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Francesco G. Manetti http://www.ereticamente.net/2014/08/la-tradotta-il-giornale-di-trincea-della-3a-armata-19181919-seconda-e-ultima-parte.html Inquadramento storico e cronologia ragionata. Seconda parte: nn. 11/25 e supplementi Con questo secondo e ultimo intervento concludiamo l’analisi del settimanale della Terza Armata, “La Tradotta”. La prima parte di questa nostra cronologia ragionata del più celebre, del più apprezzato, del più letto e del più curato “giornale di trincea” della Prima Guerra Mondiale è apparsa su EreticaMente con il sottotitolo Le nuvole parlanti nelle tempeste d acciaio . La medaglia commemorativa per i combattenti della Terza Armata Sarà comunque utile al lettore un fulmineo “ripasso” di quanto già affrontato. Avevamo parlato del fumetto nel periodo bellico, sottolineando come – almeno fino alla Guerra del Vietnam – venisse “arruolato” con i suoi personaggi e autori a sostegno della Patria… un fumetto talvolta protagonista di periodici appositamente riservati agli ambienti militari e combattentistici. Ci eravamo poi soffermati sulla genesi editoriale della “Tradotta” (evidenziando anche il lato “fumettistico” della sua impostazione, che la rese una sorta di “Corriere dei Piccoli” per fanti adulti!), stilando brevi schede bio-bibliografiche dei maggiori artisti che ne firmarono i testi e i disegni. Presentavamo dunque Renato Simoni, Enrico Sacchetti, Umberto Brunelleschi, Riccardo Gigante, Giuseppe Mazzoni, Arnaldo Fraccaroli, Gino Calza Bini e soprattutto Antonio Rubino – la vera “anima grafica” della pubblicazione. Seguiva la cronologia – pagina per pagina e con i dovuti riferimenti storici – dei primi dieci numeri dell’ebdomadario, introdotta da una rapida nota riguardante la periodicità e le tecniche di stampa e colorazione. In ultima pagina appariva in calce la seguente scritta (che poteva variare se il giornale veniva stampato nello stabilimento ausiliario di Reggio Emilia): “Istituto Veneto di Arti Grafiche Venezia – in conduzione dalla Casa Editrice d’Arte Bestetti & Tumminelli – Milano” (la ditta era stata fondata nel 1915). Adesso non resta che occuparci dei numeri che vanno dall’undicesimo al venticinquesimo e dei tre smilzi supplementi al n. 18 (usciti nei giorni della Vittoria), abbracciando così un periodo – storicamente affascinante e per certi versi esaltante – che va dal 22 giugno 1918 al 1° luglio 1919. Numero 11 – 22 giugno 1918 Copertina (pag. 1) – Illustrazione del Sacchetti, con lunghissimo titolo esplicativo: Le donne friulane sono orgogliose, superbe, invincibili. Sprezzano i soldati tedeschi . E fra parentesi la precisazione “Da una corrispondenza del giornale ungherese Magyaroszag di Budapest”. La grafia corretta doveva essere “Magyarország”, che significa semplicemente “Ungheria”: si trattava di un giornale indipendente fondato nel 1893 con una tiratura allora più che importante di 60.000 copie.

Inquadramento storico e cronologia ragionata. Seconda ... · Inquadramento storico e cronologia ragionata. ... corso di lezioni teorico-pratiche del caporal C. Piglio (Rubino, testo

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Francesco G. Manetti http://www.ereticamente.net/2014/08/la-tradotta-il-giornale-di-trincea-della-3a-armata-19181919-seconda-e-ultima-parte.html

Inquadramento storico e cronologia ragionata. Seconda parte: nn. 11/25 e supplementi

Con questo secondo e ultimo intervento concludiamo l’analisi del settimanale della Terza Armata,“La Tradotta”. La prima parte di questa nostra cronologia ragionata del più celebre, del piùapprezzato, del più letto e del più curato “giornale di trincea” della Prima Guerra Mondiale èapparsa su EreticaMente con il sottotitolo Le nuvole parlanti nelle tempeste d’acciaio.

La medaglia commemorativaper i combattenti della TerzaArmata

Sarà comunque utile al lettore un fulmineo “ripasso” di quanto già affrontato. Avevamo parlato delfumetto nel periodo bellico, sottolineando come – almeno fino alla Guerra del Vietnam – venisse“arruolato” con i suoi personaggi e autori a sostegno della Patria… un fumetto talvolta protagonistadi periodici appositamente riservati agli ambienti militari e combattentistici. Ci eravamo poisoffermati sulla genesi editoriale della “Tradotta” (evidenziando anche il lato “fumettistico” della suaimpostazione, che la rese una sorta di “Corriere dei Piccoli” per fanti adulti!), stilando brevi schedebio-bibliografiche dei maggiori artisti che ne firmarono i testi e i disegni. Presentavamo dunqueRenato Simoni, Enrico Sacchetti, Umberto Brunelleschi, Riccardo Gigante, Giuseppe Mazzoni,Arnaldo Fraccaroli, Gino Calza Bini e soprattutto Antonio Rubino – la vera “anima grafica” dellapubblicazione. Seguiva la cronologia – pagina per pagina e con i dovuti riferimenti storici – dei primidieci numeri dell’ebdomadario, introdotta da una rapida nota riguardante la periodicità e le tecnichedi stampa e colorazione. In ultima pagina appariva in calce la seguente scritta (che poteva variare seil giornale veniva stampato nello stabilimento ausiliario di Reggio Emilia): “Istituto Veneto di ArtiGrafiche Venezia – in conduzione dalla Casa Editrice d’Arte Bestetti & Tumminelli – Milano” (la dittaera stata fondata nel 1915).

Adesso non resta che occuparci dei numeri che vanno dall’undicesimo al venticinquesimo e dei tresmilzi supplementi al n. 18 (usciti nei giorni della Vittoria), abbracciando così un periodo –storicamente affascinante e per certi versi esaltante – che va dal 22 giugno 1918 al 1° luglio 1919.

Numero 11 – 22 giugno 1918

Copertina (pag. 1) – Illustrazione del Sacchetti, con lunghissimo titolo esplicativo: Le donne friulanesono orgogliose, superbe, invincibili. Sprezzano i soldati tedeschi. E fra parentesi la precisazione“Da una corrispondenza del giornale ungherese Magyaroszag di Budapest”. La grafia correttadoveva essere “Magyarország”, che significa semplicemente “Ungheria”: si trattava di un giornaleindipendente fondato nel 1893 con una tiratura allora più che importante di 60.000 copie.

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Pag. 2 – La pagina si apre in alto con il consueto “vignettone” di satira geopolitica di Sacchettiintitolato I sommergibili dovevano affamare l’Intesa… Un Tedesco guarda sconsolato i suoi patrisottomarini, dicendo: “Per ora gli affamati siamo noi”. Di Simoni è invece il divertente testo Le navi.Carlo d’Austria cerca con i suoi ammiragli di uscire fuori da uno spiacevole impasse: se le navirestano nel porto di Pola vengono affondate e se escono, pure! Le soluzioni sono a cavallo fral’umoristico e il fantascientifico: farle volar via fino a Vienna aviotrasportandole; insabbiare il porto;mettere in acqua dei palombari che impediscano l’avvicinamento dei siluri; farle galleggiare anchein presenza di falle mediante milioni di zucche! Il riferimento storico è all’Impresa di Premuda del 10giugno 1918. Le navi austriache Szent István e Tegetthoff (quest’ultima famigerata per ilbombardamento del porto di Ancona del 1915), salpate da Pola con altre cinque unità dirette versosud per effettuare il blocco del Canale d’Otranto, vennero intercettate intorno alle tre del mattino allargo della costa di Zara (presso l’isola di Premuda) dalle motosiluranti italiane. La MAS 15 delcapitano di corvetta Luigi Rizzo colpì con due siluri la Szent István; rimorchiata fino a Pola dallaTegetthoff la corazzata affondò tre ore dopo essere stata centrata; ci furono 89 morti. Il progettatoblocco del canale fallì.

L’affondamento della SantoStefano a Pola

Pag. 3 – Il Territoriale (versi di Simoni e disegno di Brunelleschi) è un inno al soldato, anziano (dai40 anni in su) che vigila sui territori, sulle città e sulle vie di comunicazione non immediatamenteattigui al fronte. Si parla anche di milite di 3a linea, rifacendosi alla distinzione adottata per unsecolo in Europa (a partire dalla Prussia nel 1815) fra “esercito attivo” o “di campagna” (1a linea),“milizia mobile” o “provinciale” composta da riservisti (2a linea) e “milizia territoriale”. Già con laPrima Guerra Mondiale le prime due linee si confusero e persero un significato indipendente – eanche al Territoriale, come nell’agrodolce poema di Simoni, con le fasi finali del conflitto, venivaspesso chiesto di spostarsi sempre più verso la zona dei combattimenti più aspri. Con la SecondaGuerra Mondiale ogni cittadino di sesso maschile fino a 55 anni doveva essere a disposizionesecondo necessità, senza differenza di linee.

Pagg. 4/5 – Esilarante il paginone doppio centrale a colori con L’origine dei gas di Simoni (versi) eRubino (disegni). La storia dell’invenzione dei fumi tossici per uso bellico viene riscritta dai dueartisti con una trovata degna del Superciuk alanfordiano: il pasteggiare pesante e l’abbondante birrarendono pestilenziale l’alito dei Tedeschi, senza distinzione di sesso. Dopo pranzo una buona fiatatafa strage di mosche peggio del Flit! Tubi di aspirazione vengono installati in tutte le case dellacittadinanza e ognuno dovrà soffiarvi dentro per un’ora al giorno i miasmi gastrici; le esalazioniverranno convogliate in una macchina centrale che produrrà le terribili armi chimiche. Il primoutilizzo di gas nei combattimenti della Grande Guerra risale al 1914, quando i Francesi utilizzaronolacrimogeni contro i Tedeschi; il vero debutto del gas letale data però il 22 aprile del 1915, quando aYpres, nelle Fiandre, i Tedeschi usarono il cloro, dalle proprietà asfissianti. Il secondo arrivato neiveleni aerei fu il fosgene (o cloruro di carbonile), il quale poteva essere anche mescolato al cloro peraumentarne l’efficacia. Il gas mostarda o iprite (tioetere del cloroetano), altamente tossico per

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l’apparato respiratorio ed estremamente vescicante, fu usato per la prima volta il 12 luglio 1917,

sempre nel settore di Ypres.

Pag. 6 – “Vignettone” del Brunelleschi intitolato Gli ultimi affondamenti con una nave(presumibilmente la Santo Stefano) colata a picco: “La flotta austriaca sta finalmente trovando unposto dove i siluri italiani non arrivano.” Ci sono poi Le lettere del soldato Baldoria di Fraccaroli(testo) e Mazzoni (disegni), dove vengono riportate alcune frasi “piccanti” che i militari ricevono alfronte dalle loro fidanzate – ovviamente inventate! Una su tutte, la più“ardita” (siamo nel 1918!):“Anche se torni ferito non mi cale, ma procura di non farti colpire negli effettivi dell’esercito che mene avrei a male”!

Pag. 7 – Le tre feste del fante, corso di lezioni teorico-pratiche del caporal C. Piglio (Rubino, testo edisegni) celebra le tre date più importanti sul calendario del soldato: Santa Licenza, San Cambio(ovvero “quando arriva un’altra brigata a dare il cambio alla tua”) e Santa Vittoria. Tutti gli altrigiorni sono uguali, al fronte. “’Oggi’”, dice Rubino, “è un giorno feriale, un giorno in grigio-verde”.

Pag. 8 – Il “paginone” illustrato finale (versi di Simoni e disegno a colori di Brunelleschi) chiudedegnamente un numero in gran parte dedicato alle battaglie navali nell’Adriatico e alla guerrachimica. Al posto delle maschere tradizionali italiane del Carnevale (riconosciamo Pantalone,Arlecchino, Colombina, Brighella e Pantalone) ce ne sono di nuove, introdotte dai Tedeschi: quelleantigas – compreso il modello a “grugno di maiale”!

