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La fede: testimonianza di grazia e di gioia Insieme PER UN CARISMA EDUCATIVO SUORE ORSOLINE DI GANDINO SUORE ORSOLINE DI GANDINO Rivista delle Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata - Anno 57 - n. 1 gennaio-aprile 2012 Aut. trib. Bergamo n. 348 del 23 gennaio 1958

INSIEME per un carisma educativo

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Periodico n. 1 -2012 delle Suore Orsoline di M.V.I. di Gandino

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La fede:testimonianza

di grazia e di gioia

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REDAZIONE

La porta della fede: Gesù Cristo

La Croce e il Vangelo

A proposito del leggere i segni dei tempi

La bellezza della nostra fede

3 MISSIONILa missione di Hagaz: molte mani un solo cuoreLa casa “Stella Maris” a MassawaVisita in EtiopiaCentro terapeutico in Polonia per bambini in difficoltàIncontro a te, incontro alla ParolaInsieme ai giovani di Legionowo in attesa dello Spirito SantoEventi di grazia per le sorelle d'ArgentinaPellegrinaggio della croce in Brasile in preparazione alla GMG 2013

20-35

CARISMA E MONDO MERICIANODieci anni di convegni e pubblicazioni

Orsoline in rete: il Centro Internazionaledi Studi on line

50-51

CAUSE DEI SANTIMadre Gesuina Seghezzi: «Amare Gesù e farlo amare»

48-49

VITA DELLA CHIESA 4-9

INSIEME per un carisma educativoPeriodico delle Suore Orsoline di Maria Vergine ImmacolataAnno 57, n. 1 - 2012Autorizzazione: Tribunale di Bergamo n. 348 del 23 gennaio 1958Direttore Responsabile: Arturo BelliniRedazione: Via Masone 20/A - 24121 Bergamotel 035.242642 - fax 035.226013e-mail: [email protected]: www.orsolinegandino.itFotografie: archivio Osservatore Romano, archivio Suore OrsolineM.V.I. - BergamoStampa: Grafica MontiAi sensi della D.Lgs 196/2003 nel rispetto dell’art. 13, i dati personali dei lettori saranno trattati con estre-ma riservatezza e non saranno divulgati. Verranno utilizzati solo per la spedizione di questo periodico e dialtri scritti riguardanti il nostro Istituto. Su richiesta dell’interessato potranno essere aggior nati o cancellatiin ogni momento.

Sommario

Insieme verso il XVIII Capitolo generale

Anniversari di Professione religiosa

Quando il vuoto è pienezza

VITA DELL’ISTITUTO 10-13

Preparazione alla Professione perpetua

Giovani suore ad un traguardo

FORMAZIONE INIZIALE 14-19

ITALIAA Padova un'esperienza nuova di catechesiMons. Francesco Cavina Vescovo di CarpiNuovi percorsi educativi di fede nella diocesi di Cesena SarsinaIl Vangelo, tra una lezione e l’altra...Laboratorio di fede e cultura nella diocesidi BergamoIl sostegno della fede nella malattia e nell'anzianitàEsperienze con gli anziani all’Istituto San Giuseppe in Villa d’Adda

36-47

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«La vera crisi della chiesa nel mondo occidentale è una crisi difede». L'affermazione di Benedetto XVI, nella lettera apostoli-ca per l’indizione dell'Anno della fede, è risuonata forte, credo,anche nei nostri cuori. Il P apa dice ancora: «Capita or mai nondi rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per leconseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, con-tinuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vi-vere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è piùtale, ma spesso viene perf ino negato». Leggendo san Paolo nella seconda lettera a Timoteo al capitolo3° troviamo: «Sappi che ne gli ultimi tempi v erranno momentidifficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanito-si, orgogliosi...gente che ha una religiosità solo apparente, mane disprezza la forza interiore... Tu però rimani saldo in quelloche hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cuihai appreso e conosci le Scritture f in dall'infanzia». Sono parole che sembrano scritte in questi gior ni.Abbiamo ricevuto in dono fin da bambini un vangelo, una buo-na notizia, “pace a voi” e “ non abbiate paura”. Un annuncio cheè un invito ad uscire dalle nostre paure, per camminare, per cre-scere in umanità, per realizzarla pienamente. Gesù, che abbia-mo accolto tra le braccia come un Bambino, ora è l'uomo adul-to che ci chiede di se guirlo nel suo cammino di fede nel P adremisericordioso, che gli dona e sostiene la sua liber tà verso lapienezza del dono di sé sulla croce gloriosa per la salvezza del-l’umanità.Nulla Gesù ha dato per scontato, neppure le leggi che venivanoproclamate nel tempio di Ger usalemme e in o gni sinagoga. Ilsuo dialogo costante con il Padre, la sua “visione” del Regno giàlì, dentro la sua quotidianità, nelle semplici relazioni umane, l'a-vevano educato e fatto capace di gesti profondamente veri, gua-ritori, amanti, liberi, affascinanti.Ha poi condotto per mano i suoi discepoli perché entrasserodentro questo percorso e potessero esperimentare che la felicità,per uomini e donne secondo ciò che era scritto nel loro DN A,era possibile, era grande, ne valeva la pena, rendeva concreta lapromessa delle origini. Ma bisognava andare a Gerusalemme, percorrere le strade del-la Palestina con tutto ciò che questo signif icava: la sua cultura,le sue tradizioni, ciò che di bello era stato costruito e conserva-va; ma anche liberarsi dalle incrostrazioni, dai pre giudizi, dallecristallizazioni che imprigionavano il popolo e Dio stesso. Mo-rire a se stessi, al male, ma anche alle realtà che sembravano sa-

cre e belle, e forse erano state tali, ma ora ostacolate dalla reli-gione stessa che non lascia va più evolvere le persone, anzi, lerendeva schiave di immagini false di Dio.Amare Gesù per conoscerlo, per lasciarci attrar re dal suo amo-re trasformante, è la strada che anche a noi è offerta oggi. Ascol-tare in profondità il suo cuore, ascoltando la Parola che ci è sta-ta consegnata, lasciandoci toccare dalla sua forza vi va, dal suonucleo; non dare per scontata la comprensione. F idarci di Lui,così come Maria si è f idata ed ha seguito il suo istinto di Ma-dre, diventando sempre più vergine, sempre più aper ta alla Pa-rola feconda di Dio, del suo Gesù. Un cammino di ascesi che ci libera dalla superficialità, dal sen-tirci incapaci o già ar rivati, da una religiosità che non conoscepiù la sua forza interiore, come dice S. P aolo.Non accontentiamoci delle conoscenze apprese f inora. Il mon-do ci sfida fortemente, ma è pure in attesa, come sempre, di te-stimoni che indichino una strada umana bella, percor ribile, ve-ra. In Gesù anche noi possiamo essere dei risor ti. Ma Lui nonpuò nulla se noi non apriamo il cuore e la mente, se non ci met-tiamo in cammino dietro di Lui, con Lui, in Lui.Invochiamo, domandiamo, g ridiamo il nostro biso gno di vitavera; diciamo ogni giorno il nostro amore, ritmiamo la giornatacon la preghiera “Gesù ti amo”, per noi, per tutti, come hannofatto i Santi. Lui c'è, è vivo, è veramente risorto, è nel Pane eu-caristico, è presente nelle nostre relazioni frater ne, amabili, edè disposto sempre ad addossarsi le nostre colpe, a liberarci e aguarirci. “Non abbiate paura”. Usciamo dalle nostre false certezze e fidiamoci di Gesù. Buon cammino pasquale!

suor Lorenzina Nozza

La bellezza della nostra fede

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Periodico Suore Orsoline di M. V. I.

La porta della fede: Gesù Cristo

«Gesù Cristo dà origine alla fede e la porta a compimento»(Eb 12,2)Con la Lettera apostolica in for ma di Motu Proprio Porta Fi-dei, dell’11 ottobre 2011, papa Benedetto XVI ha indettol’Anno della Fede. Con tale promulgazione mette al centro

dell’attenzione ciò che gli sta più a cuore: «F in dall’inizio delmio ministero come Successore di Pietro ho ricordato l’esi-genza di riscoprire il cammino della fede per mettere in lucecon sempre maggior evidenza la gioia ed il rinnovato entusia-smo dell’incontro con Cristo… La Chiesa nel suo insieme, edi Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, percondurre gli uomini fuori dal deser to, verso il luogo della vi-ta, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci do-na la vita, la vita in pienezza».L’inizio dell’Anno della F ede coincide con il ricordo di duegrandi eventi che hanno se gnato il volto della Chiesa: il 50°anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, inauguratodal Beato Papa Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962, e il 20° an-niversario della pubb licazione del Catechismo della ChiesaCattolica, promulgato dal Beato Papa Giovanni Paolo II «alloscopo di illustrare a tutti i fedeli la forza e la bellezza della fe-de. L’Anno della fede, continua il Santo P adre, «può essereun’occasione propizia per comprendere i testi lasciati in ere-dità dai Padri conciliari… grande Grazia… sicura bussola perorientarci nel cammino… grande forza per il sempre necessa-rio rinnovamento della Chiesa» (n. 5).Benedetto XVI ci invita ad un’autentica e rinnovata conversio-ne al Signore, unico Salvatore del mondo: «Sepolti insieme aLui…come Cristo fu risuscitato, così anche noi possiamocamminare in una nuova vita» (cfr Rm 6,4).«Grazie alla fede, questa vita nuo va plasma tutta l’esistenzaumana sulla radicale novità della risurrezione…Caritas Chri-sti urget nos (2Cor 5,14). In ogni tempo Egli convoca la Chie-sa affidandole l’annuncio del vangelo, con un mandato che èsempre nuovo. Per questo anche oggi è necessario un più con-vinto impegno ecclesiale a f avore di una nuo va evangelizza-zione per riscoprire la gioia nel credere e ritro vare l’entusia-smo nel comunicare la fede. La fede cresce quando è vissutacome esperienza di un amore rice vuto e quando viene comu-nicata come esperienza di g razia e di gioia. Solo credendo,quindi, la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità perpossedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, inun crescendo continuo, nelle mani di un amore che si speri-menta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio» (n.7). Il Papa, poi, invita le comunità religiose, come quelle par-rocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuo ve, a renderepubblica professione del Credo… a confessare la fede in pie-nezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Ri-

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scoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta epregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un im-pegno che ogni credente deve fare proprio. «Con il cuore… sicrede… e con la bocca si f a la professione di fede» (Rm10,10). Il cuore indica che il primo atto con cui si viene allafede è dono di Dio e azione della g razia che agisce e trasfor-ma la persona f in nel suo intimo. La fede è decidere di starecon il Signore per vivere cin Lui. E questo stare con Lui intro-duce alla comprensione delle ragioni per cui si crede. La fede,proprio perché è un atto della libertà, esige anche la responsa-bilità sociale di ciò che si crede.È il dono dello Spirito Santo che abilita alla missione e for ti-fica la nostra testimonianza, rendendola franca e coraggiosa.La stessa professione di fede è un atto personale ed insiemecomunitario. È la Chiesa il primo so ggetto della fede (cfr. nn.8-10). In questo tempo, terremo fisso lo sguardo su Gesù Cri-sto «Colui che dà origine alla fede e la por ta a compimento»

(Eb 12,2). In Lui, morto e risorto per la nostra salvezza, trova-no piena luce gli esempi di fede che hanno segnato questi due-mila anni (n.13). Il Papa, infine, invita a «riscoprire i contenu-ti fondamentali della fede che tro vano nel Catechismo dellaChiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e or ganica. Quiemerge la ricchezza di inse gnamento che la Chiesa ha accol-to… dalla Sacra Scrittura ai P adri della Chiesa, dai Maestridella teologia ai santi che hanno attraversato i secoli (n. 11).«Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiun-gete la mèta della v ostra fede: la salv ezza delle anime (1 Pt1,6-9). La vita dei cristiani conosce l’esperienza della gioia edella sofferenza. Con questa sicura fiducia ci affidiamo a Lui:Egli, presente in mezzo a noi, vince il potere del maligno» (cfrLc 11,20). Così conclude Benedetto XVI: «Af fidiamo allaMadre di Dio, proclamata “beata perché ha creduto” (Lc1,45)questo tempo di grazia».

a cura di suor Fedora Tomasoni

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Periodico Suore Orsoline di M. V. I.

«Dalla croce di Nowa Huta è comincia-ta la nuova evangelizzazione: l’evange-lizzazione del nuovo millennio». Siamo nella periferia di Craco via (Po-lonia), il 9 giugno 1979, da vanti ad unquartiere operaio sor to caparbiamentesotto i dettami ideologici di un comuni-smo che intendeva eliminare Dio dallasocietà e dal cuore dei credenti.Giovanni Paolo II, parlando ai pellegri-ni convenuti a Mogila, ricorda la storiadell’enorme complesso industriale edella nuova città, una storia le gata allareliquia della Santa Croce, situata nel-l’antichissima Abbazia dei cistercensi,nei pressi del quar tiere di Nova Huta.Gli operai, giunti da v arie parti dellaPolonia con l’inizio dell’industria side-rurgica, hanno v oluto innalzare unanuova croce e annunciare con essa lavolontà di costr uire una nuova chiesa,che lo stesso Gio vanni Paolo II, alloraarcivescovo e cardinale, ebbe la fortunadi consacrare e benedire nel 1977. Inquesta croce, il P ontefice individua ilsegno profetico di un millennio ancoralontano ma che potrà essere illuminatodalla luce del Vangelo dopo le notti ter-ribili del Novecento in macerie. “Nuova evangelizzazione”: il ter minerichiama evidentemente l’EsortazioneApostolica del predecessore P aolo VIche nel 1974 aveva convocato un Sino-do sull’evangelizzazione sintetizzato

l’anno seguente nell’Evangelii nun-tiandi, promulgata proprio l’otto di-cembre, esattamente dieci anni dopo lafine del Concilio: «La presentazionedel messaggio evangelico non è per laChiesa un contrib uto facoltativo: è ildovere che le incombe per mandato delSignore Gesù, affinché gli uomini pos-sano credere ed essere salv ati. Sì, que-sto messaggio è necessario. È unico. Èinsostituibile. Non sopporta né indiffe-renza, né sincretismi, né accomoda-menti. È in causa la salv ezza degli uo-mini. Esso rappresenta la bellezza del-la rivelazione. Comporta una saggezzache non è di questo mondo. È capace disuscitare, per se stesso, la fede, una fe-de che po ggia sulla potenza di Dio»(EN 5). L’evangelizzazione è dunqueda sempre il compito per cui la Chiestastessa è stata istituita, il f ine ultimo enon celato di quanto essa opera nelmondo, la filigrana e lo spessore unicoed insostituibile dei quattro ambiti in-trecciati e tuttavia sempre distinguibili:l’annuncio della Parola, la Liturgia, laCarità, la Comunione. Sono come quat-tro fiumi che sgorgano dall’unico Tem-pio, quello dello Spirito, che dal costa-to del Crocif isso appunto si ri versanonella storia, ir rigandola, facendo ger-mogliare frutti di vita eterna. E tuttaviatale evangelizzazione nelle parole degliultimi pontefici è def inita anche “nuo-

va” in quanto il contesto in cui essa sicolloca è profondamente mutato.Oggi possiamo riscontrare un clima edelle problematiche diverse e preoccu-panti non solo nelle terre d’Europa chegià da tempo sembrano essersi allonta-nate dalla fede, ma anche in P aesi tra-dizionalmente più vicini e legati al Cri-stianesimo. A volte, e non si stenta aleggerlo tra le righe di Benedetto XVI,l’annuncio del Vangelo deve esser ri-scoperto proprio all’interno della stessaChiesa, che rischia in tanti casi di per-dere di vista il fine ultimo ed insostitui-bile di ogni suo sforzo. Occorre ritrova-re il senso più autentico della missionese, ormai varcato il nuovo millennio, laChiesa intende parlare e testimoniareefficacemente la forza dello Spirito. In ambito italiano il ter mine nuovaevangelizzazione si intreccia semprepiù frequentemente con l’esigenza del“primo annuncio”, ossia il biso gno disuscitare con le parole e le opere unafede in Cristo mai data per scontato nelnostro contesto. Primo o addirittura se-condo annuncio, in quanto proprio neltessuto socio-religioso del cattolicesi-mo italiano oggi si sente l’esigenza diun’evangelizzazione che non può pre-scindere da un annuncio già dato e chetuttavia deve esser costantemente rimo-tivato, purificato, rivivificato perchépossa dirsi autenticamente tale. Questo

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La Croce e il Vangelo

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dunque il contesto entro cui Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, qua-si ricapitolando in un’unica espressio-ne il senso ed il percorso della nuo vaevangelizzazione per il nuo vo millen-nio: «E noi do ve andiamo, se non aLui? e per quale via camminiamo, senon attraverso di Lui? (In Ioh 69, 2). Inuovi evangelizzatori sono chiamati acamminare per primi in questa Via cheè Cristo, per f ar conoscere agli altri labellezza del Vangelo che dona la vita. Esu questa Via non si cammina mai soli,ma in compagnia: un’esperienza di co-munione e di fraternità che viene offer-ta a quanti incontriamo, per partecipareloro la nostra esperienza di Cristo edella sua Chiesa. Così, la testimonian-za unita all’annuncio può aprire il cuo-re di quanti sono in ricerca della verità,affinché possano approdare al sensodella propria vita» (Benedetto XVI, 16ottobre 2011).

don Pietro Biaggi

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STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS

Andiamo insieme, pellegrini, verso la Croce del Signore, poiché da essainizia una nuova era nella storia dell’uomo. Questo è tempo di grazia,tempo di salvezza. Attraverso la Croce l’uomo ha potuto capire il sensodella propria sorte, della propria esistenza sulla terra. Ha scoperto quan-to Dio lo ha amato. Ha scoperto, e scopre continuamente, alla luce del-la fede, quanto sia grande il proprio valore. Ha imparato a misurare lapropria dignità col metro di quel Sacrificio che Dio ha offerto nel suo Fi-glio per la salvezza dell’uomo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo dadare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, maabbia la vita eterna” (Gv 3,16).Anche se cambiano i tempi, anche se al posto dei campi di un tempo,nei pressi di Cracovia, è sorto un enorme complesso industriale, anchese viviamo in un’epoca di vertiginoso progresso delle scienze naturali edi un progresso altrettanto sorprendente della tecnica, tuttavia la veritàdella vita dello spirito umano – che si esprime attraverso la croce – nontramonta, è sempre attuale, non invecchia mai. La storia di Nowa Hutaè scritta anche attraverso la croce: prima, attraverso quella antica di Mo-gila, ereditata da secoli, poi attraverso l’altra, nuova... che è stata innal-zata non lontano da qui.Là dove si innalza la croce sorge il segno che v’è giunta ormai la BuonaNovella della salvezza dell’uomo mediante l’Amore. Là dove si innalzala croce, v’è il segno che è iniziata l’evangelizzazione. Un tempo, i no-stri padri innalzavano, in vari luoghi della terra polacca, la croce comesegno che già vi era arrivato il Vangelo, che s’era iniziata l’evangelizza-zione, la quale doveva protrarsi ininterrottamente fino ad oggi. Con que-sto pensiero è stata anche innalzata la prima croce in Mogila, nei pressidi Cracovia, nei pressi di Stara Huta.La nuova croce di legno è stata innalzata non lontano da qui, propriodurante le celebrazioni del millennio. Con essa abbiamo ricevuto un se-gno, che cioè alla soglia del nuovo millennio – in questi nuovi tempi, inqueste nuove condizioni di vita – torna ad essere annunziato il Vangelo.È iniziata una nuova evangelizzazione, quasi si trattasse di un secondoannuncio, anche se in realtà è sempre lo stesso. La croce sta alta sulmondo che cambia.Ringraziamo oggi, davanti alla croce di Mogila, alla croce di Nowa Hu-ta, per questo nuovo inizio dell’evangelizzazione, che qui si è attuata. Echiediamo tutti che fruttifichi, così come la prima, anzi, ancor di più.

