hubert in modo

così accorato che il compito non viene eseguito

e Hubert concede la grazia al principe:

UBERTO: Vedi per vivere: non toccherò i tuoi occhi

Per tutti i tesori posseduti da tuo zio.

(…)

Silenzio, basta. Addio, tuo zio

Deve solo sapere che sei morto.

Queste spie maledette le riempirò

Di false informazioni. E tu, bel fanciullo,

Dormi senza paura, sicuro che Uberto,

per tutte le ricchezze del mondo, non ti farà

Mai del male18.

(Atto IV, scena 1)

Nella tragedia shakespeareana Arthur muore

gettandosi dagli spalti del castello reale:

“Meglio morire fuggendo che morire

E star fermo. (Salta giù) Ahimè in questi sassi

C’è lo spirito di mio zio. Il Cielo

Si prenda la mia anima e l’Inghilterra

Conservi le mie ossa!”19

(Atto IV, scena 3)

Con tutta probabilità i fatti si svolsero diver-

samente e la leggenda della morte del principe

rimase per sempre come una macchia infamante

sulla reputazione di King John.

Se la tragedia di Shakespeare non ricostrui-

sce fedelmente la vicenda del principe Arthur,

riferimenti più completi essa ci offre in merito ad

un altro dei gravi problemi che affl issero il regno

di King John: i diffi cili rapporti con il papato.

16 Radulphi de Coggeshall Chronicon Anglicanum, ed. J.Stevenson, Rolls Series (London 1875) pp.139-41.17 Shakespeare, Re Giovanni, ed. Grandi Tascabili Economici Newton (Roma, 2004). A cura di Agostino Lombardo, p.109.18 ibid. p.113.19 ibid. p.129.

Page 48: In viaggio con il Cardinale

La lotta tra John e il Papato

La lotta tra King John e il Papato iniziò

nel 1205, alla morte dell’Arcivescovo di Can-

terbury, lo stesso Hubert Walter al quale Wil-

liam Marshal aveva imposto John come suc-

cessore di Richard nel 1199. Walter era stato

anche justiciar e chancellor presso la segreteria

della corte, cioè aveva ricoperto i due ruoli

più importanti della macchina amministrati-

va dello stato. Che un ecclesiastico occupasse

una carica statale non era una novità: da mol-

to tempo la Corona si avvaleva di membri del

clero per incarichi amministrativi anche molto

delicati. Gli ecclesiastici erano infatti più eru-

diti dei laici e inoltre potevano essere retri-

buiti mediante la concessione di preben-

de, parrocchie ed altri benefi ci, a tutto

vantaggio delle casse dello stato.

La linea di demarcazione tra

Chiesa e stato in materia di royal

clerks20 era sempre stata piuttosto sfu-

mata: sia la Chiesa sia lo stato erano

consapevoli dell’utilità dei royal clerks

nell’amministrazione del Paese e la

Chiesa chiudeva un occhio sulla pre-

senza dei suoi uomini tra le fi la dei bu-

rocrati reali, nella consapevolezza che

“una pace imperfetta fosse preferibile

ad un legittimo confl itto”21. Malau-

guratamente, però, durante il regno

20 Così erano defi niti gli ecclesiastici al servizio dello stato. Nacque in questo modo il duplice signifi cato del termine inglese clerk, oggi usa-to sia nel senso di impiegato, sia nel senso di ecclesiastico, membro del clero.21 Warren, W.L. op.cit. p.159.

Page 49: In viaggio con il Cardinale

Ely. La West Tower torreggia in tutta la sua imponenza. Sulla sinistra si

scorge la Lady Chapel.

Page 50: In viaggio con il Cardinale

di King John l’antico equilibrio improvvisamen-

te si infranse allorché si trattò di procedere alla

nomina del nuovo arcivescovo di Canterbury.

Il re credeva di poter scegliere personalmente il

successore di Hubert Walter con la stessa facilità

con cui aveva sempre infl uenzato la nomina dei

vescovi, ma si sbagliava. I monaci di Canterbury

furono lesti ad eleggere segretamente il nuovo

arcivescovo nella persona del loro priore, Regi-

nald, e lo inviarono a Roma presso Innocenzo

III22. King John ne fu informato e reagì con

grande fermezza, punendo i monaci con pesan-

ti sanzioni pecuniarie e costringendoli ad una

nuova elezione, che si concluse con la nomina

di Walter de Grey, il candidato del re. Quan-

do la notizia giunse a Roma, il Papa dichiarò

nulle entrambe le elezioni e propose la nomina

di un terzo candidato, che i monaci accettarono

all’unanimità. Fu così che il titolo di arcivescovo

di Canterbury fu assegnato a Stephen Langton,

che all’epoca non si trovava in Inghilterra bensì

a Parigi: in lui Innocenzo III riconosceva l’uomo

che avrebbe saputo realizzare le riforme del cle-

ro che da tempo Roma intendeva attuare e un

intellettuale di altissimo profi lo, già docente di

fi losofi a ed autore di numerosi trattati. Il nuo-

vo arcivescovo godeva dell’approvazione del-

la Chiesa, ma non di quella del sovrano: King

John accolse infatti con sdegno la notizia della

sua nomina, espellendo i monaci dal monaste-

ro di Canterbury (per anni essi furono costretti

all’esilio in Francia, ove mendicarono aiuto ed

ospitalità), vietando a Langton l’ingresso in In-

ghilterra, dichiarando nemici del re tutti coloro

che avessero osato sostenere Langton e infi ne

confi scando alcune proprietà del clero.

Innocenzo III teneva ovviamente in gran con-

to la questione della scelta dei vescovi, poiché

sapeva che occorrevano uomini di provata fi du-

cia per realizzare le auspicate riforme ed attuare

le direttive del Concilio Laterano del 1179. Egli

decise tuttavia di non intervenire immediata-

mente contro King John, bensì di concedergli

ancora un po’ di tempo, oltre il quale — il 17

giugno 1207— presso la Cattedrale di Viterbo,

consacrò Stephen Langton arcivescovo di Can-

terbury nonostante l’ostinato parere contrario

del re. Nell’agosto dello stesso anno, inoltre, in-

caricò alcuni fi dati vescovi inglesi, tra cui quello

di Ely, di convincere il re a riconoscere Langton

e, in caso di rifi uto da parte di King John, di

proclamare un interdetto23 contro l’Inghilterra.

Il Papa sperava che la minaccia di un interdetto

avrebbe ammorbidito la resistenza del re, come

era accaduto in Francia qualche tempo prima,

22 Innocenzo III salì al soglio pontifi cio nel 1198. Il suo vero nome era Lotario dei conti di Segni e il suo pontifi cato è passato alla storia come uno dei momenti di massima affermazione dell’autorità papale. Innocenzo III si considerava infatti non solo un successore di Pietro, bensì il vicario di Cristo, un sovrano universale investito direttamente da Dio e quindi superiore a tutti gli altri monarchi. In virtù di questa superiorità egli investiva uffi cialmente i sovrani con la sacra unzione, li controllava, li giudicava e non esitava a condannarli se li riteneva indegni di difendere la Chiesa o colpevoli di non rispettare l’autorità papale. Le massime sanzioni comminate dal Papa furono l’interdetto e la scomunica, che Innocenzo usò come armi invincibili per ottenere l’obbedienza dei sovrani europei alla Chiesa di Roma. Tenace assertore della sua missione di guida del mondo cristiano, il Pontefi ce fu quasi ossessionato dalla minaccia delle eresie e dell’espansione turca: per questo bandì una crociata contro gli albigesi nella Francia meridionale e promosse la quarta crociata per la liberazione del Santo Sepolcro. Egli inoltre sollecitò la ripresa della “reconquista” spagnola contro i Mori oppressori. Sulla scena politica europea Innocenzo si schierò dapprima con Ottone IV di Brunswick e poi con Federico II di Svevia. Parallelamente, il suo iniziale sostegno a favore della Corona francese si trasformò in lotta contro la stessa quando il re inglese King John si dichiarò vassallo di Roma.23 Il termine “interdetto” indica un provvedimento punitivo che la Chiesa cattolica romana adotta nei confronti della Chiesa di un certo territorio o di un’intera nazione. In conseguenza di tale provvedimento nell’area da esso colpita tutte le chiese vengono chiuse, i sacramenti sono aboliti e le manifestazioni pubbliche di culto sono vietate. L’interdetto può colpire anche una persona fi sica.

Page 51: In viaggio con il Cardinale

quando la voce del Pontefi ce aveva tuonato con-

tro la bigamia di re Filippo Augusto. Ma King

John non tornò sui suoi passi e perseverò nella

sua ostinazione anche quando il Papa inviò ai

vescovi un’esortazione a contrastare la linea del

re senza timore (in cui dichiarava che John do-

veva essere aiutato dai membri del clero a ritro-

vare il rispetto per Dio e per la Chiesa). Anche

John fece uso dell’informazione per sostenere

la sua causa: fu sempre attento a mostrarsi ri-

spettoso verso Roma e pronto a negoziare con

il Papa, sia pure solo apparentemente. Paralle-

lamente egli fece in modo di dipingere la sua

vertenza con Roma come un’ingiusta persecu-

zione contro la sua persona,

la sua corte, il clero inglese e

le più antiche tradizioni del

Paese. Dal canto suo, Inno-

cenzo III non era uomo da

arrendersi facilmente: nel

marzo 1208 egli proclamò

uffi cialmente la sentenza di

interdetto contro l’Inghil-

terra, forse credendo che il

re si sarebbe arreso di fronte

alla realtà del provvedimen-

to. Contrariamente alle aspettative, King John

rispose all’interdetto con una manovra fi nanzia-

ria fulminea estremamente vantaggiosa per le

casse dello stato perennemente a corto di liqui-

dità: il giorno in cui il clero inglese si schierò

uffi cialmente a favore del Papa (24 marzo 1208)

in ottemperanza alla sentenza di interdetto, il re

inviò uno stuolo di agenti speciali presso tutti i

possedimenti ecclesiastici, che furono confi scati

e trasferiti alla Corona. Il sovrano conservò il

possesso delle proprietà per un breve periodo,

poi restituì i beni ai legittimi proprietari, ma in

cambio di forti somme in denaro e una percen-

tuale sulle rendite. Non conosciamo i dettagli

dell’operazione, poiché purtroppo i documenti

relativi ad essa sono andati perduti o distrutti,

ma è lecito pensare che la manovra abbia frutta-

to una piccola fortuna.

Con la sentenza di interdetto la vita del clero

e dei cristiani d’Inghilterra subì un radicale mu-

tamento. Solo il battesimo dei neonati e la con-

fessione dei moribondi erano ammessi, men-

tre gli altri sacramenti e tutte le altre pratiche

di culto furono vietati. Le

chiese erano chiuse, i luo-

ghi consacrati erano deserti,

e la gente cominciò ad eri-

gere croci sulle strade, nelle

piazze, in luoghi pubblici,

soprattutto in occasione

della Settimana Santa. Nel

1209 Innocenzo III con-

cesse ai monaci di celebrare

la Santa Messa una volta la

settimana, ma rigorosamen-

te a porte chiuse, e nel 1212 permise ai mori-

bondi di ricevere l’estrema unzione. In linea di

massima dalla metà del 1208 per ben sei anni i

fedeli inglesi non poterono accostarsi all’altare,

contrarre matrimonio religioso, essere seppelliti

in terreno consacrato. Le fosse erano scavate nei

boschi e nei casi più estremi i cadaveri venivano

gettati nei corsi d’acqua. In assenza di cerimonie

celebrate in chiesa, i fedeli tendevano a riunirsi

in altri luoghi, come le case o i cortili privati.

Vercelli. Basilica di S.Andrea. Interno.

Page 52: In viaggio con il Cardinale
Page 53: In viaggio con il Cardinale
Page 54: In viaggio con il Cardinale

Paradossalmente, la pratica dei pellegrinaggi

non fu bandita, ma, anzi, incoraggiata, e lo stes-

so King John si recò più volte in pellegrinaggio

alla cattedrale di Canterbury e presso altri luo-

ghi santi del Paese come un qualsiasi devoto cri-

stiano. E’ lecito pensare che il re ostentasse fede

e carità più per aggiudicarsi il consenso popolare

che per sincera devozione.

Nonostante le pesanti conseguenze arrecate

dall’interdetto ai danni della vita religiosa del

Paese, comunque, King John rimase fermamente

arroccato sulle sue posizioni. Nel novembre

1209 Innocenzo III ricorse alla scomunica24

del sovrano, ma ancora una volta King John

non si lasciò impressionare e reagì inasprendo

la pressione fi scale sulle proprietà del clero. Il

risultato fu che molti vescovi contrari alla politica

ecclesiastica del monarca scelsero la via dell’esilio

volontario e si rifugiarono in Francia. I loro beni

furono confi scati, svenduti, trascurati e nuovi

vescovi furono nominati tra gli amici del sovrano

in sostituzione degli assenti, anche se in regime

di interdetto non si poteva procedere alla loro

consacrazione uffi ciale. Sorprendentemente, per

tutto il periodo dell’interdetto e della scomunica

King John continuò a effettuare donazioni agli

ordini monastici e leggere testi sacri. Giunse

anche a chiedere di essere sepolto nella cattedrale

di Worcester, presso la tomba di St. Wulfstan,

un santo al quale si professava particolarmente

devoto. Naturalmente l’opinione pubblica

veniva puntualmente informata sulle opere di

bene del re, che durante l’interdetto furono

triplicate: in tal modo John rafforzava la sua

immagine di uomo pio e di sovrano generoso

e moderato. Anche quando il Pontefi ce inviò in

Inghilterra il legato Pandolfo, a proposito del

quale Shakespeare ha lasciato tracce importanti

nella già citata tragedia King John, il sovrano

si preoccupò di ostentare la sua disponibilità

a dialogare con la Chiesa di Roma, sia pure

respingendo le proposte del legato e lasciando

di fatto la situazione inalterata. In occasione

della visita di Pandolfo il re potè contare sulla

tacita approvazione dei baroni, che non spesero

una parola a favore del Papa. E’ lecito tuttavia

concludere che essi fossero più perplessi e confusi

che realmente favorevoli al re. Di fatto anche

l’aristocrazia inglese era ormai preoccupata per

Tutto il Kent ha ceduto; laggiù resiste Soltanto il castello di Dover; Londra

Ha accolto da ospite gentileIl Delfi no e le sue truppe

W. Shakespeare, King John, atto V, scena 1

24 Scomunica: il termine deriva dal latino excommunicare, cioè escludere dalla comunità. Scomunicare signifi ca estromettere una persona dalla comunità dei fedeli alla Chiesa Cattolica Romana. La scomunica è la massima punizione comminata dalla Chiesa di Roma: colpisce solo le persone fi siche (e in questo si differen-zia dall’interdetto, che colpisce luoghi o intere comunità), tanto laiche, quanto ecclesiastiche. La persona colpita dalla scomunica è estromessa da tutte le attività della Chiesa intesa come società. Conseguentemente non può accedere ai sacramenti, partecipare alle funzioni religiose, essere sepolta con rito cristiano in terra consacrata. Se lo scomunicato è un membro del clero, il prov-vedimento gli vieta di ottenere cariche ecclesiastiche, celebrare la messa, amministrare i sacramenti. Quando lo scomunicato è un sovrano, la punizione scioglie i sudditi dall’obbligo di fedeltà al loro capo, e, di fatto, priva quest’ultimo della sua autorità politica.

Vercelli. Basilica di S.Andrea. La navata centrale.

Page 55: In viaggio con il Cardinale

la crescente tirannia di John e cominciava a

vedere in lui una potenza destinata a minacciare

anche i diritti della nobiltà. Di lì a poco, infatti,

gli scenari sarebbero radicalmente mutati.

Dopo il 1211 King John si trovò ad affron-

tare tre grandi ostacoli: la sua ostinata intenzio-

ne di riconquistare i territori francesi persi nella

guerra contro Filippo Augusto; l’ormai annosa

lotta con il Papato; la crescente ostilità dei ba-

roni inglesi, sempre più stanchi delle vessazioni

imposte dal re. King John era giunto al pun-

to di costringere i baroni ad un indebitamento

pressoché insanabile nei confronti della Corona,

sperando di conservare così la fedeltà dell’aristo-

crazia. In realtà il suo metodo sortì l’effetto con-

trario, esasperando i baroni oltre ogni limite di

sopportazione. I tre ostacoli si intrecciarono in

modo inestricabile, cosicché King John si trovò

circondato da nemici su tutti i fronti.

L’Inghilterra sembrava ormai sul punto

di soccombere. Nel 1212, però, proprio quan-

do “i cieli si erano improvvisamente oscurati per

la casa d’Anjou”25, William Marshal (che pure

era caduto in disgrazia intorno al 1208) tornò

a recitare quel ruolo di indispensabile soste-

gno della monarchia inglese che oggi tutti gli

riconoscono, convincendo 26 baroni irlandesi a

rinnovare il loro giuramento di fedeltà a King

John e dichiararsi pronti a “vivere o morire per

il re”. Parallelamente, Marshal consigliò al re di

riconciliarsi con il Papa e si offrì come media-

tore tra i due contendenti. Il sovrano prese in

seria considerazione il suggerimento di Marshal

in merito alla vertenza con Roma, anche perché

da più parti gli erano giunte notizie inquietanti:

si sussurrava che Innocenzo III fosse sul punto

di deporre King John e offrire la sua corona al

re di Francia. Certamente le voci erano fondate:

non solo il Papa era deciso a ridurre John all’ob-

bedienza, ma i Francesi, volendo approfi ttare

del momento favorevole, si stavano preparando

ad un’invasione dell’isola. E quel che più conta

è che l’invasione sarebbe avvenuta con la piena

approvazione del Papa e in difesa della Chiesa di

Roma. John decise allora di inviare a Roma una

delegazione che doveva annunciare al Pontefi ce

la disponibilità della corte inglese ad accettare le

condizioni proposte dal legato Pandolfo.

Nella primavera del 1213 la Francia era ormai

pronta all’attacco e John aveva radunato un esercito

nel Kent per contrastare la minaccia nemica, quan-

do il sovrano inglese realizzò la mossa a sorpresa

più geniale di tutto il suo regno: il 13 maggio 1213

accettò di ricevere l’arcivescovo di Canterbury Ste-

phen Langton e i vescovi che si erano rifugiati in

Francia e due giorni dopo, con un documento fi r-

mato dai notabili del clero e della Corona, tra cui

William Marshal, offrì al Pontefi ce l’Inghilterra e

l’Irlanda, dichiarandole feudi papali. Contestual-

mente egli si dichiarò vassallo del Papa e pronto

ad accogliere le decisioni della Santa Sede.

25 Warren, W.L. op.cit. p.201.

Page 56: In viaggio con il Cardinale

Attraverso questa Carta, autenticata con il nostro sigillo, vogliamo

che sia noto a tutti che noi, avendo offeso Dio e la nostra santa

madre Chiesa in molti casi, e pertanto essendo alquanto bisognosi

della divina misericordia, e non avendo altro da offrire che

noi stessi e il nostro regno come dovute ammende a Dio e alla

Chiesa, desideriamo umiliarci per Colui che umiliò se stesso per

noi sino alla morte; e, ispirati dalla grazia dello Spirito Santo,

e non indotti dalla forza o dalla paura, ma dalla nostra libera e

spontanea volontà, e dal consiglio dei nostri baroni, liberamente

offriamo a Dio e ai suoi Santi Apostoli Pietro e Paolo, e alla Santa

Romana Chiesa nostra madre, e al signore papa Innocenzo e ai

suoi successori cattolici, l’intero regno d’Inghilterra e l’intero

regno d’Irlanda, con tutti i loro diritti e le loro proprietà, per la

remissione dei nostri peccati e dei peccati dei membri della nostra

famiglia, siano essi viventi o defunti. Pertanto d’ora in poi noi

controlliamo tali regni ricevendoli da Lui (il Papa, n.d.t.) e dalla

santa romana Chiesa dei quali ci professiamo vassalli... 26

26 Selected Letters of Pope Innocent III concerning England 1198-1216, ed. C.R. Cheney & W.H. Semple (London, 1953) e Foedera, Conven-tiones, Litterae et cuiuscumque generis Acta Publica, ed. T. Rymer, New Edition, vol.I, part i, ed. A.Clark and F.Holbrooke (London,1816), p.144. Il testo del documento è riportato anche dal professor Warren, op.cit. p.208 (la traduzione del brano è dell’autrice).

Page 57: In viaggio con il Cardinale

L’atto di sottomissione al Papa è mirabilmente registrato anche da Shakespeare nella tragedia King John:

RE GIOVANNI: (dando la corona al cardinale)

Così ho consegnato alla vostra mano

Il cerchio della mia gloria.

CARDINALE PANDOLFO (restituendo la corona)

Riprendete da questa mia mano, per concessione

Del Papa, la vostra sovrana grandezza e autorità.

RE GIOVANNI: E voi mantenete la vostra parola

Sacra. Andate incontro ai Francesi

E a nome di Sua Santità usate

Tutto il vostro potere per fermare

La loro marcia prima che noi

Ne siamo infi ammati. Le nostre contee

Scontente si ribellano, il nostro popolo

Rifi uta l’obbedienza, giurando lealtà

E totale sostegno a sangue straniero,

A un monarca forestiero. Questa inondazione

Di umori disordinati, soltanto voi

Potete placarla. Dunque non indugiate,

Perché il presente è così ammalato

Che la medicina deve essere somministrata

Al più presto, impedendo mali incurabili.

(…)

CARDINALE PANDOLFO (…) Dopo la vostra arroganza nei confronti del Papa

(…) la mia lingua

(…) riporterà

Il bel tempo nel vostro Paese tormentato.27

(Atto V, scena 1)

27 Shakespeare,W. op. cit. p.141.

Page 58: In viaggio con il Cardinale

L’inattesa svolta fu accolta dal Papa come

un balsamo ristoratore su una piaga da tempo

dolente. Non era la prima volta che uno stato

si piegava al Pontefi ce dichiarandosi feudo pa-

pale. Lo avevano già fatto la Sicilia, la Polonia,

il Portogallo, la Danimarca, la Svezia e il Regno

d’Aragona. Ma la resa inglese regalava un nuovo

prestigio alla Santa Sede e ingigantiva il già

vasto potere politico di Innocenzo III.

In cambio della sottomissione, il 20

maggio 1213 John fu assolto dalla scomunica: il

provvedimento fu emanato da Stephen Langton, a

nome del Pontefi ce. L’interdetto, tuttavia, non venne

ancora annullato, perché John doveva prima risarci-

re il clero che aveva vessato ed espropriato durante

gli anni di lotta con il Papato. Con il documento

del 15 maggio cui abbiamo accennato più sopra il

sovrano si era anche impegnato a versare alla Chiesa

di Roma una somma annuale pari a mille marchi in

cambio del feudo d’Inghilterra e Irlanda.

Page 59: In viaggio con il Cardinale

28 Il Peter’s Pence era l’Obolo di San Pietro, ossia l’offerta in denaro inviata fi n dall’antichità a coloro che annunciano il Vangelo e si pren-dono cura dei bisognosi (si veda: Atti degli Apostoli 4,34; 11,29). In Inghilterra l’usanza di versare l’obolo alla Chiesa di Roma si affermò stabilmente nell’VIII secolo, durante la dominazione anglo-sassone. Dall’Inghilterra la pratica si diffuse nel resto d’Europa con il nome di “Denarius Sancti Petri”. Nel mondo cattolico questa colletta è ancora in uso e viene effettuata in prossimità della solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. 29 Per quanto riguarda il marco rimandiamo all’opera del prof. Warren (op.cit. p.28, nota), nella quale lo storico spiega che non è possibile quantifi care il valore del marco paragonandolo alla moneta attuale. Il professore precisa che un marco dell’epoca poteva valere circa due terzi di una sterlina (“i.e.135s. 4d.”). 30 Warren, L. op.cit. p.208 (la traduzione del brano è dell’autrice).

(…) E come pegno della nostra eterna gratitudine, vogliamo

e decretiamo che dalle nostre rendite personali e dai pro-

venti che ricaveremo dai suddetti regni, la Chiesa di Roma

riceverà, per tutti i servigi e i costumi che noi siamo tenuti a

rispettare (oltre al pagamento del Peter’s Pence28

)

la somma annua di 1000 marchi.29

(…)

E se noi o qualcuno dei nostri successori avrà l’ardire di

opporsi a questo, chiunque egli sia, che possa perdere qual-

siasi diritto nel nostro regno. E che questa Carta di obbligo

e concessione rimanga valida per sempre. (…)30

John, King of England

Page 60: In viaggio con il Cardinale

Di lì a breve Roma inviò a Londra un al-

tro legato, noto in Inghilterra come Nicholas of

Tusculum31. A lui fu affi dato il compito di defi -

nire le modalità e l’ammontare del risarcimento,

che tuttavia si rivelò inferiore alle aspettative del

clero e pertanto estremamente favorevole al re.

L’interdetto venne cancellato uffi cialmente il 2

luglio 1214.

Al di là dei risvolti economici, l’atto di sot-

tomissione del re inglese al Papa si rivelò una

manovra politica degna di un grande statista:

piegandosi al Pontefi ce John aveva di fatto po-

sto se stesso ed il suo regno sotto l’ala protettrice

dello Stato Pontifi cio, acquisendo un alleato im-

battibile ed un prestigio incomparabile in am-

bito europeo. In pratica, come ebbe a scrivere

Warren, con il suo atto di contrizione John ave-

va sottoscritto “una polizza assicurativa assolu-

tamente redditizia”32, i cui benefi ci si sarebbero

fatti sentire nel volgere di pochi anni.

Poco dopo la soluzione della contesa con

il Papa John potè tornare a concentrarsi sulla

interminabile guerra contro la Francia, nel

tentativo di riappropriarsi di tutti i territori

francesi che aveva perduto da quando era salito

al trono. In un primo momento i suoi uomini si

imposero sulla fl otta nemica (30 maggio 1213),

ma l’anno dopo Filippo trionfò nella famosa

battaglia di Bouvines (27 luglio 1214), che

decretò la fi ne dell’autorità di John presso i suoi

baroni, stroncò le speranze della corona inglese

di riconquistare le terre angioine e di fatto

spianò la strada alle lotte per la concessione della

Magna Carta. Il 15 giugno 1215 il documento

fu fi rmato a Runnymede da King John e da una

rappresentanza di baroni inglesi, i cosiddetti

rebel barons.

La fi rma della Magna Carta avrebbe dovu-

to portare alla riconciliazione tra il sovrano e i

ribelli, restaurando la pace e la cooperazione. In

realtà i baroni si abbandonarono presto a pla-

teali trasgressioni in nome della libertà concessa

loro dalla Magna Carta, il che nel mese di luglio

dello stesso anno indusse King John a rivolgersi

al Papa per ottenere la revoca del documento. Il

Pontefi ce rispose con una bolla datata 24 agosto

1215 con la quale dichiarava formalmente nul-

la la carta costituzionale concessa da John nel

mese di giugno. Parallelamente egli sospendeva

dall’incarico Stephen Langton, reo di non aver

scomunicato i rebel barons, e lo richiamava a

Roma. I ribelli reagirono con un’assemblea ge-

nerale, nel corso della quale dichiararono John

uffi cialmente deposto ed offrirono la corona al

delfi no di Francia Luigi VIII33. Costui poteva

vantare una legittima, quanto fl ebile, pretesa al

trono inglese — avendo sposato una nipote di

31 Niccolò o Nicolò de Romanis, vescovo di Frascati.32 Warren, W.L. op.cit. p.211.33 Luigi VIII era fi glio del re di Francia Filippo Augusto, illustre membro della dinastia dei Capetingi, che era ascesa al trono francese nel 987 con Ugo Capeto. Fino al XIII secolo i possedimenti della casata erano frammentari e circoscritti all’area dell’Ile de France, ma tra il 1200 e il 1270 essi si estesero enormemente, principalmente a danno della Corona inglese. Dopo la battaglia di Bouvines del 1214, infatti, i Capetingi realizzarono una svolta radicale nella geografi a politica del Paese e portarono a compimento la formazione dello stato territoriale francese. Agli inizi del XIV secolo, a causa dell’assenza di eredi diretti, i Capetingi furono sostituiti dai Valois.

Page 61: In viaggio con il Cardinale

Henry II, Bianca di Castiglia34 — e soprattutto

poteva attingere alle immense risorse dei Cape-

tingi. Luigi VIII accolse con entusiasmo le pro-

poste inglesi e rispose dichiarandosi pronto ad

intervenire con il suo esercito. Ormai era guerra

aperta: in breve i ribelli anglo-francesi si impa-

dronirono di Londra e delle contee dell’est, ma

il re inglese poteva ancora contare su una spina

dorsale di castelli e fortezze nella zona centrale

dell’isola e di basi militari nelle zone ad ovest,

dove i baroni erano rimasti fedeli alla Corona.

