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INSEGNARE LA STORIA CON L’ECONOMIA INSEGNARE LA STORIA CON L’ECONOMIA Un contributo alla didattica della storia

Insegnare la storia con l'economia

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Un case study: Diocleziano

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I N S E G N A R E L A S T O R I A C O N L ’ E C O N O M I A

INSEGNARE LA STORIA CON L’ECONOMIA

Un contributo alla didattica della storia

Un caso di studio di storia

antica :

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Diocleziano

Sommario

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Un caso di studio di storia antica: Diocleziano

1. Introduzione p.3

2. La mappa p.6

3. Il problema didattico p.7

4. Dalle riforme alle conseguenze: i tools economici p.9

5. La trasferibilità dei tools ad altri contesti p.146. Una questione di metodo p.15

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1. Introduzione

Diocleziano, insieme a Costantino, è l’ultimo tra i grandi imperatori di Roma. Il suo impero (284-305 d.C.) si colloca

dopo il cinquantennio definito di “anarchia militare”, un gravissimo periodo di crisi politica, militare ed economica. Raggiunto il massimo potere, egli procede ad una rifondazione generale dello stato romano su nuove basi, ed attua una serie di riforme che dovrebbero restituire stabilità e prosperità all’impero.

Per questi motivi, nella prassi didattica l’attenzione è principalmente concentrata sulle riforme politiche e amministrative (la tetrarchia, la suddivisione dell’impero in diocesi), sull’Editto dei prezzi e sulla persecuzione ai Cristiani, considerati fattore di instabilità per l’impero.

E' più raro incontrare un approccio diverso, che presenti il problema economico come determinante per

comprendere il divenire storico, e che da quel problema parta per spiegare l'intero operato di Diocleziano.

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Eppure, come avremo modo di mostrare, il fallimento della sua politica economica, monetaria e fiscale è uno tra i principali fattori di declino dell'Impero, se non , in assoluto, il principale.

Questa metodologia didattica tradizionale è imputabile principalmente a due ordini di motivi: anzitutto all’impostazione della stragrande maggioranza dei libri di testo, e in secondo luogo alla formazione prettamente umanistica dei docenti di storia.

La tesi di fondo che presentiamo è invece che le ragioni storiche del fallimento della politica dioclezianea devono essere comprese – e dunque trasferite al discente- nella loro dinamica economica, e tutto ciò non può essere fatto senza uno "sguardo" economico, tecnico, di cui normalmente la pratica didattica non tiene conto.

Quello di Diocleziano, pur eclatante, sembrerebbe un caso isolato, nel quale lo "sguardo" economico risulta particolarmente efficace. Tuttavia, isolato non è: mediante un percorso articolato in “case studies” che vanno dalla storia antica al mondo

contemporaneo, intendiamo mostrare che la comprensione, e di conseguenza la didattica della storia, necessitano della definizione di "tools" economici di cui, solitamente, i professionisti della didattica storica, per

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formazione, attitudine, consuetudine (ma talora anche pregiudizio) sono sprovvisti.

Più in generale, gli scopi del presente lavoro sono perciò :

1) Mostrare come il "taglio", la prospettiva economica sia determinante per capire il problema "storico" di Diocleziano, e a maggior ragione per trasferirlo agli studenti .

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2) Mostrare come questa prospettiva riguardi alcuni temi dell'economia politica, finanziaria, aziendale e macroeconomici in generale che andremo ad approfondire e ad applicare nel caso storico prescelto.

3) Fornire gradualmente ai docenti una dotazione di strumenti economici, ossia i necessari “skills” ( abilità applicative) da riutilizzare e trasferire ad altri contesti storici.

4) Realizzare tali approfondimenti tramite un percorso articolato in "Case Studies" (di cui Diocleziano è un primo esempio) . 5) Offrire un contributo alla definizione degli obiettivi didattici dei docenti da modulare nelle rispettive classi di insegnamento, anche alla luce dei nuovi “curricula” previsti dalla riforma

della Scuola Secondaria .

