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LE ALPI PORTA D'EUROPA. SCRITTURE, UOMINI, IDEE DA GIUSTINIANO AL BARBAROSSA Atti del Convegno internazionale di studio dell' Associazione italiana dei Paleografi e Diplomatisti Cividale del Friuli (5-7 ottobre 2006) a cura di LAURA PANI e CESARE SCALON FONDAZIONE CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL' ALTO MEDIOEVO SPOLETO 2009

Informationssystem der MGH-Bibliothek · GIUSEPPE DE GREGORIO - OTTO KRESTEN ILPAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3: UN 'ORIGINALE' SULLAVIA DACOSTANTINOPOLI ARAVENNA (EAVIENNA) * A Paul

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  • LE ALPI PORTA D'EUROPA.SCRITTURE, UOMINI, IDEE

    DA GIUSTINIANO AL BARBAROSSA

    Atti del Convegno internazionale di studiodell' Associazione italiana dei Paleografi e Diplomatisti

    Cividale del Friuli (5-7 ottobre 2006)

    a cura di

    LAURA PANI e CESARE SCALON

    FONDAZIONE

    CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL' ALTO MEDIOEVOSPOLETO

    2009

  • GIUSEPPE DE GREGORIO - OTTO KRESTEN

    IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3:UN 'ORIGINALE' SULLA VIA DA COSTANTINOPOLI

    A RAVENNA (E A VIENNA) *

    A Paul Speck in memoriam(J 9.XII. 1928 - 18.VIII.2003)

    SOMMARIO: Breve storia degli studi, pp. 233-242. - Descrizione fisica del fram-mento (con una ricostruzione congetturale del rotolo originario) e introduzione allaproblematica, pp. 242-253. - Analisi paleografica, confronto delle sottoscrizioni inP.Vindob. G 3 per il Costantinopolitano III con la lista del Quinisesro e distribuzionegeografica dei sottoscrirrori, pp. 254-269. - Il dibattito conciliare tra le actiones XIe XVI (con una ricostruzione delle trattative che condussero agli anarernatismi deimonoteliti e alla formulazione dell'oçoç del Costantinopolitano III), pp. 269-279.- Le actiones XVII e XVIII e l'allestimento delle copie imitative 'ufficiali' in caleeall'oQoç della XVII actio (con una ricostruzione dei sei esemplari degli atti usciti dalconcilio), pp. 279-313. - Gli atti del Cosranrinopolirano III in Occidente (Roma,Spagna, Europa carolingia), pp. 314-321. - La divina iussio di Giustiniano II (a.687) e la probabile fuoriuscita del rotolo con la XVII actio da uno degli esemplari de-gli atti; le sorti degli originali cosranrinopolirani e la redazione di Agatone nel 713,pp. 322-339. - Riepilogo sulla posizione del papiro nell'evoluzione della scritturagreca (con un'ipotesi sugli ÈxxÀ.T]crtacrTlxà YQuf.l!1u't'u), pp. 339-344. - Il papiroa Ravenna, a Padova e infine a Vienna, pp. 344-362. - Appendice: trascrizione diP.Vindob. G 3, pp. 363-376.

    Nonostante la grande fama che lo ha accompagnato per secoli e lacorposa bibliografia che lo riguarda, il P.Vindob. G 3 - papiro conci-liare del Costantinopolitano III con una parte delle sottoscrizioni dei

    • Un elenco delle opere citate in forma abbreviata si trova alla finedel conrriburo (infra,pp. 377-379). Si ringraziano i dottori Mario D'Ambrosi (Università di Salerno)e JohannesPreiser-Kapeller (Institut fur Byzanzforschungder ÒsterreichischenAkademie der Wissen-schaften)per l'aiuto variamente prestato durante l'elaborazionedella presente ricerca, in par-ticolare nell'allestimento del corredo iconografico.

  • 234 GIUSEPPE DE GREGORIO - ono KRESTEN

    partecipanti, acquistato a Padova da Johannes Sambucus nel 1553',trasportato a Vienna dallo stesso umanista ungherese (nativo di Trna-va nell'odierna Slovacchia, in séguito storiografo della corte imperialeabsburgica) ed attualmente custodito nella Papyrussammtung della Oster-reichischeNationatbibtiothek - ha potuto solo di recente essere sottopostoad una seria ed approfondita indagine contenutistica e materiale. Perquanto concerne il testo tràdito, si è per molto tempo dovuto ricorrereall'edizione a stampa curata dallo statista, giurisperito ed orienralisraJohn Selden (1584-1654)2, il quale, nell'àrnbito della sua attività ec-dotica relativa agli Annates di Eutichio Alessandrino (conclusasi con lapubblicazione apparsa a Londra nel 1642)3, si occupò anche delle listedei partecipanti ai concili ecumenici, in particolare di quella riguar-dante il Niceno L Fu in tale occasione che l'erudito inglese, venutoa sapere dell' esistenza del papiro", se ne procurò una trascrizione e la

    t Cfr. H. GERSTINGER,johannes Sambucus als Handscbriftensammler, in Festschrift der Na-tionalbibliothek in Wien, hrsg. zur Feier des 200j1ihrigen Bestehens des Gebaudes, Wien, 1926,pp. 251-400, spec. pp. 294-295 (si vedano ad es. le parole con cui Gerstinger inizia la succintanotizia sui P.Vindob. G 3, ibid., p. 294: «Auch den ersten in den Besitz unserer Bibliothekgelangten griechischen Papyrus, wohl den ersten Papyrus, der nach dem Untergang des anti-ken Papyrusbuchwesens wieder tiber die Alpen nach dem Norden gegangen ist, hat Sambucus1553 in Padua gekauft: ein Fragment eines Originalaktes des Konzils von Konstanrinopelvom Jahre 680/681»); riferimenti bio-bibliografici in 10., Die Briefe des johannes Sambucus(Zsdmboky) 1554-1584, Wien, 1968 (Sitzungsberichte der Òsrerreichischen Akademie derWissenschaften, phil.-hist. Kl., 255), pp. 19-20. La nota da cui si desume l'acquisto del papirosi trova nel cod. Vindob. hist. gr. 56 ed è riportata infra, p. 346 con nota 309.

    2 Cenni biografici ad es. presso E. F[RY], voce Selden, john, in Dictionary of National Bi-ography, LI, London, 1897, pp. 212-224. Si vedano più recentemente D.S. BERKOWITZ,johnSelden's Formative Years. Politics and Society in Early Seventeenth-Century England, Washington- London - Toronto, 1988; e R. BARBOUR,john Selden: Measures of the Holy Commonwealth inSeventeenth-Century England, Toronto - London, 2003.

    l Eutychii Aegyptii, Patriarchae Orthodoxorum Alexandrini, [... J Ecclesiae suae Origines. Exejusdem Arabico nunc primùm rypis edidir ac Versione & Commentario auxit IOANNEsSELDENUS,Londini, excudebar Richardus Bishopus, 1642.

    , Nel «Comrnenrarius- alla sua edizione di Eutichio, Selden osserva: «Fertur autern [... Jin Manuscripto Codice integrum subscribentium numerurn [difficile dire se si intendono quii Padri del concilio Niceno I; cfr. infra, nota 5] haberi apud Sambucum Pannonium ViennaeAusrriae. Quo dum caremus [... ]" (SELDEN,Eutychii [... J Eccfesiae suae Origines cit. [nota 3],p. 88; non è chiaro per quali vie egli abbia recepiro la norizia dell'esistenza del nostro cimelioné siamo in grado di verificare l'indicazione «inquit Alphonsus Pisanus», presente nel testo diSelden; per lo meno nelle edizioni del gesuita Alfonso Pisano [su di lui cfr. C. SOMMERVOGEL,

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 235

    pubblicò in appendice alla sua edizione, in forma di 'correzioni d'auto-re", sotto il titolo di «Nomina reliqua Patrum in Synodo Nicaena exCharta Niliaca vetustissima Sambuci descripta-". Tale testo, inficiato

    Bib/iothèque de la Compagnie deJésus, VI, Bruxelles - Paris, 1895, colI. 864-866[ concernenti ilNiceno I [Acta et canones sacrosanct: primi oecumenici conci/ii Nicaeni [... j, appositis sanctorum Pa-trum testimoniis l··.j, omnia studio et lahore ALPHONSIPISANI l...I,Dilingae, apud SebaldumMayer, 1572; Nicaenum concilium primum generale [... 1, per ALPHONSUMPISANUMl ... j, Colo-niae Agrippinae, apud haeredes Arnoldi Birckmanni, 1581 l non vi sono riscontri della listadi sottoscrizioni in possesso di Sambucus). Ad ogni modo, si sarà trattato di un'informazionepiuttosto vaga, giacché con l'espressione "in manuscripto codice" sicuramente non si sarà in-teso il papiro originale. Soltanto in un secondo momento Selden apprese che il testo primitivodelle sottoscrizioni da lui edito era trasmesso in forma di papiro «

  • 236 GIUSEPPE DE GREGORIO - ono KRESTENda gravi corruttele? - moltiplicatesi nelle varie fasi attraverso le qualiesso era passato -, fu recepito (dopo l'intervento di Selden) nelle edi-zioni a stampa dei concili ecumenici, da quella di Philippe Labbe e Ga-briel Cossart", passando per quelle di Jean Hardouin? e Nicola Coleti la,fino all'opera monumentale di Giovanni Domenico Mansi 11•

    7 Si tratta sia di malintesi nella lettura sia di omissioni di intere parti sia ancora di con-Razioni e accostamenti di sezioni non contigue.

    " Sacrosancta concilia ad Regiam editionem exacta [... 1, studio PHILIPP. LABBEI& GABR.COSSARTII[... J, II, Lutetiae Parisiorum, impensis Societatis Typographicae Librorum Eccle-siasticorum jussu Regis constitutae, 1671, coil. 54-55 (con attribuzione delle sottoscrizionial Niceno I). - Nelle precedenti edizioni degli atti dei concili ecumenici (Ia cosiddetta EditioRomana [Roma, 16()8-16121 e la Collectio Regia [Paris, 1644; modello per l'edizione di Labbee Cossarr[) non sono naturalmente reperibili notizie o trascrizioni dal frammento di Vienna.

    9 Conciliorum collectio Regia maxima, ad p. Philippi Labbei & p. Gabrielis Cossartii labores[ ... 1 haud modica accessione facta et ernendationibus plurimis addiris [... ], studio JOANNISHARDUINI (= Acta conciliorum et episto/ae decreta/es ac constitutiones summorum pontificum [... ]),III, Parisiis, ex Typographia Regia, 1714, colI. 1404 D l - 1505 E l; il testo di Hardouin sifonda sulla tradizione manoscritta greca degli atti del Costantinopolitano III, rielaborata, perle parti relative al frammento di Vienna, 'sulla base della stampa di Labbe e Cossart nonchédella trascrizione pubblicata nel catalogo di Lambeck (cfr. qui subito più avanti); vd. la no-tizia marginale ibid., col. 1404, nr. a: «In charta Niliaca, ut appellant, quae fuit olim Bibl.Caesareae, teste Lambecio, lib. 8. pago 408». Che tale annotazione sia riferita in Hardouin allesottoscrizioni della XVIII actio e non a quelle della XVII (seguiamo qui nella numerazioneil computo più preciso della tradizione latina; per maggiori dettagli cfr. infra, pp. 246-247,279-300,314-321), non può essere imputato come errore all'erudito francese, giacché solo direcente si è potuta ricostruire l'esatta successione delle sedute conciliari.

    IO Sacrosancta concilia ad Regiam editionem exacta, [... J studio Philipp. Labbei & Gabr. Cos-sartii [ ... 1, curante NICOLAOCOLETI[... 1, II, Venetiis, apud Jo. Baptistam Albrizzi & Hieron.et Sebastianum Coleti, 1728, colI. 59-60 (si riaggancia direttamente all'edizione di Labbe eCossart, ritornando all'attribuzione al Niceno I).