Giovanni Paolo IIMogila, 9 giugno 1979

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A proposito del leggere i segni dei tempi

«Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo,perché il cielo rosse ggia; e al mattino:Oggi burrasca, perché il cielo è rossocupo. Sapete dunque inter pretare l’a-spetto del cielo e non sapete distingue-re i segni dei tempi?» (Mt 16,2-3).L’espressione evangelica, nel contestoesatto in cui si colloca, ha un significa-to messianico ed escatolo gico e siproietta nel presente della pienezza deitempi: il punto d’incontro di Dio con lastoria, nella venuta del Messia: «Que-sta generazione è una generazione mal-vagia: essa cerca un se gno, ma non lesarà dato nessun segno fuorché il segnodi Giona… Ecco, ben più di Giona c’èqui» (Lc 11, 29.32).Per conoscere meglio la natura ed il si-gnificato di una cosa, ha scritto Aristo-tele, è sempre necessario andar ne a ri-cercare l’origine. Questa le gge è piùche mai v era a proposito dell’espres-sione “segni dei tempi”, che è parsaemergere di colpo nella ter minologiateologica del Concilio Vaticano II.Nel testo della Costituzione apostolicaHumanae Salutis per l’indizione delConcilio Vaticano II (25 dicembre1961) Giovanni XXIII così si esprime-

va: «Questo si richiede ora alla Chiesa:di immettere l’energia perenne, vivifi-cante, divina del Vangelo nelle vene diquella che è o ggi la comunità umana,che si esalta delle sue conquiste nelcampo della tecnica e delle scienze, masubisce le conse guenze di un ordinetemporale che taluni hanno tentato diriorganizzare prescindendo da Dio...Sappiamo che la visione [dei mali delmondo] deprime talmente gli animi dialcuni al punto che non scor gono altroche tenebre, dalle quali pensano che ilmondo sia interamente avvolto. Noi in-vece amiamo riaffermare la Nostra in-crollabile fiducia nel di vin Salvatoredel genere umano, che non ha af fattoabbandonato i mor tali da lui redenti.Anzi, seguendo gli ammonimenti diCristo Signore che ci esor ta ad inter-pretare “i segni dei tempi” (Mt 16,3),fra tanta tenebrosa caligine scor giamoindizi non pochi che sembrano of frireauspici di un’epoca migliore per laChiesa e per l’umanità».Ciascuna delle quattro parti della lette-ra enciclica Pacem in terris (1963), siconclude con l’indicazione di di versisegni dei tempi: la socializzazione, l’e-mancipazione dei popoli colonizzati, lapromozione delle classi la voratrici el’ingresso della donna nella vita pub-blica.Anche Paolo VI, nella sua prima enci-clica Ecclesiam suam (06.08.1964), ri-prende l’espressione, il signif icato e laproblematica dei “se gni dei tempi”:«La parola, resa ormai famosa, del No-stro venerato Predecessore Gio vanniXXIII di felice memoria, la parola “ag-

giornamento” sarà da Noi sempre tenu-ta presente come indirizzo programma-tico; lo abbiamo confer mato quale cri-terio direttivo del Concilio ecumenico,e lo verremo ricordando quasi uno sti-molo alla sempre rinascente vitalitàdella Chiesa, alla sua sempre vigile ca-pacità di studiare i segni dei tempi, e al-la sua sempre gio vane agilità di tuttoprovare e di far proprio ciò ch'è buonosempre e dappertutto» (n. 52).I Padri conciliari hanno inserito il temadei segni dei tempi nel testo dei docu-menti: – leggere i segni alla luce del Vangelo:«È dovere di tutto il popolo di Dio, so-prattutto dei pastori e dei teolo gi, conl’aiuto dello Spirito Santo, di ascoltareattentamente, capire ed interpretare i va-ri linguaggi del nostro tempo, e di saper-li giudicare alla luce della Parola di Dio,affinché la Verità rivelata posssa esseresempre più profondamente intesa, me-glio capita e presentata in una manierapiù adatta» (Gaudium et Spes 44).– ecumenismo: «…questo santo Con-cilio esorta tutti i fedeli cattolici, per-ché riconoscendo i se gni dei tempi,partecipino con slancio all’opera ecu-menica» (Unitatis Redintegratio 4).– ruolo dei laici : «I Presbiteri sianopronti ad ascoltare il parere dei laici,considerando con interesse frater no leloro aspirazioni e gio vandosi della lo-ro esperienza e competenza nei di versicampi dell’attività umana, in modo dapoter assieme riconoscere i se gni deitempi» (Presbyterorum Ordinis 9).– solidarietà tra i popoli : «Tra i segnidel nostro tempo è de gno di speciale

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menzione il crescente e inar restabilesenso di solidarietà di tutti i popoli, cheè compito dei laici promuovere e trasfor-mare in sincero ed autentico af fetto fra-terno» (Apostolicam Actuositatem 14).– libertà religiosa: «Il sacro sinodo,mentre saluta con animo lieto quei se-gni propizi di questo tempo e denunciacon amarezza quei f atti deplorevoli,esorta i cattolici e in vita tutti gli esseriumani a considerare con più grande at-tenzione quanto la liber tà religiosa sianecessaria, soprattutto nella presentesituazione della f amiglia umana» ( Di-gnitatis Humanae 15).Da questo breve excursus di testi con-ciliari si coglie la base su cui sia il Ma-gistero dopo il Concilio sia la teolo giacontemporanea hanno articolato la lorofeconda riflessione sui “segni dei tem-pi” e ne hanno f atto un’acquisizionedecisamente centrale di tutto il discor-so di fede del nostro tempo.Si è trattato, in realtà, di una specie difissione nucleare dottrinale… ci si è re-si conto, progressivamente, di quali im-plicazioni multiple venivano sottopostee provocate dall’ingresso, apparente-mente trascurabile e silenzioso, di que-sta formula nella dottrina della Chiesae nella ricerca dei teologi.Anche l’autocoscienza della Chiesa nonpuò che uscirne modificata, alla luce dei“segni dei tempi”, perché la Chiesa è illuogo in cui il Vangelo è sempre attual-mente ed esplicitamente operante nellastoria, luogo in cui la parola di ventaEvento, storia quotidiana, esistenza con-creta. Ecco perché il luo go in cui laScrittura è vi va è solo la comunità dei

credenti, ed ecco perché la tradizionedella Chiesa, da distinguersi accurata-mente dalle tradizioni degli uomini, nonè un elenco di verità da ripetere a memo-ria, ma un’eredità storica da vi vere, unretroterra su cui prendere lo slancio con-tinuo per costruire una storia nuova pro-feticamente vissuta.A proposito del leggere i segni dei tem-pi, quali gesti pastorali pensare e vi ve-re per intercettare il “cambio di menta-lità” dell’uomo: “io, qui, ora”?«Chi crede nel vangelo di Gesù Cristo,nella buona notizia che Egli ha por tatoagli uomini, non può rinchiudersi inuna visione cupa del futuro, ma de vescrutare i segni dei tempi (nuove formeper l’evangelizzazione) ed illuminare ilfuturo con lo slancio fresco della Paro-la del Signore…che vuole la sua Chie-sa umile e povera, come lo fu Lui nellasua vita in mezzo agli uomini» (Severi-no Dianich).Poiché Dio si è f atto Parola ed Eventonella storia, anche la Chiesa necessita diuna continua riforma. «Riforma è sem-pre nuovamente una ablatio, un toglierevia, affinché divenga visibile la nobilisforma, il volto della Sposa e insieme conesso anche il volto dello Sposo, il Signo-re vivente» (card. J.Ratzinger).Un segno emergente dei tempi è la glo-balizzazione religiosa: il pluralismo.Occorre accedere alla ricchezza delladiversità in modo acco gliente, per ve-dere il positivo che emerge dall’altro eper produrre insieme una cultura piùumana. «L’autentico ecumenismo ini-zierà il gior no in cui le Chiese intra-prenderanno i loro incontri e i loro col-

loqui… con le loro ferite da guarire, iloro problemi da risolvere, le loro crisida superare e risolv ere insieme» (Vla-dimir Zelinskij, Perché il mondo creda.Un ortodosso di Mosca dialo ga con ilcardinal Ratzinger, La Casa di Matrio-na, 1988).Questo è uno dei se gni dei tempi chedeve rappresentare per noi cristiani unasfida urgente. «Dobbiamo affermare edimostrare con la nostra vita che l’Infi-nito di cui l’uomo ha bisogno può veni-re soltanto da Dio… che dobbiamo mo-bilitare tutte le forze dell’anima e delbene per spezzare il circuito del male»(Benedetto XVI, Luce del mondo).Anche noi Orsoline di Maria VergineImmacolata, particolarmente in questotempo di preparazione al Capitolo gene-rale che si celebrerà a Gandino dal 22 lu-glio al 5 agosto 2012, siamo chiamate acogliere la sfida che ci viene dai proble-mi e dalle istanze del nostro tempo, perdarvi una adeguata risposta alla luce delnostro carisma.Accogliendo gli esempi e gli inse gna-menti di Sant’Angela Merici e del no-stro fondatore Francesco Della Madon-na, diamo la priorità ad alcuni particola-ri segni del nostro tempo: la questionefemminile, l’emergenza educativa, l’e-cumenismo, l’integrazione culturale...Il VII Incontro Mondiale delle F ami-glie, che si ter rà a Milano dal 30 mag-gio al 3 giugno su “La famiglia: il lavo-ro e la festa” sarà un importante appun-tamento per tutta la Chiesa e una testi-monianza al mondo per riscoprire la fa-miglia come patrimonio di umanità.

suor Fedora Tomasoni

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Periodico Suore Orsoline di M. V. I.

Insieme verso il Capitolo generale

Preparazione al Capitolo generaleDall’inizio dell’anno sociale 2011-2012, le nostre comunità si sono impe-gnate nella revisione della Regola di vi-ta ed hanno inviato alla Segreteria gene-rale le correzioni e proposte che ora so-no all’esame dell’apposita Commissio-ne, guidata da p. Vincenzo Mosca. Verràredatta una nuova bozza da sottoporr eai membri del Capitolo generale per va-lutarla e decidere il da farsi.La Madre generale, nella lettera dell’8dicembre 2011 per l’indizione del Capi-tolo, ha invitato tutte le sorelle a prepa-rarsi a questo importante momento conla preghiera e la purif icazione del cuo-re: «L’evento capitolare è un’occasionedi grazia, ma può esser e vissuto anchecon una certa indif ferenza, lo possiamoconsiderare come uno dei ricorrenti ap-puntamenti che non cambiano nulla oche fanno sognare per qualche mese, mache poi ci lasciano profondamente delu-se perché tutto ritorna alla monotona

normalità. Ci ricor diamo, quindi, c hedipende da ciascuna di noi vivere inten-samente il Capitolo g enerale, farne unkairós, accogliendolo come c hiamatainedita dello Spirito Santo, capace di di-latare il cuore, di aprire orizzonti nuovidi futuro e rafforzare l’unità».La Madre ha anche proposto: ogni gior-no una intercessione per il Capitolo ge-nerale alla celebr azione delle Lodi, ilRosario quotidiano per conse gnare aMaria Immacolata le sorelle chiamate aformare l’assemblea capitolare, l’ado-razione settimanale comunitaria comemomento privilegiato per pregare e ri-flettere personalmente sulla Re gola divita e sul tema capitolar e, una celebra-zione eucaristica mensile per in vocarela luce dello Spirito Santo.Siamo state invitate ad esprimere ad al-ta voce le nostre gioie, i sogni e le spe-ranze. Due comunità condividono ciòche portano nel cuore in vista dell’even-to capitolare.

Nuovi santiappassionati di Gesù e dell’uomoCi sono momenti for ti nella vita perso-nale e comunitaria che, for tunatamente,giungono per destarci dal “letar go” del-le nostre abitudini.Così per noi Orsoline è il XVIII Capito-lo generale, evento di gr azia e nuo vaprimavera dello Spirito.Quali sogni, desideri e speranze abbia-mo per il Capitolo generale?La risposta ci è stata ispirata dal bellissi-mo messaggio della Commissione Epi-scopale per la 16ª Gior nata mondialedella Vita consacrata (2 febbraio 2012).Questo messaggio suggerisce quattronote essenziali da riscoprire: il primatodi Dio, la fr aternità, lo zelo divino , lostile di vita.Nel messaggio abbiamo colto anchequeste parole che, secondo noi, sono ilfondamento per il futuro del nostro Isti-tuto: «…dovremmo preoccuparci nontanto della contrazione numerica dellevocazioni, quanto della vita tutto som-mato mediocre di molti, in cui sembrapersa la traccia dello zelo, della passio-ne, del fuoco d’amore che anima va Ge-sù e i Santi. Per la nuova evangelizzazio-ne a cui la Chiesa oggi è chiamata occor-rono nuovi santi, appassionati di Gesù edell’uomo, sentinelle che sanno intercet-tare gli orizzonti della storia in cui anco-ra una v olta Dio ha deciso di ser virsidelle creature per realizzare il suo dise-gno d’amore» (n° 3). È in questo “so-gno” che vogliamo credere e “osare” peraffrontare il futuro che ci aspetta. LoSpirito Santo possa illuminare le scelteche faremo, anche con coraggio, per po-ter essere vicine ad o gni persona, riat-tualizzando il carisma e il fer vore degliinizi: «Che cosa f arebbe don Francescooggi?».È importante non fossilizzarci nelle la-mentele del “si è sempre f atto così”, ma

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lasciarci guidare dallo Spirito anche inscelte profetiche che possano darci il gu-sto e la bellezza di essere donne consa-crate – educatrici –esperte in umanità.È urgente oggi una nuova evangelizza-zione, cominciando da noi stesse e cer-cando di scoprire linguaggi, cammini,esperienze, stili nuovi per “dire” che ab-biamo incontrato il Signore.Camminiamo insieme nel rispetto e nelcoraggio di “osare” “sperando controogni speranza” (Rm 4,18).Se guardare indietro ti rattrista,e se guardare avanti ti è motivodi timori, allora guarda accanto:io ci sono…La felicità ti ingentilisce,le prove ti danno forza,le tristezze ti mantengono umano,gli insuccessi ti mantengono umile,ma solo la speranza ti fa andare avanti.

Comunità di Predappio

Un sogno, un desiderio, una speranzaUn sogno«Io in loro e tu in me, perché siano per-fetti nell’unità» (Gv 17, 23).La nostra Regola di vita, che stiamo ri-vedendo, si apre con una for te provoca-zione: (grande sogno) “Sequela vissutainsieme” che, secondo noi, sottintendeun progetto di vita condiviso.E la nostra Madre Angela così si espri-me nel suo Ultimo Ricordo: «L ’ultimaraccomandazione mia che vi f accio, econ la quale f in col sangue vi pre go, èche siate concordi, unite insieme tutted’un cuore e d’un v olere». Sant’Angelaci chiede di osare la coesione, la com-pattezza e la profezia dell’insieme f inoalla prova del sangue.Inoltre il n. 63 della Regola di Vita c’in-vita, pur nelle dif ferenze di nazioni eculture, a sederci alla stessa ta vola percondividere nella reciproca acco glienza

la Parola, il Pane di vita e il pane quoti-diano. È la prova della convivialità!Abbiamo paragonato la nostra comu-nità – formata da sorelle provenienti davarie nazioni – a una grande aiuola, do-ve sbocciano f iori di ogni specie, bacia-ti dal sole, che con i loro colori e il loroprofumo allietano tanti cuori dicendo lo-ro: «Fai un sogno anche tu».Ecco il nostro sogno! Del resto che cosasono le nostre comunità, se il so gno el’utopia non sono promesse?

Un desiderioTante di noi, lungo il percorso, sono sta-te affascinate dallo stile di vita incar na-to da sorelle incontrate ed esso ci ha poiincoraggiate per un sì def initivo alla se-quela di Gesù nel nostro Istituto. Recu-perando il concetto di stile di vita, checomprende il modo di vivere i nostri vo-ti, il modo di rappor tarci con l’autorità,il vivere la vita di contemplazione e lavita apostolica, ci siamo dette che è ur-gente, per noi Orsoline del terzo millen-nio, perfezionare lo stile in tutti que gliaspetti che concorrono a determinarlo almeglio, caratterizzandolo e raffinandolosempre più. Da par te nostra ci teniamopronte e disponibili ad acco gliere le in-dicazioni che ci verranno dal Capitolo aquesto riguardo.

Una speranzaPortiamo nel cuore un grande anelito perle nostre sorelle più gio vani d’Italia,Brasile, Kenya, Argentina, Eritrea, Etio-pia, Polonia, luce, forza e futuro dell’I-stituto. Le v ediamo appassionatamenteimpegnate, con occhi aper ti, coscienzasveglia, pronte ad assumersi i suggeri-menti e le indicazioni che v erranno dalCapitolo per un futuro migliore per l’I-stituto e la Chiesa.

