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ISTITUTO COMPRENSIVO CORROPOLI-COLONNELLA-CONTROGUERRA

Anno scolastico2016/2017Finalità:• Stimolare curiosità e interesse verso i beni culturali materiali e

immateriali e la loro evoluzione in un contesto socialedeterminato (il proprio paese e la propria regione), maturandoun maggiore senso di identità e appartenenza al proprioterritorio. La conoscenza delle radici culturali del territorio incui vivono gli alunni è da ritenersi un elemento fondamentalenel processo formativo, punto di partenza per ampliareconoscenze e stimolo per confronti culturali oggi sempre piùattuali. ll confronto tra passato e presente stimola paragoni tradiverse culture, consente di affrontare con maggioreconsapevolezza le dinamiche del mondo moderno, percostruire una società della convivenza e del reciproco rispetto.

• Sensibilizzare gli studenti nei confronti della tutela ambientaleeducando al riciclo dei materiali di uso comune.

• Promuovere inclusione e socializzazione attraverso il lavoro digruppo cooperativo.

• Stimolare la creatività e la fantasia grazie al lavoro manuale diproduzione artistica.

LE NOSTRE TRADIZIONI: artigianato e gastronomia

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Laboratorio secondo quadrimestre

Intreccio e tessitura

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IL NOSTRO RICETTARIO progettazione, raccolta delle informazioni, catalogazione, selezione, ricerca, scoperta, illustrazione, cooperazione, condivisione

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Alcune pagine del nostro ricettario

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ISTITUTO COMPRENSIVO CORROPOLI-COLONNELLA -CONTROGUERRA

SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO DI CORROPOLI- COLONNELLA-CONTROGUERRA

ANNO SCOLASTICO 2016-2017

Laboratorio

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Premessa

Quello che mangiamo e il modo in cui lo facciamo raccontano di noi e del nostro rapportarci con il mondo e la società.

Esprimiamo con il cibo emozioni, ideali e credo religioso.

L’alimentazione è da questo punto di vista uno strumento di comunicazione, di condivisione, di scambio di idee con gli altri e questo serve a farci capire l’importanza del suo ruolo nella crescita personale, umana e culturale.

Conoscere, riconoscere, ricostruire e valorizzare il nostro patrimonio culturale può aiutarci ad apprezzare la nostra storia (personale, familiare, sociale) per essere così aperti alla conoscenza di quella degli altri, in una cultura del confronto e dello scambio che si basi sui presupposti della convivenza civile e democratica.

“Il nostro Ricettario” nasce all’interno del Laboratorio Riciclarte, orientato a riscoprire e valorizzare il patrimonio di beni materiali ed immateriali del territorio abruzzese.

Docenti referenti : Paola Natali, Antonietta Di Brandimarte, Ilaria Gasparroni.

Collaboratori: prof.ssa Paola Di Giannuario

Si ringraziano il Dirigente scolastico Dott.ssa M. Divisi, tutti i Docenti e gli ex Docenti della Scuola Secondaria del nostro Istituto e le famiglie degli alunni.

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Indice Premessa

Introduzione: “Il nostro ricettario”

Laboratori di Riciclarte: artigianato e

gastronomia: L’intreccio del vimini . La filatura abruzzese.

Le tradizioni culinarie

Work in progress

ARGOMENTI

Cibo e stagioni Ricette… tra i banchi di Scuola

Corropoli: identità e tradizioni

Un piatto tipico

Colonnella: identità e tradizioni

Un piatto tipico

La saggezza contadina: “lu vì”

Controguerra: identità e tradizioni

Un piatto tipico

Abruzzo: identità e tradizioni

Menu abruzzese

Ricette dall’Abruzzo

Baccalà e stoccafisso

Detti abruzzesi sul cibo

Italia: identità e tradizioni

-Ricette dall’Italia

Il prodotto tipico Pizza da record

Europa: identità e tradizioni

L’Inghilterra: identità e tradizioni

Un piatto tipico

La Francia: identità e tradizioni

Un piatto tipico

-Ricette dall’Europa

Dentro il frigo

Aforismi e citazioni

America: identità e tradizioni

-Ricette dall’America del Sud e del Nord

Asia; identità e tradizioni

Cina: identità e tradizioni

-Ricette dalla Cina

La ricetta di Gianluca ( Filippine)

UTENSILI

Africa: identità e tradizioni

-Ricette dall’Africa

CIBO È VITA (acrostico)

Piatti mondiali!

….intorno al cibo:

IL CIBO NELLA RELIGIONE

Cibo e simboli in occidente (Cristianesimo ed

Ebraismo)

Il cibo nell’Arte C I B O E C O M U N I C A Z I O N E

A T T R A V E R S O L ’ A R T E

sport e ALIMENTAZIONE

Lo spreco alimentare

Biodiversità, tutela e senso di

identità

Gioacchino Rossini, compositore gourmet

Il cibo alle origini

Cibo e poesia

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Introduzione

Laboratori di Riciclarte: artigianato e gastronomia

Il cibo: strumento di auto- rappresentazione e comunicazione interculturale

Nel complesso, “il nostro Ricettario” offre uno spunto di riflessione sul ruolo che l'alimentazione riveste come mezzo di

comunicazione, come linguaggio che mette in evidenza aspetti della nostra società, con le nostre tradizioni, ma anche con i nostri

più o meno profondi mutamenti. L'alimentazione non è solo la soddisfazione di un bisogno primario, ma un modo di comunicare

che esprime la nostra identità etnica, sociale e culturale. In un’era di globalizzazione, siamo ciò che mangiamo e ciò che mangiamo

ci lega ( o meglio ci dovrebbe legare) alla terra in cui viviamo, in cui arriviamo, che contaminiamo e che ci contamina.

La cucina abruzzese è molto vasta ed è originaria dalle tradizioni sia pastorali delle zone interne montane che marinare della

zona costiera; tra gli alimenti più utilizzati troviamo: il pane, la pasta, la carne, formaggi e il vino. L'isolamento che per

decenni ha caratterizzato la regione ha fatto sì che quest'ultima mantenesse un'arte culinaria viva ed indipendente.

In Abruzzo, la pastorizia e l’agricoltura sono le attività tradizionali alla base del nostro folclore, delle nostre tradizioni

gastronomiche e dell’artigianato che ancora conservano le caratteristiche di un tempo, e che noi abbiamo il dovere di far conoscere

ed apprezzare alle nuove generazioni. Lo scorso anno abbiamo partecipato a piccoli laboratori sull’uncinetto (nella nostra regione

famosissima è la località di Pescocostanzo dove esiste una rinomata scuola di merletto e tombolo); quest’anno, nell’ambito del

laboratorio Riciclarte, nella secondo quadrimestre dell’anno scolastico , abbiamo lavorato per la realizzazione di un ricettario

illustrato sulla cucina locale tradizionale e sulla cucina multietnica poiché molti sono gli alunni con legami con altre regioni

italiane, stati europei o altri continenti. Ogni alunno della scuola secondaria dei tre plessi del nostro Istituto, ha condiviso con gli

altri una ricetta tipica della sua famiglia. Lo scopo era anche quello di offrire un’ immagine complessiva delle peculiarità eno-

gastronomiche del nostro territorio.

Nel progettare e realizzare il nostro libro, ognuno è stato in vario modo coinvolto, ciascuno secondo le proprie possibilità e

predisposizioni, sia mediante il suo semplice contributo con ricetta di famiglia, sia con il proprio lavoro di trascrizione su carta o

su file, di illustrazione, decorazione, ricerca e costruzione di relazioni tra argomenti che sono nate spontanee perché, tutte le

discipline che studiamo ci hanno fornito idee e strumenti per parlare del cibo da tanti punti di vista interessanti ( si veda la mappa

mentale dell’indice).Inoltre, seguendo un metodo induttivo, dalla nostra piccola realtà di paese, abbiamo gradualmente ampliato le

nostre ricerche e le nostre prospettive ( si veda la mappa concettuale dell’indice) . Dunque non un semplice, banale ricettario, ma

un prodotto con un valore aggiunto che consiste proprio in questo: esso racconta un po' di noi. Sempre collegato alla valorizzazione

dei nostri beni culturali, abbiamo cercato di conoscere meglio alcuni aspetti dell’artigianato abruzzese, sperimentando nei nostri

laboratori due tecniche artistiche: quella dell’intreccio del vimini e di altre fibre naturali e quella della tessitura con il telaio.

Utilizzando materiale riciclato (carta di giornali, scatole, avanzi di lane e vecchi maglioni, ecc.), abbiamo realizzato piccoli cesti (

quasi sempre questi manufatti in Abruzzo erano legati alla conservazione, al trasporto e alla produzione del cibo)e strisce di tessuto

in lana con le quali decorare la copertina del nostro ricettario.

La classe 2^G è stata la classe pilota del progetto e si è coordinata in modo particolare con

la classe 1F, soprattutto per le attività pratiche. Hanno partecipato gli alunni delle

classi 1A, 2A, 3A, 1B, 2B, 3B, 1C, 2C, 3C, 1E, 2E, 3E,1F, 2F, 3F,1G, 2G.

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L’intreccio del vimini

Tra i lavori artigianali più originali vi sono quelli con i vimini. Con questo termine si indicano i giovani rami di salice molto flessibili. Nel fondovalle del

fiume Liri, ancora oggi, si raccolgono i rami giovani dei salici che crescono in terreni argillosi e che poi sono resi flessibili e privati della corteccia con

un complicato procedimento, di cui gli artigiani locali conservano gelosamente i segreti tramandati di generazione in generazione. Successivamente i

rami vengono tagliati a metà o in strisce di vario spessore e a questo punto sono pronti per essere intrecciati in panieri, mobili, sedie e molti altri oggetti.

I vimini non vengono lavorati soltanto in Abruzzo, ma anche in Brianza e nelle province di Treviso, Asti, Firenze. Questa tradizione ha radici più profonde

nel nostro paese. Secondo alcune testimonianze, quest’arte sarebbe un’eredità lasciata da Greci e Romani, sviluppatasi poi nel Medioevo, quando nacque

la corporazione degli artigiani intrecciatori, e portata al massimo splendore nel Settecento. I “panierai” di questo secolo divennero famosi in tutta Europa

per il buon gusto delle loro creazioni. il mestiere si tramandava di generazione in generazione, interessando soprattutto le famiglie più povere e, nello

specifico, le donne di casa che facevano di quest’attività la loro unica fonte di sostentamento. Facendo tesoro della propria manualità, le cestaie lavoravano

sapientemente cesti di diverse forme e dimensioni al fine di immettere sul mercato prodotti interessanti per abbellire l’ambiente domestico e contenere

e trasportare, data la resistenza, diversi tipi di alimenti. Nonostante la crisi che, come accade spesso ad antichi mestieri vede le tradizioni minacciate

dall'avvento della modernità, la forza dell'amore di quelle vecchie leve ha tenuto in vita l’arte canestraia dando ancora oggi così la possibilità di imparare

un antico mestiere ( anche a Corropoli si sono svolti recentemente dei corsi sull’intreccio del vimini) )

Tra i manufatti più caratteristici e duraturi vi sono le ceste per raccogliere i funghi e la frutta, la fiscella per dare la forma al formaggio fatto in casa e

per scolare il siero e ancora quelle per rivestire bottiglie, fiaschi e damigiane. Si va dai grandi cesti di vimini e canne per conservare le

granaglie, ai cesti per trasportare il cibo nei mercati o portarlo ai contadini nei campi. Questi ultimi sono molto capienti e caratterizzati da due o

quattro manici ad arcate, bloccati da un ramo di salice che funge da supporto.

Assai diffusa è anche la gavagnola, contenitore per la raccolta delle olive. Si porta a mo’ di marsupio, attaccato alla vita con uno spago, per

agevolare la raccolta delle olive.

Un altro prodotto tradizionale, in salice grezzo o bianco e di forma svasata, è il cesto per la raccolta dei funghi.

Tipico anche il cestino in giunco per la formatura del formaggio, dalle caratteristiche scanalature. E poi i porta-formaggio da

tavola, utilizzati per appoggiare, tagliare e servire il formaggio. Il classico cestino per il pane, realizzato con la tradizionale tecnica “a fette”, strisce

di salice con un andamento che va a salire e a scendere lungo l’alzata del cestino, tecnica differente da quella classica e che lo contraddistingue. Infine,

le utilissime protezioni per bottiglie, fiaschi, damigiane e altri contenitori in vetro, realizzate in vimini. Questi manufatti intrecciati servono

anche a mantenere fresco il contenuto, grazie al vapore trasmesso dal rivestimento in vimini.

Pochi ma fondamentali gli strumenti per la lavorazione e l’intreccio del vimini: un coltellino, impiegato per tagliare canne e recidere rami,

un punteruolo in legno o in osso, utile per aprire fessure tra le fibre intrecciate, e le cesoie per tagliare i ramoscelli più grandi. La cannetta,

appositamente intagliata serve per realizzare la treccia nei cesti e per far seguire un medesimo andamento nella tessitura a più ramoscelli, inserendo

all’interno della cannetta i ramoscelli che devono procedere insieme. Lo spacca-venco serve per rompere il ramo di salice in più parti uguali o strisce,

usate poi per l’intreccio al fine di risparmiare materiale. Lo spacca-canne è usato per dividere le canne fresche e quelle secche in più strisce. Un tempo

era realizzato in legno ma poi con materiale differente, a seguito della facile corrosione dovuta al suo continuo impiego. I contadini dunque usavano in

alternativa una piccola croce tagliente creata con canne, la quale, pressata sull’estremità della canna da spezzare, ne permetteva la rottura.

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La tessitura artistica in Abruzzo

La pastorizia è stata un'attività preminente in Abruzzo. Una regione quindi che disponeva di

un'abbondante produzione laniera grazie alla fiorente industria armentizia, non poteva non utilizzare la lana anche in campo

artistico. La transumanza ha caratterizzato per secoli la vita dei pastori. Lungo i tratturi, le vie armentizie per le quali si menavano

le gregge sui pascoli della Puglia, insostituibile mezzo di comunicazione fra civiltà diverse, sono risaliti usi, tradizioni, forme

culturali, modelli espressivi.

