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Patrizia Ferdenzi SPSAL Reggio EmiliaReggio Emilia - 13 maggio 2013
INCONTRO DIAPPROFONDIMENTO SUL
RISCHIO CHIMICO, CLP, AGENTI CHIMICI E CANCEROGENI
Unindustria Reggio Emilia - Sala Giunta
INCONTRO DIAPPROFONDIMENTO SUL
RISCHIO CHIMICO, CLP, AGENTI CHIMICI E CANCEROGENI
Unindustria Reggio Emilia - Sala Giunta
DIPARTIMENTO SANITA’ PUBBLICA
SERVIZIO PREVENZIONE SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO
AZIENDA USL REGGIO EMILIA DIPARTIMENTO SANITÀ PUBBLICA
Direttore dr. Mauro Grossi
Il Dipartimento di Sanità Pubblica è la struttura dell’Azienda USL preposta alla salvaguardia della salute pubblica, ruolo che si esplica attraverso le attività di prevenzione, controllo, vigilanza e assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro, nonché attraverso la promozione delle azioni volte alla individuazione e rimozione delle cause di nocività e malattia.
• profilassi malattie infettive e diffusive nei riguardi dell'intera collettività;· tutela della collettività e dei singoli dai rischi sanitari negli ambienti di vita anche con riferimento agli effetti sanitari degli inquinanti ambientali;· tutela della collettività e dei singoli dai rischi infortunistici e sanitari connessi agli ambienti di lavoro;· igiene e sicurezza negli istituti educativi e scolastici;· sanità pubblica veterinaria;· tutela igienico-sanitaria degli alimenti;· sorveglianza e prevenzione nutrizionale;· medicina legale.
AREA di IGIENE e SANITA ’ PUBBLICASIP SERVIZI IGIENE PUBBLICA
SIAN SERVIZI IGIENE ALIMENTI E NUTRIZIONEMdS SERVIZIO di MEDICINA dello SPORT
ADSPV AREA DIPARTIMENTALE SANITA’PUBBLICA VETERINARIA
DIPARTIMENTO di SANITA ’ PUBBLICADIPARTIMENTO di SANITA ’ PUBBLICA
SPSAL SERVIZI PREVENZIONE E SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO
SPSAL RE NORD—RE—RE SUD
SSIA SERVIZIO SICUREZZA IMPIANTISTICA ANTINFORTUNISTICA
Il metodo di lavoro per processi trasversali
Per garantire la massima integrazione multidisciplinare e multiprofessionale nei campi di intervento che vedono il concorso di più strutture viene privilegiato il metodo di lavoro per processi trasversali.
La modalità di lavoro per processi trasversali, a cui contribuiscono operatori delle diverse strutture organizzative, costituisce il presupposto organizzativo fondamentale per fornire prodotti dipartimentali integrati caratterizzati da unireferenzialità e semplificazione per l’utenza, multidisciplinarità e appropriatezza delle azioni e dei contenuti
SPSALCompetente per tutte le problematiche legate
all’ambiente di lavoro
SPSALCompetente per tutte le problematiche legate
all’ambiente di lavoro
� L. 833/78 Riforma Sanitaria� L.R. 33/79 Legge Reg. di Settore
RUOLO
� Promuovere la prevenzione� Tutelare la salute nei luoghi di lavoro� Svolgere attività di vigilanza quale organismo preposto
LEGGI DI RIFERIMENTO
� Determinazione profili di rischio� Interventi nei luoghi di lavoro� Valutazione degli insediamenti produttivi� Coordinamento e controllo della
sorveglianza sanitaria per i lavoratori� Educazione alla salute e alla sicurezza
FUNZIONI
ATTIVITA’ DI PREVENZIONE E VIGILANZA
PromozioneTutela
Controllo
Condizioni diSICUREZZA
IGIENESALUTE
dei lavoratori
ATTIVITA’ TECNICHE
1) Vigilanza e controllo degli ambienti di lavoro in materia di prevenzione infortuni e igiene del lavoro2) Individuazione, misurazione e quantificazione dei fattori di rischio3) Indicazioni sulle misure idonee alla eliminazione o riduzione dei fattori di rischio4) Espressione di pareri preventivi sui progetti di Insediamenti Produttivi e per Autorizzazioni sanitarie5) Inchieste infortuni per l’Autorità Giudiziaria
SETTORESICUREZZA DEL LAVORO
SETTOREIGIENE DEL LAVORO
ORGANIZZAZIONE SPSALORGANIZZAZIONE SPSAL
ATTIVITA’ SANITARIE ATTIVITA’AMMINISTRATIVE
1) Coord.to e controllo dei medici competenti
2) Attività medico-legali
3) Inchieste Malattie Profess.li per l’AutoritàGiudiziaria
SETTOREMEDICINA DEL LAVORO
SETTOREAMMINISTRATIVO
4) Pratiche di tutela della maternità in caso di lavoro a rischio
1) Protocollo
2) Gestione personale
3) Vidimazione registri
4) Supporto alle aree tecniche e sanitaria
ORGANIZZAZIONE SPSALORGANIZZAZIONE SPSAL
� ORGANIZZAZIONI DEI LAVORATORI (Sindacati, Patronati)
� LAVORATORI SINGOLI
� ORGANIZZAZIONI DEI DATORI DI LAVORO� AZIENDE SINGOLE
� ENTI LOCALI (Comuni, Provincia)� ENTI VARI (Inail, Ispettorato del Lavoro, ecc.)