Comunità di accoglienzaBergamo

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MARIApiccola donna di Nazaretheletta dall’AltissimoTu suo primo AmoreSignora del silenzioche prepara l'Incontro.

In devoto ascoltodella Parolasei la prima ad aprire il cuoree a custodire il Mistero.

Sei Bellezza divinache contempliamo con infinito stupore.

La Bellezza non si spiega,si guarda.Allora tutto si fa semplice.

sr Angioletta Servidati

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Anniversaridi professione religiosa

Anticipiamo gli auguri ed esprimiamo ilnostro grazie al Padre per le sorelle chenel 2012 feste ggiano l’anniversario diprofessione religiosa.

25° Professione religiosa

21 novembre 1987Sr M. Gemma BoschettoSr M. Stefania PinacoliSr M. Lucia Rossi

50° Professione religiosa

30 agosto 1962Sr M. Angela BetteraSr M. Ida Locatelli

60° Professione religiosa

31 marzo 1952Sr M. Stefania GrittiSr M. Piassunta MordentiSr M. Romolina Parsani

30 agosto 1952Sr M. Cirilla BertasaSr M. Editta DolciSr M. Santina LuiselliSr M. Rosapia Noris

70° Professione religiosa

25 marzo 1942Sr M. Gennara BertulettiSr M. Alba MariniSr M. Giancarla Rovera

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Preghiera di un cuore in festa

Ti rendiamo grazie, Signore,

perché in questi anni di vita religiosa

ci hai manifestatola tua fedeltà e misericordia,permettendoci di restituirtitutto ciò che ci hai donato.

Grazie per le sorelle,i bambini, i giovani, le famiglie

che abbiamo incontrato:sono volti e storie checi hanno confermate

nella bellezzadi donare a te tutta la vita,

perché ciascuno scopra e viva con fedeltà

la propria vocazione.Grazie, Signore!

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Quando il vuoto è pienezza

«Quando il vuoto è pienezza»: sembraun gioco di parole e invece è il misteropiù grande e più bello della nostra fede.Come spiegare l’esistenza di un vuotoche è pienezza? Come credere che lìdove è vuoto è allo stesso tempo pieno?Soltanto chi ha deciso nel cuore «ilsanto viaggio» (Sl 84, 6) verso Gerusa-lemme, e ha esperimentato il combatti-mento contro le tentazioni (Gesù neldeserto), il silenzio di una contempla-zione gloriosa (la trasf igurazione), chiha assaporato l’acqua che zampilla perla vita eterna (la samaritana), la guari-gione dello sguardo interiore (il cieconato) e l’esplosione di una vita che pertutti non c’era più (la risur rezione diLazzaro), può comprendere la verità diqueste parole.Ma se, nonostante tutte queste espe-rienze, non riusciamo a comprenderlo -e confesso che secondo me è un benenon fermarci qui - entriamo in Gerusa-lemme, seguiamo quest’Uomo che vientra da re, osser viamo Lui, i suoi ge-

sti, le sue parole, i suoi silenzi, il suodonarsi totalmente.Ma dopo tutto questo, continuiamo anon comprendere come il vuoto sia pie-nezza. Sentiamo il dolore della perditadi una persona cara, le nostre lacrimesono le ultime parole che riusciamo acomunicare. Siamo delusi, perché a ve-vamo lasciato tutto e iniziato a cammi-nare con qualcuno che credevamo esse-re la risposta al nostro cuore. L’Amico in cui conf idare ora, invece,non c’è più. L’hanno preso, giudicato,condannato, ucciso. E noi siamo soli, non c’è nessuno checi dia una parola di confor to. Abbiamopaura. È tutto silenzio, delusione, vuo-to…fino al terzo gior no, quando alcu-ne voci dicono che è stato rubato il cor-po dell’Amico. Ecco che tutto sembrapeggiore di prima: quel vuoto è ancorapiù vuoto, quel dolore ancora più pun-gente, quelle lacrime ancora più sala-te… Ed ecco che il dolore mi spinge acorrere verso il luogo vuoto. Voglio ve-

dere, voglio gridare e sentire l’eco diquel grido come risposta dell’Amicoche non c’è più... e andar mene via. Ètutto finito!Ma ecco la sor presa al mio ar rivo inquel luogo: è vuoto sì, non c’è il cor podel mio Amico, ma il suo profumo.In un attimo tutto si f a chiaro nel miocuore, cessano le lacrime e il silenziosembra parlarmi. Ricordo le sue parole:«Il Figlio dell’uomo sarà conse gnato,ucciso, ma il terzo gior no risorgerà»(Mt 17, 23). P er ben tre v olte ripetoqueste parole e sento di non contenerlepiù, urlo e sento l’eco melodiosa dellarisurrezione. Sono nella pienezza dellagioia!!!Quel sepolcro vuoto è segno di una pie-nezza che vuole abitare il mio cuore. Inogni vuoto c’è una pienezza, in o gnimorte una risurrezione. Bisogna saper-la scoprire, contemplarla e correre, cor-rere dai fratelli «con timore e gioiagrande» (Mt 28, 8).

suor Francisleyde

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Preparazione alla professione perpetua

Le juniores brasiliane suor Maria daConceição De Souza (Ceiça) e suor Lu-ciana Da Silva, prossime alla Professio-ne perpetua, r accontano la lor o espe-rienza di cammino in questi anni di ju-niorato vissuto in Brasile. Suor Ceiça farà la Pr ofessione il 29aprile a Primaver a, Suor Luciana il 6maggio a Pombos.

Tutto è dono di Dio«Chi rimane in me porta molto frutto»: èla Parola di Dio che plasma la mia vitadi conformazione al Signore e la miamissione di accompagnatrice delle ra-gazze, in questi anni di juniorato, ed inparticolare in questo prezioso tempo dipreparazione alla Professione per petua.Sarà pure la Parola che verrà proclama-ta nella Litur gia eucaristica della miaProfessione perpetua il prossimo 6 mag-gio a Pombos, in Brasile. Questa Parola, che in me è come un f ilorosso, è diventata un itinerario persona-le, un processo for mativo che mi per-mette di unif icare tutte le mie ener gie,risorse e fragilità in un dono g ratuito egeneroso, senza distinzione, v erso ognipersona che incontro.«Chi rimane in me» è l’atte ggiamentoabituale della ricerca di Verità e di Beneche mi sforzo di costr uire interiormenteogni giorno, in umiltà e semplicità e che

tento di esprimere nell’attenzione con-creta ai po veri che af follano la nostraparrocchia di Moreno e che incrocio sul-la strada mentre mi reco a scuola o men-tre vado a visitare i malati. È sufficienteche rivolga loro una parola di consola-zione, di stima, di riconoscimento percogliere nel loro limpido sguardo unsenso di gratitudine e di rispetto e risve-gliare così una profonda gioia di vivere. «Chi rimane in me» è il sentir mi abitatada una Presenza, che alimento con l’a-scolto della Parola, colorata dal carismamericiano e che vi vo con passione nel

prendermi cura delle ragazze che cerca-no un senso alla loro femminilità e a vol-te il signif icato di una dignità perduta.Ricordo il volto luminoso di Rosa che,allontanata dalla f amiglia, andava allaricerca di una casa che l’accogliesse concalore e le donasse serenità e f iducia.Constato nella mia po vertà la bellezzadel carisma mericiano: «Portate scolpitenel cuore le v ostre figlioline, una aduna». È l’insegnamento di Angela Meri-ci che cerco di vi vere e che mi stimola«a portare in grembo» le debolezze e lefatiche delle giovani, affidandole a Ma-

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ria, la Madre dell’ Amore.L’esperienza della lectio comunitaria mieduca ad acquisire alcuni criteri di di-scernimento; spesso mi ritro vo come idiscepoli di Emmaus a «sentire il cuoreche freme», che sente la passione di an-nunciare con fedeltà a tutti la Parola chesalva.«Porta molto fr utto». L’accoglienzasemplice della Parola mi porta ogni gior-no alla serena condivisione e alla colla-borazione attiva e fraterna nella missio-ne educativa. Infatti sono inserita nelprogetto di pastorale giovanile, nell’am-bito liturgico e, durante i ritiri, animocon entusiasmo la preghiera personale ei momenti comunitari di adorazione al-l’Eucarestia. Ho constatato più volte, neldialogo con le giovani, come la preghie-ra profonda susciti nel loro cuore il co-raggio di dare il nome alle proprie fragi-lità, di liberarsi da certi vizi, da certe si-tuazioni personali faticose, per un’acco-glienza benevola di sé e per intraprende-re un cammino di riconciliazione e di

maturità. Scoprire che i giovani portanonel segreto del cuore un g rande deside-rio di umanità, di giustizia, di pace e ilsogno di realizzare con autenticità lapropria scelta v ocazionale, è per me ilmodo più evidente e chiaro del “por tarefrutto”. Questo mi riempie di gioia.

suor Luciana Da Silva

Educare è donarsi incondizionatamenteDa vari anni sono maestra delle scuoleelementari in Brasile, già prima di entra-re nell’istituto. Ho fatto tante belle espe-rienze educative, ma voglio raccontarneuna recente, che è stata per me moltoimportante.Era l’inizio di febbraio dell’anno scorso,il mio primo gior no di inse gnamentonella classe prima B a Primavera, in Per-nambuco (Brasile). Con entusiasmo ini-zio la mia missione educati va e, seppurcon un cer to timore, entro in classe escorgo tra i bambini Pedro che piange. Èarrabbiato, agita le braccia e urla che

nessuno lo capisce e che nessuno glivuole bene. Nell’aula v olano pezzi dicarta, mozziconi di matite e quader ni.Mi fermo sulla soglia e la Parola di Ge-sù: «Lasciate che i bambini v engano ame» mi urge dentro con forza e mi sen-to rassicurata ad entrare in aula.Mi nascono numerosi interrogativi. Co-sa vuole dir mi Pedro con i suoi gesti?Come lo posso avvicinare? Come dimo-strare amore e f iducia a questi piccoli?Cosa proporre?Sono ancora carica ed entusiasta del la-voro di riflessione e di approfondimentosulla figura e spiritualità di Angela Me-rici e trovo così l’occasione propizia periniziare a vivere concretamente i suoi in-segnamenti, la sua pedago gia dell’amo-re. Subito mi tornano alla memoria alcu-ni flash sulle moti vazioni fondamentalidel prendermi cura di coloro che il Si-gnore mi affida.«Per le Orsoline come lo fu per Angela –dice L. Mariani – l’azione educativa è ilrisvolto della loro relazione d’amore

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sponsale con Cristo, è la loro maternità».Sento che anche per me è giunto il mo-mento favorevole per vivere la mia di-mensione materna con generosità, senzaricompense e aspettati ve, privilegiandol’incontro personale con o gni bambinoper mettere in atto strate gie relazionaligratuite e liberanti. È l’a ver messo alcentro della mia vita Gesù, unico Tesoro,che mi chiama a donare la mia vita sen-za far calcoli, per f ar crescere persona-lità ricche di f iducia e di senso del vive-re. Mediante l’azione educativa sento dimantenere forte e vi vace la relazionecon Gesù, servo del Padre, per testimo-niare poi a ciascun bambino che la vitadel Vangelo è buona, perché Gesù è co-lui che ama e perdona. Sento viva la suaPresenza in mezzo a noi come se gno dicomunione vera e di solidarietà caritate-vole verso coloro che cercano un sensoalla vita. Colgo nella po vertà materialel’opportunità per raccontare ai bambinila nostra dimensione di creature fragili edeboli, bisognose di relazioni frater ne

sincere. È profondo in me il desiderio diaccompagnare ogni bambino con sem-plicità nella scoper ta della bellezza delcreato, del vicino di banco che gli è fra-tello, della famiglia solidale, della Chie-sa casa da abitare insieme. Più volte nel-la mia giornata scolastica mi richiamo aquel testamento di sant’Angela: «V isupplico di voler tenere conto e d’a verescolpite nella mente e nel cuore tutte levostre figliole, una per una, non sola-mente i loro nomi, ma anche la loro con-dizione e la loro natura, o gni loro situa-zione e tutto il loro essere». È il se gretodella mia missione di inse gnante: saperscoprire in ogni bambino il volto del Si-gnore che si f a piccolo, per nar rarci lagrandezza dell’essere uomo. Custodiscoin cuore ciò che ogni bambino mi confi-da come un prezioso se greto e lo affidoa Maria Educatrice, perché come unamamma porti a compimento il pro gettod’amore che Dio ha su ciascuno. Mi ac-costo ad ogni alunno con g rande rispet-to, cercando di scoprire le ricchezze che

porta in sé e suscitando il so gno di unafraternità allargata a tutta l’umanità.Anche nella pre ghiera comunitaria lamia passione educativa è presente: offroal Padre tutti i miei gesti quotidiani esemplici, perché Lui che le gge nel se-greto mi doni lo Spirito per un chiaro di-scernimento nel soddisfare i bisogni de-gli alunni e nel prendere in seria consi-derazione le loro difficoltà sia personalisia familiari.«Se sarete unite sarete una for tissimarocca»: è il mio so gno di futuro perun’azione educativa corale e condi visacon tutte le sorelle della comunità, inmodo da testimoniare insieme che «edu-care è cosa del cuore».

suor Ceiça

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Insieme con le sorelle brasilianeIn questi mesi a Bergamo, in casa genera-lizia, ho vissuto una bellissima esperien-za di comunione e di condi visione con lesorelle brasiliane suor Ceiça e suor Lucia-na.Più volte, durante gli anni di for mazio-ne, ho desiderato di poter condividere untratto del mio cammino formativo con so-relle di altre nazionalità, edora il mio sogno si è realiz-zato. Ho una profonda co-scienza di appartenere ad unIstituto internazionale, cosìcome recita il Pro getto for-mativo: «Il nostro carisma siè inculturato in v arie areegeografiche e le nostre co-munità educative sono oggiarricchite dalla presenza diculture diverse». Ho speri-mentato nel dialogo fraternoe nel lavoro di g ruppo come ciascuna dinoi, nella diversità, porta dentro in modo

creativo e personale il dono del carisma,come una g razia che ci aiuta a crescerenella gioiosa consape volezza di esserechiamata da Dio a vi vere “insieme” l’al-leanza sponsale con Cristo.«Come è bello che i fratelli vi vano insie-me» sono le parole del salmo che di con-tinuo ripeto nell’animo. Il narrarci vicendevolmente la storia degli

inizi delle nostre missioni diEritrea e Brasile mi ha note-volmente entusiasmata per lacapacità di adattamento delleOrsoline in luoghi così diver-si e come il carisma di donFrancesco Della Madonna hasaputo radicarsi, in modosemplice ma profondo, nellaChiesa locale, portando buo-ni frutti.Infatti le nostre comunità og-gi sono pienamente inserite

nel territorio con ser vizi diversi, ma incontinuità con la g razia degli inizi della

missione e nell’ottica di prospettive di fu-turo. È stato interessante per me sentire rac-contare alcuni aneddoti degli inizi e saperleggere come la Provvidenza ha guidato eguida i passi e le scelte delle nostre comu-nità.La condivisione dei valori evangelici miha fatto capire che, pur essendo geografi-camente lontane, ciascuna di noi e le no-stre comunità sono unite “insieme” nel-l’incarnare ogni giorno con umiltà il no-stro essere discepole del Signore, comeserve della Parola, della Croce, della Mis-sione, con una par ticolare attenzione albisogno educativo.Ritengo importante costruire e mantenerequeste relazioni fraterne per uno scambioarricchente di comunione e di missione. Sogno che il nostro Istituto cresca nelladimensione dell’intercultura per testimo-niare e rendere vero “l’insieme” della no-stra Madre sant’Angela.

suor Selemawit Zekarias

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Giovani suoread un traguardo

Ad Asmara baccellierato in filosofia e teologiaDue sorelle dell’Eritrea, suor Saba Tekeste e suor KidanuMehereteab, hanno conseguito il baccellierato in teologia e fi-losofia al “Asmara Catholic Theological Institute”, che ha se-de nel Seminario Maggiore di Asmara ed è affiliato alla Pon-tificia Università Urbaniana di Roma. Suor Saba e suor Kida-nu, emessa la prima professione il 21 settembre 2002, hannofrequentato un corso di lingua inglese, quindi l'undicesima edodicesima classe in Seminario, conse guendo la maturità nel2005.Hanno proseguito poi gli studi all’Istituto Teologico dello stes-so seminario con due anni di f ilosofia e quattro di teologia, altermine del quale hanno discusso la tesi.Ecco il loro prof ilo biografico e la loro testimonianza.

Sr Saba Tekeste:donare gratuitamentei doni di Dio

Suor Saba è nati va diAmetsi, un paese poco di-stante da Asmara. Aiutatanel discernimento voca-zionale da suor MariaMezeghi, è entrata nell'I-stituto all'età di 17 anni.Attualmente è impe gnatacon le pre-postulanti nellacomunità “Don F rance-sco” ad Asmara; seguenella catechesi e nella pa-storale un g ruppo di gio-

vani della parrocchia che frequentano la scuola superiore; tie-ne lezioni di Bibbia ai postulanti dei Padri Pavoniani; è segre-taria della commissione dei for matori di tutti gli Istituti ma-schili e femminili.Con la testimonianza che pubb lichiamo, suor Saba raccontacon gioia il suo percorso di studi f ilosofici e teologici.

«Ringrazio Dio per la f ortuna che ho avuto di poter studiar eper sei anni al “Asmara Catholic Theological Institute”, affi-liato alla Pontificia Università Urbaniana di Roma. Nei dueanni di filosofia ho capito che la vera Sapienza, la Verità è so-lo Cristo e questo mi ha aiutato ad avvicinarmi a Lui conprofondità di vita. Nei quattro anni di teologia sono cresciutanella conoscenza dei contenuti della f ede e posso dire di sen-tire dentro di me il desiderio di comunicarli agli altri con gra-tuità. Ora mi sento più preparata nel mio apostolato, nella ca-techesi. Ho concluso il corso con la tesi “Ursuline Sisters inEritrea 70 years of missionary activity”. È stata per me l’oc-casione per conoscere di più la storia del mio f ondatore e delmio istituto. Questo andare alle fonti storiche mi ha molto im-pegnato allargando il mio sapere e, come dice il DocumentoBase del XVI Capitolo generale, mi ha aiutato a riconciliarmicon la mia storia sacra.Con gioia voglio perciò utilizzare il mio talento nella gratuità,perché sono stata graziata».