Gli Autori

Marcello Bettoni Marialetizia Mangiavini

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2. La mappa

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3. Il problema didattico

Diocleziano aveva ereditato dai suoi predecessori una situazione economica molto grave, caratterizzata da un dissestato bilancio statale e da una spirale crescente dei prezzi.Tale situazione aveva radici lontane, ad esempio nella politica monetaria degli imperatori del III secolo d.C.

Le ragioni di questa politica monetaria risiedevano :

1)  nella necessità di finanziare le crescenti spese amministrative e militari dell' Impero, che stava diventando sempre più grande e difficile sia da governare che da difendere;

2)  nella corruzione di molti imperatori ed usurpatori romani, che avevano bisogno di denaro fresco per corrompere generali e  funzionari e per comperarsi l’acquiescenza dei popoli stanziati lungo i confini.

Tra i modi che gli imperatori di III secolo avevano scelto per rimpinguare le casse dello Stato, vi erano :

1) L’aumento del conio di stato, cioè la quantità di moneta emessa dal governo centrale;

2) L’aumento del valore nominale della moneta (senza un pari aumento del valore intrinseco);

3) La riduzione del titolo di metallo prezioso, cioè della percentuale di oro e argento contenuti nella moneta.

Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, questi provvedimenti avevano generato una aumento dei prezzi, cioè inflazione. Fatto raro, quest'ultimo, nell'impero romano, che sino a quel momento era stato caratterizzato da una sostanziale stabilità .

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Diocleziano vara una serie di riforme( Decreti sulla valuta, Editto di Afrodisiade, Editto dei prezzi, Riforma amministrativa, Riforma fiscale) che intendono dare una risposta finanziaria ai bisogni dell'impero.

Ma i rimedi che adotta (cioè i suoi provvedimenti monetari, economici, fiscali) si rivelano peggiori del male che vogliono curare.

Aumentano l'inflazione, dissestano ulteriormente le casse dello Stato, strangolano la produzione e pongono le premesse per il lento declino di Roma.

Generalmente, nella prassi didattica, ci si ferma qui.

S i esaminano i contenuti delle riforme dioclezianee,

se ne descrivono le conseguenze (il loro

fallimento) seguendo per

lo più questo schema :

ProvvediProvvedime Contenuto Conseguenze

Decreti sulla valuta

Nuove parità tra le monete

Scomparsa moneta "buona"

Editto di Afrodisiade

Settembre 301d.C.

Raddoppio del valore nominale

Inflazione

Editto dei Prezzi

Novembre/ dicembre 301d.C.

Tetto massimo ai prezzi

mercato nero, regressione al baratto, inflazione

Riforma amministrativa/militare

Tetrarchia ed esercito

Aumento del fabbisogno di bilancio

Riforma fiscale

Nuovo sistema di tassazione,basato sullo iugum=caput

depressione economica, inflazione, ingessamento economia

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4. Dalle riforme alle conseguenze : i tools economici

Bene, e' proprio a questo passaggio- dal provvedimento alle sue conseguenze -che vogliamo dedicare la nostra attenzione.

E' questo, ci sembra, il punto cruciale per la comprensione storica della politica di Diocleziano,  quello sul quale si concentrano in genere anche le domande e le curiosità degli studenti. Punto invece che il docente, per prassi didattica e per formazione professionale, di solito trascura.

Dal provvedimento alle conseguenze, dicevamo .

Che questo punto sia il nodo problematico e decisivo, lo testimoniano le domande degli studenti più attenti, che non si accontentano di una ricostruzione dei fatti, ma vogliono andare a fondo. Eccone alcune.

Per quale motivo quei tre modi di autofinanziamento dello stato che gli imperatori del III secolo prima, e Diocleziano poi, attuarono, generano inflazione? E questa è una situazione che si è

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verificata quella volta e basta, oppure è una regolarità, cioè accade ogni volta che si fanno scelte di quel tipo(ovvero, una legge dell’economia)? Cos'è, come si  misura l'inflazione?

E come si spiega che con i Decreti sulla valuta, i quali stabilivano una nuova parità tra le monete, sia scomparsa la moneta cosiddetta " buona"?

E perchè mai con il raddoppio del valore nominale della moneta (Editto di Afrodisiade) si genera inflazione?  Che cosa sono il valore nominale (legale) ed il valore intrinseco (di mercato) della moneta ?