� AUTORITA’ GIUDIZIARIA
� CONSULENTI AZIENDALI
UTENTI - CLIENTIUTENTI - CLIENTI
INIZIATIVA INTERNA SU PROGRAMMAZIONE
� In base a PIANI MIRATI di comparto o di rischio decisi a livello regionale o locale
� In base a PRIORITA’ definite mediante le mappe di rischio� Con il concorso dei lavoratori, datori di lavoro e loro
organizzazioni
PROVENIENZA ESTERNA
� Richieste da parte di UTENTI - CLIENTI
ATTIVAZIONE DEGLI INTERVENTIATTIVAZIONE DEGLI INTERVENTI
NECESSITA’ DI VARIE COMPETENZE TECNICHE E SANITARIE PER LO SVOLGIMENTO DI LAVORI DI GRUPPO
INTERDISCIPLINARI E PROVINCIALI
PROFESSIONALITA’ PRESENTI
• Chimici • Medici • Amministrativi
• Ingegneri • Infermieri
• Periti (chimici,meccanici, elettrotecnici)
Tecnici della Prevenzione
• Assistenti Sanitari
GLI OPERATORI RIVESTONO LA QUALIFICA DIUFFICIALI DI POLIZIA GIUDIZIARIA
PROFESSIONALITA ’, OMOGENEITA’E INTERDISCIPLINARIETA ’
PROFESSIONALITA ’, OMOGENEITA’E INTERDISCIPLINARIETA ’
METODOLOGIA DI INTERVENTOMETODOLOGIA DI INTERVENTO
GRUPPI DI LAVOROINTERDISCIPLINARI
PROVINCIALI
EQUIPESPECIALISTICHE
Coinvolgono interi comparti produttivi per tutti i rischi o una parte di essi
PIANI MIRATI SPSAL - dipartimentali
Interessano una singola azienda per tutti i rischi
INTERVENTI GLOBALI
Interessano una singola azienda per un singolo rischio o problema
INTERVENTIMIRATI
IDENTIFICAZIONE DEI RISCHI Analisi della documentazione Conoscenza del ciclo produttivo Individuazione pericoli potenziali
VALUTAZIONE E QUANTIFICAZIONE DEI RISCHI· Determinazione della frequenza di esposizione al rischio· Valutazione della gravità del danno ipotizzabile
ELIMINAZIONE O RIDUZIONE DEI RISCHI· Decisione delle azioni da intraprendere in base a criteri di:FREQUENZA GRAVITA’ ELIMINABILITA’
INTERVENTI su:SORGENTE ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO UOMO
SEGNALAZIONE ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA delle violazioni inmateria di sicurezza e igiene del lavoro riscontrate d urante i sopralluoghi
METODOLOGIA DELL’ATTIVITA ’DI PREVENZIONE E VIGILANZA
METODOLOGIA DELL’ATTIVITA ’DI PREVENZIONE E VIGILANZA
� SOPRALLUOGHI : ISPETTIVI / CONOSCITIVI� ACQUISIZIONE INFORMAZIONI /DOCUMENTAZIONE� INDAGINI AMBIENTALI , MISURE, RACCOLTA
CAMPIONI (polveri, fumi, gas, rumore, microclima, ecc.)� VERIFICHE DI PRESCRIZIONI IMPARTITE� VIGILANZA SULLE SOSTANZE CHIMICHE
(REGOLAMENTI REACH/CLP)� VIGILANZA SULLA SORVEGLIANZA SANITARIA
EFFETTUATA DAI MEDICI COMPETENTI � INCHIESTE INFORTUNI / MALATTIE PROF.LI� INCONTRI CON LAVORATORI / ASSEMBLEE� INCONTRI CON DIREZIONI AZIENDALI� FORMAZIONE / INFORMAZIONE� ASSISTENZA ALLE AZIENDE, AI LAVORATORI, AI
CONSULENTI AZIENDALI, ECC.