    II Sacrorum conciliorem nova et amplissima collectio, [... 1 quae JOANNESDOMINICUSMANSI[ ..• J evulgavit [... ], XI, Florentiae, expensis Antonii Zatra, 1765, colI. 693-697. - Sui nu-merosi guasti prodottisi nella catena delle edizioni a stampa fino a Mansi (ovvero sui pochitentativi di emendazione) rimandiamo al nostro prossimo lavoro annunciato sopra a nota 6. -Naturalmente il testo degli atti del VI concilio, così come costituito dall'arcivescovo di Luccanel XVIII secolo, è servito quale base per tutta la critica storica e teologico-dottrinaria nove-centesca (fino all'ed. di RIEDINGER,ACO, S. II, 11/1-2); registrazioni in DOLGER,Regesten, I,nr, 244-248 (docc., precedenti e successivi allo svolgimento del concilio, collegati alla sua con-vocazione e alla fissazione dei suoi risultati), 254 (divina iussio di Giustiniano II: vd. infra, pp.323-330); V. GRUMEL[- ]. DARROUZÈSj,Les regestes des actes du patriarcat de Constantinople, I.Les actes despatriarches, fase. I.Les regestesde 381 à 715, Paris, 1972\ nc. 312-314 (sottoscrizione

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 237

    In base alle considerazioni ora esposte si può facilmente compren-dere che il testo esibito da Mansi risulta assolutamente inadeguatoper una seria indagine scienrifica circa le sottoscrizioni presenti nelframmento viennese. Peraltro, nello studio della tradizione conciliaresi sarebbe potuto comodamente disporre di un più valido strumento sesi fosse tenuto in conto quanto aveva pubblicato ancora nel 1679 PeterLambeck, prefetto della Biblioteca di corte a Vienna dal1663 fino allasua morte (3 aprile 1680)12,il quale nellibro VIII dei suoi «Comrnen-rarii de Augustissima Bibliotheca Caesarea Vindobonensi» stampò iltesto delle sottoscrizioni presenti nel nostto papiro!', senza tuttaviagiovarsi dell'originale, in quanto quest'ultimo era stato trasportato datempo (ossia nel 1596) da Vienna a Praga per ordine dell'imperato-re Rodolfo II d'Absburgo (1576-1612). In effetti, da modello funserogli apografi che Lambeck scoprì casualmente «inter Joannis Sambucischedas» '\ materiale che, giunto in possesso della Palatina di Vienna,fu inserito dallo stesso bibliotecario imperiale in fondo al cod. Vindob.hist. gr. 56 (da Lambeck segnato come «Historicus Graecus XLIV»).L'edizione di Lambeck, pur essendo da un lato scevra di tutti gli erroripenetrati nelle copie intermedie tra Sambucus e Selden e dall'altro 10-cupletata da congetture che contribuirono a migliorare le trascrizionieseguite per l'umanista ungherese, non ebbe tuttavia fortuna scienti-fica: il successore di Lambeck nell'opera di descrizione dei fondi gre-ci di Vienna, Daniel Nessel, il cui catalogo (di gran lunga peggiore

    patriarcale in calee ai docc. finali del concilio); CPC, IV, nr. 9416-9442; un utile repertorio(qui tuttavia non utilizzato in dettaglio proprio in quanto apparso subito prima dell'edizionedi Riedinger) sulla letteratura e sulle fonti relative alla questione teologico-dottrinaria dibat-tuta nel VI concilio ecumenico è pubblicato in F. WINKELMANN,Die Quel/m zur Erforschung.des monenergetisch-mo1/otheletischen Streites, in Klio, 69(987), pp. 515-559.

    12 Una buona messa a punto dei dati biografici relativi a Lambeck (con bibliografia esau-stiva) è reperibile presso L. STREBL,Die barocke Bibliothek 1663 -1739, in Gestbicbte der Dsterrei-chischen Nationa/bib/iothek, hrsg. von J. STUMMVOLL,I. Die Hofbibliothek (1368-1922), Wien,1968 (Museion. Veroffentlichungen der Òsterreichischen Nationalbibliothek, N. F., II/3, 1),pp. 165-184 (

  • 238 GIUSEPPE DE GREGORIO - OTTO KRESTEN

    del precedente) avrebbe in séguito costituito pur sempre il principalepunto di partenza per la consultazione dei codici greci Vindobonensia motivo dell'introduzione delle segnature ancor oggi in uso, tralasciòintenzionalmente le sezioni di Lambeck relative al nostro testo, con-centrando le quattro pagine da quest'ultimo consacrate alla lista disottoscrizioni in sole cinque righe!",

    Soltanto nella successiva fase dellavoro di catalogazione dei mano-scritti greci conservati a Vienna, ossia nell'editio altera dei «Commen-tarii» di Lambeck allestita da Adam Franz Kollar, si compì un decisivobalzo in avanti nella valutazione del cimelio a suo tempo acquistato dalSambucus e ora definitivamente rivendicato al Costantinopolitano III.Ciò fu reso possibile soltanto dal ritorno a Vienna (nel1723) dell'origi-nale su papiro: su queste ormai affidabili fondamenta Kollar pubblicòuna trascrizione (peraltro non priva di mende) e una prima, accurata ri-produzione in forma di calcografia su due tavole", Tali facsimili furonoin séguito impiegati da Gaetano Marini per la sua trascrizione inseritanella monumentale opera sui «Papiri diplornatici»!"; un'ulteriore riu-tilizzazione (questa volta anche delle stesse immagini, ristampate soloparzialmente) si ebbe qualche tempo dopo ad opera di Wilhelm Wat-tenbach, che incluse il papiro di Vienna nelle sue «Schrifttafeln» 18. Sia

    15 Cataiogus, sive Recensio specialis omnium codicum manuscriptorum graecorum, necnon linguarumorientalium, augustissimae Bibliothecae Caesareae Vindobonensis, quem [... J in publicam lucemedidit DANIELDENESSEL [... j, V, Vindobonae & Norimbergae, typis Leopoldi Boigt &).B.Endteri, 1690, p. 105. - Come già accennato più indietro a nota 9, l'unico a ricorrere, sia pureparzialmente, allavoro di Lambeck fu Hardouin.

    16 PETRI UMBECII Hamburgensis Commentariorum de Augustissima Bibliotheca CaesareaVindobonensi liber VIII. Editio altera, studio et opera ADAMIFRANCISCIKOLLARII[... j, Vindo-bonae, typis et sumptibus loan. Thomae nob. de Trattnern, 1782, colI. 863-870 (incisioni surame inserire era le colI. 864 e 865 con l'indicazione «Archetypi formam imirarus accuratedescripsit Adam Bartsch Aug. Bibliothecae Scriptor; anno MDCCLXXXh).

    17 Papiri diplomatici, raccolti ed illusrrati dall'abate GAETANOMARINI[... J, in Roma, nel-la stamperia della Sae. Congr. De Prop. Fide, 1805, pp. 211-212 (nr. CXLVI; si vedano anchele osservazioni ibid., pp. 381-382); alcune integrazioni (rispetto alla pubblicazione di Kollar)furono condotte dal Marini con ogni probabilità sulla base di una ricolJazione con esemplaridella tradizione manoscritta greca degli arri del VI concilio ecumenico.

    1" W. WATTENBACH,Schrifttafeln zur Geschichte tier griechiscben Schrift und zum Studium tiergriechischen Palaeographie, Berlin, 1876, fase. I, pp. 4-5 (rav. IX); fase. II,pp. 7-8 (rav, XXVIII);vd. anche la terza edizione: Scripturae graecae specimina in usum scbolarum, collegit et explicavit

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 239

    Marini sia Wattenbach giudicarono le sottoscrizioni come originali,sebbene le calcografie di Kollar, da entrambi recepite come modelloper la trascrizione e (nel caso dello studioso prussiano) per il corredoiconografico, non rispecchiassero sempre in maniera assolutamente fe-dele la situazione dell'antico frammento papiraceo.

    Il problema di una corretta valutazione del papiro, nel frattem-po entrato nella Papyrussammlung della Osterreichische Nationalbibliotheksotto la segnatura attuale di Papyrus Vindobonensis Graecus 3, si posenuovamente allorché, negli anni Settanta del secolo scorso, RudolfRiedinger intraprese il lavoro in vista dell'edizione critica degli attidel VI concilio ecumenico nell'àrnbiro della nuova serie degli «ActaConciliorum Oecumenicorurn»!". In quell'occasione Riedinger si è ri-volto ad Otto Kresten, il quale, dopo aver fatto approntare una primafotografia a raggi ultravioletti sulla base della tecnologia allora dispo-nibile, ha provveduto ad allestire una trascrizione provvisoria del testodelle sottoscrizioni, ceduta in séguito allo stesso Riedinger; questi lapubblicò nel 1979 con grafia normalizzata (senza seguire le regole dellatrascrizione diplomatica) e con le integrazioni (mutuate dalla tradizio-ne manoscritta bizantina del testo, da lui stesso esaminata in manieraesaustiva) nelle parti del papiro in tutto o in parte danneggiate'", Re-sta un grande merito di Riedinger aver identificato la sessione del VI

    G. WATTENBACH,Berolini, 1897, pp. 4-5 (tav, XI). Su questi facsimili si basa per il suogiudizio espresso circa le sottoscrizioni V. GARDTHAUSEN,Griecbiscbe Palaeographie, 2. AuR.,L Das Bucbuesen im Altertum und im byzantiniscben Mittelalter, II. Die Schrif], Unterscbriften undChronologie im Altertum und im byzantiniscben Mittelalter, Leipzig, 1911-1913, precis. II, p.192 (

  • 240 GIUSEPPE DE GREGORIO - orro KRESTEN

    concilio ecumenico cui le sottoscrizioni si riferiscono (ossia la XVIFI) eaver dimostrato che il nostro papiro costituisce l'unico testimone grecosuperstite di questa sezione degli atti di tale concilio". Una copia dellafotografia a raggi ultravioletti appena menzionata è inoltre servita comecliché per la raccolta di facsimili curata da Guglielmo Cavallo e HerwigMaehler" nonché per la monografia sulle scritture antiche e tardoanri-che extra-egiziane di Edoardo Crisci:". Sulla base di tale riproduzioneKresten ha ipotizzare che il papiro rappresentasse una copia imitativadelle sottoscrizioni originali"', pur nella consapevolezza che le condi-

    21 Secondo la numerazione della versione latina degli atti del concilio (su ciò si veda ancheinfra, pp. 246-247, 279-300, 314-321).

    22 RIEDINGER,Pràsenz- und Subskriptionslisten, p. Il. Il testo greco delle sottoscrizioni qua-le si riscontra in P.Vindob. G 3 corrisponde sin nei minimi dettagli al consenso di tutti i te-stimoni della tradizione latina per la lista di sottoscrizioni della XVII actio: identiche sono lasuccessione delle u7toYQacpaie la loro struttura interna (specie per ciò che concerne le formule didevozione) nonché persino le singole particolarità ortografiche.

    23 CAVALLO_ MAEHLER,pp. lOB-109 (rav. 49b).24 CRISCI,Scrivere greco fuori d'Egitto, tavv. LXXXIX-XC.25 Si vedano le relazioni «Der Wiener Konzilspapyrus P. Vind. G 3: Problemstellung

    und Forschungsaufgaben» e "Der Wiener Konzilspapyrus P. Vind. G 3 und die Enrstehungdes Kanons der griechischen kalligraphischen Minuskel», tenute rispettivamente il 30 luglio1974 al XIVth International Congress of Papyrologists ad Oxford e il 22 ottobre dello stessoanno al Colloque international «La paléographie grecque et byzantine» a Parigi (vd. la rec. diP. CANART,in Scriptorium, 29 [1975J, pp. 167-175, precis. p. 173 con nota 55; annuncio dellavoro sul frammento di Vienna [da realizzarsi originariamente assieme a R. RiedingerJ pressoO. KRESTEN,Leontios von Neapolis als Tachygraph? Hagiographische Texte als Quellen zu Schrift-Iichkeit und Buchkultur im 6. und 7. [abrbundert, in Scrittura e civiltà, l [1977J, pp. 155-175[trad, it. Scrittura e libro nei testi agiografici dei secoli VI e VII, in Libri e lettori nel mondo bizantino.Guida storica e critica, a cura di G. CAVALLO,Roma - Bari, 1982 (Universale Laterza, 612),pp. 21-35, 184-195 (norel], precis. p. 165 [rrad, it., p. 29]); sul carattere di copia imitativadelle ùlt0YQGcpatin P.Vindob. G 3 cfr. anche KRESTEN,ree. a OHME, Quinisextum, p. 427 connota lB. Un cenno a questa provvisoria ricostruzione delle modalità di esecuzione delle firmenel papiro, quale inizialmente postulata da Kresten, si ritrova in J. VANHAELST,Cataloguedes papyrus littéraires juifs et cbrétiens, Paris, 1976 (Université de Paris IV - Paris-Sorbonne,Série «Papyrologie», l), pp. 370-371 (nr, 1219); l'opinione di Kresten è ripresa anche inRIEDlNGER,Prdsenz- und Subskriptionslisten, P: Il; vd. inoltre dello stesso RIEDINGER,Grie-chische Konzilsakten, p. 295 (= rist., P: B5), nota 17. Una formula assai più vaga è impiegata inRIEDINGER,ACO, S. II, 11/2, pp. XX-XXI (Einleitung), anche se ivi lo studioso tedesco sembrapiuttosto incline a considerare originali le sottoscrizioni del papiro di Vienna. Di «varioushands» e di «diversi tipi di scrittura, sia maiuscola sia minuscola» parlano rispettivamenteCAVALLO- MAEHLER,p. 108, e CRISCI,Scrivere greco fuori d'Egitto, p. 104 (vd. anche ID., l

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 241

    zioni del frammento (soprattutto in riferimento all'inchiostro evanido,con la scrittura in vari punti parzialmente staccatasi o dissipatasi a cau-sa dei danneggiamenti materiali subiti) non consentissero un giudiziodefinitivo, da formularsi in una pubblicazione scientifica".