Proprio da qui sembra essere arrivata la lavorazione del tappeto a Pescocostanzo. Schiave turche, acquistate sui mercati pugliesi

dalle famiglie facoltose del paese, insegnarono alle donne locali quest'arte ora purtroppo dismessa. Anche le "tarante", coperte di

lana pesanti e colorate, senza "dritto" nè "rovescio", tessute a mano dagli artigiani di Taranta Peligna, sono legate alla pastorizia;

come i paliotti e le coperte di Tossicia.

Pescocostanzo (AQ) differenziò i propri manufatti, da quelli di altri centri montani abruzzesi, in cui pure fu fiorente la produzione

di tessuti in lana, sia per la tipologia del repertorio decorativo sia per la tecnica di esecuzione. In letteratura si parla spesso,

impropriamente, di tappeti di Pescocostanzo: qui l’arte tessile, fin dal Rinascimento, fu declinata nella forma del tessuto artistico e

del merletto al tombolo; in realtà si tratta di tessuti artistici il cui uso prevalente, ma non esclusivo, non era quello di essere

utilizzati a pavimento ma di essere appesi a pareti, poggiati su bancali o utilizzati a decoro del letto.

Arazzi, tappeti, coperte sono i manufatti della tessitura, che è passata nei secoli per le mani operose delle donne, da Scanno a

Pescocostanzo a Taranta Peligna, Castel di Sangro, Fara San Martino, Lanciano, Bucchianico, Sulmona, Castel del Monte, Pietracamela,

Nereto, Penne, principali centri di produzione. Quasi in ogni casa si trovava il telaio sul quale si intesseva il corredo per le giovani

spose.

Oggi, seppure in forma ristretta, l'attività continua. La bottega dell'artigiano tessile tradizionale presente nel territorio del Parco

Nazionale d'Abruzzo e in quello della Majella offre una gamma di prodotti fatti a mano su telaio, con filati ecologici come pure la

canapa, il cotone, il lino.

Centri ancora attivi in Abruzzo sono Taranta Peligna (coperte, tappeti, tele rustiche); Tossicia-Loc. Azzimano (paliotti tessuti

a mano e coperte); Sulmona (tappeti e coperte); Penne (arazzi); Civitella Alfedena (artigianato tessile tradizionale).

IL REPERTORIO DECORATIVO

Il repertorio decorativo, prevalentemente figurativo, è espressione della più antica tradizione culturale locale e testimonia le

contaminazioni e integrazioni stratificatesi nel tempo, frutto dei contatti non solo con i territori della Puglia (per via della

transumanza) ma con quelli delle popolazioni balcaniche e orientali. Gli schemi compositivi prevedono solitamente la soluzione

con il campo a ‘rombi decorati’, che divide la superficie del tappeto in un reticolato, appunto, di rombi costituito da bordure

sottili, realizzate per lo più con motivi geometrici, al cui interno sono incorniciate varie figure. Tra queste, ritroviamo il centauro,

la sirena, la fontana d’amore, il drago, l’unicorno, il pavone e altri animali stilizzati, mentre tra i motivi decorativi che

costituiscono le bordure dei reticolati riconosciamo la svastica, la ruota solare e le forme ad “S”.

Gli schemi compositivi più comuni della tradizione pescolana oggi conservati presso il Museo dell’Artigianato Artistico di Pescocostazo.

LA TECNICA DI ESECUZIONE

La tecnica tradizionale del tappeto pescolano prevede l’impiego di una trama di fondo che viene alternata ad un’altra trama detta

gittata destinata alla formazione del decoro e solitamente costituita da fili di diversi colori: fra una trama di fondo e la successiva

si utilizza la trama gittata presa da gomitoli con i fili di diversi colori destinati alla formazione del disegno, selezionando a mano i

fili di ordito interessati secondo un disegno prestabilito, solitamente progettato su carta tecnica; terminato il passaggio d’opera

delle trame colorate (trama gittata) si passa la navetta con la trama di fondo e si riprendono i gomitoli per continuare la formazione

del decoro. I fili colorati delle trame supplementari non vengono recisi ma si lasciano pendere sul retro del tappeto e ripresi ogni

qual volta il disegno lo esige. Questo spiega perché i fili che formano il disegno corrono sul rovescio o paralleli ai fili della trama

di fondo o a quelli dell’ordito.

IL TELAIO Il telaio utilizzato era il comune telaio orizzontale che non permetteva la produzione di tessuti larghi più di 90/100

centimetri (solo 60 cm. Per i manufatti più antichi) e i tappeti di larghezza maggiore sono sempre composti da due teli.

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CORROPOLI

Corropoli è un comune italiano di 5.045 abitanti della provincia

di Teramo, in Abruzzo ed appartiene all'Unione dei comuni della Val Vibrata. Il

territorio di Corropoli è situato nella Val Vibrata. A nord confina con i comuni

di Controguerra e Colonnella, ad est sempre con Colonnella, a sud con i comuni di Alba

Adriatica e Sant'Omero e ad ovest con i comuni di Controguerra e Nereto. Alcuni

sostengono che il nome Corropoli derivi da svariate possibili espressioni latine dai

diversi significati; secondo le fonti più accreditate, però, il suo nome viene

dal latino "Collis Ruppuli", ovvero "Colle di Ripoli". Nell’area del comune si trova

infatti il sito archeologico della necropoli di Ripoli, che testimonia la presenza umana nel

neolitico. Il preistorico villaggio di Ripoli è il più grande insediamento neolitico italiano e risale addirittura a 5600 anni fa, esso ha

dato il nome ad una particolare cultura della quale è testimonianza un tipo di ceramica dipinta a fasce. Nel III secolo a.C. l'area di

Corropoli entrò a far parte dell'Impero Romano . Durante degli scavi tra gli anni '70 e '90 sono stati rinvenuti decine di manufatti

in terracotta, quali anfore e ciotole, e resti di ville e strutture monastiche sono perdurati fino ai giorni nostri. Tra il 1393 e

il 1760 Corropoli è sotto il dominio degli Acquaviva, duchi di Atri. I duchi di Acquaviva furono diciannove. A Corropoli numerosi

monumenti medievali testimoniano la diffusione del cristianesimo: l'abbazia di Santa Maria di Mejulano ("la Badia"), il Monastero

di Gabbiano. Di notevole interesse sono poi la chiesa parrocchiale di Sant'Agnese, il convento di Santa Maria degli Angeli, la chiesa

di San Giuseppe, la chiesa di San Donato, la Chiesa di Sant’Antonio di Padova, il Convento della Montagnola ed il Dipinto del XIV

secolo della Madonna Mejulana. La Badia di Mejulano è un monastero Benedettino ricordato già nel 1018 in un cartulario della

chiesa Teramana. In contrada Porcina ai tempi di Roma sorgeva un tempio dedicato alla Dea Flora. Giunsero i Benedettini, distrussero

il tempio e vi costruirono un Monastero. Nel 1497 il Monastero passò ai Celestini e fu elevato all’onore di Badia.

Risale al periodo tra il XV e il XVI secolo la costruzione della torre

campanaria di Corropoli, che oggi è considerata il simbolo della città. Opera di

mastro Antonio da Lodi e della sua scuola, fa parte di un gruppo di quattro

campanili "fratelli" della provincia di Teramo (gli altri tre sono quelli

di Teramo, Atri e Campli). Nel 1393 Corropoli passò sotto il dominio della

famiglia Acquaviva e a Corropoli vennero costruite solide mura e un castello

baronale, nel perimetro che oggi è occupato dalla piazza del paese. Dimora

preferita dai Duchi di Atri, gli ultimi ruderi furono demoliti intorno al 1828.

Per quanto riguarda l'economia, Corropoli è avviata verso un nuovo benessere

con l'incremento della grande e media industria, soprattutto nei settori della pelletteria, delle confezioni dei mobili, dell'artigianato

e nel turismo. è il fenomeno che caratterizza lo sviluppo e che ha portato all'affermazione del prodotto "Made in Val Vibrata".

Sit

Tradizioni e folklore Corropoli è sede di diverse manifestazioni estive, come il Palio delle botti, e "Agosto a Corropoli". Tempo

fa in Corropoli si svolgevano anche la rassegna internazionale folk e la rassegna internazionale di pallavolo femminile.

LE CONTRADE: VIBRATA- GABBIANO-RAVIGLIANO-COLLE-PIANE-CENTURATI-PIANAGALLO-CENTRO STORICO-MONTAGNOLA-ACCATTAPANE

Il Palio delle Botti è una rievocazione storica della Pentecoste Celestiniana. Si tiene ogni anno dal

1983 nell'ultima domenica di luglio. Si tratta di una gara accompagnata da una rievocazione storica

rinascimentale. Le contrade del paese si organizzano in squadre, dalle quali vengono scelte due

coppie di "spingitori" per far rotolare una botte di 70 kg lungo un

percorso in salita. Questo evento attira ogni anno migliaia di

persone.

La "Mostra-Mercato degli Hobby, dell'Artigianato e dei Piatti Tipici" si tiene ogni anno nella prima decade di agosto presso il centro

storico. Sono presenti stand eno-gastronomici per gustare i piatti tipici della zona, ma anche

esposizioni di oggetti di collezionismo e svariati tipi di bancarelle.

La Festa del 21 Maggio è la festa della Madonna del Sabato Santo, la più importante del

paese per le celebrazioni religiose e le varie manifestazioni civili, organizzate da un comitato

di cittadini dell'Associazione 21 Maggio. Il 21 gennaio è la festa della Patrona della Parrocchia

di corropoli. Sant’Agnese è nata, vissuta e morta martire a Roma, a soli 12 anni, intorno al 305

d.C. Il 19 marzo ricorre la tradizionale Festa di S. Giuseppe. Al santo sono dedicate due chiesette

in Corropoli. Una è ubicata nel centro storico, in Via S. Giuseppe, in stile gotico e con la facciata

incompiuta. L'altra è in Via Nicola Rosati. La festa di S. Donato si svolge il giorno 7 agosto. Al

santo è dedicata una chiesa, eretta da oltre due secoli a lato della strada che collega il bivio

con il centro storico. La via, in onore del santo, è denominata Viale Piane S. Donato. La festa di

S. Scolastica si tiene il giorno 10 febbraio. La devozione della santa ha come punto di

riferimento una chiesetta costruita dai monaci benedettini del vicino monastero di Gabiano verso la fine del primo millennio o inizio

del secondo millennio d.C. e che, lungo i secoli, ha subito vari rifacimenti.

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Curruppijese magnaranucchije

"Curruppijese, magnaranucchije" non era un soprannome dato per disprezzo agli abitanti di Corropoli,

ma dipingeva una quotidianità da tempo scomparsa.

In tempo di guerra, ed anche dopo, i corropolesi erano soliti recarsi lungo i corsi d'acqua e nei laghi per

catturare, con l'aiuto di una pila o di una fonte di luce, le rane che abbondantemente popolavano il

territorio.

Le rane finivano in padella per saziare la fame a costo zero. Oggi invece costituiscono un piatto

prelibato, tanto che nel 2014 due ristoranti del paese si sono consociati per riportare in auge dei piatti a

base di questi anfibi.

disegno di Lorenzo., 2^G

Dopo l’unità d’Italia nel 1860 e la conseguente introduzione del servizio di leva obbligatorio, il brigantaggio (un

proverbio del tempo diceva “o brigante o emigrante”),si ebbe la crisi profonda del vecchio sistema agricolo-

pastorale.

L’Abruzzo, circondato da impervie montagne, era rimasto a lungo isolato dal resto d’Italia, L’economia

abruzzese si basava ancora sulla pastorizia e sull’agricoltura, attività esercitate con metodi ancora troppo arcaici

per garantire ai suoi abitanti un buon tenore di vita. L’agricoltura dei territori più elevati, che non offriva certo

risultati positivi, danneggiava quella delle pianure e delle conche potenzialmente più fertili. Infatti, il

disboscamento delle zone montuose e collinari aumentava il rischio di frane e alluvioni nelle zone pianeggianti.

Inoltre frequenti erano le inondazioni dei fiumi con il conseguente incremento delle zone paludose. Anche

la pastorizia entrò in crisi e, di conseguenza, anche l’industria della lavorazione della lana, un tempo principale

fonte di guadagno per gli abruzzesi. L’industria, a causa dell’isolamento che aveva caratterizzato questa

regione per secoli, si riduceva a piccole attività artigianali: la lavorazione della lana a Sulmona, L’Aquila,

Scanno e Castel di Sangro; ad Avezzano la lavorazione del lino e della canapa; in Roccaraso e Pescocostanzo il

merletto e l’oreficeria; fabbriche di ceramica a Castelli e Campli. Il commercio di questi prodotti subì una forte

crisi a causa della diminuzione di richiesta sul mercato e alla forte concorrenza dei prodotti industriali.

Di fronte ad una situazione economica e sociale così precaria, nell’ultimo ventennio del XIX secolo iniziò un forte

flusso migratorio verso l’estero. Intorno al 1915 erano circa mezzo milione gli Abruzzesi emigrati all’estero.

A testimonianza della forte emigrazione all’estero che coinvolse molti cittadini corropolesi nello scorso secolo, è

la presenza Al bivio di Corropoli del “monumento all'emigrante” Inaugurato nel 1991 e fatto erigere per volontà

di quattro cittadini emigrati in Venezuela verso la metà del ‘900.

La sagra

Badia "La Festa paesana de la Crispella"( anni ’70) (1984 “Mostra-mercato dell'Artigianato,

dell'Hobby e dei Piatti tipici”)

Ad Agosto in piazza Piè di Corte si svolge ogni anno la sagra dei piatti tipici.