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Sr Kidanu Mehereteab:grata a Dio per il benericevuto

Suor Kidanu è nati va diBogù, un villaggio vici-no a Glass. È stata pre-sentata al nostro istitutoda una e x Orsolina e a20 è diventata postulan-te. Suor Kidanu è impe-gnata con le aspirantinella comunità di “CasaImmacolata” ad Asma-ra; fa catechesi ad ungruppo di ragazzi ed èpastoralmente attiva nel-la parrocchia.

«Sono grata al Signore per avermi concesso di far e la bellis-sima esperienza de gli studi pr esso l’Istituto Teologico diAsmara. Ringrazio anche la mia maestr a di juniorato, suorGhidei Fre, che mi ha incoraggiata ad iniziare il corso. È sta-to un periodo impegnativo, lungo e difficile: due anni di f ilo-sofia e quattro di teologia. All’inizio mi sembrava di non far-cela, ma poi, con sforzo e costanza, sono riuscita a terminarecon soddisfazione i miei studi. Ho impar ato molte cose c henon sapevo. Soprattutto nei quattro anni di teologia ho potutoapprofondire la mia spiritualità, ho imparato a dare senso al-le cose e agli avvenimenti, a prendere coscienza del mio quo-tidiano per migliorarlo con senso di responsabilità e per col-laborare alla diffusione del Regno di Dio tra i fratelli».

Suor Kasia laureata in lingue e culture moderneIl 12 dicembre 2011, suor Kasia Szymanska, juniore polacca, haconseguito la laurea breve in lingue e culture moder ne presso laLibera Università Maria SS. Assunta di Roma con la discussionedella tesi: «La Gran Bretagna e la questione della P olonia dalloscoppio della 2ª guerra mondiale alla rinascita dello Stato polac-co». Erano presenti alcune sorelle della comunità, compagne distudio, alcuni genitori dei ragazzi della catechesi e padre Cr uzdella parrocchia dei Santi Patroni. Ora sta proseguendo gli studiper la laurea quinquennale.

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Dimensione culturale e professionaledella formazione permanente

«La presa di coscienza delle esigenze della nuovaevangelizzazione ci stimola ad un responsabile im-pegno di studio, tenendo particolarmente presentil'aggiornamento teologico, biblico, carismatico, leindicazioni del magistero ecclesiale. Valorizziamole opportunità offerte dalla nostra famiglia religiosae sappiamo cogliere, tra quelle offerte dal territorio,le più consone ai nostri bisogni. È un’esigenza for-mativa l'approfondimento delle tematiche relativeall’ambito apostolico in cui ciascuna opera, conse-guendo anche gli opportuni titoli di studio, per unservizio qualificato e all’altezza dei tempi».

Progetto Formativo n. 93

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La missione di Hagaz:molte mani un solo cuore

Gli inizi della missioneLa richiesta di prestare il nostro ser vi-zio educativo presso la scuola ag rariadi Hagaz, a nord-ovest di Asmara, capi-tale dell’Eritrea, ci venne fatta nel 2003da Fratel Amilcare Boccuccia, quandola responsabile della Dele gazione del-l’Eritrea era suor Mahlet Jacob.I Fratelli della Scuola Cristiana atten-devano una risposta entro il marzo2003.La Delegata, dopo aver interpellato lesuore, rispose affermativamente e il 31agosto dello stesso anno suor Ghior-ghis Abraha ed io raggiunge vamo lamissione di Hagaz, con un po’ di trepi-dazione ma anche con la buona volontàdi servire altri fratelli, in modo diversoda quello che era per noi abituale.Infatti, non eravamo chiamate alla cate-chesi o ad altre opere pastorali, bensì atestimoniare con le nostre azioni la no-stra fede e il nostro amore per Cristo,tra gli studenti operai di v arie etnie econfessioni religiose.In questa augusta missione niente an-nuncio esplicito, a rispetto delle norme

del Ministero dell’Educazione, ma unagrande possibilità di rendere visibile ilVangelo attraverso l’accoglienza, ilsorriso, la totale donazione per sostene-re la for mazione umana dei nostri de-stinatari.Abbiamo superato l’esitazione e la fati-ca iniziale lasciando crescere in noiqueste convinzioni; ci siamo rimbocca-te le maniche e ci siamo sentite v era-mente parte di questa g rande operaeducativa.

La scuola H.A.T.S.La scuola agro-tecnica di Hagaz acco-glie dai 250 ai 350 studenti che allo g-giano nella str uttura fino al consegui-mento del diploma. Il corso di studi èbiennale e gli indirizzi of ferti dallascuola sono quattro: scienze delle pian-te, scienze degli animali, conservazio-ne dell’acqua e della ter ra, agro-mec-canica.Al termine dei corsi gli studenti, sup-portati dagli insegnanti, pubblicano unNotiziario sul quale, oltre a descri verecon molte immagini le atti vità della

scuola, esprimono congratulazioni per ineo-diplomati. Anche questo è indicedi quell’intraprendenza che l’opera deiFratelli di La Salle si prefigge di stimo-lare e sostenere, a f avore della crescitapersonale di ciascuno e della società.Un volontario dell’Associazione Am-pelos racconta la nascita e lo sviluppodelle loro originali iniziati ve per laScuola agraria ad Hagaz.

La testimonianza di Bartolomeo Costamagna«Sono stato cinque volte in Eritr ea.Perché? mi domando o gni volta primadi partire. La risposta è sempre la stes-sa: per un incontr o. Un incontr o conpersone che ormai consider o amiche,con una terr a ricca di fascino , conun’esperienza che mi dà più di quantoio sia capace di offrire.Alcuni anni fa l’Eritr ea era il ricordoscolastico di una colonia africana c hel’Italia aveva posseduto per cir ca ses-sant’anni; un amico mi pr opose di ac-compagnarlo per avviar e un piccolocaseificio in una scuola agraria e docu-

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mentare fotograficamente l’esperienza.Partii con mia figlia Miriam e dopo duesettimane tornai con la certezza di averiniziato una conoscenza da coltivare edapprofondire. L’Eritrea è una piccola epovera nazione che ha conquistato l’in-dipendenza dall’Etiopia nel 1991 dopotrent’anni di lotte e sof ferenze e con ilsacrificio di tante vite umane . Gli abi-tanti sono 4,5 milioni, dediti per lopiùad una agricoltura arcaica che non ga-rantisce il minimo per il fabbisogno in-terno. Il suolo, in molte parti arido, perfruttificare dipende dall’andamentodella stagione delle piogge: luglio-set-tembre. Il cambiamento c limatico che

stiamo vivendo non miglior a l’anda-mento delle pr ecipitazioni nel cornod’Africa e la siccità sta facendo danniin queste zone del pianeta già in dif fi-coltà.Per rispondere alla necessità di dispor-re di cibo e acqua, nel 2004, dopo laprima esperienza in Eritrea, con alcuniamici abbiamo fondato una associazio-ne: Ampelos, che si pone l’obiettivo di

impegnarsi per il miglior amento delleprospettive economiche in zone oppres-se da sottosviluppo. Con i soldi raccol-ti abbiamo finanziato la costruzione dialcuni pozzi che forniscono acqua puli-ta a migliaia di persone. Già durante ilprimo viaggio, abbiamo notato c he inEritrea cresce spontaneamente e in ab-bondanza il fico d’India; lungo le stra-de i bambini offrono i frutti ai passanti

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per pochi spiccioli. Vedendo questo, ci èvenuto in mente di trasformare l’esube-ro stagionale dei frutti in marmellata,come da sempre si fa nelle nostr e zoneper le susine e le albicocc he. Dopo 3anni di prove, nel 2007 abbiamo monta-to un impianto per la pr oduzione diconfettura di fichi d’india. Il macchina-rio è stato spedito dall’Italia ad Hagaz:120 km a nor d-ovest della capitaleAsmara. Qui, nel 1997, i F ratelli delleScuole Cristiane di La Salle hanno ot-tenuto dal governo 40 ettari di suolo se-midesertico, dove hanno costruito unascuola agraria con aule e allo ggi per350 studenti. Scavando pozzi nel lettodel fiume, hanno trasformato la super-ficie arida in un’oasi verde con vigneti,agrumeti e anc he una stalla con 20mucche da latte. Attualmente la scuolaproduce vino, formaggio, yogurt e mar-mellata di fichi d’India, belès in lingualocale.L’intento della nostra associazione è difornire le conoscenze e l’aiuto per av-

viare attività produttive che servano alsostentamento di asili, ospedali in circatrenta località dell’Eritrea e della scuo-la agraria di Ha gaz. Suor LettebrhanYoannes, la responsabile della cucina,deve provvedere ogni giorno al cibo per400 persone; non è un’impr esa facileperché i prezzi dei prodotti alimentarisono in continua crescita e i generi so-no razionati. Lo è anche il combustibi-le. Mi ha impr essionato vedere adAsmara lunghe code di donne ai distri-butori per avere pochi litri di keroseneper cucinare. Durante il nostr o soggiorno abbiamoavuto parecchie occasioni di par larecon ragazzi e ragazze, che studiano nel-la scuola agraria e questo ha favoritol’instaurarsi di r apporti di amicizia.Ogni volta che ritorniamo, gli studentici ringraziano perché la nostra presen-za è una iniezione di fiducia e speranza.Questa situazione mi con vince che ilnostro poco può essere molto per gli al-tri e che nessuno è così po vero da non

poter dare niente.Ho avuto l’opportunità di partecipar eal battesimo di una bambina di 4 anninella chiesa cattolica di Hagaz: la mes-sa è iniziata alle 5 del mattino ed è du-rata due ore. Il parroco, un giovane dicirca trent’anni, ha of ficiato in Ge’ez,la lingua liturgica della Chiesa etiope .Mi ha commosso la partecipazione deifedeli che dimostrano la loro fede conla gestualità, con i canti e la recita di li-tanie alla Madonna. I progetti futuri di Ampelos consistononel continuare il lavoro iniziato in Eri-trea e fornire nel frattempo l’aiuto perla creazione in Etiopia di una scuolaagraria simile a quella di Ha gaz. Con-tiamo anche di far conoscere ai ragazzidelle scuole italiane come vivono e co-sa fanno i coetanei dell’Eritrea, perchéil confronto aiuta i giovani ad essere ri-conoscenti per quanto hanno e a dare ilgiusto valore alle cose importanti dellavita. Sarebbe bello se qualche ragazzo,accompagnato magari dai genitori, fa-

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cesse un’esperienza come la nostr a:scoprirebbe che facendo del bene a glialtri se ne fa tantissimo a se stessi».

La fede si fortifica nella condivisioneRaccontare la mia esperienza di fededurante gli anni di ser vizio svolto incollaborazione con i Fratelli di La Sal-le, ad Hagaz, signif ica ricordare v oltied eventi condivisi con tante personeche hanno dedicato le loro ener gie permigliorare e sostenere questa g randeopera di promozione umana. Ricordocon molta riconoscenza l’esperienzavissuta, il lavoro d’insieme svolto, so-prattutto nel periodo estivo dal 2004 al2008 con studenti, operai, i volontari diCuneo, Fratelli di La Salle e suore.

Richiamo alla memoria l’impe gno deivolontari con i quali si è via via costrui-to un rappor to di amicizia sincera:ognuno di loro ci ha testimoniato ungrande amore frater no, scomodandosie privandosi a nostro favore; ha spalan-cato cuore e braccia, speso tempo e de-naro per il bene nostro e quello dei no-stri studenti. Credo che nessuno possadimenticare la prima esperienza vissu-ta insieme, tra pentole e barattoli, perpreparare la gustosa e nutriente mar-mellata di “beles” (fichi d’india). È sta-ta un’impresa f aticosa, ma vissuta datutti con gioia e generosità, moti vatadal fatto che, oltre ad of frire alle 400persone della scuola una scorta di cibo,la preparazione della marmellata era un

mezzo per sviluppare le loro capacità etradurre in pratica le loro conoscenze.Questo laboratorio ha dato vita ad unavera e propria f abbrica di mar mellataall’interno della scuola agraria. I beles,provenienti dal sud dell’Eritrea, vengo-no sbucciati, f atti cuocere poi conditicon zucchero e pectina e tra vasati inbarattoli che arrivano dall’Italia.Ritornando alla circostanza che ha datoorigine a questo tipo di produzione, miè spontaneo f arne memoria come unagrande esperienza di fraternità, in cui ilegami si rinsaldavano anche durante ipasti, vissuti con semplicità e gioia, gu-stando i cibi preparati con accuratezzadalle cuoche di Hagaz, Antonina eAmete Ligiag. Anche le serate erano arricchite da pre-ziosi momenti ricreativi dove, lascian-do spazio alle risate, ognuno veniva ri-generato, rinnovato nella mente e cosìrecuperava le energie fisiche per il la-voro del giorno successivo.Spesso la presenza di F ratel AmilcareBoccuccia dava occasione al g ruppoper porgere domande, esprimere opi-nioni, venire a conoscenza di fatti con-creti e f arne oggetto di riflessione.Ognuno era arricchito dal pensiero del-l’altro e non impor tava se le lancettedell’orologio segnavano la mezzanotte:la stanchezza veniva vinta dal desideriodi apprendere la saggezza della vita an-che attraverso il confronto. Da quandoFratel Amilcare è par tito per l’Italia,

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nel 2005, tutti hanno a vvertito la man-canza di quelle occasioni preziose.Credo che questi miei sentimenti pos-sano essere condivisi anche dagli amicidell’Associazione Ampelos, Bartolo-meo, Marco e compagni che senz’altroricordano con gioia il la voro svolto ingruppo.

Unita a loro benedico e ring razio il Si-gnore per il tempo che ci ha concessodi vivere insieme questa bellissimaesperienza. Ringrazio vivamente le mieconsorelle che, in unità di intenti e dicuore, con i loro esempi, il dialo go fi-ducioso e aper to nella semplicità, mihanno dato la possibilità di essere coe-rente nel testimoniare la fede: il nostroessere figli dell’unico P adre nell’ap-partenenza a Cristo Signore. Così pureringrazio tutte le persone che, attra ver-so la loro amicizia sincera, profonda efedele hanno contribuito a rafforzare innoi la volontà di vivere la nostra mis-sione quotidiana ad Hagaz con fedeltàe gioia, tanto da poter dire da parte mia

che otto anni sono stati come un giornosolo!Assicuro a tutti un ricordo nelle miepreghiere di ogni giorno. Gesù che hadetto «Quello che avete fatto al più pic-colo dei miei fratelli, l’a vete fatto ame» (Mt 25,40) ricompensi ognuno se-condo le proprie necessità e sostenga lanostra fede; ci aiuti a credere nel suoamore provvidente e compassionevole.Egli ci segue con il suo immenso amo-re e, se lo lasciamo agire, f a vibrare ilnostro cuore perché la nostra fede siaoperosa nella carità.

suor Lettebrhan Yohannes

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La casa “Stella Maris”a Massawa in Eritrea

La comunità di Massa wa, situata sullariva del Mar Rosso, è stata aper ta il pri-mo agosto 1959 sotto la protezione diMaria Stella del mare, attualmente cono-sciuta da tutti col nome "Stella Maris". Dal nostro libro “Un albero cresciuto trale ambe”, pubblicato nel 1989 per il 50°della missione d’Eritrea, stralciamo lastoria delle origini.«Nel 1958 il Vicario Apostolico diAsmara, mons. Giang risostomo LuigiMarinoni, sentiti i desideri delle Orsoli-ne e vedendo il bisogno, consentì che sicostruisse una casa a Massawa e lui stes-so regalò il terreno. La casa è situata sul-l’isola di Gherar, piccolo centro operaiotra la Sedao e le saline, in una posizionemagnifica, perché a est domina la cittàdi Massawa, la perla del Mar Rosso colsuo grandioso porto, a sud e ovest la di-ga di Idaga con le numerose saline, anord la incantevole Marina con la diste-sa pianura deser tica di Gorgusum. Unaposizione bella e arie ggiata che sollevaveramente lo spirito. Lo scopo dell’aper-tura, allora, era quello di f acilitare allesuore i viaggi via mare per l’Italia, per-ché bisognava sempre chiedere alloggiopresso altri istituti; secondariamente ser-viva come casa per la cura marina a chine avesse bisogno, non solo per le suore,ma anche per le bambine dei nostri col-legi».Le prime sorelle che aprirono la comu-nità furono madre Er nestina Maringonie suor Crispina Salvetti, sostituite a bre-ve distanza da madre P aolina Valotti esuor Valdimira Barcella. Le suore f indall’inizio si dedicarono alla catechesi.Dopo due mesi dalla loro presenza, apri-rono una scuola materna e più tardi unascuola di taglio cucito e ricamo. Questetre opere continuano tutt’o ggi. Hanno

più di 150 bambini in tre sezioni, le stu-denti del ricamo a macchina sono unacinquantina. La scuola in generale èmolto apprezzata sia dalla popolazioneche dal governo locale. I genitori tutti glianni non cessano di chiederci di aprireuna scuola elementare perché, f inita lascuola materna da noi, non sanno do veportare i loro figli. Nella zona esistereb-be una scuola elementare con una str ut-tura trascurata che non riesce a re ggereneanche i bimbi che vanno a studiare là.Quindi noi speriamo che un gior no sirealizzi questo loro so gno, ci f idiamodella Provvidenza.Oltre a queste opere, le suore of fronoospitalità ai gruppi parrocchiali, normal-mente ai giovani del penultimo anno dimaturità, prima di par tire per la dodice-sima classe nel posto destinato dal go-verno. I par roci organizzano questegiornate per prepararli e rafforzarli nellaloro fede e per dare loro una formazionesolida. Intanto trascor rono anche unavacanza al mare e dor mono nel cor tiledella casa, perché gli alberghi sono trop-po costosi per i gio vani. Alla fine delsoggiorno, questi g ruppi lasciano allesuore una piccola offerta che non coprele spese, soprattutto quella dell’acqua,essendo un posto molto caldo. Alle suo-re basta aver dato accoglienza materna eun po’ di sorriso a questi giovani in cer-ca di futuro. Attualmente le sorelle cheoperano in questa comunità di Massawasono: suor Azieb G/tinsae responsabiledella comunità e inse gnante di ricamo-singer; suor Meheret Abraha cuoca eaiuti vari; suor Zighereda Tewelde diret-trice della scuola mater na, insegnante ecatechista; suor Saba Kiflu inse gnantedella scuola materna, responsabile delleaspiranti e catechista.