Perchè lo stato (almeno lui...) non può coniare moneta a piacere?

Perchè se lo fa, i prezzi aumentano?

E perchè oggi non si  usano più monete d'oro e d'argento, ma banconote o spiccioli di metallo non prezioso? (Che è come dire : che differenze ci sono tra il sistema monetario di allora e quello odierno?)

Provvedimento

Contenuto Conseguenze

Decreti sulla valuta

Nuove parità tra le monete

Scomparsa moneta "buona"

E. di Afrodisiade

Raddoppio del valore nominale

Inflazione

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E. dei Prezzi Tetto massimo ai prezzi

Mercato nero, regressione al baratto, inflazione

Riforma amministrativa/militare

Tetrarchia ed esercito

Aumento del fabbisogno di bilancio

Riforma fiscale

Nuovo sistema di tassazione,basato sullo iugum=caput

Depressione economica, inflazione, ingessamento economia

Ora facciamo noi una domanda : è possibile rispondere a questi quesiti che- giustamente- lo studente pone senza gli adeguati strumenti economici ?

Crediamo di no.

Andiamo a fondo. Come spiegare il significato dell’Editto di Afrodisiade (raddoppio del valore nominale della moneta a parità di contenuto di metallo prezioso) senza una adeguata comprensione di cosa siano valore nominale e valore intrinseco della moneta?

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Di più, come parlare dei valori della moneta senza inserirli nel quadro generale delle regole con cui normalmente funziona un sistema monetario (bi)metallico, con le sue leggi e i suoi meccanismi?

E ancora, come illudersi di riuscire a spiegare l’inflazione da offerta di moneta senza introdurre una delle leggi basilari dell’economia, quella della domanda e dell’offerta ?

O come comprendere il fallimento della politica di controllo dei prezzi (Edictum de pretiis) senza affrontare le ragioni economiche per cui tutte queste politiche sono inevitabilmente destinate a creare effetti indesiderati (mercato nero , inflazione) e dunque a fallire?

Come evitare, perciò , di affrontare il tema del “mercato”?

E ancora, come parlare degli effetti dirompenti della riforma amministrativa, militare e fiscale di Diocleziano sulle casse dello Stato e sull'economia reale senza possedere un quadro adeguato di cosa sia e di come sia strutturato un bilancio statale (entrate fiscali e spesa pubblica) nonché nozioni su alcuni aggregati economici che spiegano termini generici come "crisi economica” o “produttiva”?

La risposta a domande come queste ci sembra fondamentale per una comprensione storica degli effetti della politica romana del III secolo e di quelli delle riforme di Diocleziano.

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E’ solo dopo aver chiarito questi meccanismi che si può giungere ad abbracciare la dinamica storica in tutta la sua complessità.

In altri termini, ci pare che nel bagaglio di un docente di storia debbano essere presenti alcuni "strumenti" di analisi economica, chiaramente mutuati da discipline come l'Economia politica, la Scienza delle finanze, l'Economia aziendale.

Gli antichi non conoscevano le leggi dell'economia , i modelli matematici,  gli aggregati macroeconomici. Noi, invece, sì.

Ecco perchè, per capire le ragioni di questa inflazione che Diocleziano eredita, ma soprattutto per capire le conseguenze delle sue scelte di politica finanziaria, ci sembra il caso di rendere esplicite alcune conoscenze economiche senza le quali il fatto storico non risulta chiaro.

Provvedimento

Contenuto

TOOLS Conseguenze

Decreti sulla valuta

Nuove parità tra le monete

TEORIA DELLA MONETA

Scomparsa moneta "buona"

E. di Afrodisiade

Raddoppio del valore nominale

TEORIA DELLA MONETA

Inflazione

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SISTEMA. MONETARIO BIMETALLICO

E. dei Prezzi Tetto massimo ai prezzi

LEGGE DOMANDA /OFFERTA

mercato nero, regressione al baratto, inflazione

Riforma amministrativa/militare

Tetrarchia ed esercito

BILANCIO DELLO STATO: SPESA PUBBLICA

Aumento del fabbisogno di bilancio

Riforma fiscale

Nuovo sistema di tassazione,basato sullo iugum=caput

BILANCIO DELLO STATO:LE ENTRATE

depressione economica, inflazione, ingessamento economia

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5. La trasferibilità dei tools ad altri contesti.