Le frittelle, ancora oggi, sono uno dei piatti forti della

manifestazione.

“Lachitarra”

Gruppo folkloristico "Le conche" del Centro Anziani del Bivio. La conca è un recipiente in rame che veniva

utilizzato quando nelle case non c'era l'acqua corrente per andare ad attingerla alla fonte. La conca, una volta

riempita, veniva trasportata sulla testa grazie ad una "sparra" arrotolata.

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La storia e le tradizioni di Colonnella

Colonnella è un comune italiano di 3.734 abitanti della provincia di Teramo in Abruzzo ed appartiene all'Unione dei comuni

della Val Vibrata. Nel territorio di Colonnella sorgeva anticamente la città liburnica di Truentum, che alcuni studiosi collocano

sull’attuale Colle della Civita. Molti sono i reperti archeologici presenti nel territorio di Colonnella e riferiti al

periodo romano, tra essi le antiche cisterne romane.

Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente e con le invasioni barbariche le popolazioni si rifugiarono sulle colline circostanti

all’antica città. Nacque allora Colonnella.Alla fine del 900, Colonnella apparteneva al Ducato di Spoleto. Nel 1078 circa, Colonnella

passò al Regno di Napoli, subendo le sorti degli Angioini e degli Aragonesi. Nel 1385 il Re di Napoli, Carlo III, vendette Colonnella

ad Ascoli. Nel 1602, Colonnella fu acquistata da Andrea Matteo Acquaviva, duca di Atri e principe di Caserta; nel 1640 fu venduta a

Diana di Capua. Sempre aggregata al Regno di Napoli, Colonnella ne seguì il destino ed ebbe la sua importanza come centro

militare avanzato. Alla fine del ‘700 anche il Regno di Napoli fu scosso dalle idee della Rivoluzione francese. Colonnella venne

riassoggettata e terribilmente saccheggiata. Gli “insorgenti” sostenitori del Re di Borbone in esilio contro i “Francesi giacobini”

fecero irruzione a Colonnella, commettendo eccidi e distruzioni.

Dopo il Congresso di Vienna, anche Colonnella, analogamente agli altri comuni a sud del Tronto, era compresa nel Regno delle

due Sicilie. Alla fine degli anni ‘50 il Regno delle due Sicilie si avviava alla sua fine. Il plebiscito del 21 ottobre 1860, si

concluse,per la provincia di Teramo, con l’annessione al Regno d’Italia. Nel 1911 a Colonnella venne fondata da Primo Bruno Volpi

la Rivista Adriatica. Nel 1963, Martinsicuro e Villa Rosa vennero staccate da Colonnella per formare il Comune di

Martinsicuro.

ARTE

La pregevole edilizia civile cinque-settecentesca, la Torre dell’orologio, un torrione cinquecentesco e la parrocchiale, chiesa dei

santi Cipriano e Giustina, opera di Pietro e Giacinto Maggi, che custodisce un prezioso organo del 1833 di Quirico Gennari e una

statua policroma della Vergine, sono gli elementi architettonici più significativi del centro storico.

Troviamo inoltre: il monumento ai Caduti del 1936, la Fonte Vecchia e la Fonte Ottone e le antiche cisterne romane: Ricci, Cincola’

e Romana. Gli antichi palazzi: Volpi, Marzi e Pardi. Di notevole interesse sono anche le pinciaje: sul territorio comunale è possibile

rintracciare circa 20 pinciaje, abitazioni in terra cruda tipiche dell'Abruzzo adriatico e delle Marche. Alcune sono state

recentemente restaurate ed altre sono ancora usate come locali di servizio e rimesse agricole.

Tradizioni e folklore

• ultima domenica di febbraio: Festa di San Gabriele dell'Addolorata.

• 8 maggio: San Michele Arcangelo, festa patronale.

• 2ª domenica di luglio: Festa di Maria Santissima del Suffragio - Festa dei Manoppi: è da tempo immemore la festa religiosa in

assoluto più sentita dalla popolazione colonnellese. Nella mattinata, accompagnata dall'esplosione di mortai, la banda

musicale ed i gruppi folcloristici in costume accompagnano le "carrate": si tratta di antichi carri agricoli, trainati da buoi

bianchi, sui quali sono riprodotte varie sculture a tema sacro, interamente realizzate con i manocchi, fasci di spighe di

grano. Questa tradizione, riconducibile agli ancestrali riti di ringraziamento dopo il raccolto, nasce dall'usanza dei grandi

proprietari terrieri del paese (i Volpi, i Barnabei, i Catenacci, i Crescenzi, i Flaiani) di contribuire in natura alle necessità

della festa e della parrocchia. Dopo la solenne messa nella chiesa madre, si svolge la caratteristica processione, nella quale i

membri della Confraternita di Maria Santissima del Suffragio, fondata nel 1740, portano in spalla il grande trono dorato con

la statua della Vergine. Nel pomeriggio ha luogo la rievocazione della trebbiatura storica, durante la quale vengono trebbiati

i manocchi delle carrate.

• fine luglio: Festa della Pizza. • agosto: Sagra eno-gastronomica. Si tratta di una delle più longeve sagre d'Abruzzo, essendosi svolta la

prima edizione nel 1981. • fine agosto: Festa di contrada San Giovanni.

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Vini delle colline colonnellesi

Bellissimo si rivela il paesaggio collinare a ridosso del mare che incornicia con le sue

trame regolari, la montagna del Gran Sasso, il “gigante dormiente “della nostra

regione. Terra di Montepulciano, vitigno autoctono dalle origini incerte, il territorio

reca l’ impronta dell’uomo con la caratteristica forma di allevamento della vite col

sistema a tendone, o pergola abruzzese, di antica tradizione, non ancora

soppiantato dalle più moderne tecniche di coltivazione.

Dall’iniziativa di un piccolo gruppo di viticoltori nasce, nel 1971, Cantina Colonnella,

azienda che oggi può vantare oltre 300 ettari di vigneto e una produzione di 35.000

hl. Oltre al vitigno del Montepulciano, si coltivano, secondo i tradizionali sistemi a

spalliera e a tendone, quelli del Trebbiano, della Passerina e della Malvasia; più di

recente sono stati impiantati i vitigni a bacca rossa del Merlot, del Cabernet Sauvignon

e del Pinot Nero e quelli a bacca bianca dello Chardonnay e del Pecorino.

Colline protette da un clima mite che sanno produrre uve prelibate. A questo si

aggiungono lavorazioni attente a preservare il felice connubio tra modernità e

tradizione. Una regione dai mille profumi che, oltre a regalare paesaggi suggestivi,

dona ogni anno uno splendido frutto: l'uva. Le particolari condizioni climatiche di cui

gode, sono il nutrimento perfetto per la vite, che si esprime con uve di ottima qualità

da cui hanno origine vini eccellenti, orgoglio e vanto della

regione, premiati in grandi concorsi nazionali ed internazionali.

La vasta tenuta lepore è situata in una zona particolarmente indicata per la maturazione delle uve, in un terreno argilloso, di medio impasto, esposto ad un microclima particolarmente favorevole. Terra, clima e

passione: una felice combinazione che permette all'Azienda Lepore di offrire vini dal profumo intenso, dal gusto caldo e giustamente tannico. I 250 ettari vitati testimoniano la tradizione e la rinomanza di un

territorio, culla dei vini

Montepulciano, Trebbiano, Cerasuolo e Passera delle Vigne. Le terre di Colonnella

rappresentano da secoli una

delle "patrie riconosciute del gran vino". Alcuni prodotti sono: Montepulciano Lepore, Vino Novello"Re" Riserva

Luigi Lepore, Passerina "Do" Passera delle VigneTrebbiano Lepore, Il Passsito dei Lepore, Grappa di

Montepulciano, olio extravergine d’oliva.

Il territorio della Val Vibrata e in particolare le colline di Colonnella, ospita la cantina Biagi ad un’altezza media di 200 metri sul livello del mare. Questa è la patria del vino abruzzese,

base dell’economia del territorio e fondamento delle tradizioni popolari con cui le famiglie hanno un forte legame. Questi vini ne costituiscono l’espressione più alta e ne contengono tutto il

sapore. Fin dalle origini la cantina Biagi ha perseguito l’obiettivo della qualità ed ha scelto di valorizzare i vitigni autoctoni, come il Trebbiano, la Passerina, il Pecorino, la Malvasia e il Montepulciano, che, coltivato nella cru delle Colline

colonnellesi, dal 2002 si fregia dell’ambita denominazione DOCG. Alcuni dei vini più famosi sono RETRO’,MATTEO BIAGI, IPNOSI, ASHE’.

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“MENU “ ABRUZZESE

Primi piatti Maccheroni alla chitarra , un impasto di uova e farina di grano

duro tirato in sfoglie e tagliate con la "chitarra", un attrezzo tradizionale costituito da un telaio in faggio avente nella parte superiore un'incordatura di fili d'acciaio serrati e paralleli sui quali si pressano le sfoglie con un matterello: si creano così i caratteristici maccheroni alla chitarra di profilo

quadrati e ottimi con i tanti sughi tipici abruzzesi. Ancora tra i primi emergono i maccheroni alla molinara e i cannelloni all'abruzzese, tranci di sfoglia arrotolati e ripieni di carne mista (pollo, vitello, maiale). Per i condimenti si evidenziano la salsa all'abruzzese , sugo di castrato , ragù di salsiccia , ragù d'oca. A questi si affiancano " sagne e fagioli ", zuppa di fagioli con tagliolini rustici d'acqua e farina, condita con sugo brodoso di pomodoro fresco, aglio, olio e l'onnipresente peperoncino piccante. Tra le cucine zonali, notevoli gli "gnocchi carrati" aquilani, conditi a pancetta, uova e pecorino. Dal teramano emergono le "scrippelle", "crepes" rusticane di atavismo francese, servite "m'busse" (bagnate, cioè in brodo) o usate per costruire sontuosi sformati, conditi con poco ragù, e farciti di fegatini di pollo, polpettine al burro, uova sode e pecorino fresco: le virtù , antica ricetta di verdure che l'usanza vuole si consumi agli inizi di maggio. Fanno degna corona i ravioli ripieni di ricotta con zucchero e cannella, conditi con un denso ragù di maiale; la "pastuccia", stufato di polenta con salsicce, uova e pecorino grattugiato.

Secondi piatti Nei secondi piatti primeggiano a monte l'agnello, a mare il pesce. L'agnello arrosto, pietanza base rustica e gustosa, ha sapide varianti negli " arrosticini ", esili spiedini lignei con pezzetti di castrato cotti a brace viva; nella Agnello al cotturo , stufato con ricco corteo d'erbe di montagna nel caldaro di rame dei

pastori; infine nell' Agnello cacio e ovo , una saporosa rustica fricassea. A questo principe pastorale delle carni fanno corona notevoli piatti di selvaggina - il cinghiale è di casa - e di animali da cortile, talora più rustici, conigli e polli in padella o al forno, con verdure ortaggi, aromi, in un'esplorabile varietà di gusti; talaltra più raffinati, come la galantina o il tacchino alla canzanese di area teramana, piatti freddi con gelatine ricavate dalle stesse vivande, dai sapori molto "alti", insieme netti e morbidi. Il pesce variegato dell'Adriatico ha trovato il suo esito canonico nei tre "brodetti" base, tre varianti con epicentri Giulianova, Pescara e Vasto , dello splendido intingolo, cotto nel tegame di coccio con pomodoro fresco e aromi vari, ricco di suggestioni e sentori marini, con il rialzo finale del peperoncino piccante, qui emergente in luogo del pepe. Altro capitolo inevitabile è quello delle pizze rustiche, dalla pizza di Pasqua (un panettone rustico con formaggio e pepe di area teramana), ai fiadoni chietini, impasti uovo/formaggio ben gonfi cotti al forno in una sottile sfoglia di pasta legata a fazzoletto, alle onnipresenti crostate rustiche, spesso impreziosire dall'involucro di pasta frolla dolce, con farciture di uova, salsicce, formaggi freschi, ricotta, verdure, con tutti gli aromi e spezie. Poi ci sono le salsicce da spalmare teramane profumate di noce moscata, le salsicce di fegato della montagna agliate e piccanti, o la mirabile ventricina dell'Alto Vastese, grossi pezzi di grasso e magro dalla spalla e dal prosciutto, pressati e maturati con peperone dolce in polvere e sentori di finocchio e peperoncino, all'aria di montagna, nello stomaco essiccato del maiale stesso. O i pecorini e

le mozzarelle che costellano valli e colline, da quelli famosi di Atri e Rivisondoli, alle miriadi, freschissimi o sapientemente stagionati.

Dolci I dolci abruzzesi sono famosi nel mondo: chi non conosce i confetti di Sulmona e il Torrone tenero al cioccolato dell'Aquila. E il Parrozzo di Pescara, battezzato da D'Annunzio, dall'impasto superbo di mandorle grossolanamente pestate. Ma questi capolavori d'alta pasticceria non facciano tralasciare i dolci tradizionali, spesso sorprendenti, sempre squisiti: le ferratelle , cialde all'anice cotte in una pinza rovente a larghe ganasce scanalate, la cicerchiata , palline di pasta fritte legate a ciambella con miele cotto, il croccante , specie di torrone di mandorle e zucchero caramellato, profumato al limone, i mostaccioli, sostanziosi biscotti addolciti con il mosto cotto; e poi ipepatelli teramani , biscotti di tritello, mandorle e miele ben pepati; e ancora, da Guardiagrele i pesanti amaretti e le aeree sise delle monache, tricorni di pan di spagna alla crema; e da Lanciano i bocconotti con la farcia di mandorle e cioccolato.

