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CIACK SI SCRIVE / LE BIOGRAFIE a cura di Francesco Festuccia

INGMAR BERGMAN - Il maestro raccontato

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INGMAR BERGMAN Il maestro raccontato

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CIACK SI SCRIVE / LE BIOGRAFIEa cura di Francesco Festuccia

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Francesca Picozza

INGMAR BERGMANIl maestro raccontato

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L’Autore e l’Editore rimangono a disposizione delle eventuali persone aventi diritto che nonsono riusciti a contattare.

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«Creazione di valore è parte integrante di ciò che significa

essere uomini. Gli esseri umani non hanno la capacità di creare

materia; però possono creare valore ed è nella creazione del valore

che risiede l’unico senso della vita umana»

T. Makiguchi

A Sensei Daisaku Ikeda mia maestro, a Paolo, Anna, Maria e Carmine

presenze fondamentali della mia vita e compagni insostituibili

per la creazione di valore.

Grazie

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INDICE

Nota personale 11

Introduzione 13

PARTE PRIMAIL MONDO DI INGMAR BERGMAN1. Ingmar Bergman: profilo biografico 172. Bergman e la Svezia 243. La carriera teatrale di Bergman 314. Ingmar Bergman: teatro di attori o di teatro di regia? 425. Bergman e la musica 476. Strindberg e Bergman: affinità e contrasti nel loro itinerario artistico 53

PARTE SECONDACONVERSAZIONI PRIVATE

Interviste a:

Börje Ahlstedt 69Margaretha Byström 81Lena Endre 91Mathias Henrikson 101Erland Josephson 111Gunnel Lindblom 119Irene Lindh 129Jonas Malmsjö 139Per Myrberg 149GöranWassberg 157

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...TRE ANNI DOPO...

Gunnel Lindblom 167Harriet Andersson 181Stig Björkman 197Jan Malmsjö 213

PARTE TERZAIMMAGINI

Galleria Fotografica:

Tre coltelli da Wei di Henry Martinson, Dramaten, 04/06/1964 223Hedda Gabler di Henrik Ibsen, Dramaten, 17/10/1964 224Woyzeck di George Büchner, Dramaten, 14/03/1969 226Il Sogno di August Strindberg, Dramaten, 14/03/1070 227L’anatra selvatica di Henrik Ibsen, Dramaten, 17/03/1972 229Verso Damasco di August Strindberg, Dramaten, 02/01/1974 232La signorina Julie di August Strindberg, Dramaten, 07/12/1985 (le due versioni) 236Amleto di William Shakespeare, Dramaten, 20/12/1986 244Lungo viaggio al termine della notte di Eugene O’Neill,Dramaten, 16/04/1988 255Casa di bambola di Henrik Ibsen, Dramaten, 17/11/1989 262Peer Gynt di Henrik Ibsen, Dramaten, 27/04/1991 269Racconto d’Inverno di William Shakespeare, Dramaten, 29/04/1994 277Il costruttore d’immagini di Per Olov Enqvist, Dramaten, 12/02/1998 284La sonata degli spettri di August Strindberg, Dramaten, 11/02/2000 290Spettri di Henrik Ibsen, Dramaten, 09/02/2002 311

Allestimenti bergmaniani 1938-2002 323

BIBLIOGRAFIA 328

FONTI 328

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PARTE PRIMA

IL MONDO DI INGMAR BERGMAN

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Nota personale

Ingmar Bergman: un maestro di vita nell’Arte.Durante la mia adolescenza Bergman è stato fondamentale. Legge-

re i suoi libri di memorie, vedere i suoi film e poi scoprire la sua me-ravigliosa vita teatrale mi hanno dato il coraggio di addentrarmi neimondi più intricati del mio subconscio, senza per questo temerli o aver-ne paura. Mi sono sentita capita, “a casa” in un certo senso.

Grazie a lui ho potuto apprezzare l’unicità dell’essere umano nellesue molteplici sfaccettature e contraddizioni.

Ho voluto scrivere questo libro perché credo che le testimonianzedegli attori che hanno collaborato con lui rendano in maniera autenti-ca, diretta, forte e viva, il suo modo di concepire e vivere il teatro.

