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IO INTERNET E IL COMPUTER

IO INTERNET E IL COMPUTER. Ricostruire in chiave metacognitiva il mio rapporto con l’informatica significa rispolverare diversi sentimenti nei confronti

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IO INTERNET

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Ricostruire in chiave metacognitiva il mio rapporto con l’informatica significa rispolverare diversi sentimenti nei confronti del computer che, in relazione alle diverse fasi dello sviluppo, si alternavano continuamente: sorpresa, meraviglia, incompetenza, indifferenza ed interesse..

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Computer come gioco, come strumento, come supporto, e poi ancora computer come sostituto, come svago, come divertimento.... diverse le funzioni che ha rivestito nella mia vita e, di volta in volta, differenti i significati che vi attribuivo.. Significati accompagnati da stati d’animo, pensieri e perché no, da sentimenti di (in)competenze, e desiderio di affrontare le difficoltà che via via si presentavano.. ma iniziamo con ordine…

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Durante gli anni della scuola dell’infanzia non ho avuto un vero e proprio rapporto col computer, in quel tempo (parliamo di 25 ani fa!), i pc non erano ancora così diffusi da entrare in tutte le case.. Ricordo però che ero attratta da quella “scatola magica”, così come la chiamavo io, in grado di trasformare i numeri premendo qualunque tasto.. la calcolatrice di papà!

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La calcolatrice era sempre lì, sulla scrivania dei miei genitori, e non riuscivo a capire come mai quel “gioco” potesse interessare anche agli adulti, anzi “quella scatola” era davvero molto apprezzata da papà perché continuava a ripetermi che non “potevo usarla” anch’io..

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Proprio questo mio interesse per i dispositivi elettronici ha indotto i miei ad optare per l’acquisto di un mega

sapientino: ero felicissima!!!

Finalmente anch’io avevo la mia scatola magica, non solo potevo scrivere i numeri ma anche le lettere dell’alfabeto e quando sbagliavo emetteva un suono.. Giocavo, mi divertivo, imparavo.. Ero affascinata da quell’oggetto che pur senza la parola, manifestava un’intelligenza per me fuori dal normale..

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Inutile aggiungere che il kid elettronico di Topolino fu il regalo che seguì al Sapientino….

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Durante gli anni della scuola primaria, informatica era ancora una materia tabù e l’aula computer del tutto assente nella mia scuola.. Io ovviamente, avevo abbandonato i giochi infantili, ma avevo spostato il mio interesse sulla macchina da scrivere di papà.. Ancora una volta una tastiera, piena di pulsanti e aste che, in base al tasto premuto, imprimevano la lettera sul foglio bianco. Un altro “aggeggio” speciale…non più magico, ovvio, ma in grado di suscitare in me la stessa meraviglia e sorpresa.

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Il mio primo impatto con un computer vero e proprio è avvenuto quando frequentavo la classe quinta. Ancora una volta, l’approccio è stato domestico e non scolastico. Credo che la mia maestra non avesse mai avuto interesse per il pc. Non ricordo nemmeno un suo minimo cenno all’informatica.

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Di conseguenza, il computer per me era uno strumento da utilizzare a casa, ma non in classe… faceva parte del mio “corredo giocattoli”, e pertanto era un argomento escluso dalle mura scolastiche.

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Papà comprò poi il primo computer.. Molto ingombrante, molto costoso, molto “delicato”.. Era considerato uno strumento per adulti, non potevo maneggiarlo in loro assenza, non potevo né accenderlo, né spegnerlo autonomamente.. Quell’oggetto piccolo, così colorato e divertente si era trasformato in una macchina voluminosa e inaccessibile..

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Iniziai così a non provare più interesse per il pc, mi sembrava che avesse perso quel fascino e quel mistero che da sempre mi aveva attratto. Mio papà ogni tanto mi invitava a sedermi accanto a lui e mi stimolava a familiarizzare con word..ma per me tutto era così complesso e difficile.. Più lui mi ripeteva che DOVEVO impararlo, più mi convincevo che non avevo la passione e le potenzialità per apprendere.

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Alle medie l’informatica non compariva ancora tra le discipline scolastiche però alcuni prof avevano attivato un laboratorio pomeridiano finalizzato all’acquisizione delle competenze base di Word, programma in quei tempi noto a pochi studenti. Io non volevo partecipare, ma poiché a casa i miei lo ritenevano importante, mi lasciai convincere.