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Nel mese di febbraio la Madre generalee la Vicaria hanno fatto visita alle sorel-le della Dele gazione di Etiopia, c he sistanno molto impegnando nella f orma-zione iniziale delle gio vani e in diver seattività apostoliche. Le suor e professesono più di 60, distribuite in 8 comunità.Vi sono anc he 9 postulanti, c he que-st’anno diventeranno novizie, e molteaspiranti che si pr eparano ad entr arenell’istituto. Dal 13 al 20 febbraio le dueMadri sono partite da Addis Abeba ver-so il nord con la Delegata per una rapi-da ma intensa visita alle comunità diDessié, Kobo, Wukro, Adigrat; poi versoil sud a Gighessa e Tullo.Il 20 febbraio la Vicaria è tornata in Ita-lia, mentre la Madre generale è rimastaad Addis Abeba fino al 29 f ebbraio perl’incontro in Dele gazione con le supe-riore, le juniori e il gruppo per la r evi-sione della Regola di vita.

Risonanze della visitaLa visita delle nostre Madri per noi èsempre un’esperienza ricca, che ci rica-rica profondamente, donandoci il respi-ro sempre fresco delle origini della no-stra famiglia religiosa e ci f a sentire in

comunione con tutte le sorelle, impegna-te a vivere lo stesso carisma educati vo.La mattina del 14 febbraio 2012, abbia-mo avuto la gioia di rice vere all’aereo-porto di Addis Abeba le nostre amatissi-me Madri generale e Vicaria. Subito siprogramma l’itinerario per la visita atutte le nostre otto comunità e i v ari in-contri. Non c’è tempo da perdere, per-ché le distanze sono enor mi. Il primoviaggio è verso il Nord per raggiungerele comunità più lontane. La mattina del16, alle ore 4.30, accompagnate dallaMadre delegata suor Lemlem Zigta edall’autista Alemu, si è già sulla v etturaper raggiungere Dessie e poi Kobo. Alle11 si arriva a Dessie. Salutate le sorelle,

si visita la casa, la scuola mater na e lastalla con la piccola tenuta ag ricola. Apranzo ci si tro va con tutta la comunitàin santa alle gria. Dopo pranzo si par teper Kobo. Le sorelle della comunità e leorfane tutte sono in festa per l’ar rivodelle Madri. Il gior no dopo si visita laClinica, la scuola mater na e il campoHormat dove vengono coltivati cereali,frutta e verdura.Dopo il pranzo di nuovo si parte alla vol-ta di Wukro, godendo le mera viglie delpanorama dalle strade che si iner picanosulle montagne fino a 2000 metri. Anchea Wukro le suore e le orf ane fannoun’accoglienza festosa. Il giorno dopo sivisitano la scuola mater na e primaria

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Visitain Etiopia

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frequentate da moltissimi alunni, poipartenza per Adigrat. Ad Adigrat visitaalla scuola e, salutato il Vescovo AbunaTesfassilasie Medhin, si ritor na a Wuk-ro. Al mattino presto si sale ancora inmacchina per andare all’aereopor to peril ritorno ad Addis Abeba, dove l’arrivoè verso le 10 del mattino. Dopo qualcheora si parte per il sud Etiopia per la vi-sita alle due comunità di Tullo e Gighes-sa. Il giorno dopo al ritor no si passa daMeki per l’appuntamento con il VescovoAbuna Abraham Desta. Poi si ritorna alla capitale, anche perchéper la Madre Vicaria si avvicina l’ora diripartire per l’Italia. Infatti alla sera del-lo stesso giorno doveva trovarsi all’aero-porto perché altri impe gni urgenti l’a-spettavano in Italia. Il nostro g razie aMadre vicaria per il dono della sua pre-senza pur breve, ma ricca di affetto e af-fabilità. La Madre generale si è fer mata con noifino al 29 febbraio. In questi gior ni laMadre ha tenuto vari incontri: con le ju-niores, con le responsabili delle comu-nità, con il g ruppo per la sintesi dellecorrezioni della bozza della Re gola diVita, per l’Assemb lea di Dele gazione.

Gli incontri di queste gior nate hannocoinvolto profondamente tutte le par te-cipanti. Siamo convinte di essere chia-mate ad una vita vissuta nell’impegno enella coerenza al Vangelo e che solo conl’accoglienza dell’amore, con l’interes-se, l’attenzione per gli altri e la disponi-bilità a Dio potremo essere se gno lumi-noso all’interno della dele gazione, del-l’Istituto, della Chiesa. Grazie, Madre, per il suo amore, atten-zione ed interesse, la sua capacità di in-tuire i bisogni di ciascuna e della delega-zione, per la sua parola calda e con vin-cente. Grazie, Madre, soprattutto per lasua presenza vivida ed edif icante intes-suta di preghiera. La Madre, nei gior ni della sua presenzain Etiopia, ha voluto dedicare alle giova-ni suore una gior nata. Questo mi f a ve-dere come a Madre Carlita stia a cuore laloro formazione, perchè sono la speran-za di domani dell’Istituto e della Chiesa.

suor Abrehet Kahsay

Testimonianzadi una giovane suoraLa cura premurosa di Madre Carlita èsegno per me di un grande amore mater-no verso le giovani suore. La Madre inquesto incontro ha presentato in modomolto semplice, chiaro e con vincente ilnostro carisma, mettendo in risalto i do-cumenti fondanti, intessuti di P arola diDio e spie gando con alcuni passi delVangelo l’Eccomi, il Magnificat e la ma-ternità di Maria nostro modello.Ha spiegato pure come la Regola di Vitanon è una legge qualunque da osservare,ma un dono di Dio; nella misura in cui lavivo divento figlia di Dio. Madre Carlita ci ha fatto gustare e accre-scere in noi l’amore e la riconoscenzaper le sorelle passate, che hanno donatotutta la loro vita a Dio e ai fratelli. Rin-grazio Dio per il dono di Madre Carlitaalla nostra f amiglia religiosa. Grazie,Madre, per il tuo grande amore per noi.

suor Elleni Yihunie

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Centro terapeutico in Poloniaper bambini in difficoltà

Il Centro Promozione Vita “GiovanniPaolo II” a Le gionowo (Polonia) è un’i-dea nata dall’analisi della situazione del-la donna nel nostro ter ritorio, dalla ri-chiesta del Presidente della città e dal no-stro carisma che ci spinge a por re parti-colare attenzione al mondo femminile.L’idea ha richiesto tempo e preghiera perpotersi concretizzare, f inché nel settem-bre del 2008 sono iniziati i la vori di co-struzione. Inizialmente si doveva chiama-re “Centro Promozione Donna” ma, vistoche le atti vità educative che anda vamoprogettando riguardavano tutto l’arcodella vita, abbiamo pensato di por re inessere un luogo in cui ci si prendesse cu-ra della vita f in dal suo albore. La par tedi casa riservata alle donne è ancora incostruzione, come anche la scuola del-l’infanzia. Così, mentre aspettiamo che siconcludano i lavori, abbiamo pensato diaprire il Centro terapeutico per bambiniin difficoltà. Mercoledì 1º febbraio 2012lo abbiamo inaugurato e abbiamo inizia-to con le atti vità integrative per ragazzidai sei ai quindici anni. Il doposcuola è inparte sponsorizzato dal Comune. Abbiamo chiamato questo centro “La so-glia della speranza”. Al nome che abbia-mo scelto è le gata la persona del BeatoGiovanni Paolo II, perché è lui che ci haguidato in questa ter ra di Legionowo. Ilnome di questo luogo per ragazzi provie-ne dal libro dello stesso Papa: “Oltrepas-sare la soglia della speranza”. Dietro que-sta “soglia” varcata da ogni bambino, daogni giovane e da noi stesse, è nascostala speranza per una migliore qualità dellavita per ciascuno. Si tratta di un nuo vosguardo sulla vita. Vogliamo che in o gnicuore nasca l’amore per la vita, v erso sestessi, così che, quando saranno introdot-ti nella vita adulta, possano dire che sono

uomini e donne in pienezza, liberi e so-stenuti dai valori cristiani. Alla cerimo-nia dell’inaugurazione erano presenti ilPresidente della città, il Parroco della no-stra parrocchia di Legionowo, l’assessoreall’educazione, alcune persone del Co-mune responsabili dei pro grammi spon-sorizzati, i direttori degli altri doposcuolapresenti sul ter ritorio, la direttrice delcentro sociale e la direttrice della scuo-la elementare numero 2, alcuni genitori ei bambini che frequenteranno le nostreattività integrative terapeutiche. La re-sponsabile del centro è suor Laura Bo-schi, in quanto rappresentante legale del-l’Istituto in Polonia. Il centro è diretto dasuor Edyta Gawrysiuk, laureata in psico-logia e specializzata in psicoterapia. Conlei collaborano suor Katarzyna Lacho w-ska-educatrice, suor Marzena Jak o-nowicz-educatrice, suor Stefania Pinaco-li-educatrice e insegnante di lingua italia-na. Vi sono anche 13 volontarie, membridella nostra Associazione “Fonte di Vi-

ta”, insegnanti nelle diverse scuole di Le-gionowo, preparate a svolgere il compitodi aiuto nelle diverse materie scolastiche.Il centro terapeutico è aperto per i bambi-ni che presentano difficoltà sociali, fami-liari e scolastiche, in modo par ticolareprovenienti da famiglie povere, con pro-blemi nello sviluppo e nell’educazione,con disturbi del comportamento ed emo-tivi. Accogliamo i bambini tutti i gior nida lunedi a v enerdi, dalle ore 14.00 alleore 18.00. Lo scopo del centro è of frire educazio-ne, aiuto scolastico e terapeutico, in par-ticolare offrire aiuto nei compiti scola-stici; costruire adeguati atteggiamentiinterpersonali e sociali attraverso le atti-vità di socioterapia, training dello svi-luppo mentale, f avolaterapia, filmtera-pia, psicodramma, musicoterapia; pre-venire lo sviluppo del fenomeno delladeviazione e delle patologie attraverso losviluppo delle potenzialità con la vorettimanuali, teatro e musica; la prevenzione

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delle tossicodipendenze; la cura dei di-sturbi del compor tamento ed emoti viper mezzo della psicoterapia o terapiadi gruppo.Al centro della nostra attenzione v oglia-mo porre la pre venzione dei disturbiemotivi e del compor tamento, che sonola causa dei disturbi della personalitànella vita adulta. Spesso i bambini e gliadolescenti, per l’effetto del trauma vis-suto in famiglia, non sono in grado di farfronte alle esperienze vissute, che sononon gestibili dal punto di vista emozio-nale, manifestando rabbia, solitudine, igiudizi negativi su loro stessi. Le espe-rienze di privazione, di mancanza di rela-zioni soddisfacenti con i propri cari pos-sono avere una par ticolare importanzanella formazione dell’autostima, delladignità e della sicurezza. I bambini ed igiovani possono avere la paura del f alli-mento, si isolano, non si fidano delle per-sone e, così f acendo, si difendono dalleproprie esperienze emozionali. Di conse-guenza cercano autoaf fermazione, vio-lando il diritto e lo spazio degli altri, pre-sentando un comportamento ostile versogli altri e l'ambiente (bere, fumare, uso didroghe, comportamento aggressivo). Attraverso l'attuazione delle atti vità te-rapeutiche, la cor rezione dell’esperien-za nel nuovo e sicuro ambiente, impara-no a superare i disturbi del compor ta-mento ed emotivi, acquisiscono l'atteg-giamento corretto e la possibilità diesprimere le proprie emozioni.

suor Edyta Gawrysiuk

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Lectio divina a LegionowoPensare di poter meditare la P arola diDio con i laici nella forma della lectio di-vina, è sempre stato per me un g randedesiderio che piano piano ha preso corpoanche qui a Le gionowo. Se tante nostreattenzioni in questi cinque anni di pre-senza in questa città sono state rivolte al-l’idea di realizzare un centro di speranzaper bambini, per ragazzi e per donne indifficoltà, attenzione che abbracciava an-che la non f acile opera di costr uzionedell’edificio, mai è venuto meno il sognodi essere “serve della Parola”, sogno ac-compagnato dalla cer tezza che questocentro di irradiazione della vita, sarebbestato una realtà dove Dio era di casa, do-ve la sua P arola veniva incarnata ed an-nunciata. Ed ora che i lavori edili stannoterminando e che l’idea si sta trasfor-mando in concreti progetti educativi e dirisocializzazione, di collaborazione con iservizi sociali della città e del distretto,la nostra attenzione si è rivolta con gioiaanche all’annuncio diretto della P arola.Abbiamo avviato i nostri incontri in Av-

vento. Il Parroco don Lucjan, che ha pre-sieduto l’intronizzazione della P arola,non aveva mai partecipato ad incontri delgenere. L’invito era esteso a persone conle quali avevamo pian piano intessuto unrapporto di fiducia e di fraterna simpatia,nonché alle signore della nostra Associa-zione “Fonte di vita”. Ogni lunedì ci in-contriamo nella cappella del nostro cen-tro, e al canto del “V eni Creator” intro-

nizziamo la P arola accompagnata dallaluce. Stabilmente sono presenti circaquindici persone, le quali hanno risco-perto il signif icato dell’ascolto, dell’in-contro con Dio nella sua Parola creatrice,redentrice e santificatrice.Le sorelle più gio vani si alternano nellapreparazione esegetica e spirituale, allaquale fa seguito la meditatio da parte deipresenti. L’esperienza del contatto cosìvicino con la P arola suscita nel cuoresentimenti nuovi, fa emergere le speran-ze, consola i cuori inchiodati alla crocecon Cristo stesso. È nata così tra noi tut-ti un’atmosfera di reciproca f iducia e dicalorosa amicizia. Alcune persone si so-no riservate di par tecipare all’incontrocon la Parola appena le giornate sarannomeno buie e fredde.

suor Laura Boschi

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Incontro a teincontro alla Parola

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«La fede è compagna di vita che permet-te di percepire con sguardo sempre nuo-vo le mera viglie che Dio compie pernoi». Queste parole del papa BenedettoXVI nel Motu Proprio “La porta dellaFede” riscrivono in modo esatto l’espe-rienza che sto f acendo con le ragazzedella nostra par rocchia a Le gionowo,che si stanno preparando al Sacramentodella Confermazione. I nostri incontrisono iniziati a ottobre del 2011 con lacelebrazione dell’apertura del nostrocammino. Tutti i ragazzi, sono circa 70,sono stati divisi in piccoli g ruppi. Io houn gruppo di ragazze e ci vediamo rego-larmente per gli incontri e per le celebra-zioni insieme con i loro genitori. Il no-stro arcivescovo di Varsavia, mons.Henryk Hoser, ci ha esor tato a vi verequesto tempo con f iducia, con cuoreaperto per far crescere in loro la fede evivere di speranza che viene dal Vange-lo, per conoscere il g rande amore che

Dio ha per l’uomo. La fede impe gna edesige la responsabilità di ciò che si cre-de. Questi incontri mi fanno vedere qua-le grande sete di fede abbiano i gio vani.Abbiamo affrontato insieme anche i variproblemi giovanili, uno dei quali è pro-fessarsi credenti davanti agli amici, am-mettere che par tecipano alla S. Messa,che pregano e si confessano.Mi accorgo anche che queste ragazzepian piano si aprono alla condi visione,al dialogo e al confronto. La loro v ogliadi conoscere le spinge alla ricerca e dàloro coraggio di provare a vivere più vi-cino a Gesù. Però bisogna esser accantoa loro, dare loro f iducia, aiutarle a per-donare e dare loro l’esempio.Mi stupisco con gioia quando le v edoscoprire nelle piccole cose che da vvero“vale la pena” credere, che il Signore c’èe sta vicino a noi.

suor Marzena Jakonowicz

Insieme ai giovani di Legionowoin attesa dello Spirito Santo

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L’esperienza degli esercizi spirituali«Venite, voi soli, in un luogo deserto…»(Mc 6, 31).«Io la attirerò, la condur rò nel deserto eparlerò al suo cuore» (Os 2,16)Il nostro Dio, che è P adre provvidente,fratello, amico, sposo… è colui cheprende sempre l'iniziati va; a noi spettasolo tener lo spirito aperto e il cuore do-cile e questo gli basta per condur re lanostra piccola barca al porto che ha pen-sato per ciascuna. Gli esercizi spiritualidi quest'anno (dall'8 al 14 gennaio 2012)sono stati per tutte noi una sfida a tuffar-ci nella fonte della P arola di Dio e rice-vere un bagno di grazia, che ci ha aiuta-to a purificare il cuore e a poter dire co-me Samuele: «Parla, Signore, che la tuaserva ti ascolta». Anche la liturgia delleOre, preparata con cura o gni giorno da

un gruppo diverso e accompagnata dasegni capaci di inter pellarci, ha comeaddolcito il nostro cuore per metterlonelle mani del Signore «come ar gillanelle mani del vasaio».

L’Assemblea di Delegazione«Non temere, piccolo g regge, perché alPadre vostro è piaciuto dare a v oi il Re-gno» (Lc 12,32).Terminati gli esercizi spirituali e tornatein Casa di Dele gazione, l'evento di gra-zia continuò con l'assemb lea annuale,presieduta dalla nostra Superiora gene-rale, Madre Carlita. È stata una for teesperienza di frater nità, di senso di ap-partenenza per il f atto che per la primavolta siamo state in vitate a guardaredentro di noi e a prendere coscienza dei

punti di forza e delle debolezze della no-stra delegazione. Ci siamo viste piccolema sostenute dalla potente mano del Pa-dre. In un clima di rispetto, di sincerità edi totale libertà abbiamo potuto condivi-dere, nel dialogo fraterno, il nostro pare-re, i nostri sentimenti, chiarire dubbi edesprimere le nostre proposte di futurocome delegazione. Abbiamo sentito inogni istante la presenza forte dello Spiri-to Santo che guida va e illuminava l'in-contro, ma negli ultimi due giorni lo ab-biamo sperimentato come «una for teraffica di vento», che ha scosso tutte lecomunità ed ha prodotto un mo vimentodi sorelle.Tra risate e scherzi, stiamo tutta via spe-rimentando l'effetto del "tor nado Carli-ta". In questi giorni si vedono solo vali-gie che vanno, valigie che arrivano... e là

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Eventi di graziaper le sorelle d’Argentina

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vanno e qui arrivano sorelle rafforzandole nuove comunità. Anche se ogni cam-biamento comporta la sua parte di dolo-re, il cuore è nella pace, come pre ghia-mo nella litur gia delle Ore: «Nella tuavolontà, Signore, è la nostra pace». CheGesù, obbediente al Padre, e Maria ser-va del Signore aiutino ciascuna ad esse-re presenza di speranza, costr uttrice dicomunione e memoria che suscita frater-nità nel luogo che le è stato assegnato.Un sentito grazie a Madre Carlita per lasua presenza materna tra noi e per il ser-vizio di autorità in questi anni.

suor Adelma Nicora

Una scintilla di luce nel cuoreLa visita di Madre Carlita in Argentina èstata come una meteora che in quindicigiorni è passata, lasciando una scia lu-minosa. Porto nel cuore una scintilla diquella luce, segno della presenza pazien-te e misericordiosa dell’Amore di Dio,che mi stimola ad accompagnare le suo-re giovani e a promuo vere la pastoralevocazionale.Sento che è urgente vivere con gratitudi-ne il passato, con serenità il presente eguardare con speranza il futuro, per sco-prire germi di vita in noi e fuori di noi.L'incontro fraterno con le sorelle è statocaratterizzato da un clima sereno e cor-diale, in sintonia con la P arola di Dio enel dialogo rispettoso e f iducioso.Grazie di cuore a madre Carlita, a tuttele sorelle della dele gazione che hannoreso possibili gli esercizi spirituali e l'as-semblea come tempo di grazia.

suor Maddalena Tomasini

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Periodico Suore Orsoline di M. V. I.

