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ELEZIONI CANTONALI 2019 PIÙ DONNE, PIÙ DEMOCRAZIA È ora che la politica riparta dalle donne, che hanno talento, competenze, idee e voglia di fare. La democrazia ha bisogno anche del loro contributo. Non è solo una questione di giustizia. Ci sono molti altri buoni motivi. In vista delle elezioni cantonali di aprile 2019, FAFTPlus, la Federazione delle associazioni femminili Ticino, lancia una campagna per più donne in politica. In Svizzera, quasi il 52% della popolazione è rappresentato da donne, ma la percentuale delle elette nei Parlamenti e Governi cantonali è tra il 24-26%, mentre in Consiglio nazionale è del 32% e solo del 15% nel Consiglio degli Stati (dati 2015). In Ticino, l’elettorato femminile si attesta attorno al 54%, ma oggi in Consiglio di Stato le donne rappresentano lo 0% e in Gran Consiglio solamente il 25.5%.

PERCHÉ QUESTA CAMPAGNA? «Io sono a favore della parità tra uomo e donna, MA…» Sono i MA a rendere il terreno ancora paludoso, dopo quasi un secolo di lotte per la parità di fatto. Siamo tutti d’accordo che discriminare sia sbagliato, oltre che illegale, MA le donne sono pagate fino al 30% in meno e rischiano il posto di lavoro al rientro della maternità. Ci sono miriadi di studi sulla superiorità dei gruppi misti o sul vantaggio economico e finanziario di cui godono le aziende con buona rappresentanza di genere nel management, MA le percentuali di donne ai vertici restano irrisorie. Tutti concordiamo sul fatto che lo spreco di talenti e risorse femminili indotto dalle insufficienti misure di conciliazione sia dannoso per l’economia e la società, MA ancora aspettiamo il congedo paternità che tutti i paesi europei hanno già introdotto da un pezzo. Sono solo alcuni esempi per spiegare perché ci impegniamo in FAFTPlus: bisogna lavorare ancora molto per correggere questa sorta di strabismo, questa dissonanza cognitiva tra le dichiarazioni d’intenti e i comportamenti concreti. Ci metteremo altri 60 anni? Crediamo di no. Prima di tutto, perché FAFTPlus ha ben chiaro che donne e uomini insieme possono fare la differenza, evitando di cadere nella trappola della guerra tra i sessi e puntando a vincere, piuttosto, lo scontro fra culture. E poi, per il ruolo privilegiato che FAFTPlus ha saputo guadagnarsi nel dialogo con le istituzioni, approfittando di ogni spazio e stimolando l’apertura di nuovi terreni di confronto, con fiducia, onestà intellettuale e determinazione.

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LA NOSTRA CAMPAGNA In base all’art. 3 dello suo statuto, FAFTPlus è indipendente dai partiti politici ma questo non vuol però dire che la politica non ci interessi. FAFTPlus è infatti attenta a quelle questioni che toccano il suo mandato e le stanno a cuore e una di queste è sicuramente la presenza delle donne in politica che, in un anno elettorale come il 2019, è sicuramente un tema sensibile. Nel 2015, le elezioni cantonali ticinesi ci hanno regalato un Consiglio di Stato tutto maschile e non è bastato a rincuorarci il fatto che in Gran consiglio si sia raggiunta la quota più elevata femminile (27%) dal 1971, da quando le donne godono del diritto di voto, con 23 gran consigliere. Un segno questo che la tendenza si sta invertendo? Lo speriamo davvero e vogliamo sostenere questo cambiamento di rotta con la campagna #iovotodonna per offrire alle candidate, di ogni colore e schieramento partitico, una maggiore visibilità durante la campagna elettorale, sia nei dibattiti politici, sia negli spazi di opinione e nelle interviste sui media. Non è solo una questione di pari opportunità e giustizia, ma anche di equa rappresentanza della realtà, dove le donne ci sono e contano, e dunque dovrebbero esserci e contare anche nello spazio pubblico. #iovotodonna vuole accorciare le distanze tra le cittadine e la politica attiva, ma anche far riflettere i partiti e l’elettorato sui benefici per le istituzioni democratiche di promuovere talenti femminili, sia per rinnovare il personale politico, sia per arricchire il confronto sui temi di interesse collettivo.

