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Informazioni generali:
DURATA DEL VIAGGIO: 16 – 17 giorni.
PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Giugno – Settembre.
COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Consigliamo di sfruttare sia per l’andata che per il
ritorno lo scalo di Reykjavik.
FUSO ORARIO: - 1 ora rispetto all’Italia, - 2 ore quando in Italia vige l’ora
legale.
DOCUMENTI NECESSARI: Carta d’Identità.
PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana.
RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Nessuno.
MONETA: CORONA ISLANDESE.
TASSO DI CAMBIO: 1 € = 118,58 Corone Islandesi.
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Descrizione del viaggio:
1° - 2° giorno: REYKJAVIK
Capitale più settentrionale del Mondo Reykjavik appare come una strana combinazione di edifici dai colori sgargianti, abitanti fieri delle
tradizioni e della mitologia classica locale ma al contempo protesi al futuro e aperti alle innovazioni e una vita notturna incredibilmente
vivace per quanto ci si possa aspettare da una cittadina del grande Nord. La prima cosa che colpisce il visitatore è il clima, caratterizzato da
un estate con giornate lunghe fino a 22 ore e inverni dalle notti lunghissime e tipicamente contraddistinto da un clima impietoso che pare un
alternarsi di venti di burrasca e tempeste di neve. A fare da contraltare a queste caratteristiche forse un po’ spaventosi sono però un’aria
veramente salubre e l’ambiente in cui Reykjavik è collocata: stretta tra i marosi dell’oceano e vette spesso ammantate di neve tutto attorno.
In questo contesto nulla però manca delle comodità tipiche delle metropoli moderne: caffè biologici e ristoranti di livello internazionale si
alternano a musei all’avanguardia e piscine geotermali eccezionali, mentre nelle vie del centro troverete qualsiasi tipo di esercizio
commerciale voi vogliate, dai grandi centri commerciali alle botteghe tradizionali che spesso vendono souvenir in tema mitologico norreno.
Se vorrete dilettarvi nello shopping durante la vostra permanenza a Reykjavik ricordate solo che in genere i prezzi sono tutt’altro che
abbordabili.
Una digressione ad hoc merita il tema inerente alla cucina islandese che riflette il duro retaggio del passato in cui il procacciarsi il cibo a
queste latitudini era spesso un problema. Pertanto non stupitevi della rusticità di alcuni dei tipici piatti nazionali, al massimo dovrete solo
farci un po’ l’abitudine. Tra le specialità più rudi e curiose si annoverano lo svio (testa di pecora segata in due, bollita e mangiata fresca o in
salamoia), lo slatur (miscuglio di frattaglie ovine insaccate in buedello di pecora e poi bollite), il bloomor (sanguinaccio di pecora e strutto
insaccato in diaframma di ovino), il sursaoir hrutspungar (testicoli di montone in siero di latte) e il famoso hakarl (carne di squalo
groenlandese marcita per sei mesi sottoterra per diventare commestibile per gli umani. L’odore è davvero mostruoso ma il sapore è
francamente passabile). Tornando a cibi più comuni il pesce è da sempre il cardine della cucina islandese e le prelibatezze classiche sono il
borskur (merluzzo), la ysà (eglefino), la bleikja (salmerino artico), lo skotuselur (rana pescatrice), la luoa (halibut), lo steinbitur (pesce
gatto), lo sandhverfa (rombo), la sild (aringa), la skarkoli (platessa), la skata (razza), i leturhumar (crostacei), la gur (trota) e il lax
(salmone), serviti sia bolliti che al forno o alla griglia. Uno spuntino tipico di pesce è l’harofiskur ossia eglefino secco a strisce col burro. La
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carne invece è principalmente d’agnello ed è inaspettatamente davvero ottima, probabilmente dovuto al fatto che in primavera ed state gli
ovini vivono allo stato brado tra le montagne islandesi. Consumate in maniera minore sono invece le carni di vitello, cavallo e renna
(specialmente nelle aree orientali del paese), mentre relativamente diffusi sono le pietanze a base di volatili come i lundi (pulcinelle di mare),
le svartfugl (urie nere), le heidagoes (oche) e la rjupa (pernice bianca nordica). Tra i dolci tipici invece spiccano lo skyr (una sorta di yogurt
mescolato a zucchero e aromi di frutta e panna), le ponnukokur (frittelle) e le kleinur (ciambelle fritte). Tra le bevande analcoliche gli
islandesi hanno una predilezione per il caffè (consumato in bellissimi bar che sono un vero luogo di aggregazione locale) e per i derivati
della caffeina, infatti qui si ha il maggior consumo pro capite al mondo di Coca-Cola. Tipico è poi l’Egils Malt Extract che appare
visivamente come una birra scura ma che in realtà è dolce e analcolica. Gli alcoolici più consumati in Islanda sono invece la birra (o di
importazione o prodotta localmente come la Egils, la Thule e la Viking) e il brennvin, un liquore molto forte simile alla grappa che è un
distillato di patate aromatizzato al cumino.
Una delle usanze tipiche in tema di eccessi a Reykjavik è il runtur, ossia l’abitudine tipicamente islandese di darsi a pazze bevute che
evolvono quasi sempre in sbornie clamorose ma rigorosamente nelle serate di venerdì e sabato sera. Bere negli altri giorni, anche solo
ordinare una birra, può infatti destare stupore e far sospettare che abbiate qualche problema di alcolismo. Le serate tipiche iniziano con una
capatina ai Vin Buo, le uniche rivendite di alcoolici legali e con licenza, e qualche drink domestico prima di iniziare a riversarsi verso
mezzanotte tra le vie cittadine per una sorta di ping-pong tra diversi locali fino allo sfinimento e alle prime luci dell’alba, in genere infatti le
serate non terminano prima almeno delle 5 del mattino. Tra i festival di Reykjavik organizzati annualmente merita una citazione la
Menningarnott, una serata di eventi culturali, spettacoli di musicisti gratuiti e artisti di strada che si esibiscono in un clima di grande euforia
accompagnate da buone bevute. Si tratta della maggiore manifestazione islandese popolare e avviene come corollario della Maratona di
Reykjavik che si svolge in agosto.
