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I L R EGNO - ATTUALITÀ 20/2012 657 ome può accadere que- sto?» (Gv 3,10). L’im- magine di Nicodemo, concentrato nello sforzo di entrare nella visione che Gesù gli sta aprendo davanti agli occhi – e allo stesso tempo sbalordito e confuso per la novità di ciò che sta apparendo con chiarezza alla sua mente –, mi è tornata alla mente più di una volta ripensando all’intensità e alla profondità dell’ascolto e del dia- logo di cui sono stato testimone par- tecipando alla XIII assemblea gene- rale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Come per Nicodemo, la presenza del Signore è stata vissuta come un forte invito a lasciarsi guidare dallo Spirito in una fase nuova della vita della no- stra fede, come già indicato dallo stesso tema messo al centro dell’as- semblea: «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cri- stiana» (cf. i testi di riferimento in Re- gno-doc. 5,2011,129ss; 13,2012,385ss e 19,2012,577ss). Carismaticità di Benedetto XVI Immaginare questa assise come una sorta di gestazione, di tempo de- dicato alla raccolta di energie in vista dello sforzo di rinnovamento richiesto alla Chiesa, era l’intenzione del papa, espressa con chiarezza in modo co- stante durante la celebrazione del Si- nodo, in tutte le sue prese di parola. Nell’omelia iniziale, quando della nuova evangelizzazione ha descritto l’ambito: la «nuova evangelizzazione, orientata principalmente alle persone che, pur essendo battezzate, si sono al- lontanate dalla Chiesa, e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana. L’assemblea sinodale che oggi si apre è dedicata a questa nuova evangelizza- zione, per favorire in queste persone un nuovo incontro con il Signore»; nella prima meditazione, quando della nuova evangelizzazione ha sottoli- neato il metodo: «Il cristiano non deve essere tiepido. L’Apocalisse ci dice che questo è il più grande pericolo del cri- stiano: che non dica di no, ma un sì molto tiepido. Questa tiepidezza proprio discredita il cristianesimo. La fede deve divenire in noi fiamma dell’amore, fiamma che realmente accende il mio es- sere, diventa grande passione del mio es- sere, e così accende il prossimo. Questo è il modo dell’evangelizzazione: “Accéndat ardor proximos”, che la verità diventi in me carità e la carità accenda come fuoco anche l’altro. Solo in questo accen- dere l’altro attraverso la fiamma della nostra carità, cresce realmente l’evange- lizzazione, la presenza del Vangelo, che non è più solo parola, ma realtà vissuta» (Regno-doc. 19,2012,580s); nell’omelia di chiusura, quando della nuova evan- gelizzazione ha indicato lo scopo, il rinnovamento della Chiesa: «In varie parti del mondo, la Chiesa ha già in- trapreso tale cammino di creatività pa- storale, per avvicinare le persone al- lontanate o in ricerca del senso della vita, della felicità e, in definitiva, di Dio». In ogni sua parola il papa non ha smesso di ricordare come la nuova C XIII Sinodo dei vescovi C HIESA CATTOLICA inascere dall’alto I temi e il dibattito sinodale. Le questioni aperte e da approfondire r Vaticano, 23 ottobre 2012: Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione.

inascere dall’alto C · Relatio ante disceptationem (del card. Donald Wuerl, arcivescovo di Wa-shington), più accettabile quella successiva al dibattito; descrittive le . Propositiones;

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ome può accadere que-sto?» (Gv 3,10). L’im-magine di Nicodemo,concentrato nello sforzodi entrare nella visione

che Gesù gli sta aprendo davanti agliocchi – e allo stesso tempo sbalorditoe confuso per la novità di ciò che staapparendo con chiarezza alla suamente –, mi è tornata alla mente piùdi una volta ripensando all’intensità ealla profondità dell’ascolto e del dia-logo di cui sono stato testimone par-tecipando alla XIII assemblea gene-rale ordinaria del Sinodo dei vescovi.Come per Nicodemo, la presenza delSignore è stata vissuta come un forteinvito a lasciarsi guidare dallo Spiritoin una fase nuova della vita della no-stra fede, come già indicato dallostesso tema messo al centro dell’as-semblea: «La nuova evangelizzazioneper la trasmissione della fede cri-stiana» (cf. i testi di riferimento in Re-gno-doc. 5,2011,129ss; 13,2012,385sse 19,2012,577ss).