MODI E TEMPI DELLA CAMPAGNA Divisa in due momenti e con messaggi differenti, #iovotodonna ha l’obiettivo di sensibilizzare le donne, i partiti e l’opinione pubblica sui benefici di una maggiore presenza femminile in politica. Elemento centrale della prima parte della campagna è l’esortazione “Proponiti per le prossime elezioni cantonali 2019” seguita dalla spiegazione “È ora che la politica riparta dalle donne, che hanno talento, competenze, idee e voglia di fare. Donne tanto normali da essere straordinarie e di cui il Ticino ha più che mai bisogno”. La seconda parte della campagna, che partirà a fine inverno, avrà invece come obiettivo quello di convincere l’elettorato a votare una candidata donna e sarà incentrata sul dare visibilità alle candidate di qualsiasi partito, schieramento e movimento. A sostegno della campagna è stato creato un sito internet dedicato: www.iovotodonna.ch e una community su Facebook: www.facebook.com/iovotodonna e l'hashtag #iovotodonna Studiata dalla Mazzantini & Associati di Lugano, la campagna è destinata a convincere le donne che è giunto il momento di mettersi in gioco perché ne vale la pena e perché, soprattutto, ne hanno le competenze e le capacità.

Per la creazione, lo sviluppo e la pianificazione di questa campagna FAFTPlus non riceve né riceverà sovvenzioni né contributi dai partiti e mantiene la sua neutralità dal punto di vista politico e confessionale.

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CHI SIAMO La  Federazione delle Associazioni Femminili Ticino FAFTPlus  è nata nel 1957 con il nome di Federazione Ticinese delle Società Femminili. È stata fondata con lo scopo di raggruppare associazioni femminili e donne attive in ambito politico, sociale e culturale, per rivendicare il diritto di voto e di eleggibilità. Nel  2015  FAFT è diventata  FAFTPlus  per accogliere enti, associazioni e socie/i singoli, uomini e donne, che condividono i suoi scopi e i suoi obiettivi.  Alla fine dello scorso anno, tre uomini sono entrati in comitato perché FAFTPlus è convinta che la questione della parità e della conciliabilità non è più una questione solo femminile. Nel 1997 ha fondato il Consultorio giuridico “Donna e lavoro”che offre consulenza e assistenza legale su problematiche riguardanti il lavoro. Considerati i cambiamenti di priorità decisi a livello federale, il Consultorio a inizio 2019 si trasformerà in un centro di competenze per concretizzare la conciliabilità famiglia-lavoro. La Federazione delle Associazioni Femminili Ticino lavora per  trovare soluzioni e realizzare le pari opportunità fra uomini e donne e per tradurre in pratica l’articolo costituzionale che sancisce la parità di fatto tra donna e uomo in tutti gli ambiti. Si impegna per l’eliminazione delle discriminazioni salariali e professionali, per misure concrete che favoriscano la conciliabilità lavoro-famiglia per uomini e donne. Vuole inoltre promuovere la presenza femminile nei media, in politica, fra i quadri e in quei luoghi dove si prendano le decisioni che riguardano tutta la collettività.

PER ULTERIORI INFORMAZIONI Marialuisa Parodi presidente FAFTPlus 076 575 79 31 Alberto Stival membro comitato FAFTPlus - responsabile campagna #iovotodonna 078 893 17 61

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DALLA POLITICA ALLA POLITICA. LA SCINTILLA DELLA NASCITA DI FAFTPLUS La Federazione Associazioni Femminili Ticino Plus (FAFTPlus) nel 2017 ha compiuto 60 anni. Vi raccontiamo la sua storia, partita da una votazione di protesta e senza valore nel 1957.

