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I T I N E R A R I LOMBARDIA NORD-OVEST N S testo e fotografie di Paolo Cottini LA VALCERESIO

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I T I N E R A R I LOMBARDIA NORD-OVEST

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S

testo e fotografie di Paolo Cottini

LA VALCERESIO

Verrebbe da dire, in prima battuta, che la Valceresio più cheuna valle in senso stretto è un ricchissimo archivio di culturascientifica e umanistica, dotata com’è di un pedigree di tuttorispetto, che ebbe inizio diversi milioni d’anni fa e tuttora inpieno fermento. La sua storia geologica e naturalistica, insie-me con il variegato intreccio di vicende umane di cui rimango-no tracce profonde e di grande interesse, ha fatto di questolembo di Varesotto uno scrigno tutto da visitare e da godere.Senza voler proporre alcuna competizione con altre aree dellaprovincia dei sette laghi, è facile dimostrare che, in meno diquindici chilometri lineari di territorio, da Induno Olona a PortoCeresio, si dispiega una tale varietà di paesaggi e di segni delpassato prossimo o remoto che è forse impossibile trovarealtrove un esempio analogo. Il patrimonio di storia e di storieaccumulatosi in Valceresio, tuttavia, non è sempre di facile let-tura e in ogni caso va centellinato gradualmente, magari conl’aiuto di qualche accompagnatore locale o esperto, poco pre-standosi a una visita di rapido consumo.

Sotto il profilo geomorfologico, la valle prende un avvio sottotono, quasi timido e comunque un po’ disordinato, nei pressidi Induno Olona, ampliandosi solo successivamente man

mano che ci si dirige verso quel lago da cui essa ha preso ilnome. Le quinte montuose che la definiscono non sono rap-presentate da vette di particolare elevazione, ma da dorsalirobuste, con versanti spesso scoscesi e fittamente ricoperti diboschi. La successione di monti che si snoda a oriente apparepiù continua e massiccia, iniziandosi da sud con il Monarco(858 m), continuando poi con il Rho d’Arcisate (938 m) e ilMinisfreddo (1042 m) – che la separano dalla Valganna – eterminando, a nord della trasversale Valle Cavallizza, con ilgruppo del Piambello (1129 m), dominante sul lago Ceresio.Dall’altro lato della valle, invece, i primi rilievi meridionali com-presi nel triangolo Induno Olona-Cantello-Brenno Useria, sonocollinosi e raramente superano i 450 m di quota, impennando-si poi, dapprima con l’isolato monte Useria (555 m), poi con ilS. Elia (678 m), e infine con gli imponenti monti Orsa (998 m)e Pravello (o Poncione d’Arzo, 1015 m) che si elevano fra i duegrossi abitati di Viggiù e di Porto Ceresio, a confine con il Can-tone Ticino. Al termine delle due dorsali, la valle che ne è com-presa si apre a ventaglio nella piana di Porto Ceresio, solcatadal torrente Bolletta, uno dei modesti ma numerosi corsi d’ac-qua che scendono dai versanti montuosi.

Un patrimonio di natura e civiltàin 13 chilometri di Varesotto

testo e fotografie di Paolo Cottini

LA VALCERESIO

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Il ‘viaggio’ in Valceresio, se così vogliamo chiamarlo, toccadiversi centri abitati piuttosto ravvicinati fra loro, ma tutti conproprie specifiche caratteristiche. Si parte da Induno Olona– il paese che fra il XVI e il XX secolo, soprattutto, conobbeuno sviluppo di tipo residenziale – dove notevoli sono pure letestimonianze di architettura religiosa, come San Pietro in Sil-vis (X-XII secolo), San Bernardino (XVI secolo) e anche unadelle rarissime chiese non dedicate a un santo o alla SacraFamiglia, bensì ai Re Magi, nella frazione di Olona (XVIII seco-lo). Pressoché contigua a Induno è Arcisate, che nel Medioe-vo fu il paese più importante sotto il profilo storico ed eccle-siastico, in quanto sede di Pieve. Il centro del borgo, infatti, èformato dal complesso della chiesa parrocchiale di San Vitto-re, che era già Collegiata nel 1095 e che fu poi ricostruita nelXVI secolo; accanto alla chiesa sorgono il campanile e il batti-stero, entrambi romanici, eretti attorno al X-XI secolo, forse supreesistenze del V secolo. A est del monte Useria (ai cui piedisi trova la frazione di Brenno Useria, un tempo famosa perle sue torbiere e per le fornaci di calce), dopo aver attraversa-to la frazione di Piamo, si sale alla piana sopraelevata di Vig-giù, la romana Vicus Iulii, quando Giulio Cesare stabilì le sue

In copertina: il ‘cuore verde’ della Valceresio, tra il monteUseria e l’abitato di Bisuschio.