Fu un disastro per me…

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Era innegabile, certo, la scuola aveva un vero e proprio laboratorio di informatica, l’aula era stupenda, innovativa per quei tempi, tanti computer, una postazione per ognuno di noi.

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Ma non so perché, dovevamo per forza lavorare in coppia.. Lavorare per modo di dire perché era vietato prendere iniziative.. bisognava solo ascoltare.. ascoltare ascoltare.. Nulla di pratico, solo teoria, solo nozioni, solo termini su termini.. Il prof eseguiva noi ripetevamo le operazioni che lui scrupolosamente dettava ad alta voce.. Nessuno poteva sperimentare, proporre, provare..

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A casa invece ero entusiasta quando potevo connettermi ad internet, di solito per fare una ricerca scolastica.. i tradizionali testi enciclopedici iniziavano gradualmente ad essere sostituiti con i più veloci ed aggiornati motori di ricerca.. Certo, ero sempre supervisionata da un adulto, le connessioni erano veloci, sia perché costavano molto, sia perché non si poteva tenere a lungo il telefono occupato. Il cavo, lunghissimo attraversava tutta la sala..

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Alle scuole superiori (ho frequentato il Liceo pedagogico), non era ancora previsto durante l’orario scolastico uno spazio riservato all’informatica. Tuttavia, ho avuto la fortuna di avere una prof.ssa di matematica e fisica “altamente tecnologica”, così come noi studenti amavamo definirla con affetto. Con lei non c’era la teoria, c’erano solo la pratica, l’esercitazione e la sperimentazione. Durante le sue lezioni il dire cedeva il posto al fare e il libro tradizionale era supportato dall’uso del pc.

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Le lezioni di fisica si svolgevano sempre nell’aula computer, la prof.ssa utilizzava un programma che ci consentiva di visualizzare la modellizzazione e la rappresentazione di leggi fisiche in modo efficace e coinvolgente, più di qualsiasi esperimento da laboratorio!

I calcoli più complessi venivano poi affidati ai fogli elettronici, così noi potevamo dedicarci allo studio delle conseguenze delle ipotesi formulate e ai ragionamenti di tipo matematico!!

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Anche nell’insegnamento della geometria la prof.ssa si avvaleva di software particolari che ci consentivano di visualizzare le figure da prospettive diverse. Il disegno alla lavagna non sempre era efficace, così il ricorso a programmi di geometria dinamica era una soluzione efficiente e molto molto stimolante!!!

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In quegli anni non aumentarono in realtà le mie competenze informatiche, ma di sicuro cambiò il mio atteggiamento nei confronti del computer e di internet: il pc non era più solo un gioco o un noioso strumento carico di tecnicismi e nozionismi.. E la rete non era solo un’enciclopedia da cui “prelevare” le ricerche e attingere informazioni: il computer ed internet erano gli artefici di una vera e propria rivoluzione didattica!

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L’uso del computer e di internet si è notevolmente amplificato durante il periodo universitario..il controllo della bacheca virtuale dei prof, le news dell’ateneo sul sito dell’università, l’iscrizione on line agli esami, la pubblicazione degli avvisi, il calendario degli incontri in ogni semestre, la comunicazione via mail con i docenti.. Tutto è gestito telematicamente!

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Mi sono inoltre avvicinata ai social network, in particolare a Facebook, e quotidianamente mi collego per mantenere vive le mie relazioni sociali e per sentire parenti e amici distanti.

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E ancora, uso internet per essere costantemente aggiornata sui fatti di cronaca e di attualità, per reperire indirizzi e itinerari per raggiungere luoghi sconosciuti, per visionare le proposte di lavoro, per approfondire tematiche e argomenti di mio interesse..

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Infine, i Tre esami di Matematica mi hanno offerto l’opportunità di guardare al computer con una lente diversa.. Il pc non come un sostituto dell’uomo ma come un supporto e uno strumento di facilitazione degli apprendimenti. Inoltre è stata un’occasione altamente formativa anche a livello personale, perché mi sono misurata con le mie difficoltà, con i miei “limiti” tecnologici e ho trasformato il corso in una sfida con me stessa: non si tratta di sapere o non saper usare il pc, ma di mettersi in gioco in maniera attiva o rimanere spettatori passivi di una società che cambia a ritmo esponenziale. Io, con orgoglio e soddisfazione, ho scelto la prima via.