Rispetto, fiducia, gioco, collaborazione sono le parole che emergo-no maggiormente da quasi tutte le interviste. Anche tramite i suoi film,Ingmar ci ha presentato più volte la sua visione dell’arte con una im-pronta fortemente teatrale e con una valorizzazione assoluta della figu-ra dell’ “artista” nelle sue molteplici forme espressive.

Ciò che si evince da tutto il libro non è qualcosa di nuovo, di sensa-zionale... tutt’altro. Questa è solo un’opportunità per riscoprire l’eticae l’anima teatrale che ognuno di noi, anche se non è “un artista”, pos-siede.

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Introduzione

Il Maestro raccontato vuole essere una testimonianza, un documen-to sul grande apporto artistico che Bergman ha donato non solo al Tea-tro svedese ma al Teatro in generale.

I suoi attori sono stati parte fondante, organica e costitutiva di tuttoquesto.

Le interviste di seguito riportate offrono la possibilità di calarsi nel-la dimensione più viva e autentica del teatro bergmaniano, dando a tut-ti la possibilità di coglierne profondamente lo spirito. Poco importaquindi se non si è propriamente “addetti ai lavori”.

Il libro è suddiviso in tre parti.La prima parte è un’introduzione alla vita personale, artistica, so-

ciale e culturale di Ingmar Bergman.Ho ritenuto necessario offrire un quadro generale dell’ambiente in

cui il Maestro ha operato per fare in modo che le interviste ai suoi at-tori, riportate nella seconda parte del libro, fossero maggiormente ca-late e comprese nel loro contesto specifico. Riguardo alle interviste, ènecessario fare subito una precisazione: il primo gruppo, più copioso,è datato 2005/2006 e gli attori intervistati, facendo riferimento al Mae-stro, usano il tempo presente essendo Bergman ancora vivo. Quellesuccessive sono state invece realizzate nel maggio e nel settembre del2008, a circa un anno dalla sua morte.

Ogni incontro con ciascun attore rivela un mondo: quello intimodell’uomo, dell’artista, del protagonista unico e indiscusso delle mes-sinscene bergmaniane. La terza ed ultima parte del libro offre una gal-leria fotografica di Bergman con i suoi attori durante le prove e le mes-

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sinscene di alcuni spettacoli. Dall’insieme emerge come il vero prota-gonista del libro non sia solo Bergman, ma anche il suo Ensemble.

Il teatro di Bergman, come avremo modo di scoprire, è stato un tea-tro di attori, quindi è proprio tramite le esperienze e il vissuto di questiultimi che ci viene data la possibilità di addentrarci nella sua poeticateatrale: improvvisamente si aprono le porte di un mondo multicolore,magico, infantile, pieno di fantasia e umanità.

Non molti sanno che Bergman fu prima di tutto un regista di teatro.Mosse infatti i suoi primi passi da bambino con un teatrino di carta, conl’organizzazione di piccole recite familiari e con il teatro amatoriale.

La sua esperienza teatrale diede in parte l’impronta anche al suo sti-le cinematografico con il quale Bergman si distinse in seguito dandovoce a tutti i suoi sentimenti, pensieri e “demoni” più intimi, rivolu-zionando così anche il modo di fare cinema nel mondo.

All’interno della sua poliedricità artistica, lungo il corso della suacarriera, si rileva con sempre maggior forza e presenza la multimedia-lità e interrelazione dei differenti mezzi artistici: musica, cinema, tea-tro e scrittura si contemperano e si influenzano reciprocamente.

Ci sono poi degli elementi che ricorrono e divengono presenze fissesia nelle sue ambientazioni cinematografiche che in quelle teatrali; inquesto modo esse si caricano di significato, divenendo la scena, la ba-se, “il fondamento” per esprimere la poetica bergmaniana1.

Pur essendosi definito egli stesso un autodidatta, Bergman si è fattoanche portavoce della grande tradizione teatrale svedese. Lungo la suacarriera teatrale, infatti, ebbe modo di incontrare grandi registi qualiHammarén, Molander, Sjöberg e Levì-Laestaedius che all’epoca ave-vano segnato la storia del teatro svedese. Da loro Bergman imparò mol-to e fece propri i loro insegnamenti per rielaborarli in seguito con ungusto, un’ottica ed estetica teatrali tutti suoi.