TIPI DI INTERVENTOTIPI DI INTERVENTO
� RELAZIONI TECNICHE � RELAZIONI SANITARIE� RELAZIONI DI INDAGINE AMBIENTALE� FORMAT DI VIGILANZA PER PROGETTI EUROPEI� PARERI / AUTORIZZAZIONI� CONSIGLI E INDICAZIONI TECNICHE� INFORMAZIONI � CORSI DI FORMAZIONE� VERBALI DI SOPRALLUOGO� VERBALI DI PRESCRIZIONE (INFORMATIVA)� VERBALI DI DISPOSIZIONE� INFORMATIVE ALL’AUTORITA ’ GIUDIZIARIA� SEQUESTRI� PRELIEVO ALIQUOTE MATERIALI PER CONTROLLI
FISCALI
ATTIATTI
RISULTATI 2012OBIETTIVI 2013
REGGIO EMILIA - Aprile 2013
Gli strumenti della Programmazione
Gli strumenti della Programmazione
PIANO REGIONALE PER LA PREVENZIONE
RELAZIONE ANNUALE DIPARTIMENTA’SANITA’PUBBLICA
ATTIVITA’ ISTITUZIONALE PROGRAMMATA attraverso
PROGETTI PROVINCIALI SPSALPREVENZIONE RISCHIO CANCEROGENOPREVENZIONE RISCHIO CHIMICO
PROGETTI DIPARTIMENTALIREGOLAMENTO REACH
AMBIENTI CONFINATI
SCHEDE DI SICUREZZA
CLP
� 4.2 milioni di esposizioni a cancerogeni per i 21.8 milioni complessivi di occupati, pari al 24% degli occupati (CAREX) –esposizione a più cancerogeni
� 44 tra i 107 agenti “cancerogeni certi per l’uomo” ( IARC – Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro francese) sono cancerogeni professionali
ESPOSTI A CANCEROGENI PROFESSIONALIIN ITALIA (dati ISPESL)
ESPOSTI A CANCEROGENI PROFESSIONALIIN ITALIA (dati ISPESL)
PREVENZIONE RISCHIO CANCEROGENO
Il DLgs 81/08 ed il Piano Nazionale Prevenzione 2010-2012 pongono particolare enfasi sulla necessità di realizzare azioni di prevenzione, monitoraggio e ricerca attiva delle neoplasie di origine professionale, oggi largamente sottostimate proprio in ragione della insufficienza di programmi dedicati.
PROGETTO 4 Piano Regionale Prevenzione 2010-2012 Monitoraggio e contenimento del rischio cancerogeno di origine professionale
OBIETTIVO: contribuire all’individuazione dei tumori di origine professionale e al contenimento del rischio cancerogeno negli ambienti di lavoro attraverso il monitoraggio degli esposti , la ricerca attiva dei casi a alta frazione eziologica, la vigilanza sulla valutazione del rischio e sull’adozione delle opportune misure di prevenzione da parte delle imprese .
PREVENZIONE RISCHIO CANCEROGENOPiano Regionale della Prevenzione 2010-2012 – esteso al 2013
Il progetto prevede:- l’acquisizione di informazioni tratte dai registri degli esposti- la ricerca attiva dei casi a alta frazione eziologica, con l’istituzione di registri appositi- la pianificazione di azioni di vigilanza nelle aziende ove è presente il rischio cancerogeno, con particolare attenzione alla valutazione dei rischi e all’applicazione delle misure di prevenzione. - formazione specifica per gli operatori SPSAL- orientamenti condivisi sulle modalità di registrazione delle esposizioni nei casi non tipici
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE CANCEROGENI REGGIO EMILIA 2010-2012
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE CANCEROGENI REGGIO EMILIA 2010-2012
Vigilanza e controllo in 125 Unità Locali (UU.LL) del territorio
1*
3+Valutaz. Imp. Rec.
7 + Valut. Imp. Asp.
2
6
N°Ind. Ambient.
4
26
13
24
16
42
N°UU.LLispezionate
1Gomma, Mangimifici *VARIE
19Stazioni CarburantiBENZENE
Industrie del legno POLVERI LEGNI DURI
26Metalmeccaniche
SALDATURA INOX- FUMI
9Ceramica, Fonderie, Trattamenti sup. metalli
FCR
12Ceramica, Edilizia, Lavorazioni Lapidei, Cave/Frantoi, Fonderie
SILICE
N°Verbali (D+P)
Comparti/ LavorazioniFattori Rischio
Stessi comparti previsti nel 2013
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE CANCEROGENI REGGIO EMILIA 2010-2012
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE CANCEROGENI REGGIO EMILIA 2010-2012
Highlights :
1. Gestione registro esposti e cessata attività lavoratori esposti – Raccolta ed invio al COR (Centro Operativo Regionale)
2. Sostituzione cancerogeni (Fibre Ceramiche Refrattarie e Silice libera cristallina)
3. Esposizione ad agenti cancerogeni in mangimifici ed impianti di produzione di energia da residui vegetali (Aflatossine)
4. Monitoraggio della percezione del rischio da parte dei lavoratori (questionario specifico)
5. Completamento Piano Monitoraggio Silice Italia: verifica applicazione buone prassi in ceramica
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE CANCEROGENI REGGIO EMILIA 2010-2012
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE CANCEROGENI REGGIO EMILIA 2010-2012
Criticità rilevate
• Definizione di esposti, non esposti e potenzialmente esposti ad agenti cancerogeni
• Classificazione agenti cancerogeni: “difformità” IARC e Regolamento CLP (problema etichettatura e SDS)
• Saldatura inox: non è chiara la necessità di valutare il rischio cancerogeno anche per attività non continuative
• Utilizzo di aspirazioni a ricircolo interno in presenza di agenti cancerogeni
• Adeguamento impianti di recupero vapore a quanto previsto dal DLgs 125/2012
• Utilizzo di modelli e della definizione di rischio irrilevante anche per agenti cancerogeni
La valutazione dell’esposizione ad agenti cancerogeni si deve effettuare con MISURAZIONI DELL’AGENTE CANCEROGENO!