Numero 12 – 4 luglio 1918

Copertina (pag. 1) – Il Sacchetti mette Carlo I d’Austria in castigo, dipingendolo come un bambinoviziato vestito alla marinara che frigna per i suoi giocattoli spezzati. Le disgrazie di Carlino. Piangeperché gli hanno rotto le corazzate, l’offensiva e l’esercito… Ci si riferisce ancora ai recenti successinavali italiani nell’Adriatico, alle fallite offensive tedesche contro le linee francesi e soprattutto allacosiddetta Battaglia del Solstizio (secondo l’ispirata definizione dannunziana). Il Regio Esercitofermò e poi respinse le penetrazioni austriache aldilà delle linee del Piave: Fagarè (oggi Fagarè dellaBattaglia) fu il punto di massima avanzata nemica. A seconda delle fonti, sul campo restarono fra i250.000 e i 300.000 senza vita, fra Italiani (intorno ai 100.000) e Austro-ungarici (dai 150.000 ai200.000); lo scontro sul Grappa e sul Piave fu per gli Imperi Centrali l’inizio della fine (non solo permotivi militari, ma anche a causa del malcontento e dello sfinimento delle popolazioni civile, dovutoalla penuria di cibo e di materiali). Quello del Solstizio d’estate del 1918 fu anche una sorta di primo“battesimo del fuoco” vittorioso degli Arditi (che sarebbero stati ufficializzati subito dopo, il 26giugno), il corpo d’élite di assaltatori che tanta parte avrebbe avuto nei mesi e negli anni seguenti –dal successo di novembre, alla nascita del Fascismo, all’Impresa di Fiume…

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Sacchetti: copertina del n. 12

Pag. 2 – Sacchetti torna sull’argomento nel suo “vignettone” in seconda pagina con L’ombra diCecco a Carlo. Franz Joseph I von Österreich, ovvero Francesco Giuseppe I d’Austria (apostrofatovolgarmente in Italia come Cecco Beppe), aveva regnato su Austria (dal 1848) e Ungheria (dal 1867)fino alla morte avvenuta nel novembre 1916. Il suo fantasma rimprovera al successore Carlo I diavere fatto più danni con la Battaglia del Solstizio che nei precedenti sette decenni di Impero!Superoffensiva a fondo è l’elzeviro di Simoni con disegni di Rubino: viene messo alla berlina ilfeldmaresciallo Franz Conrad von Hötzendorf, comandante dell’Armata del Trentino, il generale che,dopo la disfatta della già citata Seconda Battaglia del Piave del giugno 1918, si ritirò a riposo finoalla morte avvenuta nel 1925.

Pag. 3 – L’offensiva è un corposo componimento poetico di Simoni, con disegno di Mazzoni. Al centrodelle sberleffo (con riferimento ancora alla Battaglia del Solstizio) Carlo I e la sua consorte toscanaZita Maria (delle Grazie Adelgonda Micaela Raffaela Gabriella Giuseppina Antonia Luisa Agnese) diBorbone-Parma, nata nel 1892 a Capezzano Pianore (una frazione del comune di Camaiore, inprovincia di Lucca) e morta nel 1989 in Austria, dove era tornata dopo quasi sessanta anni di esilio.La regal consorte, vestita di stracci e attorniata da famelici ratti delle chiaviche, regge una specie diagonizzante gallinaccio spennacchiato a due teste: si tratta dell’aquila bicipite asburgica.

Pagg. 4/5 – Di forte impatto grafico l’illustrazione unica a colori nella doppia pagina centraleintitolata I soldati italiani in Francia, dedicata dagli autori (Simoni per i versi e Brunelleschi per ildisegno) agli eroi del Solstizio sul Piave (in visita in una splendida Parigi art noveau popolata, aigiardini del Campo di Marte, di splendide fanciulle che vestono all’ultima moda) e agli eroi dellaMarna (i Francesi che arrestarono l’offensiva tedesca di primavera): il soldato gallico veste la divisadei Diavoli Blu, ovvero gli Chasseurs Alpins, con il classico emblema del corno da montagna sulbasco.

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Brunelleschi: pagina doppia centrale deln. 12

Pag. 6 – L’indomani della vittoria, massime e sentenze del caporal C. Piglio di Antonio Rubino èdedicato ancora alle vittoriose imprese italiane della tarda primavera e dell’inizio dell’estate 1918. Inparticolare, in una delle vignette vediamo un soldato germanico brandire una mazza ferratadall’aspetto medievale. Usate nel corpo-a-corpo durante gli scontri di trincea oppure per dare ilcolpo di grazia al nemico morente, queste armi corte di secolare tradizione ritornarono in auge nellaGrande Guerra. Erano spesso costruite artigianalmente, incastrando a forza sulla sommità di unbastone di legno un corpo di granata svuotato e arricchito con chiodi; ce n’erano anche di modelliindustriali; altre erano più simili a manganelli. La più celebre – spesso ritratta nelle vignettistica dipropaganda, come sulla “Tradotta” – si ispirava alla morgenstern tedesca: il nome di “stella delmattino” le era stato dato sia perché somigliava a un “sole radiante”, sia perché si trattava diun’arma veramente “infernale” (Stella del Mattino è uno dei nomi di Lucifero). Il fante italiano sidifendeva dai gas germanici con il “respiratore inglese” – ovvero la maschera antigas SBR (SmallBox Respirator) che a partire dalla fine del 1917 era stata distribuita anche al nostro esercito, insostituzione dell’inefficace Polivalente MZ, carente soprattutto di fronte ad attacchi con l’iprite.

Pag. 7 – Il feldmaresciallo Conrad di Simoni (versi) e Rubino (disegni) ci racconta col gusto dellasatira e della parodie l’ascesa nei ranghi militari di von Hötzendorf: avendo la fissa dello Stivale finda piccolo (quando rifiutava il seno della balia perché“volea mangiar l’Italia”), nel giugno del 1918dalla punta calabrese di detto Stivale si prenderà una sonora pedata nel deretano!

Pag. 8 – Il n. 12 si conclude con il ritorno a colori del fante Mattia Muscolo di Rubino. Da Berlinl’ordine arriva, in quattro strisce a doppia vignetta si prende gioco della catena di comandogermanica. L’ordine di procedere all’offensiva partito dalla capitale tedesca si ritorce contro chi loha emanato grazie a una doppia catena di eventi: in avanti per le prime due strisce e all’indietro perle ultime due. E’ come se il punto di vista “cambiasse fianco”, dal lato sinistro al lato destro: sicapisce bene osservando Muscolo sull’estrema destra della seconda vignetta e subito doposull’estrema sinistra della terza. E’ lui il cardine dell’azione: il lancio della bottiglia di rhum sulnemico e il susseguente tiro del cerino acceso per incendiare il liquore, prima “bloccano” e poi“respingono” gli eventi, come proiettando al contrario una pellicola cinematografica. Rubino èindubbiamente un maestro dei codici stessi di comunicazione del fumetto! In un punto dellanarrazione grafica vediamo un corto tubo giallo esplosivo di “gelatina” in mano al nemico. Si trattadi un bangalore. Nella Grande Guerra tali ordigni venivano piazzati sotto ai reticolati di filo spinatoper farli saltare e aprire varchi nelle difese nemiche. Il composto interno era formato al 90% danitroglicerina e al 10% di cotone collodio, appiccicoso e stabilizzante, che saltava una voltaconsumata la miccia.

Numero 13 – 23 luglio 1918

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Copertina (pag. 1) – Sacchetti pare quasi anticipare gli eventi di novembre 1918 con l’illustrazioned’apertura, intitolata Vittoria!, ma si riferisce in realtà al fallimento tedesco dell’ultima offensivasulla Marna e alla controffensiva dell’Intesa. Su quei campi di battaglia furono impiegati i famigeratiBuffalo Soldiers della 92a Divisione di Fanteria degli Stati Uniti. Già scatenati nelle Guerre Indiane invere e proprie spedizioni di sterminio contro la fiera nazione Apache alla fine del XIX secolo, imilitari negri – inquadrati nell’esercito americano all’indomani della Guerra di Secessione – sisarebbero poi distinti per le loro efferatezze sullo scacchiere italiano, al tramonto della SecondaGuerra Mondiale. Il nomignolo fu loro affibbiato proprio dagli Indiani, in quanto i loro capelli crespineri e il colore scuro del volto ricordavano ai Pellerossa il pelo e il muso dei bisonti delle Praterie. Inquesto periodo il fatto saliente è la fucilazione dello zar Nicola II e degli altri Romanov suoifamigliari a Ekaterinburg, a opera della CEKA; da questo momento sempre più presenti saranno leincursioni della “Tradotta” nella satira antibolscevica e anticomunista (come vedremo nonantisocialista).

Pag. 2 – La teoria dell’inutile di Simoni, dedicato alle recenti sconfitte austriache, dimostraparadossalmente come i generali di Carlo I preferiscano ritirarsi su tutti i fronti e rinunciare aVenezia non perché hanno perso, ma per questioni umanitarie: “per evitare delle inutili perdite divite”! Il “vignettone” di commento del Sacchetti chiude l’argomento. Dopo il fiasco dell’offensiva,vengono destituiti i generali “Arz, Conrad e Waldstaetten” e il tedesco Von Below assume il comandodell’esercito austriaco. Arthur Arz von Straussenburg (1857 – 1935), consigliere di guerra di Carlo Ie reduce dalla vittoria di Caporetto, fallì invece l’offensiva sul Piave del 1918 e si ritirò dal comando;lo stesso destino colpì Conrad, come abbiamo già detto sopra; Alfred Georg Heinrich Maria Freiherrvon Waldstätten (1872 – 1952) era al capo delle operazioni sul fronte orientale e fallimentare fu lasua conduzione dell’azione “a tenaglia” sull’Italia con Arz, tanto che anche lui si ritirò dall’esercito;Otto Von Below (1857 – 1944) si distinse a Caporetto contro l’esercito italiano, al comando delleforze austro-tedesche.

Pag. 3 – Carlo I ai suoi popoli (versi di Simoni e disegno di Brunelleschi) ritorna sull’argomento deldisastro dell’offensiva austriaca sul Piave a giugno; l’imperatore tenta di spiegarla ai suoi sudditi,asserendo che la colpa è tutta italiana. L’Italia, invece di farsi invadere limitandosi a difendersi, hainvece contrattaccato, avanzando sul terreno!

Pagg. 4/5 – Requisizione è il superbo paginone doppio centrale a colori disegnato da Rubino sudidascalie in rima di Simoni. Si parla di una commissione tedesca che da Berlino si dirige verso ilPiave con lo scopo di rastrellare materiali e salmerie da portare in Germania; gli Austriaci siribellano e scoppia una sorta di piccola “guerra civile” fra alleati. Tali commissioni di requisizionefurono attive soprattutto nell’ultimo periodo bellico quando i blocchi dell’Intesa rendevanodifficoltosi i rifornimenti nelle zone interne degli Imperi. I versi sono straordinari per umorismo egeniali nella composizione: “Han la colla pel pennello / e il pennello per la colla; / ha ciascun più d’uncartello / che s’incolla colla colla”.

Rubino: doppia pagina centrale del n. 13

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Pagg. 6/7 – Pur non essendo centrali al fascicolo le pagine 6 e 7 sono strettamente collegate. In altoabbiamo un doppio “vignettone” del Sacchetti, intitolato L’offensiva contro l’Italia vista dagli abitantidel Friuli invaso: all’andata l’Austriaco è baldanzoso, passando impettito in mezzo a povere e tristidonne e bambini fiuliani; al ritorno, dopo la sconfitta di giugno, è tutto stracciato, mentre lapopolazione italiana irredenta osserva sorridendo. In basso, su tre quarti di pagina, Le lettere delsoldato Baldoria di Fraccaroli, con disegni di Mazzoni: il fante racconta a modo suo, scansando le iredella censura militare, la vittoria di giugno alla sua fidanzata Teresina. Chiude il “paginone” unalettera in rima di Guglielmo II a Carlo I, che inizia con Carissimo Carlo (versi di Calza Bini e disegnidi Rubino); la particolarità del componimento (sottolineata dall’uso alternato dell’inchiostro blu enero) è che può essere letto per intero oppure un verso sì e uno no; la versione integrale è per ilpubblico germanico e parla di vittorie e complimenti a Carlo; leggendo solo i versi neri, viene invecefuori la verità e la rabbia di Guglielmo contro l’alleato. Provi anche il lettore, con la prima parte dellapoesia, leggendola per intero e poi saltando i versi dispari: Caro Carlo ardito e forte, / Come è rotto emacellato / l’Italian che odiava a morte / il tuo povero soldato; / e che gran soddisfazione / per la tuaNazione invitta… / Per l’Italia, che lezione, / che terribile sconfitta!

Pag. 8 – Chiusura dall’alto impatto grafico con il Piano dell’offensiva austriaca, con versi e disegni diRubino. Il riferimento storico, come per tutto questo numero del giornale, è ancora alla vittoria digiugno. Rubino disegna due volte la cartina dell’Italia del nord-est, a sud del Piave. Nella primamappa vediamo tutte le specialità gastronomiche dei luoghi, che fanno gola agli affamati austro-ungarici che si illudono di avere a che fare con un popolo composto unicamente di fannulloni, digaudenti e di crapuloni, attenti solo ai piaceri della tavola imbandita. Ma le delizie della cucina edella norcineria resteranno solo un sogno per gli Imperi: in quelle terre non ci sono solo radicchi eluganeghe, bensì fanti armati fino ai denti che respingono i germanici aldilà del Grappa e del Piave.Tre sono i generali messi alla berlina: Conrad, di cui abbiamo già parlato, Boroevic e Wurm. Il Serbo-croato Svetozar Borojević od Bojne (1856 – 1920) era al comando delle forze austro-ungarichedurante la Battaglia del Solstizio; Wenzel von Wurm (1859 – 1921) aveva partecipato con la suaarmata alla battaglia di Caporetto.