Vini Una cucina così varia richiede vini adeguati e altrettanto diversificati, che i terreni collinari abruzzesi provvedono a produrre. Tre grandi vini, rosso, rosato e bianco: il Montepulciano d'Abruzzo, vino rosso di pieno corpo cha da giovane è vivo e robusto, invecchiato acquista una nobile austerità il Cerasuolo d'Abruzzo, chiaretto rosso ciliegia (non rosato) ottenuto scremando il capello del Montepulciano durante la fermentazione. A temperatura ambiente o poco fresco fa buon viso a primi piatti e carni bianche, freddo celebra mirabili sponsali con il brodetto rosso di pesce. Il Trebbiano d'Abruzzo è un bianco asciutto e armonico, acidulo a ben fruttato, dosato spesso di più stoffa e sostegno dei suoi progenitori settentrionali. Vuole soprattutto pesci (antipasti, arrosti, fritture e brodetti bianchi), ma fa grandi feste anche con primi piatti in brodo o in bianco, a pietanze ben levigate, fritti misti e carni in gelatina. Nel Teramano si producono, in piccole quantità ed eccellenti qualità, il Montonico di Bisenti e Cermignano, il Dorato del Sole di Controguerra e il Sammarco di Cologna. Nell'Aquilano, terra montanara, il poco vino è frutto delle grandi valli, soprattutto quella Peligna che produce il Novellino, un rosatello diverso dal Cerasuolo, vinificato a Pratola, Corfinio, Raiano, Prezza e Bugnara. L'altra grande valle, quella del Fucino, è luogo di produzione del Marsicano, un rosso (ma esiste anche in versione bianco o rosato) che val la pena gustare nelle cantine del posto in quanto scarsamente commercializzato altrove.

Liquori

Tra i distillati prodotti con le erbe delle montagne d'Abruzzo troviamo l'ampia produzione di liquori, iniziando dal Punch Abruzzo, di Sambuceto (CH), il noto e fortissimo Centerbe (72 gradi) di Tocco da Casauria, a cui si affiancano la genzianella, il nocino e il ratafià a base di amarene. C'è poi l'Amaretto di San

Valentino, paese dell'Abruzzo citeriore, ricco di cultura, storia, grande tradizione e la liquirizia di Atri.

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Italia

L'Italia, ufficialmente Repubblica Italiana, è una repubblica parlamentare situata

nell'Europa meridionale con una popolazione di 60,6 milioni di abitanti e ha Roma come

capitale. La regione italiana (compresa tra il 47º e il 35º parallelo nord) si trova quasi al centro della zona

temperata dell'emisfero boreale. Il clima è fortemente influenzato dai mari che la circondano quasi da ogni lato e che costituiscono un benefico

serbatoio di calore e di umidità. Determinano

infatti, nell'ambito della zona temperata, un clima

particolare detto temperato mediterraneo. L'Italia è ricchissima di biodiversità ed è il paese

europeo con più specie di piante superiori, molte

delle quali endemiche. Questo è dovuto a una

molteplicità di fattori quali l'eterogeneità ambientale, la complessa struttura dell'orografia italiana, le

vicissitudini biogeografiche e la storia geologica.

Roma, che fu capitale dell'Impero romano, è stata per secoli il centro politico e culturale della civiltà

occidentale. l'Italia medievale fu soggetta a invasioni e dominazioni di popolazioni germaniche, come gli Ostrogoti, i Longobardi e i Normanni. Nel XV secolo, con la diffusione del Rinascimento, ridivenne il centro

culturale del mondo occidentale, ma dopo le guerre d'Italia del XVI secolo ricadde sotto l'egemonia delle

potenze straniere finché nel 1861 fu proclamato il Regno d'Italia che cessò di esistere nel 1946, quando lo

Stato italiano divenne una repubblica parlamentare. Oggi l'Italia, ottava potenza economica mondiale e

quarta a livello europeo, è un paese con un alto standard di vita e vanta il maggior numero di siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO ed è il quinto paese più visitato del mondo. In Italia vige il principio

della laicità dello Stato e pertanto non vi è una religione ufficiale. I cittadini italiani sono in maggioranza

cristiani cattolici.

La cultura italiana è il patrimonio collettivo di conoscenze proprio

dell'Italia. Fulcro dell'Impero

romano e sede della Chiesa

cattolica, punto d'incontro di

molte civiltà mediterranee, culla di numerosi movimenti artistici, l'Italia è fin

dall'antichità tra i più fiorenti centri culturali d'Europa. La tradizione italiana è una delle più importanti della storia dell'arte, in varie epoche traino per l'intera civiltà

occidentale. In epoca romana, l'Italia era il centro dell'arte e

dell'architettura. Nel periodo medievale vi ebbero luogo fondamentali esperienze nelle epoche romanica e gotica, fino all'esplodere del

Rinascimento. In seguito, si svilupparono il Manierismo, il Barocco e il Rococò. All'inizio del XX secolo, fu la culla del Futurismo. A cavallo tra

XIII e XIV secolo la letteratura italiana possedeva già tre grandi opere

letterarie: la Divina Commedia di Dante Alighieri, il Canzoniere di Francesco Petrarca e il Decameron di Giovanni Boccaccio. Tra XVIII e XIX secolo spiccano Silvio Pellico, Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni, autore

dei Promessi Sposi (una delle maggiori opere della letteratura italiana) e Giacomo Leopardi. Nel XX secolo

si distinguono Giosuè Carducci (premio Nobel per la letteratura nel 1906), Giovanni Verga, esponente del

verismo, Grazia Deledda, Nobel nel 1926, Giovanni Pascoli e

Gabriele D'Annunzio, esponenti del decadentismo italiano, Luigi Pirandello, Nobel nel 1934 e Ignazio Silone. Il cinema italiano

nasce nel 1905 a Torino ed a Roma e conquista rapidamente un

ruolo di primo piano. La musica italiana comincia a svilupparsi nel Trecento e nei secoli successivi nasceranno grandi scuole di musica, che influenzeranno i musicisti di tutta Europa. L'Italia annovera numerose

tradizioni storiche e folcloristiche di vario genere, famose

anche a livello internazionale, come il Palio di Siena. Oltre al Palio, manifestazioni caratteristiche sono il Carnevale di Venezia, i riti della Settimana Santa di alcuni comuni, oltre a varie tradizioni tipo l'infiorata di Genzano, la giostra del Saracino ad

Arezzo, la festa dei ceri a Gubbio, la giostra della Quintana a Foligno e il calcio storico

fiorentino. Dal 2013 l'UNESCO ha inserito tra i patrimoni orali e immateriali

dell'umanità la rete delle grandi macchine a spalla italiane, comprendente la varia di Palmi, la macchina di Santa Rosa a Viterbo, la festa dei Gigli di Nola e la faradda di li candareri di Sassari.

La cucina italiana, una delle più note e apprezzate nel mondo, conta su una vasta

gamma di prodotti enogastronomici, molto vari da zona a zona, dovuti sia a fattori storici (numerosi popoli l'hanno abitata nel corso dei secoli) sia climatico-territoriali, dal clima montano delle Alpi a quello continentale della pianura

Padana al temperato delle zone costiere. Come in altri paesi europei del mediterraneo, sono presenti tratti distintivi ed elementi che caratterizzano la dieta mediterranea, un

modello nutrizionale che usa alimenti naturali come legumi, cereali, carni bianche e pesce azzurro, frutta

e verdura e pochi grassi (con utilizzo prevalente dell'olio extravergine di oliva), inserita nel 2010 nella lista dei patrimoni immateriali dell'umanità. Alcuni alimenti, come la pasta e la

pizza, sono simboli universalmente riconosciuti della cucina italiana. I prodotti agroalimentari tradizionali italiani sono inclusi dal Ministero dell'Agricoltura in un apposito elenco; ad essi vanno aggiunti, ai sensi del Regolamento CE 510/2006, i prodotti DOP e IGP italiani e i vini IGT, DOC e

DOCG. Alcune associazioni, come Slow Food e l'Accademia italiana della cucina, si occupano della

riscoperta per la gastronomia e l'enologia e della salvaguardia delle tradizioni regionali italiane.

La cucina italiana si è sviluppata attraverso secoli di cambiamenti politici e sociali, con radici che risalgono

al IV secolo a.C. ed è stata influenzata dalla cucina dell'antica Grecia, dell'antica Roma, bizantina, ebraica

e araba e normanna. Importanti mutamenti si ebbero con la scoperta del Nuovo Mondo e l'introduzione

di nuovi ingredienti come patate, pomodori, peperoni e il mais, ora fondamentali nella cucina ma introdotti in quantità solo nel XVIII secolo. La cucina italiana è conosciuta per la propria diversità a livello regionale, abbondanza nel gusto e nei condimenti, è inoltre ritenuta la più famosa nel mondo, con influenze a livello

internazionale, tanto che l'emittente televisiva statunitense CNN la colloca al primo posto tra le cucine più

apprezzate a livello globale. La caratteristica principale della cucina italiana è la sua estrema semplicità, con molti piatti composti da 4 fino ad 8 ingredienti. I cuochi Italiani fanno affidamento sulla qualità degli ingredienti piuttosto che sulla complessità di preparazione. I piatti e le ricette, spesso, sono stati creati

dalle nonne più che dagli chef. Molti piatti che una volta erano

conosciuti solo nelle regioni di provenienza, si sono diffusi in

tutta la nazione. Il formaggio ed il vino costituiscono una parte

importante della cucina, Anche il caffè, specialmente

l'espresso, è divenuto importante nella cucina italiana .

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CUZZUPA CALABRESE MORBIDA DI PASQUA

La cuzzupa è parte fondamentale delle tradizioni pasquali

calabresi, e il numero delle uova che contiene ha un significato ben

preciso, perchè secondo la tradizione la suocera la regala al genero e

se mette 7 uova vuol dire che dal fidanzamento si è prossimi al

matrimonio. Se invece ne mette 9 la promessa di fidanzamento è

rinnovata, ovvero “Cu' nova rinnova, cu' setta s'assetta”, cioè “Con 9

(uova) si rinnova con 7 ci si siede”, ossia si sta per accasarsi, nel

senso di sposarsi!

INGREDIENTI 6 UOVA PIÙ ALCUNE UOVA SODE PER DECORARE

500 GR ZUCCHERO

125 ML DI LATTE INTERO

250 ML D'OLIO D'OLIVA EXTRA VERGINE

1 KG DI FARINA CIRCA

2 E 1/2 BUSTINE DI LIEVITO IN POLVERE PER DOLCI

CODETTE DI ZUCCHERO PER DECORARE

LA SCORZA GRATTUGIATA DI DUE LIMONI BIO

PROCEDIMENTO Impastate 6 uova con lo zucchero in una ciotola, aggiungete la scorza dei limoni

grattugiata il latte e l’olio.

In una ciotola a parte setacciate insieme il lievito e la farina e gradualmente

incorporateli agli altri ingredienti, lavorate il tutto cercando di ottenere un composto

morbido ma non duro.

Se il composto fosse molle potete aggiungere altra farina, visto che la resa della farina e

delle uova non è mai universale.

A questo punto secondo la tradizione calabrese si prepara una cuzzuppa per ogni

membro della famiglia, e la dimensione cresce con l’aumentare dell’età quindi la più

grande per papà, poi mamma e via via per i figli.

Fate dei filoncini di impasto e unite le estremità, poi unite un uovo sodo fermandolo con

striscioline sottili di impasto.

Spennellate con un uovo sbattuto e un po’ di zucchero.

Aggiungete le codette di zucchero per la decorazione.

Infornate a 200 gradi per 35 minuti.

Variante:

Oltre alla forma classica a ciambella si usa farne altre come ad esempio bambola, cuore,

uccellino, farfalla o i cuculi che sono dei filoncini in cui si mette un uovo a

un'estremità.

1F

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IL PIATTO PIÙ FAMOSO AL MONDO: LA PIZZA

La pizza ha una storia lunga, complessa e incerta. In assoluto, le prime attestazioni scritte della parola "pizza" risalgono al latino

volgare della città di Gaeta nel 997[8]. Un successivo documento, scritto su pergamena d'agnello, di locazione di alcuni terreni e

datato sul retro 31 gennaio 1201 presente presso la biblioteca della diocesi di Sulmona-Valva, riporta la parola "pizzas" ripetuta due

volte. Già comunque nell'antichità focacce schiacciate, lievitate e non, erano diffuse presso gli Egizi, i Greci (maza) e i Romani

(offa e placenta).

Benché si tratti ormai di un prodotto diffuso in quasi tutto il mondo, la pizza è un piatto originario della cucina napoletana. Nel

sentire comune, spesso, ci si riferisce con questo termine alla pizza tonda , consistente in un impasto solitamente a base di farina e

acqua che viene spianato e condito con pomodoro e mozzarella ed altri ingredienti, e cotto al forno, ossia la variante più conosciuta

della cosiddetta pizza napoletana, la pizza margherita. Il 9 dicembre 2009 l'Unione europea, su richiesta del parlamento italiano,

ha concesso la denominazione di Specialità Tradizionale Garantita (STG) a salvaguardare la tradizionale pizza napoletana, in

particolare la "Margherita" e la "Marinara" . Esiste, del resto, anche un significato più ampio del termine "pizza". Infatti, trattandosi

in ultima analisi di una particolare specie di pane o focaccia, la pizza si presenta in innumerevoli derivazioni e varianti, cambiando

nome e caratteristiche a seconda delle diverse tradizioni locali ( Pizza siciliana, Pizza romana, Pizza genovese, Pizza marchigiana,

Pitta chjina calabrese, ….).

Pizza da record !

La pizza più lunga al mondo è stata realizzata il 19 maggio 2016 sul lungomare di Napoli, dalla lunghezza

di 1853,88 metri

La più grande pizza mai prodotta è quella dell'ipermercato Norwood Pick 'n Pay (Johannesburg,

Sudafrica) con un diametro di oltre 37 metri

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Europa

L'Europa è una regione geografica del mondo,

comunemente considerata un continente in base a

fattori economici, geopolitici e storico-culturali. Secondo il punto di vista fisico-geografico è l'estremità

occidentale del supercontinente euroasiatico, oppure

una delle tre parti del supercontinente Eurasia.