Carismatic ità di Benedetto XVIImmaginare questa assise come

una sorta di gestazione, di tempo de-dicato alla raccolta di energie in vistadello sforzo di rinnovamento richiestoalla Chiesa, era l’intenzione del papa,espressa con chiarezza in mo do co-stante durante la celebrazione del Si-nodo, in tutte le sue prese di parola.

Nell’omelia iniziale, quando dellanuova evangelizzazione ha descrittol’ambito: la «nuova evangelizzazione,orientata principalmente alle persone

che, pur essendo battezzate, si sono al-lontanate dalla Chiesa, e vivono senzafare riferimento alla prassi cristiana.L’assemblea sinodale che oggi si apre èdedicata a questa nuova evangelizza-zione, per favorire in queste persone unnuovo incontro con il Signore»; nellaprima meditazione, quando dellanuova evangelizzazione ha sottoli-neato il metodo: «Il cristiano non deveessere tiepido. L’Apocalisse ci dice chequesto è il più grande pericolo del cri-stiano: che non dica di no, ma un sìmolto tiepido. Questa tiepidezza propriodiscredita il cristianesimo. La fede devedivenire in noi fiamma dell’amore,fiamma che realmente accende il mio es-sere, diventa grande passione del mio es-sere, e così accende il prossimo. Questo è

il modo dell’evangelizzazione: “Accéndatardor proximos”, che la verità diventiin me carità e la carità accenda comefuoco anche l’altro. Solo in questo accen-dere l’altro attraverso la fiamma dellanostra carità, cresce realmente l’evange-lizzazione, la presenza del Vangelo, chenon è più solo parola, ma realtà vissuta»(Re gno-doc. 19,2012,580s); nell’omeliadi chiusura, quando della nuova evan-gelizzazione ha indicato lo scopo, ilrinnovamento della Chiesa: «In varieparti del mondo, la Chiesa ha già in-trapreso tale cammino di creatività pa-storale, per avvicinare le persone al -lontanate o in ricerca del senso dellavita, della felicità e, in definitiva, diDio». In ogni sua parola il papa non hasmesso di ricordare come la nuova

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X I I I S i n o d o d e i v e s c o v iC H I E S A C A T T O L I C A

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Vaticano, 23 ottobre 2012: Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione.

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Nota
Da IL REGNO ATTUALITA' n.20, 2012, p.657 Chiesa cattolica - XIII Sinodo dei vescovi: rinascere dall'alto. I temi del dibattito sinodale Tipo di contributo: Articolo - Autore: L. Bressan - Titolo: Chiesa cattolica - XIII Sinodo dei vescovi: rinascere dall'alto. I temi del dibattito sinodale Tema: Attualità ecclesiale, Benedetto XVI, Ministeri - Vita religiosa, Pastorale - Liturgia - Catechesi, Santa Sede, Teologia Riferimento: Regno-att. n.20, 2012, p.657 TESTO ESCLUSIVAMENTE PER LO STUDIO PERSONALE
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prendere una formula del papa ripro-posta in più di un intervento al Si-nodo). È accaduto infatti che la seco-larizzazione ha eroso il loro patrimoniolinguistico, indebolendo il loro modo dicomprendersi, privandole delle paroleper la preghiera, svuotando del lorosignificato gli strumenti per mantenereattiva la loro relazione con Dio; e inquesto modo si sono trovare prive dellegame fondamentale che nutre e so-stiene la loro fede e la loro identità.