A fronte: il tratto meridionale del lago di Lugano, con la pia-na di Porto Ceresio.

A sinistra: il torrente Bolletta sfocia nel Ceresio, nei pressi diPorto.

Sopra e sotto: la sponda svizzera in corrispondenza delpaese di Morcote.

In quarta di copertina: un angolo della frazione di Pogliana(Bisuschio).

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legioni nella Rezia. Patria di picasass e artisti della pietra, invirtù della presenza di numerose cave oggi in massima parteabbandonate, Viggiù gode ancora fama di luogo di villeggiatu-ra, non tanto grazie ai famosi ‘pompieri’, ma per l’attrattivadei suoi paesaggi e delle passeggiate che si possono compierepartendo da qui. Una di queste conduce al monte S. Elia, dovesorgeva un monastero cluniacense dell’XI secolo, cui apparte-neva pure la chiesetta di San Siro di Baraggia, nucleo religio-so-rurale posto sulla strada per il valico di Gaggiolo. Da Viggiùsi arriva in breve a Saltrio e a Clivio, paesi con i quali ha dasempre condiviso la fama legata all’estrazione e alla lavorazio-ne della celebre ‘pietra’. Inoltre, Saltrio va ricordata per lachiesa settecentesca di San Giorgio, posta sulla sommità diun’altura in bella posizione panoramica, mentre Clivio puòvantare due chiese romaniche, Santa Maria della Rosa e SanMaterno, quest’ultima con affreschi cinquecenteschi. Tornatisulla strada di fondovalle, si arriva subito a Bisuschio, la cuinotorietà è dovuta alla presenza di Villa Cicogna Mozzoni, uno

A fianco: il CastelloMedici di Marignanoa Frascarolo d’IndunoOlona.

Sotto: particolaredell’affresco e facciatadella chiesa dedicataai Re Magi nella frazionedi Olona (comunedi Induno Olona).

Sotto, a sinistra:la facciata affrescatadella chiesa diSan Pietro in Silvisa Induno Olona.

A fronte: un momentodella festa di SanGiovanni a Besano.

Un mare di 235 milioni d’anni fa

dei capisaldi dell’arte dei giardini dell’intera Lombardia, maanche, almeno nei secoli passati, fulcro di attività rurali con-nesse alla famiglia dei Mozzoni, che qui primeggiò fin dal XIIIsecolo. Avendo come meta il lago Ceresio, si toccano poi insuccessione: la frazione di Pogliana, uno dei pochi abitatiposti sul versante occidentale della valle, in una posizione chefu ritenuta ottimale per costruirvi nel XII secolo una massicciatorre di controllo; Besano, ai piedi del monte Orsa, di famainternazionale per i ritrovamenti di fossili marini preistorici;Cuasso al Piano, Cuasso al Monte, Cavagnano e Borgna-na, centri inclusi in un territorio interessato dalla presenza diporfido o granito rosso, utile per costruzioni e pavimentazionistradali e perciò tuttora largamente estratto in diverse cave.Con lo stesso materiale fu edificato il ‘castello di Cuasso’, uncomplesso eretto probabilmente durante le lotte altomedievalifra milanesi e comaschi. Il ‘viaggio’, che andrebbe compiuto inpiù puntate, ha termine con l’arrivo a Porto Ceresio, un gra-zioso villaggio distribuito ad arco in una piacevole insenaturadel lago e punto d’attracco per le imbarcazioni provenienti dalnord del bacino. ◆