Ad Hammarén, ad esempio, fu debitore di tutto l’insegnamento del-la tecnologia teatrale, dall’impianto delle luci alla disposizione sceno-

1 Cfr. L. De Giusti, L’Opera Multiforme di Bergman oltre il commiato: 1982-2003, Mila-no, Il Castoro, 2005.

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grafica e all’impostazione delle scene corali. Da Sjöberg e Molanderprese invece il concetto dell’osservatore muto2 e un modo di allestire lascena tramite la compenetrazione tra realtà e finzione, affiancandovi unsuo personale concetto di straniamento assai diverso da quello brech-tiano3.

La multimedialità bergmaniana ha sempre avuto come collante gliattori e la musica. I primi, come abbiamo già avuto modo di evidenzia-re, sono stati la sua grande famiglia che è rimasta sempre la stessa, siain cinema che in teatro e televisione. La musica è stata invece la suacompagna fedele che ha supportato le sue interpretazioni e relativemessinscene dell’animo umano.

Ingmar Bergman aveva due doti speciali: una grande sensibilità e lacapacità di dare fiducia ai suoi collaboratori, attori, tecnici, aiuti regia.I suoi attori hanno tirato fuori il meglio da se stessi dando vita a gran-di interpretazioni proprio perché si sentivano accettati e sostenuti dalui, e non vincolati, oppressi e intimoriti. Bergman è stato la presenzadeterminante seppur silenziosa, che, sul set o durante le prove, ha datol’opportunità all’attore di trasformare l’impossibile in possibile, crean-do personaggi indimenticabili.In sintesi, Ingmar Bergman è stato l’osservatore muto4 del suo mondoteatrale. Si potrebbe considerare il teatro bergmaniano come progeni-tore del suo cinema, essendo stato il principale luogo di scambio siner-getico, emotivo ed umano. In Italia, l’attività teatrale di Bergman è po-co conosciuta. Alcuni suoi spettacoli sono stati ospitati molte volte alPiccolo Teatro di Milano, a Firenze e in qualche altra città italiana du-rante le tournée europee, ma sempre e solo per brevi periodi. Questonon ha dato forse a tutti la possibilità di comprendere appieno la poeti-ca del Maestro. Il teatro di Bergman è essenziale. Come Peter Brook,

2 Il paradosso dell’attore: dietro ogni personaggio si nasconde un interprete e perciò ognivolta che compare un personaggio sul palcoscenico, lo spettatore non vede una sola persona,ma in realtà ne vede due.

3 Cfr. A. Motta, Il volto del poeta dietro la maschera dell’architetto, gli allestimenti ibse-niani di I. Bergman, Stoccolma, Stockholm Universitet, 2007.

4 Ibid.

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pur se con una poetica diversa, presenta scene vuote, non sovraccarichedi scenografie ingombranti5, con un utilizzo sapiente e suggestivo del-le luci, delle proiezioni per far risaltare i suoi attori imprevedibili eumanissimi nei loro costumi sgargianti e festosi6. Bergman è stato ungrande dispensatore di fiducia e un regista in un’accezione tutta parti-colare: non impositivo ma propositivo; un artista visionario che ha rea-lizzato, sulla tela/palcoscenico multiforme e dalle infinite possibilità,tantissimi disegni a china, completati e fatti vivere fino in fondo graziesolo alle diverse pennellate dei suoi pittori/attori, ciascuno con un pro-prio stile e senso del colore. “Penso che tutti gli attori, tutti i veri atto-ri, siano sensuali. Ovviamente non c’è nulla di osceno, erotico o vol-gare in questo aggettivo. Intendo dire che gli attori veri, quando sonosul palco e tu te ne stai lì ad osservarli, rendono tutto meraviglioso:parlano, parlano, si dannano l’anima ma, mentre lo fanno, l’attore èlontano da dove si trova, molto lontano e anche se tu cerchi di vederlonon puoi. È una sorta di mistero. Alcuni attori hanno questo dono, al-tri invece sembrano di plastica, magari sono anche dei buoni profes-sionisti, ma non sono veri attori”7.