In quelle zone John riceveva aiuti dall’Irlanda,

dove la rivolta non raccoglieva consensi e dove

34 Bianca di Castiglia, nata il 4 marzo 1188 in Spagna e morta il 27 novembre 1252 a Melun, in Francia, era la fi glia di Alfonso VIII di Casti-glia e di Eleonora d’Inghilterra. Come tale era direttamente imparentata con la casa reale inglese, in quanto sua madre era fi glia di Eleonora d’Aquitania e di Henry II. Il matrimonio tra Luigi VIII e Bianca di Castiglia fu celebrato nel 1200. In virtù di un trattato stipulato a Goulet nello stesso anno le nozze tra i due sposi avrebbero dovuto riconciliare la Francia e l’Inghilterra.

I vostri nobili

Non vi stanno a sentire

E sono andati a offrire

I loro servigi al vostro nemico;

Il panico fa correre su e giù

I pochi dubbiosi vostri amici

William Marshal trovava uomini e risorse pre-

ziosi. John poteva contare, infi ne, anche sulle

fortezze di Dover e di Lincoln, che pur essendo

in territorio nemico rimasero sempre fi lo-rea-

liste. L’Inghilterra era ormai una polveriera sul

punto di esplodere e le sue sorti sarebbero state

segnate per sempre dalla conquista francese se

Innocenzo III non avesse giocato la sua carta

migliore: il cardinale vercellese Guala Bicchieri,

che nel mese di febbraio 1216 venne inviato in

Inghilterra come legato pontifi cio. Mentre sul-

l’isola i Francesi e i ribelli erano ormai pronti

all’attacco, in attesa dell’arrivo di Luigi VIII, il

legato era in viaggio verso le coste inglesi, ove

sbarcò il 20 maggio 1216. Il giorno seguente

vide l’arrivo di Luigi VIII, che si installò nella

parte meridionale dell’isola con un enorme eser-

cito, grazie al quale in poche mosse si impadronì

del sud del Paese, entrò trionfalmente a Londra

e poi conquistò Winchester. Di fronte all’avan-

zata nemica numerosi aristocratici e condottieri

che erano stati alleati di John tradirono il loro

sovrano, abbandonandolo al suo destino. Tra

questi erano Hugh de Devile, l’earl of Surrey e

persino l’earl of Salisbury, fratellastro di John,

che aveva sempre servito il sovrano con lealtà.

Nel mese di agosto la città di Carlisle si arren-

deva ad Alexander of Scotland, che più avan-

W. Shakespeare, King John, Atto V, scena 1

Vercelli. Basilica di S.Andrea. Interno.

Page 62: In viaggio con il Cardinale
Page 63: In viaggio con il Cardinale

ti si recò a Londra per rendere personalmente

omaggio al delfi no di Francia. Luigi VIII era

ormai ritenuto il nuovo sovrano d’Inghilterra

da tutti i nemici di King John. Ma quest’ultimo

non si arrese: nel mese di settembre si spinse a

nord, verso Lincoln, e fece il suo ingresso nella

città acclamato come un eroe dalla popolazione

a lui fedele. Da Lincoln egli si trasferì a King’s

Lynn, in East Anglia, zona di acquitrini e palu-

di (wetlands) pericolosi e malsani. Inaspettata-

mente, raggiunta King’s Lynn, il re si ammalò

di dissenteria, non si sa se a causa delle acque

paludose, o per le libagioni e i festeggiamenti

riservatigli dai suoi sostenitori (alcune fonti ag-

giungono che la malattia fu causata da un’indi-

gestione di sidro e pesche, ed altre si spingono

ad affermare che il sovrano fu avvelenato da un

monaco di Worcester, ma nessuna di queste te-

stimonianze risulta provata). Ritenuto prudente

lasciare la zona al più presto, l’11 ottobre il so-

vrano si diresse a Wisbech e il 12 ottobre decise

di attraversare le terre d’acqua che lo separavano

dall’Abbazia di Swineshead, nel Lincolnshire.

Durante la traversata del Wash, tuttavia, per ra-

gioni che non sono mai state suffi cientemente

chiarite, una parte del suo convoglio affondò

nelle paludi e le sabbie mobili risucchiarono uo-

mini, cavalli, forzieri e forse persino il tesoro del

re. La malattia contratta a King’s Lynn, frattan-

to, si era aggravata irrimediabilmente. Incapace

di reggersi in sella il re sostò a Sleaford il 14 e il

15 ottobre, per poi dirigersi a Newark, dove fu

ospite al castello del vescovo di Lincoln. Lì fu

visitato e assistito dall’abate di Croxton — la cui

esperienza nella cura dei malati era proverbiale

— e nella notte tra il 17 e il 18 ottobre esalò l’ul-

timo respiro35. Sugli spalti del castello un vento

freddo e impetuoso spirava dalla valle del Trent.

Alla fi oca luce delle torce l’abate di Croxton ac-

colse la confessione del re e annotò le sue ultime

volontà. Tra le altre richieste il sovrano espresse

il desiderio di affi dare il suo giovane erede alle

cure e alla tutela del legato pontifi cio, il cardina-

le Guala Bicchieri, affi nché le sorti del nuovo

re e di tutto il Paese fossero custodite e protette

dall’autorità papale. Dal giorno del suo sbarco

sull’isola il cardinale aveva operato ininterrot-

tamente per trattare con i Francesi, convincere

i singoli ribelli a riappacifi carsi con King John,

difendere la Corona inglese e restituire all’In-

ghilterra l’ordine e la pace.

…in una notte il meglio delle mie truppe (…)

E’ stato sorpreso dalle sabbie del Wash

E divorato dalla marea inaspettata

35 Secondo i racconti popolari, ai quali gli storici si sono rifatti nel corso dei secoli, quella notte i baroni ribelli inviarono a corte alcuni loro messaggeri per comunicare al re che avevano deciso di ritornare fedeli all’Inghilterra e giurare lealtà al loro legittimo monarca. La notizia, tuttavia, sarebbe giunta quando John ormai non poteva più gioirne.

W. Shakespeare, King John; atto V, scena 7

Page 64: In viaggio con il Cardinale

Il testo delle ultime volontà del sovrano è molto interessante e conferma il potere di Guala presso la corte

plantageneta:

Essendo sopraffatto da una grave malattia, e così essendo incapace di compiere una disposizione dettagliata delle

mie ultime volontà, affi do l’ordine e l’esecuzione del mio testamento alla fedeltà ed alla discrezione dei miei fedeli uomini i cui nomi sono elencati qui sotto, senza i consigli dei quali io

non avrei mai, nemmeno quando ero in buona salute, ordinato alcunché; e ratifi co e confermo qualsiasi cosa essi fedelmente ordineranno e determineranno in merito ai miei beni (…) e

prego che chiunque conceda loro consiglio e sostegno nei loro sforzi possa ricevere la grazia e il favore di Dio; e possa colui che violerà queste disposizioni incorrere nella maledizione di

Dio Onnipotente, della Beata Maria Vergine, e di tutti i Santi. Prima di tutto, dunque, desidero che il mio corpo sia sepolto nella chiesa della Beata Vergine e di San Wulfstan a Worcester.

Inoltre, nomino miei esecutori testamentari i seguenti: lord Gualo, legato apostolico della Santa Sede; Peter, lord vescovo di Winchester; Richard, lord vescovo di Chichester; Silvestro,

lord vescovo di Worcester; Fratel Amery di S.te Maurie; William, Marshal, earl of Pembroke; Ranulph, earl of Chester; William; earl of Ferrers; William Brewer; Walter Lacy; John of

Monmouth; Savary de Mauléon; Fawkes de Breauté. 36

36 Foedera, Conventiones, Litterae et cuiuscumque generis Acta Publica, ed. T. Rymer, New Edition, vol.I, part i, ed. A.Clark and F.Holbrooke (London,1816), p.144 . Il testo della dichiarazione è anche contenuto in Warren, op.cit. p.255. Si noti come in questo documento il nome del legato sia Gualo e non Guala. Come diremo più avanti, il fatto che il nome del cardinale sia stato trascritto in modi diversi è in parte responsabile della scomparsa di molti documenti relativi alla sua attività e della diffi coltà di reperire nei vari archivi il materiale appartenente al personaggio. (Il documento è stato tradotto dall’autrice).

Page 65: In viaggio con il Cardinale
Page 66: In viaggio con il Cardinale

Dal cadavere del re furono asportati i visce-

ri, poi il corpo fu portato in corteo funebre alla

Cattedrale di Worcester, dove fu deposto pres-

so l’altare di Saint Wulfstan, come negli ultimi

istanti di vita King John aveva espressamente

richiesto.

Roger of Wendover ricorda che qualcuno

compose un epitaffi o e lo fece incidere sulla

tomba del sovrano:

Hoc in sarcophago sepelitur regis imago

Qui moriens multum sedavit in orbe tumultum.

Hunc mala post mortem timor est ne fata sequantur.

Qui legis haec, metuens dum cernis te moriturum,

Discute quid rerum pariat tibi meta dierum37.

Il piccolo re e il punto cardinale:

Guala Bicchieri salva il regno

Quando la notizia della morte del re rag-

giunse il nucleo dei suoi sostenitori, che era at-

testato nella zona occidentale del Paese, il fi glio

maggiore di John, Henry, fu portato in gran

fretta da Devizes a Gloucester, dove fu incoro-

nato nella locale abbazia. Era il 28 ottobre 1216.

L’erede al trono aveva solo nove anni, troppo

pochi per regnare da solo, soprattutto in un mo-

mento così delicato. L’incoronazione avvenne

secondo le indicazioni del cardinale Guala Bic-

chieri, che come sede della cerimonia scelse la

cattedrale di Gloucester nel timore che altrove

il giovane re potesse essere attaccato dai nemici

anglo-francesi. Si narra che dal momento che il

tesoro del re era andato perduto nel disastro di

King’s Lynn il sovrano dovette essere incoronato

con un “ringlet”, una coroncina appartenuta a

sua madre.

Diversi anni dopo, lo storico Wykes38, rac-

contò che Henry III era stato incoronato con

una semplice ghirlanda di fi ori, alla presenza di

Guala e del vescovo di Dublino. Lo stesso sto-

rico aggiunse che dopo l’incoronazione la casa

reale emanò un editto in base al quale per tren-

ta giorni la popolazione era tenuta ad indossare

una ghirlanda di fi ori simile a quella del re. In

tal modo si intendeva forse sottolineare l’inizio

37 Wendover, R. Flowers of History. Translated from the Latin by J.A. Giles. Volume two, part two. 1215 to 1235 (Felinfach,1996) p. 379.38 Annales Monastici, ed. H.R. Luard, 5 vols. (Rolls Series, 1864-9) iv,60.

Ely Cathedral con la croce di San Giorgio, simbolo dell’Inghilterra.

Page 67: In viaggio con il Cardinale

del nuovo regno e rendere omaggio alla perso-

na del nuovo sovrano: una sorta di primavera

fi orita, di rinascita a nuova vita di una monar-

chia inglese che per la verità negli ultimi anni

non aveva brillato, né aveva acceso speranze nei

cuori dei suoi sudditi. Per quanto il racconto

possa sembrare suggestivo, appare quanto meno

improbabile che in pieno autunno, in un Paese

notoriamente piovoso ed umido, si sia potuto

ordinare al popolo di indossare diademi di fi o-

ri. Il professor Vincent afferma in proposito che

“non sarebbe saggio fi darsi eccessivamente del

racconto di Wykes”39. E tuttavia forse l’aneddo-

to della ghirlanda non è del tutto inventato, se

si pensa che nel primo sigillo di Henry III, che

fu confezionato nel 1218, il sovrano è ritratto

seduto su un trono di fi ori. L’immagine effetti-

vamente non trova riscontro in alcuno dei sigilli

reali precedenti.

I baroni presenti all’incoronazione furono

profondamente commossi per la semplicità e

la rapidità con cui il re dovette essere incoro-

nato, sebbene quando si parla di un’incorona-

zione i termini “semplicità” e “rapidità” debba-

no essere sempre considerati in senso relativo:

si trattava pur sempre di una cerimonia reale a

cui parteciparono almeno sette vescovi. Sembra

probabile che Guala abbia affi dato al vescovo di

Winchester il compito di procedere all’incoro-

nazione del re. Certo gli Inglesi dovettero essere

profondamente toccati dalla velocità con cui la

39 Vincent,N. The Letters and Charters of Cardinal Guala Bicchieri Papal Legate in England, 1216-1218 (The Canterbury and York Society, 1996) pp.28-29.

situazione della monarchia era precipitata. Solo

pochi giorni prima il loro re cavalcava instanca-

bile e forte nelle pianure del Norfolk, agguerrito

e deciso come non era mai stato, pronto a scon-

fi ggere i baroni e i Francesi, e ora egli giaceva là,

nella cattedrale di Worcester, mentre sul trono

sedeva un bambino smarrito. Ancora una vol-

ta il resoconto più affascinante della cerimonia

di incoronazione ci viene offerto dal monaco e

storico Roger of Wendover: “Dopo la morte di

King John, la vigilia del giorno degli apostoli Si-

mon e Giuda, fu convocata a Gloucester — alla

presenza di Walo, il legato della Sede Aposto-

lica — un’assemblea alla quale parteciparono

Peter vescovo di Winchester, Silvestro vescovo

di Worcester, Ralph of Chester, William Mar-

shal earl of Pembroke,William earl of Ferrers,

John Marshal, Philip d’Albiney, con abati, prio-

ri, e molti altri, per organizzare l’incoronazio-

ne di Henry, il fi glio maggiore di King John. Il

giorno seguente, fatti tutti i preparativi, il lega-

to, in compagnia dei vescovi e dei nobili citati

più sopra, condusse il re in solenne processione

alla chiesa conventuale per l’incoronazione e là,

stando in piedi davanti al grande altare, alla pre-

senza del clero e del popolo, il re giurò sui Santi

Vangeli e altre reliquie di santi che avrebbe os-

servato l’onore, la pace, e la reverenza verso Dio

e la santa Chiesa con tutti i suoi ministri per

tutti i giorni della sua vita; egli giurò anche di

mostrare giustizia verso le genti affi date alla sua

cura e di abolire tutte le leggi e i costumi iniqui,

Page 68: In viaggio con il Cardinale

se mai ce ne fossero nel regno, e di applicare solo

quelli giusti, facendo in modo che essi fossero

osservati da tutti. Egli poi rese omaggio alla san-

ta Chiesa di Roma e a papa Innocenzo per i re-

gni d’Inghilterra e d’Irlanda e giurò che, fi nché

avesse conservato tali regni, egli avrebbe fedel-

mente pagato i mille marchi che suo padre aveva

promesso alla Chiesa di Roma; dopo questo, il

vescovo di Winchester pose la corona sul capo

del re e lo consacrò con le formule, le preghiere e

i canti previsti per tutte le incoronazioni. Dopo

la fi ne della messa i vescovi e i cavalieri vestirono

il re con gli abiti regali e lo condussero a tavola,

dove tutti presero posto secondo il loro rango e

fecero festa in letizia e gaudio40.”

Le cronache riportano che il banchetto

reale offerto da Henry dopo l’incoronazione

fu rovinato dalla notizia di un attacco nemico

al castello di William Marshal (a Goodrich): il

nuovo regno non si apriva di certo all’insegna

dei migliori presagi. Il 29 ottobre 1216, il gior-

no dopo l’incoronazione, una grande assemblea

di nobili fu convocata alla corte di Henry III. I

baroni fedeli e gli esecutori testamentari del re

dovevano decidere le sorti del regno. Secondo le

disposizioni testamentarie di John, l’incarico di

reggente doveva essere affi dato a William Mar-

shal, da sempre fedele servitore della Corona e

leale consigliere del re anche nel periodo suc-

cessivo al 1208, quando il nobile era caduto in

disgrazia agli occhi di John per il carattere ca-

priccioso e volubile del monarca. Marshal, però,

sembrava esitare: forse era stanco di sfi dare i pe-

ricoli e i nemici, forse desiderava ritirarsi nelle

sue terre in Irlanda, forse sentiva il peso degli

anni, o forse voleva semplicemente farsi pregare.

Fu Guala a convincerlo ad accettare, prometten-

dogli che se avesse assunto l’incarico di reggente

il Cielo gli avrebbe concesso la remissione dei

suoi peccati. Dio solo sa quanti poteva averne

commessi il nobile Pembroke, in tanti anni di

potere e di manovre politiche, ma certo è che la

prospettiva della ricompensa spirituale lo indus-

se ad accettare il nuovo, gravoso ruolo. Persuaso

dalle promesse del cardinale il nobile Pembroke

giurò dunque di essere pronto ad accollarsi il

fardello: era stato il fedele servitore del re e ora

avrebbe protetto il suo erede, anche a costo di

prenderlo in spalla e portarlo di contea in con-

tea alla ricerca di un posto sicuro.

Se da un lato la morte del re era fonte di

smarrimento e di preoccupazioni per coloro che

lo avevano sostenuto nella lotta contro i ribelli,

dall’altro la fi gura del successore sembrava così

innocente e indifesa che anche molti nemici di

John decisero di abbandonare le ostilità. Tutta-

via la lotta tra le due fazioni rivali era ancora in

corso. Ai primi di novembre del 1216 il reggen-

te e Guala Bicchieri convocarono a Bristol un

grande consiglio dei sostenitori del re, nel corso

del quale Henry III si dichiarò consapevole delle

forti tensioni tra i baroni e il suo defunto padre.

40 Wendover, R. op.cit. pp. 379-380.

Page 69: In viaggio con il Cardinale
Page 70: In viaggio con il Cardinale

Egli fu abile ad aggiungere che intendeva can-

cellare ogni traccia degli antichi rancori per dare

inizio a una nuova era. Era il primo, importante

passo verso la distensione. Ma il passo decisivo

ebbe luogo pochi giorni dopo, il 12 novembre

1216, quando obbedendo alle indicazioni dei

suoi consiglieri, di undici vescovi, dell’earl of

Chester, del conte di Aubale, di Hubert de Bur-

gh, di William Breer e di diciotto altri membri

dell’aristocrazia, Henry III concesse una nuo-

va edizione della Magna Carta. Il documento

portava i sigilli di Guala Bicchieri (a sinistra) e

di William Marshal (a destra). Per l’occasione

quest’ultimo usò per la prima volta il sigillo di

reggente.

La seconda edizione della Magna Carta

costituisce una tappa fondamentale del lungo e

travagliato processo verso la pace. Seppure ap-

parentemente concessa dal sovrano, in realtà la

carta fu fortemente voluta dal legato, che quasi

certamente la promosse sotto la sua personale

responsabilità, con un colpo di scena che non

mancò di sorprendere i suoi interlocutori. Con

la concessione della Magna Carta Guala inten-

deva offrire ai ribelli un concreto tentativo di

dialogo, una proposta di mediazione. La Carta

era dunque un mezzo per realizzare un incorag-

giante compromesso tra “lo stato del re” e l’utile

comune e come tale poneva le basi per un nuovo

corso nella storia della monarchia britannica41.

Papa Onorio III reagì alla nuova conces-

sione della Magna Carta con speranza ed otti-

mismo ed in generale continuò a guardare alla

situazione inglese con fi ducia. In una lettera dei

primi di dicembre egli suggeriva ai baroni ribelli

la possibilità che la morte del re si rivelasse po-

sitiva per i suoi eredi, e chiedeva a coloro che si

erano ribellati a John di pentirsi, dal momento

che la causa del loro odio per il re era venuta

a mancare. Due giorni dopo aver scritto questa

lettera, il Papa ne scrisse un’altra, indirizzata a

Guala, nella quale confermava al legato la sua

stima e lo esortava a perseverare nella sua opera

a favore della corona inglese42.

I primi mesi del regno di Henry III, tuttavia,

non sembravano molto promettenti, poiché i

nemici più irriducibili rimasero sulle loro po-

sizioni. Dal canto suo, Luigi costrinse alla resa

il castello di Hertford (tra il 30 novembre e il 6

dicembre del 1216) e poi attaccò il castello di

Berkhampstead (tra il 4 e il 6 dicembre). A quel

punto entrambe le fazioni in lotta decisero di ini-

ziare una tregua, che doveva durare sino al gen-

naio del 1217, ma che fu prolungata sino al 23

di aprile. In cambio della tregua i membri della

fazione realista dovettero pagare un alto prezzo

ai Francesi: inizialmente fu ceduto il castello di

Berkhampstead, e successivamente furono cedu-

ti anche i manieri di Oxford, Norwich, Hedin-

gham e Colchester. Erano perdite importanti,

41 Come è stato osservato da David Carpenter in The Minority of Henry III (London,1990) p.23, nel 1216 Henry III era minorenne e come tale non poteva effettuare concessioni permanenti che limitassero o riducessero i suoi beni. Secondo lo stesso storico è dunque probabile che la responsabilità formale della seconda concessione della Magna Carta sia da attribuirsi al legato. Carpenter ipotizza anche che Guala abbia deciso di introdurre alcune modifi che al documento del 1215: forse sarebbe stato proprio il cardinale vercellese a ridurre la libertà della Chiesa in materia di elezioni ecclesiastiche al fi ne di limitare il più possibile l’infl uenza dei Francesi sul clero locale. 42 Anche queste lettere sono contenute in Vincent, N. op.cit. p. 137.

Vercelli. Basilica di S.Andrea. Il tiburio e dettagli del bestiario medievale.

Page 71: In viaggio con il Cardinale

che sommate all’estrema povertà della Corona e

alla mancanza di risorse per proseguire la guerra

contribuirono a creare tensioni all’interno della

fazione realista. Approfi ttando di questo stato

di cose e della momentanea sospensione delle

ostilità, Luigi VIII si recò in Francia per cercare

nuovi uomini e mezzi. Le navi inglesi cercarono

di impedirgli di guadagnare il largo, ma senza

successo. Durante la sua assenza, tuttavia, le sor-

ti del giovane Henry cominciarono a cambiare

e molti nobili che erano stati nemici di John

si schierarono a favore di suo fi glio. Per inco-

raggiare i baroni ribelli a rinunciare alle ostilità

Guala non esitò a premiare coloro che abbando-

navano Luigi VIII e tornavano con i Plantage-

neti. Ad esempio, premiò con l’assoluzione dalla

scomunica il fi glio di William Marshal e l’earl of

Salisbury, William Longspee. I cronisti del tem-

po non sono concordi nell’individuare le cause

dell’improvviso ritorno dei baroni al fi anco del

legittimo sovrano inglese. Alcune fonti, tra cui il

Waverley annalist43, raccontano che le defezioni

tra le fi le francesi si accumularono poiché gli In-

glesi non erano più così fi duciosi nei confronti

di un sovrano straniero e temevano che dopo la

conquista defi nitiva dell’Inghilterra Luigi VIII

avrebbe compiuto delle ingiustizie al momen-

to di dividere il bottino di guerra, i privilegi e

i possedimenti. Altri cronisti, tuttavia, come

Ralph of Coggeshall44 e il Barnwell annalist45,

attribuirono il merito di questo nuovo corso degli

eventi unicamente al cardinale Guala, che con la

sua intelligenza, la sua prudenza e il suo intuito,

nei pochi mesi trascorsi dalla morte di John aveva

saputo trasformare l’impegno militare di Henry e

dei suoi sostenitori in una vera e propria crociata.

L’ipotesi di Coggeshall e del Barnwell

annalist può sembrare suggestiva e fantasiosa,

ma sembra ampiamente suffragata dai fatti se si

pensa che nel gennaio 1217 Onorio III scrisse

a Guala concedendogli il potere di sciogliere il

voto di coloro che avevano giurato di partire per

le crociate se costoro avessero deciso di unirsi a

Henry III nella guerra contro Luigi VIII. Ma c’è

di più: Guala Bicchieri promise che tutti gli al-

leati di Henry avrebbero ricevuto la remissione

dei loro peccati, come se stessero combattendo

contro i nemici della cristianità. E’ lecito credere

che questo spirito fosse già ampiamente affer-

mato tra i soldati del re entro la fi ne di febbraio

del 1217 e che in quel periodo gli alleati del re

fossero indicati come crociati o come combat-

tenti dell’esercito di Cristo. Il fatto è veramen-

te sorprendente se si pensa che all’inizio delle

ostilità, nel 1215, erano stati i baroni ribelli a

dichiarare di combattere nel nome di Dio e della

Chiesa. Ma le scene politiche, si sa, sono spesso

teatri di incredibili sorprese.

Sulla base di queste premesse, e di un rin-

novato entusiasmo, gli alleati del re trascorsero

43 Annales Monastici, op cit.44 Radulphi de Coggeshall Chronicon Anglicanum, ed. J.Stevenson, Rolls Series (London 1875).45 Memoriale Fratris Walteri de Coventria. The Historical Collections of Walter of Coventry, ed. W. Stubbs, 2 vols., Rolls Series, (London, 1872-3).

Cambridge. Ely Cathedral, particolari delle guglie.

Page 72: In viaggio con il Cardinale
Page 73: In viaggio con il Cardinale

così i soldati di Henry III riuscirono a introdur-

si nel maniero guidati da William Marshal in

persona. Dietro di lui il vescovo di Winchester

urlava a gran voce “Dio aiuti i Marshals!”. L’in-

gresso a sorpresa attraverso la porta segreta fu

la mossa vincente degli alleati del re: prima di

sera l’esercito francese fu clamorosamente scon-

fi tto e i più agguerriti nemici di Henry furono

catturati. Si narra che subito dopo la battaglia,

sia pure estenuato dalla lotta, William Marshal

si sia precipitato a Nottingham in sella al suo

destriero. Voleva comunicare personalmente la

notizia della vittoria al re e a Guala Bicchieri,

che ardevano dal desiderio di conoscere l’esito

dello scontro. Luigi VIII fu invece informato

solo qualche giorno più tardi, mentre ancora as-

sediava il castello di Dover. Ricevuta la notizia,

egli abbandonò immediatamente la fortezza per

rifugiarsi a Londra, dove si rinchiuse dapprima

nel palazzo del vescovo e successivamente nella

Tower of London.

I negoziati di pace

iniziarono presto,

sotto lo sguardo

severo di Gua-

la Bicchieri. Il

13 giugno 1217

i rappresentanti

delle due fazioni

la primavera del 1217 preparandosi a sferrare

l’attacco decisivo. Il 17 e il 18 maggio 1217,

infatti, essi si radunarono a Newark per coor-

dinare le manovre offensive. Con l’esperienza

maturata in anni di battaglie, giostre e tornei,

William Marshal tenne discorsi infuocati per ac-

cendere gli animi delle truppe. Il cardinale Gua-

la Bicchieri pronunciò sermoni che dipingevano

l’attacco imminente come una guerra contro gli

infedeli e ordinò che sulle uniformi dei solda-

ti del re fossero cucite le croci dei difensori del

Santo Sepolcro. Così, ispirati dal desiderio di

vendicare l’onta subita e rafforzati dalle insegne

dei crociati, gli Angevins o Henricians, come gli

storici inglesi li designano, il giorno 20 maggio

1217 attaccarono il castello di Lincoln, che era

controllato dall’esercito dei ribelli di Nicola de

la Haye. Vitale fu la collaborazione del vesco-

vo di Winchester Peter des Roches: egli sapeva

che nelle mura del castello c’era un ingresso da

tempo in disuso e pensò di utiliz-

zarlo per penetrare nella

roccaforte e sorpren-

dere i nemici. Gli

Anglo-Francesi che

controllavano la for-

tezza evidentemente

ignoravano l’esistenza

di quell’antico varco e

Dover. Edifi ci del castello.

Page 74: In viaggio con il Cardinale

raggiunsero un primo accordo: Luigi doveva

annullare tutti i giuramenti che i ribelli inglesi

avevano pronunciato nei suoi confronti e resti-

tuire le proprietà di cui si era impossessato. In

cambio, avrebbe ottenuto ottime condizioni per

i suoi sostenitori: sia i laici, sia gli ecclesiastici

che lo avevano aiutato sarebbero stati assolti

dalla scomunica e avrebbero ottenuto la resti-

tuzione delle terre che possedevano prima della

guerra. I prigionieri catturati dagli Inglesi dopo

l’arrivo di Luigi sarebbero stati liberati e a tutti i

ribelli sarebbero stati riconosciuti i diritti sanciti

dalla Magna Carta. A questo proposito vale la

pena osservare che una o più copie della Magna

Carta probabilmente furono consegnate a Luigi

VIII durante i negoziati di pace: questo spieghe-

rebbe perché uno dei pochissimi esemplari del

documento ancora esistenti sia fi nito negli ar-

chivi della Corona francese.

L’accordo del mese di giugno, tuttavia,

naufragò quasi subito per volere di Guala Bic-

chieri, che lo riteneva troppo generoso nei con-

fronti del clero ribelle e in particolare di Simon

Langton, Gervase of Heybridge, Elias of De-

reham and Robert de St.Germain. La posizione

del legato potrebbe essere stata più complessa di

quello che ci è dato sapere, tuttavia è certo che

l’intervento di Guala rallentò notevolmente i

negoziati. All’inizio dell’estate 1217 il cardinale

si accinse a punire con la spoliazione gli eccle-

siastici che si erano ribellati alla Corona inglese.