La visita di Reykjavik non può che iniziare dalle sponde del Tjornin, placido laghetto che sorge nel cuore della città sempre animato
da oltre 40 specie di uccelli migratori tra cui cigni, anatre, sterne e oche e da una miriade di bambini e podisti che percorrono le sue
rive e il parco adiacente. In inverno quando il bacino gela diventa una splendida pista di pattinaggio cittadino. Il Radhus, il municipio
cittadino, sorge sulla riva settentrionale del Tjornin ed è una strana opera post-moderna fatta da palafitte di cemento, finestre fumé e
pareti ricoperte di muschio che conserva all’interno la splendida cartina tridimensionale ad alto dettaglio dell’Islanda in cui potrete
ammirare in scala tutte le meraviglie naturali del paese. Sulla sponda orientale del Tjornin spiccano invece la chiesa di Frikirkjan-i-
Reykjavik, costruita nel 1899 con legname di recupero giunto sulle coste islandesi mediante le maree sin dalla Siberia o dal
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Sudamerica e rivestita di foglie di lamiera per proteggerla dalle intemperie (si tratta di un metodo di costruzione d’emergenza tipico
della realtà islandese dell’epoca e curiosamente altamente antisismico) e la Galleria Nazionale d’Islanda. Questa è la principale
galleria d’arte della nazione e custodisce opere degli artisti locali più famosi che trattano temi molto peculiari come panorami infiniti
e visioni oniriche di troll, giganti e morti che camminano alternati a dipinti di Picasso e Munch.
Oltrepassate quindi il parco a sud del lago Tjornin e raggiungete il bel Museo Nazionale. Questa esposizione riesce davvero a calare
il visitatore nella storia e nella cultura islandese ed ha un’interessante sezione dedicata all’epoca della colonizzazione che comprende
un modellino in bronzo di Thor, un portale di una chiesa locale del ‘200 e intere sale che espongono una serie di manufatti e oggetti di
uso quotidiano che la popolazione locale adoperò per centinaia di anni, cosa che vi farà capire meglio lo stato di estrema povertà i
cui visse l’Islanda per secoli.
Una vista panoramica sul centralissimo lago Tjornin e la silhouette della chiesa di Frikirkjan-i-Reykjavik sulle sue sponde.
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Nel pomeriggio riportatevi in centro città fino a raggiungere l’erbosa piazza centrale di Austurvollur, luogo preferito dai locali per
frugali pic-nic all’ora di pranzo o per prendere il sole nella bella stagione. La piazza è sede spesso di concerti all’aperto o di
manifestazioni politiche. Proprio sull’Austurvollur affaccia infatti il moderno edificio in basalto dell’Alpingi, sede del parlamento
islandese. Per concludere la giornata a Reykjavik nulla è meglio che dedicare qualche ora alle meravigliose piscine geotermali che
impreziosiscono la città. Queste spa sono dei veri centri di aggregazione sociale dove i bambini giocano, gli adolescenti flirtano e gli
adulti chiacchierano e concludono affari. L’acqua di origine vulcanica che le compone è in genere di 29° ma esistono sempre vasche
idromassaggio e piscine con temperature più elevate (fino a 42°) e in genere queste acque non sono mai addizionate con disinfettanti
chimici, pertanto vige la regola di lavarsi completamente prima di immergervisi. Consigliamo nella prima giornata di spostarsi si un
paio di chilometri dal centro storico ad est per raggiunge i complessi termali di Laugardalslaug e il Laugar Spa. Laugardalslaug è
caratterizzato dalla piscina più grande di tutta l’Islanda, una serie di vasche coperte e scoperte, quattro vasche termali, idromassaggi
e uno scivolo di ben 86m, mentre l’adiacente e lussuosa Laugar Spa propone sei saune, bagni di vapore, palestre e centri di bellezza.
Lasciatevi coccolare e rilassatevi!
Vista aerea sulla piazza centrale di Austurvollur e un’istantanea delle piscine termali del Laugar Spa.
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La seconda giornata a Reykjavik si incentra sui siti di interesse che sorgono in aree meno centrali della capitale. Giusto poco oltre
l’estremità sud-orientale del lago Tjornin si trova il primo sito di interesse chiamato comunemente Volcano Show, una via di mezzo tra
un museo, un’esposizione scientifica e una sala espositiva di filmati e fotografie riguardanti l’attività vulcanica degli ultimi 50 anni in
Islanda. Sono soprattutto i filmati, specie quelli inerenti al villaggio di Heimaney che viene sommerso da lava incandescente e quelli
sull’isola effimera di Surtsey che emerge dalle acque dell’oceano in seguito ad un’eruzione sottomarina a colpire in genere i visitatori.
Infilatevi quindi nel dedalo di vie che si estendono ad est del museo fino a raggiungere la grande arteria stradale di Eriksgata dove
incontrerete l’interessante Museo Einar Jonsson dedicato a quello che fu indubbiamente il migliore e più famoso scultore islandese
del ’900. Le sue opere sono intensamente simboliche e trattano allegorie della Speranza, della Terra, della Primavera e della Morte e
di moltissimi altri temi e sono visibili sia dentro le mura del museo che nell’adiacente giardino delle sculture. Praticamente dinnanzi
al Museo Einar Jonsson si colloca poi l’edificio più iconico di tutta Reykjavik ossia l’enorme chiesa in cemento detta Hallgrimskirkja,
conclusa dopo 34 anni di lavori nel 1974. Il design fortemente innovativo dell’esterno è contraddistinto dall’alta torre di 75m visibile
da chilometri di distanza, che è risalibile mediante ascensori e offre viste impareggiabili sulla città. L’interno è invece molto austero e
trova nell’immenso organo composto da 5275 canne e abitualmente usato per concerti la massima espressione artistica.