Numero 14 – 1° agosto 1918

Copertina (pag. 1) – L’illustrazione di apertura a firma di Sacchetti (Kamarad!) vede un triste esconfitto Kaiser Guglielmo arrendersi a un fante americano: i Tedeschi stanno infatti per iniziare laritirata sul fronte occidentale, dopo la disastrosa disfatta della seconda battaglia della Marna iniziatail 15 luglio precedente.

Pag. 2 – Alla controffensiva in Francia parteciparono anche gli uomini del Regio Esercito guidati dalgenerale Alberico Albricci: ecco spiegato lo sganassone con cui il fante tricolore atterra il Tedesco(nel “vignettone” di Sacchetti intitolato I soldati italiani in Francia). Strategia tedesca in grande stile(di Simoni, con disegno non attribuito, forse di Brunelleschi) è invece un simpatico colloquio fraBoroevic (reduce dalla disfatta del Solstizio) e Ludendorff, che vorrebbe insegnargli a combatterecome fanno i germanici… non trovando però argomenti! Erich Friedrich Wilhelm Ludendorff (1865 –1937) era infatti considerato – non a torto – un grande stratega in seno agli Imperi Centrali: sual’organizzazione dell’evento di Caporetto. Curioso, nel testo, il riferimento alla cake-walk, una danzaritmica in uso presso i negri delle piantagioni degli Stati Uniti del Sud, con la quale mescolaronosuggestioni originali africane con balli tribali dei Seminole della Florida; la cake-walk avrebbecontribuito alla nascita del rag-time, del fox-trot e del jazz; in questo primitivo magma musicalemoderno affonderanno le loro radici il blues, il rock e la musica pop – fino ad arrivare alle sonoritàda discoteca dei nostri giorni.

Pag. 3 – Vanno in linea è un romantico componimento di Simoni (con disegno del Brunelleschi)dedicato ai mille dialetti parlati dagli Italiani al fronte: veneti, napoletani, siciliani, romani, sardi…

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uniti insieme – con la testa rivolta al nemico e il cuore alle fidanzate.

Pagg. 4/5 – Di gusto “orientaleggiante” il bel paginone doppio centrale a colori di Brunelleschi,Quando il soldato tornerà a casa dopo la vittoria definitiva. I militi, con una sbrindellata bandieratricolore sopravvissuta al fronte, sfilano su un tappeto di rose davanti alle loro donne, vestite nei varicostumi tradizionali regionali; sopra le loro teste un festone di lanterne cinesi accese – che forsesono le “rificolone” fiorentine della festa del 7 settembre, viste le origini toscane del disegnatore.

Brunelleschi: doppia pagina centrale del n.14

Pag. 6 – La pagina è interamente dedicata alle Storie di appetito negli Imperi Centrali, stremati dallapenuria di rifornimenti. La prima è intitolata In Austria (versi di Simoni e disegni di Rubino): iViennesi dimagriscono ogni anno di più e gli uomini, da quello che era un unico colletto inamidatoper una sola camicia, ricavano colletti per tutta la famiglia, anche per il neonato! La seconda, conprosa di Simoni, è In Germania – I maiali di Berlino (disegno non attribuito, ma forse Brunelleschi; lastoriella prosegue e termina a pag. 7): la carestia colpisce anche gli animali di allevamento, tantoche i maiali decidono di lasciarsi morire di fame, piuttosto che finire in forno.

Pag. 7 – Terminati I maiali di Berlino, ecco la Scuola di educazione militare per pennuti e beccuti,un’altra delle spassose puntate dedicate alle Massime del caporal C. Piglio scritte e disegnate daAntonio Rubino. Il graduato parla, come al solito, a un ragazzo del ’99 per insegnargli le meravigliedel gergo militare. Stavolta tocca ai vocaboli “pennuto” (ovvero il soldato appena arruolato che devepagare un giro di bevute ai commilitoni più anziani di servizio) e “beccuto” (cioè il soldato da poco alfronte, che alza il “becco” e si agita appena sente l’odore del rancio).

Pag. 8 – Da sbellicare dal ridere La carriera di von Conrad, il generale che va all’indietro, o meglio,“per il verso deretano”, come motteggia Rubino nelle rime che accompagnano i suoi stessi disegni.Franz Conrad von Hötzendorf era infatti arrivato al più alto gradino militare di Capo di StatoMaggiore e Feldmaresciallo; il 1° marzo 1917 fu però rimosso dalla carica e nominato capodell’Armata del Trentino; con la disfatta del Solstizio si mise a riposo. Rubino infierisce e lo degradafino a colonnello. Poi, in un’epica vignetta a tutta striscia, lo fa regredire da maggiore a caporale.Qui sta l’anima stessa del linguaggio del fumetto. In Italia, seguendo il senso di lettura da sinistraverso destra, i personaggi di una tavola a fumetti si “muovono in avanti” andando da sinistra adestra della tavola stessa (in una o più vignette); e “tornano indietro” muovendosi da destra versosinistra. Conrad fa come il gambero: va avanti (da sinistra verso destra), ma di schiena (perchéscende via via di grado)! Genio allo stato puro! Infine Conrad, in un futuro 1948, diventerà soldatosemplice; e intorno al 1950, coscritto ma ormai vecchio e gobbo, verrà dichiarato “non abile”!

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Rubino: ultima pagina del n. 14

Numero 15 – 14 agosto 1918

Copertina (pag. 1) – Il Sacchetti con Piove sulla Marna come sul Piave (con il Tedesco che prendebotte da quattro fanti – Italiano, Francese, Inglese e Americano), torna sulle sconfitte degli Imperi,sul fronte occidentale e su quello italico. Qualche giorno prima dell’uscita del settimanale (che, comeabbiamo visto dalle datazioni, fatica ormai sempre più a mantenere la sua iniziale periodicità) eracominciata con la Battaglia di Amiens, la cosiddetta Offensiva dei Cento Giorni che avrebbe portatol’Intesa a sconfiggere gli Imperi Centrali: sarebbero stati gli ultimi tre mesi della Prima GuerraMondiale. Il 9 agosto Gabriele D’Annunzio aveva sorvolato in squadriglia aerea Vienna, lanciando400.000 volantini: ne riparleremo più sotto, commentando il paginone che Rubino dedicò all’impresasul n. 16 della “Tradotta”.

Pag. 2 – Le due sconfitte più brucianti (Dopo il Piave, la Marna) sono “fotografate” dal Sacchetti nelsuo consueto “vignettone” satirico di seconda pagina con una fulminante battuta: “Due bottoni sonoandati: presto il Tedesco calerà i pantaloni”. La giornata di Guglielmo II è invece una“tragicommedia” in tre quadri scritta da Simoni: il Kaiser riflette sull’imminente, probabile sconfittae si chiede dove sia la ragione, visto che si era alleato sia con il Dio dei cattolici (in Austria), sia conquello dei maomettani (in Turchia)…. giurando di credere a entrambi per avere doppia protezioneceleste!

Pag. 3 – L’ospedale delle incurabili (versi di Simoni e disegni di Rubino) vede distese sul letto dimorte in nosocomio le due fallimentari offensive degli Imperi Centrali: quella austro-ungarica sulPiave e quella tedesca sulla Marna. Ogni cura (clisteri e altre medicine) è vana e ben presto Carlo I eGuglielmo II piangeranno le loro amate figlie decedute.

Pagg. 4/5 – Mirabile doppio paginone centrale a colori di Simoni (testi in rima) e Rubino (disegni). Ilgiuramento parla di un patto di sangue fra Carlo I e Guglielmo II che li legherà indissolubilmente ineterno in modo che non si ripeta un altro vergognoso “affare Sisto”. Il riferimento è alle trattativesegrete intraprese da Carlo I nel 1917 con la Francia, per staccarsi dalla Germania e arrivare a unapace separata, garantendo a Parigi l’Alsazia e la Lorena; come intermediario Carlo I si rivolse alcognati principi Sisto e Saverio di Borbone, ufficiali dell’esercito belga e fratelli della moglie Zita; iltentativo non andò in porto e la cosa cominciò a trapelare nell’aprile del 1918; Carlo negò tutto mafu costretto ad arrendersi all’evidenza quando il presidente francese Clemenceau rese nota la

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corrispondenza con i Borbone; da qui la sudditanza di Vienna nei confronti di Berlino. Il patto lega idue imperatori in ogni azione: se uno scivola su una pozzanghera fangosa, anche l’altro dovrà farlo;se quello starnutisce, l’altro lo seguirà; se l’Austria viene presa a pedate sul Piave, la Germania losarà sulla Marna. Il giuramento viene eseguito davanti alla statua chiodata di Hindenburg (ilcomandante supremo delle forze armate tedesche), al demone Belzebù (la versione cristiana diun’antica divinità filisteo-indoeuropea), al gatto Mammone (l’antico demone del profitto Mammonasecolarizzato nella figura popolare di una specie di gigantesco “gatto mannaro”) e alla moglie diBelzebù dalle trenta mammelle!

Rubino: doppia pagina centrale deln. 15

Pag. 6 – Lettere dalla Francia sono inviate da Girelli Ermondo al caporale C. Piglio grazie ad AntonioRubino (negli usuali panni di autore completo), con una punta di amarezza… Si ricorda quandol’Italiano all’estero era soltanto un lavoratore impiegato nei lavori più umili – quasi un “poveraccio” –mentre oggi lo si rivede a testa alta in armi, alla pari insieme ai “grandi” di Francia, Inghilterra eAmerica tutti alleati contro il comune nemico tedesco. Girelli Ermondo (dal buffo nome che, inromanesco, la dice tutta sulla sua attività preferita di lavoratore oltreconfine) detto Merica (cioèAmerica), si firma come “ex contremètre” (inesatto per contremaître), ovvero ex caposquadra,presumibilmente in cantieri di gallerie ferroviarie. Il soldato parla infatti del Loeschberg (la grafiacorretta è Lötschberg), un traforo in Svizzera che costò la vita a numerosi operai fra il 1906 e il1913; in particolare, nel 1908, in un disastroso crollo morirono 24 immigrati italiani. Cita poi ilSimplon, cioè il Sempione, i cui lavori andarono avanti dal 1895 al 1905.

Pag. 7 – La settima pagina del fascicolo è strettamente collegata alla sesta con le Lettere di Teresinaa Baldoria (testo di Fraccaroli e disegni di Mazzoni). La ragazza scrive di vantarsi con le amiche cheil suo uomo è al fronte, mica è imboscato. E in un irriverente disegno del Mazzoni vediamo cheBaldoria, con i pantaloni calati e il sedere quasi in vista, si reca alla “ritirata” usando come cartaigienica un foglio dove c’è scritto ben evidente “offensiva” (quella del Solstizio, come sappiamo)!Chiude la pagina una piccolissima vignetta di Sacchetti, Fiaschetteria degl’Imperi Centrali, dove il“fiasco”è quello austriaco e tedesco sui campi di battaglia.

Pag. 8 – Di chiamar le donne all’armi (versi di Simoni e disegni di Brunelleschi) è quanto di piùpoteva dare in “volgarità” sulla “Tradotta” la goliardia da caserma e trincea nel 1918: esaurita la“carne da cannone” maschile alla Germania non resta altro che usare quella femminile. Ma le donnesono tutte brutte: o troppo magre, o troppo grasse! E così il dottore – che rifiuta, non per moralismo,ma per estetica, di vedersele spogliare davanti – le spedisce a marcar visita di leva da una vecchiadottoressa inacidita. Questa sopporta le nudità, ma si lamenta: Che disdetta, senza un uomo non c’ègusto!

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Brunelleschi: ultima pagina del n.15

Numero 16 – 29 agosto 1918

Copertina (pag. 1) – “Benvenuto!”è il saluto con il quale il fante di Roma accoglie l’omologostatunitense nell’illustrazione d’apertura Gli Americani in Italia firmata dal Sacchetti. Ripensando adaltri momenti di storia patria, quel “Benvenuto!” suona come una campana fessa… Ma ora siamo nel1918 e gli Americani sono ancora “amici” (nonostante i 14 punti, come vedremo più avanti). Erano imiliti del 332° Reggimento della 83a Divisione di Fanteria dello US Army. Il reggimento si costituìnel 1917 in Ohio e dopo mesi di addestramento, prima negli USA e poi in Gran Bretagna, giunse inFrancia il 15 giugno 1918; gli uomini di Washington arrivarono in Italia a luglio, con un ritardodovuto alla Battaglia del Solstizio; avrebbero preso però parte ai combattimenti di Vittorio Veneto.Come emblema avevano un leone di San Marco dorato su campo rosso (uno stemma che richiamavaquello della Terza Armata e che era simile a quello odierno dei Marò), sfoggiato insieme alla classica“A” inscritta in una “O” (Army of Occupation).