Prima di allora egli aveva certamente effettuato

collazioni di chiese vacanti a benefi cio di prela-

ti di provata fedeltà alla causa plantageneta, ma

non aveva mai compiuto spoliazioni. Il primo

atto di “spoliation” fu compiuto forse il 29 giu-

gno 1217 e certamente entro il 1 agosto. Il trat-

tato di giugno, in altri termini, per quanto mai

applicato, rimane di fondamentale importanza,

poiché segnò l’inizio di una nuova fase delle

sanzioni ecclesiastiche con cui Guala intendeva

colpire il clero ribelle.

Nonostante Luigi tentasse in tutti i modi

di difendere coloro che lo avevano appoggiato,

nella primavera e nell’estate del 1217 molti degli

antichi ribelli presero ad abbandonare il princi-

pe francese quando fu chiaro che i negoziati era-

no entrati in una fase di stallo. Tra il 15 e il 23

giugno 1217 oltre 60 ribelli tornarono presso il

re inglese e complessivamente tra maggio e ago-

sto si verifi carono più di 150 cambiamenti di

fronte, certamente propiziati dall’intransigenza

e dall’acume politico del legato. A coloro che

abbandonavano Luigi VIII venivano restituite

le antiche proprietà. Parallelamente, la Magna

Carta veniva fatta leggere pubblicamente nel

Worcestershire e forse anche in altre zone del

Paese.

Mentre Luigi continuava a restare asserra-

gliato nella Torre di Londra, Guala pensava che

fosse necessario attaccare la capitale, ma William

Marshal era di parere contrario, forse perché te-

meva che nuovi scontri avrebbero messo in pe-

ricolo i suoi possedimenti personali nell’ovest,

dove il principe del Galles del nord, Llywellyn,

continuava ad espandere la sua supremazia. Nel

frattempo a Oxford si tennero grandi raduni di

sostenitori del re (21-25 giugno e 7-13 agosto),

che William Marshal intendeva coordinare. Era

sua intenzione indire a Oxford un grande con-

siglio il 25 agosto, ma proprio nell’imminenza

dell’evento avvenne un nuovo ed imprevisto

colpo di scena.

Page 75: In viaggio con il Cardinale
Page 76: In viaggio con il Cardinale

La guerra, infatti, non era ancora del tutto

fi nita. In quello stesso mese la moglie di Luigi

VIII inviò una fl otta allo scopo di difendere i

Francesi in diffi coltà. Hubert de Burgh allora

entrò in azione con le navi inglesi ormeggiate

sulla costa e fi nse di dirigersi verso la Francia, in

realtà cercando di cogliere le navi francesi alle

spalle, col favore dei venti. Fu così che, al co-

mando di Eustace de Monk, l’ammiraglia della

fl otta francese e un buon numero di altre pic-

cole navi caddero in mano nemica presso Sand-

wich. Eustace fu catturato il 24 agosto 1217 e il

giorno dopo Luigi VIII si arrese. Il 24 agosto è

la festa di San Bartolomeo. La leggenda racconta

che il giorno della battaglia il santo apparve ai

soldati di Henry III e propiziò la loro vittoria.

Le trattative di pace ripresero così il 28 di

agosto e proseguirono sino alla metà di settem-

bre. Il 12 settembre, presso una piccola isola sul

fi ume Tamigi, vicino al borgo di Kingston, Luigi

VIII incontrò Henry III, Guala, William Mar-

shal e la regina madre: formalmente egli accettò

le condizioni del trattato di pace, ma Bicchie-

ri rifi utò di assolverlo dalla scomunica perché,

a quanto si racconta, Luigi si presentò senza le

vesti da penitente imposte dal legato46. La resa

uffi ciale fu ratifi cata quindi il giorno dopo,

quando Luigi tornò a Kingston, vestito secondo

i patti in segno di contrizione, sia pure con un

compromesso: gli indumenti così sconvenienti

per un re erano celati da un ampio mantello.

Al contrario, per inasprire ulteriormente il peso

dell’umiliazione, il cardinale e tutti gli altri ec-

clesiastici presenti intorno al sovrano sconfi tto

indossavano abiti sontuosi riccamente decorati.

Quel giorno segnò il ritorno formale di Luigi

VIII entro la comunità cristiana, in quanto il

cardinale Guala Bicchieri concesse l’assoluzio-

ne da quella scomunica che egli stesso aveva

lanciato contro il Francese nel maggio 1216 e

in altre successive occasioni. Il passo seguente

fu la fi rma del trattato di pace, che avvenne a

Lambeth il 20 settembre 1217. Il 22 settembre

Luigi VIII incontrò uffi cialmente il penitentiary

del Papa, Nicholas de Clairmont. Dell’incontro

tra le due fazioni rivali troviamo un interessante

e dettagliato resoconto nel trattato di Roger of

Wendover47.

Sappiamo che il trattato di Lambeth fu

voluto da Guala Bicchieri, che ne indicò con

precisione le formule ed i contenuti. Il trattato

recava il sigillo del legato, tuttavia alcuni mesi

dopo (13 gennaio 1218) il Papa concesse la sua

personale ratifi ca e dichiarò che la pace era sta-

ta siglata con la mediazione del cardinale. In

merito alle disposizioni imposte dal Trattato di

Lambeth diremo che l’accordo costituisce una

signifi cativa affermazione dei voleri del legato.

Le clausole del trattato inerenti Luigi VIII tut-

tavia sono solo una parte degli accordi che in

realtà intercorsero tra il principe e gli Inglesi: la

Corona britannica infatti versò 10.000 marchi

46 Vincent, N. op.cit. p.44; L’Histoire de Guillaume le Maréchal, ed.P.Meyer, 3 vols., Société de l’Histoire de France (Paris, 1891-1901) vv.17704-16.47 Wendover, R. op.cit. pp.402-3 (vedi pagina seguente).

Ely Cathedral. La St.George’s cross, emblema nazionale d’Inghilterra. E’ anche la croce dello stemma di Vercelli.

Page 77: In viaggio con il Cardinale

In the fi rst place Louis and all those who were

excommunicated and all his fellow adventurers, swore on the

holy gospels that they would abide by the decision of the holy

church, and would thenceforth be faithful to their lord the

pope and the church of Rome. Louis also swore

that he would immediately leave England with all his

followers, and would never again in his life

return with evil designs; and that he would use his best

endeavours to induce his father Philip to restore to the English

king, Henry, all his rights in the transmarine provinces. He

also swore that he would immediately give up to the king

and his followers all castles and all lands, which he and his

followers had seized in England during the war. The king of

England, with the legate and the marshal, swore on the holy

gospels, that they would restore to the barons of England and

to all others in the kingdom, all their rights and inheritances,

together with all the liberties formerly demanded and on

account of which the dispute had arisen between John king of

England and the barons.

Roger of Wendover

Page 78: In viaggio con il Cardinale

a Luigi in cambio della sua partenza dall’Inghil-

terra, mentre il principe si impegnava a far sì che

Henry III ottenesse la restituzione di alcuni ter-

ritori francesi un tempo controllati dagli Anjou.

Secondo il professor Vincent48 si può supporre

che nel redigere il testo del trattato alcuni accor-

di fossero omessi perché non approvati dal le-

gato. Sembra anche importante osservare che il

Trattato di Lambeth rimase una faccenda squi-

sitamente laica, e che l’unico ecclesiastico chia-

mato a garantirne gli accordi fu proprio Guala

Bicchieri. Egli chiese punizioni speciali per il

clero francese che aveva accompagnato Luigi in

Inghilterra, mentre il clero ribelle inglese fu pri-

vato dei suoi benefi ci e in alcuni casi costretto a

chiedere udienza al Papa per ottenere il perdono

di Roma. Elias of Dereham e Simon Langton, i

due principali leaders della ribellione, furono al-

lontanati dall’Inghilterra. 13 ecclesiastici inglesi

furono incatenati in Westminster, salvo essere li-

berati dal legato Pandolfo, successore di Guala,

subito dopo il ritorno a Roma di quest’ultimo49.

Alcuni mesi dopo la conclusione del confl itto,

nel febbraio 1218 (ultimo anno di permanenza

di Guala in Inghilterra) il governo di sua maestà

incaricò gli sceriffi di tutto il Paese di ordinare

che tutti gli ecclesiastici non ancora assolti dal-

la scomunica lasciassero l’Inghilterra entro il 25

marzo, data convenzionalmente assunta ad in-

dicare la metà del periodo quaresimale. Coloro

che si fossero ribellati al provvedimento sarebbe-

ro stati arrestati e tradotti in carcere.

A quanto ci è dato sapere, dopo il Tratta-

to di Lambeth fu il cardinale Guala Bicchieri a

condurre personalmente, con l’assistenza di una

scorta armata, il principe Luigi VIII a Londra,

ove il cardinale verifi cò la resa della capitale e

della Tower of London. Da Londra il principe

francese fu poi scortato da Guala fi no alle coste

inglesi, da cui salpò per tornare defi nitivamen-

te in patria verso la fi ne di settembre del 1217.

In occasione della partenza di Luigi VIII Guala

dovette scrivere lettere ai vescovi e arcivescovi di

Francia per comunicare che per i successivi due

anni il principe francese avrebbe dovuto usare un

decimo delle sue rendite per fi nanziare le future

crociate. In tal modo Luigi VIII avrebbe parzial-

mente risarcito la Terrasanta del danno arrecato

dal lungo confl itto anglo-francese. Analogamen-

te, i sostenitori di Luigi VIII avrebbero versato

un ventesimo delle loro rendite, con le stesse fi -

nalità. Contestualmente il cardinale annunciava

che gli ecclesiastici francesi fedeli a Luigi VIII

non ancora assolti dalla Chiesa di Roma erano

sospesi dal servizio e dovevano presentarsi al

Pontefi ce entro il 2 febbraio 1218.

La sanzione pecuniaria comminata da Gua-

la ricorda quanto stabilito dal Concilio Laterano

del 1215, secondo il quale per i successivi tre

anni, ossia fi no al 1218, il Pontefi ce e i cardinali

erano chiamati a versare un decimo delle loro

entrate per sostenere l’impresa dei crociati. Pa-

rallelamente, il Concilio Laterano IV chiedeva

48 Vincent, N op.cit. p.45.49 Annales Monastici, op.cit. III,52-3.

Page 79: In viaggio con il Cardinale
Page 80: In viaggio con il Cardinale

agli altri ecclesiastici di devolvere un ventesimo

delle loro entrate a favore della stessa causa. Non

è dato sapere se Luigi VIII e i suoi sostenitori

abbiano poi effettivamente versato la somma

che doveva fi nanziare la crociata, perché succes-

sivamente il Papa si dimostrò generoso con chi

fosse disposto ad intervenire nella crociata con-

tro gli albigesi. Ciò signifi ca che parte delle san-

zioni pecuniarie imposte dal legato a carico dei

Francesi fu modifi cata e privata della sua effi ca-

cia per volere dello stesso Pontefi ce. Questo non

fu l’unico caso in cui Roma alleviò o annullò le

sentenze del legato. Il caso più eclatante riguar-

da Elias of Dereham, che a dispetto del ruolo

determinante svolto nell’ambito della ri-

volta inglese, fu graziato da Onorio III e

potè tornare in Inghilterra.

Con Luigi VIII fortunatamente lon-

tano dalle coste inglesi il nuovo compito

di Guala e del reggente era quello di raf-

forzare la pace e far rispettare il Trattato

di Lambeth. L’estrema povertà della Co-

rona e la tensione che serpeggiava in seno

al governo esponevano il Paese al rischio

di una nuova guerra civile. La stessa so-

pravvivenza del re era in pericolo, a causa

dell’esodo di moltissimi soldati e uomini

fi dati: basti pensare che mentre ai tempi di King

John la casa reale disponeva di almeno 50 cava-

lieri, Henry III ne aveva conservati solo 7. Men-

tre il Paese dunque arrancava verso un faticoso

ritorno alla normalità, un grande consiglio ebbe

luogo a Westminster tra il 21 ottobre e l’8 no-

vembre 1217. Al consiglio parteciparono molti

degli aristocratici che ai tempi della guerra ci-

vile erano stati ostili ai Plantageneti e che ora

si presentavano come vassalli di Henry III. In

occasione dell’evento il governo concesse una

seconda riedizione della Magna Carta e un nuo-

vo documento, la Charter of the Forest, meno

noto ma altrettanto importante. La Charter of

the Forest, infatti, o Forest Charter, introduceva

una fondamentale riforma della gestione delle

foreste, rendendo tali aree accessibili al popolo

e abolendo le terribili sanzioni (mutilazioni e

pena di morte) che la legge precedente prevede-

va per chi utilizzava in modo improprio le aree

Le leggi sulla caccia e le molte altre

ugualmente ignote allo spirito più mite e

liberale della costituzione sassone, erano

state accollate agli abitanti sottomessi

per aumentare il peso, per così dire, delle

catene feudali da cui erano oppressi.

Vercelli. Basilica di S.Andrea. Interno.

W.Scott, Ivanhoe

Page 81: In viaggio con il Cardinale

boschive reali o gli animali che vi abitavano. La

tradizione popolare ci ha tramandato la strug-

gente storia di Geordie, accusato di aver rubato

dei cervi in una delle Royal Forests e impiccato

nonostante le suppliche della sua innamorata.

Intorno alla fi gura del poacher nacquero indi-

menticabili ballate inglesi e scozzesi, che nel XX

secolo ispirarono anche il cantautore italiano

Fabrizio De Andrè.

Più concreta e vicina al popolo rispetto

alla Magna Carta, anche la Charter of the

Forest fu concessa con i sigilli del legato e di

William Marshal: essa rimane un’indiscutibile

dimostrazione dell’infl uenza di Guala sulla vita

inglese del tempo e dell’effi cacia degli interventi

del legato in materia di questioni giuridiche. Il

documento fu concesso il 6 novembre 1217 nella

cattedrale londinese di St.Paul. Sulla datazione

del documento non ci sono dubbi, mentre non

si sa con certezza in quale data fu concessa la

Magna Carta del 1217. Il documento infatti non

è datato e questo ha sollevato un ampio dibattito

tra gli storici, che hanno formulato ipotesi

diverse. David Carpenter ha rilevato che data

la somiglianza esistente tra il preambolo della

Charter of the Forest e il preambolo della Magna

Carta del 1217 è possibile che quest’ultima sia

stata siglata intorno al 6 novembre. Carpenter

ritiene che prima di tale periodo Guala e

William Marshal fossero ancora troppo presi

dai problemi relativi alla riappacifi cazione del

regno e alle clausole del trattato di pace per

dedicarsi alla stesura della nuova Magna Carta.

Sembrerebbe pertanto possibile escludere che

il documento risalga al mese di settembre del

1217, periodo in cui Guala e il reggente erano

ancora occupati con il Trattato di Kingston-

Lambeth50. Sembra interessante sottolineare che

il Consiglio di Westminster del novembre 1217

fu il più grande consesso di notabili del regno

riunitosi in Inghilterra dalla fi ne del confl itto

The Conqueror’s penalty for killing a deer

had been blinding. Rufus had gone even

further: a peasant who killed a stag must

suffer death. The forest laws were hated.

E.Rutherfurd, The Forest

50 Carpenter, D. op.cit. p. 60.

Chesterton, Cambridge. La chiesa di St.Andrew’s, donata a Guala

Bicchieri da Henry III nel 1217.

Page 82: In viaggio con il Cardinale

anglo-francese: nessuna occasione sarebbe

dunque stata più adatta alla concessione della

Magna Carta51.

Per il lettore interessato alle vicende perso-

nali del legato e agli effetti della missione inglese

sulla città natale del cardinale diremo che il con-

siglio di Westminster dell’autunno 1217 rappre-

senta un momento fondamentale per la storia di

Vercelli in quanto fu proprio in quel consiglio

che Henry III concesse a Guala Bicchieri la chie-

sa di St.Andrew’s Chesterton, i cui proventi fu-

rono destinati da Guala all’allora nascente com-

plesso abbaziale di Sant’Andrea in Vercelli.

51 Carpenter, D. op.cit. p. 60.

Page 83: In viaggio con il Cardinale
Page 84: In viaggio con il Cardinale
Page 85: In viaggio con il Cardinale

Capitolo III Il punto cardinale

Re Giovanni si è riconciliato con Roma; il suo spirito

Tanto contrario alla Santa Chiesa,

Alla grande metropoli e alla sede di Roma,

E’ rientrato in sé.

W. Shakespeare, King John

Page 86: In viaggio con il Cardinale

La storia della missione inglese di Guala

Bicchieri è ancora parzialmente avvolta nelle

nebbie della vecchia Inghilterra, poiché i

registri, i cartulari e le lettere che certamente

un tempo esistevano a futura memoria delle

attività diplomatiche del cardinale sono andati

perduti. Esiste ancora, invece, conservata presso

gli Archivi Vaticani, una parte del carteggio di

Nicolò de Romanis (in Inghilterra noto come

Nicholas of Tusculum), il legato che precedette

Guala in Inghilterra.

E’ quasi sicuro che il cardinale Bicchieri

scrivesse al Pontefi ce con regolarità, anche se non

con la cadenza settimanale con cui scrivevano i

legati del tardo Medio Evo. Nicholas Vincent,

autore dell’unica raccolta completa delle lettere

e degli acta del cardinale52, ha catalogato nel suo

trattato 37 lettere del cardinale tuttora esistenti,

riferimenti a un centinaio di lettere che non

sono state ritrovate e un ampio studio sulle

attività del legato53. Il volume contiene inoltre

Guala Bicchieri in Inghilterra: quasi un Papa, quasi un re

una ricca appendice in cui l’autore ha raccolto

testi relativi alla legazione inglese di Guala e

lettere indirizzate a Guala dai due Pontefi ci con

i quali il legato collaborò. Si tratta ovviamente di

una minima parte di tutte le missive che Guala

dovette inviare e ricevere nell’arco dei suoi trenta

mesi in Inghilterra.

Purtroppo nei registri pontifi ci venivano

annotate solo alcune delle lettere che partivano

dalla cancelleria del Papa e d’altra parte i

registri relativi agli ultimi anni di pontifi cato

di Innocenzo III non si trovano più. Sul fronte

dei documenti inglesi la situazione non è molto

diversa: è lecito credere che un gran numero dei

provvedimenti di Guala non sia stato annotato

negli archivi locali, il che rende molto diffi cile

ricostruire l’attività del legato con la precisione

dovuta ad una pagina così importante della

storia inglese54. Che un simile tesoro non sia

più disponibile suscita ovviamente profondo

rammarico, ma stupisce pensare che la scomparsa

52 Vincent,N. op.cit. A quest’opera rimandiamo per ulteriori approfondimenti e per il testo completo delle lettere del cardinale. Il lavoro del professor Vincent resta insuperato per l’accuratezza della ricerca, la completezza delle informazioni e la passione con la quale il professore ha studiato la fi gura del legato. L’opera di Vincent costituisce un riferimento essenziale nel presente lavoro e nello studio di chiunque si accosti all’argomento. I testi delle lettere di Guala citati nel presente volume si rifanno ai documenti catalogati da Vincent e da Frova, G. (alias Phi-ladelpho Libico), Gualae Bicherii presbiteri cardinalis S.Martini in Montibus vita et gesta collecta a Philadelpho Libico (Milano, 1747).53 In realtà successivamente alla pubblicazione del suo lavoro il professor Vincent ha trovato altre lettere di Guala, che non sono state anco-ra pubblicate. Il professore ne ha dato conto in occasione della sua conferenza “Guala and the Three Kings: the Italian Element in England 1200-1220”, tenuta nella città natale del cardinale il 15 marzo 2008. 54 A dimostrazione del fatto che anche in Inghilterra esiste solo un numero esiguo di documenti relativi alla missione inglese di Guala il pro-fessor Nicholas Vincent (op.cit.) cita l’esempio dei Rolls del vescovo Hugh of Lincoln, dove non si trova traccia della collazione della chiesa di Alwalton a favore di master Constantine, che pure sappiamo essere avvenuta. E’ legittimo pensare che molti altri casi analoghi si siano verifi cati e che dunque quanto conosciamo su Guala sia solo una minima parte di ciò che effettivamente il cardinale realizzò.

Page 87: In viaggio con il Cardinale

delle lettere di Guala possa essere stata causata

dalla confusione che per lungo tempo aleggiò

intorno al nome del legato. I primi segnali

di questa confusione compaiono già nelle

lettere dell’eminente cardinale vercellese, dove

troviamo che il nome del mittente è indicato

nelle diverse forme Gual’, Gwal’, Guala, Gualo,

Walla, Gwalo55.

Roger of Wendover56 indica il legato con il

nome Walo. Successivamente, pur essendo

piuttosto diffuso nella Vercelli medievale, come

dimostrano i necrologi dell’epoca57 (numerosi

notabili portavano lo stesso nome; basti pensare a

Guala Advocatus o Avogadro I, Guala Avogadro

II, Guala de Tronzano, Guala Bentivoglio, Guala

Bondono, Guala de Uguccione e altri) il nome

del cardinale fu ulteriormente trasformato,

diventando Giacomo Gualla de Beccheri58,

Qualo, Gallus59 e Jacomo Guala de Bicheriis, noto

anche come Qualo60. Guala diventava così una

sorta di cognome, mentre il nome di battesimo

veniva trasformato in Giacomo o Jacomo.

Parallelamente, anche il cognome del cardinale

fu oggetto di equivoci e trasformazioni. Esso

diventò un toponimo (Beccheri or Bercheria)61

e con il passare del tempo fu fatto coincidere

con il nome di una località lombarda ritenuta il

luogo natale del cardinale62.

A complicare una situazione già tanto nebulosa

si aggiunga il fatto che tra la fi ne del 1400 e gli

inizi del 1500 un certo Jacomo o Jacobo Gualle,

residente nella pianura pavese ed interessato alle

vite dei santi, aveva scritto un’agiografi a intitolata

“Jacobi Gualle consulti Papie Sanctuarium” 63.

La straordinaria somiglianza tra il nome dello

scrittore e il nome del nostro cardinale indusse

le generazioni successive a credere che Guala

avesse avuto legami con la città di Pavia e con il

territorio circostante e che fosse stato canonico

presso l’abbazia pavese di San Pietro in Ciel

d’Oro64. Anche nel XX secolo, d’altra parte, gli

storici non sono concordi sul nome del cardinale:

il professor Warren, ad esempio, autore di un

fondamentale saggio su King John65, si riferisce

al cardinale chiamandolo Gualo. Questa

complicata serie di equivoci certamente fece sì

che molti dei documenti relativi alla carriera

ecclesiastica del cardinale fossero catalogati

sotto nomi diversi e pertanto successivamente

fossero distrutti o smarriti. D’altra parte questo

ci autorizza anche a ritenere che in qualche

polveroso archivio romano o inglese — o magari

nella stessa Vercelli, città natale del cardinale

— siano ancora presenti manoscritti inediti

contenenti importanti rivelazioni sulla fi gura e

sulle attività del grande legato.

55 Vincent,N. op.cit., pp. 5, 7, 8, 15, 16, 18, 27, 34, 35, 36, 39, 40, 41, 46, 53, 58, 60, 61, 63, 64, 68, 75, 85, 88, 89, 94, 96. Si vedano anche ibid. pp. 50, 68, 97 e pp.3, 14, 50, 72, 73, 74, 87, 49.56 Wendover,R. op.cit.57 I necrologi eusebiani (a cura di G.Colombo, in “BSBS”, III (1898). Si veda anche Mandelli,V. Il comune di Vercelli nel Medio Evo (Vercel-li,1857-61).58 Corio,B. Patria Historia (Milano,1503) e Storia di Milano di Bernardino Corio, a cura di E.de Magri (Milano, 1845-47) vol.1, p.362.59 Panvinius,O. Epitome Pontifi cum Romanorum a S.Petro usque ad Paulum IIII (Venezia, 1557), p.149.60 Ciaconius, A. Vitae et gesta summorum pontifi cum a Cristo domino usque ad Clementem VIII (Rome, 1601), pp.530-1.61 Vincent,N. op.cit., p.xxxii.62 Aubéry,A. Histoire Généralle des Cardinaux, 5 vols., (Parigi, 1642-9), i, pp.233-5.63 Jacobi Gualle consulti Papie Sanctuarium (Pavia,1505).64 A questo accenna anche il professor Vincent, op.cit. p.xxxiii.65 Warren,W.L. op.cit.

Page 88: In viaggio con il Cardinale

La data precisa in cui Papa

Innocenzo III conferì a Guala

Bicchieri l’incarico di legato pon-

tifi cio presso la corte inglese non è

nota e sono sconosciuti anche i ter-

mini e i dettagli della missione. Sap-

piamo però che Guala fu il terzo legato

pontifi cio appositamente nominato per

il regno di King John (1199/1216) e che

fu il primo di quattro agenti papali che

operarono con pieni poteri durante il re-

gno di Henry III (1216/1272).

Per comprendere gli scopi della missione

inglese di Guala Bicchieri occorre considera-

re non solo le condizioni dell’Inghilterra del

tempo, di cui si è cercato di dar conto nel corso

del secondo capitolo, ma anche la situazione

politica del resto d’Europa e della Terra Santa.

Nel gennaio 1216 Innocenzo III aveva ri-

cevuto segnali inquietanti dal bacino del

Mediterraneo (dove i Turchi avevano

cinto d’assedio la città di Acri) e dal-

la regione dello Champagne (dove

Luigi VIII aveva tentato di coinvolgere

Bianca di Navarra in un progetto di con-

quista dell’Inghilterra). Agli occhi del Pontefi -

ce l’assedio di Acri rendeva indispensabile una

nuova crociata, per la quale il Papa auspicava il

sostegno delle principali potenze europee, e quindi

anche dell’Inghilterra. Roma non aveva dimenticato

il ruolo determinante che il re inglese Riccardo Cuor

di Leone aveva svolto nell’ambito della terza crociata

e Innocenzo III sperava che King John intendesse emula-

re l’eroismo del fratello. Le mire espansionistiche di Luigi

Page 89: In viaggio con il Cardinale

VIII, tuttavia, impo-

nevano a King John di

concentrare la sua atten-

zione esclusivamente sulla

difesa del suo regno, e sot-

traevano alla nuova crociata

un contributo al quale il Papa

non intendeva rinunciare. E’

dunque possibile ipotizzare che

la missione inglese di Guala

Bicchieri dovesse assolvere al

triplice compito di porre fi ne

alla guerra civile tra la fazione di

King John e i baroni ribelli, sventa-

re i piani di conquista del principe

francese e creare le condizioni per la

realizzazione di una nuova crociata

sostenuta anche dal sovrano planta-

geneto. L’importanza della legazione

era pertanto pressoché sconfi nata, dal

momento che essa implicava rapporti

con le principali forze politiche e so-

ciali del tempo e interessava uno sce-

nario che si estendeva dalla Gran Bre-

tagna al Santo Sepolcro, passando per

la Francia e la Santa Sede. Che la scelta

di Innocenzo III fosse caduta proprio su

Guala Bicchieri certamente non era sta-

to frutto del caso: il cardinale aveva già

avuto contatti con

l’Inghilterra almeno

fi n dal 1206, quando

era stato coinvolto in una

questione legale in merito al-

l’abbazia di Evesham; Guala,

inoltre, aveva già operato nelle

terre francesi che erano apparte-

nute ai Plantagenets (Norman-

dia, Poitou, Touraine, Bretagna e

Maine) e nel 1214-15 aveva sta-

bilito stretti legami con la Chiesa

inglese unitamente al cardinale

Stefano di Fossanova con il quale

si era occupato del vescovo di

Ely. Non va trascurato, infi ne,

che fi n dal 1215 Guala era uno dei

quattro cardinali che si occupava-

no intensamente degli affari inglesi

presso la Santa Sede, incarico per il

quale riceveva dall’Inghilterra una re-

tribuzione di 20 marks66 all’anno.

Guala fu inviato in Inghilterra con

il titolo di legatus a latere67, che all’epoca

costituiva il massimo livello nella gerar-

chia dei legati e una tappa signifi cativa

nel cursus honorum verso il soglio pon-

tifi cio68. Come legatus a latere egli rappre-

66 Warren ha osservato che nell’Inghilterra del tempo un parroco poteva dirsi soddisfatto se le rendite annue della sua parroc-chia ammontavano a 10 marks. Ciò signifi ca che la retribuzione assegnata a Guala per il suo incarico diplomatico era più che ragguardevole (si veda Warren, L.R. op.cit. p.28 nota).67 Gli altri livelli erano, dal basso verso l’alto : legatus missus e legatus natus.