LAVORATORI POTENZIALMENTE ESPOSTI : il valore di esposizione ad agenti cancerogeni e/o mutageni risulta superiore a quello dellapopolazione generale, solo per eventi imprevedibili e non sistematici.LAVORATORI ESPOSTI: il valore di esposizione ad agenti cancerogeni e/o mutageni potrebbe risultare superiore a quello della popolazione generale.
Criterio di classificazione che presuppone la definizione di valori di riferimento nell’aria per sostanze cancerogene e mu tagene nella popolazione generale , praticabile per le sostanze ubiquitarie nell’ambiente di vita, per le quali di fatto tali valori di riferimento esistono e sono generalmente fissati in normative.
In assenza di un valore di riferimento, si può affermare che si ha esposizione quando le sostanze cancerogene siano rintracciabili nell’ambiente in presenza di una lavorazione che specificamente le utilizza/produce e in concentrazioni plausibilmente ad essa riconducibili.
ESPOSTI: definizioni linee guidaCoordinamento Tecnico per la Sicurezza nei luoghi d i lavoro delle
Regioni e delle Province autonome
ESPOSTI: definizioni linee guidaCoordinamento Tecnico per la Sicurezza nei luoghi d i lavoro delle
Regioni e delle Province autonome
ATTIVITA’ ISTITUZIONALE PROGRAMMATA attraverso
PROGETTI PROVINCIALI SPSALPREVENZIONE RISCHIO CANCEROGENOPREVENZIONE RISCHIO CHIMICO
PROGETTI DIPARTIMENTALIREGOLAMENTO REACH
AMBIENTI CONFINATI
SCHEDE DI SICUREZZA
CLP
Le sostanze chimiche nel mondo
• Immesse sul mercato anche in assenza di dati tossicologici– interesse per l'aspetto merceologico e commerciale– tossicità non conosciuta o scarsamente definita– destino ambientale non necessariamente noto o controllato
• Esposizione– lavoratori– consumatori– popolazione generale– ecosistemi
• Effetti sull'uomo e sull'ambiente “scoperti” dopo decenni– lavoratori → amianto, benzene– consumatori → talidomide, piombo– ecosistema → DDT, interferenti endocrini
Il progetto prevede:- miglioramento delle conoscenze sulla gestione delle sostanze chimiche e sugli strumenti di diffusione delle informazioni relative ai pericoli chimici riferiti sia agli ambienti di vita che di lavoro; - miglioramento delle conoscenze relative ai rischi in ambienti confinati o sospetti di inquinamento e alle misure tecniche di prevenzione e protezione praticamente fattibili; - sviluppo di quanto previsto dalla Deliberazione Azienda USL n. 214/2010 sull’organizzazione e realizzazione controlli relativi ai Regolamenti REACH e CLP; - formazione operatori SPSAL e Dipartimento, informazione utenti
PREVENZIONE RISCHIO CHIMICO Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012 – esteso al 2013
Il Gruppo Provinciale Rischio Chimico esiste dal 2003 (Titolo VII-bis, DLgs 25/2002)
Attraverso:- la verifica della valutazione del rischio chimico, misure di esposizione, formazione lavoratori, misure di prevenzione in
“Grandi Aziende Chimiche ”Verniciature e vetroresineGalvaniche e trattamenti superficiali dei metalli ;
- la verifica della sicurezza chimica negli ambienti confinati osospetti di inquinamento (cantine, lavori in cunicoli, auto spurghi ) con le modalità definite dal Gruppo Regionale AC; - la verifica dell’applicazione dei Regolamenti REACH e CLP secondo il Piano Regionale (controlli mirati);- lo sviluppo di sinergie con altri Enti e Istituzioni per la realizzazione degli obiettivi di prevenzione e vigilanza sopra riportati (Università, INAIL, DTL, MdS,….)
PREVENZIONE RISCHIO CHIMICO Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012 – esteso al 2013
25
7
11+2
14
69
8
N°UU.LLispezionate
4Ambienti Confinati
2VARIE (lav. industriali, grafica, segnaletica stradale)
7+
30 Valut. Imp. Asp.
N°Ind. Ambientali
Galvaniche
REACH
Verniciature, vetroresine, autocarrozzerie, plastica
“Grandi Aziende Chimiche”
Comparti/ Lavorazioni
11EN FORCE
67N°Verbali
disposizione
17N°Verbali
prescrizione
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE RISCHIO CHIMICO REGGIO EMILIA 2010-2012
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE RISCHIO CHIMICO REGGIO EMILIA 2010-2012
Vigilanza e controllo in 136 Unità Locali (UU.LL) del territorio
Stessi comparti previsti nel 2013 con l’aggiunta depositi/rivendite fitosanitari
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE RISCHIO CHIMICO REGGIO EMILIA 2010-2012
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE RISCHIO CHIMICO REGGIO EMILIA 2010-2012
Highlights :
1. Progetto integrato al Progetto Dipartimentale REACH
2. Modalità di vigilanza omogenea attraverso check-list predisposte a livello provinciale
3. Promozione della conoscenza dei rischi legati a sostanze chimiche attraverso l’utilizzo di strumenti informativi corretti (schede di sicurezza)
4. Controllo dell’effettuazione del Monitoraggio biologico (ove previsto)
5. Partecipazione alla realizzazione della Banca soluzioni misure di prevenzione negli Ambienti Confinati insieme all’Università.