Dal 23 al 28 luglio 2013 si sv olgerà aRio di Janeiro (Brasile) la Gior nataMondiale della Gioventú.In preparazione a questo g rande eventoecclesiale, la Conferenza Nazionale deiVescovi del Brasile ha pro grammato unpellegrinaggio della croce nei v ari Statidi questo semi-continente. L’archidiocesi di Olinda-Recife, appar-tenenente allo Stato di Pernambuco dovenoi siamo in missione, ha scelto di rice-vere la croce pellegrina nei Vicariati epi-scopali. Il nostro Vicariato di Cabo San-to Agostino ha deciso di ricevere e vene-

rare la Croce pelle grina e l’icona dellaMadre di Dio in ogni parrocchia. Nei mesi scorsi, la nostra par rocchia diPrimavera ha realizzato cinque incontricon la lectio divina e il giorno 18 una ve-glia notturna di louvor (lode) con canti,celebrazione della P arola e riflessioniadatte per poter acco gliere con fr uttoquesto grande momento di grazia.La mattina seguente, i fuochi d’ar tificiouniti al suono delle campane della chie-sa parrocchiale hanno rotto il silenziodell’aurora e la comunità cattolica si èriunita per iniziare la giornata con la so-

lenne celebrazione eucaristica. I fedelisono accorsi numerosi come se la comu-nità stesse celebrando la festa tradizio-nale del Patrono. Un clima di festa e dicommozione sembrava impadronirsi deicuori; l`arrivo della croce pellegrina eraprevisto per le ore 8 ma, come accade inqueste circostanze, si è atteso f ino alle12.30. Il popolo brasiliano possiede ungrande dono: la pazienza e in queste oredi attesa ha dato pro va della sua fedegranitica. All’entrata in Prima vera la croce erapreceduta da sei staf fette della poliziacon indicatori luminosi, accolta dallafolla in festa e al suono delle campane.Questa esperienza mi ha rie vocato l’in-contro di Gesù con i due discepoli diEmmaus: «Non ci ardeva il cuore quan-do Lui ci parla va delle Scritture?». Noipure abbiamo f atto memoria di questoincontro con il simbolo della Croce e l’i-cona di Maria, abbiamo sperimentatoquanto è g rande e for te il potere dellaRedenzione nel legno della croce che ciha visitato e che abbiamo potuto carica-re sopra le nostre spalle, come Gesù lacaricò per noi salendo il Calv ario. Noicattolici primaverensi l’abbiamo accoltain trionfo e festa, mentre Gesù la caricò,duemila anni fa, trasfigurato dal dolore

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Pellegrinaggio della croce in Brasilein preparazione alla GMG 2013

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e dalla sofferenza per salvarci. Anch’ioho caricato sulle mie spalle la croce in-sieme ai giovani di Primavera e ho riflet-tuto su cosa signif ica essere salvata.Il responsabile della croce pellegrina, al-la mia domanda se io pote vo caricarla,mi ha dato una risposta semplice e chia-ra: «Tu sei consacrata, chi può essere piùdegna di questo servizio?».E così ti ho accompagnato, Gesù, per unbuon tratto f ino alla chiesa parrocchialee mi sono impegnata – a nome di tutte leOrsoline missionarie – di essere i tuoipiedi, di camminare verso i fratelli por-tando Te. Ti offriamo il nostro cor po, lanostra intelligenza, la nostra vita. Sare-mo altre " Maria", saremo tue schiave diamore per il nostro popolo. Grazie, oCroce pellegrina. Grazie, Maria, «donnadel primo passo e dell’ultimo posto».

suor Cherubina Ravanelli

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Periodico Suore Orsoline di M. V. I.

A Padovaun’esperienza nuova di catechesi

Quando qualche anno fa mi è stato pro-posto di diventare catechista, esperienzache avevo già fatto diversi anni prima daragazza, ho subito accettato, soprattuttoperché vedevo l’entusiasmo della miaprimogenita che inizia va le elementaried era or gogliosa di v edere la mammaimpegnata fuori casa, con i suoi compa-gni. Man mano che passa va il tempoperò, dalla preoccupazione sul program-ma e sul metodo catechistico, cresce va-no in me l’esigenza e la consape volezzadi riscoprire il senso della fede nella miavita e, di conseguenza, della mia parteci-pazione al servizio comunitario e ai Sa-cramenti. Perché essere cristiani oggi si-gnifica prima di tutto essere testimonicredibili.Ripensando alla mia storia personale, horiscoperto come la fede, che è oggi il do-no più impor tante e signif icativo per lamia stessa vita, mi è stata annunciata eha potuto crescere in me attraverso il do-no dei miei genitori e di tante altre per-sone che ho spesso casualmente incon-trato sulla mia strada, persone che vi ve-vano la loro fede con gioia ed io….pote-vo coglierne i frutti!Oggi sono sempre più consape vole chela novità della catechesi non consiste so-lo sul confronto nella scelta dei pro-grammi, o sull’analisi delle dif ficoltàche si incontrano nel por tare questo an-nuncio ai ragazzi, agli adulti o alle fami-glie che spesso si sono allontanate dallapratica cristiana, ma bensì nell’esigenzadi una “catechesi leggera” che riporti al-l’essenziale.Da questa consapevolezza sono nati poil’esperienza e il nuovo percorso di cate-chesi iniziato nella nostra par rocchiaS.S. Crocifisso in Padova.Tutto è partito circa sette anni f a, quan-

do i catechisti delle nove parrocchie del-le stesso Vicariato del Bassanello (PD),hanno iniziato ad incontrarsi e a la vora-re insieme su tematiche che andassero alcuore della catechesi di oggi.La svolta è avvenuta quando, attraverso ireferenti diocesani, ci è stato parlato del-l’iniziazione cristiana. In quell’occasio-ne abbiamo percepito che quella pote vaessere la nuova via.La Diocesi stessa ci spronava poi a pro-muovere un percorso vicariale di inizia-zione cristiana sullo stile catecumenale.Una scelta né facile, né scontata. Abbia-mo cercato innanzitutto di capire in cosaconsisteva questa novità indicata dai Ve-scovi italiani già alla fine degli anni ’90.La novità essenziale, che ha permesso dicamminare concretamente, è stata lascelta di adottare questo nuovo percorsonon solo per desiderio dei catechisti, madegli stessi par roci, dei Consigli pasto-rali e del Coordinamento Vicariale che,

per la prima volta al di fuori del proprioterritorio parrocchiale, hanno intrapresoun cammino comune.Tale scelta è stata poi resa più signif ica-tiva da una lettera in viata dal Vescovo atutte le no ve Parrocchie del Vicariato,con la quale incoraggiava tale camminopartito così ufficialmente nel 2008.Oggi noi catechisti ci sentiamo sor presidel percorso f atto, soprattutto dellegrandi esperienze di unità tra catechisti,in cui sono coinvolte le suore, i sacerdo-ti, i Consigli pastorali, una esperienza dicomunione e di incoraggiamento che civiene dal Vicariato.Ci siamo resi conto che il nuovo percor-so non solo sta cambiando noi catechisti,ma sta rinno vando le nostre comunitàcristiane rendendole sempre più consa-pevoli del loro primo dono e impe gno:GENERARE ALLA FEDE!

Roberta Rebellato

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Mons. Francesco CavinaVescovo di Carpi

Domenica 22 gennaio 2012, nella cattedrale di San Cassiano aImola è stato ordinato Vescovo mons. Francesco Cavina, desti-nato a guidare la diocesi di Carpi, nella quale ha fatto l’ingres-so il 5 febbraio. Mons. Francesco prende il posto lasciato, perragioni di età, da mons. Elio Tinti.Alla celebrazione hanno presenziato suor Emanuela, suor As-sunta e suor Giovanna, come segno di affetto e gratitudine ver-so il neo eletto Vescovo Francesco Cavina, che ha tenuto aGandino vari corsi di esercizi spirituali, e v erso mons. Elio

Tinti che da 27 anni vi ve le sue vacanze estive nel soggiornomarino Schuster. La celebrazione molto solenne, vissuta però con semplicità dicuore e grande raccoglimento, ha riversato nell’animo dei pre-senti la gioia piena e la riconoscenza a Dio, fonte di amore eorigine di tutte le cose. Il celebrante card. Tarcisio Bertone co-sì ha detto: «La solenne liturgia, col fascino di gesti e di paro-le, apre al mistero di Dio, introduce e rende par tecipi di unevento di grazia che interiormente trasforma e conforma a Cri-sto». Ha poi in vitato il neo eletto Vescovo a non a ver paura,perché il Signore sarà sempre al suo fianco e metterà le sue pa-role sulla sua bocca.La chiesa non cessa mai di operare prodigi di g razia in forzadello Spirito Santo, che sempre l’assiste e ratif ica le scelte inordine al bene.

suor Emanuela Signori

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«L’uomo, poiché creato a immagine e somiglianza diDio, possiede la caratteristica di essere un desiderioinfinito. Esso e mirabilmente espresso nelle paroledel poeta Giuseppe Ungaretti: Chiuso tra cose mor-tali/(Anche il cielo stellato finirà) / perché bramoDio? Il desiderio di Dio si esprime nel bisogno, pre-sente nel cuore di ogni uomo, di felicità, di sicurez-za, di speranza, di comunione vera e duratura, diamicizia, di senso, di perdono, di amore, di Verità...Per cui l’uomo, anche se non ne ha sempre pienaconsapevolezza, è un essere alla ricerca di significa-to».

«Quando l’amore di Cristo viene accolto l’uomo, lavita, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, si rinno-va, si fa esperienza del perdono e nasce inaspettatala speranza, virtù che consente di affrontare con co-raggio e fiducia i tempi inquieti e così carichi di in-cognite ed insidie che stiamo attraversando».

dall’omelia di mons. Francesco Cavinanella presa di possesso della diocesi

Carpi, 5 febbraio 2012

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Nuovi percorsi educativi di fedenella diocesi di Cesena-Sarsina

L’esperienza sensorialenella catechesiDopo aver partecipato al convegno tenu-to a novembre 2011 a Cesena (Forlì) peri catechisti, abbiamo frequentato il corsodi formazione per catechisti dal tema:“Sensi: chi parla?”.Il percorso di queste serate è teso a ren-dere protagonisti i cinque sensi: l’udito,il tatto, la vista, il gusto, l’olf atto.L’esperienza di Dio, che il credente f a eche cerca di raccontare a se stesso e aglialtri, deve essere integrata nell’esperien-za sensoriale, altrimenti potrebbe essereridotta a una dimensione puramente in-tellettuale o sociale.L’incontro con Dio si propone a tuttol’uomo, spirito e cor po, sensi compre-si. Ogni conoscenza di Dio, ogni sforzoteologico o spirituale ha al suo nascereuna pretesa: conoscerlo me glio, permeglio relazionarsi con Lui. In questaricerca l’aiuto dei sensi è di vitale im-portanza. I sensi ci aprono un’infinità difinestre dietro le quali c’è Dio. Senza di

essi non avremmo altre chiavi per aprirequeste finestre battenti della creazionedi Dio che si rende presente e vicino,perché possiamo giungere f ino a Lui.Quando sant’Agostino scrive la propriaesperienza, la narra ricorrendo alle azio-ni inerenti ai sensi umani: in questo mo-do fa emergere i sensi spirituali: «O Dio,mi chiamasti, e il tuo grido lacerò la miasordità; balenasti e il tuo splendore dis-sipò la mia cecità; diffondesti il tuo pro-fumo e respirai e anelai a Te; gustai finoad avere fame e sete; mi toccasti e br u-ciai di desiderio della tua pace».Mediante i sensi Gesù ha operato moltimiracoli in mezzo alla sua gente la qua-le, sentendo parlare di Lui, desidera vaincontrarlo, vederlo, ascoltarlo, toccarlo,respirare il profumo della sua P arola diVita per sperimentare la forza del suoamore compassionevole, misericordiosoe buono.

suor Giovanna e suor Assunta

CATECUMENATO:un percorso entusiasmanteÈ sorprendente come espressioni, natein epoche e contesti di versi dal nostro,possano rivelare la loro attualità. È il ca-so della nota espressione di Tertulliano:«Cristiani non si nasce, ma si di venta»,capace anche oggi di esprimere quantostiamo sperimentando come Chiesa a ri-guardo del dono della fede e della suacomunicazione alle nuove generazioni.Il fatto che cristiani “si di venta” apparechiaro nella for ma tipica di iniziazionecristiana: quella dell’adulto. È un pro-cesso globale che intreccia esperienzevarie e coinvolgenti e chiama in causa laChiesa nel suo insieme di carismi e mi-nisteri, con tutte le sue risorse e f acoltà.Il soggetto dell’iniziazione cristiana è lacomunità cristiana, felice di generarenuovi figli in Cristo, per la g razia delloSpirito Santo, alla f amiglia dell’unicoPadre. Dal 2005 è nato il primo percorso cate-cumenale nella Diocesi Cesena-Sarsina.Da subito ho ricevuto l’invito a far partedell’équipe-guida che conduce il cam-mino catecumenale. Ringrazio il Signo-re per il dono rice vuto di poter essereChiesa-Madre che accoglie e genera ededuca figli.C’è un prete dele gato dal Vescovo, an-che se il primo responsabile è il Vesco-vo. Ci sono anche gli accompagnatoriparrocchiali che aiutano i catecumeni adinserirsi nella comunità, mostrandosimodelli di vita cristiana vissuta.Il tempo da dedicare al periodo del Ca-tecumenato è il più impegnativo di tuttoil cammino dell’iniziazione cristiana.L’accompagnamento implica un g randerispetto per l’altro e compor ta lasciare aciascuno il tempo della maturazione,

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senza imporre le proprie vedute e i pro-pri ritmi di crescita.Diventare cristiani richiede, fin dal tem-po degli apostoli, un cammino e una ini-ziazione con diverse tappe. Questo itine-rario comporta:• l’annunzio della Parola• l’accoglienza del Vangelo che provoca

una conversione• la professione di fede• il Battesimo• l’effusione dello Spirito Santo• l’accesso alla comunione eucaristica.Ascolto della P arola, sequela di Cristoin un rinnovato stile di vita, appar tenen-do alla Chiesa, celebrando il mistero peressere testimoni nella quotidianità…è ilpellegrinaggio catecumenale che fa sco-prire il senso della vita.Certo, essere Chiesa che si fa compagnadi viaggio degli uomini e delle donne delnostro tempo richiede di essere sempredisponibili a ricominciare, a ritro varestrade nuove e parole nuove per ridire lasapienza di vita che abbiamo ricevuto indono.L’esperienza vissuta in questi anni nel-l’accompagnamento dei catecumeni miha condotta a ripensare, a ritor nare alfondamento della fede: «Se uno è in Cri-sto è una creatura nuova», ma la conver-sione è continua… come ben esprime lametafora del pellegrinaggio.Il pellegrinaggio è un percorso pasqualedove l’idea predominante è quella dellarottura, della par tenza, della traversata,dalle tenebre verso la luce. L’aiuto prin-cipale del pelle grinaggio cristiano è lapreghiera assidua e re golare, unita al-l’Eucaristia quotidiana. Se si conta inore, è il cammino che occupa la maggiorparte del tempo, mentre nascita e mor tesono brevi istanti della vita.

Il catecumenato, “se gno dei tempi” (ilConcilioVaticano II ha ripristinato, perla Chiesa latina, il catecumenato de gliadulti, diviso in più g radi), è la realtàcon cui la pastorale è chiamata a con-frontarsi. «Il catecumenato è una cosadiversa da un semplice corso di religio-ne. È una parte del sacramento; non è uninsegnamento previo, ma una parte inte-grante del medesimo. D’altra parte il sa-cramento non è un semplice rito litur gi-co, ma un procedimento, un lungo itine-rario che mobilita tutte le forze dellapersona: intelligenza, volontà, sentimen-to» (J.Ratzinger).Allora l’ispirazione catecumenale chie-de di passare da un itinerario quasi total-mente catechistico-dottrinale a un cam-mino educativo globale. L’approdo diquesto itinerario è la celebrazione unita-ria dei sacramenti: «Dobbiamo iniziareattraverso i sacramenti… non tre sacra-

menti senza collegamento, ma un’unicaazione di Grazia» (CEI, Il volto missio-nario delle parrocchie in un mondo c hecambia, n.7). Consapevole che «Gesù,Vangelo di Dio,è il primo e il più g rande evangelizzato-re», e che «lo Spirito Santo è l’agenteprincipale dell’evangelizzazione» (EN7. 75) posso testimoniare che il ser viziofatto mi ha arricchito molto più di quan-to abbia potuto dare.L’esperienza vissuta è stata ed è per meimpegnativa, bella e signif icativa. È uncammino intenso che mi por ta nellaprofondità della P arola. È come riper-correre un sentiero già battuto nel tempopassato, ma totalmente sconosciuto per inuovi compagni di viaggio (i catecume-ni/neofiti) e quindi l’occasione f avore-vole per rinnovare e riscoprire le radicidella mia fede.

suor Fedora Tomasoni

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Leggendo la lettera apostolica di Bene-detto XVI “La porta della fede”, mi con-vinco sempre più che l’annuncio delVangelo nei nuo vi contesti di vita delMillennio da poco iniziato, sia un’op-portunità anche per gli “evangelizzatori”stessi, per riscoprire la ricchezza dellafede. Possiamo sperimentare questo nelconfronto con i destinatari della nostramissione educativa e con i collaboratorilaici.Ho interpellato Pier Luigi Ricci, inse-gnante di educazione f isica all’IstitutoSS. Vergine di Roma e maestro di karatee basket, chiedendogli di “raccontare”come è stata ar ricchita la sua fede inquesti anni di condi visione della nostramissione educativa. Nel titolo ho prova-to a di dire ciò che lui non specif ica, macredo sia invece un grande insegnamen-to per tutti noi: nella pausa del dopo

pranzo, rilassandosi in palestra, distesosul grande materasso blu, qualche voltalegge il Vangelo. Ecco come, brevemente, ha risposto alladomanda che gli ho fatto:“Sicuramente mi sono avvicinato di piùal Maestro – così amo chiamare Gesù –leggendo il Vangelo.Ho trovato in quello che c’è scritto deiriscontri nella vita quotidiana, da qui lamessa in pratica di quello che leggo!Ovviamente, i momenti di preghiera du-rante il collegio docenti mensile, con lespiegazioni appropriate che l’accompa-gnano, mi hanno sicuramente chiaritoalcuni dubbi e aiutato!In sintesi, credo che le ggere il vangelomi abbia stimolato alla conoscenza del“Maestro”…e da lì, poi, il resto…».

suor Graziella Cornolti

Il Vangelotra una lezione e l’altra...