Il giardino delle sculture con il Museo Einar Jonsson e l’inconfondibile design post-moderno della Hallgrimskirkja, simbolo di
Reykjavik.
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Spostatevi quindi nell’immenso parco che si estende alla periferia meridionale della città per raggiungere gli ultimi due edifici
davvero degni di nota di Reykjavik: il Perlan e il Museo delle Saghe. Il Perlan, che sembra una gigantesca perla incastonata con il suo
cupolone iridescente, è la sede del Museo delle Saghe dove l’antica storia islandese prende vita tra modelli in silicone e
rappresentazioni di antichi combattimenti con armi rudimentali. Oltre alle esposizioni, talvolta un po’ kitsch, merita la risalita in
ascensore la splendida terrazza panoramica dell’edificio che permette straordinarie viste a 360° su Reykjavik, l’oceano e le montagne
che la attorniano. Giusto al limite meridionale del parco sorge infine la particolarissima Spiaggia Geotermale di Nautholsvik che
curiosamente non è popolata solo da foche e gabbiani ma anche da numerosi bagnanti felici (in estate). Questo perché qui vi è una
sorgente calda naturale che mantiene la temperatura dell’acqua nella bella stagione tra 18° e 20°, ancora compatibile per farsi un
bagno nell’estremo nord dell’Oceano. Per i meno calorosi esistono anche vasche termali artificiali con temperature decisamente più
calde.
L’interno della cupola del Perlan ospita un raffinatissimo ristornate, quindi scene balneari presso la spiaggia di Nautholsvik.
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3° giorno: KLEIFARVATN, KRYSUVIK, BLUE LAGOON
Il terzo giorno di viaggio va all’esplorazione della estrema penisola sud-occidentale dell’Islanda e degli incredibili tesori naturali che la
caratterizzano. Con un breve spostamento in auto da Reykjavik (35km, 30 minuti) si raggiunge la grande riserva naturale (300kmq) di
Reykjanesfolkvangur che protegge una delle distese vulcaniche disabitate più facilmente accessibili dell’Islanda.
Primo sito di interesse è l’enorme e inquietante lago di Kleifarvatn, collocato in una fenditura vulcanica che lo porta ad avere l’incredibile
profondità di più di 1000m e attorniato da dirupi di lava basaltica e spiagge nere. L’area più suggestiva del bacino lacustre è quella
meridionale dove ci sono decine di sorgenti di acqua calda che fanno innalzare costantemente alte colonne di vapore nell’aria.
Pochi chilometri oltre il limite meridionale di Kleifarvatn vi è quindi un altro sito di interesse davvero particolare: i l’instabile campo
geotermale di Krysuvik. Qui la temperatura del sottosuolo superficiale raggiunge tranquillamente i 200°e l’acqua affiora dal terreno con una
veemenza davvero imponente. L’area dove si concentrano le attività geotermiche principali è attrezzata con passerelle che vi permetteranno
di passeggiare tra fumarole, pozze di fango, solfatare e sorgenti termali che spesso assumono colorazioni iridescenti grazie alle alte
concentrazioni di minerali disciolti nelle acque.
L’atmosfera tetra che contraddistingue il profondo bacino di Kleifarvatn e l’area geotermale di Krysuvik.
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Dopo aver concluso le visite alle aree geologiche più spettacolari del parco di Reykjanesfolkvangur dirigetevi poi in breve presso uno dei siti
giustamente più famosi al mondo dell’Islanda: la Blue Lagoon (35km, 30 minuti). Incastonata in un campo di lava basaltica nera questo
bacino termale composto da acque colore acquamarina a 38° provenienti dalla vicina centrale geotermica è davvero una sorta di sogno ad
occhi aperti: qui troverete decine e decine di persone col volto cosparso di fango di silice grigio-azzurrino che si crogiolano anche nelle
giornate più rigide, nevose e ostili fra vapori caldi oziando candidamente nelle calde acque della laguna. La Blue Lagoon in realtà è una
creazione artificiale, una spa, che vi offrirà anche vasche idromassaggio, cascate bollenti, bagni di vapore e saune oltre a mettervi a
disposizione un buona offerta di servizi per la ristorazione. Noi consigliamo di dedicarle al minimo mezza giornata, avendo però cura di
prenotare in anticipo la vostra visita per evitare brutte sorprese una volta raggiunto l’ingresso. A sera rientrate poi a Reykjavik con un breve
spostamento (50km, 45 minuti).
Due istantanee che vi danno un’idea della bellezza quasi sovrannaturale che contraddistingue la Blue Lagoon.
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4° giorno: PARCO NAZIONALE DI PINGVELLIR, GLYMUR
Il parco nazionale di Pingvellir sorge a breve distanza da Reykjavik (40km, 35 minuti) e rappresenta il sito storico più importante del paese,
tra l’altro collocato in uno scenario naturale di grande bellezza. Qui i vichinghi nel 930 d.C. fondarono l’Alping, il primo parlamento
democratico del Mondo, che in antichità legiferava su qualsiasi decisione implorante riguardasse l’Islanda: dall’adozione del cristianesimo
come religione nazionale alla stesura di nuove leggi. L’Alping originario si riuniva nei pressi della Logberg, Roccia della Legge, ancora
visibile oggi, ma col tempo si rese necessario spostare il luogo del raduno del parlamento alla base delle rupi di Almannagja poiché qui la
voce degli oratori rimbombava più efficacemente sulle rocce dando la possibilità di essere uditi da una folla molto più consistente. Entrambi i
siti sorgono nei pressi dell’immissione del locale fiume Oxara nel grande lago di Pingvallavatn. Questo bacino lacustre è peraltro con i suoi
84kmq il lago più grande dell’Islanda e presenta acque limpidissime e pescose che derivano dallo scioglimento del più grande ghiacciaio
dell’Islanda occidentale: il Langjokull. Oltre ai siti di importanza storica però quello che maggiormente colpisce il visitatore medio è in
genere il contesto naturale di Pingvellir il quale è caratterizzato da una profonda spaccatura nel terreno che altro non è che la linea di faglia,
qui straordinariamente visibile , che divide la placca tettonica nord-americana da quella europea. Consigliamo di parcheggiare nei pressi
della fattoria di Pingvallabaer, eretta nel 1930 per il millesimo anno dal primo raduno dell’Alping e oggi ufficio dei guardaparco, e
intraprendere una bella escursione a piedi di qualche ora tra andata e ritorno fino alla fenditura principale di Almannagja. Il paesaggio è
superbo e in continuo mutamento, basti pensare che le due placche tettoniche si distanziano mediamente di 2mm l’anno, e vi farà riflettere su
come la Terra non sia un pianeta statico ma in perenne, seppur lentissima, evoluzione continua.