Questi tools, questi strumenti, la cui necessità per la comprensione del fatto storico ci accingiamo a chiarire, sono in fondo delle leggi economiche, dei modelli di spiegazione, delle classificazioni o delle teorie.

Ciò implica universalità; si presume quindi che questi tools funzionino anche in contesti diversi da questo di Diocleziano, che utilizziamo come caso di studio.

Tutti intuiscono, per esempio, che l'inflazione (ovvero l'aumento dei prezzi) è un problema reale per le nostre tasche, anche se a molti sfuggono i legami tra inflazione, gettito fiscale, saggi di interesse e , più in generale, le conseguenze che l’inflazione comporta sull’economia produttiva.

Orbene, stando così le cose, la conoscenza del fenomeno inflattivo è fondamentale per la comprensione della storia in tutte le epoche : dall’epoca di Diocleziano a quella moderna (ci riferiamo all’ inflazione “da offerta” di oro ed argento che si verificò in Europa in seguito alla importazione dell'oro ed argento americani nel 1600), a quella contemporanea (vedi la spaventosa inflazione della repubblica di Weimar nel 1920 in Germania).

Quindi una conoscenza superficiale di tale fenomeno inflattivo non è di per sé sufficiente a generare una adeguata comprensione del fatto storico , se non accompagnata dalla consapevolezza dei meccanismi che lo generano e che da esso scaturiscono.

Così per gli altri "attrezzi" che ci accingiamo a fornire.

Quindi l'obiettivo è quello di approntare una serie di strumenti validi per tutta l'attività didattica, immediatamente trasferibili ad altre situazioni.

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Vogliamo fornire, come si dice oggi, degli "skills", delle abilità, ovvero una "cassetta degli attrezzi economici" spendibile in differenti contesti storici, che lo sarà in modo tanto più intenso e decisivo quanto più ci avvicineremo ai complessi meccanismi della storia moderna e contemporanea.

6. Una questione di metodo

Un'obiezione, ora. Forse si sta introducendo  surrettiziamente un corso di "Elementi di economia". Forse si sta elegantemente suggerendo l'idea che, per comprendere bene la storia (materia considerata umanistica) ed i suoi meccanismi, sia opportuno conoscere alcune nozioni di economia politica, di scienza delle finanze e di economia d'azienda (materie da sempre estranee alla formazione, alle conoscenze ed -oseremmo dire- alla “forma mentis” che in genere caratterizzano un insegnante di storia).

Sgomberiamo il campo da ogni possibile equivoco:

Niente di più... vero.

Questi tools ci paiono così indispensabili per lo studio e la didattica della storia che auspicheremmo un loro inserimento forzoso nei corsi di abilitazione all'insegnamento della materia.

Il problema , caso mai è un altro : segnare i confini disciplinari, e quindi metodologici, di questo lavoro.

La storia a questa contaminazione, a questo arricchimento proveniente dalle altre discipline, è avvezza. Dalla “nouvelle histoire” in poi (nata -sarà un caso?- nel 1929, l’anno del grande crollo di Wall Street) il concetto di una storia “evenementielle”, che cioè si limita ai fenomeni o li scambia per cause è stato abbandonato, e questa disciplina , configurandosi come “globale”, si avvale sempre più dei contributi di molte altre scienze (demografia, archeologia, geologia etc), pur rimanendo da queste distinta ed indipendente.

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Allo stesso modo noi pensiamo che la didattica della Storia debba fare un passo in questa direzione, per migliorare il suo contributo alla comprensione della disciplina e quindi della realtà tutta.

Un'ultima osservazione.

L’ organizzazione del monte ore settimanale tende ad irrigidire l'offerta formativa in discipline spesso incomunicanti, a svantaggio dell'allargamento dell'orizzonte mentale dello studente.

Ci pare invece che questo sguardo non solo attivi competenze nuove, inusuali nel docente di storia, e per ciò stesso forse inquietanti, di certo stimolanti, ma possa anche essere un contributo concreto all'educazione degli studenti alla interdisciplinarietà.

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