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE RISCHIO CHIMICO REGGIO EMILIA 2010-2012
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE RISCHIO CHIMICO REGGIO EMILIA 2010-2012
Criticità rilevate
• Definizione di rischio irrilevante per la salute: mancanza di misurazioni dove è superiore all’irrilevante e non chiarezza sulla periodicità delle misurazioni
• Limitata o quasi assente valutazione del rischio chimico per la sicurezza
• Non corrispondenza tra il programma delle misure di prevenzione e i risultati della valutazione
• Limitata o quasi assente valutazione delle attività di manutenzione
• Monitoraggio biologico non allegato al DVR
• Segnaletica per contenitori e tubazioni da aggiornare (qualche volta assente)
Se: rischio > basso per la sicurezza e/o > irrilev ante per la salute
Art. 225. Misure specifiche di prevenzione e protezione:
• Sostituzione;• Rivisitazione dei processi lavorativi;• Misure organizzative e protezione collettiva alla fonte;• Misure di protezione individuali• Controllo periodico del livello di esposizione dei lavoratori
Misure organizzative
Misure tecniche
DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI RISCHIODEFINIZIONE DEI LIVELLI DI RISCHIO
Se: rischio > basso per la sicurezza e irrilevante per la saluteArt. 226. Disposizioni in caso di incidenti o di emergenza
• incendio;• esplosione;• fuoriuscite;• perdite
Se: rischio > irrilevante per la salute e basso per la sicurezza Art. 225 c.2 Misurazioni agenti chimiciArt. 229. Sorveglianza sanitariaArt. 230. Cartelle sanitarie e di rischio
DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI RISCHIODEFINIZIONE DEI LIVELLI DI RISCHIO
VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO E CANCEROGENO
VALUTAZIONE DEL RISCHIO CHIMICO E CANCEROGENO
Modelli per la valutazione del rischio chimico
derivante da attivitàlavorative
Misure dell’esposizione dei
lavoratori
Obbligatoria per gli agenti cancerogeni o mutageni –NON si possono utilizzare modelli/algoritmi
Le frasi R (frasi H) sono utilizzate come criterio di pericolosità (P) in molti sistemi di valutazione del rischio basati su modelli e algoritmi: informazioni ricavabili dalle SDS
AGENTI
CANCEROGENI
Ogni qual volta ci siano modifiche significative del processo produttivo e, in ogni caso, trascorsi 3 ANNIdall’ultima valutazione
AGENTI
CHIMICI
Periodicamente, in occasione di notevoli mutamenti oppure in base ai risultati della sorveglianza sanitaria
PER ENTRAMBI, NEL CASO DI VALUTAZIONE
CON MISURAZIONI, LA PERIODICITA’ E’ QUELLA
INDICATA NELLA UNI EN 689
PERIODICITA’ DELLA VALUTAZIONEPERIODICITA’ DELLA VALUTAZIONE
Il Monitoraggio biologico è molto utile proprio per il controllo di soggetti esposti a BASSO RISCHIO (esclusi dalla sorveglianza sanitaria) Permette di controllare nel tempo i livelli di esposizione e di confrontarli con i valori di riferimento della popolazione generale
Potrebbe costituire un valido strumento per dimostrare di aver conseguito “con altri mezzi” quell’ “adeguato livello di prevenzione e di protezione”, che può non rendere obbligatoria la misurazione degli agenti chimici pericolosi quando il rischio è superiore al moderato.
Il superamento del valore limite biologico porta alla revisione della valutazione del rischio e delle misure di prevenzione
MONITORAGGIO BIOLOGICOMONITORAGGIO BIOLOGICO
Novità introdotta dal Titolo VIID.Lgs. 626/92
E L’ESPOSIZIONE CUTANEA?E L’ESPOSIZIONE CUTANEA?