5 Cfr. Intervista a G. Wasserberg presente in questo libro.6 Cfr. sezione fotografica nel libro stesso.7 L’opera multiforme di Bergman, oltre il commiato 1982-2003, Milano, Novembre 2005,

Il Castoro, p. 286.

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Ingmar Bergman: profilo biografico

Bergman è stato una figura di primo piano del teatro moderno sve-dese, sebbene la sua fama in Italia sia maggiormente legata alla produ-zione cinematografica. La sua carriera comprende più di un centinaiodi allestimenti teatrali, una quarantina di radiodrammi e quindici pro-duzioni televisive.

Come sceneggiatore ha realizzato diciassette opere, oltre alle sceneg-giature relative alla sua produzione cinematografica e televisiva.

Ingmar Bergman è nato ad Uppsala il 14 luglio del 1918, di dome-nica. Questo è un dato temporale da non trascurare per comprendere lasua personalità, in quanto si dice che chi sia nato di domenica abbia unaspiccata sensibilità e capacità percettiva di presenze ultraterrene.

Bergman era figlio di Erik, pastore luterano, e di Karin Åkerblom.L’ambiente in cui visse era un misto di rigorosità luterana, legato aiconcetti di «peccato, confessione, punizione, perdono e grazia»8, alter-nato ad alcuni momenti di gioiosa condivisione familiare, soprattuttodurante le feste come il Natale.

L’infanzia è stata fondamentale per Bergman, non l’ha mai rimossa,anzi le è rimasto sempre profondamente legato: oltre che nel film con-clusivo della sua stagione cinematografica, Fanny e Alexander, dovealla fantasia viene aggiunta una buona dose di realtà vissuta dal suo au-

8 Oltretutto non era infrequente che, a scopo punitivo, da bambino venisse rinchiusonell’armadio, luogo in cui, rannicchiato, maturava il suo odio per il padre e la sua rabbia con-tro il Dio-padrone falsamente introiettato in quel clima culturale.

Cfr. Igmar Bergman, Lanterna Magica, Milano, Garzanti, 1990 e il film Fanny e Alexan-der (1982), Edizione speciale Multimedia San Paolo, 2003.

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tore, Bergman ha fatto sovente riferimento alla sua infanzia in alcuniscritti autobiografici quali Lanterna Magica (1990 Garzanti), Immagi-ni (1992 Garzanti) e Con le Migliori Intenzioni (1994 Garzanti). Que-st’ultimo è un romanzo che rivisita la storia d’amore tra i suoi genito-ri, rivelandone aspetti caratteriali quali la durezza, il rigore e la conti-nua sofferenza del padre, la dolcezza, la spontaneità e l’amorevolezzadella madre.

Questo libro ci aiuta a comprendere meglio in quale circostanze af-fettive sia nato e cresciuto il piccolo Ingmar.

Dopo gli studi superiori e il servizio militare, a diciannove anni siiscrisse all’Università di Stoccolma dove si stabilì per frequentare uncorso di Storia della Letteratura. S’interessò anche di teatro e musica.La sua tesi di laurea ebbe come oggetto August Strindberg, un autoremolto amato e sentito dal Maestro fin dalla tenera età.

Egli condusse uno stile di vita sregolato, scapestrato e instabile acausa della sua tendenza al disagio esistenziale, dovuto in parte allamancanza di mezzi economici: ciò lo portò a condurre la vita bohé-mien. Coltivò con grande entusiasmo e passione il teatro e la musicache aveva scelto come materie di studi universitari.

In questo periodo incominciò ad occuparsi del teatro studentesco, ilNorra Latin Teater, e a scrivere i suoi primi drammi. Nel contempo ini-ziò a lavorare al Teatro dell’Opera come aiuto volontario, ottenendo inseguito l’incarico di suggeritore. Fu allora che Bergman iniziò ad esse-re stimato per le sue capacità non comuni. Il suo nome incominciò acircolare, dandogli in seguito la possibilità di accedere a palcosceniciprestigiosi: iniziò a collaborare infatti con i teatri più importanti dellacittà, quali il Mäster Olofsgården.