68 Vincent,N. op.cit. p. xlvi e Robinson,I.S. The Papacy 1073-1198 (Cambridge,1990).

Page 90: In viaggio con il Cardinale

sentava il Papa, agiva in sua vece ed operava al

di sopra di tutti gli altri ecclesiastici locali, non

esitando ad opporsi alle loro volontà ed ai loro

interessi se questi si scontravano con le direttive

papali. Essere un legatus a latere signifi cava ve-

stire come il Papa, recare le insegne papali, pos-

sedere un cavallo dai fi nimenti bianchi ed essere

accompagnato da uno stuolo di assistenti e col-

laboratori. Il ruolo di legatus a latere, inoltre, au-

torizzava Guala ad esigere le cosiddette procura-

tiones (vedi cap.1) ossia a pretendere l’ospitalità

che i parroci e i monasteri erano tenuti a fornire

ai vescovi ed agli ecclesiastici di alto rango che

viaggiavano per motivi uffi ciali. A differenza di

tutti gli altri ecclesiastici, il legatus a latere pote-

va poi visitare anche i monasteri posti sotto la

diretta autorità del Papa e normalmente esentati

dal versamento delle ordinarie procurationes. Ma

quel che più conta è che al momento della sua

partenza Guala sapeva che in Inghilterra avreb-

be potuto disporre del clero locale con grande

libertà, decidendone i trasferimenti, le promo-

zioni, le sospensioni, le spoliazioni, le condan-

ne, le assoluzioni e persino le scomuniche. Ci è

noto che questa autorità fu poi effettivamente

usata con particolare vigore contro quei mem-

bri della Chiesa inglese che durante il confl itto

anglo-francese avevano sostenuto Luigi VIII e i

baroni ribelli.

69 A Vercelli, città natale del legato, il Museo Leone conserva uno dei preziosi cofani da viaggio del cardinale. Di dimensioni ridotte, costi-tuisce un autentico gioiello. Un cofano ben più grande fu riportato a Vercelli nel 2004 per volere del dott. Giorgio Fossale. Il cofano rimase in mostra sino al maggio del 2005, nell’ambito di un evento espositivo chiamato Scrinium Cardinalis. L’evento diede il via ad un’ondata di studi e conferenze sulla fi gura del legato e alla ripresa dei legami tra Vercelli e i luoghi inglesi che furono cari a Guala: Cambridge, St.Andrew’s Chesterton e la Diocesi di Ely. Oggi a Vercelli opera l’Associazione Culturale Chesterton, tra i cui compiti sono lo studio e la valorizzazione dell’opera di Guala Bicchieri e la promozione di eventi culturali che concorrano a riavvicinare Vercelli all’Inghilterra.

Erano dieci uomini, tra i quali i due che cavalcavano in testa al drappello avevano l’aspetto di personaggi importanti, men-tre gli altri parevano il loro seguito. Non era diffi cile riconoscere le condizioni e il grado di uno di questi personaggi. Senza

dubbio era un alto dignitario ecclesiastico.

W.Scott, Ivanhoe

La nomina di Guala a legatus a latere per

l’Inghilterra fu decisa dalla Santa Sede nel

mese di gennaio del 1216, durante i lavori del

Concilio Laterano IV. Con tutta probabilità il

cardinale lasciò Roma dopo il 24 febbraio 1216.

Non siamo in grado di ricostruire con esattezza

l’itinerario del cardinale e l’elenco dei luoghi

ove egli pernottò durante il lungo viaggio verso

le Isole Britanniche. Sicuramente egli dovette

percorrere ampi tratti della Via Francigena,

ma è innegabile che il fasto e il seguito con cui

viaggiava non facessero di lui un pellegrino: si

pensa che dovesse avere con sé almeno dieci

cavalli, molti collaboratori e una gran quantità

di cofani pregiati69 ricolmi di abiti, oggetti sacri

ed effetti personali di inestimabile valore. Anche

a proposito della composizione del gruppo

di ecclesiastici che lo seguì in Inghilterra non

disponiamo di una documentazione sicura.

Page 91: In viaggio con il Cardinale

Possiamo supporre che egli fosse accompagnato,

tra gli altri, da Lorenzo di San Niccolò, Giovanni

di Brusasco, Tolomeo il Romano, Giacomo di

Carnario e Otto di Vercelli. Dovevano viaggiare

con Guala anche i suoi nipoti Ubertino e

Giovanni, nonché due scrivani papali di nome

Azzo e Costantino. Di quest’ultimo sappiamo

che il 5 settembre 1217 ottenne da Guala la

chiesa di Alwalton, in seguito alla scomunica e

alla spoliazione di Geoffrey Gibwin. E’ probabile

che con Guala viaggiasse almeno un segretario

italiano incaricato di tenere i rapporti con Roma

e inoltre alcuni ecclesiastici di provata fedeltà

che avrebbero dovuto assistere il cardinale nelle

questioni diplomatiche più delicate. Certamente

il seguito comprendeva anche numerosi valletti,

servitori e collaboratori di rango inferiore,

come si conveniva ad una personalità del suo

prestigio.

La tappa più importante del cammino verso

l’Inghilterra fu certamente il soggiorno presso

la corte francese, che avvenne verso la fi ne di

aprile del 1216. Il 24 o il 25 di quel mese Guala

partecipò ad un importante consiglio presiedu-

to dal re di Francia Filippo Augusto, il cui fi glio

ed erede al trono Luigi VIII intendeva, come si

è visto, impadronirsi della corona inglese. Guala

si adoperò per convincere il principe a rinuncia-

re alle sue mire espansionistiche, probabilmente

minacciando di scomunicarlo se avesse osato di-

chiarare guerra al re d’Inghilterra, ma la media-

zione fallì e Luigi VIII partì per Londra, pronto a

combattere contro King John. Di tutta la paren-

tesi inglese, questo episodio sembra essere stato

l’unico insuccesso del legato. Guala lasciò la cor-

te di Filippo Augusto subito dopo la partenza

del principe, ma per non incappare nelle truppe

francesi in marcia verso Calais ritenne prudente

compiere una lunga deviazione che lo costrinse

a ritardare il suo arrivo in Inghilterra: anziché

puntare direttamente su Calais, infatti, il cardi-

nale piegò a est e si diresse a Neuss, dove scrisse

una lettera indirizzata al vescovo di Lincoln che

Vercelli. Antica abbazia di S.Andrea. Il chiostro.

Torino. Museo Civico d’Arte Antica. Scrinium Cardinalis.

Page 92: In viaggio con il Cardinale
Page 93: In viaggio con il Cardinale

nel frattempo si trovava a Limbourg. La data

e il luogo di composizione di quella lettera70

oggi ci permettono di ricostruire una parte

dell’itinerario del cardinale e indirettamente di

intuire la preoccupazione del legato al pensiero

di una possibile aggressione da parte degli uo-

mini di Luigi VIII. Guala doveva certamente

ricordare che pochi anni prima, nel 1208, il le-

gato pontifi cio Pietro di Castelnau, inviato da

Innocenzo III in Francia, era stato assassinato

da un cavaliere del conte Raimondo di Tolosa.

Era l’epoca dei confl itti tra la Santa Sede e gli

albigesi, o catari, che poi assunse i contorni di

una crociata fortemente sostenuta da Innocen-

zo III. Per un uomo determinato e ambizioso

come Guala Bicchieri, d’altra parte, le diffi col-

tà della missione dovevano rappresentare una

sfi da avvincente.

70 Per tutte le lettere e gli acta relativi alla missioni inglese di Guala Bicchieri si rimanda qui al volume di Vincent, N. op.cit. La lettera inviata da Guala al vescovo di Limbourg dalla città di Neuss è commentata a pag. 24 di tale trattato.

L’approdo in Inghilterrae i primi provvedimenti

Quasi un mese dopo la sua partenza dalla

reggia di Filippo Augusto il cardinale raggiun-

se fi nalmente le coste inglesi, ove approdò il 20

maggio 1216, probabilmente ancora atterrito

al pensiero della minaccia francese. A quanto

risulta egli non accettò di pernottare a Can-

terbury, nel timore di essere raggiunto dagli

avversari, ma preferì accettare di consumare

un pasto con i monaci del Christ Church per

poi dirigersi immediatamente alla corte del re,

presso Winchester, dove si sarebbe sentito più

al sicuro.

Proprio a Winchester, alcuni giorni dopo

il suo arrivo, Guala convocò un importante

concilio di ecclesiastici e il 29 maggio lanciò

la scomunica contro Luigi VIII, che nel frat-

tempo stava estendendo la sua supremazia

nella parte meridionale dell’isola. Da allievo

diligente di Innocenzo III, il cardi-

nale non faceva altro che seguire

il modello del suo Pontefi ce,

che ricorse spesso alla sco-

munica per affermare la

supremazia della Chiesa

di Roma. La sentenza

contro Luigi VIII fu

ribadita nel corso dei

mesi seguenti.

Il primo periodo

della legazione dovette

essere particolarmen-

te pesante. Lo confer-

merebbe una lettera che

Guala inviò a Innocenzo

III per aggiornarlo sulla de-

licatezza dell’incarico: oggi non

Page 94: In viaggio con il Cardinale

disponiamo più della missiva, ma sappiamo che

Onorio la citò nella sua corrispondenza del set-

tembre 121671. In quella stessa estate, verosimil-

mente nel mese di agosto, Guala concesse sal-

vacondotti ai Gallesi disposti a scendere a patti

con il re: in quel periodo forse Guala si recò in

visita uffi ciale in Galles, dove sarebbe anche en-

trato in confl itto con i cistercensi locali. Pochi

mesi dopo, nell’autunno 1216, contestualmen-

te alla seconda scomunica contro Luigi VIII,

Guala pronunciò un interdetto contro il Galles

e la Scozia, anche se a quanto ci è dato sapere

la sentenza contro gli Scozzesi non fu applicata

per tutto l’anno seguente. Contemporaneamen-

te Guala scomunicò re Alessandro di Scozia e i

suoi baroni, che si erano schierati apertamente a

favore del principe francese.

Gli interventi più drastici furono

compiuti da Guala soprattutto

dopo il 17 gennaio 1217, quando

papa Onorio III, successore di

Innocenzo III dal 1216, autorizzò

il legato ad intervenire con

la massima decisione contro

tutti i nemici del re, a disporre

delle chiese rimaste vacanti e a

proibire la celebrazione della

messa da parte di sacerdoti

scomunicati o in chiese poste

sotto interdetto72. Al contempo,

inoltre, Onorio III autorizzò

Guala Bicchieri ad adottare misure

particolarmente rigorose contro gli

ecclesiastici britannici che, sotto varie forme,

osassero mantenere rapporti con i nemici del

sovrano o contravvenire alle norme dettate dalla

Santa Sede.

Di tutte le scomuniche pronunciate dal

legato la più solenne e tonante fu certamente

quella del 19 maggio 1217, che Guala lanciò

dal castello di Newark, nell’imminenza della

battaglia di Lincoln. E’ possibile che tra gli sco-

municati vi fossero anche il Dean e il Capitolo

della cattedrale di Lincoln, dal momento che

nei primi giorni dopo la battaglia il legato ordi-

nò all’esercito di Henry III di trattare tali illu-

stri prelati alla stregua di biechi ribelli, nemici

del legittimo sovrano inglese e della Chiesa di

Roma. In occasione della scomunica emanata

a Newark il 19 maggio 1217 Guala ostentò un

atteggiamento particolarmente grave. Al termi-

ne della Messa egli si fermò sull’altare, in tutta

la magnifi cenza delle sue vesti bianche e del

suo ruolo di rappresentante del Papa. Da abi-

le persuasore e straordinario conoscitore del-

l’animo umano, il cardinale infi ammò i cuori

dei soldati con un discorso infuocato, che di-

pingeva la lotta ai Francesi con i colori della

crociata contro gli infedeli. Parallelamente, il

legato concedeva ai soldati del re il diritto di

sciogliere il voto di andare a combattere in Ter-

rasanta. Guala raccomandò infi ne al vescovo di

Winchester il compito di assolvere gli uomini

di Henry III da tutti i loro peccati e mantenere

alto l’ardore militare che li avrebbe trasformati

in eroi del regno e della Chiesa.

71 Vincent, N. op.cit. p.137.72 Vincent, N. op.cit. pp.137-38.

Page 95: In viaggio con il Cardinale

Pochi mesi dopo l’arrivo di Guala Bicchieri

nelle Isole Britanniche, come si è visto nel secon-

do capitolo, due eventi importanti erano desti-

nati a scuotere la scena politica internazionale: la

morte del Papa e la morte del re. Innocenzo III

si spense il 16 luglio 1216. King John concluse

la sua parentesi terrena nella notte tra il 18 e il

19 ottobre dello stesso anno.

Malgrado la scomparsa del Pontefi ce che lo

aveva inviato in Gran Bretagna, Guala rimase

sull’isola in virtù di un mandato indirizzatogli

dal nuovo Papa, Onorio III73, che gli annunciava

uffi cialmente la morte di Innocenzo III e lo

incaricava di proseguire la missione inglese74.

Dal momento che in linea di massima

la morte di un Pontefi ce comportava

automaticamente il ritorno a Roma dei

suoi legati, l’atteggiamento di Onorio

III nei confronti di Guala oggi suona

abbastanza sorprendente e ci dimostra il grande

prestigio del quale il cardinale vercellese godeva

presso la Santa Sede. Il mandato fu redatto dalla

cancelleria di Onorio III a Perugia nel luglio del

1216, poco dopo la scomparsa di Innocenzo

III. Il testo è molto interessante: attraverso il

mandato, infatti, il Papa riconosceva le fatiche e

i sacrifi ci sopportati dal legato nell’ambito della

missione inglese e lo esortava ad assistere King

John, dal momento che il re aveva imbracciato

la croce di Cristo e si era proclamato vassallo di

Roma75. Poco tempo dopo, il 30 settembre dello

Dopo la morte di King John

73 Onorio III fu eletto Papa nel 1216, alla morte di Innocenzo III. Accettò la tiara con riluttanza e manifestò da subito un carattere molto diverso da quello del suo predecesso-re. Come Innocenzo III, tuttavia, fu interes-sato alla riconquista del Santo Sepolcro e bandì una nuova crociata (la quinta, 1217-21). Approvò la Regola di San Domenico nel 1216, la Regola di San Benedetto nel 1223 e l’Ordine Carmelitano nel 1226. Da uomo di cultura e appassionato di teolo-gia, promosse gli studi teologici e conferì privilegi alle università di Bologna e di Pa-rigi. Morì nel 1227 e il suo successore fu Gregorio IX.74 Vincent,N. op.cit. p.49.75

Reg.Vat.9 fos.1v. – 2r no.6. L’autrice ringrazia il professor Vincent per la se-gnalazione.

Page 96: In viaggio con il Cardinale

stesso anno, Onorio III tornò sugli stessi concetti

in un’altra lettera a Guala, nella quale spronava

il legato a sopportare il peso della missione come

un novello Ulisse, gli confermava la libertà di

agire per il bene del re e del regno secondo la

sua discrezione e assicurava che sarebbe stato

ricompensato nel Regno dei Cieli76.

Non disponiamo della lettera che Guala

inviò a Roma per annunciare la morte di King

John, ma ne troviamo traccia in lettere papali

del 3 dicembre 121677. Nello stesso mese

Guala inviò un’altra missiva al Pontefi ce, in cui

descriveva le diffi coltà della missione inglese,

comunicava che alcuni prelati locali avevano

aderito alla fazione ribelle e sottolineava che,

in punto di morte, King John aveva affi dato i

suoi fi gli e il suo regno alla protezione del Papa

e della Chiesa78.

La conferma ottenuta dal nuovo Papa e la

morte del re consolidarono notevolmente la già

forte autorità del cardinale sul clero e la corte

inglesi, anche perché, come si è visto, nelle ulti-

me ore di vita King John aveva indicato proprio

Guala tra i suoi esecutori testamentari. Conte-

stualmente, King John aveva affi dato al cardi-

nale il delicato compito di assistere e proteggere

l’erede al trono, il principe Henry, che si appre-

stava a diventare il nuovo monarca con il nome

di Henry III all’età di soli nove anni. In realtà

dal punto di vista formale il tutore di Henry

nominato da King John era Peter des Roches,

vescovo di Winchester, ma di fatto il legato fu

sempre molto vicino all’erede di John, il qua-

le non avrebbe potuto trovare un collaboratore

più fi dato. Tra gli altri notabili designati da King

John come esecutori testamentari comparivano,

come si è visto, William Marshal, primo Con-

te di Pembroke, il vescovo di Chichester e altri

membri infl uenti della fazione fi lo-realista. Poco

tempo dopo, con un documento redatto dalla

cancelleria papale nel gennaio 121779, il Pontefi -

ce ordinava a Guala e ai vescovi di Winchester e

Chichester di punire con la censura ecclesiastica

tutti coloro che ostacolassero l’applicazione del-

le disposizioni testamentarie del re.

76 Vincent,N. op.cit. p.137.77 Vincent,N. op.cit. p.68.78 Vincent,N. op.cit. p.68.79

Vincent,N. op.cit. p.140.

Page 97: In viaggio con il Cardinale

Guala e l’incoronazione del re d’Inghilterra

In virtù del suo ruolo di rappresentante del

Papa e del potere conferitogli dal defunto sovra-

no, Guala decise che l’incoronazione del nuo-

vo re avvenisse nella Cattedrale di Gloucester

anziché nella consueta abbazia di Westminster,

certamente per difendere Henry dai nemici che

gravitavano nella zona di Londra. A proposito

di quella incoronazione, alla quale abbiamo già

accennato nel secondo capitolo, va aggiunto che

la cerimonia è ormai ammantata di leggenda,

al punto che oggi risulta diffi cile stabilire quali

siano le versioni più attendibili tra tutte quelle

fornite dai vari cronisti. La maggior parte degli

storici è concorde nell’affermare che nell’am-

bito dell’incoronazione Guala recitò una parte

fondamentale. Secondo i documenti dell’epoca

Onorio III dichiarò che il legato aveva addirit-

tura posto la corona sul capo di Henry III80

e secondo Robert Grosseteste81 lo

stesso sovrano avrebbe dichia-

rato di essere stato incoronato

dal cardinale. Negli annali di

Dunstable e Gloucester82 si

legge che l’atto di incoro-

nazione fu compiuto dal

vescovo di Winchester per

ordine di Guala Bicchieri.

Secondo il Worcester annalist83, il so-

vrano fu incoronato dal vescovo di Winchester

“precipiente legato et ipso legato coronam sibi im-

ponente” . Secondo i Tewkesbury annals84 fu pro-

prio Guala a porre la corona sul capo del re (“le-

gato ei coronam imponente”). Coggeshall85 scrisse

che Guala era presente alla cerimonia, ma non

specifi cò che ruolo ebbe nell’ambito della stessa

e in generale tutti gli altri cronisti registrarono

la partecipazione del legato sottolineando che il

re fu incoronato da Guala e da numerosi vesco-

vi, tra cui quelli di Worcester, Winchester, Bath,

Coventry e Dublino.

Né Wendover, né Paris descrivono Guala

nell’atto di incoronare il sovrano, il che non ci

deve far sembrare il ruolo di Guala meno im-

portante poiché durante la missione inglese il

legato fu sempre incline a non in-

frangere i privilegi dei vescovi

in materia di cerimonie solen-

ni. E’ dunque molto probabi-

le che Guala abbia dettato le

modalità e le condizioni in

cui l’incoronazione avrebbe

avuto luogo, ma abbia deli-

beratamente affi dato ad uno

o più vescovi il privilegio di porre la co-

rona sul capo del sovrano proprio per rispetto

80 Vincent, N. op.cit. p.28.81 Rotuli Roberti Grosseteste ed. F.N.Davis, Canterbury and York Society, x (London, 1910-13).82 Annales Monastici ed. H.R. Luard, 5 vols. (Rolls Series, 1864-9) iii,48 (Contenente gli annals di Margam, Tewkesbury, Winchester, Waverley, Dunstable e Worcester).83 Annales Monastici op.cit. iv.407.84 Annales Monastici op.cit. iv.62. In proposito si veda anche Vincent,N. op.cit. p.28.85 op.cit. p184.

Page 98: In viaggio con il Cardinale

delle tradizioni ecclesiastiche e reali del

Paese. Nonostante questa delicatezza nei con-

fronti del clero locale, il cardinale fu aspramente

contestato dal priore del Christ Church di Can-

terbury e dall’abate della Westminster Abbey di

Londra, che si appellarono al Papa sostenendo

che l’incoronazione di un sovrano poteva avve-

nire soltanto in Westminster per mano dell’arci-

vescovo di Canterbury. La reazione di Guala alle

proteste dei due alti prelati non si fece attende-

re: il cardinale scomunicò i due ecclesiastici, che

tuttavia non sembrarono particolarmente tur-

bati dal provvedimento. Successivamente Guala

inviò al priore e al capitolo di Canterbury un

mandato che vietava l’uso dell’organo durante

le funzioni religiose86.

Che Guala abbia partecipato all’incorona-

zione del re in qualità di attore principale o vi

abbia semplicemente assistito come rappresen-

tante del Papa, garante dell’ordine e tutore del

sovrano oggi pare francamente poco importan-

te. Quello che conta è il ruolo sostanziale recita-

to dal legato sulla scena inglese: egli fu una stella

di prima grandezza nel fi rmamento dell’Inghil-

terra del tempo e un sostegno incrollabile per

il giovane re. E’ vero che sul piano formale il

ruolo di reggente era stato affi dato a William

Marshal, ma è altrettanto vero che Marshal non

era l’uomo più importante ed infl uente del re-

gno: al di sopra del reggente vi era il legato, la

cui posizione era superiore anche a quella del

86 Vincent, N. op.cit.p.10.

Page 99: In viaggio con il Cardinale

re, dal momento che nel 1213 King John si era

proclamato vassallo del Pontefi ce. Di fatto il car-

dinale fu l’uomo più importante del regno per

tutta la durata della sua missione inglese: il re

era solo un bambino affi dato alla sua custodia; il

reggente era valoroso e potente, ma non quanto

il rappresentante del Papa e infi ne Peter, vescovo

di Winchester, tutore uffi ciale del giovane re, era

pur sempre un vescovo subordinato all’autorità

papale. Dal punto di vista strettamente formale,

inoltre, non va dimenticato che Henry III era un

vassallo della Santa Sede e che l’Inghilterra era un

feudo papale.

Il rapporto tra Guala e il re, tuttavia, sconfi nava

anche in territori più personali: in una lettera di

Onorio III datata 17 gennaio 121787 leggiamo

che il Papa incaricò il legato di indagare sulle

possibilità di trovare una moglie adatta al

giovane sovrano e dichiarò che Roma avrebbe

approvato senza riserve qualsiasi fanciulla

fosse stata scelta dal legato. Una responsabilità

certamente importante, e un dettaglio che non

molti conoscono. Il 3 luglio 1217, inoltre, il

Papa scrisse al legato incaricandolo di operare

con il consiglio di altri prelati e dei notabili

del regno affi nché l’istruzione del sovrano

fosse affi data a persone degne della massima

fi ducia88. Nella stessa lettera il Pontefi ce affi dava

a Guala il compito di decidere se fosse il caso

di far confezionare il sigillo personale del re89.

Poco tempo dopo, con un’altra lettera inviata da

Anagni90, Onorio III affi dò a Guala un incarico

persino più delicato: poiché William Marshal

era ormai anziano e agli occhi di molti non era

più la roccia invincibile di un tempo, al Papa

87 Vincent, N. op.cit. p.138.88 Vincent, N. op.cit. p.141.89 In realtà il sigillo fu confezionato nel 1218.90 Vincent, N. op.cit. p.142.

Page 100: In viaggio con il Cardinale

era stato richiesto di nominare Richard Marsh

come collaboratore del reggente. Onorio III,

però, sapeva bene che William Marshal era

ancora forte e permaloso e temeva la reazione

del vecchio condottiero. Era dunque necessario

essere molto cauti, agire con prudenza,

esaminare la questione con la massima calma.

Onorio III incaricò perciò Guala di occuparsi

del caso e di risolverlo a sua discrezione, con

il pieno appoggio di Roma. Con estrema

saggezza, il cardinale decise di non modifi care

la posizione di William Marshal e di non dare

corso alle richieste di Richard Marsh. Un’altra

dimostrazione della grande considerazione di

cui il cardinale vercellese godeva sia presso la

Santa Sede sia presso la corte inglese e della

lungimiranza con cui il legato seppe affrontare

le vicende politiche del Paese.

Guala e il clero locale: le punizioni

Una delle armi usate dal cardinale per

supportare la Corona inglese fu la sua autorità

sul clero locale, che Guala potè esercitare con

ampia libertà anche grazie alla lunga assenza

dall’Inghilterra dell’Arcivescovo di Canterbury

Stephen Langton, in esilio dal settembre 1215

al maggio 1218.

Al fi ne di indagare sull’operato del clero

ed accertare i casi di ribellione, Guala istituì

un gruppo di collaboratori speciali che inviò

in tutto il Paese con il compito di esaminare la

condotta degli ecclesiastici, individuare i ribelli

e punirli adeguatamente. Non sappiamo quanti

fossero questi inviati, ma conosciamo i nomi di

almeno tre di loro: master Theobald de Valognes

e i fratelli Robert e Thomas of Dean. Tutti e tre

incontrarono non poche diffi coltà nell’esercizio

del loro mandato: il primo fu imprigionato a

Stamford, gli altri due a Tonbridge.

Come abbiamo visto, nel gennaio 1217

il legato ottenne dal Pontefi ce il potere di

intervenire duramente sul clero ribelle; tranne

in rari casi, tuttavia, egli iniziò a ricorrere

concretamente alla spoliazione solo nell’estate

dello stesso anno, dopo il fallimento dei

negoziati di pace di giugno. Ancora una volta

dobbiamo ammettere che i documenti di cui

disponiamo sono pochi rispetto al numero di

sentenze sicuramente pronunciate dal legato.

L’unico registro episcopale tramandato fi no a noi

è quello della diocesi di Lincoln91, ma sappiamo

che quella non fu l’unica diocesi ove avvennero

spoliazioni e d’altra parte il registro non riporta

tutti i casi effettivamente trattati da Guala.

Secondo Nicholas Vincent92 i casi di spoliazione

di cui si ha notizia appartengono alle diocesi

di Lincoln, Norwich, Canterbury, Lichfi eld,

Worcester e Londra. La diocesi di Lincoln era

certamente terra di rebel clerks particolarmente

91 Vincent, N. op.cit. p.lxi.92 Vincent, N. op.cit. p.lxi-lxvi. Per ulteriori approfondimenti sulle varie diocesi si rimanda alla stessa opera.

Page 101: In viaggio con il Cardinale

attivi, così come Londra, dove la cattedrale

di St.Paul’s fu uno dei più importanti focolai

di rivolta ecclesiastica anche prima della guerra

civile. E’ probabile che in altre diocesi, come Ely,

York e Durham, l’attività del clero ribelle sia stata

signifi cativa e pertanto punita con la spoliazione.

I leaders della rivolta ecclesiastica furono

essenzialmente quattro: Simon Langton (fra-

tello dell’arcivescovo di Canterbury Stephen),

Elias of Dereham, Gervase of Howbridge e

Robert de St.Germain. I primi due gravitava-

no nell’ambito della Cattedrale di Canterbury,

di cui Simon era l’Archdeacon. Gli altri due

erano canons di St.Paul’s a Londra. Robert de

St.Germain aveva avuto contatti con il re di

Scozia e con Luigi VIII di Francia già prima

della guerra civile. I quattro prelati erano dei

pluralists, cioè controllavano ben più di un

solo benefi cio a testa, per cui nel momento in

cui li spogliò dei loro benefi ci il legato si trovò

a dover distribuire un considerevole numero di

chiese tra altrettanti prelati di provata fi ducia.

Accanto a questi quattro personaggi famosi sia-

mo in grado di elencare altri ecclesiastici meno

noti che subirono gli stessi provvedimenti. In-

dichiamo qui alcuni dei casi documentati, ma

è chiaro che si tratta solo di una parte di tutti

i provvedimenti introdotti da Guala93. Alcuni

termini sono stati volutamente lasciati in in-

glese per maggiore fedeltà al dato storico e al-

l’atmosfera del tempo.

93 Si rimanda a Vincent, N. op.cit. per ulteriori approfondimenti.

Ely Cathedral. The Lantern.

Ely Cathedral e monastic buildings.

Page 102: In viaggio con il Cardinale
Page 103: In viaggio con il Cardinale

Rebel clerk su cui Guala impose la spoliazione

Benefi cioNuovo benefi ciario scelto da Guala

tra prelati di provata fi ducia

Peter de Valogne chiesa di Alrewas Filippo, nipote di Guala

Geoffrey Gibwin chiesa di Alwalton

Costantino, lo scrivano papale che aveva seguito Guala da Roma nel 1216. Anche Azzo, che aveva seguito Guala con lo stesso incarico di Costantino, fu premiato dal legato con alcuni benefi ci.