Una riforma poi, in un secondo mo-mento, «organizzativa»: i forti movi-menti di popolazione, la caduta dellapratica religiosa hanno avuto come con-seguenza l’indebolirsi e in più di unluogo il venir meno delle tradizionaliforme di presenza della Chiesa tra lagente, in molti casi trasformando insportelli fornitori di servizi quelli cheuna volta erano luoghi vitali in cui fareesperienze di fede. Al riguardo, il di-

battito sinodale ha archiviato come or-mai appartenente al passato la dialetticaistituzione/movimenti: il cambiamentoculturale con cui ci stiamo misurando ècosì forte da domandare ad ogni figurache rende visibile la Chiesa un processodi conversione e di rilancio.

Una riforma infine «culturale»: lasvol ta nichilista impressa alla secola-rizzazione che segna le culture occi-dentali ha prodotto come conseguenzache il fondamento antropologico sulquale si innesta la fede cristiana non siapiù condiviso, ma al contrario sia og-getto di una quotidiana opera di deco-struzione. Occorre perciò che le co-munità cristiane si attrezzino per unatestimonianza, per una buona apolo-getica di quelli che sono i cardini fon-damentali dell’esperienza umana, delsuo darsi dentro la storia: solo così sipotrà comprendere appieno la bel-lezza/bontà del Vangelo cristiano.

evangelizzazione sia anzitutto un ap-pello alla Chiesa perché torni a recu-perare quel dinamismo e quel caloreoriginario della fede cristiana, dispersiin seguito al confronto non facile eanche logorante con le sfide di questotempo postmoderno.

Nuova evangel izzazione:i contorniQuesto rinnovamento della Chiesa,

questa riforma non tanto strutturalequanto piuttosto spirituale della co-munità ecclesiale, è stata indicata inparecchi interventi come un obiettivoda mettere al cuore di ogni agenda pa-storale.

Una riforma anzitutto «logica»: lecomunità cristiane, che non vivono inuno spazio astratto ma sono inseritenella cultura del mondo, hanno vis-suto senza accorgersi più di un pro-cesso di «autosecolarizzazione» (per ri-

Primi passion ha prodotto novità. Non arretramenti. Il Sinodo dei ve-scovi sulla nuova evangelizzazione (Vaticano, 7-28 ottobre2012) ha manifestato la volontà della maggioranza dei padri

di discutere apertamente del presente e del futuro della Chiesa. Difarlo con tono positivo anche di fronte a sfide nuove e preoccu-panti poste alle comunità in ogni continente.

È mancata una linea interna al Sinodo in grado di interpretare eintrecciare speranze e complessità. Si è avvertita talora una pre-senza sovradimensionata della curia romana, desiderosa di ripren-dere quello stile di sorveglianza sui temi da trattare e da nontrattare abituale prima del Vaticano II. Ma non ha prevalso.

Di buona fattura gli strumenti preparatori (Lineamenta e In-strumentum laboris); inservibile, secondo molti sinodali, la Relatioante disceptationem (del card. Donald Wuerl, arcivescovo di Wa-shington), più accettabile quella successiva al dibattito; descrittivele Propositiones; bello il Messaggio finale.

La definizione più condivisa del tema è quella fornita dalla pro-posizione n. 7: «L’evangelizzazione può essere compresa sotto treaspetti. Anzitutto l’evangelizzazione ad gentes è l’annuncio del Van-gelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo. Secondariamente,comprende la maturazione progressiva della fede, cioè la vita ordi-naria della Chiesa. Infine, la nuova evangelizzazione è diretta spe-cialmente a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa» (Regno-doc.19,2012,592).

Circa l’analisi del contesto storico e le preoccupazioni sulla scri-stianizzazione in atto in diversi parti del mondo e la desertifica-zione prodotta dai processi di secolarizzazione, il Messaggioafferma: «Non ci sentiamo intimoriti dalle condizioni dei tempi cheviviamo. Il nostro è un mondo colmo di contraddizioni e di sfide,ma resta creazione di Dio, ferita sì dal male, ma pur sempre il

N mondo che Dio ama, terreno suo, in cui può essere rinnovata la se-mina della Parola perché torni a fare frutto. Non c’è spazio per ilpessimismo nelle menti e nei cuori di coloro che sanno che il loroSignore ha vinto la morte e che il suo spirito opera con potenzanella storia» (n. 6; Regno-doc. 19,2012,586). Oltre alla denuncia deglieffetti di secolarismo e relativismo, occorre sapere tornare alle fontidella rivelazione cristiana.