Dopo aver dedicato buona parte della giornata al Parco di Pingvellir piuttosto cherientrare diretti a Reykjavik consigliamo di fare una
deviazione verso nord sino a raggiungere la valle di Botnsdalur (60km, 1 ora). Qui, una volta parcheggiata l’auto, con una breve passeggiata
di 5km (1 ora solo andata) raggiungerete la cascata di Glymur, la più alta d’Islanda, incastonata al termine di un corto ma profondo canyon.
Il salto d’acqua diventa davvero impressionante dopo un periodo di abbondanti piogge e non dovrebbe essere tralasciato da nessun
viaggiatore. Per la notte raggiungete la rinomata località di villeggiatura di Husafell (85km, 90 minuti).
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La profonda spaccatura di Almannagja separa la zolla nord-americana da quella europea, quindi la più alta cascata d’Islanda: Glymur.
5° giorno: HALLMUNDARHRAUN, KALDIDALUR, HRAUNFOSSAR
Questa tappa dle vostro viaggio islandese sarà il vostro battesimo del fuoco con il maestoso entroterra selvaggio dell’isola, un territorio
vastissimo fatto di immensi campi di lava, ghiacciai apparentemente infinite, torrente roboanti e zeppi di rapide e piste sterrate che fungono
da principali (e uniche) arterie stradali per esplorare l’area. Husafell è collocata in felicissima posizione centrale rispetto alle aree qui
descritte e pertanto per toccare e girare con calma le tre mete di giornata non dovrete percorrere più di 70km di strada, tuttavia vista la
natura del terreno da attraversare calcolare almeno due ore di viaggio effettivo per coprire questa distanza.
In mattinata consigliamo di volgere e nord lungo la pista 518 e quindi imboccare la pista 578 che vi porterà in breve tra le vastissime e
spoglie distese del campo di lava di Hallmundarhraun. Il paesaggio qui è davvero severo e non permette la crescita di alcunché al di fuori di
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un tappeto di muschio che ricopre diversi massi lavici sparsi nella piana. Oltre alla sensazione di estrema piccolezza che vi pervaderà
quest’area custodisce anche alcune delle grotte laviche più spettacolari dell’Islanda. Questi tunnel sono stati creati dal passaggio di lava
fusa sotto uno strato di lava superficiale già consolidato ma danno davvero l’impressione di essere stati appositamente scavati da un enorme
mostro preistorico o da un macchinario per gallerie moderno. La prima grotta che incontrerete lungo la via è quella di Vidgelmir, lunga
1,5km e visitabile sono con guida. L’ingresso dell’antro è qui crollato formando un arco roccioso da cui si dipartono due sinistri abissi che
sprofondano tetri nel terreno. All’interno si possono ammirare anche alcune concrezioni e formazioni rocciose particolari. Forse ancora più
spettacolari e visitabili liberamente sono però le grotte gemelle di Surtshellir e Stefanshellir poco oltre lungo la pista 578. Qui la volta delle
grotte a tubo è crollata in tre punti ma sono percorribili nella loro interezza con scarponi adeguati e torce.
Un’istantanea che ritrae il tipico paesaggio dei campi di lava di Hallmundarhraun e l’interno della grotta lavica di Stefanshellir.
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Dopo una mattinata dedicati ai campi di Hallmundarhraun consigliamo di riportarsi verso Husafell e di svoltare all’incrocio poco prima
dell’abitato per prendere la pista 550 che si addentra nel vallone di Kaldidalur. Questa vallata è davvero spettacolare, specie nelle giornate
terse, poiché si snoda tra ben quattro bacini glaciali: l’enorme e ben visibile Langjokull, l’Eirikjokull, l’Okjokull e il Porisjokull, inoltre sono
spesso visibili e da guadare alcuni impetuosi torrenti che discendono direttamente da questi ghiacciai. L’ambiente è al contempo severo e
maestoso e si tratta probabilmente di uno dei luoghi più affascinanti dell’entroterra islandese occidentale. Calcolate che anche nelle giornata
successiva dovrete percorrere (e in quell’occasione per interno) la Kaldidalur ma in ottica di trasferimento, pertanto prendetevi tutto il tempo
per scattare fotografie e compiere alcune passeggiate nelle aree che più vi incuriosiranno. I primi 25km dal bivio presso Husafell sono il
tratto più spettacolare della vallata ma una deviazione pressoché d’obbligo pochi chilometri oltre tale bivio è quella che imbocca la
dissestata pista 551: questa in circa 7km vi porterà con il vostro mezzo fino a lambire i margini occidentali dell’immenso Langjokull e con
una breve passeggiata avrete modo di arrivare al bordo dell’immensa calotta glaciale.
Una spettacolare vista con la luce serale della valle di Kaldidalur e uno scorcio lungo la pista 551 sull’immensità del ghiacciaio Langjokull.
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Nel tardo pomeriggio rientrate verso Husafell e quindi proseguendo oltre di 10km lungo la pista 518 portatevi fino alle cascate gemelle di
Hraunfossar e Barnafoss. La prima è caratterizzata da una serie di rivoli d’acqua che paiono apparire come per magia da un antico campo
lavico mentre la seconda è molto più fragorosa e collocata in una stretta gola. Per la notte logicamente rientrate a Husafell.
L’idilliaca cascata che par sorgere dal nulla dalla lava di Hraunfossar.