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Dio solo sazia

Le beatitudini rispondono all’innato desideriodi felicità. Questo desiderio è di origine divina; Dio l’ha messo nel cuore dell’uomo per attirarlo a sé,perché egli solo lo può colmare.

Noi tutti certamentebramiamo vivere felici,e tra gli uomini non c’è nessunoche neghi il proprio assensoa questa affermazione,anche prima che venga esposta in tutta la sua portata.

Come ti cerco, dunque, Signore?Cercando te, Dio mio, io cerco la felicità. Ti cercherò perché l’anima mia viva. Il mio corpo vive della mia animae la mia anima vive di te.

Dio solo sazia.

Catechismo della Chiesa Cattolican. 1718

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Laboratorio di fede e culturanella diocesi di Bergamo

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Sebbene con parecchia esitazione, poi-ché sappiamo tutti quanto ci manchi iltempo, ho accolto con g ratitudine l’in-vito a partecipare a un ciclo di semina-ri, curati dall’Ufficio diocesano pasto-rale della cultura e Fondazione AdrianoBernareggi, propostomi dall’USMI diBergamo.“La Chiesa nel mondo. I cristiani nellaglobalizzazione” è la traccia attualissi-ma del convegno, che ha avuto il via il13 gennaio 2012 e terminerà l’11 mag-gio. I nove incontri si tengono al CentroCongressi, nel P alazzo Rezzara, dalle20.30 alle 23.30. Il corso, che da subito si è ri velato im-pegnativo e, per la mia preparazione, dialto livello è suddiviso in tre cicli: “Gliscenari della grande transizione in cor-

so”, “Il mutamento socio-antropolo gi-co”, “Gli scenari della fede”.Tra gli obiettivi delineati dagli organiz-zatori, mi sembra interessante ed attua-le l’invito a guardare con mente dispo-nibile il mondo, nel quale la Chiesa vi-ve e a partire dal quale essa elabora cri-teri e str umenti per comprendere larealtà e se stessa. Si tratta quindi dieducarci, come cristiani dell’o ggi, adavere uno sguardo di empatia e di aper-tura di mente nei confronti della societàpresente, lasciandosi provocare da nuo-ve forme di fedeltà al Vangelo. Certamente la par tecipazione a questoseminario meriterebbe un approfondi-mento e una ripresa dei contenuti piùaccurata e seria di quella che dedico io.Credo, comunque, che par teciparvi sia

già un’opportunità significativa persentirmi parte del cammino di ricercache la Chiesa locale compie per rispon-dere alla sfida della nuova evangelizza-zione, nell’ “Anno della F ede” che laChiesa universale si prepara a vivere. Al corso sono presenti un centinaio dipersone, giovani e meno giovani, liberiprofessionisti, docenti, lavoratori, tuttiinteressati al dibattito che, dopo la rela-zione, occupa g ran parte della serata.Mi colpisce la par tecipazione attiva diquesti laici, che nella loro atti vità rita-gliano tempo da dedicare alla riflessio-ne sul rapporto tra cultura e fede, con-siderato necessario e basilare per lacomprensione della complessità del-l’oggi.

suor Simonetta Consoli

«Vorremmo celebrare questo An-no [della Fede] in maniera degna efeconda. Dovrà intensificarsi la ri-flessione sulla fede per aiutare tut-ti i credenti in Cristo a rendere piùconsapevole ed a rinvigorire la lo-ro adesione al Vangelo, soprattuttoin un momento di profondo cam-biamento come quello che l’uma-nità sta vivendo. Avremo l’oppor-tunità di confessare la fede nel Si-gnore Risorto nelle nostre catte-drali e nelle chiese di tutto il mon-do; nelle nostre case e presso lenostre famiglie, perché ognunosenta forte l’esigenza di conosceremeglio e di trasmettere alle gene-razioni future la fede di sempre».

Benedetto XVI, Porta Fidei 8

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Il sostegno della fedenella malattia e nell’anzianità

Quando sono debole è allora che sono forte!Da alcuni anni sono costretta a letto e,grazie a Dio, posso dire che rice vo forzae coraggio dalla fede che mi aiuta ad ac-cettare, giorno per gior no, la v olontà diDio. A volte le giornate sono pesanti e idolori sono insoppor tabili, ma tante per-sone si raccomandano alle mie pre ghieree soprattutto mi chiedono di offrire la miasofferenza per loro. Io prometto, ma non mi è sempre facile, ea volte mi lamento e dico: «Signore, vie-ni a prendermi, non ce la faccio più». Mapoi qualcuno mi ricorda che ho promessodi offrire e allora rinno vo la mia of fertaper i sacerdoti in dif ficoltà, per le v oca-zioni, per le intenzioni della Madre gene-rale, per le f amiglie in dif ficoltà, ecc…Ringrazio il Signore che mi dona il suoaiuto anche attra verso la visita di tantepersone che vengono a trovarmi a Gandi-no e anche delle sorelle che sono qui con

me in infer meria; facciamo in modo disostenerci a vicenda.Davanti a me ho sulla parete della came-ra il Crocif isso, sul cassettone una statuadella Madonna e, quando ho biso gno diconforto e di nuovo coraggio, guardo a lo-ro e sembra che mi dicano: «Oggi ti chie-do di avere pazienza con te stessa, conchi ti vive accanto». Qualche volta faccioleggere una preghiera che mi aiuta ad ac-cettare meglio la sofferenza e mi sembraproprio che Gesù mi dica:Ogni volta che sei scoraggiata, cercami e mi troverai,ogni volta che ti senti stanca, parlami, dimmi di te.Ogni volta che credi di non servire a nulla, non deprimerti, non ritenerti poca cosa, non dimenticare che io ebbi bisogno di un asino per entrare in Gerusalemme ed ho bisogno di te per fare breccia

nel cuore del tuo prossimo.Ogni volta che ti senti sola, non dimenticare che sono con te.Non stancarti di chiedermi qualcosa ed io non mi stancherò di dartela, non stancarti di seguirmi ed io non mi stanc herò di accompagnar-ti: io non ti lascerò mai sola. Grazie Gesù!

Suor Iside Ghezzi

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A Gandino accanto agli anziani

Suor Marcella Borlini racconta il suo“evangelizzare” anche attraverso la vi-sita agli anziani e la comunione a gliammalati a Gandino.

È per me una gioia condi videre l’espe-rienza che sto vivendo da circa nove an-ni. È un ser vizio che faccio volentieri econ amore presso la Casa di riposo diGandino “Fondazione Cecilia CacciaDel Negro”. All’inizio mi sembrava unimpegno gravoso, essendo sempre statanella scuola materna ma poi, conoscen-do le persone e ascoltando quanto miraccontavano sulle loro sofferenze sia fi-siche che morali, mi sono af fezionata aloro. Più passa il tempo e più mi accor-go che gli anziani, i malati aspettanomolto da me, aspettano attenzione e tan-to affetto e spesse volte basta un abbrac-cio, un sorriso. Non mi costa perché hoimparato a vedere in loro il volto di Ge-sù. Quante volte mi vengono alla mentele parole del v angelo: «Quello che f ateal più piccolo dei miei fratelli è a me chelo fate». Il mio affetto per loro è g randee sento di ricevere tanta forza dal Signo-re. Anch’io ho una bella età… ma, quan-do varco le soglie di quelle stanzette, misento ringiovanire e dico: «Signore sonoqui per dare un po’ di gioia e di consola-zione, sii tu a parlare in me».Il mio servizio presso quella casa di ri-poso inizia o gni giorno alle ore 7.40,perché vado in cappella e preparo tutto ilnecessario per la S. Messa che viene ce-lebrata alle ore 9. P oi faccio visita allepersone più ammalate, avviso il sacerdo-

te per il sacramento dell’Unzione de gliinfermi e ogni mattina por to la Comu-nione a tutti coloro che lo desiderano esono un buon numero. Non tutti i gior niriesco a raggiungere tutti i de genti chesono circa 130, ma durante la settimanafaccio il possibile per arrivare da tutti. Èun servizio che richiede pazienza e ca-pacità di ascolto, perché l’anziano ha bi-sogno di raccontare, ha bisogno di esse-re compreso e consolato, perché tantevolte non è solo la malattia che lo fa sof-frire ma l’essere lontano dalla f amiglia,per cui si sente solo e purtroppo… ancheabbandonato dai propri cari. Dopo aver-li ascoltati, cerco di rallegrarli con alcu-ne battute spiritose e ci lasciamo con la

promessa di incontrarci ancora presto.Se dovessi lasciare questo ser vizio, nesoffrirei molto perché, nonostante la f a-tica che a volte mi richiede, mi sento an-che gratificata e devo ringraziare la Ma-dre generale per a vermi affidato questocompito, che mi aiuta a capire che lavecchiaia va vissuta come una tappa delcammino, attraverso il quale Cristo ciconduce alla casa del Padre. Solo alla lu-ce della fede, for ti della speranza chenon delude, saremo inf atti capaci di vi-verla come dono e come compito, in ma-niera veramente cristiana. È il se gretodella giovinezza dello spirito, che si puòcoltivare malgrado il passare degli anni.

suor Marcella Borlini

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Esperienze con gli anzianiall’Istituto San Giuseppe in Villa d’Adda

Un percorso di vitaLa vita che ci è stata donata è un percor-so che condividiamo con le persone chela Provvidenza ci ha permesso di incon-trare. La mia strada, da tanti anni, la per-corro con la comunità dell’Istituto SanGiuseppe, Residenza sanitaria assisten-ziale delle Suore Orsoline in Villa d’Ad-da (Bergamo). È un’esperienza piena divita e, come tutte le esperienze, madre diinsegnamenti e di occasioni per la cre-scita personale. Lavorare con gli anzianiè vivere con loro, condi videre le loro

preoccupazioni per meglio capirle e aiu-tarli a lenire le dif ficoltà. Adoperarsiperché il loro quotidiano sveli sempre ildesiderio di esserci, anche quando lamalattia e la sofferenza consiglierebberoil desiderio di rinunciare, anche solo conil pensiero, al dono della vita. Gravoso èil compito ma è compiuto in punta dipiedi, delicatamente, perché non può es-serci spazio per l’eclatante ma per ilsemplice gesto di o gni giorno che alle-via, cura, lenisce.Non si è soli: la delicatezza del saluto edel sorriso dell’anziano, che ti scor gedal suo letto o dalla sua carrozzina, ti di-cono che stai percorrendo la strada giiu-sta, quella che ti è stata assegnata.Non si è soli perché altri, molti altri, tiaiutano a se guirla insieme, con i loroesempi, le loro competenze dalle quali siimpara a vivere da uomini e donne chia-mati a un lavoro. È un’esperienza che ar-ricchisce ogni volta che si v arca l’in-

gresso del San Giuseppe al mattino equando, alla sera, tornando a casa “cari-chi di vissuto”, ci si prepara ad accoglie-re il sorriso della propria famiglia.

Danilo Stagicoordinatore area psicosociale

Quando curare è più importante di guarire…Sono un medico e da diversi anni lavoroall’Istituto San Giuseppe di Villa d’Ad-da; ci sono capitata quasi per caso e poi,per scelta, è di ventato parte importantedella mia vita personale e professionale.Ho conosciuto in questi anni, insieme aimiei colleghi, tanti anziani e tante f ami-glie, tante storie e tanti percorsi di ma-lattia: alcuni più dolorosi e sofferti, altriricchi di momenti anche gioiosi e sereni.Sempre più in questi anni gli anziani chevengono accolti in RSA sono compro-messi: spesso dementi, con g rave decli-no cognitivo e gravi alterazioni del com-portamento, quasi sempre con grave ral-lentamento motorio e incapacità al cam-mino.Il nostro compito di medici è sempre piùquello di curare, piuttosto che quello diguarire: le malattie, spesso associate e informa grave, il declino cognitivo e il de-cadimento fisico non sono risolvibili;anzi, il processo di malattia è spessoprogressivo e de generativo e compor tagravi complicazioni che segnano il f isi-co degli anziani con sindromi dolorose,lesioni da decubito, dimag rimento e in-fezioni.Gli anziani che entrano in RSA hannospesso una bassa aspettati va di vita emolti decedono entro l’anno dall’ingres-

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so; sempre di più gli obiettivi riabilitati-vi non sono perseguibili e occorre porrecome obiettivo prioritario non il miglio-ramento delle autonomie o delle perfor-mances motorie, ma il benessere del ma-lato, il controllo dei sintomi più distur-banti, primo fra tutti il dolore.Negli anni, anche noi medici ci siamosempre più specializzati nella terapia deldolore, due di noi sono medici palliativi-sti. Il controllo del dolore cronico nel-l’anziano migliora sensibilmente la qua-lità di vita, per mettendo, a volte, anchedi ottimizzare le autonomie residue. Èimportante saper ascoltare e osser varel’anziano e poi ricontrollare, modularela terapia: non è suf ficiente prescriverefarmaci per curare il dolore.E poi non c’è solo il dolore f isico, sonotanti i i sintomi che rendono la vita quo-tidiana difficile: il respiro dif ficoltoso,disturbi della de glutizione, disturbi delsonno. Il dolore spirituale, sociale, la de-pressione, la paura di morire, di restaresoli… Nel malato alla f ine della vita si

può parlare di dolore totale. Non è che ilmedico possa sollevarlo da tutto… Ab-biamo imparato che ci vuole una squa-dra di professionisti: gli infer mieri, leassistenti sanitarie-assistenziali, i f isio-terapisti, la psicologa, le suore, gli edu-catori, i v olontari. Non ser vono stru-menti supertecnologici per assistere glianziani alla fine della vita: occorre peròavere un’adeguata preparazione profes-sionale e personale, saper la vorare ingruppo, saper ascoltare e cogliere i biso-gni del malato e della famiglia. Protagonista del percorso di malattia in-sieme al malato è la f amiglia. La fami-glia dell’anziano spesso è stanca, prova-ta da anni di assistenza al malato, dallecomplicanze della malattia e spesso lademenza che destr utturano il tessutodelle relazioni; anche i gesti della quoti-dianità diventano complicati.Accogliere l’anziano signif ica accoglie-re una famiglia, a volte carica di proble-mi e sensi di colpa per la sensazione di“abbandono dell’anziano” quando viene

affidato alle cure di una RSA. La f ami-glia è anche e soprattutto una risorsapreziosa nella cura del malato, senza laquale ogni intervento è meno ef ficace;per questo ci piace pensare che nell’e-quipe di cura faccia parte anche la fami-glia. Insieme è necessario intessere unintreccio di relazioni, attra verso collo-qui, incontri fra i singoli membri dell’e-quipe per costruire obiettivi di assisten-za al malato, perché ogni gesto sia gestodella cura, dalle semplici carezze ai ge-sti sanitari più specif ici e mirati. Ne glianni tante storie si sono intrecciate, tan-ti percorsi di malattia, ognuno peculiaree diverso. Abbiamo imparato a la vorarein gruppo, ad accogliere familiari anchedifficili, ad ascoltare volontà che spessoci trovavano contrari. Abbiamo capitoche l’unico protagonista della malattia èil malato, non la cura della malattia stes-sa. Abbiamo imparato ad essere sempreaccompagnatori attenti, piuttosto cheprotagonisti di decisioni mediche.

Luisa Nervi

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Una missione ricca di fede e amoreHo iniziato a prestare la mia attività pro-fessionale presso l’Istituto San Giuseppenel 2003, non appena conse guito il di-ploma di laurea in infermieristica all’U-niversità di Milano.Fin dall’inizio, sono stata addetta allacura ed all’assistenza dei numerosi de-genti che si sono alter nati nella nostraResidenza Sanitaria Assistenziale(R.S.A.), cercando sempre di dare ancheil necessario confor to a chi manifesti ilbisogno di conf idarsi con una personaamica. Il lavoro all’interno di una R.S.A

può essere molto impe gnativo, soprat-tutto se non si è sostenuti, oltre che daun’adeguata preparazione, anche dal-l’insostituibile sostegno della fede, checi consente d’accettare con serenità esperanza anche la malattia e la mor te dipersone che, col passare del tempo, di-ventano parte integrante della tua vita.Essendo stata, frattanto, elevata a Damadell’Ordine Equestre del Santo Sepolcrodi Gerusalemme, punto molto sull’ar-monizzazione della for mazione profes-sionale e spirituale, par tecipando anchealle conferenze inter nazionali organiz-

zate dal P ontificio Consiglio per gliOperatori Sanitari, che periodicamentesi svolgono in Vaticano.Come affermò il Beato Gio vanni PaoloII, «nulla, come il diritto alla salute, ri-conduce alla difesa del diritto prioritarioalla vita e alla sua qualità nel contestodel rispetto della persona umana, creataad immagine e somiglianza di Dio», an-che se, purtroppo, sono molte le parti delmondo (e anche il nostro paese) in cuidiritto alla salute non viene garantito e,soprattutto, non viene garantito in ma-niera equanime.