    Soltanto grazie al progresso della tecnologia digitale è stato pos-sibile ottenere risultati sicuri sul piano paleografico. Nell'àmbito delprogetto «Rinascimento virtuale - Digitale Palimpsestforschung»,finanziato dall'Unione Europea per il programma «Culture 2000» ecoordinato da Dieter Harlfinger (Università di Amburgo)", si è prov-veduto ad affidare alla ditta Fotoscientifica di Parma, diretta da Danie-le Broia, l'incarico dell'esecuzione di una nuova fotografia in formatodigitale del papiro in grandezza originale:". Grazie a tale tecnica ci èstato possibile presentare nel corso dei lavori del convegno cividaleseuna ricostruzione preliminare, condotta ormai su basi affidabili, la qua-le - per anticipare qui le conclusioni raggiunte - consente con buon

    palinsesti di Grottaferrata. Studio codicologico e paleografico, I [Testo] - II [Tavole), Napoli, 1990[Pubblicazioni dell'Università degli Studi di Cassino. Sezione di studi filologici, letterari,storici, artistici e geografici, 2), p. 254).

    26 L'ipotesi di una copia imitativa è sostenuta anche da C.M. MAZZUCCHI,Minuscole grechecorsive e librarie, in Aegyptus, 57 (1977), pp. 166-198, precis. p. 169 seg., nota l (in manieraalquanto vaga e confusa; sulla base delle tavole di Wattenbach [cfr. supra, nota 18] Mazzucchiconclude che «difficilmente il papiro di Vienna riproduce le forme grafiche originali»), e daLAMBERZ,Handschriften und Bibliotheken, p. 62 con nota 60. Nel saggio di DE GREGORIO,Materiali vecchi e nuovi, è stato volutarnenre omesso il P.Vindob. G 3 dalle resrimonianze inminuscola antica studiate (cfr. ibid., p. 148, nota 298; alcune succinte considerazioni sullatradizione degli atti del VI concilio ecumenico ibid., p. 125): la trattazione paleografica offertain questa sede (vd. infra, pp. 254-269 e 339-341) si propone di colmare, sia pure parzialmente,tale lacuna, dovuta proprio allo stato delle conoscenze ancora assai nebuloso sino a pochissimianni fa. Non prende una posizione netta sul carattere del frammento viennese LUZZATTO,Grammata e syrmata, pp. 19-20, 61-62 (conrriburo peraltro particolarmente problematico,come si avrà modo di osservare anche in séguito).

    27 Si vedano le informazioni presso D. HARLFINGER- J. GRUSKOVA- D. DECKERS-K. VANHAEGENDOREN,Rinascimento virtuale. Digitale Palimpsestforscbung. Rediscovering WrittenRecords of a Hidden European Cultural Heritage [... J, Berichtband der Konferenz [... J 28.-29.Juni 2002, Bratislava, Filozoficka Fakulta Univerzity Komenského, Bratislava, 2002.

    28 Nel presente conrributo ci siamo limitati ad offrire riproduzioni ritagliate da tale facsi-mile, in modo da presentare in successione l'intero oggetto sia per il recto sia per il verso (rispet-tivamente Tavv. I-IV e V-VIII); rimandiamo ad altra sede (vd. supra, nota 6) la pubblicazionedi un facsimile integrale in forma di tavola pieghevole.

  • 242 GIUSEPPE DE GREGORIO - OTTO KRESTEN

    margine di sicurezza di postulare che il P.Vindob. G 3 rappresenta unacopia imitativa di altissimo livello, allestita per uno scopo specifico.

    * * *Il papiro di Vienna misura in media, calcolando le varie oscillazio-

    ni nella sua conformazione attuale, cm 66/69 x 3F9. Malgrado i nonpochi danni subiti (bordi con fibre sfilacciate irregolarmente, buchi estrappi all'interno), le trentacinque sottoscrizioni superstiti (a partiredalla venticinquesima, secondo la numerazione ristabilita in base alconfronto con la traduzione Iarina") sono conservate quasi per interonel margine sinistro, dove talora mancano al massimo le prime 2/3lettere", e parzialmente nel margine destro, dove invece la lacuna siestende per circa 4/6 cm, coinvolgendo una porzione più ampia discrittura"; nel corpo del papiro le lacerazioni più cospicue si riscontra-

    29 Pochi dati sull'aspetto esteriore del papiro sono forniti esclusivamente da CAVALLO- MAEHLER, p. 108. La presente descrizione si basa sia su un esame autoptico sia sulle foto-grafie digitali eseguite di recente dalla Fotoscientifica di Parma. Nel caleolo della dimensionemassima dell'altezza abbiamo compreso anche il piccolo brandello finale, privo di tracce discrittura.

    so Dell'originale di tale versione si parlerà più diffusamente infra, pp. 314- 321; quanto allanumerazione delle firme custodite in P.Vindob. G 3, si vedano le osservazioni nell'Appendice,infra, pp. 365-366 con note 351-354 (cfr. già qui poco più avanti, nota 38).

    II Al principio di ciascuna sottoscrizione doveva figurare regolarmente il signum crucis, dicui si individuano tracce ora più ora meno evidenti ai nr. 38, 39,40,41,42,43,44,45,47,49,54 (linn. 21, 22, 24, 26, 27, 29, 31,32,35,37,45: Tavv. III-IV; ne manca qualsiasi ri-scontro nell'edizione normalizzata di RIEDINGER, Pràsenz- lind SIIbskriptiomlisten, pp. 24,26);dunque, sebbene si debba costantemente tenere conto della notevole irregolarità nella rotturadelle fibre, a sinistra la lacuna ha interessato quasi esclusivamente (tranne che per la partesuperiore e per quella inferiore del frammento, entrambe più gravemente deteriorate) l'esiguomargine vuoto, e almeno in questo punto la prima riga delle singole firme ci è di solito con-servata grosso modo integra (nei casi in cui il testo è disposro su due righe, la seconda di que-ste talvolta risulta leggermente meno completa all'inizio, in quanto originariamente dispostasubito sotto la croce, talaltra invece si trova rientrata e allineata al di sotto della prima letteradella riga superiore della stessa sottoscrizione): cfr. la nostra trascrizione infra, pp. 369-376(Appendice).

    32 A destra il rorolo presenta, rispetto al margine sinistro, una 'sfrangiarura' molto piùirregolare, che in generale intacca il testo in modo più consistente; tuttavia, essendo le singolesottoscrizioni di lunghezza variabile, si è preferito calcolare in centimetri (e non in lette-re) il valore massimo dell'ampiezza approssimativa della lacuna, prendendo come misura lo

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 243

    no nella metà superiore, interessando esse soprattutto le sottoscrizioninr. 28, 32, 33, 34, 38, 39 (linn. 7-8, 13, 14, 15-16,21,22)33. Ma iltesto caduto a causa dei guasti materiali sin qui descritti si ripristinaagevolmente grazie alla collazione con la versione latina'". Il frammen-to costituisce una porzione abbastanza prossima alla fine (o, comunque,situata nella metà inferiore) di un rotolo di papiro, scritto transversacharta in origine solo sul recto"; nel quale il testo dell'oQoç; (con an-

    spazio occupato dalle lettere mancanti in fine di rigo in una qualsiasi delle firme rrascritrenell'Appendice (infra, pp. 369-376) e facendo la media della quantità di supporto materialecaduto in tale posizione. Si noti che anche in chiusura di ogni singola Sottoscrizione (sia cheessa sia contenuta su una sola riga, sia che il firmatario [ovvero l'imitatore delle firme!] siacosrretto ad andare a capo) figurava una croce, ancora visibile di regola nelle firme disposte sudue righe (nr. 25,26,27,28,29,37 [doppia croce], .'39,40, 42, 45, 49,53 [linn. 2,4,6,8,lO, 20, 23, 25, 28, 33, 38, 44J) e in un caso (or. 56), quando la sottoscrizione è compresa suuna sola linea (Ia 47 del frammento attuale): si rimanda anche qui alle Tavv. I-IV e alla nostratrascrizione in Appendice (infra, pp. 369-376).

    33 Tali danneggiamenti sono visibili alle nostre Tavv. I-III (trascrizione infra, pp. 369-372).Nella metà inferiore del frammento si osservano all'interno soltanto taluni fori che non supe-rano di regola 1/1,5 cm di diametro.

    ,. Cfr. in primo luogo RIEDINGER, Pràsenz- und Subskriptionslistert, pp. 24-27; si vedano,inoltre, RIEDINGER, AeQ, s. II, 11/2, pp. 732, lin. 9 - 739, lin. Il, nonché la nostra trascri-zione in Appendice, infra, pp. 369-376; in quest'ultima è riportato soltanto il resro greco cosìcome afferro nel frammento, con le integrazioni rese possibili dal lavoro di identificazionedello stesso Riedinger; per l'esatta ricostruzione delle singole formule di sottoscrizione ingreco della XVII seduta, contenute nel papiro, lo studioso tedesco ha naturalmente tenutoconto, oltre che della traduzione larina, anche della dizione del nome e della sede ecclesiasticadei firmatari così come espressi, nella tradizione greca del Cosrantinopolirano III, sia dalle listedi presenza poste in testa a ciascuna TCQiiçtç(con l'avvertenza che solo a partire dalla XI e poiancor più nerramenre dalla XVI actio si assiste ad un incremento del numero dei partecipantial concilio: vd. anche infra, p. 278 con nota 128), sia sopratturto dalle lisre di sorroscrizioni incalee alla XVIII sessione ed al AOìoç TCQOacprovrrnxoç(un generico confronto è stato istituitoda Riedinger anche con le analoghe liste di sottoscrizione ai canoni del concilio Quinisesto[o Trullano] del 692 [su cui ora disponiamo del prezioso lavoro di OHME, Quinisextumj): cfr.le osservazioni in RIEDINGER, Prdsenz- und Subsk,.iptionslisten, pp. 5-12. - Diversamente, nelmargine superiore e inferiore si individuano a fatica, anche nella stessa fotografia in formatodigitale, tracce assai esigue di scrittura, che consentono esclusivamente di pas tulare che ilpapiro doveva contenere ulteriori brani di testo (sicuramente le restanti sottoscrizioni dellasessione 'incriminata' del VI concilio ecumenico) al di sopra dell'attuale lin. l e al di sotto dilin. 50: Tavv. I, IV.

    35 Sui problemi di terminologia basti il rimando all'ormai classico lavoro di E.G. TuRNER,The Terms Recto and Verso. The Anatomy of the Papyr«: Roll [Acres du xv' Congrès international

  • 244 GIUSEPPE DE GREGORIO - OTTO KRESTEN

    nessa lista di sottoscrizioni) del concilio Costantinopolitano III (VIecumenico), secondo la prima edizione trasmessa attualmente, come'si mostrerà in séguito"; soltanto nella XVII actio della tradizione la-tina, era contenuto come documento a sé stante, benché intimamenteconnesso al resto degli atti. Il verso riutilizzato reca una serie di notetachigrafiche, sinora mai nemmeno segnalate nella pur vasta letteratu-ra sul P.Vindob. G 3, le quali, sebbene non ancora decifrate, potrannotuttavia rivelare qualche dettaglio sulluogo di origine del manoscrittoin quanto probabilmente di poco posteriori alla copia del testo prin-cipale".