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6° giorno: GULLFOSS, GEYSIR
La sesta giornata di viaggio compie un altro interessante attraversamento nei territori dell’entroterra dell’Islanda occidentale portandovi da
Husafell fino alla cosiddetta area del Circolo d’Oro. Da Husafell riprendete la pista 550 del vallone di Kaldidalur e, questa volta,
percorretela per la sua interezza fino a raccordarsi con la strada 52, una volta giuntovi svoltate a sinistra per la pista 338 e percorretela tutta
fino all’incrocio con la grande pista 35. Da qui in 5km potrete raggiungere le celebri cascate di Gullfoss. Il chilometraggio per tutto il
trasferimento non è lungo (100km) ma calcolate almeno 3 ore di sola guida per compiere il tracciato visto lo stato delle piste.
Gullfoss è senza dubbio la cascata più famosa d’Islanda. E’ composta da un doppio salto spettacolare di 32m incastonato in un profondo
canyon che crea un alone immenso di spruzzi e nebulizzazioni tutto attorno che nelle giornate di sole risplendono degli scintillanti riflessi
dell’arcobaleno. Anche in inverno Gullfoss dimostra una certa scenograficità essendo spesso racchiusa nella morsa del ghiaccio, tuttavia
cercate di evitare di visitarla nelle giornate nebbiose o troppo piovose, infatti vi è il rischio concreto di non riuscire nemmeno a vedere il
secondo salto e di compromettere così la spettacolare visione d’insieme delle cascate. Nonostante appaia sconcertate al giorno d’oggi negli
anni ’20 però vi fu il concreto rischio che questo gioiello naturale scomparisse per sempre a causa di un infausto progetto di costruzione di
una grande diga a monte di Gullfoss per rifornire una centrale idroelettrica locale. Fortunatamente viste le ferree opposizioni degli autoctoni
l’idea fu accantonata e dal 1975 l’area è stata donata alla nazione come patrimonio da preservare.
Seguite quindi per circa 10km oltre Gullfoss la pista 35 verso meridione in modo da raggiungere un’altra icona assoluta islandese: il sito di
Geysir. Questa sorgente d’acqua calda a pressione è divenuta col tempo talmente celebre da fornire al fenomeno geologico qui presente il
suo stesso nome: il geysir. Purtroppo il grande Geysir originale che eruttava spruzzi d’acqua a pressione fino a 80m d’altezza è divenuto
inattivo negli anni’50 a causa dei continui lanci di sassi al suo interno da parte di incauti turisti che ne hanno tappato lo sbocco d’uscita.
Oggi fortunatamente come conseguenza di alcune forti scosse sismiche nell’area nel 2000 il tappo è parzialmente saltato e il fenomeno ha
ripreso a manifestarsi, sebbene più contenuto rispetto alla sua portata originaria. A fianco al Grande Geysir tuttavia è collocato lo Strokkur
che è probabilmente il geysir più regolare al mondo poiché spruzza getti a 15-30m d’altezza ogni 6 minuti dopo che l’acqua al suo interno
sparisce come in un inghiottitoio prima di evaporare ed uscire pressurizzata a causa del calore sottostante. Oltre a questi due geysir
principali si trovano nell’area numerose sorgenti più piccole e colorate, pozze lattiginose, fenditure nel terreno che emettono forti vapori e
risorgive in cui l’acqua fuoriesce bollente a 100°. Dalla parte opposta della pista 35 sorge infine la Geysisstofa, un centro visitatori che
accoglie un’interessante mostra audiovisiva sui fenomeni tellurici e geologici dell’area e custodisce alcuni reperti della cultura popolare
locale antica. Per il pernotto potrete usufruire delle strutture di pernotto presenti vicino a questi siti.
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Le spettacolari cascate di Gulfoss adorne dei caratteristici riflessi arcobaleno e il sito di Geysir, nello specifico lo Strokkur.
7° giorno: HVITARVATN, KERLINGARFJOLL, HVERAVELLIR
Partite presto al mattino e preparatevi a una giornata in cui il viaggio stesso e la guida saranno parte integrante della vostra esperienza:
benvenuti sulla Pista di Kjolur, la mitica pista 35, che per secoli, nonostante fosse la via di comunicazione più comoda per l’attraversamento
dell’Islanda da nord a sud tagliando per l’interno, è stata sistematicamente poco battuta a causa della pessima nomea di cui godeva. Si
riteneva infatti che qui ci fossero i covi di banditi estremamente pericolosi pronti a depredare e abbandonare chiunque tentasse
l’attraversata. Oggi la pista 35 è una delle più comode e meglio attrezzate della nazione (ci sono ponti transitabili sui guadi principali, cosa
che facilita moltissimo la progressione) ma comunque i 220km della tappa odierna necessiteranno non meno di 5 ore di pura percorrenza.
Primo luogo di interesse ad essere raggiunto lungo la pista 35 nel suo tragitto verso nord è l’imponente lago Hvitarvatn caratterizzato da un
colore delle acque azzurro pallido e per la presenza di una lingua glaciale, ramificazione del secondo ghiacciaio islandese per estensione , il
Langjokull, che si protende nel lago rilasciando spesso alcuni blocchi di ghiaccio che vanno alla deriva nel lago similmente ad iceberg.
Questo lago è altresì la sorgente del fiume Hvita che crea le cascate di Gulfoss più a sud e la sede del più antico rifugio montano d’Islanda,
del 1930.
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Proseguite quindi lungo la pista 35 fino al palesarsi sulla destra del bivio per la pista 347, imboccatela e percorretela interamente (30km, 50
minuti da Hvitarvatn) fino al suo termine che avviene in prossimità della catena montuosa di Kerlingarfjoll. Secondo le credenze
ottocentesche questa era la dimora dei brutali fuorilegge che infestavano l’area e pareva che questi risiedessero negli anfratti più reconditi
della vallata. Fino agli anni ’40 questo territorio rimase così quasi inesplorato e quindi ancora oggi appare molto selvaggio con un
paesaggio composto da picchi accidentati frammisti a numerose sorgenti calde che emanano colonne di vapore verso il cielo. Tra gli itinerari
nell’area consigliamo il percorso ben battuto che dai parcheggi lungo la pista 347 risale fino all’area geotermale di Hverdalir con un
sentiero di 6km (2/3 ore andata e ritorno) ben segnalato. Questa zona è probabilmente la più scenografica del massiccio montuoso che
peraltro palesa i suoi picchi più alti e spesso ammantati di neve proprio in zona.