I temi prevalenti hanno riguardato il recupero della dimensioneparrocchiale della vita comunitaria, più e oltre i movimenti. Poi la fa-miglia come nucleo basilare di tenuta della società e dell’annuncio.Infine la riforma della Chiesa intesa soprattutto come conversione,riforma interiore, secondo l’impostazione di Benedetto XVI. Suquesto asse si sono mosse molte e diversificate sensibilità, tra lequali è apparsa originale la sottolineatura del tema della contem-plazione come richiamo alla bellezza della fede che investe ognidimensione del vivere. Da parte ecumenica (Bartolomeo I e R. Wil-liams) sono giunti i richiami più insistiti a una ripresa della memoriadel Vaticano II. Le testimonianze più commoventi sono state quellesulla difficile convivenza con l’islam fondamentalista.

Affido le parole conclusive a una suggestione di mons. BrunoForte: «Questo Sinodo, nella memoria viva del Concilio, ci spinge auna conversione continua. Conversione non è solo dimensione in-dividuale, ma anche conversione pastorale della Chiesa. Essa muovedall’incontro tra salvezza e storia. Per questo non siamo smarriti.Alle nuove generazioni, spesso costrette in situazioni caotiche,dobbiamo comunicare la fede lungo la via della bellezza. Non solola verità e il bene, ma la fede come bellezza. Non possiamo amaresenza bellezza».

G. B.

S I N O D O D E I V E S C O V I

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che descriveva la loro specificità lo-cale.

È stata ascoltata con molta atten-zione la testimonianza delle Chiese chevivono, soprattutto in Medio Oriente,in paesi a maggioranza islamica: hacreato forti emozioni il racconto delletestimonianze della fede che giungonoanche al martirio, le domande che ilconfronto con l’islam pone al cristia-nesimo, la necessità di far evolvere lapiattaforma dei diritti umani (chie-dendo maggiore salvaguardia del ver-sante soggettivo del diritto alla libertàreligiosa, ovvero la libertà di coscienza,la libera scelta della religione che unotiene per vera), le iniziative di dialogoriuscite, i racconti delle conversionidall’islam al cristianesimo.

Un contenuto è stato condiviso inmodo praticamente unanime da tuttigli interventi: l’assoluta centralità del-l’esperienza personale e comunitariacon il Signore risorto. È questo il cuoree il segreto della nuova evangelizza-zione: una Chiesa che torna a faredella missione il proprio principiod’identità, è una Chiesa che rimette alcuore del suo esserci questa relazionecon Dio, che allo stesso tempo custo-disce l’unicità del cristianesimo den-tro la storia, e ne specifica il compito.La Chiesa esiste per custodire gelosa-mente questa esperienza; e allo stessotempo per condividerla con tutti gliuomini, contagiando in questo modo etrasformando il mondo.

Come la samaritana al pozzoIl Sinodo avrebbe potuto trasfor-

marsi in una sorta di stati generali dellaChiesa, chiamata a difendersi dagli at-tacchi della cultura ipersecolarizzatadel mondo occidentale – da un lato – edalle pressioni che nascono dal con-fronto con le grandi religioni, in parti-colare con l’islam – dall’altro –. In parteil Sinodo ha avuto questa tentazione,ma ha saputo vincerla, perché si è la-sciato guidare da un’immagine evan-gelica che – ricevuta dal magistero delpapa espresso nel documento di indi-zione Porta fidei – ha attraversato perintero il dibattito ed è stata consegnataa tutta la Chiesa nel Messaggio finale.