Sacchetti: copertina del n.16

Pag. 2 – La grande vignetta di “commento politico” del Sacchetti, I bollettini tedeschi cercano diattenuare la sconfitta in Francia, è dedicata alla vittoriosa controffensiva dell’Intesa sul fronte

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occidentale. Più sotto, con l’esilarante testo di Simoni intitolato I Tedeschi avanzano..?, si ritornasull’argomento degli sforzi propagandistici germanici per indorare la pillola della mancata avanzatain territorio gallico alle popolazioni: sulla stampa e nei dialoghi pubblici o privati si dovrà usareobbligatoriamente la parola “indietro” al posto del termine “avanti”… e viceversa! La confusione chenascerà sarà catastrofica!

Pag. 3 – Protagonista della poesia Che ora è? del Mazzoni (illustrata da Brunelleschi) è l’orologiodella Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche, la chiesa di Berlino che Guglielmo II inaugurò parzialmentenel 1895 (nella sua totalità solo nel 1905) e che fu eretta in onore di Guglielmo I suo nonno paterno.Nel 1943, durante i bombardamenti alleati, fu quasi abbattuta: nel dopoguerra il moncone dicattedrale fu restaurato affiancandovi nuovi, modernissimi edifici sacri, tra cui un campanile.

Pagg. 4/5 – Il paginone doppio centrale a colori di Antonio Rubino non poteva che celebrarel’impresa dannunziana estiva sulla capitale austriaca – una sorta di gigantesco bis della Beffa diBuccari di febbraio (v. prima parte della cronologia: una flottiglia di tre MAS penetrò nella baiaistriana di Buccari, sparando siluri alle unità navali austriache ancorate in porto). Gli aeroplaniitaliani su Vienna e “Vienna avvisata, mezzo bombardata” sono il titolo e il sottotitolo della splendidatavola. Il Volo su Vienna del 9 agosto 1918 fu il risultato di oltre un anno di progetti, discussioni,riunioni, prove e addestramenti da parte di D’Annunzio e di un manipolo di aviatori. Quando si arrivòal giorno convenuto 11 biplani Ansaldo SVA decollarono dal campo d’aviazione di San Pelagio inprovincia di Padova diretti su Vienna. Erano tutti monoposto eccetto uno, pilotato dal capitanoNatale Palli; gli altri due passeggeri erano il Vate e un bambino di nove anni, Garibaldo Marussi,figlio di uno scultore fiumano amico del poeta. Nove aerei riuscirono a giungere su Vienna e daun’altezza di 800 metri furono lanciati, senza suscitare reazioni di controffensiva austriache, ben400.000 volantini che invitavano la popolazione civile a ribellarsi al potere e ad arrendersi. 50.000 diquesti foglietti avevano impresso un testo di D’Annunzio: “In questo mattino d’agosto, mentre sicompie il quarto anno della vostra convulsione disperata e luminosamente incomincia l’anno dellanostra piena potenza, l’ala tricolore vi apparisce all’improvviso come indizio del destino che si volge.Il destino si volge. Si volge verso di noi con una certezza di ferro. È passata per sempre l’ora diquella Germania che vi trascina, vi umilia e vi infetta. La vostra ora è passata. Come la nostra fede fula più forte, ecco che la nostra volontà predomina e predominerà sino alla fine. I combattentivittoriosi del Piave, i combattenti vittoriosi della Marna lo sentono, lo sanno, con una ebbrezza chemoltiplica l’impeto. Ma, se l’impeto non bastasse, basterebbe il numero; e questo è detto per coloroche usano combattere dieci contro uno. L’Atlantico è una via che già si chiude; ed è una via eroica,come dimostrano i nuovissimi inseguitori che hanno colorato l’Ourcq di sangue tedesco. Sul vento divittoria che si leva dai fiumi della libertà, non siamo venuti se non per la gioia dell’arditezza, nonsiamo venuti se non per la prova di quel che potremmo osare e fare quando vorremo, nell’ora chesceglieremo. Il rombo della giovane ala italiana non somiglia a quello del bronzo funebre, nel cielomattutino. Tuttavia la lieta audacia sospende fra Santo Stefano e il Graben una sentenza nonrevocabile, o Viennesi. Viva l’Italia!”

Il volantino con il testo di Ojetti

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Gli altri 350.000 – più sintetici e tradotti in tedesco – riportavano un incitamento di Ugo Ojetti sullosfondo di una bandiera tricolore: “VIENNESI! Imparate a conoscere gli italiani. Noi voliamo suVienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i trecolori della libertà. Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne. Noifacciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudelegoverno che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d’odio e d’illusioni. VIENNESI! Voi avete famadi essere intelligenti. Ma perché vi siete messi l’uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondos’è volto contro di voi. Volete continuare la guerra? Continuatela, è il vostro suicidio. Che sperate?La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il panedell’Ucraina: si muore aspettandola. POPOLO DI VIENNA, pensa ai tuoi casi. Svegliati! VIVA LALIBERTÀ! VIVA L’ITALIA! VIVA L’INTESA!” Il riferimento all’Ucraina suona squillante anche nel2014! Il disegno di Rubino – quasi un’anticipazione delle “panoramiche” che avrebbero reso celebreJacovitti (v. il nostro intervento su Lisca di Pesce) – inquadra il centro storico di una Vienna scossada una pioggia di carta colorata. Ci sono fiaschi dappertutto, ma non hanno a che fare col Chianti oaltri vini italiani, essendo quelli delle recenti offensive austro-ungariche; la statua di FrancescoGiuseppe scappa via dal suo basamento; una forca con tanto di impiccato non ancora morto vieneportata via in tutta fretta dal boia; un ristorante ha solo topi morti nel suo menù; una latteria vende acaro prezzo solo latte delle balie; al Caffè Concerto la musica viene eseguita dalle donne, essendo gliuomini o al fronte o deceduti; in ogni dove cavalli imbizzarriti, cani e gatti spelacchiati – tuttimagrissimi per la penuria di cibarie; uomini con “donnine allegre” si affacciano a più di una finestra;e persino Carlo I e Zita assistono sbigottiti allo smacco.

Rubino. doppia pagina centrale deln. 16

Pag. 6 – Con La pace russa nell’intimità (testi di Simoni e disegni non attribuiti, ma probabilmente diMazzoni) “La Tradotta” entra nel vivo della sua anima antibolscevica. E’ un illuminante dialogo fraLenin e l’ambasciatore tedesco a Pietrogrado (la città dove iniziò la Rivoluzione Russa, con la presadel Palazzo d’Inverno). Il riferimento è al Trattato di Brest-Litovsk del marzo 1918 e alla paceseparata firmata dalla Russia leninista con gli Imperi Centrali in cambio di vaste porzioni diterritorio precedentemente controllato dallo Zar (Polonia, Ucraina, Finlandia, Paesi Baltici, etc.); siparla apertamente dell’appoggio dell’Intesa alla controrivoluzione e all’Armata Bianca (e dunque alcoinvolgimento occidentale, militare ed economico, nella Guerra Civile Russa che non sarebbeterminata prima del 1923) e degli anglo-americani ad Arcangelo; si cita il conte Wilhelm vonMirbach, l’ambasciatore tedesco che fu ucciso a Mosca nel luglio 1918 dai Socialisti Rivoluzionari diSinistra a Villa Berg (che sarebbe poi diventata l’Ambasciata d’Italia); è un Lenin impaurito, chemedita di cedere il posto di comando, e che addirittura sogna la minacciosa figura di Rasputin (1869– 1916), il monaco folle, consigliere dei Romanov, ucciso in una congiura.

Pag. 7 – Gli americani e le loro spacconate sono protagonisti del racconto di Calza Bini (illustrato daBrunelleschi): il fante italiano ascolta con scarso coinvolgimento i racconti che magnificano i

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grattacieli di New York e la potenza bellico-economica d’Oltreoceano; all’Italiano, dell’Americano, fagola solo la promessa dell’invio in Europa di truppe sufficienti a sconfiggere gli Imperi Centrali.

Pag. 8 – Brunelleschi chiude il n. 16 con un’illustrazione a tutta pagina intitolata Crocerossineamericane e inglesi in linea durante la battaglia. Si celebra l’aiuto che le belle ausiliarie in divisa (“lenuove coraggiose sorelle del fante” vengono definite nella didascalia) possono dare ai soldati feritidurante gli scontri.

Numero 17 – 15 settembre 1918

Copertina (pag. 1) – Il Sacchetti apre il giornale con i Tedeschi in rotta sul fronte occidentale:Sempre in cerca di nuove posizioni prestabilite è la beffarda didascalia dell’illustrazione, conriferimenti ai bollettini germanici che tendevano ad attenuare la disastrosa situazione dell’EsercitoImperiale. Il riferimento è in particolare alla seconda battaglia nel bacino della Somme, in Piccardia,dove si fecero valere soprattutto i Canadesi, che ruppero le linee nemiche conquistando Mont Saint-Quentin.

Pag. 2 – Il Sacchetti torna, nel suo “vignettone” di satira politica, a rimarcare l’importanzadell’Intervento americano (e canadese) nelle fasi finali della Prima Guerra Mondiale: Guglielmo II eCarlo I tremano quando appare l’ombra minacciosa del fante statunitense. Corriere giudiziario diSimoni immagina invece una sorta di “processo di Norimberga” ante-litteram ai “dirigenti delleNazioni responsabili della guerra” (secondo le parole del presidente americano Wilson riportate incitazione). Davanti alla corte sfilano così Guglielmo II con il figlio (il principe ereditario, oKronprinz,Friedrich Wilhelm Victor August Ernst von Preußen; 1882-1951), Carlo I e la moglieitaliana Zita, il feldmaresciallo Hindenburg, Ferdinando I Sassonia-Coburgo (zar di Bulgaria dal1908, imparentato con i Savoia e con i Borbone-Parma e alleato degli Imperi Centrali; 1861-1948) e,in contumacia perché morto, Maometto V (Mehmet V detto Rashid Effendi, ovvero “il virtuoso”,sultano dell’Impero Ottomano e califfo dell’islam dal 1909, alleato di Guglielmo II; 1884-1918).

Pag. 3 – Spassoso il poema Le nozze di Conrad di Simoni (con disegni di Rubino). Il riferimento è alleseconde nozze del generale Conrad (vedovo dal 1904) avvenute nel 1915. Il matrimonio creò unnotevole scandalo in tutte le corti europee perché la nuova moglie, la triestina Gina Laura AntoniaAgujari (1879-1961), aveva lasciato il precedente marito, il re della birra Hans von Reininghaus,dopo avergli dato ben sei figli. Il divorzio era avvenuto proprio su pressioni di Conrad, amante delladonna da anni! La focosità del militare era oggetto di sarcastiche dicerie negli ambienti militari e simormorava che fosse quella la vera ragione della sua perdita di lucidità nell’elaborare le strategiebelliche. Ecco dunque Simoni immaginare un decreto di Carlo I che istituisce un servizio di pompieridestinati a innaffiare di acqua gelata i generali austriaci troppo ardenti a letto: un modo come unaltro per giungere alla vittoria! “No, generali di Carletto! Abbiate / moglie oppur siate vergini ozitelli, / siano le vostri notti immacolate / o viviate da scimmie o da porcelli / siate infrolliti o siateintelligenti / la vittoria non è pei vostri denti”, recitano però i versi… Antonio Rubino calca la manonelle sue decorazioni con puttini/ufficiali che si vedono negare il “puro giglio” delle bramateangiolette.

Pagg. 4/5 – Nel più classico stile del “Corriere dei Piccoli” (didascalie in versi ottonari a rima alternata), Antonio Rubino scrive e disegna il paginone doppio centrale a colori con Il fante inlicenza. Si tratta in realtà di una costruzione della “gabbia” molto particolare, a tavola unica, perchéla storiella si dipana non su sei strisce da due vignette ciascuna, ma su tre strisce composte ognunada quattro vignette (le prime due vignette nella prima pagina, le seconde due sulla seconda, levignette 5 e 6 sulla prima pagina, la 7 e la 8 sulla seconda, e così via). Anche se gode di un periododi riposo a casa, il militare Chisachì si comporta rudemente come se fosse ancora in trincea, alfronte, dove si trova ormai più a suo agio che in paese: va a letto con gli scarponi, fuma in camera,

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spacca i divani, mangia come un reggimento!

Rubino: pagina doppia centrale deln. 17

Pag. 6 – Ancora padrone Rubino con C’è pipa e pipa, c’è cicchetto e cicchetto, con i consigli delcaporal C. Piglio ai ragazzi del ’99, sul gergo militare e la vita di trincea.

Pag. 7 – Quinta pagina di fila disegnata da Rubino (su testo di Simoni) è quella intitolata LaGermania sul piede di guerra. A causa delle requisizioni di materiali e vestiario per le truppe iTedeschi sono rimasti senza scarpe e vanno in giro a piedi nudi, facendo ricchi i callisti!