    Assai arduo, ovvero praticamente quasi impossibile risulta, sullabase dell'esiguo lacerto giunto fino a noi, ricostruire con una certa ap-prossimazione la lunghezza originaria di tale uolumen. Prendendo comemisura lo spazio occupato dalle sottoscrizioni ancora preservate, si può

    de Papyrologie. Première partie: Rapport inaugural), Bruxelles, 1978 (Papyrologica Bruxel-lensia, 16) [ed. it. a cura dell'Istituto Papirologico «G. Vitelli» (rrad, di G. MENCI - G. MES-SERI SAVORELLI, note d'aggiornamento di M. MANFREDI), Firenze, 1994); ivi (cap. 4) è dispo-nibile una esauriente trattazione sui uolumma scritti transversa charta, per i quali viene propostala definizione di «roruli- a contenuto documentario. Analogamente alla maggior parte delletestimonianze addotte da Turner, desunte dalla prassi documentale antica e tardoantica siagreca sia romana a vari livelli, il testo delle sottoscrizioni in P.Vindob. G 3 corre perpendico-larmente all'asse maggiore del rotolo (il quale ovviamente si dispiegava dall'alto in basso conuna rotazione di 90° rispetto alla direzione più usuale di svolgimento) e incrocia le fibre chescendono in verticale rispetto alla direzione di lettura; nel frammento attuale si conservano perbuona parte due XOUTUW'W, ilprimo, che oggi occupa in altezza (intendendo ovviamente taledimensione secondo il senso in cui il nostro volumen era srotolaro) circa 40 cm, visibile nellametà superiore, ed il secondo, ora alto approssimativamente 28/29 cm, nella metà inferiore:tracce della xOÀÀTJ

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 245

    calcolare all'incirca in 40/50 cm la porzione di papiro che doveva con-tenere la prima parte di firme, quella cioè posta al di sopra dell'attualelin. 1 del papiro", e grosso modo in poco più di 1 m e 80 cm fino ad unmassimo di due metri la serie finale di dichiarazioni di assenso da partedei membri del clero più elevato chiamati a confermare solennementele deliberazioni delle assise, ossia quelle \mo)'Qucpui che originaria-mente erano collocate di séguito all'ultima riga del frammento super-stite (lin, 50) e con le quali il rotolo si doveva concludere'"; è, dunque,abbastanza verisimile che il blocco recante l'intera lista di sottoscrizio-ni impegnasse un pezzo del rotolo lungo pressappoco tre metri'".

    Ma il problema di più difficile soluzione consiste nel calcolarel'estensione della prima parte del volumen, la quale esibiva il testo vero

    ,8 Le sedi ecclesiastiche originariamente attestate nella serie di sottoscrizioni precedentela prima supersrire nel P.Vindob. G 3 erano 24, per un totale di 26 firme (nella numerazionedi RIEDINGER,Pràsenz- und Subskriptianslisten, p. 14, i tre dignitari, presenti in testa alla Lista,che rappresentavano il papa di Roma [nel senso di locum gerentes, apocrisiarii: vd. RIEDINGER,ACO, s. Il, W2, p. 729, Linn. 4-9] vengono conteggiati come un'unica unità: cfr. la nostra Ap-pendice, infra, pp. 365-366 con note 351-354); ebbene, nel frammento attuale, che contiene35 sottoscrizioni (per una misura di circa 65/66 cm, escluso il brandello finale: vd. qui pocopiù indietro con nota 29), le prime 26 urroYQucpuiprendono 46 cm; dunque, un'oscillazionetra un minimo di 40 cm e un massimo di 50 cm appare abbastanza congrua per stabilire ap-prossimativamente lo spazio occupato in altezza (sempre nel senso di svolgimento) dal pezzodi rotolo contenente la prima parte (edita in base all'originale ricostruito della versione latinain RIEDINGER,ACO, S. II, Il/2, pp. 729, lin. 4 - 733, lin. lO) della nostra lista.

    ,9 Le sottoscrizioni mancanti in basso ammontano a 107, a partire dalla sede ecclesiasticsnr. 60 (corrispondente in realtà alla firma nr. 62: vd. nota pree.) fino alla ne. 166 (i)1toYQu

  • 246 GIUSEPPE DE GREGORIO - arra KRESTEN

    e proprio della deftnitio fidei; infatti, è metodologicamente poco ap-propriato istituire un parallelo (anche al solo fine di conteggiare lerighe e le sezioni mancanti) tra una grafia, ancora tutta da ricostruirecongetturalmente, impiegata per un ampio passo scritto in extenso edelaborato letterariamente in frasi più o meno complesse, ed una scrit-tura di natura extra-testuale, quale quella attestata nelle sottoscrizioni,che presenta caratteristiche sue proprie nel formulario e nell'esecuzio-ne così come oscillazioni nel tracciato e nel modulo!'. Peraltro, l'unicotesto a stampa disponibile per la XVII actio è quello della traduzionelatina, la quale, sebbene condotta in forma letterale, non fornisce certoun'idea esatta della lezione del corrispettivo greco, quale doveva esseretrascritto nella prima parte del rotolo. Proprio per il perduto branoin greco ci viene in soccorso la professione di fede promulgata nel-la XVIII neastç, Infatti, da un'attenta collazione delle due redazionidcll'òçoç, quali sono esibite nella versione latina rispettivamente dellaXVII e della XVIII sessione, si riscontra una consonanza praticamenteperfetta in ogni dettaglio del mero testo della definizione (cioè conl'esclusione delle parti rituali conclusive)". se ne deduce che anche

    41 Come si chiarirà più avanti, le sottoscrizioni sono opera di un unico copista, il quale sisforza di imitare l'andamento delle firme originali (cfr, infra, pp, 254-260), e il testo dell'oQOçera in origine vergato probabilmente in maiuscola, forse di tracciato non dissimile da quellorisconrrabile in alcune delle uTCoYQacpairirnasreci (vd. più oltre, pp. 341-344). Ciò nonostan-te, risulta difficile immaginare, sulla base delle sole sottoscrizioni, con quale ductus propria-mente si dipanasse la scrittura sul rigo nella stessa professione di fede e quale disposizionepotesse averne il testo, considerando che nel complesso sia l'aspetto grafico sia il lay-out delbrano 'letterario' dovevano apparire profondamente diversi rispetto alla lista dei sottoscrittoripresence nella seconda metà del rotolo.

    42 Cfr. in partie. il testo, limitatamente alla pura e semplice sanzione dogrnarica del con-cilio, così come stampato in RIEDINGER, ACD, s. II, W2, pp. 713, lin. 13 -727, lin. 8 (actioXVII; il numero di linee di testo per pagina è di norma piuttosto basso a causa dell'ampiezzadell'apparato critico), e pp. 769, lin. 6 - 777, lin. 27 (actio XVIII); ma si aggiungano anchele parti iniziali (anch'esse molto simili nelle due seduce) recanti datatio e formule di inscriptio,liste di presenza e inrroduzione alla lettura del brano teologico: ibid., pp. 705, tin. 15 - 713,lin. 11 (actio XVII), e pp. 753, lin. 4 - 767, lin. 20 (actio XVIII) [si noti che le pagine paridell'ed. per la XVII sessione (a partire da p. 712) esibiscono il testo parallelo confluito nellaCollectio canonica Hispana (vd. infra, p. 315), mentre per la XVIII TCQiiçtçcontengono il testogreco]. In questo confronto non sono comprese né la sezione finale (che comunque nella XVIIsessione mostra vaste omissioni dovute ad irregolarità protocollari: vd. infra, pp. 289-291con note 163-166), né ovviamente le sorroscrizioni (Ia formula imperiale è assente nel testo

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 247

    l'originale greco dell'òçoç approntato per la XVII seduta doveva coin-cidere pressoché integralmente con quello oggi presente negli atti del-la XVIII. Quindi, considerando che il numero di linee e di pagine incui è contenuto il testo greco dell'oQoç della XVIII actio nell'edizionedi Riedinger va giudicato grosso modo equivalente a quello occupatonella stessa pubblicazione dalla lista di sottoscrizioni posta in calce allaXVII sessione43, si può a grandi linee stimare la lunghezza complessivadel nostro rotolo in un valore presumibilmente superiore (anche se for-

    della XVII 11:Qàçtç,mentre per l'ordine e la successione, nelle due seduce, delle u11:oYQacpatdei prelaci che dichiaravano il proprio assenso alle deliberazioni si vedano le tabelle sinocci-che in RIEDINGER,Pràsenz- und Subskriptionslisten, pp. 14-23). Qualche esempio delle piccoleoscillazioni presenti nei due decreti finali così come trasmessi nella XVII e nella XVIII actio èsegnalato infra, nota 167.

    43 Si tratta complessivamente di 13 facciate per la definitio fidei vera e propria in gre-co (comprese per la XVIII actio tra p. 752 e p. 776 [in totale 384 linn. di testo a stampa]nell'ed. di RIEDINGER,ACO, S. II, W2; le pagine dispari esibiscono, come è ovvio, il testodella versione latina) e di 15 facciate per le sortoscrizioni nella XVII seduta (ibid., pp. 729,lin. 4 - 751, lin. Il [in totale 288 linn. di testo; in alcuni casi le pagine pari sono occupatedal testo greco del nostro papiro a dalla redazione latina recepita nella Collectio Hispana (perle Il righe finali), oppure sono lasciate in bianco dall'editore per ragioni tipografiche]); siconfronti anche la lista di sottoscrizioni in greco esibita nella XVIII 11:Qiiçtç(quasi identicaa quella della seduta precedente: vd. RIEDINGER,Pràsenz- und Subskriptionslisten, pp. 14-22),che è contenuta su 11 facciate (RIEDINGER,ACO, s. II,W2, pp. 778-798 [solo pagine pari; lap. 798 presenta anarernatisrni ed acclamazioni come quelli posti alla fine della XVII seduraj)per complessive 293 linn. di testo a stampa. Naturalmente, per un calcolo approssimativo vatenuto contO anche di altri fattori, come le liste di presenza al principio della sessione, che nelrotolo dovevano verisimilmente assorbire meno spazio rispetto alla stampa (non trattandosidi firme autografe, i nomi dei partecipanti saranno stati scritti presurnibilrnenre di continuoe non l'uno sotto l'altro, come invece accade nell'ed.); oppure l'ampiezza dell'apparato critico;o ancora le differenze, or ora segnalate, nella disposizione e nel modulo di scrittura delle sot-toscrizioni rispetto al testo continuo, differenze che si ripercuotono anche nella ricostruzionesulla base dell'edizione moderna, giacché tali u11:oYQacpatoccupavano di regola maggior spaziorispetto all'éço; nell'originale integro su papiro. - L'edizione dell'éço; finale (XVIII sessio-ne), contrassegnata nel frontespizio come 'critica', recentemente allestita da H.-G. THUMMEL,Concilium Constantinopolitanu11l III- 680-681 , in Conciliorum oecumenicorum generaliumque decreta.Editio critica, I. The Decumenical Councils. From Nicaea l to Nicaea II (325-787), curantibus G.ALBERIGO- A.M. RITTER- L. ABRAMOWSKI- E. MUHLENBERG- P. CONTE- H.-G. THUM-MEL- G. NEDUNGATT- S. AGRESTINI- E. LAMBERZ- ).B. UPHUS, Turnhour, 2006, pp.195-202, non viene da noi utilizzata in quanto si tratta di una mera riproposizione (peraltropriva di apparato cricico) del testo scampato da Riedinger.

  • 248 GIUSEPPE DE GREGORIO - arra KRESTEN

    se non di molto) ai cinque metri:"; ma si tratta comunque di un'ipotesia tutt'oggi non verificabile. Al contrario, in base al frammento esisten-te è verisimile che la larghezza del oolumen integro ammontasse a 35 o40 cm al massimo'".

    Già solo la forma di libro impiegata - appunto il .61l0ç o .0110-QtoV (xoQ.ou) ovvero anche EÌÀ.l1.oQtoV (EÌÀ.t.oQtov) XOQ.éj)ov _46,

    'II Ovviamente questo dato si ottiene presupponendo che la prima parre del rotolo fosselunga all'incirca quanto quella su cui era esemplata l'intera lista di sottoscrizioni, per la quale,come si è detto poco più indietro (supra, nota 40 e contesto), si può ricostruire con buonaapprossimazione un'estensione di poco inferiore ai tre metri. Non disponiamo di materialiper un confronto cogente sulle dimensioni all'interno di tale tipologia libraria, in quanto nonsono atrestari rotoli documentari scritti transversa charta e contenenti opere della tradizioneconciliare tardoantica; tuttavia, una lunghezza di cinque/sei metri rappresenta, come è noto,un valore medio assolutamente normale per i formati del uolumen aurico greco e larino: cfr. ades. la recente messa a punto bibliografica in E. CRISCI,l più antichi libri greci. Note bib/ioJogicheepaleografiche su rotoli papiraeei de/IV-III secoloa. c., in Scrittura e civiltà, 23 (999), pp. 29-62,precis. pp. 29-30, nota 1. Per un quadro sulla suddivisione in rotoli degli atti del VI concilioecumenico, quale si desume dalla redazione definiriva ad opera di Agarone nel 713 (cfr. infra,pp. 249-250 [can nota 48], 297-299 [con note 180-190]), vd. RIEDINGER,ACO, S. II, 1I!2,p. XX (Ein/eitung), nonché RIEDINGER,Erzbiscbof Am von Salzburg, pp. 312-313 (= risr., pp.248-249), note 16 e 18 (in entrambi i contriburi si ipotizza erroneamente una ripartizionein rotoli ancora della stessa redazione curata da Agatone, la quale invece doveva essere statapubblicata in forma di codice: yd. infra, p. 336 con nota 282).