La samaritana al pozzo descrivebene il modo con cui la Chiesa in-tende vivere il suo rapporto con il

mondo: «non c’è uomo o donna che,nella sua vita, non si ritrovi, come ladonna di Samaria, accanto a un pozzocon un’anfora vuota, nella speranzadi trovare l’esaudimento del desideriopiù profondo del cuore, quello che solopuò dare significato pieno all’esi-stenza. (…) Come Gesù al pozzo di Si-car, anche la Chiesa sente di doversisedere accanto agli uomini e alledonne di questo tempo, per renderepresente il Signore nella loro vita, cosìche possano incontrarlo, perché luisolo è l’acqua che dà la vita vera edeterna» (Messaggio finale, n. 1; Regno-doc. 19,2012,585).

Come Gesù, anche la Chiesa vuolefarsi prossima di un’umanità che portain sé domande di senso e sete di felicitàche sono incolmabili, finché non si in-contra Gesù Cristo. Rendere possibilequesto incontro, annunciare che esisteuna risposta a domande che altrimentiproducono disperazione, se lasciate insolitudine o non aiutate nella ricerca diuna risposta: questa è la nuova evan-gelizzazione.

La samaritana al pozzo consegnainoltre un altro elemento essenziale perdecifrare il contenuto della nuova evan-gelizzazione: il contesto, ovvero il de-serto. La Chiesa è invitata a vivere que-sta richiesta di forte cambiamentocome l’esperienza del deserto vissutadal popolo d’Israele, ci ha detto il papa.Un deserto che è luogo di intimità conDio, oltre che di tentazione e di po-vertà; un deserto che chiede di pren-dere con sé soltanto le cose a cui la no-stra fede non può rinunciare.

«In questi decenni è avanzata una“desertificazione” spirituale. Che cosasignificasse una vita, un mondo senzaDio, al tempo del Concilio lo si potevagià sapere da alcune pagine tragichedella storia, ma ora purtroppo lo ve-diamo ogni giorno intorno a noi. È ilvuoto che si è diffuso. Ma è proprio apartire dall’esperienza di questo de-serto, da questo vuoto che possiamonuovamente scoprire la gioia di cre-dere, la sua importanza vitale per noiuomini e donne. Nel deserto si riscopreil valore di ciò che è essenziale per vi-vere; così nel mondo contemporaneosono innumerevoli i segni, spessoespressi in forma implicita o negativa,della sete di Dio, del senso ultimo dellavita. E nel deserto c’è bisogno soprat-

Nuova evangel izzazione:i contenutiUn simile rinnovamento, se da un

lato presenta i tratti dell’urgenza edella globalità (tutta la Chiesa è chia-mata a mettersi in gioco), d’altro lato eproprio per gli stessi motivi non puòche fare del quotidiano il luogo dellapropria azione e della propria strate-gia. Non a caso le istituzioni maggior-mente indicate come il perno di questanuova evangelizzazione sono state lafamiglia e la parrocchia. Facendo eser-cizio di realismo: nonostante le lorofatiche, anzi proprio attraverso le fati-che vissute ogni giorno queste istitu-zioni possono mostrare la gioia, la ca-pacità di futuro e la forza di coesionedella fede cristiana.

Il Sinodo in questo è stato un buonesercizio di riaffermazione del valoredella Chiesa locale: ha rimesso in giocola figura del vescovo (i padri sinodali sisono interrogati in modo autocritico sucome rileggere la loro figura alla lucedi questo compito di nuova evangeliz-zazione), ha affermato in modo so-stanziale il ruolo di ogni battezzato,ha registrato il bisogno di vocazioniche si prendano a cuore la vita dellecomunità cristiana, cominciando dallafigura presbiterale.

Il Sinodo è stata anche l’esperienzadi una Chiesa che ha saputo raccon-tarsi nella sua varietà, nonché con-frontarsi a partire da essa. Ci sono statiargomenti e temi che hanno registratograndi convergenze; ci sono state que-stioni che hanno portato alla luce sfu-mature e modi differenti di affrontareda cristiani la situazione.