Pag. 8 – La sconfitta tedesca in Francia, la “paginata” a colori di Mazzoni che chiude il giornale, è unriassunto dei disastri bellici germanici sul fronte occidentale, tutti con nomi di fiumi francesi: laMarna (bacino parigino, teatro di numerosi combattimenti), la Lawe (che bagna Béthune, cittadinapesantemente bombardata nel 1918), la Scarpe (sul confine belga), l’Ancre (un affluente dellaSomme in Piccardia, sede di scontri nel 1916), la Somme (protagonista di numerose e decisivebattaglie), l’Oise (luogo di scontri dal 1914 fino al 1918), la Vesle (un affluente dell’Aisne), la Ailette(testimone di una battaglia nell’agosto del 1918) e l’Aisne (sede di tre battaglie nella Grande Guerra,l’ultima delle quali decisiva per l’Intesa).

Numero 18 – 15 ottobre 1918

Copertina (pag. 1) – L’intensificarsi dei combattimenti in tutta Europa rallenta la periodicità della“Tradotta”, tanto che il n. 18 esce a 30 giorni di distanza dal precedente. Un anno dopo èl’illustrazione dedicata dal Sacchetti ai tentativi di pace separata di Carlo I del 1917, che lo fecesvilire agli occhi della Germania: adesso, passati 12 mesi, è lo stesso Guglielmo II a spingereCarletto a fare la pace! Gli eventi stavano infatti precipitando su tutti i fronti per gli Imperi Centralie per i loro alleati: la sconfitta di Saint-Mihiel, il crollo del fronte ottomano in Palestina e del frontebulgaro in Macedonia e la successiva uscita della Bulgaria dal conflitto, la caduta di Amman, laconquista di Damasco…

Pag. 2 – La ritirata tedesca era nei nostri piani: Sacchetti si riferisce al “vizio” dei bollettini ufficialigermanici di illustrare le sconfitte come fossero azioni strategicamente pianificate. Il discorso dellaCorona di Ferdinando di Bulgaria (testo di Simoni) si riferisce, con i toni della satira e della parodia,all’abdicazione dello zar Ferdinand I in favore del figlio Boris III il 3 ottobre 1918, dopo la disfatta inGrecia dell’esercito bulgaro; rivolgendosi ai deputati ammette di essere stato infinocchiato per tuttigli anni della guerra da Guglielmo II che gli aveva fatto credere che l’Intesa sarebbe stata sconfittain un battibaleno.

Pag. 3 – Il discorso bulgaro continua con I consigli di Ferdinando a Carlo I (rime di Simoni e disegnodi Brunelleschi): l’ex zar di Bulgaria, dimissionario e firmatario dell’armistizio, consiglia

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all’imperatore austro-ungarico di fare altrettanto, prima che sia troppo tardi.

Pagg. 4/5 – L’Ardito si diverte (doppio paginone centrale a colori) è uno dei capolavori di AntonioRubino come artista di “panoramiche” ed è oltretutto molto interessante dal punto di vista dellastoria militare e del Fascismo. Come si evince chiaramente dal titolo della tavola, i protagonisti sonogli Arditi (i reparti d’assalto costituiti ufficialmente nel 1917, che si erano fatti valere nella Battagliadel Solstizio), che qui vediamo spassarsela nella sede del loro comando con ogni genere diarmamento. Tra le armi notiamo i pugnali per il corpo-a-corpo (spesso baionette del moschetto 91oppure del vecchio Vetterli-Vitali o prede di guerra), le mitragliatrici FIAT-Revelli Mod. 1914 (eranousate dagli Arditi anche le più leggere Villar Perosa FIAT Mod. 1915), i moschetti Carcano Mod. 91(ma avevano in dotazione anche i nuovissimi moschetti automatici Beretta MAB 1918), le bombe amano SIPE 1915 (Società Italiana Prodotti Esplodenti) ed Excelsior-Thévenot P2 (dette Ballerina, peril governale in tela che serviva a stabilizzarne il lancio e che ricopriva il manico come la gonna diuna danzatrice; bombe letali ma utilizzabili solo da mani esperte, visto l’alto rischio di esplosioneanticipata), i lanciafiamme portatili francesi Schilt a doppia bombola modificati (furono createapposite sezioni autonome lanciafiamme fra gli Arditi, per un totale di 6000 uomini) e le pistolelanciarazzo americane Very 1900 da 27 mm. Vediamo sventolare lo stendardo nero dei Corpid’Assalto (con lo stemma formato da un gladio romano con l’impugnatura a testa di sfinge, con soprainciso il motto sabaudo “Fert”, inghirlandato da un ramo d’alloro e da un ramo di quercia legatiall’impugnatura dal nodo dei Savoia). Gli uomini a bordo dell’autocarro FIAT 18 che parte perl’azione inalberano due cartelli con scritte significative: “A noi!” e “Se non ci conoscete guardateci ilmaglione”. Il primo motto, ideato dal maggiore Freguglia come incitamento del suo XXVII Repartod’Assalto nel febbraio 1918, fu ben presto adottato da tutti gli Arditi e passò successivamentenell’uso comune dell’Era Fascista; il secondo motto fa riferimento al pratico maglione a collo altogrigio-verde che l’Ardito indossava in battaglia sotto la giubba, simbolo di una tenuta più versatile,immediata e pratica rispetto agli altri militari (anche in questo caso, diciamo pure per “via estetica”,il riferimento al Fascismo è immediato). Gli Arditi si facevano notare così al fronte, rapidi comefulmini: arrivavano con i loro autocarri e il loro equipaggiamento personale, leggero ma fatale inmano loro, colpivano, distruggevano, annientavano e ripartivano – magari cantando Giovinezza! Uncollegamento analogo a quello Arditi/Fascismo può esser fatto in Germania, pensando agli uominidei reparti d’assalto (Stosstrupp) e al ruolo che ebbero (anche nei Freikorps) nella nascita delNazionalsocialismo.

Rubino. pagina doppia centrale deln. 18

Pag. 6 – Fraccaroli (testi) e Mazzoni (disegni) rendono ancora pubbliche Le lettere del soldatoBaldoria alla fidanzata Teresina: il fante sogna di poter esser promosso, un giorno, a caporale…

Pag. 7 – Cure ricostituenti tedesche (versi di Simoni e disegni di Rubino) ammicca divertito alladepressione morale e fisica, dovuta alle sconfitte belliche e alla penuria di alimenti, che fiacca il

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popolo tedesco. Le cure, imposte da Hindenburg per raddrizzare la schiena ai sudditi del Kaiser,sono peggiori del male: bagni d’amido, dieta a base di calcestruzzo e molle giganti da infilare ingola! Da notare, nella prima striscia di vignette, il Principe Ereditario Guglielmo presentarsi davantial padre indossando la divisa degli Ussari Prussiani (Reggimenti 1 e 2 di Cavalleria) con il classicocopricapo in pelo (lo shako) con la Testa-di-morto: la Totenkopf delle SS affonda le sue radici proprioin questo emblema prussiano, dopo un primo utilizzo da parte dei Freikorps tedeschi (checontribuirono a evitare una trasformazione in senso bolscevico della Germania).

Pag. 8 – Una gioia per gli occhi dal punto di vista grafico è Il sultano di Turchia di Brunelleschi (conversi di Simoni). Maometto V, chiuso ormai da decenni nel suo palazzo di Istanbul (circondato daleggiadre fanciulle ed eunuchi) legge dell’armistizio firmato da Ferdinando I di Bulgaria il 30settembre e scopre di non potersi più fidare di Guglielmo II.

Segue adesso l’esame dei tre supplementi al n. 18, composti ciascuno da sole quattro paginestampate in bianco-e-nero (in bicromia nero-verde nelle ristampe in volume), usciti durante i giornidi Vittorio Veneto e della vittoria finale dell’Italia. La grafica di testata cambia; rimane il fante ingroppa alla lumaca ma con la scritta “supplemento” al posto della dicitura “giornale settimanaledella 3a armata”.

1° supplemento al n. 18 – 3 novembre 1918

Copertina (pag. 1) – Brunelleschi, unicamente per questo primo supplemento, prende il posto diSacchetti come copertinista: Il fante si apre la strada fra Tedeschi e Austriaci si riferisce all’iniziodella decisiva Battaglia di Vittorio Veneto, quando le truppe dell’Intesa – Italia in testa – danno luogoall’offensiva sul Monte Grappa e sul Piave. Nel periodo intercorso fra l’uscita del n. 18 e quella delsuo primo supplemento cede la Linea Hindenburg a Occidente, l’Impero Ottomano si arrende, nasceuno stato balcanico indipendente dagli Imperi Centrali (embrione della Jugoslavia) e persinol’Ungheria si stacca dall’Austria. Il Piave era stato attraversato il 29 e il 30 ottobre 1918, con lasuccessiva liberazione di Vittorio Veneto e la continua ritirata dell’esercito austriaco; del 31 ottobreè l’impresa di Pola, quando i MAS italiani affondarono nell’omonimo porto istriano la corazzataaustriaca Viribus Unitis; il 1° novembre iniziarono le trattative di pace fra i contendenti a VillaGiusti; l’armistizio fu firmato due giorni dopo (massime cariche von Webenau e Badoglio), quando gliItaliani entrarono a Trento, ma i combattimenti durarono fino al 4 novembre 1918 alle ore 15:00(liberazione di Trieste e ritorno all’Italia delle terre redente); ben noto il proclama di Diaz.

Pag. 2 – Calza Bini (testo in romanesco) e Mazzoni (disegno) firmano Parla Pallotta, con i consigli diun aiutante di battaglia ai suoi commilitoni: cosa fare con le popolazioni italiane liberate (sventolareil Tricolore, prestare i primi soccorsi, donare generi di conforto ai locali… Con La corona austro-ungarica in ribasso Antonio Rubino dimostra in quattro vignette (una per ogni anno di guerra perl’Italia) come la potenza di Carlo I si sia via via ridotta.

Pag. 3 – Simoni (rime) e Mazzoni (disegni) raccontano con Il fante si lavora l’Austria la gioia delsoldato vittorioso, ma anche la sua rabbia, nel vedere com’erano ridotti i prigionieri di guerra e lepopolazioni italiche assoggettate all’Impero. Le mutande dell’Austria è una colonna scritta da Simonicon illustrazione di Rubino: l’Austria, ormai vecchia e avvizzita, si risveglia nel suo letto sconfitta,assistita nella vestizione da Heinrich Lammasch (1853 – 1920), l’ultimo Presidente del Consigliodell’Impero austro-ungarico.

Pag. 4 – La pena del taglione, pagina finale di Rubino, è la vendetta del fante italiano control’omologo austriaco: gli si rinfacciano i furti, i vandalismi e gli stupri – rendendogli pan per focaccia!Si pone l’accento sulla distruzione e sulla requisizione del metallo delle campane (come successe aMonteaperta, a Udine e altrove).

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Rubino: ultima pagina del primosupplemento al n. 18

2° supplemento al n. 18 – 7 novembre 1918

Copertina (pag. 1) – Torna Sacchetti all’illustrazione di apertura con Il fante in ginocchio per laprima volta, perché bacia la terra redenta. L’ovvio riferimento allo sfondamento della linea del Piavee all’ingresso in Trieste è superfluo approfondire. Il 4 novembre l’Italia era uscita dalla guerra, ma laguerra continuava: la seconda battaglia della Sambre fu il momento di svolta sul fronte occidentale.

Pag. 2 – In Vittoria su tutta la linea Rubino mette in bocca al suo caporal C. Piglio le considerazionisu una guerra che è finita ma che al tempo stesso non è finita, finché non si arrenderà la Germania.Con i versi di Simoni e i disegni di Mazzoni ecco poi la Storiella, che narra come un furiere nonriesca a tenere il conto degli innumerevoli prigionieri nemici (furono centinaia di migliaia e furonodeportati in tutta Italia, all’Asinara, a Cosenza, etc.).

Pag. 3 – Viva il soldato! (versi di Simoni e disegni di Brunelleschi) è un altro inno alla vittoria,beffardo nei confronti dell’Austria le cui bandiere sono ormai nel fango. Terribile e rabbiosa laretorica novella L’angelo e il bambino (ancora Simoni e Brunelleschi): una creatura del cielo porta inParadiso l’anima dell’ultimo bambino morto prima della liberazione del Friuli, ma il bimbo vuol dareun ultimo sguardo al teatro della vittoria. Prima viene colpito dal fetore lasciato dai soldati austriaci,poi dal puzzo dei cavalli putrefatti, indi dal lezzo di altra materia in decomposizione. Ma il tanfo chefa scappar via persino l’angelo è quello dello spirito marcio di un soldato ungherese!

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Rubino: ultima pagina delsecondo supplemento deln. 18

Pag. 4 – Antonio Rubino, con il “fumetto” La guerra vista dal fronte interno, ripesca Apollo Mari, lafigura del borghese rimasto in città creata mesi prima. Anche lui ora è contento per i successidell’esercito Italiano: l’attraversamento del Piave e del Tagliamento (fine ottobre), Conegliano (29ottobre), Belluno (1° novembre), Trento (3 novembre) e Trieste (4 novembre). Non gli resta cheaccendere un cero votivo all’immaginetta di San Fante!