    45 Per ottenere - con buona probabilità di cogliere nel segno - questa dimensione origina-ria (ossia quella che, se il rotolo fosse stato svolto orizzontalmente, sarebbe stata la sua altezza),basta sommare agli attuali 31 cm di larghezza massima del lacerto conservato in P.Vindob. G3 (ad es. a linn. 32-36 [sottoscrizioni nt. 45-48: Tavv. III-IV), dove lo stato di conservazioneconsente un calcolo più vantaggioso) la porzione di papiro, caduta meccanicamente e ampiapoco meno di una decina di centimetri, da distribuirsi fra i due margini, in misura maggiorea destra rispetto a sinistra: yd. supra, note 31-32 e contesto.

    46 Per illessico adoperato nelle fonti ad indicare questa tipologia libraria basti il rimandoa B. ATSALOS,La terminologie du liore-manuscrit à I'époque byzantine, Première partie. Termesdésignant le liore-manuscrit et l'écriture, 8EOOOMVlXT), 1971 [rist. anast. 8EOOOMVl:>tT), 2001)(EUT)V1XU, nOQuQ't. 21), spec. pp. 121, 157-161, 165-170. Su XOQ'tT)ç - usato all'interno deltesto degli atti del VII concilio ecumenico (Niceno II, a. 787) ancora come termine specificoper il rotolo di papiro (e non con il valore più generico di 'papiro' quale materiale scrittorio)ed in tale contesto qualificato in un caso come Ò TCQOl'tOTUTCOçXUQTT)ç (ossia il ooiumen originale,su cui erano apposte le sottoscrizioni dei partecipanti a sedute sinodali, nella fattispecie quellocontenente il canone 82 del concilio Trullano) - cfr. LAMBERZ,Handscbriften und Bibliotheken,pp. 58-61 (con note 45, 47,52) [nonché OHME, Quinisextum, pp. 82-85 (ma già MARINI,Papi-ri diplomatici cit. [nota 17), p. 382!»). Si veda anche più in generale N. LEWIS,Papyrus in C/as-

  • IL PAPIROCONCILIARE P.VINDOB. G 3 249

    un imporrante elemento estrinseco per quell'epoca, sembra indicareabbastanza chiaramente che si tratta di un originale: dall'insieme dellatradizione manoscritta conciliare si ricavano numerose notizie sui1tQorro'w1tain forma di rotoli papiracei esibiti durante accesi dibattitidottrinari o menzionati per altri scopi". Un esempio illuminante intal senso si ricava proprio da uno dei testi inseriti nella redazione finale(del 713) degli atti del nostro VI concilio, quell"E1ttAoyoç del diaconoAgatone, in cui questi, allora esponente di spicco della cancelleria pa-triarcale di Costantinopoli (XaQTocpuAaçT;;çÈVTaù8aaylffiTcl'TllçTaU

    sical Antiquity, Oxford, 1974, pp. 70-78. - Sull'impiego di papiro e pergamena in riferimentoad archetipi di opere letterarie dei cosiddetti 'secoli oscuri' e di testi della tradizione conciliare

    si rinvia alla Table ronde "Papyrus oder Pergarnent?», svoltasi nell'àrnbiro del XX Congressointernazionale di studi bizantini (Paris, Collège de France - Sorbonne, 19-25 agosto 200l) ecoordinata da Paul Speck ed Erich Lamberz, i cui atti sono di imminente pubblicazione: Papy-rus, Pergament, Papier. Zur Frage der Bescbreibstoffe in den Dunklen Jahrhunderten, hrsg. von E.LAMBERZ - t P. SPECK, Bonn, [data prevista per l'uscita del vol.: 2009] (fIolxi}"a Buçav't'lvo,21); di particolare interesse il contributo di E. LAMBERZ, Papyrus und Pergament: Das Zeugnisder Konzilsaèten des 7. und 8. Jahrhunderts [ringraziamo l'autore, il quale ha voluto fornirciin anticipo tale indicazione bibliografica]; è già stato estrapolato da tale vol. il saggio di E.

    CRISCI, Papiro epergamena nella produzione libraria in Oriente fra IVe VIli secolod. C. Materiali eriflessioni, in Segno e testo, l (2003), pp. 79-127 (ibid., p. 85, nota 9, un cenno fugace [compren-sivo del nostro papiro di Vienna] alla produzione documenraria nell'età considerara).

    47 Basti consultare ad es. il ben noto passo della XIV TCQaçlç degli atti dello stesso VI

    concilio ecumenico (RIEDINGER, AeD, s. II, 11/2, pp. 638, lin. 1- 652, lin. 23), in cui sono apiù riprese citati sia esemplari in forma di codice (due in pergamena ed uno papiraceo: vd. qui

    subito più avanti con nota 49) degli interi atti del V concilio ecumenico (CostantinopolitanoII, a. 553) sia soprattutto rò XaQ't'cjiovaù6t::VTlxÒV dÀl T!IQtOv 't'TiçÉl3oollT)çTCQOçt::OJç't'TiçayiuçTCÉIlTC't'T)çlJ\Jvooou ovvero -cò 't'OllclQIOV't'Tiç f:!3OollT)çaù6ev't'lxfiç ltQ

  • 250 GIUSEPPE DE GREGORIO - OTTO KRESTEN

    BEoi) MEyaÀT)ç 'ExxÀT)O'laç xcì TOi) eùayoi)ç 1taTgtagX1XOi) O'EXgÉ-TOU1tgOlTovoTagwç xoì xayxeUagwç oeuTEgoç), riferisce di aververgato di suo pugno durante le assise di «circa 32 anni prima», quandoera ancora un giovane vo réçior; addetto alla redazione dei verbali,tutti i TOl101dell'esemplare originale del testo destinato al ~acrtÀf:uçe poi depositato nella cancelleria imperiale, nonché i cinque icrOTU1t01Èvu1toygacpo1 T01101, desrinati ai Patriarcati ecumenici, recanti ledeliberazioni previste nell'éçoç finale (intendendo quello definitivotrasmesso nella XVIII sessione), eon le sottoscrizioni autentiche deipartecipanti'". Peraltro, le copie semplici, anche quelle, in qualche modo

    48 Si {fatta di uno degli opuscoli, pertinenti al Costantinopolitano III, che rivestono

    maggiore importanza per la nostra trattazione (vi si tornerà a più riprese in séguito, vd. infra,

    pp. 281-287, 301-302, 322-323, 331-332, 341-342), a motivo delle preziose informa-zioni che fornisce circa la tradizione degli atti: ed. RIEDINGER, AeO, s. II, II/2, pp. 898, lin.3 - 901, lin. 12. Riportiamo qui di séguiro il passo in questione (ibid., p. 898, linn. 9-21):(o allaQTroÀÒç ÈyÒJxat nrivrov ÈÀliX1oTOç'Ayo9rov) [ ... ] [segue la titolatura registrata qui so-pra nel resroj rrçò TOUTiiiv TQ1oxovTa 000 1l1XQiiinÀÉov ~ EÀaooov XQovrov En véov ayrov TT]Vi]Àlxiav, èv Tiii TOUà(va)YVcOOTou 13a91!iiixaTllQl91!1lllÈVOç [si {fatta del grado più basso dellagerarchia ecclesiastica, quello di lettore], rov xat lÌXQEÌoç VOTUQlOçxa9tmouQYlloa Tfj aYlQTauT~ xeì oiXOWU,V1X~ EXT~ ouvoli

    qui la menzione dei cinque estensori rnateriali degli esemplari degli atti, trascritti direttamen-te nel corso dei lavori: vd. infra, pp. 282-285], anavTaç Iii> rèv èv aÙTij ne1tQaWÈvrov TOl>bilmente di proposito, che il definitivo deposito nel palazzo imperiale dell'esemplare destina-

    to al sovrano avvenne solo alcuni anni dopo sotto Giustiniano II: vd. infra, pp. 322-330] oùvxnì TéiiÈxcprov'l9ÈvTl ÈVU1t0YQuCP

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 251

    con carattere di ufficialità, considerate autorevoli dai Padri conciliari etalora sigillate durante le sedute per future verifiche, si presentavano, aquanto ci informano gli stessi atti, in forma di ~t~Àla/~i~Àot (oppuren:uxrt), ossia di codici prevalentemente mernbranacei'"; senza contare

    ufficiali degli atti del Costantinopolitano III e sulla loro ripartizione tra i notai impiegatinella trascrizione cfr. più oltre, pp. 300-313]. Utili osservazioni su tale brano soprattutto inSTOLTE,The Documents in the Case, pp. 409-411, e in LAMBERZ,Handschriften und Bihliotheken,pp. 62-63 e note 58-59; un cenno ad esso, all'interno di una inreressanre trattazione, di cui siriprenderanno in séguito le lila (infra, pp. 288-291 con note 160-166), si trova anche in OHME,Quinisextum, pp. 354-355 l= OHME, Zum Vorgang der kaiserlichen Subskription, p. 166 (eon nota123)]. Naturalmente l"E1tlÀOyoçè conservare solo in greco giacché, come si vedrà più avanti(infra, p. 314 eon nota 226), l'originale della traduzione latina fu approntato nella cancelleriapontificia nel periodo compreso fra il 682 ed il 70 l. Su Agatone vd. ora PmbZ, I, nr. 132, non-ché B.A. LEONTARITOU[Aeovrcçirco], EXXÀljawcrwal uçlmpum xU! V7rT'Jem1cçC1T1jVneW1f11)xai uéon j3vçavnvrj m:Qlo&J, A61lvu - K0I10TllvT],1996 (Forschungen zur ByzantinischenRechtsgeschichte, Athener Reihe, 8), p. 658 (nel presente contributo non saranno indicatiulceriori rimandi ai funzionari ecclesiasrici registrati in tale pubblicazione in quanto l'autricenelle citazioni di fonti impiega esclusivamente l'edizione di Mansi [cit. supra a nota 11] peril Costantinopolitano III); sulla complessità ed apparente contraddittorietà della titolatura diAgatone (le cariche di XaQTocpuÀaç't'iiç MqOÀllç 'ExxÀllataç e di 1tQIDTOVO't'OQlOçroù 1tO-'t'QUlQX1XOÙO£XQ{;TOUindicherebbero una funzione di capo dell'ufficio, quella di xOYX£ÀÀo-Qwç

  • 252 GIUSEPPE DE GREGORIO - arra KRESTENpoi che, se nel nostro caso si trattasse di una copia semplice, avremmoun'unica mano che trascriverebbe di continuo e senza oscillazioni lesingole firme dei vescovi'?. ma così non è.

    Dunque, originale? Ma ciò risulterebbe in contrasto con il datopaleografico, da cui (lo anticipiamo) si desume che il frustulo custo-dito in P.Vindob. G 3 è sì opera di un'unica mano, la quale tuttaviaintese rispecchiare piuttosto fedelmente l'andamento e la forma dellesingole sottoscrizioni originali ". Dunque, copia imitariva'

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.V1NDOB. G 3 253dizione andrebbe collocata? Come si dirà meglio in séguito, la XVIIactio, interrotta per l'assenza (sicuramente studiata) di Costantino IV,fu ben presto riconosciuta come obsoleta e finì stralciata dalla tradizio-ne greca, pur rimanendo negli apografi dell'originale della traduzionelacina": dunque, a quale scopo sarebbe stato approntato il testo di cuici resta un frammento nel papiro di Vienna? Abbiamo lasciato per ul-tima un'ulteriore ipotesi, quella del falso, che, sebbene da escludersi,ci permette di chiarire un punto essenziale: nessun Bizantino avrebbemai operato una falsificazione di un documento di tale tenore in caleeal quale mancava giuste la sottoscrizione imperiale e che proprio perquesta ragione non era più valido, superato ormai dalla sessione succes-siva (la XVII!), che invece si presentava formalmente ineccepibile, siapure praticamente in tutto coincidente dal punto di vista dottrinariocon il testo della abortita XVII 1tQàçtç54. Paradossalmente, ciò vale inparte per la stessa ipotesi di una copia imitativa, la quale diventavainutile in pratica un istante dopo che l'imperatore, finalmente tornatoa partecipare alle assise, decise di ripetere lo show per poi apporre l'an-tica formula Legimus et consensimus in calee alla definizione dogmaticapromulgata in ultima istanza nella XVIII sessione".

    53 Cfr. infra, pp. 279-330.14 Cfr. supra, p. 246 e nota 42. Sulla presenza imprescindibile di una validazione imperiale

    quale puntO finale delle deliberazioni espresse negli atti dei concili ecumenici basti il rimandoa OHME, Zum Vorgang tier kaiserlichen SubJkription, spec. pp. 148-152, 168-172; naturalmentenel caso del Costanrinopolicano III non si può postulare l'esistenza di delegati imperiali (se sieccettuano i funzionari preposti alla direzione dei lavori [ma senza potere di firma] in sosti-tuzione del sovrano nelle seduce dalla XII alla XVII: infra, pp. 269-270 con note 108-109),giacché l'assemblea era stata convocata a Cosrantinopoli dallo stesso Costantino IV, il qualepoi da un certo momento in poi si astenne dall'assistere ai lavori: su tutto ciò vd. infra, pp.269-279.