William of Calne Norton (Suffolk) Giovanni di Brusasco

Brand, canon di St.Paul’s London

una parte della chiesa di Caddington (pari a circa la metà dei suoi possedimenti)

William de Grisneto, nipote dell’abate di Beaulieu

John de Bello Campo

una parte della chiesa di Houghton Conquest (pari a circa la metà dei suoi possedimenti)

Gervase of Howbridge chiesa di Lambeth Giovanni de Tebaldo

Richard de Camera chiesa di Haughley master Alan of Beccles

Simon Langton prebend of Finsbury Philip Fortis Brachii

Elias of Derehamuna parte della chiesa di Melton Mowbray (pari a circa la metà dei suoi possedimenti)

master Walter of London

il fi glio di Fabian of Ryston chiesa di Ryston Thomas de Blumville

Wigan the Breton chiesa di Braughing Holy Trinity Priory London

Gervase of Howbridge the chancellorshipof St.Paul’s

Henry de Cornhill

Luke the clerk chiesa di Lambourne (Essex)

Elias of Dereham chiesa di Melton master Walter of London

Alan de Boullers chiesa di Poulton(Gloucestershire)

Cinthius, nipote di Pietro Cardinale di S.Pudenziana

Robert de Barentin chiesa di St.Bride’s Fleet Street Otto di Vercelli

Page 104: In viaggio con il Cardinale

A distanza di tanti secoli risulta diffi cile

aggiungere ulteriori particolari sicuri a questo

elenco di nomi e benefi ci, ma si può certamente

affermare che gli ecclesiastici colpiti dalle sanzioni

del legato furono più numerosi di quelli elencati

sin qui. Vincent94 afferma che essi dovevano

essere all’incirca un centinaio. Alcuni dei prelati

che abbiamo elencato non erano particolarmente

famosi ed il nome di battesimo è tutto ciò che

ne sappiamo. Colpisce però il fatto che molti di

loro operassero presso la St.Paul’s Cathedral di

Londra e questo spiega perché fi n dall’autunno

del 1217 Guala fu drastico nel punire il capitolo

della cattedrale, rimuovendo ben 7 su 8 dei suoi

uomini più importanti ed assegnando i rispettivi

benefi ci ad altrettanti prelati di sua fi ducia95.

Il 18 febbraio 1218 agli sceriffi dell’Essex e

del Kent si ordinava di comunicare che tutti gli

ecclesiastici non ancora assolti dalla scomunica

lasciassero il Paese entro il 25 marzo, pena

l’arresto e la prigionia96. Secondo il Dunstable

annalist97 già anteriormente a tale data il legato

aveva condannato e fatto imprigionare tredici

ecclesiastici ribelli colpevoli di aver ordito

trame inquietanti contro lo stesso Guala ed i

suoi collaboratori. Gli storici hanno osservato

che Guala fu molto severo con i rebel clerks

inglesi a tutto vantaggio di ecclesiastici italiani.

Effettivamente il legato concesse benefi ci e

titoli a uomini del suo seguito e a parenti di

connazionali infl uenti. Lo stesso Vincent ha

calcolato che delle circa 18 chiese ove il legato

impose un provvedimento di spoliazione nei

confronti di un rebel clerk, almeno la metà

passò a Italiani98 e il totale dei provvedimenti

a favore di connazionali del cardinale potrebbe

essere anche molto maggiore se disponessimo di

una documentazione più ricca. Tra i nomi dei

benefi ciari italiani sembra lecito citare anche

Giovanni di Paolo, Teobaldo di Milano, Uberto

di Confi enza e Lorenzo di San Nicolò. Gli ultimi

due ottennero proprietà laiche ed ecclesiastiche

in Inghilterra anche dopo la fi ne della legazione

di Guala99. Anche alla luce di questi dati,

tuttavia, per diversi motivi non sembra prudente

pronunciare un giudizio troppo severo sulla

generosità di Guala verso gli Italiani: in primo

luogo va ricordato che dall’atto di sottomissione

di John al Papato molti ecclesiastici provenienti

dall’Italia godettero di privilegi in Inghilterra per

esplicito volere del sovrano, poiché quest’ultimo

intendeva ingraziarsi i favori della Santa Sede.

A questo si aggiunga che fi n dagli inizi del

secolo numerose istituzioni religiose inglesi

(verosimilmente per instaurare positive relazioni

diplomatiche con Roma) avevano elargito

benefi ci a Italiani ritenuti esperti in diritto e

quindi in grado di offrire sostegno e consiglio

in materia di vertenze legali: l’esempio più

94 Vincent,N. op.cit. p.lxv.95 Vincent,N. op.cit. p.41.96 Vincent,N. op.cit. p.lxv.97 “Annales Monastici” op.cit. iii,52.98 Vincent,N. op.cit. p.lxvii.99 Vincent,N. op.cit. p.lxviii.

Page 105: In viaggio con il Cardinale

conosciuto in questo senso è costituito dall’abbazia

di Evesham, ma anche Westminster e Glastonbury

furono generose con personaggi italiani ritenuti

potenzialmente in grado di aiutarle in situazioni delicate.

Guala, inoltre, non si limitò a promuovere ecclesiastici

provenienti dal suo Paese: al contrario, come abbiamo visto,

concesse benefi ci anche a persone di altre nazionalità.

Ciò nonostante, per completezza di informazione dobbiamo

riferire che per secoli la presenza dei legati italiani in Inghilterra e più

in generale di esponenti del clero italiano fu considerata dagli Inglesi

un elemento di disturbo, caratterizzato da sentimenti come l’avidità e

la cupidigia più che dall’altruismo e dalla generosità verso un popolo in

profonda crisi politica e religiosa. Con tutta probabilità questa visione severa

della legazione di Guala e dei suoi connazionali si deve alle cronache degli

storici di St.Albans Roger of Wendover e Matthew Paris, che nel XVI secolo

furono certamente enfatizzate dai sostenitori della riforma protestante.

Guala e il clero locale: i vescovi e i monaci

Oltre a scomunicare, deporre e privare dei

loro benefi ci gli ecclesiastici ribelli, il cardinale

agì come custode indiscusso della Chiesa in-

glese, esercitando un decisivo controllo sulle

principali attività ecclesiastiche, ivi comprese

le elezioni dei vescovi e degli abati, e sulle as-

segnazioni di prebende, rendite, parrocchie e

altri privilegi.

Secondo David

Carpenter100 nes-

sun vescovo inglese

osò sostenere Luigi VIII.

Al contrario, 7 vescovi

erano presenti all’incoro-

nazione di Henry III e ben

11 vescovi parteciparono al

100 Carpenter, D.A.op.cit. p.19.

Page 106: In viaggio con il Cardinale

grande Concilio

di Bristol dell’11

novembre 1216. Al-

l’arrivo di Luigi VIII

in Inghilterra, inoltre, il

Dean della cattedrale lon-

dinese di St.Paul’s e l’abate di

St.Alban’s si rifi utarono di so-

stenere il principe francese.

Essendo dichiaratamente fa-

vorevole ai Plantageneti, nella

nomina dei nuovi vescovi Guala si

orientò verso candidati fedeli alla

causa del re: sappiamo che

infl uenzò le elezioni nelle

diocesi di Carlisle, Durham,

Chichester e Worcester, dove

favorì i candidati appoggiati dal

re o dal Papa. A Worcester egli im-

pose l’elezione di William de Blois,

Archdeacon di Buckingham e canon

di Lincoln, nonostante i monaci locali in-

tendessero eleggere un membro del

loro capitolo. A Chichester approvò

l’elezione di Ranulph of Warham, un mona-

co benedettino che aveva collaborato con John

de Gray, vescovo realista della città di Norwich.

Parallelamente, Guala promosse il passaggio di

Richard Poer da Chichester a Salisbury, proba-

bilmente per premiare la fedeltà di Richard, che

forse aveva usato le rendite della sua cattedrale

(secondo Matthew Paris 600 marchi) per retri-

buire i mercenari del re. A Carlisle e Durham,

infi ne, fece eleggere rispettivamente Hugh de

Beaulieu e Richard Marsh, nonostante la re-

putazione non propriamente cristallina dei due

candidati.

Se in generale Guala scelse i nuovi vescovi

tra gli alti prelati di provata fedeltà a Henry o ai

due Papi della sua missione, nel caso della Dio-

cesi di Ely (dove fi n dal 1215, anno della morte

del vescovo Eustace, l’elezione del successore di

quest’ultimo era oggetto di un’aspra e delicata

contesa), il cardinale si comportò in modo del

tutto diverso: egli evitò di intervenire in modo

risolutivo a favore di uno dei due contendenti

(Robert of York e Geoffrey de Burgh) e lasciò

in sospeso la nomina del nuovo arcivescovo. In

realtà, Guala lasciò trapelare un implicito soste-

gno nei confronti di uno dei contendenti, ma-

ster Robert of York, al quale in pratica rivolse

le attenzioni normalmente dovute ad un legitti-

mo vescovo. Il fatto oggi suona particolarmente

strano, dal momento che Richard of York non

fu mai un tenace sostenitore dei Plantagenets: al

Page 107: In viaggio con il Cardinale
Page 108: In viaggio con il Cardinale

contrario, intorno alla sua fi gura aleggiano un

alone di mistero e persino il sospetto di com-

plotti con i baroni ribelli. In veste di vescovo

eletto della diocesi di Ely il 13 novembre 1217

Robert of York confermò a Guala il possesso

della chiesa e dei beni di St.Andrew’s Chester-

ton, dono di Henry III al cardinale e premio per

lo straordinario successo della legazione inglese.

Robert of York in seguito fu generoso anche nei

confronti di amici e parenti del cardinale, ai quali

assegnò chiese e benefi ci nella stessa diocesi.

In accordo con le indicazioni del Concilio

Laterano IV (che nel 1215 aveva stabilito che

in una sede vescovile vacante il nuovo vescovo

doveva essere nominato entro tre mesi dal

momento in cui la sede si era resa disponibile)

Guala si prodigò affi nché i nuovi vescovi

venissero nominati in tempi brevi. Durante la

missione inglese del legato tre sedi vescovili si

resero vacanti: i rispettivi nuovi vescovi vennero

nominati al massimo entro sei mesi e quello di

Worcester addirittura in due settimane.

La scelta di Guala in tal senso fu

particolarmente coraggiosa ed onesta, perché

nominare i nuovi vescovi in breve tempo

signifi cava sottrarre alle casse dello stato le

entrate che normalmente provenivano dalle sedi

vescovili vacanti. E’ importante sottolineare che

durante i primi due anni del regno di Henry

III lo stato non benefi ciò minimamente di

entrate provenienti da sedi vescovili vacanti, il

che non si era mai verifi cato prima: il fatto è

certamente spiegabile con la presenza di Guala

in Inghilterra. Il legato rinunciò al suo diritto di

procedere personalmente alla consacrazione dei

vescovi, per rispetto delle tradizioni e aspettative

della Chiesa locale: egli preferì infatti affi dare

il compito di consacrare i vescovi ai suffragans

della cattedrale di Canterbury o all’arcivescovo

di York.

Se in merito alla nomina e alla consacrazione

dei nuovi vescovi Guala adottò una linea

morbida, che conciliasse le direttive del Concilio

Laterano IV con il rispetto delle tradizioni

locali, i rapporti del legato con gli ordini

monastici furono meno lineari e dunque più

diffi cili da spiegare. Sappiamo che a Thorney fu

in qualche modo responsabile delle dimissioni

dell’abate locale, che fu sostituito con Robert

of Graveley, il quale godeva della protezione del

re. Sappiamo anche che il cardinale si occupò

delle elezioni degli abati di Tewkesbury, di

Ramsey, di Guisborough e di Shaftesbury. A

Shaftesbury nominò ecclesiastici di provata

fi ducia per esaminare le pretese di due fazioni

rivali che lottavano per l’elezione della madre

badessa: una fazione aveva già eletto Joan, ma la

decisione era stata impugnata da una misteriosa

“A. sacrista”, della quale non sappiamo nulla. In

un primo momento Guala rifi utò di riconoscere

l’elezione di Joan, ma dopo aver incaricato gli

abati di Bindon e di Cerne di indagare sulla

vicenda, confermò la nomina di Joan e chiese

all’arcivescovo di Salisbury di impartire la sua

benedizione sulla nuova badessa101.

101 Vincent, N. op.cit. pp.84-85.

Bury St.Edmunds: the Cathedral.I rebel barons inglesi forse si incontrarono in questa città nel 1214 per indurre il re a concedere la Magna Carta.

Page 109: In viaggio con il Cardinale
Page 110: In viaggio con il Cardinale

A proposito di Salisbury vale la pena di

raccontare una vicenda molto interessante, nella

quale il ruolo di Guala si rivelò della massima

importanza. Il Decano e il capitolo della

cattedrale di Old Sarum si erano rivolti al Papa

lamentandosi per l’insalubrità del luogo in cui

vivevano. Essi descrivevano l’ambiente intorno

alla loro cattedrale come esposto alla forza dei

venti (“continua quasi collisione ventorum”) e

di continue tempeste che causavano malanni

agli abitanti (“locus sic est reomaticus propter

ventos quod clerici frequenter incurrunt perpetuas

passiones et adversa coguntur valetudine laborare”).

Gli ecclesiastici di Old Sarum sostenevano anche

che a causa dell’eccessiva aridità del territorio e

del candore del terreno circostante la cattedrale

essi soffrivano di disturbi visivi (“plerique de

clericis ammiserunt offi cium oculorum”)102.

Nel marzo 1217 Onorio III scrisse a Guala

riferendo le lamentele ricevute da Old Sarum e

incaricando il legato di raccogliere informazioni

in proposito. Tra il marzo del 1217 e il marzo

del 1218 Guala rispose al Papa confermando

la fondatezza delle lamentele. La conferma del

cardinale rese possibile l’edifi cazione dell’attuale

costruzione di Salisbury, i cui lavori iniziarono

di lì a poco. La leggenda narra che la nuova

chiesa fu eretta nel punto in cui un cervo morì

ucciso da una freccia.

Più o meno nello stesso periodo in cui si oc-

cupò del caso di Shaftesbury Guala fu di nuovo

chiamato ad occuparsi dell’abbazia di Evesham,

alla quale si era già interessato una decina di

anni prima, in qualità di esperto di diritto ec-

clesiastico. La vicenda era stata risolta nel 1213

dal legato pontifi cio Nicholas of Tusculum, che

aveva deposto l’abate Roger Norreis, punendo

così le sue eccessive libertà, ma intorno al 1216

Norreis pretese da Guala una piena riabilitazio-

ne. Il legato ribadì la deposizione dell’abate e

allontanò Norreis con grande determinazione.

E’ noto che Guala Bicchieri fu in aperto dissidio

con i cistercensi della Scozia e del Galles (che si

erano schierati contro il legittimo sovrano in-

glese) e con i monaci cluniacensi di Lewes. In

Galles i monaci più ostili ai provvedimenti di

Guala furono probabilmente gli abati di Whi-

tland e Strata Florida. A causa delle loro proteste

esagerate contro il legato essi furono deposti nel

corso del capitolo generale dell’ordine cistercen-

se del settembre 1217. Relativamente ai monaci

scozzesi disponiamo di un mandato di Walter

of Wisbech che per volere di Guala, il 25 marzo

1218, ordinava a tutti i monaci cistercensi della

Scozia di astenersi dal celebrare le loro funzioni

religiose103. Il mandato rivela che i cistercensi si

erano considerati immuni dalla sentenza di in-

terdetto che il legato aveva precedentemente pro-

nunciato contro la Chiesa scozzese (11 novem-

bre 1216). Nell’aprile del 1218 lo stesso Walter

of Wisbech (da non confondersi con Adam of

Wisbech, primo Vicar di St.Andrew’s Chester-

ton, nominato da Guala Bicchieri) convocò un

102 Per tutti i riferimenti alla vicenda della cattedrale di Salisbury contenuti nel presente lavoro si rimanda a Vincent,N. op.cit. p.82 e pp.140-1.103 Vincent,N. op.cit. p.82.

Vercelli. Basilica di S.Andrea.

Page 111: In viaggio con il Cardinale

concilio a Berwick per ribadire la sentenza di

interdetto, il che sollevò aspre proteste presso

tutti i monasteri cistercensi del Paese. Il capitolo

generale dell’ordine, alla presenza dei cistercensi

di Inghilterra, Scozia e Galles, nel 1218 lanciò

pesanti accuse contro Guala Bicchieri e decise

di inviare a Roma otto abati per descrivere al

Papa la condotta del legato. La protesta ebbe

esito positivo, poiché di lì a poco il Pontefi ce

introdusse alcuni provvedimenti della massima

importanza. In primo luogo egli assunse il di-

retto controllo della Chiesa scozzese. Parallela-

mente, Onorio III stabilì che da quel momento

in poi i legati in visita ai monasteri dell’ordine

non avrebbero più potuto esigere procurationes

in denaro, ma solo vitto (senza carne) e alloggio.

Infi ne, nel mese di dicembre del 1218, il

Papa inviò lettere che proibivano ai le-

gati di porre sotto interdetto o scomu-

nicare i cistercensi se non in presenza di

un preciso mandato papale104.

Nel frattempo Guala concesse l’assoluzione

agli abati di Coupar, Melrose, Newbattle,

Culross e Kinloss, che probabilmente

incontrò a York tra il mese di aprile e

il mese di maggio del 1218105.

Anche i vertici dei monasteri benedet-

tini di Westminster e di Canterbury

(Christ Church Canterbury) furono

scomunicati da Guala Bicchieri. Nel

1216 essi si opposero alla scelta della cattedrale

di Gloucester come sede dell’incoronazione di

Henry III, così, poco dopo la cerimonia, Guala

inviò la scomunica attraverso una lettera redatta

alla fi ne di ottobre del 1216106. Successivamen-

te, come abbiamo visto, il legato inviò un’altra

lettera a Canterbury per impedire al priore e al

capitolo di suonare l’organo nelle funzioni reli-

giose durante il periodo di interdetto107.

Queste prese di posizione nei confronti di

alcuni ordini monastici, tuttavia, non devono

indurre in false generalizzazioni: Guala ebbe

rapporti diffi cili con alcuni monasteri e abati ma

limitatamente a specifi che situazioni e località, e

sempre in conseguenza della sua ferma intenzio-

ne di ristabilire la pace nel regno e consolidare

la monarchia inglese. In generale, in

altri termini, egli non si accanì mai

immotivatamente contro alcun or-

dine, neppure quello cistercense, e non favorì

mai troppo apertamente un solo ordine, anche

se è innegabile che fosse particolarmente legato

agli agostiniani108. Per ben due volte, ad esempio,

il Papa gli ordinò di rimuovere da Carlisle i

canonici agostiniani, sostituendoli con un

nuovo capitolo secolare di provata fi ducia,

ma in entrambe le occasioni il cardinale di-

sobbedì e si limitò a rimpiazzare i canonici

in odore di ribellione con altri canonici fe-

deli al sovrano109. Nell’arco del soggiorno in-

104 Vincent,N. op.cit. p.83.105 Vincent,N. op.cit. p.83.106 Vincent,N. op.cit. p.90.107 Vincent,N. op.cit. p.10.108 Vincent,N. op.cit. pp. lvii-lviii.109 Vincent,N. op.cit. p.lviii.

St.Andrew’s Chesterton. Il galletto di S.Andrea

Page 112: In viaggio con il Cardinale

glese questi furono gli unici

eclatanti atto di disobbedienza

al Pontefi ce che possiamo attribuire a

Guala con certezza: per

il resto della sua missio-

ne, come rivelano i mandati

pontifi ci indirizzati al cardinale110,

Guala fu sempre solerte nell’eseguire gli ordini

dei suoi due Papi e a prodigarsi per la salvaguar-

dia dei due sovrani inglesi con cui collaborò.

110 Per i quali si rimanda a Vincent,N.op.cit..111 Le informazioni relative alle lettere di Guala di cui si parla in questo libro sono tratte principalmente da Vincent,N. op.cit..112 Vincent,N. op.cit. pxciii.113 Vincent,N. op.cit. pp.41,53.114 Vincent,N. op.cit. p..46.115 Vincent,N. op.cit. p..68.116 Vincent,N. op.cit. pp.40, 73, 89.

La corrispondenza del cardinale

Come risulta dalla raccolta di Nicholas Vin-

cent111, le lettere del cardinale sono tutte in lati-

no, all’epoca lingua uffi ciale delle cancellerie rea-

li, della magistratura e ovviamente della Chiesa.

Vincent ha osservato che le lettere rispondono

a tre principi fondamentali; “uniformità, sem-

plicità e effi cacia”112 e in effetti l’espressione che

ricaviamo leggendo la corrispondenza di Guala

è che il legato fosse un uomo concreto, prag-

matico e sintetico, che si limitava a fornire le

informazioni essenziali, non si perdeva in inutili

convenevoli e si preoccupava di esplicitare le sue

indicazioni in modo chiaro e diretto. In linea di

massima Guala tendeva ad evitare il preambolo

iniziale (“arenga”) e ad entrare immediatamente

in argomento, secondo un uso inglese. La cosid-

detta arenga si limitava a formule come “Nove-

ritis” 113, “Noverit universitas vestra” 114, “Univer-

sitati vestre notum facimus” 115, “Ad universitatis

vestre notitiam volumus pervenire” 116. Le lettere

erano brevi, chiare e costruite secondo un im-

pianto lucido e regolare. Anche a distanza di

ottocento anni è relativamente semplice scom-

porre ciascuna lettera nella varie sezioni che se-

Page 113: In viaggio con il Cardinale

condo la diplomatica costituiscono i documenti

di siffatta natura117. Il professor Vincent ha an-

che osservato che esaminando le lettere di Guala

è possibile individuare una serie di espressioni-

tipo118, quasi che i segretari del legato dispones-

sero di un ventaglio di formule standardizzate

da combinare tra loro a seconda dei destinatari,

delle circostanze e delle intenzioni comunicati-

ve del cardinale. Una sorta di “copia e incolla”

medievale, insomma, che la dice lunga sull’ef-

fi cienza e sulla professionalità della segreteria

di Guala. All’interno di uno schema prefi ssato

il segretario inseriva infatti i dati che di volta

in volta andavano rinnovati e in particolare il

nome e la qualifi ca del destinatario, lo scopo

e il contenuto della lettera. Quale che fosse il

contesto nel quale si inseriva la missiva, Gua-

la si presentava unicamente come cardinale di

San Martino e legato della Santa Sede (“Gual(a)

miseratione divina tituli sancti Martini presbiter

cardinalis apostolice sedis legatus”)119. Il professor

Vincent ha individuato tre lettere che conten-

gono questa stessa formula, ma non le parole

“apostolice sedis legatus” 120. Sembra condivisibile

117 Sembra opportuno fornire alcune indicazioni tecniche basilari sulla struttura di un documento/di una lettera e sulla terminologia usata dalla diplomatica, ossia da quella branca di studi che si occupa dell’analisi e della catalogazione dei documenti, allo scopo di stabilire il va-lore dei documenti stessi come testimonianze storiche. Il principale interesse di questa scienza è l’analisi delle forme.Secondo la diplomatica in un documento si possono individuare tre parti principali:1. protocollo: è la parte iniziale del documento;2. testo: è il “corpo” del documento, la parte che contiene la maggior parte dei contenuti e dunque le informazioni più importanti;3. escatocollo: è la parte conclusiva del documento.Ciascuna di queste parti a sua volta si suddivide in un numero variabile di sezioni:Nel protocollo possiamo pertanto individuare le seguenti parti:• INVOCATIO: invocazione o riferimento alla divinità (ad esempio: “In nomine Domini”). Questa parte è assente nei documenti pontifi -ci a partire dal pontifi cato di Gregorio VII.• INTITULATIO: elenco dei diversi nomi, titoli, dignità del mittente della lettera o di colui che emana il documento;• INSCRIPTIO: elenco dei nomi, titoli, etc. del destinatario; nella cancelleria pontifi cia talvolta si usava sostituire questa parte con il gemi-nipunctus, un doppio punto orizzontale che stava al posto del nome del destinatario. Questo avveniva quando si indirizzava la lettera non all’individuo, ma alla carica che costui rappresentava o al ruolo professionale, politico, istituzionale che svolgeva;• SALUTATIO, FORMULA PERPETUITATIS: la salutatio è il saluto rivolto al destinatario ed è una caratteristica delle lettere. Nel caso del saluto da un superiore ad un inferiore la salutatio si esprime sotto forma di augurio (accusativo dipendente da un verbum dicendi sottinteso). Se la lettera è inviata da un inferiore ad un superiore la salutatio indica obbedienza. Ci sono formule di saluto tipiche della can-celleria apostolica, come “Salutem et apostolicam beneditionem”. La formula perpetuitatis è tipica dei documenti pubblici attraverso i quali si concedono privilegi illimitati nel tempo (ex: “in perpetuum”, “ad perpetuam rei memoriam”). Nel testo si evidenziano:• ARENGA O PREAMBOLO: è una sorta di cappello introduttivo in cui si indicano le ragioni ideali per cui si redige il documento. Si tratta di una parte in cui si utilizzano formulari preconfezionati;• NOTIFICATIO: è la parte in cui si afferma che il documento deve essere reso noto a tutti gli interessati;• NARRATIO: è la parte in cui si spiegano le ragioni concrete che hanno reso necessaria la redazione del documento;• DISPOSITIO: è la parte dispositiva del documento, quindi quella più varia, benché anche qui, nei limiti imposti dall’argomento e dalla situazione, si ricorra a formulari prestabiliti;• SANCTIO O MINATIO: è la parte che mira ad assicurare che le disposizioni contenute nel documento siano osservate. Si parla di san-ctio negativa quando si minaccia chi non osserva le disposizioni del documento; si parla invece di sanctio positiva quando si promettono ricompense a chi applicherà le disposizioni stesse;• CORROBORATIO: è la parte in cui si indicano le misure adottate per garantire l’autenticità del documento. Vi si citano la sottoscrizio-ne del testo da parte del suo autore e l’apposizione del sigillo;L’escatocollo è costituito da:• SUBSCRITIONES: è l’elenco delle fi rme di coloro che hanno prodotto il documento, cioè l’autore, i testimoni (se necessari), i redattori.• DATATIO: nel documento si indicano il tempo della redazione (data cronica) e il luogo della redazione (data topica). Tali dati in genere sono posti all’inizio del documento (atti privati) o alla fi ne dello stesso (atti pubblici).118 Vincent,N.op.cit.p.xciv.119 Vincent,N. op.cit. pp. 3, 5, 7, 8, 14, 15, 16, 18, 27, 34, 35, 36, 39, 40, 41, 46, 49, 50, 53, 58, 60, 61, 63, 64, 68, 74.120 Vincent,N. op.cit. pp.72,73,85.

Vercelli, Basilica di S.Andrea.

Page 114: In viaggio con il Cardinale
Page 115: In viaggio con il Cardinale

l’ipotesi dello studioso inglese secondo la quale

le tre lettere forse furono scritte dopo che Gua-

la aveva rassegnato le dimissioni dall’incarico di

legato in Inghilterra, quando il cardinale proba-

bilmente riteneva di non potersi più fregiare del

titolo di legato pontifi cio avendo egli già presen-

tato la richiesta di tornare in Italia e porre fi ne

alla sua missione121.

Come abbiamo visto all’inizio del capitolo, il

nome del cardinale veniva scritto in forme di-

verse, il che nel corso del tempo ha certamente

causato errori nella classifi cazione delle lettere e

in ultima analisi nella loro conservazione. Dai

documenti contenuti nella raccolta di Vincent

emerge che Guala poneva all’inizio del docu-

mento l’inscriptio e al secondo posto dello stesso

l’intitulatio quando si rivolgeva a destinatari im-

portanti come vescovi e arcivescovi. Al contra-

rio, la lettera cominciava con l’intitulatio e pro-

seguiva con l’inscriptio quando il destinatario

era meno importante. Nel rivolgersi ai vescovi

Guala usava l’espressione “venerabili padri”, per

sottolineare il suo atteggiamento deferente. In

questo si distingueva dal Papa, che preferiva la

formula “venerabili fratelli”. Se il destinatario

era un ecclesiastico di rango meno elevato Gua-

la gli si rivolgeva chiamandolo “diletto fi glio”, il

che lasciava trasparire la sua benevola superio-

rità. Quando la lettera non era diretta ad una

persona specifi ca, bensì all’intera comunità dei

fedeli, Guala introduceva una delle seguenti for-

mule: “universis Cristi fi delibus presentes litteras

visuris”122, “universis Cristi fi delibus presentes lit-

teras inspecturis”123, “universis Cristi fi delibus pre-

sentes litteras visuris et audituris”124, con le quali

intendeva sottolineare che il contenuto del suo

documento doveva essere noto a tutti. Confor-

memente alle abitudini della cancelleria ponti-

fi cia anche il legato ricorreva al geminipunctus

quando scriveva ai responsabili delle istituzioni

religiose rivolgendosi non alle loro persone fi si-

che, bensì alle loro posizioni direttive nell’ambi-

to della gerarchia dell’istituzione. Il geminipun-

ctus serviva a prolungare la validità delle dispo-

sizioni anche oltre la morte dell’ecclesiastico cui

erano indirizzate e comunque anche in caso di

avvicendamenti ai vertici delle istituzioni stesse.

Pur essendo un personaggio della massima

importanza, che usava il plurale maiestatis e

trattava con i potenti della terra, Guala si preoc-

cupava di sottolineare il suo ruolo di esecuto-

re delle direttive papali e per questo ricorreva a

formule come “auctotitate sedis apostolice” 125, “de

(speciali) mandato domini pape” 126, “de mandato

sanctorum patrum dominorum Innocentii III et

Honorii III Romanorum pontifi cum” 127. Altrove

Guala dichiarava di avere operato “divine pietatis

intuitu”128 o “intuitu Dei”129 e nel caso della lette-

121 Vincent,N. op.cit. p.xvi.122 Vincent,N. op.cit., p. xcii.123 ibidem.124 ibidem.125 Vincent,N. op.cit. p.97.126 Vincent,N. op.cit. pp.34,40.127 Vincent,N. op.cit. p.41.128 Vincent,N. op.cit. pp.3,53,68.129 Vincent,N. op.cit. p.89.