3° supplemento al n. 18 – 10 novembre 1918

Copertina (pag. 1) – Sacchetti illustra anche l’apertura dell’ultimo supplemento della “Tradotta”(Dalla sua statua a Trento…), immaginando un Dante di bronzo che stringe la mano al fante italianoliberatore. Si tratta del monumento realizzato dallo scultore fiorentino Cesare Zocchi e inauguratonel 1896, per sottolineare la pacifica convivenza nell’allora Tirolo Italiano di comunità di stirpediversa. Fuori dalle intenzioni delle autorità austriache il monumento divenne però da subito simbolodi irredentismo.

Pag. 2 – Nella Lettera del Caporal C. Piglio alla moglie, Rubino ci parla delle strane sensazioniprovate dai militari al fronte quando, dopo l’armistizio, erano già tre giorni che non sentivano bombeo colpi di artiglieria. Spassosa la colonna “a fumetti” di Mazzoni con versi di Simoni. All’Albergodella Malora giungono uno dopo l’altro, per stringersi in un unico, lurido letto (attrezzato con tantodi pitale sotto al pagliericcio), gli sconfitti della Grande Guerra – nell’ordine in cui si erano sfilati daicombattimenti. Per primo si sdraia “il Coburgo” (ovvero Ferdinando I Zar di Bulgaria), arriva poi “ilTurco” (cioè Maometto V Sultano di Turchia Califfo dell’Islam), il terzo è Carlo I d’Austria e infine ilquarto si presenta sulla soglia della stamberga, ancora in piedi, Guglielmo II di Germania (cheavrebbe firmato la resa l’11 novembre).

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Rubino e Mazzoni: pag. 2del terzo supplemento aln. 18

Pag. 3 – Il discorso sul Kaiser che ancora resiste continua con Lui (versi di Simoni e disegni diRubino), ultimo rappresentante ancora combattente delle nazioni che si opposero all’Intesa. Ilgeneralissimo (testo di Simoni per i disegni del Brunelleschi) riflette invece con arguzia su Carlo Iche nomina comandante delle forze armate austriache – a guerra finita e con un esercitopraticamente annientato – Hermann Kövess von Kövesshaza (1854 – 1924), generale operativonell’area dei Balcani.

Pag. 4 – Chiude la serie dei supplementi un paginone di Sacchetti con l’aquila bicipite degli Asburgoimperatori d’Austria impiccata – con una forca per ognuna delle sue due teste. E’ la pena delcontrappasso, con il patibolo usato per giustiziare gli irredentisti come Cesare Battisti.

Numero 19 – 11 novembre 1918

Copertina (pag. 1) – Dopo quasi un mese dal numero precedente torna la versione completa della“Tradotta”. Con la sua illustrazione (Non solo non mi riconosco più io) Sacchetti sottolinea il fattoclamoroso dell’abdicazione di Guglielmo II, avvenuta il 9 novembre (sulla spinta di rivolte esommosse di matrice socialista/comunista in Germania) e il suo esilio in Belgio. Nasce in quelmomento a Berlino un’incerta Repubblica, prodromo della Repubblica di Weimar del 1919. LaGermania si arrende formalmente due giorni dopo, con l’armistizio di Compiègne.

Pag. 2 – Con la vignetta L’onorata società si scioglie il Sacchetti paragona l’alleanza fra Germania,Austria-Ungheria, Bulgaria e Turchia a un’associazione di stampo mafioso! Guglielmo e Carlo –ormai abdicati e sconfitti – si scambiano i saluti telefonici: L’ultima comunicazione fra i dueImperatori (testo di Simoni e disegni non attribuiti ma forse di Brunelleschi).

Pag. 3 – Uno dei rari momenti di retorica senza umorismo del settimanale “La Tradotta”è ilcomponimento poetico Il Re di Simoni (con disegno di Mazzoni). E’ un’ode un po’ stucchevole, moltoprobabilmente richiesta e dovuta, al sovrano Vittorio Emanuele III di Savoia e al giovanissimoprincipe Umberto, appena quattordicenne. Al Re viene dedicata la Vittoria.

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Rubino: pagina doppia centrale deln. 19

Pagg. 4/5 – Il doppio paginone centrale a colori viene riservato da Antonio Rubino alla Ripercussionedelle batoste in Germania. Con la neonata repubblica, con tutti i socialisti e i comunisti chescalpitano per prendere il potere, con l’idea di indire ibere votazioni a suffragio universale, con tuttii mea culpa che alti si levano dai cuori tedeschi per le vittime da loro procurate nella GrandeGuerra… ormai “Berlino è diventata umanitaria e democratica”! Ecco dunque la gente che piange(con i gas lacrimogeni) alla rievocazione dell’affondamento del Lusitania (colpito da un U20 tedesconel 1915), sventola la bandiera rossa, il Principe Ereditario che (nella sua divisa da Ussaro Testa-di-morto) brinda con il sangue alla Osteria del Popolo, un coccodrillo piange calde lacrime da vendersia 1 marco e 25 al litro…

Pag. 6 – Prosegue Rubino con Il sogno del caporal C. Piglio. Nonostante la dichiarazione di pace èsempre meglio per il fante stare all’erta, come se si fosse ancora in guerra.

Pag. 7 – Il concetto viene ribadito da Simoni (con disegno di Mazzoni) nel testo La resistenzaaustriaca: nonostante l’ordine di ritirarsi qualcuno continua a sparare; ecco il perché del vignettonedi Rubino intitolato L’ultima corvé, nel quale vediamo i fanti italiani, giganteschi e armati diramazze, spazzare via gli ultimi fastidiosi insetti nemici.

Pag. 8 – Brunelleschi chiude il fascicolo celebrando la bellezza delle ragazze alleate di Italia,Francia, America e Inghilterra – ritratte in divisa o nei costumi tradizionali in Viva l’Intesa!

Numero 20 – 30 novembre 1918

Copertina (pag. 1) – Sacchetti utilizza l’illustrazione di apertura del fascicolo (Chi cresce e chi cala)per sottolineare il fatto delle cessioni territoriali dell’Austria all’Italia: oltre alle “terre redente” delFriuli, dell’Istria e così via… finì sotto il tricolore anche l’Alto Adige, zona a maggioranza tedesca. Inquesto periodo Austria e Ungheria (com’era capitato alla Germania) diventano repubbliche; laCecoslovacchia proclama la sua indipendenza; i Tedeschi terminano l’evacuazione dal Belgio e dalLussemburgo. Da notare che questo n. 20, la prima uscita regolare dopo Vittorio Veneto, haun’occasionale e speciale foliazione maggiorata – da 8 pagine a 12 (anche se le quattro in più sonoriservate a illustrazioni “propagandistiche” a tutta pagina).

Pag. 2 – Desolante il “vignettone” sacchettiano di pag. 2 – Soli! – con Carlo I e Guglielmo II sperdutiin una sorta di deserto, senza più cariche né alleati… Parla poi di nuovo il soldato “de Roma” Pallottain L’epoca migliore (tramite Calza Bini) e fa riferimento addirittura al 2015, cent’anni dopo l’entratain guerra dell’Italia a fianco dell’Intesa, quando sembrava che gli Imperi Centrali volesseromangiarsi il mondo. I commilitoni sognano l’era dei Paladini o quella di Noè o quella di Nerone – maPallotta dice che gli anni del presente vittorioso sono i più belli!

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Pag. 3 – No e sì di Simoni (versi) e Sacchetti (disegno), naviga sull’onda della citazione dantesca, percui “l’Italia è detta il bel paese dove suona il Sì” (il verso esatto del XXXIII canto dell’Inferno, nellacelebre invettiva del Divin Poeta contro Pisa, recita “del bel paese la dove ‘l sì suona”); l’espressionedi “bel paese” o Belpaese come antonomasia dell’Italia ebbe subito una grandissima fortuna e fuusata da mille altri autori, a partire dal Petrarca. L’Italia, secondo la tripartizione dantesca delleparlate romanze, è infatti il paese della “lingua del sì” (dall’abbreviazione dell’espressione latina sicest), contrapposto ai paesi della “lingua d’oil” (dal progenitore dell’oui nella parlata della Francia delnord che avrebbe dato origine al francese moderno) e della “lingua d’oc” (dal “sì” della parlataoccitana della Francia del Sud). In questo caso gli Italiani invece di “sì” dicono “no”… all’Austria!

Pag. 4 – Con superbo scherno Simoni (versi) e Sacchetti (disegni) mettono a confronto nella strisciaContro l’Italia i risultati di Conrad e quelli del vittorioso Armando Diaz; da notare come il Capo diStato Maggiore dell’esercito italiano venga citato pochissime volte, e di sfuggita, negli albi della“Tradotta”, così come non vengono quasi mai citate le altre alte cariche militari e politiche d’Italia.Si trattava di una mossa editoriale voluta e ben studiata: il protagonista del settimanale era e dovevarimanere il semplice fante, l’anonimo e vero artefice della Vittoria del 4 novembre, non il nobile. Lapartita a tre sette, immaginata da Simoni, si svolge in un ideale ospizio per vecchi capi di statosconfitti; al tavolo siedono Guglielmo II ex Kaiser di Germania, Ferdinando I ex Zar di Bulgaria eCostantino I ex Re di Grecia (1868 – 1923); quest’ultimo, cognato di Guglielmo II e con evidentisimpatie per gli Imperi Centrali, mantenne Atene neutrale, ma su pressione francese e inglese fucostretto all’abdicazione e all’esilio con il primogenito, facendo salire al trono il figlio secondogenito;fu dunque Alessandro I a portare la Grecia in guerra a fianco dell’Intesa nel 1917.

Pag. 5 – Il mare nostro di Brunelleschi è la prima illustrazione “riempitiva” a tutta pagina delventesimo fascicolo: armata di spada l’Italia finalmente si ricongiunge a nord con l’Adriatico

Pagg. 6/7 – Dopo la grande vittoria italiana è il paginone doppio centrale a colori di Rubino. Il tema èquello dei rastrellamenti e delle retate di truppe austriache sbandate ma ancora presenti sui territoririconquistati. I reparti di fanteria e di cavalleria del Regio Esercito le trattano come fossero branchidi tonni, merluzzi, carpe e trote da pescare (un militare, al posto della baionetta, ha innestato sulMoschetto 91 una fiocina a tridente)!

Pag. 8 – Strepitoso fumetto di Rubino (con versi di Simoni) dal grande impatto grafico. Cecco Beppe,defunto tiranno – partendo appunto da Francesco Giuseppe – fa vedere come inutili siano stati itentativi dell’Austria di “germanizzare” l’Istria: l’anima italiana ribolle indomita sotto la facciatatedesca, fin quando la penisola viene finalmente liberata con Vittorio Veneto. Per renderegraficamente l’idea Rubino immagina un’Istria ridipinta dagli austriaci con i colori della bandieragialla e nera degli Asburgo; ma la vernice periodicamente si scrosta lasciando trasparire il Tricoloresottostante, che torna a risplendere fulgido – con tanto di stemma sabaudo – il 4 novembre 1918.

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Rubino: pag. 8 del n. 20

Pag. 9 – Con Le lettere del soldato Baldoria (testi di Fraccaroli e disegni di Mazzoni) gli autoririassumono gli ultimi splendidi mesi vittoriosi: il Monte Grappa, il Piave, il Livenza, il Tagliamento,l’Isonzo, Trieste…

Pagg. 10/11 – Due illustrazioni a tutta pagina abbinate e “riempitive” (sono la 2a e la 3a inserite in piùsul n. 20, di tono propagandistico) realizzate dal Sacchetti: L’austriacaccio diceva che l’Istria erasua… ecco invece di chi è! Una donna istriana, personificazione dell’intera penisola, vienestrattonata da un volgare soldato austriaco, al quale si ribella, per infine abbracciare un fanteitaliano.

Pag. 12 – Un’ultima grande illustrazione “riempitiva” e propagandistica chiude il giornale: Leragazze di Trieste. Raffinato omaggio di Brunelleschi alle giovani bellezze triestine finalmentetornate in seno all’Italia. Sullo sfondo la cattedrale di San Giusto.

Numero 21 – 15 dicembre 1918

Copertina (pag. 1) – Tristissima illustrazione di apertura del Sacchetti con il fante che, Nelle terreliberate, abbraccia un gruppetto di bambini ridotti a scheletri (a causa della penuria di rifornimentisu tutto il territorio austro-ungarico ) e vestiti di stracci, sullo sfondo di catapecchie. In questoperiodo nasce la Jugoslavia e le truppe dell’Intesa occupano la Renania; l’ultimo militare tedesco siarrende il 9 dicembre in Nuova Guinea (il tenente Hermann Detzner, soldato, esploratore, etnologo escrittore).

Pag. 2 – Sacchetti rievoca nel suo vignettone il terrore delle forche austriache, ora vuote, e del loromanovratore, il boia di stato Josef Lang (1855 – 1925), carnefice di Cesare Battisti. Con Giammai! ilbravo Simoni rinfaccia a Carlo I il suo proposito di tenersi per sempre Trieste.