In generale il dibattito ha permessodi registrare la vitalità della Chieseasiatiche, la serenità con cui affron-tano le sfide di un cristianesimo an-cora giovane che non ha paura di mi-surarsi con culture e religioni piùantiche e strutturate; l’assemblea hapotuto registrare i segni di fatica delleChiese europee e nordamericane; ladurezza del confronto con le sette daparte delle Chiese africane, insiemealla lotta contro la povertà; la resi-stenza del tema del ripartire dai poverinelle Chiese latinoamericane, unite alprogetto di una missione continentale,lanciato dall’appuntamento di Apare-cida, offerto dagli interventi di alcunipadri sinodali come carta d’identità

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tutto di persone di fede che, con la lorostessa vita, indicano la via verso laTerra promessa e così tengono desta lasperanza. (…) Ecco allora come pos-siamo raffigurare questo Anno dellafede: un pellegrinaggio nei deserti delmondo contemporaneo, in cui portarecon sé solo ciò che è essenziale: non ba-stone, né sacca, né pane, né denaro,non due tuniche – come dice il Signoreagli apostoli inviandoli in missione (cf.Lc 9,3) –, ma il Vangelo e la fede dellaChiesa» (Benedetto XVI, Omelia,11.10. 2012; Regno-doc. 19,2012,579).

Alcune consegne prat ichePur non addentrandosi in analisi

troppo dettagliate, il Sinodo ha toccatoalcuni luoghi dell’azione ecclesiale chechiedono di essere meglio curati e ride-finiti dentro questa logica di nuova evan-gelizzazione. Tutto il capitolo dell’edu-cazione, a livello umano come di fede, habisogno di maggiore cura e attenzione.Si è parlato di iniziazione cristiana, discuola, di impegno dei genitori, di ne-cessità di una cura maggiore degli spaziche abitiamo dentro le culture e le so-cietà per vivere e testimoniare la nostrafede. Le Propositiones testimoniano beneil modo con cui si è parlato di questitemi: più che cercare vie nuove, si è vo-luto evidenziare come il cuore dellanuova evangelizzazione permetta di tro-vare energie e risorse per vivere con rin-novata vitalità compiti fondamentalidella fede cristiana, oggi però in parec-chi casi disattesi.

Si è parlato di missione: si sente il bi-sogno di una sorta di «missione mon-diale» che stimoli ogni cristiano e ognicomunità a sentirsi maggiormente re-sponsabile dell’annuncio della nostra fede,in un momento in cui i cambiamenti chestiamo vivendo hanno indebolito se nonfrantumato molti strumenti tradizionalidi trasmissione della fede. In tutti questicampi è stato proficuo l’ascolto delleChiese e delle comunità cristiane che cisono sorelle: l’ecumenismo è uno stru-mento indispensabile per vivere la nuovaevangelizzazione.

Si è parlato di come disegnare la fi-gura della Chiesa locale alla luce dellanuova evangelizzazione: nuova evange-lizzazione vuol dire aiutare le comunità avivere bene la loro fede (nutrita dalla Pa-rola e dai sacramenti), a saperla testimo-niare senza paura e falsi pudori; vuol dire

curare la qualità della vita comunitaria,perché sia fonte di fascino; vuol dire vi-vere con maggiore intenzione la caritàcome lo strumento che permette a ogniuomo di incontrare la gratuità dell’amoredi Dio; vuol dire infine avere a cuore il fu-turo, prendendosi cura dei giovani e dellaloro educazione.

Si è insistito sul bisogno di una nuovadevotio, che permetta di rivivere in tempidi postmodernità quel rinnovamento spi-rituale che ha saputo trasformare la mo-dernità, alla fine del Medioevo. Occor-rono strumenti semplici ma allo stessotempo profondi, capaci di parlare al cuoredelle persone, e di trasformarli riaccen-dendo la loro capacità di essere luoghi incui accogliere Dio. In questo contesto èstato più volte ripreso e riproposto il sa-cramento della riconciliazione: qualcheintervento lo ha presentato come il sa-cramento della nuova evangelizzazione,proprio sottolineando la potenzialità diconversione che esso contiene, unita-mente alla semplicità della sua celebra-zione.