Page 116: In viaggio con il Cardinale

ra con cui rendeva note le ragioni per cui aveva

optato per la cattedrale di Gloucester come sede

dell’incoronazione di Henry III, Guala sostenne

di aver agito “de consilio

et consenso prelatorum et

magnatorum regni” 130.

Contestualmente, Il le-

gato spiegava che la scel-

ta era avvenuta “propter

necessitatem temporis et

maliciam hominum” 131.

Nelle lettere in cui

comunicava le sentenze

contro i Francesi Guala

ricorreva all’immagine

delle crociate, come a vo-

ler sottolineare il legame

tra la punizione e la fi na-

lità benefi ca della stessa

(non va dimenticato che

Guala aveva imposto il

pagamento di somme in

denaro da devolversi a fa-

vore delle crociate). Del

resto il ricorso al concet-

to di crociata risponde

anche ad una necessità di coerenza rispetto a

quanto Guala aveva predicato durante il con-

fl itto anglo-francese, quando aveva presentato la

lotta contro Luigi VIII come una guerra santa.

Molte delle lettere di Guala fi niscono senza

una formula di corroboratio.

Alcune contengono la for-

mula “Nulli ergo omnino”132.

In linea di massima sembra

possibile affermare che le let-

tere di Guala si concludeva-

no con una formula di questo

tipo: “In cuius rei testimonium

presentem paginam scribi feci-

mus et nostri sigilli munimine

roborari”133.

Come si evince dalla raccol-

ta del professor Vincent134,

le lettere di Guala in genere

contengono una datazione

precisa, sebbene occorra pre-

cisare che nella corrisponden-

za privata talvolta il cardinale

soleva omettere la data o il

saluto “Valete”. La formula

usata per la data inizia sem-

pre con la parola “Dat’” scrit-

ta in questa forma contratta

ed apostrofata. Nella maggior

parte delle lettere la datatio consiste nell’indica-

zione del luogo di redazione, seguito dal giorno

e dal mese del calendario romano. Talvolta veni-

130 Vincent,N. op.cit. p.94.131 Vincent,N. op.cit. p.94.132 Vincent,N. op.cit. p.7.133 Vincent,N. op.cit. pp.3,4,5.134 Vincent,N. op.cit. pp.xcv-xcvi.

Page 117: In viaggio con il Cardinale

va aggiunto l’anno di pontifi cato. Il cardi-

nale badava a non lasciare mai spazi vuoti

oltre la conclusione della lettera per evitare

che tali spazi venissero riempiti con aggiun-

te apocrife, inserite abusivamente ad insa-

puta dell’autore e pertanto estremamente

pericolose.

Le lettere di Guala Bicchieri era-

no sempre rese autentiche dall’apposi-

zione del sigillo del legato. Non sono

state trovate tracce dei sigilli usati per

le lettere inviate dalla Francia, mentre

Vincent ha trovato 6 tracce del sigillo

usato tra il 1216 e il 1218, proprio gli

anni della missione inglese. Da questi

frammenti lo studioso ha dedotto che

mentre il Pontefi ce sigillava le sue

lettere con il piombo, Guala usava

la cera naturale, come tutti gli altri

legati. Su un documento esistono

tracce di un sigillo di cera verde,

ma non è stato possibile

ricostruire la ragione di

tale eccezione135. Mentre

i sigilli degli altri legati

erano in genere di forma

arrotondata, il sigillo di Guala ha una for-

ma a mandorla (in inglese è stato descritto

con l’espressione “vesica shaped”), forse per

imitare i sigilli usati da vescovi ed arcivesco-

vi inglesi o forse, più semplicemente, perché

realizzato in Inghilterra da artigiani locali

sul modello allora corrente dei sigilli de-

gli altri ecclesiastici del luogo. D’altra

parte agli inizi del XIII secolo molti

cardinali e legati coinvolti in vicende

diplomatiche francesi usavano sigilli

a mandorla. Il sigillo di Guala mostra

una fi gura umana maschile intera — la

fi gura del cardinale, è lecito ritenere

— rivolta verso di noi: la caratteriz-

zano la dalmatica, la mitra appuntita

e le mani levate verso l’alto, all’altezza

delle spalle, con il palmo rivolto verso

l’osservatore. La postura indica dun-

que un atteggiamento benevolo e al

tempo stesso solenne, come se il car-

dinale fosse stato ritratto nell’atto

di impartire la sua bene-

dizione al destinatario

della missiva. Intorno ai

bordi del sigillo si legge

quanto segue:

135 Vincent,N. op.cit. (pp.lxxxviii-xci).

Vercelli. Antica abbazia di S.Andrea. Il pozzo del chiostro.

Page 118: In viaggio con il Cardinale

SIGILL(UM) GUALE T(I)T(ULI) S(AN)C(T)I

MARTINI PR(ESBITERI) CAR(DINALIS)136

Come abbiamo visto, il sigillo di Guala com-

pare anche in calce alla Magna Carta, nelle edi-

zioni del 1216 e del 1217, e alla Charter of the

Forest, cioè ai tre documenti più importanti del

Medio Evo inglese. Il sigillo del cardinale che è

posto in calce all’edizione del 1217 della Magna

Carta è di tipo pendente ed è posto sulla sinistra

del documento. A destra compariva il sigillo di

William Marshal. Giova precisare come non sia

casuale il legame tra Guala Bicchieri e la Ma-

gna Carta: il legato infatti possedeva una vasta

competenza giuridica ed era apprezzato per la

sua saggezza e la profonda esperienza in materia

di giurisprudenza. In quanto italiano, e soprat-

tutto in quanto fi glio del Comune di Vercelli,

egli aveva sperimentato personalmente la fusio-

ne tra le leggi del Comune e le leggi dell’impe-

ro. Era un uomo di pace, ma aveva anche una

certa consuetudine con il concetto di crociata,

dal momento che suo padre era morto templare

nell’assedio di Acri. Era anche un profondo co-

noscitore delle teorie fi losofi che della Scuola di

Parigi. Questo complesso e ricchissimo retroter-

ra culturale gli consentì di applicare in Inghil-

136 Vincent,N. op.cit. pagg.xc e xci.137 Alla fi ne del 2007 una copia della Magna Carta, quella emanata nel 1297 durante il regno di Edward I, è stata messa all’asta da Sotheby’s a New York. Il professor Vincent è stato incaricato dalla casa d’aste di curare il catalogo relativo al documento stesso.

terra un modello legislativo che sapesse fondere

le leggi del re con quelle della nobiltà e con gli

interessi del popolo. Se è escluso che Guala sia

stato l’autore della Magna Carta, che peraltro fu

emanata per la prima volta nel 1215, un anno

prima della legazione del cardinale, è certamen-

te possibile affermare che fu grazie a Guala che

la Magna Carta fu reintrodotta in Inghilterra,

da dove successivamente si diffuse negli altri

Paesi di lingua inglese diventando il documento

storico più famoso negli Stati legati alla Corona

britannica137.

Sigillo di Guala Bicchieridalla forma “a mandorla” impresso su cera naturale colorata applicata su una striscia di pergamena.Si veda pag.158.

Page 119: In viaggio con il Cardinale

Vercelli, S.Andrea. Il chiostro.

Page 120: In viaggio con il Cardinale
Page 121: In viaggio con il Cardinale

Capitolo IV St.Andrew’s Chesterton e la basilica di Sant’Andrea in Vercelli

“Ecce diploma, quo Henricus donavit Gualam Bicherium Cardinalem Ecclesia

Cestretunensi, a qua donatione exorta vulgaris assertio ex aedifi catae Ecclesiae

S.Andreae Vercellensis sumtibus Henrici Regis Anglorum.

— Henricus Dei gratia Rex Anglorum Dominus Hybernie. Dux Normannie et Aquitanie. Comes

Andegavie. Universis Christi fi delibus presentes litteras visuris, vel audituris Salutem in Domino.

Universitati vestre notum facimus quod nos intuiti Dei et pro salute nostra et pro animabus

predecessorum nostrorum. Ad preces etiam Venerabilis Patris et Amici nostri Karissimi Domini

Guale tituli S.Martini Presbiteri Cardinalis Apostolice Sedis Legati de Consilio fi delium

nostrorum dedimus et concessimus Deo et Ecclesie B.Andree Vercellensis quam idem Dominus

Guala in honore Dei et B.Andree construxit ibidem et Canonicis ibidem Deo servientibus

Ecclesiam decestretune in Episcopatu Elyensi que de nostra est donacione Cum omnibus ad illam

pertinentibus in liberam et puram et perpetuam elemosinam.in proprios usus omni tempore

possidendam. ad sustentacionem domus ejusdem conseciente Venerabili Patre Domino Roberto

tunc Elyensi electo. Quare volumus et fi rmiter precipimus quod Canonici domus memorate

habeant et teneant acclesiam memoratam liberam et quietam ab omni servitio et exactione

seculari. sicut supra dictum est. et in hujus rei testimonium. has litteras nostras patentes dedimus

eisdem sigillo Comitis Willelmi Marescalli rectoris nostri et regni nostri sigillatas. teste eodem

aput West-monasterium octavo die Novembris. anno regni secundo —.

Sigillum parvum e cera viridi pendens a funicolo membranaceo rapraesentat bellatorem

insidentem equo, et gestantem dextra ensem: circum autem haec Ephigraphes.

Sigillum Marescalli.” 138

138 Frova, G. (alias Philadelpho Libico) op.cit. pp. 100-101 e Capellino, M. op.cit. pp 19-20.

Page 122: In viaggio con il Cardinale

Il dono del re: St.Andrew’s Chesterton

“aveva faticato e lavorato a lungo e con sacrifi cio

per la nostra pace e per quella del nostro regno”139,

con possedimenti che Guala avrebbe a sua volta

offerto alla nascente comunità di canonici

agostiniani della sua città natale, Vercelli.

Il diploma con cui il sovrano effettuava la

donazione è riportato a pagina 120.

In cambio del prezioso aiuto ricevuto dal

legato, l’8 novembre 1217 il re offrì in dono

perpetuo al cardinale la chiesa e i beni di

St.Andrew’s Chesterton, presso Cambridge. Il

dono fu concesso su consiglio di otto vescovi

e cinque notabili, tra cui il reggente, il justiciar

e il conte di Winchester. Con la donazione di

Chesterton il re intendeva premiare il legato, che

139 Frova, G. (alias Philadelpho Libico), “Gualae Bicherii presbiteri cardinalis S.Martini in Montibus vita et gesta collecta a Philadelpho Libico” (Milano, 1747), pagg. 100-101.

Cambridge. St.Andrew’s Chesterton.

Page 123: In viaggio con il Cardinale

La donazione fu effettuata con l’avallo

dell’arcivescovo di York (Walterus Dei gracia

Eboracensis Archiepiscopus), da altri otto ves-

covi (Willelmus Londonensis, Petrus Winto-

niensis, Ricardus Dunhelmensis, Ricardus Sar-

resburiensis, Hugo Lincolniensis, Joscelinus Ba-

thoniensis et Glastoniensis, Simon Exoniensis,

Willelmus Coventrensis), da William Marshal,

Hubert de Burgh e altri consiglieri reali. Nel

loro documento di garanzia si legge:

“(…)Universitati vestre notum facimus quod Dominus noster Karissimus Henricus

rex Anglie illustris nobis presentibus et consencientibus ac consulentibus intuitu Dei et

pro salute sua propria et animabus predecessorum suorum dedit et concessit ad preces

Domini Guale tituli S.Martini Presbiteri Cardinalis tunc Apostolice Sedis Legati in

Anglia. Qui pro pace sua et regni diu et multum laboravit. Ecclesiam de Cestretune

que de sua erat advocacione cum omnibus pertinentibus ad illam. Deo et Ecclesie

Beati Andree Vercellensis et Canonicis ibidem Deo servientibus ad sustentacionem

eorumdem. quam quidem Ecclesiam idem Dominus Guala in honore Dei et Beati

Andree construxit ibidem habendam et possidendam in liberam et puram et perpetuam

elemosinam. Consenciente et confi rmante Domino Roberto tunc Elyensi electo in

cujus episcopatu consistit Ecclesia memorata. In cujus rei testimonium presentibus

litteris sigilla nostra fecimus apponi —. Sigilla appensa funiculis membranaceis sunt

XV. omnia ex cera alba illo Mareschalli Willelmi excepto, quod est ex cera viridi.”140

140 Frova, G. (alias Philadelpho Libico) op.cit. pp.100-101 e Capellino, M. op cit. p 20. Nella stessa opera si trova anche il documento di pag.123.

Solo pochi giorni più tardi, il 13 novembre

1217, a Londra, il vescovo eletto di Ely, Robert

of York, di cui si è già parlato a proposito dei

rapporti tra Guala e il clero locale, confermò

uffi cialmente la donazione. Una copia del do-

cumento di Robert of York è citata nell’ “Indi-

ce ovvero Sommario categorico dell’Archivio

della Rever.ma Abbatia et Monastero di San-

t’Andrea di Vercelli ordinato l’anno 1769”,

alla pagina 138. Il volume è conservato presso

l’Archivio del Capitolo della Cattedrale di Ver-

celli. Il documento recitava così:

Page 124: In viaggio con il Cardinale

En confi rmationem electi Elyensis memoratam a consiliariis.

-Universis S.Matris Ecclesie fi liis. ad quos littere presentes

pervenerint. Robertus Dei gracia Elyensis Ecclesiae electus.

Salutem in Domino. Ad universitatis vestre noticiam volumus

pervenire. Quod nos Ecclesiam de Cestreton nostre diocesis de

donatione Domini Regis. Ecclesie ac fratribus S.Andree Vercellensis

in puram et perpetuam elemosinam ad usus proprios. Divine

pietatis intuitu ob reverentiam quoque Domini Guale tit. S.Martini

Presbiteri Cardinalis Apostolice Sedis Legati concessimus. Quam

eis Dominus Rex de communi consensu, et voluntate totius consilii

sui concessit. In hujus autem rei testimonium has nostras litteras

patentes sigilli nostri munimine roboratas dictis Fratribus duximus

concedendas. Dat. Londonii Idus Novembris Pontifi catus Domini

Papae Honorii III, et Regni Henrici Regis Anglie III.anno II.iis

testibus Magistro Rogerio de Dunolmen. Waltero de Kurham.

Gilleberto Clerico. Johanne Marescallo. Henrico de Pontefracto.

Merita ricordare che, come si legge chiara-

mente nei documenti riportati più sopra, la do-

nazione della chiesa di St.Andrew’s Chesterton

e dei benefi ci ad essa connessi era da intender-

si come un dono perpetuo, cosa alquanto rara

durante la “minority” di Henry III: in realtà il

governo successivamente stabilì che tutti i doni

concessi dal sovrano prima che costui raggiun-

gesse la maggiore età dovevano essere considera-

ti revocabili quando Henry III fosse diventato

maggiorenne141. Alcuni anni prima, nel 1215, la

chiesa di Chesterton era stata assegnata da King

John ad un chierico di nome Richard de Thony

(22 settembre 1215). Costui, tuttavia, entro il

29 giugno 1217 scomparve dalla scena: non

sappiamo con certezza cosa fu di lui e possia-

mo pensare che in quel periodo si sia ritirato a

vita privata e persino che si sia schierato con il

clero ribelle. In quel periodo certamente un col-

laboratore di Guala Bicchieri noto in Inghilterra

come Laurence of S.Nicolo, descritto come ret-

tore della Chiesa di Chesterton, fu ricompen-

141 Carpenter,D. op.cit. pp. 68 e 95.

Page 125: In viaggio con il Cardinale
Page 126: In viaggio con il Cardinale

sato con rendite ricavate dalla stessa chiesa. E’

lecito supporre che da Laurence of St.Nicolo la

chiesa di Chesterton sia defi nitivamente passa-

ta a Guala nel novembre del 1217. Quel che

è certo è che nel volgere di due anni Vercelli

era effettivamente in possesso di Chesterton e

amministrava la proprietà attraverso i canonici

regolari dell’abbazia, ai quali Guala aveva fatto

dono della chiesa e dei beni di St.Andrew’s.

Nel 1220, tuttavia, il Consiglio del Re rifi u-

tò di riconoscere il dono perpetuo di Henry III

a Sant’Andrea. Il dono fu d’altra parte confer-

mato da Onorio III il 2 maggio 1224 e succes-

sivamente dallo stesso re Henry III nel gennaio

del 1238. Anche Papa Urbano IV lo confermò,

nel mese di maggio del 1262142.

L’antico villaggio di Chesterton sorge im-

mediatamente a nord di Cambridge e a circa

15 miglia dalla cittadina di Ely, sede della dio-

cesi omonima e della splendida cattedrale del-

la Santa Trinità. Il nome Chesterton deriva dal

latino “castra”, a ricordo di un accampamento

fortifi cato che i Romani avevano eretto subito

a nord del fi ume Cam. Il villaggio mantenne la

sua indipendenza amministrativa sino al 1912,

quando una parte di esso venne inglobata nel

territorio del Comune di Cambridge. Nel 1935

tutta la parte edifi cata del villaggio passò allo

stesso comune. Oggi essa forma la parte residen-

ziale a nord est del centro della prestigiosa città

universitaria.

A distanza di tanti secoli non è ancora chiara

la ragione per cui il re scelse di donare a Gua-

la proprio St.Andrew’s. Il cardinale avrebbe

meritato infatti una proprietà caratterizzata da

un clima e da una posizione migliori di quan-

to si potesse trovare a Chesterton. Il villaggio

era prossimo alle paludi dell’East Anglia, ove gli

abitanti vivevano soprattutto di agricoltura e di

pesca all’anguilla143, la vita era dura e il clima era

ostile e malsano e tuttavia il re aveva scelto pro-

prio quella specifi ca rectory manor come dono al

cardinale che aveva salvato la Corona d’Inghil-

terra. In assenza di spiegazioni convincenti che

dimostrino perché Henry III offrì Chesterton

al legato possiamo solo avventurarci in supposi-

zioni più o meno fantasiose144. Forse il re scelse

Chesterton perché era intitolata a Sant’Andrea,

come la piccola chiesa vercellese donata a Guala

nel 1215 dal vescovo della sua città? L’ipotesi non

sembra plausibile, perché nella zona di Chester-

ton esistevano molte altre chiese intitolate allo

stesso santo, dal momento che Sant’Andrea era

un pescatore e i territori della Diocesi di Ely ab-

bondavano di comunità dedite alla pesca. Forse

la scelta di Chesterton dipendeva dall’indiscuti-

bile somiglianza tra il suo territorio e quello delle

142 “Regesta Honorii Papae III”, ed. Pressutti, 2 vols. (Roma, 1888-95), n. 4955; “Calendar of the Charter Rolls”, 6 vols. (London, 1903-27) (1226-57, 234); Cambridge, Trinity College muniments ms.Box 22.143 In inglese il termine “anguilla” si traduce con “eel”. Esso ha dato origine al nome di Ely, che anticamente era un’isola delle paludi Fens ove si praticava un’economia basata appunto sulla pesca all’anguilla. La presenza di tante comunità di pescatori spiega perché nell’East Anglia esistano tante chiese intitolate a Sant’Andrea, che era un pescatore.144 L’autrice ringrazia il Dr. Jonathan Smith del Trinity College di Cambridge per aver collaborato alla formulazione di queste ipotesi.

Ely Cathedral.

Page 127: In viaggio con il Cardinale

“terre d’acqua” che circondavano Vercelli e che

nel Medio Evo videro i monaci di Lucedio in-

trodurre la coltivazione del riso? L’ipotesi suona

suggestiva, ma francamente poco convincente.

Sembra decisamente più affascinante l’idea che

Guala abbia ricevuto Chesterton per la vicinan-

za di questo villaggio alla città di Cambridge,

ove nel 1209145 era nato il primo nucleo della

omonima università. Guala era noto per esse-

re un uomo intelligente e colto. Aveva studiato

giurisprudenza e teologia ed era uno degli intel-

lettuali più raffi nati del suo tempo. Forse Henry

III pensava che la presenza del cardinale a po-

chi passi dall’università di Cambridge avrebbe

contribuito a rendere grande il locale ateneo, il

che a sua volta si sarebbe tradotto nella forma-

zione di una nuova schiera di clerks e royal

clerks preparati e fedeli alla Co-

rona. Questa ipotesi sembra

ancora più condivisibile se si pensa che pochi

anni dopo la fi ne della missione inglese di Guala

Bicchieri Vercelli si inserì nell’elenco delle prime

università italiane ed europee, con la fondazione

del locale Studium Generale, costituito dal Co-

mune nell’anno 1228. A quell’epoca il cardinale

era già morto (morì nel 1227, anno del com-

pletamento della sua basilica di Sant’Andrea),

ma è innegabile che egli abbia contribuito a

creare nella sua città natale lo spirito e le con-

dizioni necessarie per la nascita dell’università.

Per quanto le ipotesi suggerite fi n qui possano

sembrare affascinanti non va trascurato un det-

taglio certamente più prosaico, ma proprio per

questo più realistico: Henry III potrebbe aver

donato Chesterton a Guala Bicchieri semplice-

mente perché si trattava di un dono prezioso,

dal momento che St.Andrew’s era una parroc-

chia ricca, tra le più redditizie di tutta la diocesi

145 La storia racconta che nel 1209 un membro dell’università di Oxford assassinò una donna dileguando-si senza lasciare traccia. Nell’impossibilità di catturarlo, la città ottenne dal re il permesso di impiccare i compagni dell’omicida. L’esecuzione violava i privilegi del mondo accademico e spaventò gli intellettuali

di Oxford a tal punto da indurre una parte di loro alla fuga. Essi si rifugiarono a Cambridge dove di fatto nel 1209 fondarono il primo nucleo della locale università. Da quell’episodio di cronaca nera, dunque, curiosamente sarebbe nata una delle più importanti università del mondo.

Ely. The monastic buildings.

Page 128: In viaggio con il Cardinale

di Ely. Se si considera

che Guala aveva svolto un

ruolo determinante nell’isola,

salvando il Paese e la monar-

chia e proteggendo il giovane re Henry

III per tutta la durata della legazione,

è lecito ritenere che nella scelta della ri-

compensa per il cardinale il sovrano sia

stato attento a valutazioni di natura eco-

nomica.

Il villaggio di Chesterton occupava una super-

fi cie di circa 2800 acri, dei quali solo 200 co-

stituivano il dono elargito a Guala dal sovrano.

La proprietà vercellese, infatti, non coincideva

con l’intero villaggio, bensì solo con la Rectory

Manor, ossia la porzione di terreni e fabbricati

appartenenti alla chiesa locale. Il resto delle

terre e degli immobili costituiva il cosiddet-

to Chesterton Manor ed era gestito dalla

Barnwell Priory, una comunità di cano-

Cambridge. Ponte sul fi ume Cam.

Page 129: In viaggio con il Cardinale

nici agostiniani fondata nelle vicinanze alla fi ne

del XII secolo. I terreni assegnati a Vercelli erano

frazionati in tanti piccoli appezzamenti: il più

vasto era coltivato da Alexander son of Giles,

mentre il più piccolo era condotto da Robert

of Papworth. Gran parte della superfi cie colti-

vabile era destinata alla produzione di grano ed

orzo, ma non mancavano altre coltivazioni e si

praticava anche l’allevamento di pollame e di

bestiame. Sembra corretto affermare che la pro-

prietà vercellese a Chesterton fosse caratterizzata

dalla presenza di 25 affi ttuari che conducevano

i terreni della chiesa e da altrettante famiglie che

vivevano nei vari edifi ci e poderi locali chiamati

messuages. Considerata la distanza tra Vercelli e

Chesterton, che all’epoca doveva sembrare un

notevole ostacolo, non è diffi cile immaginare

che i canonici vercellesi di Sant’Andrea trovas-

sero complicato e faticoso seguire la gestione dei

beni inglesi. Inizialmente essi decisero di conce-

dere in affi tto la proprietà ai membri della Bar-

nwell Priory. Pochi anni dopo, però (nel 1255),

quando quella comunità si dimostrò avida ed

aggressiva, l’arcivescovo di Milano chiese al so-

vrano inglese di intervenire affi ché gli agostinia-

ni della Barnwell Priory restituissero il controllo

di Chesterton all’abbazia vercellese. Nel 1256,

infatti, i canonici italiani presero a gestire diret-

tamente la proprietà, secondo il metodo noto

in Inghilterra come demesne farming146. Da quel-

l’anno in poi i canonici inviarono a Chesterton

un loro rappresentante italiano con il titolo di

procurator. Costui doveva gestire la chiesa e le

terre dell’abbazia in nome e per conto dell’aba-

te di Vercelli. Il procurator era affi ancato da un

bailiff indigeno al quale, in virtù della sua pa-

dronanza della lingua inglese e della conoscenza

degli usi e costumi locali, era affi dato il compito

146 Per demesne farming si intende l’amministrazione di una proprietà effettuata direttamente dal proprietario.

Cambridge. Barnwell Priory.

Page 130: In viaggio con il Cardinale

di collaborare con il procurator per il bene della

proprietà. Oltre al bailiff era presente anche un

reeve, che fungeva da assistente e forniva un uti-

le supporto in caso di necessità. Considerate la

lontananza geografi ca, la relativa solitudine e le

diffi coltà, agli occhi dei canonici vercellesi essere

inviati a Chesterton come procuratores non do-

veva apparire molto attraente.

I procuratores si fermavano in Inghilterra dai

10 ai 15 anni, il che spiega perché ben presto essi

sentirono l’esigenza di costruirsi una residenza

ove potessero godere di una certa privacy. Fin

dal 1250 un terreno di 2,5 acri a nord della

chiesa conteneva una canonica abitata dai vari

procuratores. Verso la metà del 1300, tuttavia,

venne costruita un’abitazione più grandiosa.

L’edifi cio esiste tuttora, sorge non

lontano da St.Andrew’s, è noto come

Chesterton Tower ed è uno dei

pochissimi esempi ancora

esistenti nell’isola di edifi cio

adibito a dimora di stranieri.

Si tratta di una costruzione

squadrata, a due piani, con

una torretta. All’interno

si trovano solo quattro

ambienti: nel corso dei

secoli essi sono stati

ripetutamente modifi cati,

tuttavia la stanza al piano

terra conserva ancora le

volte originali decorate da

sculture antropomorfi che

in pietra. Poiché spesso i

committenti chiedevano

ai costruttori di essere

immortalati nelle loro residenze per essere

conosciuti e ricordati dai posteri, non è escluso che

tali sculture in pietra rappresentino il procurator

vercellese che risiedeva nella Chesterton Tower

al momento della sua costruzione. Se così fosse,

saremmo dunque di fronte al ritratto di uno dei

primi canonici inviati da Vercelli a controllare la

vita e le fi nanze della comunità di St.Andrew’s.

In quanto Lords of the Rectory Manor i canoni-

ci erano anche responsabili dell’amministrazione

giudiziaria, fungendo da garanti del rispetto del-

le leggi e da intermediari tra la corte e la popo-

lazione. Essi erano pertanto autorizzati a istruire

processi noti come manorial courts, i quali ri-

guardavano principalmente piccole questioni di

tipo amministrativo e fi nanziario, generalmente

legate alla gestione delle proprietà terriere. Non

si trattava di grandi problemi giuridici,

naturalmente, dal momento che di

questi si occupavano i tribunali

più importanti, tuttavia erano

casi di notevole interesse per

la vita quotidiana del vil-

laggio. Malauguratamente

esistono ben pochi do-

cumenti relativi a quelle

vertenze. Da quanto ri-

mane possiamo dedur-

re che i processi istruiti

nella proprietà vercelle-

se non erano affi dati al

procurator, bensì al bai-

liff, perché quest’ultimo

parlava inglese e poteva

comunicare con le par-

ti. E’ vero che le senten-

ze venivano poi redatte

Page 131: In viaggio con il Cardinale

in latino, ma era certamente più saggio che le

udienze si svolgessero nella lingua parlata dalla

popolazione locale. A questo proposito occorre

tenere presente che la dominazione normanna,

iniziata nel 1066 con la battaglia di Hastings,

aveva introdotto l’uso del francese come lin-

gua della corte e della nobiltà, relegando la

parlata locale agli ambiti meno formali ed

istituzionali, come possiamo leggere nel ro-

manzo di Walter Scott. Lo stesso principio

doveva valere in materia di amministrazione

spirituale: i canonici vercellesi sapevano che

per quanto i riti fossero offi ciati in latino,

i fedeli comunicavano con il loro pastore

esclusivamente in inglese e perciò decisero

di affi dare la cura delle anime di Chesterton

non al procurator italiano, ma ad un Vicar

appositamente scelto tra i membri del clero

locale.Il Vicar era anche responsabile della

condotta di tutti gli ecclesiastici della comu-

nità ed era assistito da almeno un chaplain e

da diversi parish clerks. Al Vicar spettavano i

compiti di raccogliere il Peter’s Pence, distribuire

l’elemosina tra i bisognosi e assistere tutti coloro

che necessitavano di aiuto. Nel 1218 Guala no-

minò Adam of Wisbech Vicar di St.Andrew’s147.