Nel 1942 Bergman scrisse una commedia satirico/oscena, basatasulla relazione indecente tra un prete e una spogliarellista. Questo testoprovocò uno scandalo enorme, accrescendo però la sua fama. Avendoottenuto dal direttore del teatro studentesco la possibilità di mettere inscena un suo testo dal titolo La Morte di Casper, di chiara derivazionestrindberghiana, fu notato da alcuni membri della Svenska Filmindustripresenti alla rappresentazione, che rimasero colpiti dall’opera e decise-ro di assumerlo. Era il 1942. Bergman cominciò allora un duro lavoro

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a tavolino per la ripulitura delle sceneggiature e per la scrittura di dia-loghi9.

Nel 1943 sposò Else Fischer, ballerina e coreografa. Nacque la suaprima figlia, Lena, futura scrittrice.

Nel 1944 un’altra sua opera dal titolo Hets (allegoria contro il Nazi-smo che in quel periodo dilagava nel Continente e nella vicina Norve-gia), venne acquistata dalla Svenska Filmindustri e trasformata in unfilm, per la regia di A. Sjöberg. A Bergman venne assegnato il ruolo diassistente alla regia. Questa fu la sua prima esperienza su un set cine-matografico.

Qualche mese più tardi il direttore della Svensk Filmindustri chiesea Bergman di fare una trasposizione cinematografica della commediadanese La Bestia Madre di L. Fischer, con la promessa di affidargli laregia. Bergman eseguì la richiesta in soli quattordici giorni. Famosa ful’espressione che il Maestro utilizzò nel ricordare quell’esperienza «Seme lo avessero chiesto, avrei tratto un film anche dall’elenco del te-lefono»10. Il film s’intitolava Crisi (1945) e fu un grande flop. Allora inun momento particolarmente difficile gli venne incontro il produttoreindipendente Lorens Marmsted finanziandogli il film Piove sul nostroAmore. Era il 1946.

In quello stesso anno Bergman si trasferì a Göteborg dove venne no-minato primo regista del teatro. Debuttò con Caligola di Camus e in se-guito mise in scena diversi drammi di quest’autore. Grazie alla fiduciae al sostegno del produttore Marmsted, Bergman riuscì a realizzare altridue film: La Terra del Desiderio e Musica nel buio, entrambi del 1947.

Il successo di quest’ultimo spinse la Sveska Filmindustri a ricon-tattarlo per commissionargli una sceneggiatura, La Furia del Peccatodi Eva, film diretto in seguito da Molander, e la regia del film CittàPortuale, tratto da un romanzo di Olle Lansberg, film che fu un in-successo.

9 Cfr. Ingmar Bergman, Lanterna Magica, Milano, Garzanti, 1990 e Immagini, Milano,Garzanti, 1992.

10 Ingmar Bergman, Lanterna Magica, Milano, Garzanti, 1990, p. 156.

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Grazie ad un altro tempestivo aiuto di Marmsted, Bergman realizzòPrigione (1949), tratto da un suo soggetto, primo film importante del-la sua carriera. Il parziale successo lo riavvicinò alla Svenska Filmin-dustri, per la quale realizzò quattro film in soli due anni: Sete, tratto daun racconto di B. Tengroth, Verso la Gioia, Ciò non accadrebbe qui eUn’Estate d’Amore (1950).

In questo periodo Bergman incontrò il famoso regista Victor Sjö-ström che divenne il suo “mecenate”, oltre che amico, e che accettò direcitare in alcuni suoi film. Nello stesso anno il cinema svedese attra-versò un momento di crisi. Bergman venne licenziato. Marmstedt gliaffidò la direzione artistica del suo teatro ma, dopo alcuni fiaschi, do-vette rinunciare.

In quel periodo Bergman strinse una relazione con la giornalistaGun Hagberg che sposò in seguito e dalla quale nacque una figlia. Lagiovane coppia incominciò a convivere e Bergman si ritrovò nella pe-sante situazione di dover provvedere al mantenimento di due mogli ecinque figli. Era di questo periodo Donne in Attesa (1952), prodottodalla Filmindustri, ispirato dalla sua relazione con Gun.