L'Europa è composta da un insieme di penisole connesse. Le più grandi tra queste sono la

"terraferma" europea e la Scandinavia a nord, divise dal mar Baltico. Tre penisole minori, Iberia, Italia e Balcani, spuntano dal margine meridionale dell'entroterra nel mar Mediterraneo, che le separa dall'Africa.

La cultura dell'Europa potrebbe essere meglio descritta

come una serie di molteplici culture, spesso in competizione,

come regioni geografiche opposte l'un l'altro.

L’Europa è un continente che "possiede una

massima diversità culturale in distanze

geografiche minime". Il Santo Patrono dell'Europa e protettore degli europei è

San Benedetto da Norcia.

L’arte occidentale è tutta la produzione artistica che riguarda l'Europa e le altre aree che hanno adottato forme da essa derivate. Citiamo l’arte delle antiche civiltà come quella egizia, la civiltà classica greca e romana, alcuni grandi movimenti ed artisti, quali il grande Rinascimento con

Michelangelo, e poi il Barocco con Caravaggio, l’impressionismo con Monet, il Cubismo con Picasso, l’arte astratta con klee, ecc.

Cucina europea o anche cucina occidentale è un termine che si riferisce alle cucine dei paesi europei e a quella di altri paesi del mondo occidentale. Essa comprende dunque quella dei paesi dell'intera Europa, quella russa oltre che quella praticata dagli europei trapiantati in Nord America, Oceania e America latina. Il termine viene usato dagli asiatici per

differenziarla dalla cucina del loro continente. Confrontata con la cucina tradizionale asiatica, vi è una maggiore presenza di carni, anche relativamente alla dimensione dei pezzi di carne serviti, e nel modo di cuocerle, assai più vario che nella cucina asiatica. La bistecca, in particolare, è un piatto comune nella cucina occidentale. Per quanto attiene ai condimenti, in maniera similare alla cucina asiatica, si fa un largo uso di salse e spezie, in particolar modo per insaporire i pezzi di carne piuttosto spessi, a causa della difficoltà a far penetrare in profondità gli aromi utilizzati. Vengono anche utilizzati diversi prodotti derivati dal latte, come il burro e la panna. Il pane, preparato con la farina di frumento, è stato la maggior fonte di carboidrati in questa cucina, assieme alla pasta, a varie tipologie di frittelle e ai dolci, anche se le patate hanno assunto la loro importanza nella dieta degli europei dopo la loro importazione a seguito della colonizzazione europea delle Americhe. In passato, i piatti europei presenti nei ristoranti in Asia erano fondamentalmente provenienti dalle cucine di Francia, Gran Bretagna e Germania. A partire dai primi anni novanta, anche piatti della cucina italiana e spagnola hanno conquistato il loro spazio in questi ristoranti.

La Tomatina. Bunol, Spagna Gouda Kaasmarkt

Fête du Citron, Mentone, Francia Street Food Festival, Praia de Quiaios,Portogallo

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BUREK ( Albania)

INGREDIENTI PER LA PASTA FILO: FARINA 500gr BURRO 25gr ACQUA CALDA (Q.B.) SALE (Q.B.) PER IL RIPIENO: CARNE TRITATA DI VITELLO 500gr CARNE TRITATA DI MANZO 250gr CIPOLLE 4 BURRO 25gr TUORLI 2 SALE E PEPE (Q.B.)

PREPARAZIONE PER PREPARARE LA PASTA FILO, IN UNA CIOTOLA ABBASTANZA CAPIENTE VERSATE LA FARINA SETACCIATA, IL BURRO FUSO, IL SALE E L’ACQUA CALDA ED IMPASTARE BENE IL TUTTO FINO AD OTTENERE UN COMPOSTO LISCIO E OMOGENEO. FATE RIPOSARE LA PASTA PER CIRCA 30 MINUTI E NEL FRATTEMPO PASSATE ALLA PREPARAZIONE DEL RIPIENO. PER PREPARARE LA FARCITURA, IN UNA CIOTOLA ABBASTANZA CAPIENTE, VERSATE LA CARNE, IL BURRO FUSO, LE CIPOLLE TRITATE, I TUORLI, IL SALE E IL PEPE E AMALGAMATE COMPLETAMENTEGLI INGRIDIENTI. A QUESTO PUNTO, STENDETE LA PASTA FILO CON IL MATTARELLO CONFERENDOGLI UNO SPESSORE DI POCHI MILLIMETRI E LASCIATELA SECCARE PER QUALCHE MINUTO. QUINDI, SPENNELLATE LEGGERMENTE LA SUPERFICIE DELLA PASTA CON UN PO’ DI BURRO E DISTRIBUITE UNIFORMEMENTE L’IMPASTO. ARROTOLARE LA PASTA FILO IN MODO DA OTTENERE UNA SORTA DI ROTOLO E SPENNELLATE LA SUPERFICIE CON UN PO’ DI UOVO SBATTUTO. IN UNA TEGLIA ROTONDA, CON IL ROTOLO DI PASTA FILO FORMATE UNA SORTA DI SPIRALE E INFINE CUOCETE IL BUREK IN FORNO A 180° PEr CIRCA 35-40 MINUTI. PRIMA DI ESTRARRE IL PIATTO DAL FORNO, VERIFICATENE LA COTTURA E PORTATELO A TAVOLA CALDO O TIEPIDO.

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Fonduta Svizzera

Ingredienti

-250g. di formaggio “Raclette” grattugiato.

-375g. di formaggio “Gruvyere” grattugiato.

-375g. di formaggio “Sbwz” grattugiato.

-10g. di aglio fresco.

-1 cucchiaino di succo di limone.

-q.B. di pepe.

- q.B. di noci moscate.

-500ml. di vino bianco.

-40ml. Di “Kirsh”

-12,5 di amido di mais.

600g. di pane tagliato a quadretti.

Preparazione

-sbucciare l’ aglio e strofinate con questo, il fondo, del

“caquelon”, poi tritatelo finemente .

-Versate il vino, l’aglio tritato, il succo di limone, pepe e

noci moscate nel “caquecon”.

-aggiungere i 3 tipi di formaggio, mescolando

vigorosamente, e portateli ad ebollizione.

-sciogliere l’amido di mais nel “Kirsh” e aggiungete il

tutto ai formaggi fusi, mescolando continuamente.

-portate di nuovo brevemente ad ebollizione e servite.

- regolate la fiamma sotto al caquelon in modo da

mantenere la fonduta calda.

-intingere ogni quadratino di pane nella fonduta e

con l’aiuto delle forchette , degustatene la flagranza ed

il sapore.

3F

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La Francia La Francia, ufficialmente Repubblica francese, è uno Stato transcontinentale

situato nell'Europa occidentale. La Francia metropolitana possiede una grande

varietà di paesaggi, che spaziano dalle grandi pianure costiere del nord e dell'ovest, alle catene montuose

che caratterizzano il sud-est (Alpi) e il sud-ovest (Pirenei). La

Francia è una repubblica costituzionale unitaria avendo un regime

semipresidenziale. La città di Parigi è la sua capitale, la lingua

ufficiale il francese, la moneta ufficiale l'euro. La Francia è la

terza potenza economica europea dopo la Germania e il Regno

Unito ed è il secondo paese più popolato dell'Unione europea

dopo la Germania. Inoltre è anche la più vasta dell'Unione

europea e il terzo paese più vasto d'Europa. La Francia è un

paese laico e la libertà di religione è un diritto costituzionale. Vi è una rigorosa separazione tra Chiesa e Stato e la

vita pubblica è mantenuta completamente laica. La Francia è un paese altamente urbanizzato; le sue città più

grandi sono Parigi (12.292.900), Lione, Marsiglia, Tolosa, Lille, Bordeaux, Nizza, Nantes e Strasburgo. La Francia

è il paese più visitato nel mondo (per numero di visitatori stranieri, da 37 anni), e soprattutto Parigi, che è la

prima città turistica in termini di arrivi (da 75 anni) e, infine, la Torre Eiffel che è il monumento più visitato del

mondo. La Francia è al 4º posto per siti riconosciuti dall'Unesco (patrimonio artistico dell'umanità) preceduta

da Spagna, Cina e Italia (che ne presenta 11 in più) Tra i monumenti e siti più cararatteristici troviamo: Torre

Eiffel, Museo del Louvre, reggia di Versailles, Museo d'Orsay, Arco di Trionfo , Centre Pompidou, Mont Saint-

Michel, Castello di Chambord, Sainte-Chapelle. La cultura francese è ricca, varia e antica, e riflette le sue culture

regionali e l'influenza delle ondate migratorie avvenute nel corso delle varie epoche. La sua capitale, Parigi - la

Ville lumière - è stata a lungo un crocevia culturale importantissimo (la Sorbona), accogliendo artisti provenienti

da ogni settore. Alcuni di questi siti sono dedicati alle tematiche più diverse (il museo del Louvre) e questa ricca

cultura ha fatto della Francia, e di Parigi, le prime località turistiche del mondo. Patria di molti filosofi (il XVII

secolo o Grand Siècle, e il XVIII secolo, o Età dei Lumi, sono stati i secoli d'oro per la Francia), la cultura francese

ha lasciato al mondo la lingua della diplomazia, alcune delle concezioni universali dell'uomo, oltre a numerose

scoperte e realizzazioni tecniche e mediche. Nel campo artistico, la Francia è la patria dell'architettura gotica

che nacque intorno a Parigi nel XII secolo prima di diffondersi in tutt'Europa ma anche dell'arte moderna, con i

movimenti d'avanguardia dell'impressionismo, del fauvismo, del cubismo e del surrealismo tra la fine del Ottocento e l'inizio del

Novecento. Nella prima metà dell'Ottocento, la fotografia fu inventata da Nicéphore Niepce che scattò

in Borgogna nel 1827 la prima fotografia della storia.Dopo aver inventato il cinema a Lione, la Francia

ha sviluppato una delle poche industrie cinematografiche in Europa a resistere alla macchina

hollywoodiana. Il XVIII secolo vide le opere di scrittori, filosofi e moralisti come Voltaire, Montesquieu,

Denis Diderot e Jean-Jacques Rousseau. Nel XIX secolo la letteratura francese fu attraversata da

varie correnti letterarie come il romanticismo, realismo, il naturalismo e il simbolismo. La festa

nazionale istituzionale della Francia si svolge il 14 luglio dal 1880. È stata istituita per commemorare

la Festa della Federazione del 1790, giorno dell'unità nazionale, e non semplicemente per la presa della Bastiglia. In Francia è un giorno

non lavorativo. Quel giorno si svolgono una parata militare sugli Champs-Élysées, parate e cerimonie militari nella maggior parte dei

comuni e fuochi d'artificio nelle notti del 13, 14 e 15 luglio.

L'architettura francese fu inizialmente influenzata da

quella romana, quando, con la conquista della Gallia da

parte di Giulio Cesare, Il grande livello raggiunto

dall'architettura dell'epoca è ancor oggi testimoniato da

alcune imponenti costruzioni come il Ponte del Gard (19

a.C. circa), la coeva Maison Carrée e l'Arena di Nîmes.

La reggia di Versailles è un'antica e grandiosa residenza

reale dei Borbone di Francia a circa 20 chilometri a sud di Parigi. Fu la residenza di tre re di Francia (Luigi XIV, Luigi XV e Luigi

XVI) che vi risiedettero stabilmente con le loro corti in un arco di tempo compreso tra il 6 maggio 1682 ed il 6 ottobre

1789. Il parco della reggia di Versailles si estende su una superficie di 815 ettari, con ben 93 giardini.

Il Museo del Louvre a Parigi, in Francia, è uno dei più celebri musei del mondo e il primo per

numero di visitatori: 8,8 milioni l'anno. Il ruolo centrale della Francia nella storia dell'ottocento

contribuì grandemente all'accrescimento delle collezione museale, che comprende alcune delle

più famose opere d'arte del mondo e manufatti di grande valore storico, come la stele degli

avvoltoi e quella di Hammurabi. Tra le opere esposte vi sono la Gioconda e la Vergine delle Rocce

di Leonardo da Vinci, le Nozze di Cana (Veronese), i due Prigioni di Michelangelo Buonarroti, Amore

e Psiche di Antonio Canova,

Quando si parla di Francia, inevitabilmente, si parla anche di buona

cucina. Una cucina che si è evoluta, migliorata e perfezionata nei

secoli. La gastronomia d’oltralpe è apprezzata, imitata ed amata in

tutto il mondo in quanto soddisfa ogni esigenza culinaria ed ogni

palato. Si tratta di una cucina estremamente varia e diversificata che rispecchia perfettamente le

differenti culture ed identità proprie di ogni regione, per cui non c'è che l'imbarazzo della scelta. La cucina francese si è evoluta nel corso

dei secoli seguendo anche i cambiamenti sociali e politici del paese. Il Medioevo ha visto lo sviluppo dei sontuosi banchetti che hanno

portato la gastronomia francese a livelli superiori, con alimenti decorati e stagionati. In Francia inoltre, differenti stili di cucina sono

praticati ed esistono moltissime tradizioni regionali, tanto che è difficile parlare di cucina francese come unificata. Esistono numerosi

piatti regionali che si sono sviluppati al punto di essere riconosciuti a livello nazionale. Un piatto tipico della Francia è la zuppa di cipolle,

gli ingredienti sono: cipolle, fette di pane integrale e spezie, e oltre a questo esistono molte pietanze che caratterizzano le varie zone

della Francia. Tra queste, troviamo le lumache (escargot) che si possono trovare cucinate in differenti modi, famosi sono i dolci, e le

creme sia dolci che salate. Tra queste ultime troviamo il soufflé, la bouillabaisse

marseillaise, le moules frites, la ratatouille, la tarte tatin, la quiche lorraine. La

cucina francese, per accompagnare tutti i tipi di carne, dal maiale al manzo e la

maggior parte delle portate, offre una vasta gamma di salse. Vastissima è la selezione di formaggi francesi , tra i quali citiamo il Brie, il Camembert e il Roquefort, uniti magari a fette di una fresca baguette. Per colazione la cucina francese è in grado di offrire sempre

spunti interessanti come i croissant, deliziosi rotoli di pasta sfoglia e burro da farcire con marmellate o da gustare così come sono e

accompagnare con succo d'arancia e caffè. Nel periodo di Natale invece, le pietanze

classiche lasciano il posto ai piatti tipici francesi natalizi che si differenziano dalle

prime perché sono proposti dei cibi particolari: durante il pasto le classiche terrine

di carne lasciano spazio alle ostriche e al foie gras, che i francesi adorano e utilizzano nelle occasioni speciali. Tra i dolci della tradizione francese ci sono i deliziosi macarons, la tarte tatin, la saint honore, i profitteroles, dolci che fanno del design e della raffinatezza il loro punto di forza.