Il testo della lettera con cui il cardinale comuni-

cò la nomina è il seguente:

147 L’autrice ringrazia il dottor Jonathan Smith del Trinity College di Cambridge per la collaborazione e per la conferenza La Basilica di Sant’Andrea in Vercelli e la chiesa di St.Andrew’s Chesterton, tenuta dallo stesso dottor Smith il 23 settembre 2006 presso il Seminario Arcivescovile di Vercelli. Allo studioso si deve anche un caloroso ringraziamento per aver reso possibile la consultazione dei manoscritti relativi ai legami tra Vercelli e Cambridge conservati al Trinity College e per le fotografi e degli stessi.

In questa lapide, posta nella chiesa di St.Andrew’s

Chesterton, sono elencati tutti i Vicars che esercitarono il loro ministero presso la parrocchia.

Page 132: In viaggio con il Cardinale

Guala miseratione divina tituli sancti Martini Presbiter Cardinalis Apostolice Sedis Legatus

Universis Christi Fidelibus praesentes litteras visuris, et audituris Salutem in domino.

Universitati vestrae notum facimus quod nos intuitu Dei concessimus Adae de Wisebech’

Capellano sue honestatis optuitu perpetuam Vicariam in Ecclesia S. Andreae de

Cestretune Elyensis diocesis, quam quidem Ecclesiam Dominus Henricus tertius rex

Anglorum illustris contulit Prioratui nostro quem in honore beati Andreae construximus

Vercellis. Habebit autem dictus Adam nomine Vicarie totum Altaragium integre tamen

garbis exceptis, et tertiam partem Mansi pertinentis ad Ecclesiam et duas acras terrae arabilis

quarum una proxima est Hysuenewenelle et extenditur versus Becheweye, et alia est in

Ferfurlongo ubi Ecclesia habet quinque Rodas. Habebit etiam novem solidos annuos de

redditu Tenentium Ecclesiae quos recipiet in quatuor terminis anni per manum Custodis

Ecclesiae. Vicarius quidem ipse cum Ministris suffi cientibus et ydoneis personaliter

ministrabit ibidem, et omnia onera debita et consueta quae ipsi Ecclesiae incumbunt

substinebit. Hanc ergo Vicariam de consensu domini Roberti tunc Elyensis electi assignatam,

Capellano memorato praesentium testimonio duximus confi rmare. Dat’ Rading’ xv kal’

Decembr’ Pontifi catus Domini Honorii Pp.III anno III. Ita in Membrana 55.inter Chartas

Tabularii S.Andreae Vercellarum spectantes ad Ecclesiam Cestretunensem”. 148

148 Frova, G. (alias Philadelpho Libico), op cit. p. 104 e Alcuni documenti su Chesterton, a cura di Mario Capellino (Vercelli, 1993). L’originale di questo documento è andato perduto, ma alla Biblioteca Reale di Torino se ne conserva una copia (ms.Pergamene XIII/88).

Dopo tale nomina sembra che la carica di

Vicar di St.Andrew’s Chesterton sia rimasta a

lungo vacante: il periodo forse coincise con la fase

in cui la proprietà era amministrata dalla vicina

Barnwell Priory. Probabilmente quest’ultima

affi dava la gestione di St.Andrew’s a uno o più

dei suoi membri, senza ricorrere ad un apposito

Vicar e realizzando un notevole risparmio sui

costi di gestione.

Nel 1256, in coincidenza con la separazione

tra St.Andrew’s e la Barnwell Priory, si tornò

a nominare il Vicar di Chesterton, per il cui

incarico fu scelto Stephen Rampton. Ancora

oggi sulla lapide che nella chiesa di Chesterton

elenca tutti i Vicars che nel corso della storia si

sono susseguiti alla guida della chiesa locale, il

nome di Stephen Rampton compare al primo

posto (la data della nomina è 1973).

Page 133: In viaggio con il Cardinale

Il legame di appartenenza tra l’abbazia

vercellese intitolata a Sant’Andrea e St.Andrew’s

Chesterton durò 227 anni, dal 1217 al 1444.

Come abbiamo visto, per i canonici vercellesi la

chiesa inglese fu sempre causa di preoccupazioni

e di diffi coltà. Non stupisce, dunque, che fi n

dal XIII secolo Vercelli cercasse di liberarsi

della proprietà. Nel 1298 il sovrano Edward I

concesse ai canonici di Sant’Andrea il permesso

di trattare la cessione di Chesterton alla Badessa

e alle suore del monastero di Waterbeach. Le

trattative si protrassero per un certo periodo, ma

poi si interruppero senza risultati apprezzabili.

Nel 1347 l’abbazia vercellese tentò

nuovamente di vendere Chesterton, questa

volta attraverso contatti con la Contessa di

Pembroke149. La donna era intenzionata ad

La relazione tra l’Abbazia di Sant’Andrea in Vercelli e St. Andrew’s Chesterton

149 Nel 1347 Edward III autorizzò la cugina Mary of the Pol, Countess of Pembroke, a fondare una “casa per studiosi” nella città di Cam-bridge. Il luogo doveva diventare il Pembroke College di Cambridge, da cui la nobildonna è ricordata come la fondatrice. Il documento con cui il sovrano concedeva l’autorizzazione a fondare il college è conservato negli archivi dell’istituto. Mary discendeva da quel Pembroke che abbiamo citato più volte come William Marshal, o Guglielmo il Maresciallo, già fi gura chiave del regno inglese all’epoca della missione di Guala Bicchieri. L’autrice desidera segnalare che l’attuale Dean and Chaplain of Pembroke College Cambridge è il Rev.nd Dr. James Gardom, fi no al 2006 Vicar di St.Andrew’s Chesterton. Dr. Gardom nel 2005 è stato fautore, con la stessa autrice, della rinascita dei legami tra la chiesa di Chesterton e la basilica vercellese.

The Chesterton Gressum Book. Courtesy Master and Fellows of Trinity College Cambridge.

Page 134: In viaggio con il Cardinale

assegnare la proprietà alle monache della Denny

Abbey, che erano sotto la sua protezione, così

come quelle di Waterbeach. Anche il tentativo

del 1347 tuttavia fallì e Sant’Andrea conservò

il titolo di “Lord of the Rectory Manor” di

Chesterton.

Nel 1391 un mandato papale stabiliva che a

causa della distanza tra l’Inghilterra e l’Italia la

chiesa e i beni di St.Andrew’s sarebbero dovuti

tornare in mani inglesi. La volontà del Pontefi ce

ebbe un ulteriore sviluppo di lì a poco, quando fu

redatto un documento che indicava il St. Mary

College di Oxford, oggi New College, come il

nuovo possibile custode di Chesterton. Ad un

certo punto, però, le trattative si interruppero

ancora una volta e la situazione rimase

immutata. Negli anni che seguirono

le diffi coltà andarono aumentando al

punto che si dovette abbandonare il

sistema del demesne farming con cui

la Rectory Manor era amministrata

sin dal 1256. La proprietà venne

infatti concessa in affi tto al londinese

Thomas de Wonderford.

Forti delle lettere uffi ciali con cui la Corona

aveva ripetutamente concesso la sua protezione

a Sant’Andrea (1254, 1348 e 1405), ricono-

scendone lo status di Lord of the Rectory Manor,

i canonici vercellesi si ritenevano al riparo dai

pericoli che incombevano su tutte le proprietà

gestite da stranieri. Nel breve volgere di qualche

anno, tuttavia, un nuovo ed imprevisto evento

si verifi cò sulla scena politica internazionale, in-

fl uenzando le relazioni tra Vercelli e Chesterton:

nel 1438 papa Eugenio IV fu deposto e sosti-

tuito da Amedeo VIII di Savoia, con il sostegno

di molti nomi illustri, tra cui il vescovo di Ver-

celli. La Chiesa inglese approfi ttò dell’occasione

per sottrarre Chesterton all’abbazia vercellese ed

offrire la proprietà al King’s Hall di Cambrid-

ge150. Nel 1440 il sovrano Henry VI151 assegnò

formalmente Chesterton al King’s Hall e la

decisione fu ribadita quattro anni dopo

da un documento (fi rmato da John

Salle, John Welles e William Spalding)

emanato da una commissione appo-

sitamente nominata. Era il 1444. La

storia dell’unione tra Vercelli e Che-

sterton era durata oltre due secoli.

150 Già nel 1412 il King’s Hall di Cambridge si era rivolto alla magistratura per dimostrare che Vercelli non aveva più alcun diritto di ammi-nistrare Chesterton. Sant’Andrea aveva risposto con le stesse armi. Gli archivi del Trinity College conservano i documenti relativi alla disputa e ci rivelano molti particolari interessanti, dei quali ci si promette di dar conto in un’altra occasione.151 Henry VI (1422/1471) fi glio di Henry V e Caterina di Valois. Sovrano della dinastia Lancaster. Salì al trono a soli nove mesi. e regnò at-traverso un reggente fi no al 1437. Coinvolto nella Guerra dei Cent’anni (fu durante il suo regno che l’Inghilterra combattè la terza ed ultima fase del confl itto, nella quale perse tutti i suoi possedimenti francesi, tranne Calais, e nella quale comprò Giovanna d’Arco dai Borgognoni. Come è noto, la giovane fu condannata al rogo nel 1431) e nella Guerra delle Due Rose, il re diede segni di squilibrio e fu imprigionato dai nemici nella Torre di Londra, ove fu ucciso il 21 maggio 1471. Poiché egli fondò l’Eton College di Eton e il King’s College di Cambridge, ogni anno in occasione dell’anniversario della sua morte, i vertici dei due colleges depongono gigli e rose nel punto in cui il sovrano spirò. Le vicende terrene della vita di Henry VI sono state ripercorse da Shakespeare.

Trinity College Cambridge. Henry VIII.

Page 135: In viaggio con il Cardinale

Non si può pensare che i Vercellesi si

arrendessero tanto facilmente. In effetti già

nel 1380 l’abbazia vercellese si era rivolta a

papa Sisto IV per tornare in possesso della

Rectory Manor. Il Pontefi ce aveva appoggiato

la richiesta, ma neppure il suo intervento aveva

potuto risolvere la disputa a favore di Vercelli.

L’abbazia tornò alla carica nel 1557, grazie

all’intervento di Emanuele Filiberto di Savoia,

che inviò presso la regina Mary Tudor due

emissari incaricati di perorare la causa vercellese.

Mary era cattolicissima e legata a Casa Savoia

da vincoli di amicizia e parentela. Certamente

avrebbe accolto con benevolenza la richiesta dei

due Italiani e restituito Chesterton all’Abbazia di

Sant’Andrea, ma non ne ebbe il tempo, poiché

morì alcuni mesi più tardi, nel 1558. Proprio

quando la soluzione era sembrata a portata di

mano la sorte aveva deciso diversamente. La

nuova sovrana, Elizabeth I, non proseguì l’opera

della sorella e Vercelli dovette rinunciare per

sempre alle sue pretese. Da allora St.Andrew’s

Chesterton è rimasta in mani inglesi. Il King’s

Hall ne conservò il possesso per un secolo.

Nel 1546 il College fu soppresso da Henry

VIII che, sentendo avvicinarsi la fi ne, decise

di fondare un college dedicato alla Santissima

Trinità fondendo diversi istituti, tra cui lo stesso

King’s Hall. Il nuovo ateneo fondato dal re si

chiamò Trinity College. Ancora oggi esso è il

patron di St.Andrew’s Chesterton e l’attento

custode dei preziosi manoscritti nei quali si

raccontano le vicende dei canonici vercellesi

inviati a Chesterton come procuratores e il loro

compito nella Rectory Manor.

Trinity College Cambridge.

Page 136: In viaggio con il Cardinale

Cambridge. St.Andrew’s Chesterton.

Page 137: In viaggio con il Cardinale

Trinity College Cambridge, the Chesterton Gressum Book. Il volume contiene i dati relativi all’amministrazione della proprietà della Chesterton Rectory Manor nel periodo compreso tra il 1256 e il 1444. Nella prima riga in alto si legge chiaramente il riferimento all’abbazia di Vercelli come custode della chiesa di Chesterton.

Courtesy Master and Fellows of Trinity College Cambridge.

Page 138: In viaggio con il Cardinale
Page 139: In viaggio con il Cardinale
Page 140: In viaggio con il Cardinale

Da St.Andrew’s Chesterton a Sant’Andrea in Vercelli

Come abbiamo visto, tornando dall’Inghil-

terra il cardinale si fermò nella natia Vercelli, ove

volle assistere personalmente alla fondazione del

complesso abbaziale di Sant’Andrea, da lui con-

cepito e fortemente voluto come dono al luogo

che egli tanto amava. Costruzione elaborata e

raffi natissima, oggi orgoglio e simbolo della bel-

la città piemontese, Sant’Andrea richiese un

enorme impegno economico,

che il cardinale potè sostenere

grazie ai risparmi accumu-

lati nella sua brillante

carriera e anche grazie

alle rendite prove-

nienti da St.Andrew’s

Chesterton. La ba-

silica vercellese e la

chiesa inglese sono in-

titolate allo stesso santo,

ma il particolare non deve

trarci in inganno: si tratta solo

di una coincidenza e non già di un

omaggio del cardinale Guala alla chiesa

avuta in dono dal re d’Inghilterra. In realtà poco

fuori dalla cinta muraria di Vercelli sin dal XII

secolo esisteva già una piccola cappella intitolata

a Sant’Andrea. Nel 1169 essa era diventata par-

rocchia e nel 1215 il vescovo di Vercelli l’aveva

donata proprio a Guala Bicchieri152. Quanto agli

ecclesiastici che animarono e amministrarono

il complesso abbaziale vercellese nel corso dei

secoli, dobbiamo registrare una storia piuttosto

complessa e travagliata. Nel 1219 Guala portò

con sé i canonici sanvittorini di Parigi e scelse

come primo abate Tommaso Gallo. Nella pri-

ma cappella del transetto destro è ospitato il

suo monumento funebre, che

ricorda ai visitatori i livelli di

eccellenza raggiunti dalla

vita culturale e spirituale

della Vercelli di quel

tempo. I sanvittorini

rimasero in posses-

so del luogo per oltre

due secoli, fi no al 1466,

quando furono sostitui-

ti dai canonici lateranensi.

Con loro l’abbazia divenne, se

possibile, persino più importante e pre-

stigiosa, al punto che l’abate locale era

in genere destinato a diventare generale

dell’ordine lateranense. Nel 1798 papa Pio VI

soppresse l’abbazia, così i canonici lateranensi

dovettero abbandonarla. Ad essi fecero seguito

i cistercensi, ma solo per pochi anni, in quanto

nel 1802 il governo francese (che allora domi-

152 Il presente lavoro non pretende certo di fornire un resoconto completo della storia della basilica. Per approfondimenti : Bo, G. L’Abbazia di Sant’Andrea(Vercelli, 1980); Faccio,G.C., Chicco,G.,Vola,F. Vecchia Vercelli (Vercelli, 1980);Bo,G., Guilla,M. Vercelli. Invito a scoprire la città in 9 itinerari (Vercelli,1994); Ordano, R. La Basilica (Vercelli, 1981); Ordano, R. Sommario della storia di Vercelli (Vercelli, 1955); Ordano,R. Storia di Vercelli (Vercelli,1982); Pastè, R., Arborio Mella, F. L’Abbazia di S.Andrea in Vercelli (Vercelli, 1907); Verzone, P. L’ab-bazia di S.Andrea (Vercelli, 1939).

Cambridge. St.Andrew’s Chesterton.

Page 141: In viaggio con il Cardinale

nava la città) soppresse tutti gli ordini religiosi e

mortifi cò i nobili scopi per i quali l’abbazia era

stata eretta. Il luogo infatti divenne tra l’altro

magazzino, ospedale militare e persino carcere

femminile, ossia teatro di attività ben più pro-

saiche e modeste di quelle per le quali esso era

stato originariamente fondato.

Nel 1823 la basilica fu nuovamente consa-

crata ed assegnata ad una comunità, quella de-

gli oblati di San Carlo, che però fu cacciata nel

1866, a seguito dell’ennesima soppressione delle

congregazioni religiose. In quell’anno Sant’An-

drea diventò proprietà del Comune di Vercelli, che

la possiede e la custodisce anche ai giorni nostri.

Proprio per decisione dell’amministrazione co-

munale nel 1930 i canonici lateranensi furono ri-

chiamati a vivere ed offi ciare nel bel complesso ab-

baziale. Per tutto il XX secolo essi hanno pregato e

operato sotto le antiche volte della basilica e nella

pace mistica del chiostro. Solo recentemente essi

hanno lasciato le loro antiche celle, questa volta non

per ingerenze politiche o per atti di sopraffazione,

ma semplicemente per ragioni di età. Il 2 settembre

2006 anche l’ultimo abate è volato in cielo. Si chia-

mava Mario Del Negro e aveva donato all’abbazia

il meglio dei suoi anni e delle sue energie. Ora è

certamente lassù, a vegliare sulla “sua casa”, accanto

al fondatore e alla lunga schiera di canonici che nel

corso dei secoli hanno scritto la storia dell’abbazia.

Fine e bilancio della missione

La missione inglese di Guala Bicchieri si

concluse nell’autunno 1218, probabilmente

su richiesta dello stesso cardinale, come si può

dedurre da lettere papali del 12 settembre dello

stesso anno. Vincent sostiene che Guala rimase

in ottimi rapporti con la Santa Sede e con il

collegio dei cardinali anche dopo la conclusione

della sua missione inglese e respinge la tesi di

Tillmann153 secondo la quale Guala sarebbe stato

richiamato a Roma dopo aver essere caduto in

disgrazia presso la Santa Sede, o comunque dopo

aver perso la fi ducia inizialmente concessagli da

Onorio III. Sembra lecito affermare che Guala

lasciò l’incarico mentre si trovava a Reading nel

mese di novembre del 1218 e che subito dopo

affrontò la traversata della Manica e il ritorno

a Roma. La data esatta della sua partenza dalle

coste inglesi è ancora oggetto di discussione tra

gli storici: Roger of Wendover154 la collocava il

30 novembre 1218, ma altre fonti ipotizzano

il 23155 dello stesso mese. Carpenter156 e

Richardson157 sostengono che Guala partì dalle

153 Vincent,N.op.cit.p.68; Tillmann,H. Die päpstlichen Legaten in England bis zur Beendigung der Legation Gualas 1218 (Bonn,1926) pp.116-117.154 Matthaei Parisiensis, Monachi Sancti Albani, Chronica Maiora, ed. H.L. Luard, 7 vols.,Rolls Series (London,1872-83).155 Si veda Vincent,N. op.cit. p.xlii nota; Annales Monastici, op.cit., i 63, ii 291, iv 410.156 Carpenter,D. op.cit. p.95.157 Letters of the Legate Guala H. G. Richardson, in The English Historical Review, Vol. 48, No. 190 (Apr., 1933), pp. 250-259.

Page 142: In viaggio con il Cardinale

St.Andrew’s Chesterton. L’ingresso.

Page 143: In viaggio con il Cardinale

coste inglesi addirittura nel mese di dicembre.

Se non è possibile stabilire con certezza la data

della partenza dall’Inghilterra, è tuttavia sicuro

che tornando a Roma Guala si fermò a Vercelli

dove attese alla fondazione dell’Abbazia158 di

Sant’Andrea, da lui voluta come omaggio alla

sua città natale.

Il viaggio di ritorno dovette essere caratteriz-

zato da un grande sfarzo e dispiego di mezzi, se

si pensa che la corona inglese stanziò un’ingente

somma in denaro e mise a disposizione due navi

per garantire al cardinale un ritorno degno del

suo prestigio.

Con la posa delle prime due pietre della

basilica vercellese si concluse la parentesi

britannica del cardinale. La missione si era

rivelata eminentemente politica, piuttosto

che religiosa. E proprio dal punto di vista

politico si era conclusa con un successo davvero

esaltante: aveva sventato il pericolo francese,

restituito energia e prestigio alla Corona inglese

e contribuito all’affermazione dei principi

democratici della Magna Carta.

E’certamente per questi meriti, ma anche

per i consigli, l’aiuto e la protezione che Henry

III ricevette dal legato che, rievocando la fi gura

di Guala, il giovane sovrano ebbe a riconoscere

che il cardinale aveva “…restituito all’Inghilterra

la pace e l’ordine, aiutato la monarchia inglese

a salvarsi dalla sopraffazione, (…) rispettato le

ultime volontà di King John e (…)assicurato la

continuità della dinastia plantageneta”.159

Non deve sembrare eccessivo, dunque, che

in una poesia che ricorda la battaglia di Lincoln

del 1217 Guala sia elogiato come “il famoso

legato, depositario di consigli benedetti, specchio

delle ragione, Guala l’amico di Dio, incoronato

con l’elmo del governo” 160.

158 Sappiamo che la chiesa fu fondata il 19 febbraio 1219, come risulta dal verbale che registrava la posa delle prime pietre: “anno Dominice Incarnationis MCCXIX, Indict. VII. Decimo die ante Kalendas Martii…duos lapides primarios in fondamento illius Ecclesie posuerunt…”.159 Curia Regis Rolls of the Reigns of Richard I, John and Henry III preserved in the Public Record Offi ce 17 vols. (London, 1922-92); “Epistolae Grosseteste”, 338-9 n.117.160 The Political Songs of England from the Reign of King John to that of King Edward II, Camden Society, ed. T.Wright, vi (1839) p.23.

Vercelli. Basilica di S.Andrea. Il bestiario medievale.

Ely Cathedral. The Lantern.

Page 144: In viaggio con il Cardinale
Page 145: In viaggio con il Cardinale

Cambridge: St.Andrew’s Chesterton. La chiesa e il churchyard.

Page 146: In viaggio con il Cardinale
Page 147: In viaggio con il Cardinale

Capitolo V

Nel corso dei suoi trenta mesi in Inghilterra

Guala fu in continuo movimento da un capo

all’altro del Paese: visitò cattedrali, monasteri,

parrocchie e se pensiamo a quant’era diffi cile e

faticoso spostarsi nell’età medievale dobbiamo

concludere che il cardinale aveva veramente la

stoffa del viaggiatore. Nel 1216, ad esempio, si

mosse continuamente tra Gloucester, Worcester

e Bristol, tenendosi prudentemente alla larga da

Londra e dall’Inghilterra sud orientale, ove erano

attestati i Francesi e i loro sostenitori. Sappiamo

che nel mese di dicembre del 1216 il cardinale

si trovava a Gloucester e che probabilmente tra-

scorse il Natale a corte, accanto al piccolo re che

aveva appena perso il padre. E’ lecito supporre

che il legato volesse far compagnia al giovane

Henry in un momento in cui il ragazzo dove-

va sentirsi particolarmente solo e bisognoso di

sostegno, ma certamente la sua presenza doveva

costituire un monito e un baluardo difensivo:

nessuno avrebbe infatti osato attentare all’inco-

lumità del sovrano in presenza del legato papale.

Nel 1217 Guala visitò più volte Oxford, King-

ston upon Thames, Gloucester, Londra. Nello

stesso anno si recò anche a Dorking, Chichester,

Newark, Chertsey e Worcester. Nel mese di mag-

gio visitò la contea di Nottingham, che all’epoca

di King John era stata teatro delle vicende dello

sceriffo locale e della banda di Robin Hood. Tra

agosto e settembre fu ospite a Windsor, presso

il meraviglioso castello voluto da William the

Conqueror al tempo della conquista normanna

Cronologia essenziale degli eventi relativi alla missione inglese e degli spostamenti di Guala Bicchieri in Inghilterra161

161 La cronologia è stata ricostruita con l’aiuto del prezioso volume di Nicholas Vincent, op.cit.

Page 148: In viaggio con il Cardinale

e ristrutturato da Henry II nel 1170. Nel 1217

Guala si recò certamente anche a Merton, Lon-

dra, Dover e probabilmente visitò in tranquillità

il sud del Paese, dopo che i Francesi si erano riti-

rati e le contee meridionali erano tornate ad es-

sere luoghi sicuri. Non abbiamo notizie precise

su come trascorse il Natale del 1217, ma in quel

periodo doveva trovarsi a Northampton162. Nel

1218 fu continuamente in viaggio e visitò loca-

lità anche molto lontane tra loro come Canter-

bury, York, Bury St.Edmunds, Oxford, Lewes,

Wargrave e Londra. Non deve sorprendere il

fatto che il legato abbia soggiornato poco nella

capitale inglese. Come si è visto nel secondo ca-

pitolo, nel Medio Evo i sovrani erano itineranti

e non consideravano Londra la sede principale

della Corona. Ma c’è di

più: durante la legazio-

ne di Guala la capitale

inglese era controllata

dai nemici di Henry III

e il cardinale se ne ten-

ne prudentemente alla

larga fi no alla fi ne del

confl itto anglo-france-

se. Guala, inoltre, aveva

bisogno di viaggiare per

occuparsi personalmen-

te delle infi nite questioni legali e politiche che

sorgevano ogni giorno nei villaggi, nelle parroc-

chie e nei monasteri di tutto il Paese.

La rete degli spostamenti del cardinale

viene oggi ricostruita attraverso le date e i nomi

delle località che compaiono sulle lettere e sui

documenti relativi all’epoca della missione.

Non disponendo di registri uffi ciali dobbiamo

limitarci ai pochi testi che sopravvivono, in

edizione originale o in

copia. In generale possiamo

schematizzare come segue

la rete degli spostamenti

di Guala:

162 Vincent,N. op.cit. p.157.

Ely. Graziosa abitazione medioevale.

Page 149: In viaggio con il Cardinale

Roma

FEBBRAIO 1216Partenza per l’Inghilterra. L’itinerario non è noto, così come non sono certi la data della partenza e l’itinerario percorso dal legato. Conosciamo solo alcune delle tappe.

Francia: Melun / Parigi

24 - 25 APRILE 1216E’ la tappa fondamentale del viaggio del cardinale. Coincide con un importante incontro diplomatico con la corte francese, ove Guala fu ricevuto da re Filippo II Augusto e dal principe Luigi VIII.

Neuss

TRA LA FINE DI APRILE E I PRIMI DI MAGGIO DEL 1216Da qui inviò una lettera che ci permette oggi di risalire a questa tappa del viaggio. La lettera rivela infatti che nel dirigersi a Calais Guala effettuò una lunga deviazione, quasi sicuramente per paura delle truppe francesi. In assenza di tale lettera non avremmo saputo spiegarci perché Guala avesse impiegato tanto tempo a raggiungere l’Inghilterra dopo la tappa presso la corte francese.

Canterbury

20 MAGGIO 1216Verosimilmente, a Canterbury i monaci del Christ Church lo ospitarono per la cena, ma Guala non trascorse la notte a Canterbury, per timore di essere assalito dai Francesi o da qualche traditore inglese. Sin dall’inizio della sua permanenza in Inghilterra, dunque, il legato si sentiva fi sicamente minacciato dal pericolo francese e per questo evitava accuratamente di viaggiare nelle zone controllate dai soldati di Luigi VIII.

Winchester

TRA IL 28 E IL 30 MAGGIO 1216A Winchester si era rifugiato il re per sfuggire alla cattura da parte delle truppe di Luigi VIII, che dal 21 di maggio stavano estendendo il loro controllo sull’Inghilterra sud-orientale.Qui il legato convocò un consiglio di ecclesiastici, nel corso del quale scomunicò Luigi VIII.

Bristol INTORNO AL 20 LUGLIO 1216

Gloucester INTORNO AL 21 LUGLIO 1216

Galles

AGOSTO 1216Pare che il legato abbia compiuto un tour del Paese nell’estate del 1216 e che proprio a tale visita risalgano i primi confl itti con il clero locale, soprattutto i cistercensi.

Page 150: In viaggio con il Cardinale

WorcesterSETTEMBRE 1216Presso la cattedrale di Worcester è ancora vivo il ricordo del cardinale.

Gloucester 17 OTTOBRE 1216

Worcester

19 OTTOBRE 1216Mentre Guala Bicchieri si trovava a Worcester King John arrivò, già in fi n di vita, al castello di Newark, dove fu assistito da un monaco e morì il 18 ottobre.

Gloucester

FINE OTTOBRE 1216Questo nuovo spostamento coincide con la cerimonia di incorona-zione di Henry III nella cattedrale di Gloucester (28 ottobre 1216) e con il vertice della corte riunitosi intorno al legato per procedere alla riorganizzazione del regno. Fu durante questo vertice, o forse in un momento privato tra le varie assemblee, che il legato persuase Mar-shal ad accettare il ruolo di reggente che King John aveva scelto per lui prima di morire.

Bristol (The Bristol Council)

11 E 12 NOVEMBRE 1216L’11 novembre 1216 Guala Bicchieri emanò una sentenza di inter-detto contro l’intero Galles, per punire la sua ribellione contro King John.

Questo viaggio coincide con la prima riconferma della Magna Carta, che venne effettuata su consiglio del cardinale e ratifi cata con i sigilli di Guala Bicchieri e William Marshal. La Magna Carta teoricamente era stata annullata da Papa Innocenzo III nel mese di agosto 1216, sotto l’infl uenza di King John. Il Papa aveva ritenuto possibile annullare il documento appellandosi al fatto che esso era stato estorto al re con la forza dai rebel barons.