Il toponimo di Besano, da molti anni ormai, è conosciuto intutto il mondo, soprattutto da parte di quelle istituzioni scienti-fiche che si occupano di paleontologia e in particolare di fossilid’animali vissuti in epoche preistoriche e poi definitivamentescomparsi dalla faccia della Terra. Non è quindi fantascienzaparlare del cosiddetto ‘mare di Besano’, perché questo bacinoesistette realmente nel Triassico, il primo dei periodi dell’eraMesozoica, più o meno 235 milioni d’anni or sono. In queltempo, la disposizione sul globo delle terre emerse e dei marinon corrispondeva affatto a quella odierna, poiché esistevanoun solo grande continente (Pangea) e un solo grande oceano.Ai limiti di un golfo orientale di questo oceano (Tetide), si tro-vava il territorio di Besano e di un’ampia zona circostante,comprendente la frazione di Pogliana, dall’altro versante dellavalle, ma anche il monte S. Giorgio, Ciona e Campione d’Italia,oggi in Svizzera. All’interno di quest’area di soli 9 per 8 chilo-metri, si formò il ‘mare di Besano’, che era separato dal vastooceano per mezzo di una scogliera sommersa, la quale con-sentì la nascita di un bacino marino più tranquillo. In tale‘mare’, profondo non più di 70 metri, gli animali provenientidall’oceano potevano vivere solo nella parte superficiale, poi-ché gli strati più bassi erano resi inabitabili da uno scarsoricambio d’acqua e d’ossigeno. Ma fu proprio grazie a questecondizioni, fortemente favorevoli a un processo di fossilizzazio-ne, che i resti degli organismi morti e depositatisi sul fondo delmare rimasero impressi per sempre in quegli strati che i geolo-gi e i paleontologi chiamano ‘scisti ittiolitici’. Lo spessore degliscisti (rocce metamorfiche sovrapposte come le pagine di unlibro) varia fra i 4 e gli 8 metri, racchiudendo un’infinità di ret-tili, pesci e molluschi, che a poco a poco vengono riportati allaluce dai pazienti scavi dei paleontologi che fanno capo alMuseo di storia naturale di Milano e all’attivissimo Museo civi-co dei fossili di Besano.Ultimo arrivato, un prezioso esemplare di Besanosaurus lep-torhynchus, che con i suoi 6 metri è il più grande rettile mari-no fossile d’Italia. ◆

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A fronte, sopra:il Battistero romanicodi San Vittoread Arcisate.

A fronte, sotto: attrezziimpiegati nelle ricerchedi reperti paleontologici,condotte da espertidel Museo di Besano.

Sopra: il sagrato dellachiesa di San Salvatorea Borgnana.

Sotto: una vecchiaimmagine di Ca’del Monte, frazionedi Porto Ceresio.

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Picasass e artisti della pietra

Viggiù, Saltrio e Clivio vantano un’antichissima fama per lalavorazione e il commercio di materiali da costruzione e daornamento, grazie soprattutto a una pietra locale, dettaanche ‘pietra di Viggiù’, estratta da numerose cave dissemi-nate sui rilievi che circondano i tre paesi. Questo tipo di atti-vità, documentato fin dal XII secolo, conobbe il suo massimosviluppo nell’Ottocento, quando nella sola Viggiù erano aper-te ben trenta botteghe, sia di lavoratori della pietra (dettilocalmente picasass) sia di decoratori e artisti. Con la ‘pietradi Viggiù’, infatti, secondo la sua qualità, si potevano costruireedifici, decorare monumenti o realizzare rivestimenti, maanche creare opere scultoree, statue, altari, colonne, pinna-coli, cenotafi. Per menzionare alcune opere realizzate in ‘pie-tra di Viggiù’, basterà ricordare la facciata della Certosa diPavia e diverse parti della Galleria Vittorio Emanuele di Mila-no, oltre che i portici settentrionali di piazza del Duomo. Gliartisti che nacquero o furono attivi in questi paesi sononumerosissimi: la rinomanza di alcuni di loro fu apprezzataanche in ambito nazionale, come avvenne per Martino Longhidetto ‘il Vecchio’ (morto nel 1591), che fu autore della faccia-ta di Palazzo Borghese e della Torre del Campidoglio a Roma.Ma chi percorre le vie e le stradine di Viggiù resta sorpresodalla quantità di lapidi e targhe poste in memoria di questo oquel personaggio: scultore, artigiano od ornatista che fosse.Una particolarissima forma di cultura locale fece sì che porta-li, stemmi, altorilievi, finestre, tutti in pietra locale, contribuis-sero ad abbellire edifici anche modesti, un tempo abitati daglistessi artisti o artigiani. ◆

Sopra: uno dei numerosi e bellissimi cortili di Viggiù.

Sotto: da secoli, i paesi di Viggiù, Saltrio e Clivio sono lapatria di artisti della pietra locale.

A fronte: a Viggiù, l’interno di una delle cave di pietra oraabbandonate.