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AMERICA

L'America è una terra posta nell'emisfero occidentale ed è formata dall’

America settentrionale , centrale e meridionale. La foresta brasiliana più importante è la Foresta

Amazzonica, una delle più grandi al mondo. È considerato il polmone verde della Terra. L'America

centrale ha un clima tropicale, mitigato all'interno dalla presenza di alti rilievi. L'America meridionale

presenta climi caldi e molto piovosi, che hanno favorito la formazione dell'immensa foresta amazzonica.

Verso sud compare la savana ma, dopo una stretta fascia temperata, il clima si fa più freddo, fino a

diventare subpolare nella Terra del Fuoco.

Il settore dell’agricoltura vede il Brasile al primo posto nel mondo per la produzione di agrumi, caffè, canna da zucchero ed è tra i

primi produttori di soia, banane, mais e tabacco.

Gli Stati Uniti d'America sono un paese connotato da forti diversità etniche e razziali, quale risultato delle migrazioni su larga scala da

molti diversi paesi nel corso della sua storia. La cultura americana è in prevalenza di stampo occidentale, ma, in virtù della multietnicità,

ha subito nel tempo notevoli influenze da parte delle tradizioni, degli usi e dei costumi dei popoli originari ovvero nativi american i,

anglosassoni, africani, asiatici, polinesiani e delle culture dell'America Latina, dando vita ad un diffuso multiculturalismo . Il 4 luglio si

festeggia il giorno dell'Indipendenza (Stati Uniti d'America), festa di anniversario della Dichiarazione d'indipendenza dalla Gran Bretagna

da parte dei primi stati nazionali (13 colonie). Tipicamente americani sono i Rodei nei ranch, le lunghe traversate sulla Route 66, i

grattacieli nelle grandi metropoli e le case in legno tipiche del Nord-America, il patriottismo. L'architettura statunitense ha una storia

relativamente recente: i Nativi americani non vi hanno infatti lasciato edifici importanti come quelli presenti in Messico o in Perù e in

riferimento ad essa si pensa spontaneamente ai grattacieli del XIX e XX secolo. Essendo propria di una società multiculturale ha avuto un

carattere essenzialmente eclettico e, in modo diverso nei diversi stati, si è costituita

grazie a numerosi apporti esterni. Nel corso del XX secolo questa cultura ha assunto un

peso via via dominante sul resto del mondo industrializzato, al punto da far assurgere

gli Stati Uniti al rango di "superpotenza culturale” ( cultura di

massa)( cinema hollywodiano, musica pop e rock, tecnologia elettronica, fumetto ,

sport, dei videogioco, cibo, ecc...).

GASTRONOMIA E’ noto che le abitudini alimentari statunitensi non siano delle migliori, dato l’eccessivo numero di obesi che supera le

percentuali europee. La colazione è per tradizione abbondante e prevede cibi sia dolci, sia salati. Il comune pranzo all’italiana è sostituito

da uno snack veloce (hamburger, hot dog e patatine fritte, al sandwich al formaggio, pollo e alette fritte croccanti, insalatone, pizza, ecc,

con numerose salse) accompagnato da bibita ghiacciata. Tra i dessert tradizionali ci sono le torte

caramellate al cioccolato, formaggio, carote, mirtilli e mele.

La cucina e la tradizione gastronomica degli Stati Uniti

risente dell'influenza multiculturale dei popoli di origine, in

particolare quello anglosassone e quello ispanico. Non è

infrequente trovare catene di ristorazione afferenti a varie

tipi di cucina: cucina messicana, italiana, cinese, spagnola,

indiana ecc… Storicamente gli Stati Uniti sono stati la patria dei fast food diffusosi poi in tutto il mondo occidentale e oltre con le sue

catene di negozi.

Mac and Cheese ( maccheroni e formaggio), un classico della cucina americana

L'America Latina è conosciuta per il suo folclore: le sue musiche ed i suoi balli, come la salsa, il

cha cha cha, il merengue, il reggaeton, la danza moderna e molte altre ancora. In Brasile ci sono

moltissimi tipi di carnevale a seconda della regione in cui ci si trova.

Vi sono importanti siti archologici e testimonianze dell'arte precolombiana, legata alla presenza di

antiche civiltà che si stabirono nel seguente modo: gli Aztechi in Messico, i Maya nella penisola

dello Yucatan e gli Incas nell'attuale Perù. Nelle società più

progredite si svilupparono sia le arti figurative sia le costruzioni di opere monumentali religiose e

pubbliche, nel resto del continente la produzione non andò oltre il livello tribale. Articolata e suddivisa

in ben sette fasi storiche fu l'arte andina, dal periodo tessile-ceramico a quello architettonico-

scultoreo avente il tema principale del demone-felino.

GASTRONOMIALa stessa eterogeneità del territorio ha determinato, sulle tavole dei Paesi latini, la

preferenza per ingredienti di volta in volta di terra o di mare, per piatti di carne o di verdure, a base di

cereali o di legumi. Le dure condizioni ambientali dell’altopiano Andino, ad esempio, hanno portato le

popolazioni incaiche a sviluppare una straordinaria capacità di

adattamento: la coltivazione di diversi vegetali ricchi di proteine e calorie

è rivelata quindi a tal punto determinante che ancora oggi patate e

manioca sono tra gli alimenti più diffusi nelle regioni andine. Se la patata

è regina indiscussa, non scherzano gli altri prodotti della terra come la manioca, di cui si mangia il

tubero, e naturalmente i pomodori. Le influenze vengono anche dal Continente nero. Anche in questo

caso la ragione è storica, e decisamente triste: le spezie che arricchiscono le pietanze sudamericane sono di provenienza africana,

portate dagli schiavi angolani impiegati dai conquistadores spagnoli nelle opere minerarie in Sudamerica. Uno dei piatti tipici americani

importati dagli africani la Carapulcra un piatto a base di patate essiccate e cotte al forno e di carne di maiale arricchito con chiodi di

garofano, cannella e cumino. Il piatto nazionale peruviano, diffuso in un numero

impressionante di varietà un po’ in tutta l’America latina, è il ceviche, ricetta a base di

pesce e frutti di mare crudi e marinati nel limone, insaporiti con peperoncino e alcune

spezie come ad esempio il coriandolo.

L'eccellenza della Carne Argentina, riconosciuta in tutto il mondo, è il

frutto dell'insieme di fattori che iniziano con la qualità dei bovini delle

migliori razze, cioè, Angus e Hereford, introdotte nelle pianure delle

Pampas più di un secolo e mezzo fa che pascolano liberamente.

GLI ITALO-VENEZUELANI

Nella seconda metà degli anni quaranta il governo venezuelano, favorì l'immigrazione dall' Europa devastata dalla seconda guerra

mondiale. Quasi un milione di stranieri si trasferirono in Venezuela, in grande maggioranza provenienti dal vecchio continente, e fra questi

oltre 252.000 italiani.

Gli italiani nel censimento del 1961 costituivano la comunità straniera più numerosa del Venezuela, precedendo sia quella spagnola che

portoghese. Gli italiani residenti ufficialmente nel Venezuela sono circa 130.000, a causa della mortalità, dei rimpatri, delle naturalizzazioni

e, a partire dagli anni novanta, anche a causa di una grave crisi economica. Quest'ultima è coincisa, secondo taluni, con l'ascesa al potere

del presidente Hugo Chávez (eletto nel dicembre 1998). Malgrado le difficoltà sociali ed economiche che il Venezuela affronta, la comunità

italiana continua a dare il suo contributo vitale al Paese.

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LA CACHAPA

(venezuela)

INGREDIENTI:

Persone: 2

Ingredienti

12 pannocchie molto tenere ( oppure

4 tazze di farina di mais e 8 tazze di acqua)

Papelón (da noi zucchero grezzo) circa

4 cucchiai

la punta di un cucchiaino da caffè di sale

2 cucchiai di formaggio grattugiato

500/600 gr di formaggio fresco a pasta

morbida per il ripieno

Latte

PREPARAZIONE:

Tempo: 20 min

Frullate i grani di mais e mischiateli con il formaggio grattugiato, il el papelón (o lo

zucchero) ed il sale, fino ad ottenere una massa omogenea che se vi sembrerà troppo

secca potrete allungare ed ammorbidire aggiungendo un pochino di latte. Scaldate una

piastra e quando sarà bollente, ungetela strofinandola con carta assorbente o con un

foglio di carta assorbente intriso di olio. Questa operazione va ripetuta ogni volta che si fa

colare l’impasto sulla piastra, per preparare ogni nuova cachapa. Con un piccolo mestolo

fate colare una dose di impasto (come fareste con i pancakes) per ogni cachapa, che

vedrete allargarsi assumendo la forma di una tortina di 15-20 cm di diametro e 2-3 mm di spessore. Quando sulla sua superficie vedrete formarsi delle bollicine, giratela e fatela

cuocere dall’altro lato. La cottura richiederà circa un minuto per lato, se avrete rispettato

lo spessore consigliato. Quando è pronta vi ricorderà una omelette. Se non disponete di una piastra potrete sempre usare una padella antiaderente con un diametro di 20 cm

circa, che vi aiuterà a ricavare la forma rotonda tipica della cachapa.

1G

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ASIA

L'Asia è una regione geografica del mondo, comunemente considerata un continente. È una parte del

supercontinente euroasiatico, insieme all'Europa, ed una delle tre parti del supercontinente Afro-Eurasia. L'Asia è decisamente il più vasto dei continenti del mondo, con una superficie di oltre 4,3 volte più grande

di quella dell'Europa e pari a circa un terzo di tutte le terre emerse e, con 4 393 296 000 di abitanti, è di gran lunga il più popolato. Le popolazioni del continente (cinesi, giapponesi, indiane, ecc.) non

concepiscono del tutto ancora oggi l'idea di Asia, semplicemente perché il nome di Asia non è una loro

nominazione propria e giusta per ognuno di loro che dal loro punto di vista rappresentano vaste e differenti civiltà, diversamente dall'idea che di loro avevano gli europei nella antichità. L'Asia è stata la sede delle

prime più importanti e complesse evoluzioni culturali; in Asia (Medio Oriente) vennero probabilmente

messi in atto i primi metodi di agricoltura e di allevamento, fu inventata la metallurgia e sorsero i primi Stati. Negli immensi spazi asiatici sono sorti e si sono sviluppati alcuni dei più grandi imperi continentali che la storia ricordi: dal persiano all'arabo, dal bizantino all'ottomano, dal cinese al russo. L'Asia è patria di molte religioni mondiali, tra cui le principali religioni monoteiste (cristianesimo, ebraismo e islam) e molte

delle più note religioni politeiste, tra cui: induismo (praticato in India e buona parte del Tibet), Buddhismo, Shintoismo (religione maggiore del Giappone), Lamaismo (quasi tutto il Tibet), Confucianesimo (Mongolia e Cina settentrionale)

e Taoismo (religione maggiore della Cina). Non mancano anche

gli animisti che si trovano soprattutto nella Siberia orientale. Il Myanmar è uno dei pochi Paesi del continente asiatico a non aver subito la progressiva occidentalizzazione che invece ha interessato

molte altre culture orientali. Per questo conserva ancora intatte le sue

millenarie tradizioni. È la terra delle mille pagode, di risaie e monasteri, dove la vita di tutti i giorni è permeata dal pensiero buddista e dove i numerosi templi, fulcro ed essenza della filosofia di vita del Paese, sono imponenti capolavori architettonici costruiti tra il IX e il XII secolo.

La cucina indiana è l'espressione dell'arte culinaria sviluppata in India. Questa è nota soprattutto per il grande uso che fa di spezie, latte e

latticini. Si differenzia in numerose varietà regionali, comunque riferibili

a due grandi gruppi: la cucina dell'India del nord, che fa uso di carni ed

è meno speziata, e quella del sud, vegetariana e più speziata. La cucina, soprattutto nei ristoranti, viene anche classificata

in cucina non vegetariana (indicata da cartelli con

la scritta "non veg"), latto-ovo-vegetariana ("veg", senza carni), e latto-vegetariana, detta quasi vegana ("pure veg", che non fa uso di uova). Praticamente inesistente la cucina vegana

propriamente detta, cioè senza neanche latte e latticini. Il pane

in India ha generalmente l'aspetto di schiacciatine o piadine ed è

più diffuso nell'India settentrionale perché serve da

accompagnamento ai piatti di carne, mentre invece è

praticamente inesistente nel sud vegetariano; ha anche la

funzione di stoviglia perché può essere utilizzato come piatto o

come cucchiaio. In generale vi sono due tipi di pane, quello non

lievitato che viene fritto sulla tawa e quello lievitato che viene cotto nel tandoor. Le

spezie più usate sono: pepe nero, coriandolo, cumino, tamarindo, cardamomo verde, zafferano, curcuma,

cannella, curry, noce moscata, aglio, peperoncino rosso. Il masala chai è la preparazione a base di tè più

diffusa nel paese e si tratta generalmente di tè in polvere bollito con acqua, latte intero, molto zucchero e vari altri ingredienti quali capsule di cardamomo, mandorle, pinoli, cannella, chiodi di garofano, zenzero. Può essere

consumato in qualsiasi occasione e momento della giornata. Viene venduto dai chai-wallah in piccoli chioschi agli angoli delle strade. I condimenti principali sono il raita e la chatni. Il raita è un'insalata fatta con yogurt e verdure

tritate che fa da contorno ai piatti piccanti. La chutney è una salsa vegetale piccante e abbastanza densa, a base di frutta, spezie e ortaggi.