Gloucester NATALE DEL 1216

gennaio 1217Sappiamo che nel mese di gennaio 1217 Onorio III affi dò ampi poteri a Guala Bicchieri, autorizzandolo a scomunicare tutti i nemici del re e porre le loro proprietà sotto interdetto.

Gloucester23 GENNAIO 1217PRIMI DI FEBBRAIO 1217

Page 151: In viaggio con il Cardinale

Dorking 28 FEBBRAIO 1217

Chichester APRILE 1217

Castello di Newark

17 E 19 MAGGIO 1217Sono i giorni che precedettero la Battaglia di Lincoln (20 maggio), scontro decisivo tra i Francesi (appoggiati dai ribelli inglesi) e l’esercito di Henry III, guidato da William Marshal.E’ qui che Guala pronunciò il suo discorso infuocato accendendo gli animi dei soldati ed equiparandoli a crociati in lotta contro gli infedeli.

Nottingham20-21 MAGGIO 1217E’ qui che William Marshal si precipitò dopo la vittoria di Lincoln, per annunciare a Guala la notizia del trionfo.

Chertsey 12 GIUGNO 1217

OxfordWindsorKingston upon ThamesWorcesterCanterburyMertonDover

ESTATE 1217È l’estate dello scontro decisivo di Sandwich, in cui la fl otta inglese sconfi sse defi nitivamente quella francese, ponendo fi ne alla guerra ed assegnando la vittoria ai Plantageneti.Dopo Sandwich iniziarono i negoziati di pace, che si svolsero a più riprese e in diverse località, ma sempre secondo la volontà del legato, che fu infl essibile nel dettare le condizioni del trattato.

Londra

22, 27, 28 E 29 OTTOBRE 12176 E 7 NOVEMBRE 1217E’ il momento del grande consiglio di Westminster, in cui con tutta probabilità venne emanata la seconda riedizione della Magna Carta. Contestualmente fu concessa anche la Charter of the Forest. Entrambe le leggi recavano il sigillo del legato e di William Marshal.

Wymondham 6 DICEMBRE 1217

Feltwell 9 DICEMBRE 1217

NorthamptonDICEMBRE 1217La settimana precedente il Natale Guala incontrò il re di Scozia, Alexander, che nel frattempo era stato assolto dalla scomunica.

Page 152: In viaggio con il Cardinale

Canterbury 7 GENNAIO 1218

Abingdon 19 GENNAIO 1218

Gloucester GENNAIO E MARZO 1218

Worcester

PRIMA METÀ DI MARZO 1218E’ il periodo in cui avvenne l’incontro con Llywelyn del Galles, che aveva accettato l’invito di Guala a comparire davanti ai rappresentanti del governo inglese per negoziare la pace. Nello stesso periodo Guala si occupò della vicenda di Robert de Gaugi e del castello di Newark. Il 27 luglio 1218 Gaugi si arrese al re e il castello fu restituito al vescovo di Lincoln con il beneplacito di Guala.

Malvern 17 MARZO 1218

York

PRIMAVERA 1218 (APRILE / MAGGIO)In questa occasione probabilmente Guala incontrò ed assolse dalla scomunica gli abati di Coupar, Melrose, Newbattle, Culross e Kinloss.

Howden 3 GIUGNO 1218

Faxfl eet 4 GIUGNO 1218

Bury St. Edmunds 20 GIUGNO 1218

Oxford 12 AGOSTO 1218

Chichester 2 SETTEMBRE 1218

Lewes 16 SETTEMBRE 1218

Londra 8 OTTOBRE 1218

Westminster 11 E 20 OTTOBRE 1218

Wargrave 24 OTTOBRE 1218

Cambridge. St.Andrew’s Chesterton. Particolare di un antico banco della chiesa.

Page 153: In viaggio con il Cardinale

Reading

5, 17 E 18 NOVEMBRE 1218Il 5 novembre Guala scrisse un documento in cui si riferiva alla cerimonia di incoronazione di Henry III, avvenuta presso la cattedrale di Gloucester. In tale documento il cardinale sottolineava che Westminster non doveva considerare violati i suoi diritti per effetto della scelta di Gloucester quale sede della cerimonia. Il 17 novembre 1218 Guala scrisse uffi cialmente la conferma dell’assegnazione perpetua del Vicarage di Chesterton a Adam of Wisbech. Secondo Frova l’originale di questa lettera si trovava a Vercelli presso gli archivi di S.Andrea, ma non è stato possibile rintracciarlo163. Nello stesso periodo Guala probabilmente lasciò il suo incarico di legato pontifi cio in Inghilterra.

Ritorno in Italia FINE NOVEMBRE O DICEMBRE 1218

163 Ne esiste una copia alla Biblioteca Reale di Torino (Pergamene XIII, 88).

Cambridge. St.Andrew’s Chesterton. Targhe commemorative che testimoniano l’amore della parrocchia per i concerti di campane.

To Lorna Dazeley, with gratitude.

Vercelli. Basilica S.Andrea.

Page 154: In viaggio con il Cardinale
Page 155: In viaggio con il Cardinale

Documenti e immagini

Grazie all’insostituibile collaborazione del

Chapter of Durham Cathedral e del Trinity Col-

lege di Cambridge (Master and Fellows of Tri-

nity College Cambridge, the Archivist and the

Library) è possibile inserire nel presente lavoro

le fotografi e di alcuni dei manoscritti risalenti

all’epoca di Guala Bicchieri e del tempo in cui

Vercelli amministrava St.Andrew’s Chesterton.

Alcuni di questi manoscritti sono il frutto del-

l’attività del legato:

• la Magna Carta del 1216, di cui pubbli-

chiamo qui il testo conservato a Durham

• la Forest Charter del 1217, conservata a

Durham

• la lettera di Guala Bicchieri indirizzata a

William de Roing.

Altri documenti sono successivi alla missione

di Guala in Inghilterra. Appartengono al Trinity

College di Cambridge, che li conserva da secoli

in quanto patron di St.Andrew’s Chesterton, e

riguardano i rapporti tra l’abbazia vercellese di

Sant’Andrea e la chiesa di Chesterton. Data la

vastità della materia e la ricchezza di materiale

ancora disponibile negli archivi inglesi non si

pretende qui di fornire un resoconto esaustivo

dell’argomento, bensì solo un primo esempio,

sperando di tornare sulle vicende in una prossi-

ma occasione.

Chesterton, l’edifi cio oggi noto come Chesterton Tower. Era la residenza

dei canonici che amministravano St.Andrew’s per conto dell’abbazia

vercellese di Sant’Andrea.

Page 156: In viaggio con il Cardinale

Trinity College Archive Box 22/17

Proceedings in the case of the Master or Warden and fellows, scholars or students of Kings Hall, Cambridge, v. William Bishop of Vercelli and administrator of St.Andrew’s Vercelli and its convent.

Courtesy the Master and Fellows of Trinity College Cambridge

Trinity College Archives Box 22/6

An exemplifi cation of John Judde of various early charters relating to the gift of Chesterton Rectory

to Vercelli, 23rd Mar 1404.

Courtesy the Master and Fellows of Trinity College Cambridge

Page 157: In viaggio con il Cardinale

Trinity College Archives Box 22/15.

Letters patent granting the rectory of Chesterton to The King’s Hall, 2nd May 1440.In questo documento è registrata la concessione della Chesterton Rectory al King’s Hall, nel 1440. Si ringrazia Jonathan Smith per la collaborazione.

Courtesy the Master and Fellows of Trinity College Cambridge

Page 158: In viaggio con il Cardinale

Trinity College Archives Box 22/10

An arrangement between Brother Conrad de Minelis and Thomas Wandesford of London, Merchant, to deliver books and archives to Vercelli, 16th Oct 1425.Nella foto (prima riga in alto) si legge chiaramente il nome della basilica vercellese. Si ringraziano Jonathan Smith per la collaborazione e Daniela Saglio per la fotografi a, scattata in occasione del primo viaggio a Chesterton e Cambridge della associazione culturale vercellese che si occupa dello studio della fi gura di Guala Bicchieri e della legazione inglese del cardinale.

Courtesy the Master and Fellows of Trinity College Cambridge

Ritratto di Guala Bicchieri conservato a Chesterton.

Courtesy Rev.nd Nicholas Moir, Vicar of St.Andrew’s Chesterton

Page 159: In viaggio con il Cardinale

Gwal’ miseratione divina tituli sancti Martini presbiter cardina-lis apostolice sedis legatus dilecto fi lio Willelmo de Roing’ salutem in domino. Attendentes fi dem et devotionem quam in negotiis regi set regni Anglie iam dudum et ma-xime tempore turbationis nuper preterite habuisti, tecum auctorita-te sedis apostolice cuius legatione fungimur dispensamus ut eccle-siam de Bedlinton’ quam tibi ve-nerabilis pater Ricardus Dunelm’ episcopus ad presentationem prio-ris et conventus Dunelm’ contulit, cum aliis benefi ciis ecclesiasticis que prius habebas, retinere pos-sis et in eis per alios deservire. In cuius rei testimonium presentem paginam scribi fecimus et nostri si-gilli munimine roborari. Dat’ apud Hoveden’ tercio non’ lun’.

Courtesy Chapter of Durham Cathedral

Lettera di Guala Bicchieri a William the Roing. The Chapter of Durham Cathedral.

Page 160: In viaggio con il Cardinale

Il documento che vediamo qui a sinistra è

una delle pochissime lettere originali di Guala

Bicchieri. Fu redatta dalla cancelleria del cardi-

nale il 3 giugno 1218 a Howden, secondo un

modello che molto probabilmente gli scrivani

del legato seguivano in tutti i casi analoghi. Il

destinatario è “Willelmo de Roing’”, ossia Wil-

liam de Roing o William de Roinges, un royal

clerk forse originario della contea dell’Essex par-

ticolarmente fedele e devoto alla Corona inglese

durante gli ultimi anni del regno di King John.

Per la sua devozione alla causa del sovrano e la

sua presenza al fi anco dello stesso in momenti

importanti della sua carriera politica William

de Roing aveva ricevuto dal re diverse chiese.

Ciò nonostante nel 1218 egli ottenne anche

la chiesa di Bedlington, in Northumberland,

e pertanto Guala Bicchieri gli indirizzò questa

lettera per autorizzarlo a detenere più di un

benefi cio. In tal modo William veniva di fatto

autorizzato a rimanere un pluralist, ossia, per

l’appunto, a possedere non uno, ma diversi be-

nefi ci ecclesiastici.

La lettera è conservata a Durham (Archives

and Special Collections, Durham Cathedral

Muniments 1.3.Spec.9 ). Come si può vedere, il

sigillo (la cui forma è detta “a mandorla”) è stato

impresso su cera naturale colorata ed applicato a

un funicolo membranaceo (striscia di pergame-

na) “sur double queue”.

Si ringraziano the Chapter of Durham Cathe-

dral nonché il professor Nicholas Vincent, che ha

pubblicato la lettera nel suo trattato su Guala Bic-

chieri più volte citato nel corso di questo lavoro164.

L’autrice deve al professor Vincent la scoperta di

questa preziosa lettera, il cui perfetto stato di con-

servazione ci conforta e ci autorizza a sperare che

in futuro sia possibile reperire altre lettere del car-

dinale, magari nello stesso perfetto stato di conser-

vazione.

La nitidezza della grafi a, la chiarezza del testo

e la facilità con cui è ancora possibile leggere la let-

tera e comprenderne il senso e lo scopo, inoltre, ci

proiettano nel lontano mondo del cardinale.

164 Vincent,N. op.cit. p.97.

Page 161: In viaggio con il Cardinale

Magna Carta del 1216Durham, University Library Archives & Special Collections Durham Cathedral Muniments Ref: DCD 1.2. Reg. 3

Come si può vedere dalla fotografi a, per la quale si ringraziano the Chapter of Durham Cathedral, il documento è in condizioni quasi perfette. In alto a sinistra si nota che la lettera H iniziale di Henricus è decorata. I sigilli di cera non sono più presenti, mentre rimangono le due strisce di pergamena alle quali i sigilli erano applicati.

Courtesy Chapter of Durham Cathedral

Page 162: In viaggio con il Cardinale

165 Vincent,N. The Magna Carta, (New York, 2007) p.74.

Durham 1217 Forest Charter.Durham, Archives and Special Collections, Durham Cathedral MunimentsRef: DCD 1.2. Reg.4

Del documento esistono solo due esemplari: uno è quello fotografato, conservato a Durham. L’altro è a Lincoln. Dal 1217 in poi, ogni volta che veniva riconcessa la Magna Carta parallelamente veniva riconfermata anche la Forest Charter. Per questa ragione i due documenti sono noti come “the Charters” o “the Charters of the liberties”. Lo studio della Magna Carta non può dunque prescindere dalla conoscenza della Forest Charter.165

Courtesy Chapter of Durham Cathedral

Page 163: In viaggio con il Cardinale

Come in molti racconti medievali, anche

nella storia di Guala Bicchieri compaiono mi-

steriosi forzieri, che alla morte del cardinale

furono trovati nel suo palazzo romano. Si trat-

tava di tre cofani grandi (scrinei) e due cofani

piccoli (cophini), autentici capolavori di ore-

fi ceria gotica. Erano caratterizzati da fermagli

in rame sbalzato, inciso e dorato, decorazioni

elaborate, ma soprattutto da medaglioni in

smalto champlevé realizzati nelle botteghe ar-

tigiane di Limoges, in Francia.

Il cardinale aveva certamente avuto modo di

conoscere personalmente l’arte limosina du-

rante i suoi soggiorni francesi. Sappiamo che

egli era particolarmente vicino all’abbazia pa-

rigina di Saint Victor, ove si conservavano me-

ravigliosi esemplari di orefi ceria limosina. Non

è escluso però che il cardinale abbia scoperto

le botteghe di Limoges grazie ad Innocenzo

III, che fu folgorato da tale artigianato du-

rante una visita all’abbazia di Grandmont nel

1198. Da allora il Pontefi ce rimase un fedele

Courtesy Museo Leone - Vercelli

Cofanetto di Guala Bicchieri. Vercelli. Museo Leone. L’oggetto ha un valore inestimabile. E’ un gioiello di artigianato limosino e si presenta perfettamente conservato.

Page 164: In viaggio con il Cardinale

ammiratore dei preziosi manufatti provenienti

da quella regione: agli inizi del 1200 chiamò a

Roma una équipe di artigiani limosini cui affi dò

l’incarico di decorare il frontale della Confessio-

ne di San Pietro; nel 1215, inoltre, nell’ambito

del Concilio Laterano IV, raccomandò che per

il sacramento dell’Eucarestia in tutte le chiese si

usassero oggetti sacri confezionati dagli artigiani

di Limoges.

Di tutti i forzieri del cardinale solo due sono

giunti sino a noi. Uno di essi è un cofanetto

conservato al Museo Leone di Vercelli: Guala

lo donò all’abbazia di Sant’Andrea nel 1224,

cioè tre anni prima della morte. E’ un oggetto

di rara bellezza, perfettamente conservato,

probabilmente confezionato intorno al 1220 e

già ammirato dagli studiosi francesi del Museo

del Louvre. L’altro cofano ancora esistente è

conservato al Museo Civico di Torino: è uno

dei tre “scrinei”, cioè forzieri di dimensioni più

grandi rispetto al cofanetto del Museo Leone, e

possiede una storia davvero affascinante, che si

intreccia con la morte del cardinale.

Nel 1227, quando Guala esalò l’ultimo

respiro, le sue spoglie mortali furono seppellite

a Roma in San Giovanni in Laterano, ma

successivamente furono traslate nella città natale

del legato, ove furono deposte nella basilica

donata da Guala alla sua Vercelli. Si sa che il

feretro fu deposto in un’arca di marmo presso

l’altare maggiore. Nel 1611 l’arca fu aperta e

rivelò la presenza di un cofano limosino (proprio

quello attualmente conservato a Torino) al

cui interno era conservato uno scheletro che

secondo i canonici dell’abbazia era quello

di Guala Bicchieri. L’abate Pietro Francesco

Malletto decise di ricollocare il cofano nell’arca

e di inserire nel cofano stesso una pergamena

al fi ne di testimoniare ai posteri che l’antico

forziere era in realtà la cassa contenente le

ossa del fondatore dell’abbazia. Molti anni più

tardi, forse all’epoca delle guerre napoleoniche,

i canonici estrassero il cofano dall’arca e lo

murarono nella parete sinistra del presbiterio,

probabilmente per proteggerlo da possibili atti

vandalici.

Nel 1823, nel corso di restauri della basilica,

l’architetto Arborio Mella si imbattè per caso

nel cofano e vi scoprì la presenza delle ossa del

cardinale. La cassa era in pessime condizioni

e fu necessario sostituire la struttura lignea,

ma i medaglioni in smalto champlevé e tutte

le altre decorazioni erano ancora splendidi e

furono riposizionati con la massima cura negli

stessi punti in cui erano stati trovati sul forziere

originario. I resti di Guala furono trasferiti in

una nuova cassa che fu posta a destra dell’altare

maggiore della basilica, mentre lo scrigno

antico fu donato al suo scopritore dall’allora

vescovo di Vercelli Giuseppe Maria Grimaldi.

Confrontando il cofanetto del Museo Leone

con la descrizione effettuata da Mella del cofano

da lui ritrovato sembra possibile concludere che

l’oggetto del Leone è ancora intatto, e che non

ha subito i pesanti interventi di restauro delle

Page 165: In viaggio con il Cardinale

parti lignee che invece si resero necessari per il

cofano scoperto da Mella.

Non è stato stabilito come i cinque cofani

limosini siano giunti nelle mani di Guala. Forse

gli furono offerti in dono da personaggi illustri

e magari dal Papa o dallo stesso re d’Inghilterra.

E’ interessante osservare che le due fi gure che

compaiono sulla serratura dello Scrinium

conservato a Torino hanno code terminanti

con fi ori che ricordano un motivo ornamentale

vicino al gusto dei Plantageneti166.

Anche sull’uso dei cofani non esistono in-

formazioni precise. E’ lecito supporre che Guala

vi riponesse effetti personali, libri, indumenti

liturgici e gioielli. Secondo Simonetta Castro-

novo167 nel cofano conservato a Torino Guala

conservava tra l’altro calici in oro e argento,

“una croce pettorale d’oro”, “nove anelli d’oro

con rubini, ventitre con zaffi ri, altri diciassette

anelli più piccoli senza pietre”, oltre a cucchiai-

ni, brocche d’oro e altri oggetti certamente di

grande valore.

Secondo le ultime volontà del cardinale, nel

1227 la collezione di oggetti preziosi di Guala pas-

sò all’abbazia vercellese di Sant’Andrea, ove rimase

sino alla fi ne del 1400, quando il patrimonio fu

smembrato e — malauguratamente — disperso.

166 Castronovo,S. Scrinium Cardinalis. Un tesoro medievale per il Museo Civico d’arte antica di Torino (Savigliano,2004) p.14.167 Castronovo,S. op.cit.p.13.

Cofanetto di Guala Bicchieri. Vercelli. Museo Leone. Particolare.

Courtesy Museo Leone - Vercelli. Per gentile concessione del Presidente Amedeo Corio.

Page 166: In viaggio con il Cardinale
Page 167: In viaggio con il Cardinale

Bury St.Edmunds: the Cathedral. Guala fu in questa città il 20 giugno 1218.

Page 168: In viaggio con il Cardinale
Page 169: In viaggio con il Cardinale

Guala Bicchieri: note biografi che

Guala Bicchieri nacque a Vercelli tra il 1150

e il 1160, da una potente famiglia borghese

ghibellina. I suoi antenati erano facoltosi

possidenti terrieri, esponenti di spicco del

Comune e delle istituzioni ecclesiastiche locali.

Suo padre era stato console di Vercelli e membro

del Consiglio di Credenza prima di partire per la

Terrasanta e morire nell’assedio di Acri durante

la terza crociata.

Grazie alle risorse economiche della famiglia,

Guala potè dedicarsi allo studio, manifestando

interesse ed attitudini per le materie giuridiche.

Nel 1187 divenne canonico di Sant’Eusebio,

poi lasciò Vercelli per perfezionarsi in diritto

canonico, forse a Bologna. Nel 1205 divenne

cardinale con il titolo diaconale di Santa Maria

in Portico. Due anni dopo iniziò la sua attività di

legato pontifi cio, collaborando con Innocenzo

III e poi con il suo successore, Onorio III.

Tra il 1208 e il 1209 operò in Francia, per

promuovere una nuova crociata, riformare i

costumi del clero locale ed affrontare la causa

di divorzio tra re Filippo Augusto e la moglie

Ingeborga di Danimarca. In quel periodo entrò

in contatto con l’abbazia parigina di Saint Victor

e con gli intellettuali ed artisti che gravitavano

intorno ad essa. Nel 1209 visitò brevemente

Vercelli con Tommaso Gallo ed altri sanvittorini

francesi, poi fu a Roma, dove Innocenzo III

gli conferì il titolo presbiteriale della chiesa dei

Santi Silvestro e Martino ai Monti, titolo che da

quel momento egli indicò nell’intitulatio di tutte

le sue lettere. Nel 1215 soggiornò nuovamente

a Vercelli, ove intendeva fondare una comunità

di canonici regolari e dove ricevette in dono dal

vescovo locale la piccola chiesa di Sant’Andrea,

che sorgeva poco fuori le mura della città.

Tornato a Roma per partecipare al IV

Concilio Lateranense del novembre 1215, nel

febbraio 1216 partì per la legazione inglese,

che si concluse alla fi ne del 1218. Di ritorno

dall’Inghilterra Guala sostò brevemente a Parigi,

quindi a Vercelli (ove il 19 febbraio 1219 assistè

alla posa delle prime due pietre della nascente

basilica di Sant’Andrea, che egli volle erigere

come omaggio alla sua città) e infi ne tornò

a Roma, dove rimase sino al 1224, al fi anco

Page 170: In viaggio con il Cardinale

di Onorio III. A Roma viveva in un sontuoso

palazzo in prossimità della chiesa di Santa

Maria maggiore, circondato dagli oggetti d’arte

e dagli arredi preziosi che aveva accumulato

nel corso della sua fortunata carriera. L’ultima

sua importante missione diplomatica risale al

1225, quando fu inviato in Campania presso

Federico II allo scopo di indurlo a promuovere

una nuova crociata. L’incontro con l’imperatore

dovette svolgersi all’insegna della stima e

dell’ammirazione reciproche, e certamente

Guala lasciò nel sovrano un’impronta indelebile

se l’anno dopo (era il 1226), dalla residenza

di Catania, Federico II emanò un diploma

di protezione imperiale per l’abbazia di

Sant’Andrea in Vercelli e per tutte le proprietà

che nel frattempo Guala aveva donato alla stessa

attingendo al suo patrimonio personale.

Alla morte di Onorio III, nel 1227, Guala

prese parte al conclave che elesse Gregorio IX.

Nello stesso periodo, forse presagendo l’arrivo

della morte, o forse toccato dalla scomparsa del

Papa, dettò le sue ultime volontà, con le quali

nominava erede universale dei suoi beni la sua

abbazia vercellese, pur non dimenticandosi di

altre chiese e comunità religiose di Vercelli e di

Roma. Poco dopo aver redatto il suo testamento

il cardinale concluse la sua missione terrena. Era

il 30 maggio 1227.

Vercelli. Basilica di Sant’Andrea (Sacrestia). Ritratto di Guala Bicchieri.

Page 171: In viaggio con il Cardinale

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Crediti fotografi ci

Tutte le immagini del volume sono dell’autrice, ad eccezione di:

pagine 45, 110, 141, 157: Daniela Saglio

pagine 144-145, 190-191, 192: Silvano Alboresi

pagine 156, 160, 161: Courtesy Chapter of Durham Cathedral

pagine 132, 136-137, 155-156: Courtesy Master and Fellows Trinity College Cambridge

pagina 157: Courtesy the Vicar of St.Andrew’s Chesterton

pagina 26: Fondazione Museo Borgogna di Vercelli

pagine 162, 165, 182-188: Museo Leone di Vercelli

Le immagini delle sguardie e delle pagine 182-188 riproducono stampe acquerellate di Carlo Emanuele

Mella. Si ringraziano il presidente del Museo Leone di Vercelli, Amedeo Corio, e la direttrice dello stesso,

dott.ssa Anna Maria Rosso.

L’iscrizione LUX CLERI PATER DECUS CAR GUALA DINALIS che decora in alto le pagine del libro

è tratta dalla lunetta di sinistra della facciata della basilica di S.Andrea ed elogia la fi gura e le opere del

cardinale.

Page 182: In viaggio con il Cardinale

The Plantagenets

Richard I (Richard the Lionheart

o Riccardo Cuor di Leone)(1189 – 1199)

Richard II

(1377 – 1399)

(John of Gaunt – Lancaster) (Edward the Black Prince)

(Edmund of Langley – York)

Henry II(1154 – 1189)

John Lackland(Giovanni Senzaterra)

(1199 – 1216)

Henry III(1216 – 1272)

Edward I(1272 – 1307)

Edward II(1307 – 1327)

Edward III(1327 – 1377)

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Riproduzione di stampe acquerellate di Carlo Emanuele Mella. Si ringraziano il presidente del Museo Leone di Vercelli, Amedeo Corio, e la direttrice dello stesso, dott.ssa Anna Maria Rosso.

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Riproduzione di stampe acquerellate di Carlo Emanuele Mella. Si ringraziano il presidente del Museo Leone di Vercelli, Amedeo Corio, e la direttrice dello stesso, dott.ssa Anna Maria Rosso.

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Indice

Prefazione ........................................................................................................................... pag. 5

Ringraziamenti .................................................................................................................... pag. 6

Premessa ............................................................................................................................ pag. 9

Introduzione ......................................................................................................................... pag. 10

Cronologia degli avvenimenti più importanti 1199 – 1218 ................................................... pag. 14

I principali interlocutori di Guala Bicchieri ........................................................................... pag. 18

Capitolo 1: In viaggio nel Medio Evo .................................................................................... pag. 20

Capitolo 2: L’Inghilterra al tempo di Guala Bicchieri ........................................................... pag. 38

Capitolo 3: Il punto cardinale ............................................................................................... pag. 84

Capitolo 4: St.Andrew’s Chesterton e la basilica di Sant’Andrea in Vercelli ........................... pag. 120

Capitolo 5: Cronologia essenziale degli eventi relativi alla missione inglese

e degli spostamenti di Guala Bicchieri in Inghilterra .............................................................. pag . 146

Documenti e immagini ........................................................................................................ pag. 154

Guala Bicchieri: note biografi che ........................................................................................ pag. 168

Bibliografi a ........................................................................................................................ pag. 170

Crediti fotografi ci ................................................................................................................ pag. 180

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La Ely Choral Society di Ely (U.K.) in concerto nella basilica di S.Andrea in Vercelli, in onore del cardinale Guala Bicchieri. Ambasciatori culturali nel segno della musica, della spiritulità e della storia.

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Concerto per il cardinale: coro di voci inglesi nella basilica di Guala.

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Gianna Baucero

IIn viaggion viaggiocon il cardinalecon il cardinale

Guala Bicchieri in Inghilterra (1216-1218): dalla corte inglese alla fondazione della basilica di S.Andrea in Vercelli

Con immagini e notizie inedite sulla storia della basilica vercellese

ISBN 978-8895125107

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Gianna Baucero è docente ordinaria di Lingua e Letteratura Inglese.

Appassionata di storia medievale inglese, ha fondato nel 2005 l’Associazione Culturale Chesterton, che si occupa della riscoperta e della valorizzazione della fi gura di Guala Bicchieri e dei legami che univano Vercelli all’Inghilterra in epoca medievale.

Nel 2005, in occasione della mostra “Scrinium Cardinalis” ha realizzato con Dr. James Gardom, attuale Dean and Chaplain of Pembroke College Cambridge, e con l’assessore alla Cultura del Comune di Vercelli, Dott. P. Giorgio Fossale, la ripresa dei rapporti tra Vercelli e St.Andrew’s Chesterton, la chiesa che fu donata a Guala dal re inglese Henry III.

Si occupa di ricerca storica e dell’organizzazione di eventi che avvicini-no Vercelli alla cultura inglese e promuovano l’immagine di Vercelli nei Paesi anglo-sassoni: ha organizzato il tour del Choir of Ely Cathedral a Vercelli e provincia nel 2006, il tour del Pembroke College Chapel Choir a Vercelli nel 2007 e numerose conferenze dedicate a Guala Bicchieri e alla sua legazione inglese.

Ha collaborato con l’Assessorato alla Cultura di Vercelli in occasione dell’evento espositivo “Peggy Guggenheim e l’Immaginario Surreale” del 2007/8, organizzando il ciclo di conferenze “Da Guala a Guggenheim”.

Nel corso dei suoi frequenti viaggi in Inghilterra ha realizzato diversi reportages fotografi ci, dai quali ha tratto alcune delle immagini contenute nel volume.

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