L’anno successivo (1953) venne assunto allo Stadsteater di Malmö,dove restò per otto anni (1960). Incominciò qui la sua collaborazionecon un gruppo di attori, Max von Sydow, Ingrid Thulin, Gunnel Lind-blom, Harriet e Bibi Andersson ed altri che divennero presenze fisse inquasi tutte le sue produzioni cinematografiche e teatrali. Oltre ad inte-ressanti messinscene di successo, in questo periodo videro la luce al-cuni dei suoi film più importanti, la maggioranza dei quali girati du-rante il periodo estivo: Una Vampata d’Amore (1953), Una Lezioned’Amore (1954), Sogni di Donna (1955).

Il suo primo vero successo europeo arrivò con Sorrisi di Una Notted’Estate (1955), premiato a Cannes. Questo spinse la Filmindustri a fi-nanziare il successivo progetto di Bergman, concedendogli però solotrenta giorni per la realizzazione di uno dei suoi più importanti film: IlSettimo Sigillo (1956), tratto da Pittura su Legno, testo teatrale scrittoda Bergman come saggio per i giovani allievi di Malmö. Con questo filmil Maestro vinse il Premio Speciale a Cannes, l’Orso d’Oro al Festival diBerlino e il premio della critica al Festival di Venezia.

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È di questo periodo la sua riflessione sulla questione religiosa. Nel1957 realizzò un altro capolavoro: Il Posto delle Fragole, protagonistail suo amato V. Sjöström. Fu premiato con un altro Orso d’Oro a Ber-lino e il Premio della Critica a Venezia. Nello stesso anno usciva AlleSoglie della Vita, sceneggiatura di U. Isaksson, premiato a Cannes perla migliore regia. Nel 1959 Il Volto, film incentrato sul teatro, la ma-schera, la finzione e l’illusione, vinse il Premio Speciale per la Regia aVenezia. Nello stesso anno, Bergman si sposò per la quarta volta con lapianista Käbi Laretei. Nel 1960 Bergman ottenne l’Oscar con La Fon-tana della Vergine, Miglior Film Straniero. La commedia L’Occhio delDiavolo è dello stesso anno.

Ormai famoso, venne assunto come regista al Dramatiska Teater diStoccolma, il Dramaten, per poi diventarne direttore nel 1961. Nellostesso anno realizzò Come in Uno Specchio, girato sull’isola di Fårö,dove Bergman si stabilì di lì a poco definitivamente, prima opera di unadiscussa trilogia religiosa. Anche questo film vinse l’Oscar come Mi-glior Film Straniero e venne premiato a Berlino. Seguirono Luci d’In-verno (1962), premiato a Berlino e a Vienna, e Il Silenzio (1963). Lacommedia A proposito di tutte queste signore (1964) spezzò il filonedrammatico.

In questo periodo Bergman venne colpito da una grave depressionee ricoverato in ospedale. Durante la convalescenza scrisse il drammaPersona (1962) e iniziò una relazione con Liv Ullman, dalla quale nac-que Lynn, apprezzata scrittrice e giornalista norvegese.

Girando un film all’anno, in questo periodo furono realizzate le se-guenti pellicole: L’Ora del Lupo (1966), La Vergogna (1967), Il Rito(1968, film per la televisione), Passione (1969, primo lungometraggioa colori) e L’Adultera (1971). Finita la sua relazione con Liv Ullman,Bergman si sposò per la quinta volta con Ingrid Von Rosen, che rima-se sua moglie fino al 1995, anno della sua morte11: i due ebbero unafiglia, Maria.

11 I. Bergman e M. Von Rosen, Tre diari, Milano, Iperborea, 2008.

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Dopo un nuovo periodo di difficoltà finanziarie, Bergman riuscì a ri-sollevarsi con l’inaspettato successo mondiale di Sussurri e Grida(1972), vincitore di numerosi premi. Nel 1973 girò il celeberrimo Sce-ne da un Matrimonio, inizialmente concepito come film ad episodi perla televisione svedese ed in seguito trasformato in un film vero e pro-prio della durata di tre ore. Nel 1974 girò Il Flauto Magico. Seguì poiil dramma psicologico L’Immagine allo Specchio del 1976 e L’Uovodel Serpente, commissionato e prodotto da Dino De Laurentis semprenello stesso anno.