Terminati i trekking nella Kerlingarfjoll ripercorrete a ritroso la pista 347 e quindi svoltate a destra ancora in direzione nord lungo la pista
35 per raggiungere al pomeriggio la straordinaria area geotermale di Hveravellir (40km, 1 ora). Hveravellir è uno scrigno custodito nel
cuore dell’Islanda, un susseguirsi di fumarole e vasche termali multicolore alternate a piscine artificiali e sbuffi di vapore sotterranei che
sono raccordate tra loro da comode passerelle su cui spostarsi. Ritemprarvi qui dopo le camminate nelle Kerlingarfjoll sarà davvero
un’esperienza sublime, specie se vi intratterrete fin quando le luci del giorno cominciano a rendersi fioche. Calcolate comunque che siete nel
punto più lontano da Geysir e che per ritornarci mancano ancora 100km, 2 ore di macchina.
La lingua glaciale del Langjokull che si getta nel lao di Hvitarvatn, le aree geotermali alternate ai ghiacci e ai deserti che contraddistinguono
le montagne del Kerlingarfjoll e l’area termale di Hveravellir nel cuore dell’Islanda.
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8° - 9° - 10° giorno: PARCO NAZIONALE DI FJALLABAK
Dopo un’impegnativa giornata passata nell’entroterra islandese l’ottavo giorno di viaggio prevede una giornata dedicata al recupero
fisico e ad uno spostamento mattutino volgendo dalla vostra base nei pressi di Geysir a Landmannalaugar (140km, tre ore circa),
località principale del Parco Nazionale di Fjallabak. Il tragitto si svolge parzialmente su strade e parzialmente sulla pista 208 che è
percorribile anche con veicoli a due ruote motrici a patto che non si siano verificate forti piogge di recenti che rendono i guadi
pericolosi o infattibili. Landamannalaugar sorge sulla seconda più vasta area geotermale dell’Islanda ed è caratterizzata da un
paesaggio davvero strabiliante fatto di montagne multicolori grazie ai depositi pigmentati di riolite (una lava satura di minerali che si
è raffreddata lentamente nel tempo), sorgenti calde, laghi glaciali e cristallini e campi di lava. Raggiunta la località posate le vostre
cose presso il locale rifugio (da prenotare assolutamente) che fungerà da vostra base nei giorni successivi e quindi trascorrete la
giornata nelle sue immediate vicinanze dove si trovano il bel campo di lava di Laugahraun e una impressionante piscina naturale di
acque termali calde e fredde che fuoriescono dal campo di lava in un contesto naturale davvero straordinario.
Il campo di lava di Laugahraun nei dintorni di Landmannalaugar e le sue impressionanti piscine termali naturali.
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Il secondo giorno nel parco di Fjallabak è invece quello dedicato all’attività escursionista e prevede un trekking di ben 25km (9-10 ore
di cammino, ma dislivelli modesti) tra gli scenari più selvaggi e straordinari dell’area. Volendo vi è la possibilità di pernottare al
rifugio di Hrafntinnusker dimezzando il percorso giornaliero ma dedicando un giorno in più alla vostra permanenza a Fjallabak. Il
tracciato parte da Landmannalaugar e si dirige subito al variopinto monte Brennisteinsalda (840m) raggiungibile con un dislivello di
250m in poco più di un’ora e mezza. Vale davvero la pena di compiere questa breve risalita poiché le incredibili formazioni rocciose
che lo caratterizzano colorate sono davvero uno dei paesaggi più onirici di tutta l’Islanda. Da qui con un tratto pianeggiante che
attraversa un altipiano interno disabitato si raggiunge in circa un’altra ora e mezza la zona termale assai attiva e ricca di acque
bollenti di Storihver e quindi con un’altra ora o poco più si arriva all’area del rifugio Hrafntinnusker nei cui pressi sorgono
spettacolari grotte di ghiaccio vistabili e percorribili solo con le condizioni di stabilità opportune. Il percorso a ritroso verso
Landamannalaugar segue le orme dell’andata e perciò calcolate sempre bene il tempo necessario per il vostro rientro alla base.
Le straordinarie colorazioni delle montagne nel cuore del parco di Fjallabak e l’area geotermale interna di Storihver.
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Consigliamo di prevedere almeno tre giorni di permanenza a Landmannalaugar, non foss’altro che per avere maggiori chance di
avere a disposizione una giornata completa di bel tempo per effettuare il trekking prima descritto. Qualora foste così fortunati da
poterlo fare in seconda giornata come proposto comunque spendete almeno ancora un’altra giornata in questa fantastica area
montana per godervi la bellezza della solitudine e dell’atmosfera selvaggia che lo pervade. Questa giornata è dedicata la recupero
dopo le fatiche importanti del trekking principale e tocca con brevi passeggiate due laghi assai scenografici che sorgono a breve
distanza dalla pista 208 nei pressi di Landammanlaugar: il Frostastadavatn e il Ljotipollur. Il primo è uno specchio color cobalto
ubicato giusto oltre la cresta di riolite del rifugio ed è caratterizzato da colate laviche coperte di muschio verdissimo che risplende
accecante alla luce del sole, mentre il secondo è un’incredibile laghetto posto al centro di un cratere color rosso vivo (dovuto all’alta
concentrazione di ferro) pieno zeppo di trote, vera stranezza per laghi di origine vulcanica che sono spesso incompatibili con la vita
per l’elevata diluizione di minerali sciolti al loro interno.