Una valle di musei

Non sarebbe retorico affermare che l’intera Valceresio è ungrande museo a cielo aperto, soprattutto se ci si riferisce aimonumenti naturali (quali, ad esempio, le vaste e impressio-nanti cave di pietra o di calce) o anche ai beni artistici (quali leville e i giardini storici). Se invece siamo più interessati allaconcezione tradizionale del museo, quale luogo di raccolta econservazione di materiali relativi ad attività umane o a pecu-liarità naturalistiche locali, anche in tal caso la valle è tutt’altroche avara. Almeno tre sono le strutture che si raccomanda divisitare. In ordine geografico, la prima si trova a Induno Olo-na ed è il Civico Museo Insubrico di storia naturale (via Porro,presso l’ex Municipio, tel. 0332.840611) che non si limita adaccogliere un vasto patrimonio di oggettistica e reperti in granparte provenienti dalla Valceresio e dal Varesotto (minerali,pietre, fossili, erbari, oltre che un’interessante xiloteca e colle-zioni zoologiche), ma organizza conferenze e collabora anumerose attività didattiche e scientifiche. A Besano, invece,in uno storico edificio da poco restaurato ha sede il Museo civi-co dei fossili (via Prestini 5, tel. 0332.919200), gestito dalLaboratorio paleontologico Fossilia, ma alimentato scientifica-mente dalle attività di ricerca del Museo di storia naturale di

Milano, cui collaborano parecchi volontari animati da una fortepassione. Il Museo ospita, in alcune sale, una notevole varietàdi reperti rinvenuti nel famoso ‘mare di Besano’: si tratta d’in-vertebrati, ma soprattutto di rettili marini e terrestri vissuti nelTriassico Medio (circa 235 milioni d’anni fa). Tra loro spiccanoil Besanosaurus, il più grande rettile marino italiano, e il Sal-triosaurus, il primo grande dinosauro carnivoro lombardo. IlMuseo, fra l’altro, organizza visite guidate sui luoghi di mag-gior interesse geo-paleontologico. Infine, a Viggiù, è possibilevisitare il Museo e Gipsoteca ‘Enrico Butti’ (piazza Risorgimen-to), che in realtà è un polo museale articolato in diversi fabbri-cati e con varie destinazioni. Posti su una collinetta e immersiin un ampio giardino, gli edifici – che furono la residenza pri-vata del grande artista Enrico Butti, 1847-1932 – ospitano,oltre alla Biblioteca comunale, il Museo con i gessi delle mag-giori opere del Butti (autore, fra l’altro, della famosa statua diAlberto da Giussano di Legnano e del Monumento ai Caduti diVarese), una sala-mostre e, nel Museo degli artisti viggiutesi o‘Picasass’, insieme con opere degli scultori Giacomo BuzziReschini e Luigi Buzzi Leoni, le attrezzature usate in passatoper cavare e lavorare la pietra. ◆

A fronte: una delle statue ospitate nel Museo dei Picasass aViggiù.

In questa pagina: opere scultoree e decorative, in mostranel giardino del Museo ‘E. Butti’ a Viggiù.

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Una valle di ville

La celebre ‘cascata d’acqua’ di Villa Cicogna Mozzoni aBisuschio.

A fronte: l’imponente balaustra con statue sul terrazzooccidentale di Villa Porro a Induno Olona.