Contribuisce a una piContribuisce a una pi ùù esatta definizione esatta definizione delldell ’’esposizione soprattutto per quelle sostanze esposizione soprattutto per quelle sostanze non volatili assorbite prevalentemente per via non volatili assorbite prevalentemente per via cutanea (acrilamide, fitofarmaci, ad es)cutanea (acrilamide, fitofarmaci, ad es)
RISCHIO CHIMICO e “Ambienti Confinati”RISCHIO CHIMICO e “Ambienti Confinati”
� Promuovere la costruzione o l’affinamento della specifica mappa dei comparti con AC nei diversi territori
� Attivare a livello regionale un piano di formazione per operatori di diversi Enti impegnati nella vigilanza
� Promuovere la “Banca delle soluzioni ”
� Preparare indicazioni operative da diffondere a vari livelli
� Definire strumenti omogenei da utilizzare durante l’attivitàdi vigilanza (lista di controllo)
� Partecipare al Tavolo congiunto di coordinamento dei diversi Enti: SPSAL, VVF, DTL, INAIL ex ISPESL
il Gruppo Regionale è stato costituito nel 2011, è co mposto da operatori SPSAL delle AUSL, rappresentanti dei VVF, DTL, INAIL, ha predisposto un Piano di Lavoro triennale per:
Il documento, in via di pubblicazione, descrive con illustrazioni, tabelle e note tecniche gli interventi da attuare
- In fase preparatoria
- In fase di allestimento
- Durante i lavori nell’AC
ISTRUZIONI OPERATIVE IN MATERIA DI SICUREZZA ED IGIENE DEL LAVORO PER I LAVORI IN AMBIENTI
CONFINATI
ISTRUZIONI OPERATIVE IN MATERIA DI SICUREZZA ED IGIENE DEL LAVORO PER I LAVORI IN AMBIENTI
CONFINATI
Criticità affrontate:
- Priorità nella ricerca di soluzioni alternative all’ingresso
- Monitoraggio ambientale
- Numero addetti operanti e squadre di emergenza
- Dimensioni aperture
� In fase di programmazione a livello regionale gli interventi di vigilanza nei comparti con attività in AC, insieme a DTL e informando i VVF, ove di competenza:
nel periodo giugno 2011- settembre 2012 effettuati 25-30 interventi di vigilanza (RA, RE, BO, FO) di cui la metàcongiuntamente con DTL SPSAL Forlì e Reggio intervenuti nelle cantine (con modifiche dei passi d’uomo dei serbatoi) e nelle ditte operanti nei settori fosse biologiche e fognature SPSAL Ravenna è intervenuto nei porti (lavori in stiva)
� Proporre procedure per affrontare il problema degli AC in Commissione Nuovi Insediamenti Produttivi
RISCHIO CHIMICO e “Ambienti Confinati”RISCHIO CHIMICO e “Ambienti Confinati”
CONVEGNODALL’UOMO TALPA ALLA TALPA MECCANICA :LA SICUREZZA DEI LAVORI IN CUNICOLI , POZZI,
TRINCEE(art. 119 D.Lgs. 81/08)
Lo stato dell’arte e le soluzioni tecnologiche possibiliGIOVEDI 20 GIUGNO 2013 – ORE 9.30
Auditorium - Sala Borsa - Piazza Nettuno 3- Bologna
ATTIVITA’ ISTITUZIONALE PROGRAMMATA attraverso
PROGETTI PROVINCIALIPREVENZIONE RISCHIO CANCEROGENOPREVENZIONE RISCHIO CHIMICO
PROGETTI DIPARTIMENTALIREGOLAMENTO REACH
AMBIENTI CONFINATI
SCHEDE DI SICUREZZA
CLP (classificazione e etichettatura)
Nelson N. Perspectives on testing for toxic agents. Environ Health Perspect1987; 75: 97-103.
LE SOSTANZE CHIMICHE E LA MANCANZA DIINFORMAZIONI
Ogni giorno vengono registrate 4000sostanze nuove (aggiunte al ChemicalAbstractService)
PESTICIDI
COSMETICI
DROGHE
ADDITIVI ALIMENTARI
SUL MERCATO Q > 1t/ANNO
SUL MERCATO Q < 1t/ANNO
PRODUZIONE SCONOSCIUTA
Informazioni disponibili sui pericoli+ -
• I fabbricanti e gli importatori devono acquisire o generareinformazioni o dati sulle sostanze e valutare in modo che i rischi per la salute e per l’ambiente siano controllati applicando idonee misure di gestione del rischio .
• Si occupa di sostanze, intermedi isolati, miscele, articoli
• No data No market : commercializzazione previa disponibilitàdi dati
LA PROTAGONISTA E ’ LA SOSTANZA:non è più possibile utilizzare una sostanza in ambiente di lavoro che non sia registrata (o pre-registratata)
Regolamento N. 1907/2006 REACHRegolamento N. 1907/2006 REACH
GHS06Tossico acuto
Pittogrammaeliminato
ARMONIZZAZIONE DEI CRITERI DI CLASSIFICAZIONE ED ETICHETTATURA (C&L) DEI PRODOTTI CHIMICI A LIVELLO MONDIALE
GHS05Corrosivo
GHS03Ossidante
GHS02Infiammabile
GHS01Esplosivo
GHS09 Pericoloso
per l’ambiente
Regolamento N. 1272/2008 CLP Regolamento N. 1272/2008 CLP
GHS04 Gas sotto pressione
GHS07 Effetti più lievi per le salute
GHS08 Effetti più gravi
per le salute
REGOLAMENTO REACH Piano Nazionale Controlli Ministero della Salute
Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012 – contin uativo
Con l’obiettivo di permettere il coerente adeguamento delle conoscenze e del sistema di vigilanza e controllo per concorrereall’attuazione del Regolamento REACH, è stato siglato l’Accordo Stato-Regioni, recepito dalla Regione Emilia-Romagna con DGR n. 356/2010.