Lo specchio d’acqua blu oltremare del Frostastadavatn e il lago Ljotipollur, ricco di trote che è incastonato tra rocce rosso intenso.
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11° giorno: HEKLA, SELJALANDFOSS, SKOGAR, SKOGAFOSS
Dopo tanti trekking giunge l’ora di una giornata di stacco dalle splendide camminate nell’entroterra islandese. Questa tappa ha un discreto
sviluppo chilometrico, 240km nel complesso per circa 4 ore di guida, ma si svolge su strade ben tracciate e permette di vedere senza
particolare impegno fisico diversi luoghi naturali d’eccezione.
In mattina lasciate la vostra base di Landmannalaugar compiendo a ritroso la pista 208 fino a intersecarsi con la strada 26, svoltate verso
sud e quasi immediatamente non potrete fare a meno di notare l’inconfondibile sagoma del vulcano Hekla, uno dei più attivi di tutta
l’Islanda, tanto da essere considerato in antichità come la porta dell’inferno. Il suo aspetto è davvero mastodontico poiché i 1419m del
massiccio si ergono solitari nell’entroterra e la sua vetta è spesso avvolta da nubi minacciose o pennacchi di fumo sinistri. Punto privilegiato
per la vista dell’Hekla è il piccolo ma interessante centro espositivo ad esso dedicato presso la fattoria di Leirubakki (65km, 105 minuti da
Landamannalaugar) che espone campioni di cenere e lava del vulcano, simulatori di attività tettonica e vulcanica e permette di visioanre
filmati sugli episodi eruttivi più spettacolari degli ultimi secoli.
Dopo questa interessante sosta riprendete l’auto e dirigetevi ancora più a sud fino a raggrupparsi al termine della strada 26 alla Ring Road,
la strada 1, che compie il periplo completo dell’Islanda. Dirigendosi ad est in breve da qui raggiungerete le mirabili cascate di Seljalandfoss
(70km, 50 minuti). Queste cascate sono davvero magnifiche e con una connotazione davvero romantica: il salto d’acqua termina infatti
direttamente in un piccolo laghetto verde ed essendo scostato di un poco dalla roccia è possibile con un sentiero sdrucciolevole portarsi
dietro il flusso dell’acqua cadente.
Dopo aver immortalato con qualche foto Seljalandfoss consigliamo di portarsi per pranzo nel microscopico ma caratteristico villaggio di
Skogar (30km, 20 minuti). Arroccato sotto la calotta glaciale dell’Eyjafjallajokull (il vulcano che causò forti disagi ai voli europei nel 2010)
questo insediamento si caratterizza per la presenza del meraviglioso Museo del Folklore che esplora ogni aspetto della vita islandese. Questa
grandissima collezione è frutto del meticoloso lavoro di un locale che per decenni ha accumulato oggetti e creato ricostruzioni dello stile di
vita tradizionale della nazione. Qui potrete ammirare chiese dalla fisionomia antica, fattorie coi tipici tetti in torba, stalle classiche in cui
vengono fatti riposare gli animali da allevamento, una serie di mezzi di trasporto passati che hanno svolto un ruolo di fondamentale
importanza nello sviluppo islandese. L’atmosfera di questo singolare museo è sempre garantita da rappresentazioni di balli tipici e musica
tradizionale che viene suonata da attori appositi. All’estremità occidentale del villaggio troneggia poi la maestosa cascata di Skogafoss che si
getta da una roccia coperta di muschio per 62m risolvendosi in un ventaglio di schizzi e spruzzi. La vista della cascata è magnifica sia dalla
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sua base che dalla sua rupe a monte, raggiungibile attraverso una ripida scalinata. Per la notte consigliamo di riprendere la Ring Road e
quindi imboccare la pista 249 fino a Husadalur, località che funge da porta d’ingresso al parco nazionale di Thorsmork (55km, 1 ora).
Il maestoso vulcano Hekla domina il profilo dell’Islanda occidentale quindi le straordinarie cascate di Skogafoss immerse in un ambiente
smeraldino e alcune abitazioni tradizionali con il tetto in torba presso lo Skogar Folk Museum.
12° - 13° giorno: PARCO NAZIONALE DI THORSMORK
Thorsmork è uno dei parchi nazionali islandesi più celebrati del paese, e a ragione: la vallata principale è un luogo aspro composto
da strane formazioni rocciose, gole serpeggianti e impetuosi torrenti subglaciali incastonati tra alcuni dei ghiacciai più imponenti del
paese e sorvegliata dal profilo del vulcano Eyjafjallajokull. Proprio grazie a questa conformazione protetta la zona è spesso al riparo
dai fronti perturbati più intensi e presenta una piovosità media inferiore la resto dell’Islanda meridionale tuttavia la sua stessa
bellezza e la vicinanza relativa con Reykjavik non la mettono di certo al riparo da un’autentica invasione di turisti nei mesi di punta di
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luglio e agosto. La prima giornata in loco consigliamo di dedicarla all’esplorazione delle aree più facilmente accessibili da
Husadalur. Sulla collina retrostante merita subito una deviazione la “grotta che canta” di Songhellir famosa per lo straordinario eco
che riecheggia al suo interno. Quindi con una breve camminata di un’oretta consigliamo di intraprendere la risalita della sommità del
Valahnukur (458m ), un’asperità posta in posizione centrale rispetto a tutto il parco da cui si godono meravigliose viste d’insieme di
Thorsmork e attrezzata con una piastra di orientamento che faciliterà il riconoscimento toponomastico di questi luoghi. Per il resto
della giornata infine vagabondare senza meta nel vallone principale di Godaland è la cosa migliore che possiate fare, andando alla
ricerca di scatti fotografici memorabili e cercando aree isolate che vi faranno assaporare l’emozione di avere tutto per voi questo
territorio. Rientrando a Husadalur al pomeriggio un’alternativa ritemprante è quella di usufruire della locale piscina calda artificiale
di Porslaug.
Alcune viste spettacolari di Thorsmork: dalle rupi del Valahnukur e uno sguardo d’insieme sulla Godaland.