Tra i maggiori Paesi della regione caucasica per dimensione e popolazione, l’Azerbaigian è ricco di tradizioni antiche. E riesce a tutelare i suoi prodotti agricoli che rappresentano ancora un'importante risorsa economica. La cucina

azera presenta un ricco insieme di piatti, con origini legate alla Turchia e ai Paesi dell’Asia centrale. La “pecora

Karabakh” è inserita tra i prodotti protetti dalla Fondazione Slow Food per la tutela della biodiversità alimentare. Il “lavash”, un tipo di pane, è stato

recentemente riconosciuto per il suo articolato procedimento tra i patrimoni culturali dell’UNESCO come pane tradizionale dei Paesi della

regione (Turchia, Iran, Kazakhstan e Armenia). Il "plov" (piatto di riso) di cui esistono molte varianti è un piatto nazionale che si accompagna con

varie carni e verdure cotte insieme a castagne e frutta secca. La tradizione

culinaria comprende anche i pesci freschi e affumicati provenienti dal Mar Caspio, come il caviale o lo storione.

La cucina giapponese è l'espressione dell'arte culinaria sviluppata in Giappone. Uno degli ingredienti principali è il riso, ma sono diffusi anche pasta, pesce, verdure e legumi, conditi solitamente con le varie spezie locali. La carne è

generalmente assente dalla cucina tradizionale. È nota per essere una delle cucine più bilanciate e salutari del mondo, parte importante della caratteristica longevità dei giapponesi: l'ampio uso di pesce fresco, verdure, radici e

tè verde la rende anche ideale per combattere varie forme di cancro. Dal dicembre 2013 è inserita fra i Patrimoni orali e immateriali dell'umanità dell'UNESCO.

Nella cucina giapponese, il taglio e lo sminuzzamento del cibo riveste un ruolo fondamentale, e va fatto in modo

che il boccone sia facilmente afferrabile con le bacchette.

Bento (scatola per il pranzo) Sushi

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La Cina

La Cina è lo stato più popolato del Mondo e si trova nell'Asia

orientale.

La Cina è il terzo Paese del mondo per estensione e di conseguenza

offre una grande varietà di climi e paesaggi: le steppe della foresta

e i deserti dei Gobi e del Taklamakan nell'arido nord alle foreste

subtropicali e umide del sud. L'Himalaya, il Karakoram, il Pamir e il

Tian Shan sono le catene montuose che separano la Cina meridionale dall'Asia centrale. Il Fiume Azzurro e il Fiume Giallo, rispettivamente

il terzo e il sesto più lunghi del mondo, scorrono dall'altopiano del Tibet verso la costa orientale densamente popolata. Dopo l'introduzione

di riforme economiche nel 1978 la Cina è diventata l'economia dalla crescita più rapida al mondo. A partire dal 2013 è la seconda economia

più grande sia come PIL totale nominale, sia per parità di potere d'acquisto; è anche il più grande esportatore e importatore di merci al

mondo.

La cultura cinese è una delle più antiche del mondo, risalente a migliaia di anni fa. Fin dai tempi

antichi la cultura cinese è stata fortemente influenzata dal confucianesimo e dalle correnti

filosofiche. L'architettura cinese tradizionale è stata influenzata dall'arte greco-buddista del I

secolo d.C. Una delle più importanti

strutture cinesi e La Grande Muraglia

Cinese. La Grande Muraglia( 215 a.C.),

consiste in una lunghissima serie di mura(

8.850 km circa) situate nell'odierna Cina. È stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio

dell'umanità nel 1987 e inserita nel 2007 fra le sette meraviglie del mondo moderno.

Le arti marziali cinesi, sono la totalità degli

stili e dei metodi delle arti marziali nate in Cina, patrimonio ed eredità della

cultura e della tradizione del popolo cinese.

GASTRONOMIA

La cucina cinese è molto varia ed è il risultato di millenni di storia e di

sviluppo. Gli imperatori dell'antica Cina possedevano molte stanze adibite

al pranzo nei loro palazzi, ognuna delle quali divisa in diverse zone dove vi era servito un piatto diverso.[228]

L'alimento base della cucina cinese è il riso, mentre il maiale è la carne più mangiata che rappresenta i tre quarti

del totale svolgendo pertanto un ruolo fondamentale.[229] La cucina cinese non può tuttavia considerarsi unica, in quanto coesistono

numerosi stili, come la cucina di Hong Kong e il cibo cinese americano.

La Cina è considerata il Paese di origine del tè. La cultura cinese del tè si riferisce al modo in cui si prepara il tè nonché alle occasioni

nelle quali la gente lo consuma in Cina. La cultura del tè in Cina differisce da quella dei Paesi europei come la Gran Bretagna e di altri

Paesi asiatici come il Giappone nella preparazione, nei gusti e nelle occasioni in cui è consumato. Ancora oggi il tè si consuma

regolarmente, sia in occasioni formali sia informali. Oltre a essere una popolare bevanda, il tè si usa nella medicina tradizionale cinese,

come anche nella cucina cinese. Il tè verde è uno dei principali tè diffusi in tutto il mondo che hanno origine in Cina.

La cucina cinese è legata alla filosofia e alla medicina. I principali ingredienti utilizzati nella dieta cinese

sono il pollame, il maiale, il manzo, il vitello o l'agnello, le verdure, la frutta e i semi di soia. Tra le spezie

più utilizzate vi è lo zenzero e l'aglio; spesso si trovano inoltre le arachidi, il lardo, l'aceto, il vino giallo,

il brodo di pollo e maiale e la pasta di sesamo. Essa distingue legumi cucinati e per estensione tutto

ciò che accompagna i cereali. Un pasto deve dunque non soltanto armonizzare i gusti, ma ugualmente

trovare un equilibrio tra il freddo e il caldo. Per complimentarsi con un piatto, si dice che "aiuta

a far passare il riso". Un aspetto che caratterizza la cucina tradizionale cinese è l'assenza di

latticini a causa dell'intolleranza al lattosio diffusa in numerosi paesi asiatici. I cinesi

condividono i piatti, i quali sono spesso messi in comune. I cinesi mangiano con l'aiuto di

bacchette, o di cucchiai di legno, più raramente di porcellana. La tavola, caratterizzata da un

aspetto sociale, è rotonda, talvolta con al centro un disco girevole sul quale si trovano i piatti in

comune; nessun coltello è presente a tavola. Tutti gli alimenti sono tagliati in cucina, ad

eccezione dei frutti di mare che talvolta sono serviti non sgusciati. La bevanda più diffusa, il tè,

è consumato per le sue virtù digestive e decongestionanti. La birra e l'alcol di riso sono piuttosto bevande per le feste, riservate ai grandi

eventi. Nondimeno, durante un pasto ordinario a casa propria, in generale non è prevista alcuna bevanda e ci si disseta con una zuppa o

una pappa. Il tofu, un formaggio di soia originario del Paese, costituisce la base di svariati piatti molto ricorrenti sulle tavole a causa del

loro costo modico. Per i cinesi più poveri, un pasto si riassume in un piatto di pasta o di riso, accompagnato da qualche verdura o boccone

di carne. Ma in occasione delle feste o quando si ricevono ospiti, ognuno si sforza nei limiti dei propri mezzi di fare sfoggio di abbondanza.

Il cibo è una questione d'onore, e senza dubbio il primo segno di appartenenza sociale. La passione originale dei cinesi per la loro cucina

è stata senza dubbio rafforzata dai periodi di privazione, ed il miglioramento del livello di vita ha restituito il loro pieno potenziale agli stili

di cucina delle diverse regioni del Paese.

LA COMUNITÀ CINESE IN ITALIALa comunità cinese immigrata in Italia è in rapido aumento. Sin dal XXI secolo , secondo i dati ISTAT , i cinesi

erano oltre lo 0,34 % della popolazione italiana. Fin dal loro arrivo in Italia ci sono stati alcuni contrasti. Le problematiche emerse sono

soprattutto di natura non tanto culturale quanto economica. Generalmente , nelle grandi città , risiedono comunità più numerose , che

tendono ad ampliarsi. Le aziende cinesi entrano in competizione con quelle italiane : come è successo a Prato nel settore tessile. Nel

2007 , a Milano , molti cinesi hanno sfilato in protesta contro la discriminazione nei loro confronti. Sembra che l'integrazione della

comunità cinese proceda oggi a due velocità: una comunità di immigrati ancora piuttosto chiusa se consideriamo gli indicatori statistici

e con tassi di emigrazione sempre più alti, e una seconda generazione che viene in Italia a studiare e che sembra puntare dri tta

all'integrazione proprio attraverso la scuola. Oggi più di 8 occupati su 10 hanno un titolo di studio equiparato alla scuola secondaria di

primo grado o più basso, mentre poco meno del 15% dei lavoratori ha un diploma di scuola superiore o una laurea. Quello a cui stiamo

assistendo dunque un cambiamento importante, che potrà rivoluzionare notevolmente l'ecosistema della comunità cinese nei prossimi

anni. Osservando i dati relativi alla popolazione cinese residente nella nostra provincia (vedi tabella) possiamo constatare che anche

nei comuni del nostro istituto comprensivo il numero di residenti stranieri è in continuo aumento.

Stranieri residenti con cittadinanza cinese al 1° gennaio di ogni anno.

Comune 2016 2015 2014 2013 2012 2011 2010

Alba Adriatica 314 260 227 212 256 448 545

Colonnella 137 100 113 113 100 127 139

Controguerra 109 118 113 105 81 84 90

Corropoli 113 97 84 64 58 42 40

Martinsicuro 140 123 129 128 135 272 352

Nereto 141 95 81 74 61 59 36

Teramo 236 200 192 166 141 194 163

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Lo spreco alimentare In Italia nella spazzatura 13 miliardi di euro

Un rapporto di circa 210 euro a persona secondo i dati raccolti. Lo spreco alimentare è un inaccettabile paradosso del nostro tempo: infatti se da un lato vi è la necessità nei prossimi anni di incrementare la produzione alimentate del 60-70% per nutrire una popolazione sempre crescente, dall’altro nel mondo si spreca oltre un terzo del cibo prodotto, di cui l’80% sarebbe ancora consumabile. Lo spreco alimentare è tanto più illogico quanto più aumentano la produzione di rifiuti e la crisi ambientale nonché l’impoverimento e la denutrizione (oltre 1 miliardo di persone attualmente). Se fosse infatti possibile recuperare gli sprechi questi sfamerebbero 2 miliardi di persone al mondo. Gli sprechi riguardano tutti i passaggi che portano gli alimenti dal campo alla tavola e colpiscono indistintamente tutti i Paesi. L’Unione europea con 180 kg pro-capite e l’Italia con 149 kg pro-capite risultano sopra la media dei paesi sviluppati. Nel nostro Paese, gli sprechi a livello domestico sono i più rilevanti, il 42% del totale, e costano oltre 25 euro al mese a famiglia. Infine un cibo che non nutre nessuno non solo è inutile, ma è anche dannoso. Con il cibo buttato vengono, infatti, sprecati anche la terra, l’acqua, i fertilizzanti- senza contare le emissioni di gas serra – che sono stati necessari per la sua produzione e l’ambiente è stato quindi inquinato, sfruttato o alterato invano. Ridurre lo spreco di cibo significa anche salvare il Pianeta. Combattere lo spreco alimentare e le sue conseguenze ambientali è una delle nostre missioni: in molti casi sono sufficienti semplici azioni da parte di singoli cittadini, produttori, rivenditori, ristoratori e imprese per contribuire a raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore sostenibilità ambientale. Da 4 anni il recupero e la ridistribuzione delle eccedenze è in aumento: se nel 2011 la percentuale di ciò che si riusciva a recuperare era il 7,5%, oggi si è arrivati ad un 9% grazie ad una più spiccata consapevolezza sociale, complice anche la crisi, e ad un aumento di buone pratiche.

La Fondazione Banco Alimentare è una Onlus italiana che si

occupa della raccolta di generi alimentari e del recupero delle eccedenze alimentari della

produzione agricola e industriale e della loro ridistribuzione a strutture caritative sparse sul

territorio che svolgono un'attività assistenziale verso le persone più indigenti. Nell'ultimo sabato

del mese di novembre si tiene dal 1997 la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Sorta

nel 1987 in Francia, la Colletta Alimentare si è via via espansa in tutti i paesi in cui è presente un

Banco Alimentare.

La Carta di Milano è un documento del2015 che elenca diritti e impegni che i cittadini e le imprese possono sottoscrivere

per trovare un modo di risolvere il problema del cibo e della malnutrizione in alcune parti del mondo. È conservata a Expo, nel

Palazzo Italia. La Carta di Milano è rivolta a quattro identità diverse: ai cittadini che devono fare la differenza con le loro

azioni quotidiane, alle associazioni che raccolgono le esigenze e le necessità della società, alle imprese che si occupano della

produzione e ai governi e alle istituzioni che devono indirizzare i cittadini e le singole persone.

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Biodiversità, tutela e senso di identità Tutelare la biodiversità vuol dire tutelare la nostra identità.

Nel nostro Paese è a rischio di estinzione. In campo agricolo, senza un'attenta azione di tutela, prodotti

come ad esempio la patata zuccherina di Frigole, la cipolla di Acquaviva, la cicoria molfettese rischiano

di non arrivare più sulle tavole. Risale al 1992 la Convenzione o Rio de Janeiro sulla diversità

biologica, al 2001 il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e

l'agricoltura e al primo dicembre 2015 la Legge n. 194 che detta Disposizioni per la tutela e la

valorizzazione della biodiversita' di interesse agricolo e alimentare.