Pag. 3 – Solitamente “La Tradotta”, foglio destinato a giovani fanti scavezzacollo, canta la bellezzadelle giovani fanciulle… ma Le nostre donne di Simoni (poesia illustrata da Brunelleschi) si rivolgeall’universo femminile di ogni età e soprattutto alle madri in ansia per i figli al fronte.

Pagg. 4/5 – Uno dei più riusciti paginoni doppi centrali a colori del nostro Antonio Rubino (su rimedi Simoni, il poeta ufficiale del settimanale della 3a armata). Si tratta di Bello è l’amore. L’inizio èdavvero “da adulti” (relativamente al 1918!): una bambino non ancora nato sceglie di nascere inItalia, il miglior Paese del Mondo; nella seconda vignetta i riferimenti sessuali e alla procreazionesono più che evidenti, con pesci dalla lunga coda (gli spermatozoi), margherite (l’ovulo) e gigli (igenitali femminili). Estremamente significativa (pensando soprattutto agli anni Venti) la settimavignetta, che sembra quasi un manifesto politico per un “socialismo nazionale” fondato con ilcontributo dei reduci: il fante in grigioverde – illuminato da un “sol dell’avvenire” che sovrastafabbriche, gru, incudini, mazze e ingranaggi – regge un martello nella mano destra e una spiga digrano nella mano sinistra…

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Rubino: doppia pagina centrale deln. 21

Pag. 6 – Con Il fante ubiquitario e campionario (testi e disegni di Rubino) il rustico caporal C. Pigliospiega al ragazzo del ’99 – grazie a un’infinità di termini gergali militareschi – come comportarsinelle terre appena redente, dove occorre essere dappertutto contemporaneamente e farsi in quattroper le popolazioni locali. Abbiamo mandato via il Kaiser! (autori non attribuiti, ma probabilmenteSimoni e Brunelleschi) allude all’esilio di Guglielmo II e alla nascita della Repubblica a Berlino il 9novembre 1918, il cui primo Cancelliere fu Friedrich Ebert (1871 – 1925).

Pag. 7 – Termina Abbiamo mandato via il Kaiser! e appare Il buon fante di Rubino con versi diSimoni. Agiografico nei confronti del militare di stanza nelle terre redente che cede via via tuttoquello che ha alle povere popolazioni un tempo sottomesse: la pipa, la cinquina (ovvero la paga delsoldato, che veniva assegnata ogni cinque giorni), il rancio e la gavetta, il telo per la tenda, ilmantello, il tascapane, la borraccia, l’elmetto, la vanga per scavare le trincee… Cede tutto eccetto ilfedele Moschetto 91 e la giberna con le munizioni!

Pag. 8 – Terminata la Grande Guerra i soldati iniziano a tornare a casa e vengono contesi da tutti: lemamme, i padri, le fidanzate, le ragazze da maritare, le zitelle, gli animali domestici, le mogli, i figli,gli amici, il parentado tutto! Sono Le nuove fatiche del fante (versi di Simoni e disegno di Mazzoni)nell’illustrazione a tutta pagina di chiusura.

Numero 22 – 1° gennaio 1919

Copertina (pag. 1) – Nel Friuli e nell’Istria liberate, durante le festività natalizie, il fante italiane è accolto con tutti gli onori nelle umili case: Il caro ospite delle sere invernali delle terre redente diSacchetti.

Pag. 2 – Natale in Olanda è il truculento vignettone del Sacchetti: Gesù Bambino appare a GuglielmoII e ai suoi alleati con le mani mozze (il riferimento è ai casi di civili mutilati durante il primo periodobellico). Nella storiella morale di Simoni intitolata I ladri di Pisa vediamo l’Ungheria, l’Austria, laGermania e il Tirolo bussare tutti alle porte dell’Italia per chiedere perdono; gli sconfitti sirinfacciano però a vicenda le devastazioni del Veneto e l’Italia mette tutti alla porta. Il titolo fariferimento a un desueto proverbio toscano, “fare come i ladri di Pisa”, che andavano a rubareinsieme di notte nelle case e nelle botteghe e poi litigavano di giorno in Piazza dei Miracoli perspartirsi il malloppo, attirando così l’attenzione della gente e facendosi arrestare.

Pag. 3 – Le classi vecchie se ne vanno (versi di Simoni e illustrazione di Mazzoni) è una lodeall’Invitta Terza Armata e al suo comandante, il Duca d’Aosta Emanuele Filiberto; è una lode allatradotta, il treno che portava i fanti al fronte e che aveva dato il nome al giornale; ora il treno riportai fanti a casa, nelle loro regioni d’origine, a riprendere il lavoro da civili. Nell’angolo in basso asinistra del suo disegno anche Mazzoni (come aveva fatto Rubino sul n. 21) ammicca a un

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“socialismo nazionale” riunendo gli strumenti del contadino (la falce e la vanga) con quellidell’operaio (il martello e l’incudine).

Pagg. 4/5 – Il Calendario per l’anno 1919 è l’occasione per Antonio Rubino di rappresentare leQuattro Stagioni viste dal fante in due versioni: in combattimento al fronte e durante il progressivoritorno alla vita civile. L’inverno a casa significa stare al caldo davanti al camino, gustandosi ilpranzo natalizio con la famiglia; al fronte significava rimanere in piedi a far la guardia sotto latormenta. La primavera a casa è la stagione dell’amore; al fronte era il momento di ricacciare ilnemico oltre il Piave (giugno 1918). Nei campi natii in estate viene falciato il grano; al fronte sidoveva indossare la fastidiosa maschera antigas anche sotto al Solleone! In Autunno al paese propriosi vendemmia il vino, mentre al fronte veniva vendemmiato… il nemico.

Rubino: pagina doppia centrale deln. 22

Pag. 6 – Finalmente arriva Il congedo del Caporale Trincerini, nuovo personaggio di Simoni eMazzoni! Ma le fatiche sono appena iniziate: tutti lo fermano, lo strattonano, se lo trascinano dietroper farsi raccontare le avventure degli anni al fronte. Mazzoni usa per i suoi disegni i “fumetti” verie propri, anche se il povero soldato conteso dai civili riesce solo a dire…. BUUUMMM!

Pag. 7 – Simoni (testi) e Brunelleschi (disegni) raccontano a modo loro La fioritura delle bandiereitaliane nelle terre redente. Tricolori creati sul momento, accostando teli e arredamenti di svariataprovenienza. Oppure riunendo in un insolito terzetto un signor Bianchi, un signor Rossi e un busto diVerdi! Prima e… ora di Mazzoni spiega come i fanti, che avevano cacciato via gli austro-ungarici conil canto delle mitragliatrici, provvedevano adesso a disinfettare il lezzo lasciato nel nemico con le piùsvariate sostanze: il lysoform (con una composizione diversa dal moderno marchio di disinfettante)era una combinazione di lysol (un disinfettante inventato in Germania nel 1899 per combattere ilcolera, contenente acido fenico) e formaldeide (un potente battericida usato anche per leimbalsamazioni); anche la creolina era un potente disinfettante battericida (compostooriginariamente da soda caustica, catrame, sapone e acqua, e arricchito successivamente con acidofenico). La calce viva, ovvero l’ossido di calcio, associata ad acqua genera calore e ha un forte potereustionante, corrosivo e disinfettante (veniva usata nelle stalle).

Pag. 8 – Suggestivo disegno finale a tutta pagina del Brunelleschi: Il 1919 al 1918. L’anno nuovo,raffigurato come un piccolo bambino nudo, trattiene il vecchio 1918, supplicandolo di nonandarsene, perché ormai è“immortale”. E’ infatti l’anno della Vittoria.

Numero 23 – 1° febbraio 1919

Copertina (pag. 1) – L’italianità di Fiume: Sacchetti apre il fascicolo con un Tricolore piantato con“robuste radici” sulla terra fiumana. Una questione annosa, ancora oggi per certi versi irrisolta,essendo Fiume parte della Croazia con artificioso nome straniero. Il Trattato di Londra del 1915, pur

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prevedendo in caso di vittoria dell’Intesa il ritorno all’Italia delle “terre irredente” di Trento eTrieste, lasciava fuori Fiume (come “enclave” ungherese) e parte della Dalmazia. Ma la maggioranzadegli abitanti di Fiume era di lingua, cultura e sentimenti italiani, tanto che il 30 ottobre 1918Antonio Grossich, presidente del Consiglio Nazionale Italiano, aveva proclamato autonomamentel’annessione della città al Regno d’Italia; a metà novembre gli Arditi avevano ammainato sul Palazzodel Governo la bandiera croata, che era stata issata circa un mese prima, alzando il Tricolore; il 20novembre si era costituito a Fiume un governo dell’Intesa, con il Corpo di Occupazione Interalleatoguidato dal generale italiano Grazioli; il Regno di Jugoslavia di Alessandro I (proclamato il 1°dicembre del 1918) rivendicava però Fiume come parte del proprio dominio. Circa un anno prima,l’8 gennaio 1918, il Presidente americano Wilson, parlando al Senato degli Stati Uniti, avevapronunciato un discorso basato su 14 punti: in esso si introdusse per la prima volta il concetto percui le nuove frontiere statali che sarebbero nate in seguito alla fine della Grande Guerra (conl’auspicata vittoria dell’Intesa), avrebbero dovuto riconoscere le identità nazionali; il nono puntoparlava in termini estremamente generici dei confini d’Italia, ma Wilson non considerava dinazionalità italiana Fiume (e parte della Dalmazia): ecco dunque che il Patto di Londra del 1915, perquanto atteneva le rivendicazioni di Roma, fu solo in parte rispettato. In realtà dietro gli sbandieratiideali – di democrazia, pace, unità dei popoli e abolizioni doganali – evocati nei 14 punti sinascondeva un abile progetto geopolitico: la nascita di stati meno forti – e “spezzettati” secondomille lingue, usi e costumi – nella vecchia Europa avrebbe garantito una duratura supremaziaglobale economico/militare agli USA, come di fatto sarebbe avvenuto… Il 14 gennaio 1919, GabrieleD’Annunzio (il poeta-eroe di Buccari e di Vienna che nei mesi e negli anni successivi saràprotagonista dell’Impresa legionaria di Fiume e della Reggenza del Carnaro, argomento affascinanteed epocale, ma che per forza di cosa rimane fuori da questa nostra piccola trattazione, visto che “LaTradotta” cesserà di uscire il 1° luglio 1919) pubblica sulla “Gazzetta di Venezia” la Lettera aiDalmati (che sarà ripresa il giorno successivo da numerosi quotidiani nazionali) nella quale siafferma che all’Italia deve andare tutta la Dalmazia, inclusa Fiume e il suo territorio. Si apre così laquestione della Vittoria Mutilata. Fra gli altri avvenimenti importanti – diretta conseguenza dellafine del conflitto – si registra soprattutto in questo periodo la Rivolta Spartachista a Berlino contro ilnuovo governo della neonata Repubblica di Weimar; il movimento di ispirazionesocialista/comunista/bolscevica – guidato fra gli altri da Rosa Luxemburg – fu schiacciato dal poterecentrale con l’aiuto essenziale dei Freikorps, i Corpi Franchi che si erano costituiti ufficialmente neldicembre 1918 arruolando fra le proprie fila i reduci della Grande Guerra; molti esponenti deiFreikorps (seppur non la totalità) avrebbero avuto pochi anni dopo un grande ruolo nella nascita delNazionalsocialismo.

Sacchetti: copertina del n.23

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Pag. 2 – Anche la vignetta di Sacchetti (Per l’Italia compiuta porta di ferro, e ben vigilata), con ilfante a guardia delle nuove frontiere blindate, ritorna sulla questione dei confini, questione che saràl’indiscussa protagonista degli ultimi numeri della “Tradotta”. I fiumi di Simoni è una sorta diappello ai quei corsi d’acqua che furono testimoni delle più celebri battaglie combattute dagliItaliani, soprattutto nel 1918: l’Adige, il Brenta, il Tagliamento, l’Isonzo, il Piave, il Timavo…dialogano fra loro ricordando le eroiche imprese.

Pag. 3 – I salutisti integralisti odierni inorridirebbero leggendo l’originalissimo componimentopoetico Il tabacco di Simoni (illustrato da Mazzoni)! E’ una sentita ode all’unico piccolo lusso e vizioche il fante poteva permettersi al fronte, quello del fumo – fosse del Toscano, della pipa piena diVirginia o della sigaretta. “Serbava, chi t’avea fumato ingordo, il puzzo tuo, non certo il tuo ricordo. /Ma il soldato t’amò: tu non gli fosti / il superfluo, ma un avido bisogno: / nelle lunghe vigilie agliavamposti, / nelle cupe trincee fosti il suo sogno, / e nelle brevi soste del bivacco / fosti il suo amore,o ruvido tabacco”.

Pagg. 4/5 – Vera e propria tavola panoramica a fumetti (con tanto di “nuvolette” standard!) ilpaginone doppio centrale a colori La famiglia del congedato di Mazzoni. Il fante è tornato alla vitacivile ma ha organizzato la sua vecchia cascina rurale come fosse una caserma, inquadrando tutti ifamigliari!