La seconda giornata nel parco è invece quella di natura sportiva visto che presuppone il lungo trekking di andata e ritorno al Passo di
Fimmvorduhals (1093m). Raggiunta la località di Basar nella Godaland inizia il sentiero vero e proprio che in 4 ore circa colma un
dislivello di 900m permettendovi di camminare tra i due grandi bacini glaciali dell’Eyjafjallajokull a destra e del Myrdalsjokull a
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sinistra e raggiungere il Passo di Fimmvorduhals attrezzato con un propizio rifugio montano ben gestito. L’ambiente dell’escursione è
severo: ampie lande desolate composti da antichi campi di lava frammisti a rocce si alternano a chiazze di neve e lingue glaciali
facendovi percepire l’immensità islandese e la piccolezza umana nei suoi confronti. Per fortuna la traccia del sentiero è ben battuta
visto che è uno dei grandi trekking più famosi e percorsi della nazione. Per non compiere il medesimo tracciato dell’andata in discesa
dalla piana dall’aspetto lunare di Mornisheioi, posta circa a metà tracciato, consigliamo con le opportune condizioni climatiche di
seguire il sentiero che discende più direttamente nel vallone di Utholmar (sulla sinistra) verso la piana principale di Thorsmork.
Una vista desolata e severa degli altopiani di Thorsmork e un’istantanea dei ghiacci dell’Eyjafjallajokull durante l’eruzione del 2010.
14° - 15° giorno: ISOLE VESTMANNAEYJAR
Ultima meta di questo grande viaggio islandese sono l’arcipelago delle isole Vestmannaeyjar che contraddistinguono la linea di costa
meridionale dell’Islanda con il loro profilo nero e apparentemente minaccioso. Queste 15 isole hanno avuto genesi da eruzioni vulcaniche
sottomarine e presentano un’età geologica particolarmente recente essendo emerse mediamente da soli 11.000 anni, con il caso estremo
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dell’isoletta di Surtsey letteralmente apparsa dalle profondità oceaniche nel novembre del 1963 come conseguenza ultima di un attività
vulcanica sottomarina protrattasi per ben quattro anni e mezzo (quest’isoletta di 1,4kmq è altamente protetta e inaccessibile per permettere
accurati studi scientifici sulla biocolonizzazione di nuove terre da parte degli organismi terrestri). L’unica isola abitata in pianta stabile e la
più spettacolare dell’arcipelago è Heimaey, collocata a circa 15km dalla linea di costa e raggiungibile con un breve tratto in traghetto di 35
minuti da Landeyjahofn, a sua volta posta a 45km, 1 ora, da Husadalur.
Heimaey sotto l’aspetto geografico si caratterizza per il profilo dominato dai due coni vulcanici di Helgafell e Eldfell, di colore rosso
accesso e formatosi 34 anni fa in seguito ad una devastante eruzione che seppellì parte dell’omonima cittadina sotto 30 milioni di
tonnellate di lava e per le imponenti scarpate (klettur) che ornano il perimetro insulare. Per quanto concerne l’aspetto antropologico
invece qui avrete modo di incontrare una schiera di pescatori intenti nelle loro attività ittiche (qui viene pescato il 15% della
produzione islandese) e quella che probabilmente è la popolazione più accogliente di tutta l’Islanda, cosa che capirete per bene
durante il festival di Pjodhàtio che viene svolto in agosto. Durante questa imponente manifestazione all’aperto della durata di tre
giorni l’atmosfera è pervasa da continui balli, musica tradizionale, falò, fuochi pirotecnici, bevute sfrenate e spesso una vita sessuale
libera tra i partecipanti. La cittadina di Heimaey oltre alla spettacolare collocazione presenta poi diverse attrattive come il Fiska-og
Natturugripasafn, un museo che espone una collezione di uccelli e animali autoctoni impagliati (particolare risalto viene dato alle
pulcinella di mare, una specie ornitologica che storicamente abbonda sulle isole Vastmannaeyjar e che ha svolto un ruolo di prima
importanza per il sostentamento degli abitanti in passato), il Byggdasafn che è un museo del folklore incentrato sulle tradizioni locali
e che presenta un’esposizione dettagliata sulla grande eruzione che colpì l’isola nel 1973 e il cosiddetto “cimitero delle case” o
“Pompei del Nord” sito che raccoglie alcune decine di abitazioni finite sotto le colate laviche del 1973 e oggi parzialmente recuperate
per mostrare gli effetti devastanti della lava sulle infrastrutture umane. Poco distante meritano quattro passi i diversi sentieri che si
inoltrano nel campo di lava principale creato da tale eruzione e denominato Eldfellshraun.
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Una panoramica sulla frastagliata isola di Heimaey e sul capoluogo omonimo e la folla immensa che partecipa al Pjodhàtio festival.
Consigliamo di trascorrere almeno una notte in quest’isola fuori dal mondo e di dedicare il secondo giorno di permanenza
all’esplorazione del resto dell’isola: i siti di principale interesse sono molto vicini tra loro e ben si prestano a una giornata di
esplorazione in bicicletta. Prima di tutto raggiungete le alte scogliere occidentali dell’isola denominate Ofanleitishamar che sono un
luogo prediletto dalle pulcinelle di mare per nidificare (a migliaia). Qui è molto semplice fare alcuni scatti fotografici di ottimo livello
a questi volatili. Spingendosi poi verso il centro dell’isola si raggiungono le basi dell’Helgafell (226m e coperto di vegetazione) e
dell’Eldfell (221m con invece un suolo sterile e ancora in alcuni punti tanto caldo da bruciarvi il legno) che possono essere risaliti a
piacimento per godere di favolose viste d’insieme su Heimaey. In serata potrete rientrare col traghetto a Landeyjahofn e da qui a
Reykjavik (130km, 90 minuti). Noi consigliamo di predisporre di un giorno aggiuntivo per il volo di rientro in Italia, in modo da non
dover fare in fretta e furia il vostro rientro in madrepatria e di godervi ancora una serata nella capitale islandese.