Il 1976 fu un anno doloroso e traumatico per Bergman, poiché si vi-de implicato, ingiustamente, in un processo di accusa di evasione fi-scale: per questo motivo fu ricoverato in un ospedale psichiatrico. Inseguito, dopo una breve parentesi americana, decise di “autoesiliarsi”in Germania, a Monaco, dove portò avanti la sua attività al Residenz-teater con l’Ensemble del luogo. Di tanto in tanto faceva ritorno in Sve-zia, ma solo per trascorrere le sue vacanze nell’amata isola di Fårö, do-ve scrisse la sceneggiatura di Sinfonia d’Autunno, cui seguì il film nel1978, con il duetto, Ingrid Bergman/Liv Ullman.

Per la televisione tedesca realizzò Un Mondo di Marionette nel1980. L’anno successivo venne trasmesso alla televisione Fanny eAlexander, film autobiografico di quasi cinque ore, ridotto poi a tre perla versione cinematografica. L’opera gli valse quattro premi Oscar e se-gnò la conclusione della sua carriera come regista cinematografico.

Per la Televisione Svedese realizzò altre opere, quali: Dopo la Pro-va (1983) che viene considerato il suo “testamento teatrale”, Il Segno(1985) e Il Volto di Karin (1986).

Da quel momento Bergman decise di dedicarsi quasi esclusivamen-te al teatro e realizzò al Dramaten una serie di allestimenti interessan-ti, soprattutto quelli shakespeariani, strindberghiani e di drammaturgiacontemporanea. Continuava però nel frattempo a scrivere sceneggiatu-re per film realizzati poi da altri: Con Le Migliori Intenzioni (regia diBillie August, 1991) e Conversazioni Private (regia di Liv Ullman,1998).

Nel 1997 tornò a dirigere un film per la televisione svedese dal tito-lo Vanità e Affanni, un altro atto d’amore nei confronti del teatro. Nel

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1999 propose a Liv Ullman di realizzare il film L’Infedele tratto dallasua sceneggiatura. Nel frattempo continuava ad essere attivo come re-gista al Dramaten fino al 2002. Spettri di Ibsen è stato il suo ultimospettacolo teatrale, mentre Sarabanda (2003) è stato il suo ultimo filmper la televisione svedese.

In una delle sue ultime interviste alla radio12, Bergman aveva affer-mato di essere soddisfatto del suo operato e di non sentire la mancanzadel mezzo cinematografico. L’unico suo cruccio era quello di non ave-re sufficiente forza fisica per continuare a fare teatro e a passare le gior-nate con i “suoi amati attori”.

Il 20 gennaio 2005 Bergman ricevette il Premio Federico Fellini perl’eccellenza cinematografica. A maggio dello stesso anno venne orga-nizzato a Stoccolma un Symposium di tre giorni in suo onore al qualeperò mancava la presenza del Maestro.

È oggi disponibile un archivio di consultazione dei suoi scritti edopere affidato alla fondazione Bergman che, tra i suoi membri, vede lapartecipazione e presenza attenta di Maaret Koskinen13, professoressadi cinema all’Università di Stoccolma. Qualche anno fa, la Professo-ressa Maaret ha ricevuto direttamente dal Maestro tutto il suo materia-le con l’impegno di custodirlo e farlo conoscere nel miglior modo pos-sibile.

Ogni esatate nell’isola di Fårö viene organizzata la BergmansVeckan, una settimana bergmaniana in omaggio al Maestro dove ven-gono invitate e premiate diverse personalità di spicco del cinema mon-diale. Ingmar Bergman è morto a Fårö il 30 luglio 2007.

12 Aprile 2005, Intervista ad I. Bergman per SR (Sveriges Radio). 13 Maaret Koskinen è Professore di Studi Cinematografici presso la Stockholms Universi-

tet. Studiosa riconosciuta di Bergman, ha pubblicato svariate opere sull’estetica cinematogra-fica e teatrale del regista. Durante una conversazione telefonica con il Maestro, relativa allesue prime opere in prosa, Bergman le disse: “Ascolti, ho una stanza qui a Fårö, di cinque me-tri per cinque, dove ho collezionato tutto il mio materiale. Ha voglia di prendersene cura?” Cfr.sito www.IngmarBergman Foundation.se.

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