    II Per il tenore della sottoscrizione imperiale si veda l'ed. in RIEDINGER, ACD, S. II, 11/2,pp. 796: linn. 26-28 (gr.); 797, linn. 26-27 (lat.); cfr. anche la ricostruzione sulla base deimanoscritti greci e latini degli atti in RIEDINGER, Kuriale und Unziale, pp. 156-157. Si badiche, mentre nel testo vero e proprio della versione latina della XVII sessione manca, come ab-biamo detto, il Legimes et consensimus, esso si ritrova, di cerro in quanto restituito a posteriori peranalogia con la XVIII actio, nella redazione latina provvisoria della stessa XVII seduta quale èpenetrata nella Collectio canonica Hispana del 683/684 (su cui vd. infra, pp. 314-316 con note227-230): RIEDINGER, ACD, S. II, W2, p. 726, lin. 18. Sulla forma anonima di tale lJ1tOYQU

  • 254 GIUSEPPE DE GREGORIO - orro KRESTEN

    * * *Ma procediamo con ordine. Il primo dato da rilevare nell'analisi

    paleografica è I'alta percentuale di sottoscrizioni in minuscola corsivarispetto a quelle in maiuscola: ventiquattro contro nove soltanto!"; duesottoscrizioni esibiscono, invece, una scrittura 'mista', vale a dire conparole intere alternativamente maiuscole a minuscole (ma il modellodi base appare comunque la minuscola)?". Ed in primo luogo dall'esa-me delle lmoYQucpui in minuscola, dalla sostanziale omogeneità nelloro aspetto d'insieme e dal dettaglio dell'esecuzione di singole lettere

    dei concili ecumenici riconosciuta in Occidente] dell'a. 869/870 è attestata la sottoscrizionenominale) - ci permettiamo di rinviare alle osservazioni contenute in KRESTEN, ree. a OHME,Quinisextum, pp. 427-430, a precisazione sull'uso, postulato da OHME nella sua monografia(pp. 345 segg., nonché in OHME, Zum Vorgang der kaiserliehen Subskription, pp. 153-156), dellasottoscrizione nominale già nel Quinisesro (692), quale si riscontra, in realtà a mo'di innova-zione seriore, nella tradizione manoscritta bizantina di tale concilio; si veda inoltre la messa apunto di O. KRESTEN, Ml1vo).,Oyr)l1a. Anmerkungen zu einem byzantiniscben Unterfertigungstyp, inMitteilungen des Instituts fur Osterreiehisehe Geschicbtsjorscbung, 102 (1994), pp. 3-52, precis. pp.13-27. Analogamente, anche per il VI concilio ecumenico è regisrraro in MANSI, Colleetio XIcit. (nota 11), col. 656 A, l'inserto, presente solo nei restirnoni recenziori e trascurato nell'app.crit. da RIEDINGER, KCOVCJTaVTìvoçtv XQlcmil nil 01':iii!3amM;ùçxaì aÙTQXQUTCOQ·Pcollaloov.

    56 Presentano il sistema grafico minuscolo corsivo le firme nr. 25-26, 28-39,41,44-45,47-48,51-52,54-55 e 58, mentre sono in maiuscola i nr. 27,42-43,49-50,53,56-57,59:si veda la trascrizione infra, pp. 369-376, dove le sottoscrizioni in minuscola sono stampatein corsivo, quelle di base maiuscola in tondo (nella descrizione paleografica qui presenrataabbiamo preferito riportare le singole parole ed espressioni, addotte per l'argomentazione, congrafia normalizzata). Per tutte le caratteristiche della scrittura arrestata in P.Vindob. G 3 sirimanda ai facsimili pubblicati alle nostre Tavv. I-IV; singoli dettagli grafici, particolarmentesignificativi per il nostro discorso, sono riprodotti nelle Figg. 1-8 di Tav. IX, nelle Figg. 1-7di Tav. X e nelle Figg. 1-3 di Tav. XI.

    " Si tratta dei nr. 40 e 46: Tav. III; il fatto che in quesri due casi il nome del sottoscrittoreposto all'inizio sia in minuscola lascia intendere che lo scriba cominciasse con il sisrema graficoa lui più congeniale e che poi proseguisse aderendo ad un modello ave evidente è il temativodi rendere talune parole della formula con una veste grafica più solenne (ossia in maiuscola),pur con 'ricadute' indotte dalla consuetudine. Si segnala che anche in ralune poche sottoscri-zioni complessivamente di base minuscola singole parole (specie la formula tÀi:l':l 8e:où) sonovergate, quasi con funzione distintiva, in maiuscola. Non stupisce, inoltre, l'adozione di let-rere isolare in maiuscola all'interno di sottoscrizioni in minuscola, giacché ciò appartiene allasrruttura stessa del sistema della corsiva bizantina e non va in alcun modo confuso con lacosiddetta scrittura misra: cfr. DE GREGORIO, Materiali vecchi e nuovi, p. 129 e nora 230.

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 255

    e parole, si evince che un unico scriba, sicuramente assai esperto, ilquale possedeva grande familiarità con la corsiva bizantina della finedel VII secolo", si ingegna a riprodurre, con studiate variazioni, le fir-me prese da un altro originale. La natura stessa del testo copiato, con laripetizione della medesima formula stereotipata?", consente di seguirepasso per passo la fattura delle singole sottoscrizioni e di individuarnele caratteristiche comuni di tracciato. Si notino, tra le altre, le forme,sempre identiche tra loro, di oQl.croç \mÉYQotlJo, ad esempio nelle sot-toscrizioni nr. 25, 29, 34 e 39 [Tavv. I-III; dettaglio a Tav. IX, Figg.1-4], oppure di btl.crx(orr)(oç) (ad es. nr. 31 e 51 [dettaglio a Tav. IX,Fig. 5]), o ancora di ÈÀ.ÉEt (8EOÙ), ben visibile in successione ai nr. 29,30 e 31 [Tavv. I, II]; ma anche singole lettere perfettamente uguali in

    58 Per uno sguardo d'insieme sulla minuscola nei papiri e nelle scarse testimonianze ri-scontrabili per quest'epoca in codici membranacei di conservazione bibliotecaria ci permet-tiamo di rinviare a DE GREGORIO, Materiali vecchi e nuoui, spec. pp. 88-125; si vedano anchele osservazioni più generali sulla posizione di P.Vindob. G 3 nel quadro dell'evoluzione dellascrittura minuscola, infra, pp. 339-341. Una insensata ricerca, all'interno delle singole sot-toscrizioni in minuscola del nostro frammento, di elementi distintivi e di forme artararnenteisolate dal contesto, ricorrenti anche in altri testimoni di impianto grafico e tradizione total-mente diversi, così come accostamenti e definizioni che fanno rabbrividire chiunque abbia unminimo di dimestichezza con la pratica scrittoria bizantina si ritrovano purtroppo nel conrri-buco di LUZZATIO, Grammata e syrmata, spec. pp. 61-68.

    59 Sulla srrurrurazione formale e linguistica delle sottoscrizioni in calce alle sedute conci-liari si vedano le pertinenti osservazioni, improntate sull'esempio del Quinisesto, di OHME,Quinisextum, pp. 177-194. Naturalmente risulta ora palmare, grazie alle riproduzioni eseguitecon le moderne tecniche, che personaggi provenienti dalle zone più disparate dell'Impero e dieducazione grafica difference non avrebbero potuto in alcun modo vergare la propria dichia-razione di assenso in maniera così simile l'una all'altra (pur con tutti gli artifici introdotti percreare un effetto diversivo) come esse appaiono già solo a prima vista consultando le nostreTavv. I-IV; ben diverso è l'aspetto normalmente rilevabile in una serie 'autentica' di sottoscri-zioni (ossia caratterizzata da una vera alternanza di mani, anche all'interno di un medesimosistema grafico): cfr. ad es. P.Vindob. G 19811 (ca. a. 700; CAVALLO - MAEHLER, pp. 110-111[rav, 50a]). Al contrario, non può costituire, come ben s'intende, un argomento a favore delcarattere di copia del nostro frammento la circostanza che sia il colore dell'inchiostro (marronescuro) sia lo spessore dei tratti (di valore medio ed omogeneo, in quanto defluente da un ca-lamo a punta rigida ed affilata, tipico per la minuscola) esibiscono un aspetto assai uniformein tutto il papiro, giacché si presuppone che durante il solenne (e complesso) cerimoniale diinserimento delle formule di sottoscrizione, da parre dei convenuti, in calce all'oQoç di unconcilio ecumenico venissero approntati e si impiegassero uno stesso strumento scrittorio eduno stesso inchiostro attinto da un unico recipiente.

  • 256 GIUSEPPE DE GREGORIO - orro KRESTEN

    tutto il papiro, come epsilon, beta quasi sempre in guisa di u latina coni tratti verticali allungati verso l'alto [dettaglio a Tav. IX, Fig. 6]60,gamma, ny, sigma e così via.

    Il tentativo di creare un effetto di diversificazione risulta a pri-ma vista evidente ad esempio nelle oscillazioni dell'asse scrittorio, dinorma diritto, ma talora forzatamente inclinato, come nei fir. 26 e 52[Tavv. I, IV; per fir. 52 vedi anche il facs. parziale a Tav. IX, Fig. 7(destraj]. Ma anche quando il repertorio figura volutamente variegato,le singole forme che vengono a distanza riprese sono tracciate nellostesso identico modo: per tutti valga l'esempio del delta, eseguito piùfrequentemente con il tratto obliquo raddoppiato [dettaglio a Tav. IX,Fig. 7], e in qualche caso (ad esempio nr, 28 e, a grande distanza, 51[dettaglio a Tav. IX, Fig. 8]) nella forma, simile ad una d latina, dellacorsiva più antica?'.

    Ancora maggiore attenzione è prestata dal notaio nel riprodurre lesottoscrizioni in maiuscola, di certo la scrittura cui era meno avvezzorispetto alla corsiva. Anche qui sia l'asse scrittorio, di solito inclinatotranne in due casi (nr. 50 e 56 [Tav. IV; per fir. 50 vedi anche il facs.parziale a Tav. X, Fig. 6, in basso]), sia soprattutto l'alternanza di piùforme sempre uguali all'interno di una medesima tipologia di lette-

    60 In un caso, al nr. 44, il beta minuscolo si presenta nella forma 'a due pance', ricordandoabbastanza da vicino il tratteggio della stessa lettera nella sottoscrizione in maiuscola nr, 42(vd. Tav. Ill), laddove però in quest'ultima l'asse è inclinato e l'incontro in basso dei tratti 1 e2 costituisce un angolo e non si riduce ad un'unica curva.

    61 Stando ai risultati dell'indagine presentara in DE GREGORIO, Materiali vecchi e nuovi,si tratta di un esito che non sembra essere penetrato nella variante ad asse diritto della mi-nuscola corsiva (quale si affermò anche nella pratica usuale a partire dalla metà circa del VIIsecolo), non figurando esso molto comunemente nella docurnentazione su papiro successivaal VI secolo; ma tale forma (rilevata anche, accanto all'altra più frequente, nella breve analisidella minuscola di P.Vindob. G 3 da CRISCI, Scrivere grecofuori d'Egitto, p. 105) potrebbe essersiconservata in scritture di forte ascendenza burocratica, legate alla tradizione cancelleresca piùalta di età precedence: sui problemi di morfologia e tratteggio si consulti illavoro, ancor oggiper molti aspetti fondamentale, di G. CAVALLO, La XOlvrj scrittoria greco-romana nella prassidocumentale di età bizantina, inJahrbuch der OJterreichùchen Byzantinùtik, 19 (1970), pp. 1-31,spec. pp. 10-12 nonché più in generale pp. 19 segg. con tavv. 4, 6; si veda inoltre (ma con lacautela suggerita dalla notevole inadeguatezza e imprecisione ivi osservabili nell'impiego dellastrumentazione e della terminologia tecnica paleografica) G. MESSERI - R. PINTAUDI, l paPirigreci d'Egitto e la minuscola libraria, in I manoscritti greci, I, pp. 67-82, spec. pp. 73-75.