In tale delibera viene definito che i Dipartimenti SanitàPubblica delle AUSL sono l’Autorità Competente per l’attuazione non solo del Regolamento REACH, ma anche del Regolamento CLP.
Tale delibera è stata recepita dall’Azienda USL di Reggio Emilia con Deliberazione Aziendale 214 del 23.09.2010, istituendo uno specifico Gruppo di controllo, denominato Gruppo REACH.
FORMALIZZAZIONE DELL’ASSETTO REGIONALE Emilia Romagna per la vigilanza REACH/CLP
Servizio Sanità Pubblica DG Assessorato Sanità e
Politiche Sociali
Direttore DSP Azienda USL Autorità
Competente Locale
Coordinatore attivitàvigilanza e controllo
Referente RIPE
Operatore SPSAL/SIP Operatore SPSAL/SIP Operatore SPSAL/SIP
ARPA struttura territoriale controllo analitico
DG Azienda USL riceve gli
scritti difensivi
45 ispettori nominati sul territorio regionale
COORDINAMENTO REGIONALE
PROGETTO 6 REGOLAMENTO REACH
OBIETTIVO: dare piena attuazione al Regolamento REACH e conseguentemente ridurre l’esposizione, professionale e non, ad agenti chimici presenti nei prodotti immessi sul mercato, commercializzati ed in uso, attraverso il miglioramento delle conoscenze a tutti i livelli (dai cittadini, agli operatori, ai produttori, ecc) e la realizzazione di una concreta attività di vigilanza
RISULTATI ATTESI: la realizzazione di una rete per la gestione integrata tra imprese ed istituzioni delle politiche su REACH e CLP pervenendo all’attivazione di un sistema di controlli sul territorio regionale ed ad una capillare diffusione delle conoscenze sulla sicurezza chimica.
REGOLAMENTO REACHPiano Regionale della Prevenzione 2010-2012 – contin uativo
PROGETTO 6 REGOLAMENTO REACH
REGOLAMENTO REACHPiano Regionale della Prevenzione 2010-2012 – contin uativo
Il Progetto prevede:
1. Aggiornamento personale DSP2. Partecipazione alla realizzazione di Master di II°livello per la formazione di personale laureato da configurarsi come responsabili o consulenti REACH/CLP per le aziende
3. Realizzazione di corsi di formazione per RSPP, consulenti aziendali, Ordini professionali, lavoratori, Utilizzatori a valle4. Diffusione di informazioni e materiali divulgativi attraverso il coinvolgimento e la collaborazione delle Camere di Commercio5. Attivazione presso ogni DSP di uno sportello informativo rivolto a imprese, produttori, cittadini, lavoratori in rete con le Camere di Commercio
6. Attivazione di vigilanza e controllo
REGOLAMENTO REACHPiano Regionale della Prevenzione 2010-2012 – contin uativo
Il PRP prevede che sia organizzato e garantito un buon livello di attività di vigilanza e a questo scopo è stato redatto un apposito piano regionale.
� La vigilanza ispettiva sul REACH e sul CLP nel territorio regionale si è attivata dal marzo 2011 partendo dal piano di lavoro elaborato dal Coordinamento Regionale REACH/CLP composto dai coordinatori dei nuclei ispettivi delle singole AutoritàCompetenti.
� Nel biennio 2011-2012 sono state effettuate 100 ispezioni a livello regionale, ne sono previste altre 50 nel 2013.
� Sono state utilizzate le check-list proposte dal FORUM dell’ECHA secondo modalità definite in ambito europeo e nazionale REACH-EN-FORCE 1 e REACH-EN-FORCE 2
� Le aziende da ispezionare sono state suddivise tra i DSP in base alle preregistrazioni
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
N° aziende
Preregistrazioni REACH in Emilia-Romagna
Prod/Import 76 1 16 10 9 85 19 11 36 33 6
Recuperatori 16 7 10 4 1 3 9 11 4 15 2
Consulenti 2 0 0 0 0 1 0 1 2 1 0
AUSL BO
AUSL CE
AUSL FE
AUSL FO
AUSL IM
AUSL MO
AUSL PR
AUSL PC
AUSL RA
AUSL RE
AUSL RN
Quale è stata la distribuzione delle pre-registrazioni in Emilia Romagna?
Quale è stata la distribuzione delle pre-registrazioni in Emilia Romagna?