Mazzoni: pagina doppia centrale deln. 23

Pag. 6 – Le lettere del soldato Baldoria a Teresina (testi di Fraccaroli – che in questi giorni è anchecorrispondente per altre testate – e disegni di Mazzoni) arrivano ora da Trieste: si parla dei 14 puntidi Wilson e dei confini contesi…

Pag. 7 – Antonio Rubino mette in bocca al suo caporal C. Piglio 4 parole in croce. Il soldato ricordal’impegno al fronte e pregusta il ritorno alla vita civile, ma per ultima cosa porta all’attenzione ditutti un macigno, un enorme blocco di marmo come quelli cavati a Carrara. Sul blocco c’è scritta apennello la parola “vittoria”. Da quel blocco – dice C. Piglio – dovrà venir fuori una bella statua, bendefinita (e non certo – sembra suggerire – mutilata).

Pag. 8 – La toilette dei colpevoli è la spassosissima tavola finale disegnata da Rubino su versi diSimoni. Alla vigilia della Conferenza di Pace (che si sarebbe aperta a Parigi il 18 gennaio 1919) lealte cariche dei Paesi usciti sconfitti dalla Prima Guerra Mondiale si ripuliscono dalle lordure etentano di rifarsi una verginità: il Principe Ereditario di Germania, nonostante Verdun, ha messo leali d’angioletto e regge un candido giglio; Guglielmo II tenta di lavar via tutto il sangue che gli coprele mani; Ludendorff, il vincitore di Caporetto, si fa ritingere tutto di bianco immacolato, anche luicon mano gigliata; Hindenburg si fa invece levare di dosso tutti i chiodi (che i Tedeschi mettevanosul vecchio elmetto); l’ammiraglio Alfred Von Tirpitz (il capo della Marina Militare tedesca fino al

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1916 che inaugurò la strategia della guerra oceanica con gli U-Boot) è costretto a rimangiarsi i suoisommergibili; Ferdinando I di Bulgaria si fa amputare il grosso naso da bugiardo dalla Turchia;Conrad rade via tutto il pelo che ha sul cuore; Carlo I, anche lui con le mani lorde di sangue, chiedeil sapone, ma non ce n’è più perchéè stato tutto usato per far scorrere meglio le corde delle sueforche!

Rubino: ultima pagina del n.23

Numero 24 – 15 aprile 1914

Copertina (pag. 1) – All’avvicinarsi della cessazione delle pubblicazioni (in quanto stava per finire ilsuo compito di intrattenimento e sollazzo per il soldato al fronte) “La Tradotta” dirada sempre più laperiodicità delle uscite. Nella seconda parte del 1918 era passata da settimanale a quindicinale, einfine a mensile; adesso, fra il n. 23 e il n. 24, il penultimo della serie, intercorrono ben due mesi emezzo! La copertina del Sacchetti (Il soldato italiano al croato!) è dedicata alle rivendicazioni croate(contro le popolazioni di lingua non italiana nella Venezia Giulia). Sotto il profilo storico siamo nelvivo della Conferenza di Pace, che si era aperta a Parigi il 18 gennaio e che sarebbe andata avanti –con andamento sincopato – fino al gennaio del 1920. L’Italia non riesce a far valere fino in fondo leproprie ragioni, soprattutto per quanto riguarda le questioni fiumana e dalmata.

Pag. 2 – Clima di smobilitazione per il consueto “vignettone” di commento politico del Sacchetti:Prima di tornare a casa… il fante si deve assicurare che l’Austria – morta e sepolta – non si rialzi maipiù! Storia di una vacca del Simoni è invece una riflessione – molto nascosta sulle righe – sulcomunismo, che pare applicare alla rovescia la massima di buon senso “meglio un uovo oggi che unagallina domani”.

Pag. 3 – Croce Rossa è una lunga poesia di Simoni (con illustrazioni insolitamente “realistiche” diRubino, che per un attimo abbandona il suo usato “pupazzettismo”), concepita come tributo alleCrocerossine che tanto aiutarono al fronte, e in particolar modo alla Duchessa d’Aosta: il riferimentoè a Elena d’Orléans (1871 – 1951), moglie del Duca Invitto Emanuele Filiberto, che durante la PrimaGuerra Mondiale fu Ispettrice Generale delle Infermerie Volontarie della Croce Rossa Italiana; laCRI fu fondata a Milano nel 1864, un anno dopo la creazione della Croce Rossa Internazionale aGinevra.

Pagg. 4/5 – Si fanno sentire i primi, parziali effetti della Conferenza di Pace di Parigi, con Gli Italiania Vienna di Rubino: nel doppio paginone centrale a colori vediamo che l’Italia (nell’ambito della

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Missione Militare) comincia a riprendersi in denaro e in merce (soprattutto opere d’arte) il maltoltodegli anni di conflitto. Viene addirittura riportato al di sotto delle Alpi un “quadro rubato nel 1866”…ai tempi della Terza Guerra d’Indipendenza!

Pag. 6 – Con Calcinatura e cucinatura il Caporale C. Piglio di Rubino è tornato alla vita civile… manon riesce ancora ad adattarsi al 100%: quella che più gli manca, rispetto al fronte, è la disciplina!E’ tutto “abbacchiato” e per tirarsi su occorre ingessarlo con un bel po’ di “calcina” fatta di “calcaredel Carso, sabbia del basso Piave e calcestruzzo del Grappa”…

Pag. 7 – Le lettere del soldato Baldoria (testo di Fraccaroli e disegni di Mazzoni) non arrivano più dalfronte o dalle terre redente ma addirittura da… Vienna! Baldoria è infatti ora addetto militare allaMissione Italiana, all’Ambasciata, sita nel 1910 in Palazzo Metternich sul Ring, rimasta chiusadurante gli anni del conflitto. E per la prima volta si ammette sulla “Tradotta” che la capitaleaustriaca “è una città bella e architettonica”.

Pag. 8 – Antonio Rubino chiude il numero con una simpatica tavola a colori dedicata al Ricuperomateriale bellico. Il paletto da reticolato di filo spinato (del tipo “a coda di porco”, alcuni dei qualisono ancora visibili nelle zone alpine, e che, nella sua versione più corta, una volta avvitato nelterreno, serviva a ostacolare le cariche della fanteria nemica) diventa un palo da vigna; il cavallo di Frisia (dal nome della città olandese dove fu utilizzato per la prima volta nel XVI secolo) si trasformain cavalletto per le botti di vino; i proiettili inesplosi in ghisa per i cannoni italiani da 120 mmdiventano paracarri; la maschera antigas inglese si ricicla in maschera da carnevale; i petardi con la“gonnella” Excelsior-Thévenot P2 diventano le Ballerine di un teatro dei burattini, mentre le bombea frammentazione SIPE vengono riempite di confetti per Pasqua; i nastri da mitragliatrice sitrasformano in accessori di moda femminile; con i sacchi di sabbia delle trincee si costruisconoalloggi popolari; le bombarde 58b (per i cannoni a tiro parabolico) diventano mandolini mentre lelanciarazzo Very 1900 sparano fuochi d’artificio; il filo spinato, infine, serve a proteggere le aiuole!

Rubino: ultima pagina del n.24

Numero 25 – 1° luglio 1919

Copertina (pag. 1) – L’ultimo numero della “Tradotta” esce due mesi e mezzo dopo il precedente,cinque mesi dopo in n. 23 e 16 mesi dopo il primo numero del 23 marzo 1918. Ormai la guerra èdavvero finita: occorre costruire una pace giusta e il “Giornale settimanale della 3a Armata” hacessato ormai il suo compito di sostegno morale al combattente! Il fante a Wilson di Sacchetti

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riassume in un’unica illustrazione tutti i dubbi italiani sui 14 punti e sulla Conferenza di Pace diParigi che non stava rispettando il Patto di Londra del 1915 e non voleva riconoscere – proprio supressione americana – l’italianità di Fiume e della Dalmazia. Ad aprile Vittorio Emanuele Orlandoaveva chiesto di rispettare gli antichi “confini naturali” d’Italia del Monte Nevoso, compreso Fiume;il 24 aprile 1919, dopo che Wilson aveva ribadito che Fiume doveva andare alla Jugoslavia, l’Italiaabbandona il tavolo di pace a Parigi; D’Annunzio comincia a preparare l’impresa fiumana con marcee bandi di arruolamento legionario; il 7 maggio l’Italia torna a Parigi per discutere le questioniirrisolte di Fiume e della Dalmazia; a fine maggio iniziano a Fiume pesanti disordini fra Italiani eFrancesi, quando un gruppo di soldati d’Oltralpe (della forza interalleata) aveva strappato dal pettodi donne fiumane la coccarda tricolore con scritto “Italia o morte”. Questa azione arrogante segnal’inizio del precipitare degli eventi che porteranno nei 18 mesi successivi al Giuramento di Ronchi,all’Impresa di Fiume, alla Reggenza del Carnaro e al ritorno definitivo della città all’Italia (settembre1919 – dicembre 1920). Il Trattato di Versailles firmato il 20 giugno 1919 risulta estremamentepunitivo per la Germania: ingenti perdite territoriali ed enormi risarcimenti da pagare agli stativittoriosi (l’ultima tranche dei debiti della Prima Guerra Mondiale, di 70 milioni di euro, fu versatadalla Germania nel 2010!). La Repubblica di Weimar entrò così in una spirale di stagnazione,carestia e super-inflazione dalla quali uscì solo con il Nazionalsocialismo.

Sacchetti: copertina deln. 25, l’ultimo dellacollana

Pag. 2 – Ultimo vignettone di seconda pagina del Sacchetti, Il Croato, dedicato agli alleati degliAustro-ungarici e alle loro mazze ferrate con le quali finivano i feriti. A Parigi (alla Conferenza diPace) il Croato rimane la belva che era nonostante indossi il frac. Più sotto, a firma della Redazione(testo di Calza Bini), Un caldo appello in favore di un povero giovincello chiamato “Diritto diautodecisione” (quello che oggi chiameremmo “diritto all’autodeterminazione dei popoli”); nato aFiume secondo i 14 punti di Wilson il ragazzo è in pericolo di vita a Parigi per colpa di Wilson stesso!

Pag. 3 – Lettera bolscevica (versi di Simoni per i disegni di Mazzoni) è un gustoso pezzo di satirapolitica antisovietica dove si vede che l’aspirante bolscevico, sogna di diventar tale più che altro perarraffare il più possibile e poi ritirarsi a comoda vita borghese! Numerosi i riferimenti alla GuerraCivile Russa, che si combatté dal 1918 ai primi anni ’20 tra i rivoluzionari “rossi” e icontrorivoluzionari “bianchi” (appoggiati anche dalle potenze che furono dell’Intesa).

Pagg. 4/5 – Anche il paginone doppio di Antonio Rubino – ultimo della serie e strabiliante –è dedicatoalla Rivoluzione d’Ottobre: La Russia Bolscevica vista a volo d’uccello. All’interno del Cremlino pochiagiati alti dirigenti del Soviet vivono alle spalle della popolazione ridotta alla fame (la situazionedurava fin dalla firma del Trattato di Brest-Litovsk); le scuole e le fabbriche sono chiuse; l’unico

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genere alimentare in circolazione è la vodka con la quale si ubriacano le Guardie Rosse; le malattie ela carestia imperversano nell’ex-granaio d’Europa; il terrore politico regna ovunque; la famiglia èabolita; ricchi e poveri sono finalmente uguali… nella miseria più nera! La verve satirica di Rubino èidentica a quella che abbiamo visto proprio qui su EreticaMente quando ci siamo occupati di Hergé edella sua storia “Tintin nel Paese dei Sovieti”.

Rubino: doppia paginacentrale del n. 25

Pag. 6 – Nere raccapriccianti atrocità compiute dagli Italiani nella Venezia Giulia (testo e disegnidell’irredentista Riccardo Gigante, la cui firma mancava da molti numeri) si prende beffe dellelamentele (anche a mezzo stampa sui quotidiani di Zagabria) delle popolazioni slave contro gliItaliani nelle terre redente.

Pag. 7 – Ultimo appuntamento con il personaggio di soldato istruttore dei ragazzi del ’99 creato daAntonio Rubino: Il testamento oleografo del caporal C. Piglio. La lista dei lasciti in caso di morte(prevista non prima degli anni ’80) è lunga: Wilson eredita un fazzoletto col nodo per ricordarsi cheil 4 novembre l’Italia era fra le potenze vincitrici.

Mazzoni: paginafinale del n. 25e dell’interaserie della“Tradotta”

Pag. 8 – La saga della “Tradotta” chiude definitivamente con una straordinaria illustrazione a tuttapagina realizzata dal Mazzoni (con tanto di “fumetti” regolamentari): Gli artiglieri sono sempre ingamba. Protagonista, una volta tanto, non è la fanteria, ma l’artiglieria e i suoi cannoni!

(fine)

Francesco G. Manetti