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 257

    ra ci documentano un ben dissimulato tentativo di variatio. Qui dalettere-guida fungono lambda e ypsilon. Per illambda [vedi Tavv. I, III-IV, nonché i dettagli a Tav. X, Figg. 1-3] abbiamo una prima formaa nr. 27 (comune anche al secondo lambda di nr. 50), semplificata macon una piccola curva al principio del tratto più lungo, assai sporgen-te in alto; nelle due sottoscrizioni centrali (nr. 42 e 43) tale lettera sipresenta - per due volte a nr. 42 e una volta ripetuta identica a nr. 43O"llya-roç)- con un caratteristico raddoppiamento (in senso antiora-rio) del tratto obliquo più lungo che si chiude in un ampio occhielloa mo'di cappio, mentre il primo lambda di nr. 43 è eseguito secondola morfologia più sobria e tradizionale (soltanto con il tratto obliquopiù lungo leggermente arcuato), comune anche ad esempio ai nr. 46,49 (primo lambda), 50 (primo lambda); restando sulla sottoscrizionenr. 43 si nota un terzo lambda con una unci natura molto pronunciata(invece appena accennata nel secondo lambda di nr. 49); un ibrido trala prima forma analizzata a nr. 27 e la prima di nr. 43 costituisce, alcontrario, illambda di nr. 53 (molto simile anche al terzo lambda di nr.49)62. I:ypsilon [vedi Tavv. I, III-IV, nonché i dettagli a Tav. X, Figg.4-7] ricorre regolarmente basso e svasato, in guisa di gamma minuscolocon due ampie pieghe all'estremità dei tratti'", ad esempio ai nr. 42,43,49, 50, nonché in un caso (nr. 46) nell'abbreviazione in maiuscolaper il nomen sacrum 8(80)Ù all'interno di una sottoscrizione prevalen-temente in minuscola: stessa forma a bella posta ingrandita si osservain urrÉYQatt>a di nr. 53. Indicative sono pure le oscillazioni in kappa ebeta [dettagli a Tav. XI, Figg. 1-3], ancora a nr. 42,43,46 (in scritturamista), 49 e 50.

    62 Si tratta, come ben si intende, di varianti studiate da un unico scriba, attento a ripro-durre, anche all'interno di una medesima sottoscrizione, i vari esiti (ora muniti ora privi di al-cuni orpelli ornamentali) tratti da un modello comune di lettera. La descrizione di tale letterain P.Vindob. G 3 quale si riscontra in CRISCI,Scrivere grecofuori d'Egitto, p. 105 (desunta dallabreve analisi della maiuscola del papiro in CAVALLO- MAEHLER,p. 108) sicuramente risentedello stato ancora assai approssimativo ed insoddisfacente della documentazione fotograficasino a pochissimi anni fa.

    63 Di «V-shaped 1» (ripreso anche da CRISCI,Scrivere greco fuori d'Egitto, p. lOS) con i tratticurvati a mo'di «fieur-de-lis» si parla in CAVALLO- MAEHLER,p. 108. Un esito simile per lastessa lettera è definito 'a rondine' in MESSERI- PINTAUDI,1papiri greci d'Egitto cit. (nota 61),p.77.

  • 258 GIUSEPPE DE GREGORIO - ono KRESTEN

    Se, dunque, anche nelle poche sottoscrizioni in maiuscola si riesce inqualche modo a smascherare lo scriba che tenta di seguire l'andamentodelle diverse grafie del suo modello, più difficile è stabilire il canonea lo stile di riferimento. L'impressione che si ricava esaminando que-ste nove firme nel loro complesso, astraendo dalle oscillazioni, è di unascrittura che, anche all'interno delle singole sottoscrizioni, coniuga in séelementi soprattutto della maiuscola ogivale inclinata e della maiuscolaalessandrina [Tavv. I, I1I-IV]64. Dall'ogivale - anche se con contrasto trapieni e filetti assai poco accentuato (a causa dell'impiego del medesimocalamo adoperato per le Ù1toYQacpai in minuscola) - sono ripresi epsilone sigma, entrambi stretti e a curve spezzate, e ancora (seppure in modomeno perspicuo) beta, theta e gamma; al contrario, my, omega, gli stessiypsilon e kappa (spesso a tenaglia) sembrano rispondere maggiormenteal modello dell'alessandrina, anche se con asse quasi costantemente in-clinato a destra. Interessante è anche l'alpha, ora con esito più simile aquello della maiuscola biblica tarda con occhiello cenrrale'v, ora invecedi tipica forma alessandrina. Si tratta, insomma, di un ibrido abbastanza

    64 Per l'ogivale inclinata basti qui il rimando a G. CAVALLO,Ricerche sulla maiuscola bi-:blica, Firenze, 1967 (Studi e testi di papirologia, 2), spec. pp. 117-123, nonché, per la suaevoluzione a partire dalla fine del VII secolo, a ID., Funzione e struttura della maiuscola greca trai secoli Vili-XI, in La pa/éographie grecque et byzantine (Paris, 21-25 octobre 1974), Paris, 1977(Colloques internationaux du Centre National de la Recherche Scienrifique, 559), pp. 95-137,precis. pp. 98-106; utili osservazioni su morfologia e tratteggio delle lettere nell'ogivale toutcourt (prescindendo dalla distinzione tra i due tipi, inclinato e diritto) sono reperibili anchein E. CRISCI,La maiuscola ogivale diritta. Origini. tip%gie. dislocazioni, in Scrittura e civiltà, 9(985), pp. 103-145. Quanto al canone della maiuscola alessandrina, si vedano J. IRlGOIN,L'onciale grecque de type copte, inJahrbuch der Dsterreichischen Byzantiniscben Gese//schaft, 8 (1959),pp. 29-61, e soprattutto G. CAVALLO,Fçauuata iU~av8eìva, inJahrbuch der DsterreichisehenByzantinistik, 24 (1975), pp. 23-54; ulteriori rnateriali e bibliografia si trovano in A. PORRO,Manoscritti in maiuscola alessandrina di contenuto profano. Aspetti grafici, codicologici, filologici, inScrittura e civiltà, 9 (985), pp. 169-215. Alla contaminazione fra i due modelli grafici nellamaiuscola di P.Vindob. G 3 (che viene comunque caratterizzata come "particolare stilizzazionedella maiuscola ogivale inclinata») accenna anche CRISCI,Scrivere grecofuori d'Egitto, pp. 104-105. Denotano, invece, un approccio del tutto sbagliato sia sotto il profilo più squisitamentetecnico sia dal pumo di vista della merodologia d'indagine paleografica le brevi indicazioni sutale scrittura rilevabili in LUZZATTO,Grammata e syrmata, p. 20, nota 53.

    6~ Per questo tratteggio di alpha cfr. CAVALLO,Ricerche cit. (nota 64), spec. pp. 89, 99,106-107; sull'evoluzione seriore della 'biblica' si veda anche ID., Funzione e struttura cit. (nota64), pp. 106-107.

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 259

    particolare, che potrebbe alludere ad un impiego non così rigido delconcetto di canone nella maiuscola tarda, come dimostrerebbe anche ilben noto palinsesto della Chronographia di Giovanni Malàla conservatoa Grottaferrata (Crypt. Z. c. XXIV [d] l= Z. c, XXXIV, ff. 62-69; gr.54]), significarivamente accostato alla maiuscola del papiro di Vienna daCavallo e Maehler'". Avremmo, dunque, una maiuscola di buon livelloe abbastanza pretenziosa, adattata all'uso documentario e cancellerescoma sentita come scrittura esclusiva ed eccezionale, che si rifaceva ai ca-noni più conosciuti ed allora impiegati prevalentemente per illibro dicontenuto religioso e liturgico, senza che ne siano riprodotti in manieraossessiva tutti gli elementi fondanti, ormai per lo più sclerotizzati'".

    66 CAVALLO- MAEHLER,pp. 108-109 (tavv, 49a-b); sulla scrittura inferiore del cimeliocriptense si veda anche G. CAVALLO,La produzione di manoscritti greci in Occidente tra età tardoan-tica e alto Medioevo. Note ed ipotesi, in Scrittura e civiltà, 1 (1977), pp. 111-131, precis. pp. 120-121 con tav. 8, e CRISCI, I palinsesti di Grottaferrata cit. (nota 25), pp. 252-254 con tav. 113;menzione anche in ID., La produzione libraria nelle aree orientali di Bisanzio nei secoli VII e VIII: imanoscritti superstiti, in I manoscritti greci, I, pp. 3-28, precis. p. 10 con tav. 3 a p. 7 del vol. ditavv. Nel corso delle recenti applicazioni sulla lettura digitale dei codices rescripti il palinsesto diMalàla è stato più volte sottoposto ad indagine nell'àrnbito del cosiddetto 'restauro (o ripristi-no) virtuale', con tutta una serie di immagini di ottima qualità: vanno ad es. segnalate le sche-de di C. FARAGGIANADI SARZANA- S. LucÀ, in D. BROlA- C. FARAGGIANADI SARZANA- S.LucÀ, Manoscritti palinsesti criptensi: lettura digitale sulla banda dell'invisibile, Ravenna - Parma,1998 (Quaderni della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna, 2), p. 30 (nr. 3),e di A. A. ALETTA- S. LucÀ, in http://www.bml.firenze.sbn.it/rinascimentovirtuale/pannel-1024.shtm; ulteriore bibliografia in S. LuCÀ, Su origine e datazione del Crypt. B. p. VI (II 1-9).Appunti sulla collezione manoscritta greca di Grottaferrata, in Tra Oriente e Occidente. Scritture e librigreci Ira le regioni orientali di Bisanzio e l'Italia, a cura di L. PERRIA,Roma, 2003 (Testi e studibizantino-neoellenici, XIV), pp. 145-224, precis. pp. 174 sego(nota 105), 207 (con nota 272).- 10 studio delle numerose resrimonianze di maiuscole non rispondenti ai canoni individuatinegli studi oppure indicanti significative commistioni tra le diverse strutture morfologicheè ancora da fare; ai fenomeni di ibridi grafici (intesi sia all'interno del sistema maiuscolo, siatra maiuscola e minuscola) accenna ad es. CRISCI,La produzione libraria cir., spec. pp. 15-17,20-23.

    67 Come ha ben messo in luce CRISCI,La produzione libraria cit. (nota 66), spec. pp. 14-15, 17-19, l'ogivale inclinata e la maiuscola alessandrina costituiscono comunque, nel VIIe VIII secolo, le due scritture canonizzate maggiormente diffuse in àmbito librario, sia peril codice di contenuto religioso sia per la esigua produzione profana supersrire. Qui si vuoleintendere esclusivamenre che la maiuscola di aim livello di esecuzione era (ancora) avvertita inquest'epoca come la scrittura per eccellenza dellibro cristiano (specie di quello d'apparato) eche solo in séguiro questa gerarchia sarà sovverrira, quando, anche per i testi sacri, si utilizzerà

    http://www.bml.firenze.sbn.it/rinascimentovirtuale/pannel-

  • 260 GIUSEPPE DE GREGORIO - OTIO KRESTENAbbiamo detto che la scrittura usuale dell'anonimo notaio doveva

    essere la corsiva documentaria di alto livello, che qui reca tracce evi-denti di un'educazione grafica di forte ascendenza burocratica e can-celleresca'", Ma la situazione così come rispecchiata nel nostro papiromostra anche in modo palmare che la minuscola costituiva il sistemagrafico ormai prevalente tra i membri del clero più elevato chiamatia confermare solennemente le deliberazioni dell'assemblea, alcuni deiquali parteciparono anche al successivo concilio Quinisesto (o Trulla-no) del 692. Sull'educazione grafica di tali personaggi possiamo addur-re come confronto l'esame prosopografico delle sottoscrizioni, tràditenei manoscritti bizantini, poste proprio in calce al testo (costituitoesclusivamente dal Aoyoç 1tQocrcpwvr]'nxoç, rivolto dai Padri sinodaliall'imperatore Giustiniano II, e dai canoni) della n8v8Éx'tT) cruvoooç.Grazie allavoro di Heinz Ohme possediamo ora un' edizione affidabiledi tale lista di firmarari'", dalla quale si deduce che, su ventitré cattedreecclesiastiche attestate (sia pure per lo più non in posizioni coincidenrinell'ordine generale) tanto nel nostro frammento viennese del VI con-cilio quanto nel Quinisesto", dieci sono ricoperte dagli stessi dignitari

    la minuscola derivata dalla corsiva documentaria: cfr. DE GREGORIO,Materiali vecchi e nuovi,pp. 125,135, nonché, per una possibile inrerpretazione dei YQa~~uTaÉXXÀTJ0taOTtXa,infra,pp.341-344.

    6" Ciò si evince pure dall'impiego isolato di segni dell'antica tradizione tachigrafica (cfr.soprattutto la nota per xci a nr. 43, ossia in una sottoscrizione per il resro in maiuscola [Tav.III]), quale poi si riscontrerà in maniera massiccia (e secondo forme 'riservate') sul verso deldocumento: cfr. più oltre, p. 268 con nota 106. Sulla corsiva documentaria attestata sul rectodel papiro si vedano le ulteriori considerazioni infra, pp. 339-341.

    69 OHME, Quinisextum, pp. 145-170. Sull'importanza, anche sotto il profilo paleografico,di istituire un parallelo tra le firme conservate in P.Vindob. G 3 e quelle trasmesse nella tradi-zione del Quinisesto pone l'accento KRESTEN,rec. a OHME, Quinisextum, p. 427.