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A partire da tali inse gnamenti, le infer-miere cercano quotidianamente d’assi-curare ad ogni singolo assistito il massi-mo livello possibile di qualità della vita,impegnandosi ben oltre i loro compiti,poiché costantemente invogliate da quelsacro afflato, che f in dall’inizio a vevaindirizzato le loro vite v erso il volonta-rio sacrificio materiale e spirituale.È quello che f anno ogni giorno ed ogninotte le infer miere, guidate dagli inse-gnamenti della fede più pura, non condi-zionata da compromessi o resistenze opaura, bensì finalizzata a raggiungere gliobiettivi di equità, di giustizia e di rico-noscimento a tutti degli stessi diritti.La pluriennale esperienza nella nostraR.S.A., la mia atti vità sul ter ritorio nel-l’erogazione delle cure di Assistenza Do-miciliare (dove la casa viene identif icatacome sede pri vilegiata dell’assistenza),gli insegnamenti delle autorità morali miconsentono di vivere con pienezza la miaprofessione, contribuendo nel mio picco-lo ad aderire alle indicazioni degli ultimidue venerati Pontefici in tema di giusti-zia e di diritto alla salute.

Veronica Grillo

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Madre Gesuina Seghezzi:«Amare Gesù e farlo amare»

La santità è pienezza d’amoreIl Concilio Vaticano II nella Costituzio-ne Lumen Gentium ha richiamato la vo-cazione di ogni cristiano alla santità. LaServa di Dio madre Gesuina Se ghezzi(1882-1963) è al riguardo attualissima,perché profondamente per meata di ungrande desiderio di f arsi santa. Unasantità possibile a tutti, anzi, un dovere.La chiave individuata da lei per realiz-zare questo desiderio-chiamata è l'a-more.«Amare Gesù e farlo amare»: in questaespressione ed in altre simili, che sgor-gavano con frequenza dal cuore inna-morato di madre Gesuina, colgo la pre-senza operante dello Spirito. È una pre-senza che colma ed appaga il desideriodi infinito impresso nella struttura del-la persona, rendendola capace di g ra-tuità, di misericordia, di gesti "che sal-vano"; capace di entrare in comunionecon Dio, di essere trasformata in Lui, diseguire Gesù nel suo mistero pasquale,di bere il calice amaro, di sostare vigi-lante con il Dio che soffre, di essere fe-lice nel condividere la Passione di Ge-sù per il Padre. Ed è la condizione perentrare nella visione beata.«Amore chiama amore»

Dalle lettere di madre Gesuina e dalletestimonianze di suore, sacerdoti e lai-ci, attingo citazioni per co gliere lagrande virtù della carità che a veva in-vaso il suo cuore e che lasciava traboc-care sui fratelli: «Come preziosa con-chiglia, l’Orsolina deve essere sempreaperta per raccogliere le stille di rugia-da celeste e con vertirle in preziosegemme di opere di carità».Aperta e docile all'azione di Dio, ma-dre Gesuina diveniva sempre più pre-senza e testimone dell'Amore. Così dagiovane consigliava ad un’amica, Sera-fina Seghezzi, di Premolo: «Amare,soffrire e tacere: ecco il programma deisanti. Diventerai presto santa se saprairinnegare te stessa. Ama, ama moltoGesù tuo celeste Sposo […]. Oh!, qua-le gioia poter stringere Gesù al cuore,abbracciarlo e dirgli con lo slancio deltuo cuore: caro Gesù, ti amo. Ama lapreghiera, il patire. Oh! è così dolce ilsoffrire per Gesù».Gesù Eucaristico, Gesù Crocif isso èl’oggetto della sua preghiera, della suameditazione e contemplazione. Ma, so-prattutto, Gesù è lo Sposo che ama, acui vuole configurarsi, condividendo lasua passione per il P adre e per gli uo-mini: «L'amore chiama amore».La vita, e soprattutto quella religiosamissionaria, trova il suo senso solo nel-l'accoglienza dell'amore di Dio che su-scita la risposta dell'amore. L'e ventodel Natale per lei risuona «delle v ocid'amore, all’Amore f atto carne pernoi».Gesù è l'Amore del Padre fatto carne eil mistero pasquale proclama l'inf initàe la gratuità dell'iniziativa dell'amore diDio:«... dal sepolcro racchiudente una tra-

gedia che pareva finita per sempre conuna solenne sconfitta alla Carità, scesavisibile fra gli uomini per versi, il Cri-sto risorge per dire a tutti che la caritànon muore, che alla carità è decretato ilregno e il trionfo nei secoli senza fine».Madre Gesuina non sca valca con lafantasia la croce per ar rivare a guarda-re la risurrezione, ma comprende la ri-surrezione guardando più intensamentela croce. È in essa che scopre l'amoreinfinito di Dio per lei e per o gni uomoed è per questo che desidera condi vi-derne l'esperienza.Concepisce la vita religiosa come unacrocifissione continua, come la sceltadi mettersi nelle mani di Dio perchépossa nella massima liber tà servirsi dinoi. Ad una giovane suora scrive: «Leraccomando unione con Dio, amore alTabernacolo, alla comunione; domici-liarsi nel Sacro Cuore di Gesù».

Crocifissa con CristoAbitare nel cuore di Gesù stabilmente,perché è questo amore che l’Orsolinavive, è attraverso questo "sacrario" cheguarda le suore e tutte le persone a leiaffidate. Di fronte alla possibile mor tedi una suora così esprime i suoi senti-menti all’Arciprete di Corzano (Bre-scia): «Siamo dolentissime nella previ-sione di perderla, perché sentiamo diperdere una di quelle anime che sannouna cosa sola al mondo: amare GesùCristo! e questi crocif isso!». La soffe-renza fisica e morale di viene per laconsacrata segno di amore: Dio la chia-ma a condi videre la sua sof ferenza.Trovano perciò senso il dolore, il sacri-ficio, la fatica che il vivere quotidianoporta inevitabilmente con sé. La Madremolte volte consola e incoraggia le re-

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ligiose in dif ficoltà a resistere conamore, ad abbandonarsi fiduciose nellemani del Padre.Così scriveva ad una Orsolina missio-naria in Etiopia: «Gesù le dia tanta gra-zia di soffrire ed amare nella via che laProvvidenza le ha tracciato. Non le na-scondo che il Signore le ha preparatodei grandi sacrifici da compiere; le ani-me si salvano con la preghiera e le umi-liazioni».E non esita a spronare qualcuna f ino almartirio, se fosse richiesto dall'amoreper Gesù: «Impari anche lei a prenderele croci con fede ora e sempre. È Gesùche la tratta come sposa prediletta […].Certo, bisogna che sia preparata a gran-di sacrifici e forse anche al mar tirio».La malattia sorprende una giovane suo-ra ed ella, come madre, la se gue e laesorta a vivere con intensità anche que-sta situazione. L'amore verso Gesù nonsi offusca mai: «La invito a vivere peramore di Gesù Crocif isso […]. È nelfior degli anni, pre ghi, lavori, soffra,non perda un minuto di tempo, che v a-le quanto vale Dio. La vita si abbre viaper tutti. Tesoreggiamo e soffriamo conGesù».

Abbandono fiducioso in Gesù e MariaLa sofferenza rimane, anche per il cri-stiano, tante volte incomprensibile, as-surda. Madre Gesuina è consape voledella fatica, dello sforzo richiesto peraffrontarla; per questo sa stare vicina esa toccare il cuore di chi sof fre. Offresempre una parola di fede, semplice econvincente. L'amore redentivo di Ge-sù rende possibile un nuo vo modo diaccogliere la malattia e di renderla fe-conda. I bisognosi del mondo, chi dubi-

ta nella fede, i più poveri, i bambini di-ventano i destinatari dell'amore ob lati-vo e nascosto della consacrata. Soffrirecon Gesù e per amore suo è una missio-ne continua. Lo scoraggiamento nondeve sorprendere il credente: «La Ver-gine Immacolata le inse gni ad amaresempre più Gesù, ad essere sempre piùgenerosa, a vivere abbandonata alla dilui volontà. Offriamo tutto al Signore;sia che soffriamo o non la voriamo ciòche importa è l'amore […]. Amare tan-to Gesù».Madre Gesuina tor na su questo ar go-mento in un'altra lettera, in viata ad al-cune religiose che si tro vano a vivereun'esperienza di apostolato in Inghil-terra, con notevoli difficoltà: «La Ma-donna vi aiuti a realizzare in voi una in-tensa vita interiore, vita di unione e diinsostituibile amore a Gesù, che de veessere ognora il solo moti vo della no-stra vita, del nostro continuo immolar-ci. È questa la missione di o gni animaprediletta, d'ogni anima chiamata allavita religiosa».Le lettere dei suoi ultimi anni di vita,ricche di saggezza cristiana, manifesta-no una sempre più g rande serenità edabbandono nelle mani di Dio. Continuaad incoraggiare e spronare al bene, al-l'apostolato, alla fedeltà nella cer tezzadell'amore di Gesù: «[…] ma Gesù v e-de tutto, ecco perché le f accio corag-gio».«Gesù ci aiuta sempre, sempre anchequando lo sentiamo lontano, anzi allo-ra ci aiuta ancora di più... Sappiamoche serviamo il nostro Sposo e quindibasta». Gesù è il modello, la luce, laforza dell'anima consacrata, della suasposa. Il F ondatore dell'Istituto, donFrancesco Della Madonna, in vitava

l'Orsolina a guardare sempre a Dio, uti-lizzando l'immagine del girasole che èsempre rivolto al sole. Madre Gesuinaaccoglie questo invito; il suo sguardo èsempre fisso su Gesù e il contenuto delsuo magistero, dei dialo ghi fraterni,delle lettere, converge su questo nome:Gesù.«Preghi per tutte e amiamo tanto tantoGesù, nel nascondimento, nell'umilia-zione. Nostro programma: amare, sof-frire, tacere, darsi a Gesù, o gni istan-te».«Raccomando umiltà di cuore, di men-te, Gesù solo; v olentieri all'ultimo po-sto, dolci con tutti, arrendevoli, semprecontente».«Non c'è nulla che dia tanta gloria aGesù quanto la confidenza e l'abbando-no in Lui».

suor Lorenzina Nozza

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Dieci annidi convegni e pubblicazioni

Dieci anni di convegni e pubblicazioniSabato 28 gennaio, nella chiesa inferio-re del santuario di S. Angela a Bresciasono stati presentati gli Atti del Conve-gno mericiano del 2010, curati dal prof.Gianpietro Belotti, "La risposta femmi-nile ai nuovi bisogni dell’età borghese.La rinascita delle Compa gnie e de gliIstituti religiosi delle Orsoline fra Otto-cento e primo No vecento", Ed. CentroMericiano, Brescia 2012.Questo volume è la prosecuzione e ilcompletamento di un precedente dal ti-tolo: "La sponsalità dai monasteri al se-colo. La dif fusione del carisma diSant'Angela nel mondo ", Ed. CentroMericiano, Brescia 2009.Ha moderato l'incontro la presidente delCentro Mericiano di Brescia, prof. An-giolina Pederzani in Messali, la quale haspiegato che l'attuale pubblicazione è ilpunto di ar rivo di un la voro decennalericco di iniziative: convegni, mostre, li-bri, celebrazioni, pelle grinaggi... coin-volgendo un sempre più v asto numerodi persone e istituzioni. Ha preso poi la parola mons. VirgilioOlmi, Vescovo emerito di Brescia e As-sistente della Compagnia delle Figlie diS. Angela Merici. Ha rile vato che, leg-gendo gli studi pubblicati nel volume, cisi rende conto della meravigliosa creati-vità dello Spirito Santo nella storia del-le "mericiane" da sant'Angela ad oggi. Ilcarisma della Madre Angela ha saputoattraversare i secoli adattandosi ai con-testi diversi e sempre nuovi, nella comu-nione ecclesiale. «Che cosa succederànel futuro? – si è domandato mons. Ol-mi – Lo Spirito Santo lo sa già. Grandefiducia! Egli continuerà a sostenere ilcammino della donna consacrata nel da-re risposte adeguate al presente, in pro-

spettiva di un grande futuro».Breve ma signif icativo l'intervento delSindaco di Brescia, on. Adriano Paroli.Egli ha detto che «avere S. Angela com-patrona di Brescia è uno stimolo per tut-ti i cittadini a tendere alla santità, che èil vero orizzonte della felicità e del com-pimento umano». E come Sindaco, sen-te che Angela lo incoraggia ad affidarsiallo Spirito Santo nel costr uire insiemea tutti i cittadini la città di Brescia «fon-data sulla fedeltà alla fede e alla giusti-zia».La prof. Paola Vismara, docente di Sto-ria della Chiesa all'Università Cattolica,autore di numerose pubb licazioni, hapresentato il nuovo volume, di 800 pagi-ne, paragonandolo ad un vasto mosaicoformato dalle istituzioni mericiane anti-che e nuo ve. Ha indi viduato il f attorecomune ad esse nella v olontà di ripro-porre il carisma di Angela Merici neivari contesti storici e culturali, semprecon nuova vivacità e capacità di rispon-dere alle sfide del proprio tempo. Quin-di, anche oggi.

Infine, il curatore dell'opera, prof. Gian-pietro Belotti, ha ringraziato le Compa-gnie e gli Istituti, pieno si speranza nel-la collaborazione futura, soprattutto perla prossima attivazione del Centro Inter-nazionale di Studi on-line.Anche il nostro istituto ha presentato ilproprio contributo di ricerca e riflessio-ne dal titolo «Il carisma educativo delleSuore Orsoline di Maria Vergine Imma-colata di Gandino (Ber gamo) dalle ori-gini alla seconda guer ra mondiale(1818-1940)». In una cinquantina di pa-gine, ho delineato la storia del nostrocarisma educativo alle origini dell'istitu-to e nei suoi sviluppi, a v olte lenti madecisi e profondi (nei primi 80 anni),poi rapidi e ricchi di iniziative coraggio-se (dal 1900 al 1940).Noi Orsoline di M.V.I. di Gandino sia-mo molto g rate al prof. Belotti e allaCompagnia di Brescia per l'enorme mo-le di lavoro che si sono assunti per la va-lorizzazione del carisma mericiano.

suor Melania

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Orsoline in rete:il Centro Internazionale di Studi

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La sera del 16 marzo 2012 sono ar rivate ad Addis Abeba (Etiopia) la Presidente dell’Istituto seco-lare di Sant’Angela Merici, Maria Razza, e Caterina Dalmasso. Venivano dal Burundi, dove aveva-no presenziato alla consacrazione di 37 F iglie di Sant'Angela (dette Angeline) ricevendone le pro-messe. Durante il loro soggiorno etiopico sono state ospitate nella nostra casa di Delegazione ad Ad-dis Abeba-Bole, dove hanno radunato il g ruppo delle Angeline etiopiche per l'aggior namento susant’Angela e dialogato in serena fraternità, proprio nello spirito di unità di Sant’Angela. Siamo sta-te felici di averle tra noi, perché insieme abbiamo respirato il primato di Dio, catteristica fondamen-tale del carisma di Sant’Angela, e il g rande amore della Madre comune delle Orsoline per l’eman-cipazione della donna.

suor Abrehet Kahsay

Dal mese di marzo è in pr eparazione ilsito internet delle “mericiane”

www.angelamerici.it/index.phpprogettato e sponsorizzato dalle varieCompagnie delle Figlie di Sant’Angelae dagli Istituti religiosi di Orsoline, sot-to la guida geniale e gener osa del prof.Gianpietro Belotti.Dalla bozza di progetto del Centro In-ternazionale di Studi on-line racco-gliamo le informazioni principali suquesta iniziativa.

Destinatari del Centro Studi in reteIl Centro Studi Internazionale“Sant’Angela e Sant’Orsola” si pone co-me sistema culturale in grado di collega-re in rete una complessità di sistemi giàoperanti a vari livelli nella società.In particolare: le diverse famiglie di vitaconsacrata che si riconoscono nel cari-sma di Sant’Angela Merici; gli studiosi,il mondo accademico e le associazioniche sono interessati alla storia delle don-ne e alla salvaguardia della dignità delledonne, sia in ambito socioculturale chein ambito ecclesiale; il mondo dellascuola e dell’educazione, considerata laparticolare vocazione pedagogica delleOrsoline religiose educatrici; la comu-nità degli “internauti” cioè degli abitua-li navigatori web.

Attività del CentroLe attività del Centro si possono sche-maticamente dividere in tre blocchi cheperò fra loro si intersecano: uno “inter-no” al mondo orsolino e l’altro “ester-no”, riferito, cioè, alla società nella qua-le viviamo; un terzo, che chiameremo di“studio”, con riferimento sia al mondoorsolino che accademico. Riguardo al primo blocco, il Centro si

propone come cassa di risonanza delleproblematiche spirituali, educative, pa-storali e sociali, vissute dalle Orsoline,secolari e religiose, nei vari continenti.Poi come divulgazione e messa in retedelle varie esperienze.Il secondo blocco, quello “esterno”, ècome una “vetrina” virtuale delle varie-gate attività di questo mondo. Chiunquesi colleghi ad esso vede ciò che è pro-grammato e ciò che è stato fatto dallevarie Famiglie. Inoltre trova i Link e gliindirizzi mail delle Orsoline di tutti ipaesi. Un discorso a parte merita il set-tore che abbiamo definito di “studio”.

Il Centro si pone infatti come momentodi sintesi e di stimolo, fornendo gli indi-spensabili strumenti di studio, di consul-tazione e i materiali a supporto delle di-verse iniziative od opere avviate nellevarie e singole realtà, con particolare at-tenzione all’eredità spirituale diSant’Angela espressa dal ricco e varie-gato mondo orsolino. Un argomento portante degli studi saràanche la “contemporaneità”, cioè le fa-miglie rifondate o nate ex novo fra Otto-cento e Novecento, considerate nella lo-ro peculiarità ma anche nella loro com-plementarietà.

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SUOREORSOLINE

DI GANDINO

Per informazioni rivolgersi a:Suor M. Grata SirtoliSuore Orsoline di M. V. I (di Gandino) Via Masone 20/a - 24121 BERGAMOTEL. 035 242642 – Fax 035 226013e-mail: [email protected]

I versamenti possono essere effettuati sul c/c bancario presso:UNICREDIT BANCA Agenzia di BergamoPiazza Matteotti, 5 - 24122 BERGAMOcoordinate bancarie nazionaliIT 06 Cin J ABI 02008 CAB 11110 numer o conto 9010090

Etiopia

Kenya

Argentina Eritrea

Polonia

Un bambinoUn bambinoadottato adottato

a distanza a distanza è un bambinoè un bambino

che ha che ha un futuroun futuro

Brasile