Hanno pre-registratoin Europa al 1 dicembre 2008:65.000 imprese
in Italia:4055 imprese
in Emilia Romagna:386
In provincia di RE:49 per un totale di 597 sostanze pre-registrate
143.000 sostanze pre-registrate in Europa
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE REACH 2010- 2012 Autorità Competente REACH/CLP REGGIO EMILIA
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE REACH 2010- 2012 Autorità Competente REACH/CLP REGGIO EMILIA
60N°schede di sicurezza esaminate in totale
25N°sopralluoghi/incontri totali
13 472
N° controlli totali effettuati:REACH EN-FORCE 1REACH EN-FORCE 2Grossi distributori prodotti a base cemento
1Attivato sportello informativo DSP nella homepage sito aziendale
18N. iniziative di formazione/informazione per operatori DSP, ARPA e per esterni realizzate
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE REACH 2010- 2012 Autorità Competente REACH/CLP REGGIO EMILIA
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE REACH 2010- 2012 Autorità Competente REACH/CLP REGGIO EMILIA
Highlights:
1. In questa prima fase, ATTIVITÀ DI ASSISTENZA ALLE AZIENDE
2. Attività di vigilanza e controllo omogenea sia sul piano provinciale che su quello regionale
3. Sinergia con i vari Enti (Regione, AUSL, Unioncamere) per la crescita delle competenze e la diffusione dell’informazioni a tutti i livelli
4. Collaborazione con Università e Scuole (ad es, attraverso i Tutor REACH scolastici)
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE REACH 2010- 2012 Autorità Competente REACH/CLP REGGIO EMILIA
ATTIVITA’ GRUPPO PROVINCIALE REACH 2010- 2012 Autorità Competente REACH/CLP REGGIO EMILIA
Criticità per le aziende (alcune …..):
• Competenze in materia di REACH/CLP ancora poco diffuse
• Difficoltà di rapporti lungo la catena di approvvigionamento (ruolo distributori)
• Only Rapresentative (OR): figura chiave e di difficile definizione
• Utilizzatori a valle (downstream user): non è ancora diffusa la consapevolezza di essere coinvolti nel REACH
• Scenari di esposizione: dove sono???
• Periodo di Transizione e doppia classificazione
• Pre-registrazioni “precauzionali” e preregistrazioni tardive
30 novembre 2012
RICADUTE DEI REGOLAMENTI REACH E CLP SULLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO AI SENSI DEL DLgs 81/08RICADUTE DEI REGOLAMENTI REACH E CLP SULLA
VALUTAZIONE DEL RISCHIO AI SENSI DEL DLgs 81/08
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Elementi ed obblighi che meritano una particolare attenzione ai fini dell’applicazione del Titolo IX, D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i.
Elementi ed obblighi che meritano una particolare attenzione ai fini dell’applicazione del Titolo IX, D.Lgs. n. 81/2008 e s.m.i.
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Nuove prescrizioni per la stesura della SDSNuove prescrizioni per la stesura della SDS
Cambia il formato ed il contenuto delle schede di sicurezza (secondo allegato II del Reg. 453/2010)Resta lo strumento privilegiato e più completo per trasferire e ricavare le informazioni di pericolosità di sostanze e di miscele
Il DDL non può effettuare la valutazione del rischio legata allapresenza di sostanze/miscele/agenti pericolosi senza le schede di sicurezza (art. 223 DLgs 81/08)
Gli scenari di esposizione , allegati alla SDS (eSDS), rappresentano utili fonti di informazioni cui il DDL deve fare riferimento nella valutazione del rischio, perché contengono sia le misure di gestione dei rischi sia le condizioni operativeraccomandate al DDL (DU) dal fabbricante
Necessità di aggiornare la segnaletica di sicurezza in base ai nuovi pittogrammi introdotti dal CLP: nell’all. XXVI, il richiamo alle successive modifiche ed integrazioni già prevede l’applicazione del CLP:
“I recipienti utilizzati sui luoghi di lavoro e contenenti sostanze o preparati pericolosi di cui ai DD.LLgs 52/97 e 65/03 e smi, i recipienti utilizzati per il magazzinaggio di tali sostanze o preparati pericolosi nonché le tubazioni visibili che servono a contenere o a trasportare dette sostanze o preparati pericolosi, vanno muniti dell'etichettatura (pittogramma o simbolo sul colore di fondo) prevista dalle disposizioni citate”.
sostanzemiscele (preparati)
SEGNALETICA DI SICUREZZASEGNALETICA DI SICUREZZA
Art. 239 comma 4 D.Lgs.81/08(agenti cancerogeni e mutageni)
Art. 227 comma 3 D.Lgs.81/08(agenti chimici)
Impianti/Imballaggi/Tubazioni/Contenitori
SEGNALETICA DI SICUREZZASEGNALETICA DI SICUREZZA
Indicare nell’oggetto Regolamenti REACH CLP
SPORTELLO INFORMATIVO REACH CLPSPORTELLO INFORMATIVO REACH CLP
Angela Ganzi SIP Reggio Nord
Lorena BedogniSPSAL Reggio
Centro
Stefano SghedoniSIP Reggio
Centro
Seminario
REACH, CLP, SDS: SCADENZE, NOVITA ’, STRUMENTI INFORMATIVI E PROSPETTIVE DEL SISTEMA REGIONALE DI CONTROLLO
Reggio Emilia mercoledì
29 maggio 2013
“Sala Galloni” Padiglione Morel AUSL RE Via Amendola n°2
Ore 8.30 – 13.00
www.ausl.re.it/servizi territoriali/sanità pubblica/
RISCHIO
CHIMICO