    10 Mettendo a confronto il testo della nostra trascrizione di P.Vindob. G 3 (vd, infra,pp. 369-376, ma naturalmente già RIEDINGER,Pràsenz- und Subskriptionslisten, pp. 24-27, eRIEDINGER,AeO, s. II, 11/2, pp. 732, lin. 9 - 739, lin. Il; abbr ... Const.[antinopolitanum]III»: poiché s'intende in riferimento alla XVII sessione, si aggiunge sempre l'indicazione «[P.Vindob.J G 3») con la lista edita da OHME, QuiniJextum, pp. 145-170 (si cita qui secondo lanumerazione delle singole sedi così come ivi stabilita; abbr. «Quin.lisexrum]»), risultano incomune le seguenti cattedre: Tiana (Cappadocia II: nr. 26 Consto III [G 3], nr. 27 Quin.); Gan-gra (Paflagonia: nr. 27 Consto III [G 3), nr, 28 Quin.); Claudiopoli (Onoriade: nr, 28 Const.1II[G 3J, nc. 29 Quin.); Pis(s)inunte (od anche Pessinunte [ti nto(o}tvoùç opp. Tà nto(O)tvOÙVTU,dal classico ti nECiCitVOÙç];Galazia II: nr. 29 Consto III [G 31, nr. 30 Quin.); Stauropoli (Caria:

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 261

    [vedi la cartina a Tav.XUr1: si tratta delle sedi metropolitane di Tiana

    or. 31 Canst. III [G 3), or. 31 Quin.); lconio (Licaonia: or. 34 Const, III [G 3), nr. 32 Quin.);Antiochia (Pisidia: or. 35 Canst. III [G 3), ne. 33 Quin.); Perge (Panfilia: or. 36 Canst. III [G3), nr. 34 Quin.); Giustinianopoli/Mocisso (grafia oscillante con la forma Mocesso [McJl)nocroçlMOlXT]CJcrOç); Cappadocia II: or. 37 Canst. III [G 3], or. 35 Quin.); Anazarbo (Cilicia II: or. 41Consto III [G 3), or. 25 Quin.); Seleucia (Isauria: nr. 42 Canst. III [G 3], ne. 26 Quin.); Bizie(Tracia: nr. 44 Canst. III [G 3), nr. 39 Quin.); Pompeiopoli (Paflagonia: or. 45 Canst. III [G3], nr. 40 Quin.); Leontopoli (1sauria: or. 46 Consto III [G 3], nr. 42 Quin.); Mitilene (Lesbo:nr. 47 Consto III [G 3), nr. 45 Quin.); Mileto (Caria: or. 48 Canst. III [G 3], or. 46 Quin.);Selimbria (Europa: nr. 49 Canst. III [G 3], ne. 47 Quin.); Metirnna (Lesbo: or. 50 Canst. III[G 3), nr, 48 Quin.); Cio (Birinia: ne. 51 Canst. III [G 3), nr. 49 Quin.); Cotrada (Isauria: or.52 Canst. III [G 3), nr. 51 Quin.); Eucàita (Elenoponro: nr. 53 Canst. III [G 3), nr. 52 Quin.);Mesembria (Emimonto: nr. 55 Canst. III [G 3), nr. 55 Quin.); Srobi (Macedonia II [ma iltitolare risiedeva altrove; episcopus in partibus infide/ium: cfr. PmbZ, II, or. 2728; III, nr. 4718]:or. 57 Consto III [G 3], or. 65 Quin.). Le due liste di sottoscrizioni (ma per il VI concilioovviamente solo sulla base della definitiva XVIII actio) sono comparate anche da OHME, Qui-nisextum, pp. 316-320 (si veda già il cenno in RIEDINGER,Pràsenz- und Subskriptions/isten, p.10). Per le varie sedi e province ecclesiastiche menzionate basti il rimando aJ. DARROUZÈS,Lagéographie ecdésiastique de l'empire byzantin, I. Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopoùtanae.Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981, nonché a OHME, Quinisextum, spec. pp. 178-216;si consultino, inoltre, E. CHRYSOS,Die Biscbofslisten des V òkumenischen Konzils (553), Bonn,1966 (Anriquiras, I/14), ed ora E. LAMBERZ,Die Bischofs/isten des VII. Okumenischen Konzils (Ni-caenum Il), Munchen, 2004 (Abhandlungen der Bayerischen Akademie der Wissenschaften,phil.-hist. Kl., N. E, 124); naturalmente la posizione di ciascuna episcopia, archiepiscopia ametropolia nella gerarchia all'interno delle diverse btaQXtm è riferita alla situazione politicagenerale quale riflessa nell'organizzazione ecclesiasrica nel VII secolo. Si è qui adottata la grafiaitaliana normalizzata per tali toponimi, mentre nella cartina pubblicata nella nostra Tav. XII(che contiene la distribuzione geografica di tutte le cattedre rappresentate nel papiro di Viennacon la segnalazione di quelle rette da uno stesso dignitario arrestato sia nel 681 sia nel 692:yd. subito più avanti nel testo) si è seguìto, per ragioni tecniche, il criterio della resa secondola trascrizione dal greco in vigore nei paesi di lingua tedesca. Osservazioni sull'ortografia dialcuni dei toponimi registrati in P.Vindob. G 3 sono reperibili nelle nore di apparato dellatrascrizione pubblicata nell'Appendice infra, pp. 369-376.

    7\ Nei casi in cui il nome proprio del titolare di ciascuna sede ecclesiastica rimane il me-desimo nell'arco di undici anni, siamo propensi a presupporre che si trarri di norma (anche pergli appellativi più diffusi) della stessa persona, giacché i casi di omonimia per lo stesso seggio(archi)episcopale a metropolitano in un periodo di tempo così ristretto non sembrano comuninel mondo bizantino. Per ciascun personaggio menzionato, operante sia nel 681 sia nel 692,si fornisce il rinvio ai lemmi di PmbZ, dove è registrara sempre (tranne che per Giustin[ian]odi Tiana: vd. nota seg.) l'identificazione dei tirolari delle singole sedi qui menzionate, i qualifigurano con uno stesso nome nelle imoYQuq>utsia in calee alla definizione del Costantinopoli-tano III sia alla fine del Trullano. Anche per tali nomi adoperiamo la forma iralianizzara, Nella

  • 262 GIUSEPPE DE GREGORIO - orro KRESTEN(Giusrinjianjo"), Claudiopoli (Ciprian073), Antiochia in Pisidia (Ste-fano"), Perge (Giovanni"}, Giustinianopoli/Mocisso (Teopempros),Seleucia (Macrobio'"), nonché delle archiepiscopie autocefale di Bizie(Giorgio"), Leontopoli (Zaccaria"'), Mileto (Giorgio'"), Eucàita (Epifa-nio'"), Ebbene, nelle corrispondenti sottoscrizioni presenti in P.Vindob.G 3 la scrittura adoperata risulta nella grande maggioranza dei casi laminuscola, più segnatamente otto (Tiana, Claudiopoli, Antiochia inPisidia, Perge, Giustinianopoli/Mocisso, Bizie, Leontopoli, Miletoj'",

    cartina le dieci cattedre ecclesiastiche qui menzionate sono evidenziate pet mezzo del caratterea stampa corsivo (minuscolo corsivo per le sottoscrizioni in minuscola, maiuscolo corsivo perle due sottoscrizioni, comuni ai due concili, eseguite in maiuscola [vd. qui subito più avantinel testo con note 82-84]).

    72 PmbZ, II, nr, 3558 (IOU

  • IL PAPIRO CONCILIARE P.VINDOB. G 3 263

    contro due soli esempi in maiuscola (relativi alla formula inserita ri-spettivamente da Macrobio, metropolita di Seleucia'", e da Epifania,arcivescovo di Eucàita): tale rilevazione indica come forte tendenza chela minuscola (così come riflessa nel nostro frammento) è diffusa fraquasi tutti quei vescovi i quali, evidentemente ancora abbastanza gio-vani nel 681, erano operanti in entrambi i sinodi. A questi è assimila-bile il caso di Costantino di Barata (diocesi suffraganea dell'bwQxia diLicaonia), il quale è presente nel papiro di Vienna come sottoscrittorein minuscola in sostituzione di Paolo, titolare della metropolia di leo-nia, ricomparendo in séguito tra le lJ7toYQacpai in calee al Trullano inqualità, appunto, di vescovo della sua sede effettiva'",

    si può osservare innanzi tutto che in P.Vindob. G 3 la formula, imitata dall'anonimo notaio,

    relativa a Giorgio è trascritta in minuscola ma reca il disegno, peraltro comune nel sistema

    grafico corsivo, del beta a due pance (ne. 44 [lin. 31]: [... ] 'ri'iç BtçuT]vrov rroì.£roç [... 1 [vd. lanostra trascrizione infra, p. 373, e Tav. III]; per questa forma di beta, utilizzata solo in questocaso nella minuscola del frammento in alrernativa a quella normale in guisa di u latina, cfr.anche supra, nota 60). Ma ciò non spiegherebbe ancora l'origine della corruttela, giacché sidovrebbe tornare a postulare un'oscillazione B/O. In realtà, la prova lampante che l'errore

    otx;ouT]ç nei resrirnoni bizantini del Trullano si sia ingenerato da un esito minuscolo di BlçUT]çsi ottiene considerando che il medesimo scambio con ou riguarda sia il beta iniziale sia Yytnilon(quest'ultimo essendo ancora pronunciato nel greco bizantino fino al X secolo in modo simile

    a it): è, dunque, evidente che le forme di queste due lettere dovevano risultare affini tra loronella sottoscrizione originale di Giorgio in calce al rotolo finale del Quinisesro; e ciò può es-

    sersi verificato solo ammettendo che il beta tosse eseguito nella forma simile ad u, ben attestatanella corsiva documentaria del VII secolo (e normale in P,Vindob. G 3, con i due tratti verricali

    prolungati in alto: vd. supra, p. 256), che l'arcivescovo Giorgio poteva rranquillamenre impie-

    gare in alternativa a quella a due pance; che poi OÙlçOUT]çsi sia trasformato in OÙçoùT]ç, senza

    lo iota inrerrnedio, si può spiegare facilmente come semplificazione fonetica. Sulla necessità diaddurre l'esempio della grafia delle sottoscrizioni nel papiro di Vienna per comprendere alcuni

    fenomeni nella trasmissione delle firme in calee al Trullano cfr. già KRESTEN, ree. a OHME,

    Quinisextum, p. 427. - Ricordiamo, infine, che la sottoscrizione dell'arcivescovo Zaccaria diLeontopoli in Isauria figura nella copia imitativa del nostro frammento in una scrittura mista,

    ma di base sostanzialmente minuscola (nr, 46: cfr. supra, p. 254 con nota 57), e come tale vienequi considerata nella nostra starisrica.

    "' Sull'alternanza È:1taQxia/XolQa (nella designazione della provincia), quale è attestata nel-la firma di Macrobio nel Cosranrinopolirano III e nel Quinisesto, cfr. infra, p. 372, nota w

    (Appendice).84 Nr. 34 Consto III (P.Vindob. G 3), nr, 190 Quin. (posizione di Barata: OHME, Quini-

    sextum, pp. 166, 203; il metropolita di leonio attestate nel Quinisesto è Elia: ibid., p. 148,ne, 32; PmhZ, I, ne. 1463). Durante il Cosranrinopolitano III, Costantino figura anche come

  • 264 GIUSEPPE DE GREGORIO - OTTO KRESTENCi si potrebbe chiedere a questo punto se invece, laddove, nelle

    undici rimanenti occorrenze'" (in un'ulteriore sottoscrizione il titolaredella cattedra, assente per malattia, è rappresentato da un chierico suosubalternoj", si assiste ad un avvicendamento nell'arco di undici anni(probabilmente in quanto nel 681 il digni tario era già avanti con l'età),la corrispondente sottoscrizione (naturalmente imitata) del primo ti-tolare in P.Vindob. G 3 risulti in genere in maiuscola; ma le attesta-zioni registrate per tale sistema grafico superano non di molto quelleanalizzate nella statistica precedente, essendo quattro i vescovi, presu-

    semplice vescovo di Barata nelle liste di presenza delle sessioni dalla XI alla XV; a partire dallaXVI actio egli, invece, funge da rappresentante del suo metropolita, che non compare affatto(prob. perché malato) nelle sedute precedenti: cfr. RIEDINGER, Pràsenz- und Subskriptionslisten,pp. 14-15, 20-21. Per Costantino di Barata cfr. PmbZ, II, ne. 3711, per Paolo di Iconio PmbZ,III, nr. 5767. Come ben s'intende, all'atto di inserire la sua sottoscrizione in rappresentanza diPaolo, il vescovo Costantino avrà adoperato la sua scrittura abituale e non si sa