Salvaguardare nella pratica la biodiversità significa utilizzare i prodotti dell’agricoltura che vengono

da buone pratiche e attraverso ciò passa la tutela di un patrimonio genetico, economico e soprattutto

culturale di straordinario valore, fatto di eredità contadine e artigiane ricche e complesse.

L’agricoltura è l’unica attività umana che utilizza energia pulita attraverso il processo della

fotosintesi ed è per questo che l’agricoltura sostenibile può essere totalmente rinnovabile. Inoltre,

l’agricoltura è produttrice di cultura perché sono cultura tutte quelle attività che ruotano intorno a ogni

varietà tradizionale, quali le modalità di coltivazione, di raccolta, di conservazione e di impiego nella

preparazione dei cibi. Le trasformazioni climatiche e l'inaffidabilità delle scelte economiche

delle multinazionali dell'agroindustria rendono infatti indispensabile proteggere la diversità agraria e

sostenere quei coltivatori e allevatori, tanto al Sud quanto al Nord, che la difendono con le loro

produzioni "di nicchia". secondo le stime della FAO, circa il 75% della diversità genetica delle colture è

già andato perduto. La diffusione delle monocolture, la corsa alla produzione di biocarburanti,

l'omologazione degli stilli alimentari. Nei

prossimi anni molto dovrà essere fatto per

salvaguardare la biodiversità agraria se

vogliamo garantire un futuro alla nostra

sicurezza alimentare e alle tradizioni

gastronomiche.

M E L A “ R O S A ” D E I M O N T I S I B I L L I N I M E L A “ G E L A T A ” A B R U Z Z E S E

L’OLIO DI PALMA L'olio del frutto della palma e l'olio di

semi di palma (quest'ultimo detto anche olio di palmisto) sono degli oli

vegetali, prevalentemente costituiti da trigliceridi con

alte concentrazioni di acidi grassi saturi, ricavati dalle

palme da olio.

L'uso dell'olio di palma è cresciuto nel corso della seconda metà

del XX secolo, tanto da farlo divenire un ingrediente di uso

diffuso dell'industria alimentare, nella quale sono andati a

sostituire, per il basso costo e per le sue caratteristiche, altri

grassi di uso tradizionale nei paesi a clima temperato,

quali Europa e Nord America. Il CSPI (Center for Science in the Public Interest), citando ricerche

e meta-analisi, afferma che l'olio di palma aumenta i fattori di rischio cardiovascolare.

La produzione di olio di palma è osteggiata da diverse associazioni ambientaliste (per

esempio Greenpeace e Friends of the Earth) a causa degli effetti collaterali della sua produzione, che

includono la necessità di convertire alla coltivazione di

palme aree ecologicamente importanti come zone di foresta

pluviale . I danni ambientali che provoca

dipendono fondamentalmente dalle colture intensive delle

multinazionali.

Nel mondo esiste anche un olio di palma ‘buono’, i cui

danni ambientali si riducono e il prodotto è più salutare.

Gli OGM

Per OGM (Organismi Geneticamente Modificati) si intendono tutti quegli

organismi viventi i cui DNA, tramite operazioni di ingegneria genetica,

hanno subito variazioni. La tecnica OGM viene essenzialmente impiegata per

gli esseri viventi vegetali, a scopo alimentare e industriale. Possiamo dividere

le piante geneticamente modificate in due macrogruppi: i GMHT (genetically modified herbicide

tolerance), ovvero quegli organismi in cui modifica genetica serve ad ampliarne la tolleranza ad

alcuni erbicidi, e i GMIR (genetically modified insect resistance), piante in cui la modifica genetica

ne aumenta la resistenza agli attacchi degli insetti. Le piante che ricevono trattamenti di modifica

genetica sono sostanzialmente: mais, soia, patate, cotone, colza, pomodori, fagioli e riso.

I più forti dubbi derivano dalle non prevedibili conseguenze che l’ingerenza di prodotti alimentari

geneticamente modificati potrebbero avere nel nostro corpo, non abituato ai geni introdotti,

comportando, inoltre, notevoli rischi, come la perdita di biodiversità. In Europa e in Italia la

produzione di OGM è severamente regolata dalla legislazione, che ne limita il commercio.

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C I B O E C O M U N I C A Z I O N E A T T R A V E R S O L ’ A R T E

Paola Nizzoli Desiderato si dedica alla tecnica artistica antica della ceroplastica,

approfondendo i suoi studi sulla pomologia e la botanica. Il bello delle opere di Paola Nizzoli Desiderato,

ma anche il difficile, sta nel fatto che la cera è cangiante e nelle sue opere non c’è mai una ricetta uguale

all’altra: 400 modelli di frutta e 400 schede, ognuna diversa.

Attraverso le sue opere, l’artista comunica l'importanza vitale che il cibo ha rappresentato e

rappresenta tutt'ora; la cui presenza, disponibilità e varietà per la maggior parte di noi non dovrebbe

essere scontata.

P I R A M I D E

A L I M E N T A R E (

I S T A L L A Z I O N E I N

C E R O P L A S T I C A )

Nella piramide alimentare le derrate alimentari sono

disposte secondo un ordine che dovrebbe identificare lo stile

di vita quotidiano a salvaguardia del benessere

delle persone.

.

Cera vergine d’api, carta, rame

Cera vergine d’api, carta, insetti, resina

Karl Warner impiega anche giorni interi per creare uno dei suoi

"foodscapes", i paesaggi fatti di cibo. Per ingannare il pubblico e far credere agli

spettatori di vedere qualcosa di reale, il fotografo sfrutta inoltre degli accorgimenti

tipici dell'arte e della pittura, giocando con illuminazione e colori e rielabora gli

scatti in post-produzione. E la cosa migliore è che non si spreca niente: tutto il cibo

utilizzato viene poi consumato da Warner e dai suoi collaboratori o donato in

beneficenza.

Le forme degli alimenti, più volte ripetute ossessivamente all'interno dell'opera, propongono il cibo, non più come frutto naturale

e imperfetto di un processo naturale e artigianale, ma invece come risultato di un processo standardizzato e "meccanico" di un

processo industriale. L'affollamento ossessivo degli alimenti rievoca l'esposizione moderna di un supermercato, luogo strategico

della società dei consumi. Inoltre Warner scrive:”"Io uso il mio

lavoro come un veicolo per far pensare i bambini a ciò che

mangiano"; l'artista è convinto che vedere degli asparagi

diventare l'albero di una nave o i broccoli una splendida foresta

farà cambiare loro idea sulla bontà delle verdure. Il suo progetto

è diventato, tra l’altro, un libro, "Carl Warner's Food

Landscapes", che si propone di incoraggiare i bambini a

mangiare sano.

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IL CIBO NELLA RELIGIONE

Il cibo è investito in tutte le società da valori simbolico-sacrali. Le abitudini alimentari di un popolo

rimandano, pertanto, alle molteplici dimensioni entro cui si esprime la sua cultura. Le varie tradizioni alimentari sono sempre determinate da ragioni legate alla storia, al territorio, alla cultura e conoscerle

sarebbe un buon modo per avere un contatto e per comprendere le culture altrui. Le religioni considerano

il cibo un dono del divino e/o della natura, questo dovrebbe farci capire che nutrirsi è un privilegio che

non dobbiamo dare per scontato la sua disponibilità. Numerose sono le azioni di lode, benedizione, ringraziamento e preghiera sul cibo e per il cibo. Inoltre tra i vari legami che li accomunano c’è l’invito

all’astinenza e al digiuno. Anche le festività sono l’occasione per ricordare che l’uomo vive in uno spazio e

in un tempo in cui si relaziona in qualche modo con la divinità. Esse sono un invito a ricordare gli impegni che gli uomini hanno verso ciò che li circonda. Nelle feste è quindi presente una vera e propria specificità

alimentare, per contraddistinguerla dai pasti quotidiani. I pasti scelti rimandano alla cultura e alle sacralità

religiosa.

Per l’Islam il digiuno e l’astinenza rappresentano uno dei cinque pilastri della fede; infatti nel mese di Ramadan, definito ogni anno con una frequenza diversa secondo il calendario lunare, il musulmano che

osserva il precetto, si astiene da cibo, acqua, fumo e rapporti sessuali, dall’alba al tramonto , che richiede un esercizio fisico e mentale. Questo è anche un simbolo

dell’importanza del cibo. Il digiuno è legato alla consegna del Corano al profeta

Maometto. Il digiuno è una purificazione ed è anche uno dei pilastri della fede. Sono

sempre presenti sulla tavola i datteri accompagnati da un bicchiere d’acqua o latte. Al termine del Ramadan c’è la festa della “rottura del digiuno”. Infine, anche nel quotidiano, è obbligatorio, prima di

cibarsi, ringraziare Dio, in quanto il cibo viene considerato in ogni momento un dono divino. Ai musulmani è vietato: mangiare sangue

animale, carne di maiale , di cammello o di ogni animale trovato senza

vita, ma anche granchi o anfibi come le rane, bere alcolici.

Non ci sono divieti negli abbinamenti dei cibi. Durante i pasti si deve

utilizzare la meno destra, perché la sinistra è ritenuta impura.

Nel Buddismo il digiuno è un mezzo per ottenere un livello più alto di spiritualità. Il desiderio, secondo Buddha, era la causa e la radice del male e il cibo è il desiderio più basilare dell'uomo. Il Buddhismo conferisce inoltre particolare valore non solo al cibo stesso ma anche alle

modalità di preparazione dei pasti. Cucinare viene infatti considerato un prezioso atto del Buddha e un

metodo per coltivare se stessi. Il Buddha ha infatti riconosciuto il fatto che tutti gli esseri viventi sono legati gli uni agli altri, che mutano forma e in qualche modo “migrano” da un corpo a un altro. Un’ altra cosa

molto importante è anche evitare lo spreco dando un senso di gratitudine per la vita originaria degli ingredienti. Anche il momento di consumare il cibo segue una particolare procedura, lenta nella pratica e

intensamente spirituale, in quanto atto consapevole e indispensabile con cui ci teniamo in vita. Secondo

Buddha essere vegetariani era fondamentale, ma questa posizione fu “ammorbidita” dai discepoli, che

oggi non hanno limitazioni particolari. Solo i monaci Zen hanno mantenuto un regime alimentare

rigorosamente vegetariano.

Nell’Induismo l’astinenza al cibo è una delle prassi più importanti nella vita di un fedele. Spesso si digiuna anche alla vigilia di alcune ricorrenze sacre. Secondo le sacre scritture indù, il digiuno è uno strumento di autodisciplina che stabilisce un rapporto armonioso tra il corpo e l'anima. Inoltre la parola per “digiuno” significa sedere vicino (a Dio). Il digiuno, quindi, è una negazione delle necessità e della gratificazione del corpo a favore della spiritualità. Attraverso il controllo del corpo fisico, delle emozioni e della mente, si può arrivare all'obiettivo finale della conoscenza e liberazione dal ciclo della rinascita. Le offerte di cibo alle divinità rivestono un ruolo fondamentale nell'induismo. In particolare la festa in onore di Ganesha è l'occasione per presentare piatti tipici a base di latte e riso. Il latte viene chiamato il cibo miracolo perché contiene tutte le sostanze nutritive ed è infatti

l’elemento che ci rende dipendenti dalla mucca, considerata sacra. I derivati del latte di mucca servono anche per illuminare i templi indù: la combustione del burro

chiarificato, ghee, permette l’accensione di fiammelle.

Ogni cibo deve essere cucinato secondo un rito antichissimo, che viene quindi gustato dalla divinità stessa e poi condiviso dai partecipanti alla

cerimonia. Il Sikhismo conferisce al cibo non solo un valore sacrale

ma anche sociale. Il langar, la cucina libera, nasce infatti per sfamare i poveri e i bisognosi. Una cucina comunitaria, aperta a tutti,

indipendentemente da religione o casta.

I principali cibi serviti sono un dolce sacro chiamato prashad, che viene

benedetto alla fine della funzione, fritture

vegetariane e il dhal, un piatto a base di lenticchie

accompagnato da roti, un pane di forma rotonda fatto

con farina integrale di frumento e acqua, non lievitato e cotto in un forno.

Nel Taoismo il cibo è classificato secondo la quantità di energia e azione che apporta

nell’organismo e si basa sui cinque elementi (acqua, legno, fuoco, terra, metallo), sul rapporto

dinamico di Yin e Yang (Ph acido/alcalino), sul gruppo sanguigno e sullo stile di vita.

Gli alimenti devono essere cucinati in modo da armonizzare i cinque sapori. Tutti i sapori infatti devono essere percepiti e l’organismo trae giovamento solo dalla loro armonica coesistenza.

Lo Shintoismo è parte integrante della cucina giapponese. Amaterasu, la dea del sole, coltivava riso

e ancora oggi uno dei compiti cerimoniali dell’imperatore consiste nel trapianto rituale del primo riso

dell’anno. Le offerte presentate ai templi shintoisti (dai più sacri, Ise e Izumo, a quelli minori) comprendono sin dai tempi antichi prodotti del mare come pesci, alghe, molluschi essiccati e alcuni fasci

di riso del primo raccolto dell’anno.

Gokan noge “Ri flettiamo sugl i sforzi grazie ai quali ques to cibo è giunto a noi e sulla sua

origine. ”

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Il cibo nell’Arte

…….Caravaggio C. Crivelli G. Arcimboldo G. Courbe tR.Lichtenstein A.Wharol C. Warner H. Matisse P. Manzoni V.Campi R.Magritte P.Cézanne G.Garzoni L. Benedicenti Marten De Vos C. Oldensbourg V. van Gogh R. Guttuso A. Carracci D. Spoerri……………………

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