Nel fine settimana del 2 e 3 marzo del 1957 i cittadini svizzeri (solo loro perché le cittadine svizzere non godono ancora del diritto di voto) sono chiamati a esprimersi su una modifica costituzionale per istituire un servizio civile obbligatorio. Di questo servizio per soccorrere i civili in caso di attacco aereo, si discute già da tempo, ma solo nel 1954 un'ordinanza del Consiglio federale impone che venga svolto da donne e da uomini. L'obbligatorietà anche per le donne solleva rimostranze e proteste da parte di gruppi femminili che vi ravvisano un paradosso: se le donne, come sostengono i contrari al suffragio femminile, sono predestinate solo alla nobile funzione di angelo del focolare, solo al ruolo di madre e moglie, e dunque non devono mischiarsi con la "sporca" politica, perché mai dovrebbero distrarsi da questa missione e assumere compiti non "tradizionali", per esempio imparare a spegnere gli incendi, soffocare nella sabbia una bomba incendiaria o anche riparare i danni causati da un bombardamento aereo? Sostengono che se le donne devono far questo, possono anche occuparsi di politica, candidarsi ed essere elette, insomma ottenere i diritti politici. Il ragionamento non fa una grinza. E poi, aggiungono, si può imporre un dovere a chi è privo di diritti? E soprattutto si può imporre un dovere a chi non può né accettarlo né respingerlo in sede di votazione? Per il bene della patria, le rappresentanti di oltre 50 associazioni femminili accettano di svolgere il servizio a titolo volontario, ma attorno a queste domande si scatenano comunque vivaci discussioni nell'imminenza della consultazione popolare. Infatti l'ordinanza del Consiglio federale sul servizio civile richiede una revisione costituzionale e dunque gli uomini sono chiamati alle urne il 2 e 3 marzo 1957. Il clima è rovente. Dieci giorni prima del voto, il Consiglio federale pubblica il primo messaggio sul suffragio femminile a livello federale, ma non riesce comunque a spegnere le polemiche. Tra malcontento e delusione, il guizzo geniale delle associazioni femminili svizzere è quello di lanciare l'idea di una votazione di protesta, in concomitanza a quella ufficiale per soli elettori, dove le donne possano votare ed esprimersi su una tema che le riguarda direttamente. Una di queste votazioni di protesta viene organizzata a Lugano, da un comitato d'azione di donne di diversa estrazione politica. Il seggio viene allestito nella palestra in via Pretorio, messa a disposizione dal municipio, dove si trovano due urne, una per le cittadine di Lugano di almeno vent'anni compiuti, l'altra per quelle dei comuni limitrofi. Le promotrici di questo gesto di disobbedienza civile, che ha una larghissima eco mediatica, consigliano di votare scheda bianca se si vuole denunciare l'umiliante condizione politica delle donne. In città impazza il Carnevale, ma alle 16 di sabato 2 marzo hanno già votato 1'300 donne ed è ormai evidente che la votazione di protesta è un successo. Non solo in termini di partecipazione elevata, ma anche di distruzione di alcuni pregiudizi: le donne dimostrano grande maturità politica e anche grande interesse per la cosa pubblica.

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Lo annotano con una punta di meraviglia i giornalisti giunti da Oltregottardo e da oltre frontiera nel commentare la votazione di protesta. Domenica 3 marzo, alla chiusura del seggio, hanno votato 2'675 donne (che per un'elezione "fake", come si direbbe oggi, non è affatto male): 481 sono favorevoli al servizio civile femminile obbligatorio, 222 contrarie, mentre le schede bianche sono 1'972. Per la cronaca a Lugano le elettrici della falsa votazione sono state più numerose degli elettori a quella vera. Un successo nel successo. Il resto è storia, una storia nota: le donne ticinesi dovranno attendere il 19 ottobre 1969 per veder riconosciuto il diritto di voto e di eleggibilità in ambito cantonale e aspettare fino al 1° febbraio 1971 per votare in materiale federale, ma la votazione di protesta luganese è la scintilla da cui nasce, il 28 aprile 1957, la Federazione Ticinese delle Società Femminili, poi ribattezzata Federazione Associazioni Femminili Ticino Plus (FAFTPlus). Una scintilla scaturita da un fuoco di ribellione a un'ingiustizia, una ribellione creativa e costruttiva a favore della parità, capace di mobilitare donne di diversi colori politici e differenti vissuti. Caratteristiche che si ritrovano nei tratti di FAFTPlus anche 60 anni dopo e, spente le candeline, è già tempo di priorità e strategie. Molte le questioni sul tavolo: congedo parentale, lavoro a tempo parziale anche maschile, maggiore conciliazione fra impegni famigliari e professionali per favorire le carriere al femminile. La storia per "le manovali della parità", come sono state definite, continua così, animate dal fuoco della giustizia sociale, quello da cui scaturì l'idea di una votazione di protesta per affermare il principio di pari diritti e doveri. Il paradosso denunciato nel 1957 in certi versi c'è ancora, sotto altra forma, basti pensare all'elevato numero di laureate e alle poche donne nelle stanze dei bottoni. Ma oggi come allora non sarà un paradosso a fermare FAFTPlus: la parità è ormai stata sdoganata e non è più una questione solo femminile, ma riguarda tutti, uomini e donne.

Fonte: "Donne in movimento" di Susanna Castelletti e Lisa Fornara, edito da FAFT nel 2007

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