La Valceresio possiede, fra le altre preziosità, un’ampia seriedi dimore di grande valore storico, artistico e paesaggistico. Inparticolare il centro di Induno Olona, sin dal Cinquecento masoprattutto nel corso del XIX secolo fino al secondo decenniodel Novecento, nel cosiddetto periodo ‘liberty’, fu interessatodal fenomeno dell’edificazione di numerose ville e villini priva-ti. La piacevolezza del suo territorio e la vicinanza a Varese ealle Grotte di Valganna (nei cui pressi sorse la fabbrica di birraPoretti, oltre che il primo campo da golf varesino) certamenteconvinsero alcuni membri della nobiltà e della ricca borghesiavaresina e milanese a trascorrere in questi luoghi le vacanzeestive, risiedendo in edifici appositamente costruiti, che tutto-ra possiamo ammirare sia nel centro del paese (ad esempioVilla Bianchi, ora comunale) sia in periferia (ad esempio VillaPavia, a Bidino, che fu soggiorno di Guido Piovene). Induno,peraltro, possedeva già da tempo una sua vocazione di naturaresidenziale, come dimostra la presenza di tre dimore stori-che. La più antica è addirittura un castello, posto in localitàFrascarolo: si tratta di un antichissimo fortilizio altomedieva-le, poi acquisito dalla nobile famiglia dei marchesi Medici diMarignano e trasformato in villa di delizia a partire dal 1543.Nel severo edificio, tuttora arricchito da uno splendido torrionerinascimentale, abitarono personaggi di fama, come il cardina-le Gian Angelo Medici (poi pontefice con il nome di Pio IV), ilcapitano di ventura Gian Giacomo Medici detto ‘il Medeghino’e Margherita Medici Borromeo, madre di san Carlo. Il sito, nonvisitabile, è reso ancor più affascinante dalla presenza di ungiardino formale terrazzato, con ampie vasche circolari e sim-metriche aiuole decorate da rose e arbusti sempreverdi. Allabase della via per Frascarolo sono ben visibili gli edifici di VillaCastiglioni, oggi adibita a hotel di lusso, ma per lungo temporesidenza estiva dell’omonima nobile famiglia, che in questesale riccamente decorate e nel magnifico giardino romanticoebbe come ospiti anche Mazzini e Garibaldi. Non lontano diqui, infine, sorge sul dosso del ‘Broglio’ la Villa Porro (o Pirelli,nome con cui è comunemente conosciuta), appartenuta finoal 1886 ai conti Porro, che la sistemarono nelle forme attualinel corso dei secoli XVIII e XIX. L’edificio principale (oggi infase di ristrutturazione) è impreziosito da soffitti a cassettoni eaffreschi, mentre sul lato occidentale del colle digrada un giar-dino barocco, formato da quattro ampie terrazze alla cui basesi allarga una splendida peschiera con balaustrata in pietra.Fra le numerose altre dimore della Valceresio, spicca la gem-ma che dà lustro al Varesotto e all’intera Lombardia: VillaCicogna Mozzoni di Bisuschio, dotata di un rarissimo esem-pio di autentico giardino all’italiana. Sorta verso la metà delXV secolo come casino di caccia dei nobili Mozzoni, nel corsodel Cinquecento essa subì varie trasformazioni, che la

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ti, accolgono un apparato d’arredo di finissima qualità. Di gran-de effetto è il cortile d’onore, alleggerito da un arioso porticopure affrescato, che si apre poi a oriente sul piccolo e raccoltogiardino all’italiana, scompartito in aiuole simmetriche delimi-tate da siepi in bosso. La scena, caratterizzata da un’atmosferagenuinamente rinascimentale, è resa ancor più emozionanteda due belle peschiere e da muraglioni con statue, nicchie,oculi, erme e da una successione di lapidi riportanti epigrafi inlingua latina, fatte apporre da Ascanio Mozzoni alla fine delCinquecento per celebrare il luogo e il nuovo legame parentalecon la famiglia dei conti Cicogna. Di non minore effetto è poi, amonte, la lunga scalinata con secentesca cascata d’acqua checonduce sulla sommità della collina retrostante la villa, là dovetorreggia una snella ‘glorietta’. Assai vasto è infine il parco

portarono a diventare una splendida villa residenziale immersain un ambiente rurale di singolare richiamo. L’edificio principa-le, con la tipica pianta a U, è esternamente decorato da affre-schi tuttora in fase di studio, anche se tradizionalmente attri-buiti alla scuola dei fratelli Campi di Cremona, mentre le saleinterne, pure riccamente affrescate o abbellite da grandi dipin-

A fronte, sopra: il giardino rinascimentale di Villa CicognaMozzoni.

A fronte, sotto: il giardino terrazzato, decorato con rose,del Castello Medici di Marignano.

Sopra, a sinistra: una delle fontane cinquecentesche diVilla Cicogna Mozzoni.

Sotto, a sinistra: la grande peschiera alla base del giardi-no di Villa Porro.

A destra: il fronte di Villa Bianchi, nel centro di Induno Olona.

romantico, che si sviluppa sul versante della montagna in untripudio di alberi ornamentali, vasche, sentieri sinuosi e arredilapidei di vario genere. La villa e i giardini sono visitabili, permeritoria e lungimirante decisione della proprietà, già da moltianni: l’apertura è assicurata da aprile a ottobre nei giorni festivio anche nei feriali su prenotazione (tel. 0332.471134). ◆

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