Punti da approfondireulter iormenteIl carattere di gestazione e il tono di

attesa che ho usato come metafore perdescrivere il clima che ha caratterizzato ilSinodo – quasi una sorta di parto, comeracconta san Paolo nella Lettera ai Ro-mani (8,22) –, ci permettono anche didire cosa è mancato in questo confronto,cosa deve essere ulteriormente approfon-dito dall’esortazione apostolica con laquale abitualmente il papa rilegge e svi-luppa l’evento sinodale. Sostanzialmentedue contenuti.

Anzitutto un’analisi più rigorosa delrapporto tra fede e cultura, del modo concui viene declinato nel nuovo orizzontepostmoderno che abitiamo. Sarà interes-sante vedere come dentro il grande capi-tolo della nuova evangelizzazione vienedeclinato il rapporto tra fede e scienzanon soltanto come nodo specifico del-l’azione pastorale, ma piuttosto come illuogo dentro il quale oggi costruiamo lecategorie che dicono la credibilità dellanostra fede di fronte al mondo, oltre checercare i contenuti per esplicitare il sensodella rivelazione di Dio.

Un secondo tema che è stato davveropoco affrontato è la questione della tra-smissione della fede. La dinamica sino-dale si è concentrata molto sulla prima

parte del tema dato come titolo, dedi-cando poco spazio e poche energie al se-condo braccio del titolo. Eppure lagrande sfida posta davanti alla Chiesa dioggi riguarda proprio il modo con cuitrasmettere la fede cristiana.

«Ritorna al l ’amore di pr ima!»«Conosco le tue opere: tu non sei né

freddo né caldo» (Ap 3,15). «Ho però darimproverati di avere abbandonato il tuoprimo amore» (Ap 2,4). Pur con tutti i li-miti di una cronaca così breve, le paroledell’angelo dell’Apocalisse ci permettonodi intuire il senso profondo, il motoredella nuova evangelizzazione che il Si-nodo ha analizzato, nell’intenzione diprecisarla e consegnarla alla Chiesa. Sitratta di uno stimolo per evitare la me-diocrità che rischia di contagiare laChiesa, come conseguenza delle trasfor-mazioni che il cambiamento culturalesta generando in noi. A trasformazionicosì forti si risponde con un soprassalto dicalore della nostra fede: ecco il sensodella nuova evangelizzazione. Ecco an-che l’utilità di uno strumento comel’Anno della fede.

Il bisogno di tornare all’amore di untempo è stato anche il contenuto che piùspesso è tornato nelle parole dei delegatifraterni. Come il primate anglicano Ro-wan Wiliams ci ha limpidamente espres-so (cf. Regno-doc. 19,2012,581ss), è solocon un rinnovato esercizio contemplativoche potremo davvero entrare nel mondodi oggi capaci di trasmettere il Vangelo ela fede. Una contemplazione intesa comeatto umano totale, che ci permette di ri-conoscere i segni della presenza di Dioanche sotto le tracce di un mondo chesembra allontanarsi sempre più da lui:nuova evangelizzazione è anzitutto la ri-scoperta di una fedeltà che esige un caroprezzo, e che deve trasformarsi in eserci-zio di discernimento, non tanto logicoma pneumatico, delle tracce dell’amoredi Dio che non si stanca di amare questonostro mondo.

Luca Bressan*

* Don Luca Bressan, teologo pastoralista, èVicario episcopale per la cultura, la carità, lamissione e l’azione sociale nell’arcidiocesi di Mi-lano; ha partecipato alla XIII Assemblea gene-rale ordinaria del Sinodo dei vescovi (2012) inqualità di esperto (adiutor secretarii specialis) no-minato dalla Santa Sede.

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